Scheda dei 2 laboratori – Tipologia 2

la comunità
genera nuovo welfare
LABORATORI TIPOLOGIA 2
RIPENSARE I SERVIZI PER I CITTADINI
CON I CITTADINI, NELL’OTTICA DEL
WELFARE SHARING
2.1
PROLUNGAMENTO DEGLI ORARI
DI CENTRI DIURNI E NIDI
(ANCHE PRESSO LE ABITAZIONI),
CON PERSONALE COGESTITO
INSIEME ALLE FAMIGLIE
2.2
NUOVE FORME DI HOUSING SOCIALE
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IL TEMA
I due laboratori afferenti alla seconda tipologia riguardano l’innovazione della
STRUTTURA DEL WELFARE sul fronte della ricomposizione di servizi pubblici e privati
presenti o allestibili nel contesto o sul fronte della collaborazione dei cittadini.
In particolare ci si concentra sulla rigidità di molti servizi rispetto ai tempi e alle esigenze
della vita dei cittadini, soprattutto i servizi rivolti ad anziani e a bambini piccoli.
Nel documento Costellazioni programmatiche provvisorie abbiamo fatto riferimento a
una funzione di tutoring diffuso che non necessariamente dovrebbe essere svolta dal
pubblico o dal terzo settore e che potrebbe essere predisposta in collaborazione coi
cittadini chiedendo loro di erogare risorse (tempo o contributi monetari) in cambio di
maggiore flessibilità dei servizi.
Non si tratta infatti solo di ricomporre e riarticolare l’offerta, ma anche di ingaggiare la
domanda (i cittadini) sul versante della collaborazione.
Riformulata in termini odierni questa pista di lavoro potrebbe essere definita come un
“RIPENSARE I SERVIZI PER I CITTADINI CON I CITTADINI nell’ottica del welfare sharing”
(economia sociale della condivisione).
Nelle pagine che seguono vengono proposti 2 laboratori che declinano questo indirizzo
più ampio esigenza di gestione di un problema ampio concentrandosi sui temi
- delle strutture diurne per anziani e infanzia
parziale riformulazione del tema “Anziani e minori e orari di uscita da Centri diurni e
Nidi: servizi per chi è ricco di reti?” contenuto nel documento Costellazioni programmatiche
provvisorie).
- della casa
parziale riformulazione del tema “Sfratti e misfatti” contenuto nel documento
Costellazioni programmatiche provvisorie.
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LABORATORIO 2.1
PROLUNGAMENTO DEGLI ORARI DI
CENTRI DIURNI E NIDI ANCHE PRESSO
LE ABITAZIONI, CON PERSONALE
COGESTITO INSIEME ALLE FAMIGLIE
L’OGGETTO DEL LABORATORIO NELLO SPECIFICO
I dati raccolti in sede di ricerca di sfondo segnalano il crollo delle giornate di utilizzo dei
centri diurni per anziani e il decremento di presenze nei nidi. La domanda che si pone è
se con i soldi pubblici si finanzino servizi rivolti a cittadini ricchi di reti famigliari e sociali.
Infatti per chi non ha buone dotazioni di rete è più conveniente utilizzare badanti e
babysitter per gestire i propri familiari in uscita da servizi a orari incompatibili con le
esigenze di vita e lavoro delle famiglie, deprivando però in questo modo i propri famigliari
di un contesto socialmente arricchente.
Si potrebbe chiedere ai laboratori in questione di sviluppare la logica del welfare sharing
gestendo in comune come famiglie (aiutati dal tutoring di soggetti pubblici o privati)
badanti e babysitter. Queste potrebbero ad esempio garantire delle reperibilità per gestire
il familiare (dopo la chiusura del nido o del centro diurno) presso il domicilio quando ve
ne fosse l’esigenza (anche come servizi di condominio), oppure presso il centro diurno o
il nido, in comune con altri familiari che potrebbero acquistare questo servizio aggiuntivo
a costi contenuti in quanto il pubblico (o il privato sociale) come broker di territorio, si
farebbe carico di intercettare e mixare queste esigenze.
La collaborazione dei cittadini consisterebbe sia nell’erogazione di una somma che
andrebbe in ogni caso per la retribuzione di una lavoratrice (in genere pagata in modo
irregolare), sia nell’accordo orizzontale (favorito dal broker pubblico o privato sociale) per
condividere questo personale aggiuntivo.
Il tutto avrebbe poi un effetto indotto di notevole rilievo rispetto alla riduzione dell’economia
sommersa che rappresenta oltre il 70% di questo mercato.
