49) Il Conflitto Israelo-Palestinese

IL CONFLITTO ISRAELOPALESTINESE
1882 - 2010
Territorio del Regno di Israele
delineatosi attorno al 1030 a.C.
(Regno di salomone).
In questo periodo il territorio
ebraico comprendeva gli stati
attuali di Siria, Libano,
Giordania, Cisgiordania, Stato
della Palestina, Stato d’Israele.
La Palestina Ottomana
nel 1800
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Alla fine dell'Ottocento non
esistevano né lo Stato di Israele
(fondato nel 1948) né lo Stato di
Palestina (i cui confini e
giurisdizione sono tuttora
incerti).
L'area denominata Palestina
faceva parte dall'Impero
ottomano ed era divisa tra due
diversi distretti amministrativi
della Siria: il Vilayet di Beirut e
il Sangiaccato di Gerusalemme.
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La popolazione palestinese
ammontava a circa 600 mila
persone, di cui 4/5
musulmani di fede sunnita e
un 1/5 composto da cristiani
di varie denominazioni
(+50.000) e da ebrei (-50.000).
L'economia era
principalmente agricola e le
terre appartenevano a grandi
proprietari dell'élite
palestinese, siro-libanese ed
egiziana.
Inizio dell'immigrazione ebraica in Palestina
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La maggioranza degli Ebrei del mondo alla fine dell’800 vive nell'Impero russo
e in Europa orientale.
Sotto Alessandro II, conosciuto come lo zar liberatore per l'abolizione nel 1861
della schiavitù in Russia, fu vietato agli di assumere servitori cristiani,
possedere terreni e di spostarsi liberamente nel territorio dell'Impero. Dopo
che gli ebrei furono ingiustamente accusati dell'assassinio di Alessandro II
(1881), l'Ucraina fu interessata da una grande ondata di pogrom antisemiti.
Nel 1886 fu emanato un Editto di espulsione contro gli ebrei di Kiev. Molti
ebrei furono espulsi anche da Mosca nel 1891
Gli Ebrei russi iniziano allora una grande migrazione verso gli Stati Uniti (1
milione) e la Palestina (10.000), dove fondano la prima colonia agricola nel
1882.
Le produzioni
agricole negli
insediamenti
ebraici: i vini del
Carmelo dal
1897
La nascita del Sionismo (1896-1914)
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La nascita del sionismo (il
nazionalismo ebraico) è da collegare
alla figura di Theodor Herzl giornalista
viennese ebreo.
Sconvolto dall'antisemitismo in Europa
(è a Parigi nel pieno del “caso
Dreyfus”, un capitano ebreo francoalsaziano accusato, a torto, di alto
tradimento) H. si convince che Ebrei
per emanciparsi devono costituire uno
stato proprio fuori d’Europa.
Nel 1896 argomenta questa tesi in Der
Judenstaat (Lo stato ebraico) e nel 1897
organizza a Basilea il I Congresso
sionista, dove fu fondata
l’Organizzazione sionista mondiale col
compito d’istituire: “una casa in
Palestina per il popolo ebreo garantita
dal diritto pubblico legge”.
FASE 2:
LE ORIGINI DEL CONFLITTO
1914 - 1920
La Prima Guerra Mondiale
e la Palestina: Britannici, Arabi e Ottomani
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Nel 1914 l’impero ottomano in
occasione della prima guerra mondiale
entra in guerra a fianco della
Germania.
Ciò spinse l'Inghilterra a cercare
un'alleanza con gli Arabi contro gli
Ottomani. McMahon, Alto
Commissario britannico al Cairo,
cominciò nel 1915 a trattare con lo
sceicco della Mecca, Hussein,
promettendogli un futuro regno
indipendente arabo (comprendente la
Palestina) in cambio dell'appoggio
contro gli Ottomani.
Nel giugno 1916 gli Arabi di Hussein si
rivoltano contro gli Ottomani e, con
l’aiuto inglese (Lawrence“ d’Arabia”
I), marciano a Nord verso la Siria.
