Medio oriente e mondo islamico: L’impero ottomano di fronte alla guerra. La Gran Bretagna, nonostante avesse occupato Aden, Cipro, l’Egitto e la zona del canale di Suez, aveva mantenuto dei rapporti abbastanza buoni con l’Impero Turco (Ottomano). Ma, nel 1914, la Gran Bretagna si schierò a fianco della Russia, rivale storica della Turchia per il controllo degli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Pertanto, il governo turco decise di entrare in guerra dalla parte degli imperi centrali (Germania, Austria e Italia). In particolare il sultano lanciò un appello affinché tutti i musulmani lo appoggiassero nel jihad (“guerra santa”), sperando che i musulmani nell’impero russo si ribellassero. Per questo motivo i turchi lanciarono una grande offensiva nella regione del Caucaso, ma fu un completo insuccesso. Inoltre, durante la ritirata, essi iniziarono una sistematica deportazione della popolazione armena e cristiana, che viene definita come il primo genocidio del XX secolo. ( genocidio degli armeni) Nel 1915 le truppe inglesi sbarcarono a Gallipoli, ma furono poi costrette a ritirarsi. Pertanto la strategia inglese fu quella di alimentare la rivolta delle popolazioni arabe sottomesse al dominio turco tramite la prospettiva della nascita di un grande Stato arabo indipendente. A capo della grande rivolta, nel 1916, Husayn, cacciò dalla Mecca la guarnigione turca assumendo il titolo di re delle nazioni arabe. La grande delusione degli arabi, Nonostante la promessa di un grande Stato arabo indipendente, il governo inglese iniziò trattative segrete con quello francese per la spartizione del Medio oriente, una volta concluso il conflitto. Con il trattato di Sèvres (1920), la Siria e il Libano passarono sotto controllo francese, mentre Palestina e Libano sotto quello inglese. Ufficialmente, questi territori sottoposti a Francia e Gran Bretagna non erano colonie; formalmente, venivano definiti “mandati”, cioè sotto influenza europea ma per poter diventare in futuro indipendenti. In pratica, questa era solo una finzione giuridica per mascherare che il Medio Oriente era sottomesso a dominazione occidentale. Per le popolazioni arabe, questa fu una grande delusione per il loro sogno indipendentista. [Gli inglsei divisero poi i territori del loro mandato in tre grandi aree: in Mesopotamia crearono lo Stato dell’Iraq, dalla Palestina fu separarono una regione a est del Giordano, la Transgiordania.] La dichiarazione di Balfour, Negli ultimi anni dell’Ottocento, Herzl, uno scrittore ebreo, propose la costruzione di uno Stato in cui gli ebrei avrebbero potuto trasferirsi in massa, cessando di essere una ristretta minoranza rispetto agli altri popoli. [Nel 1896 pubblicò Lo Stato ebraico in cui descrisse in modo pratico le sue modalità di realizzazione]. Alla fine della IIGM, il ministro degli esteri inglese Balfour, dichiarò che il governo britannico era favorevole alla creazione di una sede nazionale ebraica in Palestina. Con la Dichiarazione di Balfour, quindi, il movimento sionista ottenne il riconoscimento del diritto di insediamento ebraico, mentre per gli arabi, questo fatto significò la dolorosa umiliazione di veder l’appoggio delle potenze straniere nei confronti della formazione dello Stato ebraico e non del loro. Islam, Gli stati musulmani consapevoli della loro incapacità di competere militarmente con le grandi potenze europee, svilupparono due reazioni di segno opposto: da un lato il desiderio di imitazione dell’Occidente, dall’altro una rinnovata affermazione della propria identità islamica. Al primo caso appartiene la Turchia di Mustafà Kemal, che fu presto trasformata in un moderno Stato Europeo: al posto dell’alfabeto arabo, furono introdotti i caratteri latini, a tutti i cittadini fu concessa la parità dei diritti a prescindere dalla religione…Nel secondo caso, l’Arabia ritornò ad un islam rigoroso e intransigente: il nuovo governo assunse la shariah (la legge coranica) come criterio fondamentale della propria azione politica. Questo atteggiamento che fa conciliare la società e la religione prende il nome di integralismo. Fu poi fondato il movimento dei Fratelli musulmani che aveva come obiettivo quello di riportare l’Egitto all’osservanza completa della legge coranica e di purificarlo da ogni contaminazione ideologica occidentale. Mutamento scenario politico in Europa, Negli anni 1936-1939 gli arabi di Palestina tentarono di ottenere dagli inglesi il blocco dell’emigrazione ebraica nel Paese. Gli inglesi, a seguito di una ribellione, furono pertanto costretti a pubblicare nel ’39 un Libro bianco che fissava per l’immigrazione ebraica un