Il laboratorio partendo da questo stimolo (condiviso da molti attori del terzo settore e
del pubblico incontrati durante il percorso di Esprit) potrebbe sviluppare piste di lavoro
per innovare il panorama attuale delle offerte, anche in consonanza con esigenze poste
più volte da grandi imprese locali (come ad esempio Barilla) che potrebbero partecipare
all’allestimento di nuovi servizi.
Ciò che sembra cruciale comunque è l’ingaggio dei cittadini nella progettazione e nella
gestione di queste risposte.
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ALCUNI CONTENUTI EMERSI
DALLA RICOGNIZIONE INIZIALE
Qualche dato quantitativo
- Su circa 10.000 anziani con più di 75 non autosufficienti, a Parma si stimano 6.221
badanti, 837 anziani nei centri diurni, 2.418 nelle case residenza e 1.175 assistiti
dall’assistenza domiciliare. Il 58% della cura è lasciata al mercato privato delle badanti.
(Fonte: Analisi dei dati, sezione “Servizi Sociali e Sanitari”)
- Dal 2011 al 2014 diminuiscono gli ospiti dei centri diurni (da 924 a 798: -14%).
Dal 2012 al 2014 diminuiscono le giornate di utilizzo annue dei centri diurni (da 132.210
a 101.330: -30.000 circa, -23%).
(Fonte: Analisi dei dati, sezione “Servizi Sociali e Sanitari”)
-Negli ultimi 2 anni diminuiscono gli iscritti agli asili nido (-6 nel 2011 e -300 nel 2013).
(Fonte: Analisi dei dati, sezione “Istruzione”)
-Dal 1971 al 2011 le famiglie con un solo componente aumentano del 22%, mentre quelle
numerose diminuiscono (es: le famiglie con 3 componenti diminuiscono del 7%).
(Fonte: Analisi dei dati, sezione “Demografia”)
Le opinioni degli intervistati
Nuovi modi per il lavoro di cura
- “Serve una presa in carico complessiva delle persone, mentre oggi spesso ciascuno fa
interventi settorializzati che non aiutano l’utente e nemmeno il risparmio di risorse.”
-“Andrebbero potenziati i progetti di domotica: tecnologia leggera, sensori di barcollamento in zone particolari della casa (bagno, letto, ecc.) per monitorare i movimenti e
rilevare problemi (es: l’anziano non esce dal bagno, o cade dal letto…).”
Il lavoro di cura sommerso
- “Bisognerebbe trasformare il lavoro nero di baby sitter e badanti in lavoro regolarmente
retribuito.”
-Un oggetto di lavoro possibile è un accordo coi sindacati per fare emergere una parte di
lavoro nero delle assistenti famigliari.
-“Per l’infanzia, c’è il rischio che si sviluppi sempre di più il mercato privato sommerso.
Oggi infatti per essere in regola i nidi devono avere standard altissimi da rispettare.
Il mercato sommerso invece ha costi inferiori, accoglie bambini dal mattino alla sera,
ma ha un impatto sulla crescita dei bambini che si vedrà solo negli anni a venire.”
-“Il mercato delle badanti non è a sistema, non sono formate, spesso sono in mero.
Sarebbe da governare a livello pubblico, al fianco del servizio di assistenza domiciliare.”
-“Abbiamo provato a fare rete tra badanti, così come tra case famiglia, ma non ha funzionato
perché si fatica a creare una rete di cittadini tra domanda e offerta.”
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Un sistema in difficoltà
- “Stiamo assistendo a un calo nei centri diurni e nei nidi, anche a causa dell’aumento
delle tariffe.”
-“Oggi il problema non è esaurire le liste d’attesa dei nidi, ma riempire i nidi. Dobbiamo
capire come evitare di disperdere uno sviluppo di competenze.
Servirebbero prima di tutto dei dati sui motivi per cui i genitori non mandano figli nei
nidi (costi? Oppure non sono poi così attrattivi?). Tutti pensano che le iscrizioni ai nidi
calano perché c’è crisi e i genitori sono a casa, ma non è la sola ragione. Anche se ci
sono 80 persone in lista d’attesa, poi risulta che i nidi hanno posti vacanti. Le % degli
iscritti in meno non corrispondono alla % di nascite in meno. Dove vanno questi bambini?
Si scoprono servizi non autorizzati che stanno funzionando (tagesmutter non autorizzate,
babyparking, …). Le famiglie stanno trovando altri servizi, altre soluzioni, che
non si possono tenere fuori dal sistema!”