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Nel 1916 Francia e Gran
Bretagna, prima ancora della
fine della Prima Guerra
Mondiale, firmavano
l’accordo segreto Sykes-Picot
per spartirsi le province
ottomane in caso di vittoria.
Secondo l’accordo la
Palestina sarebbe stata sotto
il controllo internazionale
congiunto di Gran Bretagna,
Francia e Russia.
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Presto l'Inghilterra ebbe
bisogno anche del movimento
sionista il cui capo, Chaim
Weizmann, promise al ministro
degli Esteri britannico Arthur
Balfour l’appoggio degli ebrei
americani in occasione
dell’entrata in guerra degli
Usa.
In cambio Weizmann, ebbe
l’impegno inglese per “la
costituzione di un focolare
nazionale per il popolo ebraico
in Palestina” espresso nella
Dichiarazione Balfour del 1917.
A quest’epoca gli ebrei in
Palestina sono l’8% e
possiedono il 3% delle terre .
La Dichiarazione di Balfour
“Il Governo di Sua Maestà vede con favore
lo stabilirsi in Palestina di una sede
nazionale per il popolo ebraico [a national
home for the Jewish people], e userà i suoi
migliori sforzi per facilitare il
raggiungimento di questo fine, essendo
chiaramente inteso che nulla sarà fatto che
possa pregiudicare i diritti civili e relgiosi
delle comunità non ebraiche esistenti in
Palestina o i diritti e lo statuto politico
goduti dagli Ebrei in ogni altro paese.” 2
novembre 1917.
(La GB inizia la conquista della P. nel
marzo 1917 e la completa nell’ottobre 1918).
Il Mandato inglese in Palestina dal 1920
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La conferenza di Sanremo, riunì i
rappresentanti delle quattro
nazioni vincitrici della prima
guerra mondiale (Gran Bretagna,
Francia, Giappone, Italia).
Nella riunione si determinarono i
mandati che queste nazioni
avrebbero assunto nei confronti dei
territori derivanti dalla spartizione
dell'Impero ottomano nel Vicino
Oriente.
Nel 1920 il Protocollo di S. Remo
decide il regime con cui la Società
delle Nazioni affida il mandato
sulla Palestina alla Gran Bretagna.
Il mandato è diverso da tutti gli
altri sui paesi arabi: non indica
date per l’avvio dell’indipendenza e
ribadisce (art. 2 e 6) l’impegno
preso con la «Dichiarazione di
Balfour» a creare il "focolare
nazionale ebraico", facilitando
l'immigrazione e l'insediamento
degli Ebrei in Palestina.
FASE 3:
L’INIZIO DEL CONFLITTO
1920 - 1947
Ebrei e Palestinesi negli anni del Mandato britannico
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Durante gli anni del
mandato britannico in
Palestina si confrontano
tre attori politici con
interessi e forze diversi:
Britannici
Ebrei sionisti
Palestinesi.
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I Britannici vogliono governare la
Palestina mantenendo il sostegno
al programma sionista senza
ledere altri interessi nazionali
britannici.
Gli Ebrei vogliono realizzare il
programma sionista di creazione
di uno stato ebraico in Palestina e
collaborano con i Britannici finché
è utile.
I Palestinesi vogliono
l'indipendenza, l'abbandono del
programma sionista e l'unione con
la Siria.
I palestinesi nel periodo del Mandato
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I Palestinesi si oppongono al
programma sionista, perciò non
collaborano con le politiche prosioniste del mandato; il loro rifiuto
impedisce la costituzione delle
istituzioni unitarie di governo
previste dal mandato.
I Palestinesi si riuniscono invece in
istituzioni alternative.
Ma i notabili palestinesi di questi
organismi sono divisi tra loro da
interessi familistici; organizzazioni
e leader palestinesi più
rappresentativi emergono durante la
rivolta del 1936-39, ma grazie anche
all'intervento dei governi arabi i
notabili tradizionali riprendono il
controllo della società palestinese.