tetto max di 75 000 individui in 5 anni. In tal modo, la maggioranza degli abitanti in Palestina rimaneva araba. L’impennata dell’immigrazione si spiega con l’ascesa di Hitler al potere. Per l’Inghilterra era pertanto essenziale mantenere buoni rapporti con i Paesi arabi i quali si sentivano attratti sia dal fascismo sia dal nazionalsocialismo. Il piano di spartizione della Palestina. Nel 1944, il leader sionista Gurion si rivolse agli ebrei statunitensi per chiedere aiuto nell’abolizione del Libro bianco. Le comunità ebraiche americane si mobilitarono sostenendo il progetto di uno Stato ebraico (con il sostegno anche di Truman). Nel ’47 la Gran Bretagna affidò la questione alle Nazioni Unite e l’ONU elaborò un progetto di spartizione del territorio palestinese. Questo piano prevedeva la nascita in Palestina di tre entità distinte: Gerusalemme, città santa a tre religioni, sotto il controllo internazionale; sul resto del territorio uno Stato ebraico e uno arabo. La proposta fu accettata dai sionisti che nel 1948 diedero vita allo Stato di Israele. Gli arabi non accettarono questo fatto. La prima guerra arabo-israeliana (1948). Gli eserciti regolari degli Stati arabi intervennero militarmente contro lo Stato di Israele appena fondato ma, contrariamente alle loro aspettative, furono pesantemente sconfitti dalle forze israeliane. Da questo scontro vi fu un cambiamento in ordine geo-politico infatti lo Stato di Israele riuscì a diventare più grande di circa un terzo rispetto alla superficie prevista dalle Nazioni Unite. Una delle conseguenze del conflitto fu la partenza di moltissimi arabi palestinesi dal territorio dello Stato di Israele (molti andarono in Cisgiordania). Nasser e il nazionalismo arabo. Per gli arabi, l’umiliazione subita nella prima guerra arabo-israeliana fu un disastro ma attribuirono la responsabilità della disfatta ai governi e alle classi dirigenti che persero la loro credibilità e molti vennero uccisi. [In questo contesto, in Siria, acquisto popolarità il partito laico Baath (Partito socialista della Rinascita araba) che rifiutava la lotta di classe.] In Egitto, il re fu rovesciato dal generale Nasser. Il suo pensiero politico aspirava all’unità nazionale araba e assumeva come avversario principale l’imperialismo occidentale. Il suo socialismo arabo portò ad una parziale riforma agraria. A partire dal 1956 egli propose la costruzione di una grande diga sull’Alto Nilo nei pressi di Assuan. Per finanziare l’impresa, chiese un prestito alla Banca mondiale che gli avrebbe concesso i soldi se anche Stati Uniti e Gran Bretagna avessero collaborato nel finanziamento. Ma, dal momento che la politica estera di N. era nazionalista, ostile alle potenze coloniali europee e al loro allineamento americano, aveva stretto rapporti con l’Unione Sovietica. La nazionalizzazione del canale di Suez. Gli Stati Uniti si rifiutarono di aiutare finanziariamente la costruzione della diga di Assuan, simbolo del prestigio della nazione e del nuovo regime. Nel 1956 N. annunciò la nazionalizzazione della compagnia internazionale che gestiva il traffico navale attraverso il canale di Suez. Il suo obiettivo era quello di, attraverso la diretta gestione del canale, ottenere le risorse necessarie alla realizzazione della diga. Tuttavia, poiché una parte della compagnia apparteneva agli inglesi e una ai francesi, il gesto rappresentò una sfida all’Occidente. Infatti Francia e Gran Bretagna, alleate con Israele organizzarono una grande offensiva militare nel Sinai. Ma tale operazione venne disapprovata sia dall’Unione Sovietica sia dagli Stati Uniti. Le truppe dei tre Paesi occidentali dovettero pertanto ritirarsi. Per Nasser vi fu un grande successo politico e venne considerato un eroe nazionale. La guerra dei sei giorni. A partire dal 1961 N. nazionalizzò diverse banche e industrie del Paese. In politica estera, si trovò coinvolto in una sanguinosa guerra civile nello Yemen. Nel 1967 vi fu un nuovo scontro con Israele poiché N. impedì l’accesso al golfo di Aqaba a tutte le navi dirette al porto israeliano. Per quella via passavano i rifornimenti petroliferi del paese e quindi Israele rispose con la forza e gli aerei attaccarono gli aeroporti egiziani distruggendo la maggior parte degli aerei nemici. Con l’assoluto controllo del cielo, in sei giorni l’esercito di Israele conquistò la penisola del Sinai e tutto il territorio della Giordania passò sotto controllo militare israeliano. Per il mondo arabo questa fu una disfatta umiliante e pesante. Nasser rassegnò le proprie dimissioni anche se il popolo si dimostrò solidale con il leader che governò fino al 1970.