-“I nidi sono un possibile terreno in cui lavorare perché hanno diversi punti critici: costi
troppo alti per le famiglie, l’aumento di mamme a casa dal lavoro, … Serve un ragionamento per capire come cambiare i servizi dati i mutamenti sociali ed economici.
Abbiamo per esempio notato che il servizio 365 giorni l’anno non serve per tutti.
Il dato di partenza è un calo costante di iscritti al nido. L’obiettivo deve essere quello di
intercettare il maggior numero di famiglie, perché ricerche dicono che andare ai nidi
aumenta la scolarizzazione e diminuisce l’abbandono scolastico.”
-“Stiamo ragionando sul tema dei servizi prima infanzia, perché non riusciamo più a
reggere i costi dei servizi per la prima infanzia, né il pubblico né il privato.”
-“Spesso gli artigiani non usufruiscono dei servizi pubblici. Ci sono dei progetti di nidi
allestiti in zone artigianali, per gli artigiani che lavorano in quelle zone. Ci stavamo
ragionando prima della crisi.”
-“Abbiamo un albo comunale delle baby sitter, in cui chi è registrato ha fatto un mese di
tirocinio obbligatorio nelle strutture comunali. Però poi il contratto di lavoro è privato,
noi facciamo da intermediari tra babysitter e cittadini”
Forme alternative e flessibili
- “Bisognerebbe superare le logiche dell’accreditamento, per avere dei servizi più flessibili.”
-“Abbiamo un’esperienza che funziona molto bene: un nido e scuola d’infanzia aziendale,
collocata a fianco del nido e della scuola infanzia pubblica. Quella aziendale copre l’orario
16-18 (in cui è chiusa la scuola pubblica).”
-“Aprire il servizio in orari diversi, per esempio la sera, potrebbe essere un servizio utile
per il quartiere e la città.”
-“Abbiamo circa 4000 posti a Parma tra nidi e materne. A causa dei sempre maggiori
tagli alla spesa pubblica, andremo sicuramente verso una diminuzione dei posti.
Vorremmo evitare una riduzione di posti, calmierando l’impatto di un costante calo della
spesa pubblica.”
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Intermediazione tra le famiglie e i servizi privati
- “Il tutor per le famiglie, per districarsi tra servizi e mercato nero, è un’idea valida per
anziani, famiglie con minori e persone con disabilità.
Alcune famiglie sono disponibili anche a pagare un educatore che le consigli, pur di non
dover cambiare tutti gli anni l’assistente sociale o il punto di riferimento.”
-“Molte famiglie con anziani o disabili in casa, fanno ricorso ad assistenti famigliari
assunte direttamente da loro. Bisogna evitare che chi ha costruito una professionalità
di operatore di servizi pubblici, la perda e che si lascino le famiglie da sole a scegliere e
gestire i propri educatori famigliari.
Un tema grosso su cui lavorare forse può essere l’intermediario tra famiglie e badanti/
assistenti/babysitter.”
La parola ai giovani
Contenuti tratti dalle indagini degli studenti coinvolti in Esprit
-Quali ripercussioni ha sulla famiglia la presenza di un anziano non-autosufficiente?
Emergono due punti di vista opposti:
-“Di per sé non è un disagio. Diventa disagio nel momento in cui non si capiscono i suoi
bisogni e i famigliari o i servizi non si adattano a questa nuova vita”
-“Ho visto mia madre sempre in casa per 5 anni, si è paralizzata completamente e viveva
solo per mia nonna, non andava in vacanza, aveva rinunciato alla propria libertà” (fonte:
Video I.P.S. Giordani)
-“Non abbandonare mai chi ti ha curato con tanto amore, chi ti ha cresciuto con mille
sacrifici. E se un giorno non ti riconoscerà, prendi la sua mano e stringila nella tua:
le basterà.” (fonte: Presentazione I.I.S.S. Paciolo-D’Annunzio, Fidenza)
-“Io sono figlia di genitori separati e questo fatto ha avuto delle ripercussioni su di me:
sento di essere molto cinica verso le relazioni. Inoltre tutto quello che pensavi avesse
una solidità, ora non ha più niente” (fonte: Video I.P.S. Giordani)
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LABORATORIO 2.2
NUOVE FORME DI
HOUSING SOCIALE
L’OGGETTO DEL LABORATORIO NELLO SPECIFICO
Il tema dell’abitare è stato posto con forza da molti attori incontrati nel percorso di Esprit.
Ci siamo incontrati soprattutto con richieste di assessori centrate sul reperimento di
abitazioni per persone senza casa (l’emergenza sfratti è visibile nei dati presenti sul sito
di Esprit –cfr. Parma in cifre-).