Amin al-Husayni
(ca. 1895-1974)
Gli ebrei nel periodo del
Mandato britannico
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Durante il periodo del mandato
l’Organizzazione sionista
mondiale intensifica
l’immigrazione in Palestina.
Nel 1922 gli Ebrei sono l’11%
della popolazione (83.790 su
752.048), nel 1929 il 16%.
Dopo l’arrivo al potere di Hitler
nel 1933 molti più Ebrei
vogliono abbandonare
l'Europa, quasi tutti emigrano
in Palestina perché dal 1936 gli
Stati Uniti pongono dure
restrizioni all'immigrazione.
Nel 1936 gli Ebrei
raggiungono il 30% circa
(370.483 su 1.336.517 abitanti).
Mappa delle colonie sioniste (in blu) in
Palestina nel 1920
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In Palestina gli ebrei
collaborano con i Britannici, e
la vita della comunità ebraica
(Yishuv "comunità") è regolata
da istituzioni proto-statali
autonome (scuole, milizie ecc.).
Viene portato avanti un
progetto di acquisizione delle
terre, che vengono vuotate dei
loro residenti Palestinesi (nel
1945 gli Ebrei hanno acquisito
circa il 13% delle terre
coltivabili).
I primi scontri tra ebrei e palestinesi
(1920-1939)
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I PALESTINESI si rivoltano al
progetto ebraico in diverse occasioni
(1920-22, 1928-29, 1933, 1936 e 1937-39),
manifestando e attaccando Ebrei e
Britannici.
I BRITANNICI cercano di arginare il
conflitto senza sconfessare il mandato,
ma tutti i tentativi di rivedere la politica
in Palestina falliscono o restano
inapplicati, anche per le divisioni
interne britanniche.
Dal 1917 al 1939 i Britannici favoriscono
i sionisti, nel 1939-41 (per ragioni di
convenienza bellica) tornano a
corteggiare gli Arabi; dal 1943-46
cercano di disimpegnarsi dalla
Palestina.
La rivolta palestinese del 1936-39
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Iniziata con lo sciopero generale
palestinese del 1936, la rivolta
provoca una escalation del conflitto,
a cui per la prima volta partecipa la
milizia sionista (Irgun) che compie
attacchi terroristici contro Palestinesi
e Britannici, per liberare Palestina e
Transgiordania.
I Britannici incoraggiano nel 1936
una mediazione dei governi arabi per
la revoca dello sciopero, ma continua
la rivolta rurale, duramente repressa
militarmente nel 1938-39.
L'intervento dei governi arabi in
Palestina risponde alle pressioni
popolari nutrite di nazionalismo
arabo e continuerà da ora in poi.
Il primo progetto
fallimentare di spartizione
(1937)
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Nel 1937 la Commissione Peele istituita
dai Britannici propone come soluzione
al conflitto un piano di divisione della
Palestina (un terzo del territorio agli
Ebrei, compresa la Galilea e la piana
costiera), rifiutato da entrambe le parti.
Nella Tavola rotonda di Londra del 1939
i Palestinesi e i governi Arabi (ad
esclusione di Abdallah di
Transgiordania) propongono invece
uno stato unitario arabo-ebraico con
garanzie per le minoranze, rifiutato dai
rappresentanti sionisti.
La II Guerra Mondiale e la Palestina
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Con lo scoppio della Seconda
Guerra Mondiale nel 1939 i
Britannici aprono alle
rivendicazioni arabe e adottano un
programma decennale che prevede:
uno stato unitario bi-nazionale
indipendente in Palestina entro il
1949 e il blocco dell’immigrazione
ebraica, anche per rinsaldare il
controllo delle colonie ed impedire
il sostegno arabo all’Asse italotedesco.
I sionisti combattono per i
Britannici contro i Tedeschi.
Una parte degli Arabi, sostengono i
nazifascisti in funzione antiinglese.
La II Guerra Mondiale e la Palestina
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Intanto le organizzazioni
sioniste americane si
mobilitano per uno stato
ebraico che copra tutta la
Palestina e per la ripresa
illimitata dell’immigrazione.
Gli Stati Uniti inziano a fare
pressione sulla Gran
Bretagna, aqffinchè venga
costituito uno Stato Ebraico.
Nel 1946 nel Programma di
Biltimore i sionisti Usa chiede
l’impegno del governo prospartizione.
Ad ottobre il presidente Usa
Truman si dichiarazione a
favore della spartizione della
Palestina.
La Conferenza di Biltmore (New York)
dal 6 all’11 maggio 1942, nella quale i
sionisti americani chiedeno al governo
USA un impegno pro-spartizione
IL PIANO DI SPARTIZIONE ONU (RISOLUZIONE 181)
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1947: ad aprile Londra rimette la questione della Palestina alle Nazioni Unite.
A maggio l'Onu crea un Comitato speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina
UNSCOP che adotta un rapporto favorevole alla spartizione grazie al voto dell'
Unione Sovietica e alle pressioni Usa.
Il 29 novembre 1947 l'Onu approva la risoluzione n. 181 che prende che la Gran
Bretagna rimetterà il proprio mandato il 1 agosto 1948 e approva una divisione della
Palestina in due stati -uno arabo e uno ebraico- basata sul rapporto UNSCOP.
La risoluzione passa con 33 voti a favore, 13 contrari e 10 astenuti.
Contenuto del Piano di Spartizione ONU (Risoluzione 181)
Il piano Onu assegnava:
Ò allo Stato ebraico 56,47% del
territorio (pop. 497.000 Ebrei,
498.000 Palestinesi);
Ò allo Stato arabo-palestinese
42,88% del territorio allo stato
arabo (pop. 725.000
Palestinesi, 10.000 Ebrei);
Ò alla zona internazionale di
Gerusalemme 0,65% del
territorio (pop. 105.000
Palestinesi e 100.000 Ebrei).
FASE 4:
LA PRIMA GUERRA ARABO-ISRAELOPALESTINESE
1947 - 1949
La Guerra Civile israelo-palestinese:
novembre 1947-maggio 1948
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Territorio
Popolazione
araba
%
Arabi
Popolazione
ebraica
% Ebrei
Popolazione Totale
Stato
Arabo
725.000
99%
10.000
1%
735.000
Stato
Ebraico
407.000
45%
498.000
55%
905.000
Zona
Internazio
nale
105.000
51%
100.000
49%
205.000
Totale
1.237.000
67%
608.000
33%
1.845.000
Novembre 1947: l'Alto comitato arabo proclama 3 giorni di sciopero contro il piano di
spartizione Onu.
Numerosi episodi di violenza, non efficacemente sedati dai Britannici, si trasformarono
in guerra civile tra i Palestinesi, divisi in gruppi eterogenei, e gli Ebrei, inquadrati
nell'Haganà, vero e proprio esercito dell’Agenzia ebraica.
Di fronte alla guerra civile la Gran Bretagna annuncia (1 genn. 1948) l'evacuazione
anticipata al 15 maggio 1948 e si rifiuta di facilitare la spartizione.
Gli Stati Uniti chiedono (marzo 1948) la sospensione del piano di spartizione e
l’istituzione di un’amministrazione fiduciaria Onu.
LA GUERRA CIVILE ISRAELO-PALESTINESE:
NOVEMBRE 1947-MAGGIO 1948
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Marzo 1948: L’Haganà esegue le operazioni
militari programmate (Piano Dalet). per difendere
il territorio assegnato allo stato ebraico e
conquistare le aree a maggioranza ebraica dello
stato arabo.