Tuttavia poco si è mosso sul piano dell’immaginazione di piste di lavoro in grado di
sollecitare generatività sociale. Ci si limita alla richiesta di incontri con l’associazione dei
proprietari per chiedere lo sblocco di case sfitte, tralasciando la negoziazione di garanzie
da fornire al proprietario.
Qualche segnale di interesse si è registrato quando abbiamo organizzato un incontro con
due esperienze di housing nate a Trento e a Como.
La prima (http://www.abito.me/) è una start-up (collocata oggi tra le prime 5 in Europa)
di una Srl che si concentra sui condomini (facendo leva sullo spaesamento da diluvio di
norme che attraversa gli amministratori di condominio) come luogo dove possono essere
mese in comune risorse (caldaia, badante, automobile, trapano, case per vacanze, ecc.)
per produrre risparmi e legami sociali. La società che gestisce questa operazione guadagna
il 3% di quanto i condomini certificano di aver risparmiato grazie alle connessioni
operato dall’accompagnamento di Abito.me.
La seconda (http://www.fondazionescalabrini.it/chi-siamo/la-fondazione-cerca-casemetteteci-alla-prova.html ) crea un match tra proprietari e persone senza casa intercettando
da un lato persone che possiedono una seconda casa, ma faticano a coprire i costi
di gestione e dall’altro famiglie fragili, ma affidabili sul piano della gestione decorosa
dell’abitazione, proponendo un comodato gratuito di 12 mesi rinnovabili e offrendo in
cambio i lavori di manutenzione ordinaria e il pagamento dell’IMU. In poco tempo le case
utilizzate si sono moltiplicate e sono 150 le persone messe sotto un tetto.
Si pensa perciò che possa essere interessante proporre agli attori locali di prendere
spunto da queste esperienze per allestire iniziative di housing generativo nell’ottica del
welfare sharing (economia sociale della condivisione) che queste due esperienze incarnano.
È possibile trasferirle a Parma? A quali condizioni? Con quali alleanze?
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ALCUNI CONTENUTI EMERSI
DALLA RICOGNIZIONE INIZIALE
Qualche dato quantitativo
-Le richieste di esecuzione di sfratto ogni 10.000 abitanti sono aumentate da 5,6 nel
2.000 a 26,5 nel 2012. (fonte: Analisi dei dati – Servizi Socio Sanitari)
-I provvedimenti di sfratti emessi ogni 1.000 famiglie in Provincia di Parma sono maggiori
rispetto alla media nazionale e regionale. (fonte: Analisi dei dati – Economia, p. 14)
-Crollano le transazioni immobiliari: l’indice della dinamica di mercato (NTN) scende da
111 nel 2005 a 54 nel 2013. (fonte: Analisi dei dati - Economia)
-Il volume d’affari del settore “Industria delle costruzioni” è in costante calo dal 2008.
(fonte: Analisi dei dati – Economia, p. 19)
Le opinioni degli intervistati
Mercato immobiliare
- “Il mercato immobiliare ha tre livelli di problema: le case sfitte, un consistente
patrimonio non finito, ma ce n’è uno ancor più cospicuo che è l’invenduto. Quest’ultimo
è fatto di case nuove, ma anche di case molto vecchie che avrebbero bisogno di
investimenti cospicui per essere messe a norma.”
-“Le cooperative di costruzione che sono fallite hanno molti immobili all’asta. Stiamo
iniziando a ragionare con loro per capire se comprarli a basso prezzo e come usarli.”
Edilizia sociale
- “La situazione di Fidenza non è di grave emergenza. Sarebbe interessante invece
lavorare sulla coesione sociale e sulla gestione dei conflitti dei condomini, e se si
possono sperimentare forme di canone concordato.”
- “Siamo interessati a progetti sulle politiche abitative anche con progetti che prevedano
la gestione di alloggi a canoni calmierati per persone che rischiano lo sfratto”
-“Ci piacerebbe dare valorizzare le forme di autogestione e i comitati di inquilini con qualche
sperimentazione che dia consistenza alla partecipazione dei cittadini.”
I problemi delle famiglie
- “Ci sono famiglie di extracomunitari con due o più figli che hanno perso il lavoro e non
riescono nemmeno più a sostenere gli affitti Acer.”
-“Abbiamo fatto partire il progetto di housing temporaneo ‘Una casa per ricominciare’ ma
gli inquilini non escono più.”
-“Davanti alle famiglie impoverite l’intervento pubblico non può limitarsi a riattaccare
luce e gas. Serve un intervento sul problema casa.”
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