La guerra civile è piena di atrocità su entrambi i
fronti, ma da parte israeliana è applicata una
deliberata strategia di pulizia etnica per provocare
l’esodo dei Palestinesi dai territori sotto controllo
ebraico,
come il massacro del villaggio arabo di Deir
Yassin (9 aprile '48), dove i due gruppi ebraici
estremisti (Stern e Irgun), sostenuti dall’Haganà,
uccisero a sangue freddo 250 Palestinesi.
Dal gennaio 1948: gruppi di volontari arabi armati
(circa 3000, sostenuti dalla Lega araba) entrano in
Palestina dai paesi arabi confinanti per sostenere i
palestinesi; controllati politicamente dai paesi
arabi si rivelano inefficaci militarmente.
Una terra
per due popoli
29 settembre 1947 l’ONU delibera
la divisione della Palestina in
due territori:
É
Stato di Israele (verde)
con 500.000 ebrei e
400.000 arabi
É
Stato arabo (arancione)
con 800.000 arabi e 10.000
ebrei
É
Gerusalemme
amministrata dall’ONU.
Dichiarazione di Indipendenza dello Stato di Israele:
14 maggio 1948
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L‘indipendenza dello Stato
di Israele è dichiarata il 14
maggio 1948 dal leader dal
Primo Ministro David ben
Gurion.
Al museo di Tel Aviv, alle
ore 16 del 14 maggio '48:
David ben Gurion legge la
dichiarazione
d'indipendenza di Israele.
Il riconoscimento
americano del nuovo stato
arriva dopo solo 11 minuti,
seguito da quello sovietico.
1948
Ebrei a Tel Aviv
festeggiano la
spartizione
1948
L'esodo dei Palestinesi
La Prima Guerra Arabo-Israeliana
maggio 1948 – gennaio 1949
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Otto ore dopo la dichiarazione
d'indipendenza d'Israele truppe
provenienti da cinque paesi arabi,
Siria, Transgiordania, Iraq, Egitto e
Libano, attaccano Israele con una
coalizione politicamente divisa,
militarmente impreparata e inferiore
ad Israele.
La Transgiordania si era in
precedenza accordata segretamente
con Israele: in cambio di una
belligeranza tenera avrebbe ottenuto i
territori a ovest del fiume Giordano.
Le truppe egiziane si arrestano dopo
l’ingresso in Israele.
David ben Gurion
LA PRIMA GUERRA ARABOISRAELIANA
1948-49
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Israele risponde alla
dichiarazione di guerra della
Lega Araba conquistando l’80%
della Cisgiordania
24 febbraio 1949 viene firmato
l’armistizio:
É la Cisgiordania è annessa
a Israele
É la parte rimanente è unita
alla Giordania
É la fascia di Gaza è annessa
all’Egitto.
La sconfitta della Lega Araba
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Alla firma degli armistizi del 1949 lo
stato ebraico ha allargato notevolmente il
suo territorio rispetto al piano di
spartizione Onu.
► Israele ora controlla:
24% di più della terra assegnatagli dalla
risoluzione Onu 181;
14 volte la terra posseduta dagli Ebrei nel
’47;
6 volte la terra occupata al momento
dell’indipendenza (maggio ’48).
►il 78% della Palestina mandataria è
occupato da Israele
Il territorio del previsto stato palestinese è
diviso tra la Cisgiordania, controllata dalla
Transgiordania (che nel 1950 l’annetterà
divenendo Giordania),
e la Striscia di Gaza che rimarrà sotto
amministrazione militare dell’Egitto sino
al 1967.
La sconfitta e la dispersione dei
palestinesi
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A seguito delle operazioni di pulizia
etnica e delle conquiste militari
israeliane:
700-800.000 palestinesi, più di metà
della popolazione, hanno dovuto
abbandonare le proprie case; 685
villaggi palestinesi sono spopolati.
I profughi Palestinesi si rifugiano
parte nei Territori palestinesi residui
(Cisgiordania e Gaza),
parte nei paesi arabi confinanti:
Egitto, Transgiordania, Siria, Libano.
La risoluzione Onu 194 del 1949,
tuttora valida e inapplicata, stabilisce
il diritto dei profughi palestinesi al
ritorno o alla compensazione.
Seconda guerra arabo-israeliana
1956: la Guerra del Sinai
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Il conflitto continua dopo il 1948 con
azioni di guerriglia araba e
rappresaglie israeliane
Gli insediamenti di coloni israeliani
nei territori arabi provocano, nel
1956, la reazione araba: chiusura del
canale di Suez alle navi dirette in
Israele
Tel Aviv, risponde conquistando
Gaza e il Sinai
Francia e Inghilterra, a sostegno di
Israele, occupano il canale di Suez
La minaccia di intervento dell’Urss a
fianco dell’Egitto costringe Francia
e Inghilterra a ritirare le truppe
Il Sinai è affidato alle truppe ONU.
L’OLP: Organizzazione per
la Liberazione della
Palestina
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Fondata nel maggio 1964
rivendica il diritto dei palestinesi ad
uno stato autonomo e indipendente
leader, dal 1968, è Yasser Arafat
1974: l’Olp è riconosciuta dagli stati
arabi come unica organizzazione
che rappresenta i palestinesi
nel 1988 re Hussein di Giordania
cede all’Olp i diritti sulla
Cisgiordania, territorio che,
occupato da Israele, deve costituire
il nucleo di uno stato palestinese
con indipendente capitale in
Gerusalemme
Terza
e quarta guerra Arabo-Israeliana
1967 guerra dei Sei giorni
Israele occupa il Sinai, le alture
del Golan, la Cisgiordania
1973 Guerra del Kippur
Egitto e Siria attaccano Israele
che riesce a contenere l’invasione
crisi del petrolio:
ottobre 1973 – marzo 1974: i paesi
arabi sospendono le forniture
di petrolio agli stati che
mantengono rapporti diplomatici
con Israele
2.000.000
di profughi
I primi insediamenti, attuati da israeliani laici soprattutto lungo i confini e sulle alture
del Golan prospicienti la Siria, furono favoriti dal governo appunto per motivi di
sicurezza: ma l’incremento della colonizzazione stessa fu opera soprattutto di
movimenti religiosi, come il Gush Emunim (“Blocco della fede”), che installandosi a
Gaza e in Cisgiordania volle rendere irreversibile l’annessione e il destino “biblico” di
quelle terre.
Fino al 1973 Washington aveva preso spesso le difese dello Stato ebraico sia nel
contesto internazionale sia in seno al Consiglio di sicurezza dell’ONU, ma solo dopo lo
smacco della guerra del Kippur, intensificò gli aiuti economici e militari. Artefice di
questa rinsaldata alleanza fu il segretario di Stato americano Henry Kissinger, che volle
così ristabilire l’equilibrio fra Israele e i più importanti paesi arabi (Egitto, Siria, Iraq),
allora gravitanti, come la stessa OLP, nella sfera d’influenza sovietica.
LA PACE IMPOSSIBILE
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1978: Accordi di Camp David
aprono le consultazioni che
portano al Trattato di Pace: 26
marzo 1979
1982 invasione israeliana
del Libano (settembre: strage di
Sabra e Shatila)
1983-86 Crisi nell’OLP
azioni di terrorismo
internazionale e rappresaglie
israeliane
1987 dicembre: Intifada
1991 Guerra del Golfo]
Gli accordi di Camp David sono stati firmati dal presidente egiziano Anwar al-Sadat e dal Primo
Ministro israeliano Menachem Begin il 17 settembre 1978, dopo dodici giorni di negoziati segreti a
Camp David. I due accordi sono stati firmati alla Casa Bianca sotto l'auspicio del Presidente degli
Stati Uniti Jimmy Carter. Gli accordi hanno portato direttamente al Trattato di pace israeloegiziano del 1979.
L'accordo ha portato anche gli Stati Uniti ad un impegno per diversi miliardi di dollari di
sovvenzioni annuali per i governi di Israele e d'Egitto, i contributi, che continuano tutt'oggi, sono
indicati come un miscuglio di sovvenzioni e aiuti che impegnano gli Stati Uniti all'acquisto di vario
materiale.
Dal 1979 (anno di accordo di pace) al 1997, l'Egitto ha ricevuto 1,3 miliardi di $ l'anno, che hanno
anche contribuito a modernizzare l'esercito egiziano. In confronto, Israele ha ricevuto 3 miliardi di
$ l'anno dal 1985 in sovvenzioni e aiuti militari.
Cinque anni tra speranza di pace e
terrorismo
1993 settembre: reciproco
riconoscimento tra Olp e
Israele
1994
É accordi per la costituzione
graduale dello stato
palestinese
É strage di Hebron
É terrorismo palestinese
1995 4 novembre: Rabin ucciso
da un terrorista ebreo
1996 ondata di terrorismo
palestinese
1997 il processo di pace è bloccato
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Il 13 settembre del 1993 il Primo Ministro
israeliano firmò, insieme al leader dell'OLP,
gli accordi di Oslo.
L'accordo prevedeva il riconoscimento da
parte di Israele dell'OLP come
rappresentante del popolo palestinese e da
parte dell'OLP il riconoscimento a Israele
del diritto ad esistere.
L'anno dopo Rabin fu insignito al Premio
Nobel per la pace insieme a Shimon Peres, e
al presidente della futura Autorità Nazionale
Palestinese, Yāser ʿArafāt.
La sera del 4 novembre 1995, dopo aver preso
parte a un comizio in difesa della pace a Tel
Aviv, fu assassinato da Ygal Amir, un colono
ebreo estremista. Ai suoi funerali a
Gerusalemme parteciparono circa un
milione di israeliani e molti esponenti di
rilievo della politica mondiale. Parteciparono
anche molti leader arabi i quali non erano
mai stati in Israele prima d'allora.
A un passo dalla pace
• Maggio 1999 elezione di Barak
Primo Ministro.
• 13 settembre 1999 Accordo Barak –
Arafat per la costituzione dello stato
palestinese
• 13 settembre 2000 data prevista
entro cui completare l’accordo.
• Luglio 2000: fallito il Summit di
Camp David il 13 settembre: Arafat
annuncia la dichiarazione
unilaterale di indipendenza:
• Debolezza del governo Barak (al
50% in parlamento) debolezza di
Arafat (frustrazione dei palestinesi
per gli scarsi risultati del processo
di pace) pressione di forze radicali
contrarie alla pace (Hamas, Destra
israeliana)
L’atto che ferma la pace
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28 settembre 2000 (giovedì):
Sharon il primo ministro
israeliano (1928-2014), scortato
da militari armati, si reca, in
segno di provocazione, sulla
Spianata delle moschee.
Scontri e feriti sul posto e in
altre località della Cisgiordania
29 settembre: al termine della
preghiera del venerdì nella
moschea Al Aqsa, i palestinesi
lanciano pietre sugli ebrei
raccolti davanti al Muro del
pianto, la polizia spara e sul
terreno restano 7 morti.
Ha inizio l’intifada chiamata Al
Aqsa.
Monte del Tempio, come lo chiamano gli ebrei, ovvero Spianata delle
Moschee, come la chiamano i musulmani: la collina della discordia nel cuore
della Città Vecchia di Gerusalemme, l'unico vero ostacolo rimasto sul tavolo
delle trattative, ma finora apparentemente insormontabile.
I problemi
I coloni israeliani insediati sulle terre che gli accordi di pace hanno
riconosciuto ai palestinesi: 155.000 israeliani in Cisgiordania, 6.000 a Gaza
I profughi palestinesi: 1.100.000 nei campi profughi, altri 2.500.000
formalmente registrati come rifugiati