Welfare e sviluppo

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Welfare, conoscenza e
sviluppo
Sapere, libertà, uguaglianza,
competitività
Welfare e sviluppo
 Un circolo virtuoso
 Le risorse per il welfare sono connesse alla
crescita economica
 Welfare è fattore di sviluppo di qualità e
socialmente sostenibile: sicurezza e qualità
persone
Società della conoscenza
 Aumento quantità
 Velocità cambiamento
 Moltiplicazione fonti
La conoscenza fonda la cittadinanza
L’incapacità o l’impossibilità di continuare ad
apprendere per tutta la vita determina
esclusione, povertà, subalternità, insicurezza
Conoscenza e welfare
 Benessere della persona
 Occupabilità : prospettive occupazionali
direttamente proporzionali al livello di
istruzione
 Reddito individuale: relazione diretta tra
investimento iniziale in istruzione e livello di
reddito
 La speranza di vita media è direttamente
proporzionale al livello di istruzione
Conoscenza e welfare
 Benessere della società
 Tassi di criminalità più bassi con
livelli di istruzione più alti
 Convivenza nella società
multiculturale dipende dalla
capacità di conoscere e
comprendere le altre culture
Conoscenza e sviluppo
 L’innalzamento di 1 anno del livello
di istruzione media della
popolazione determina un
aumento della crescita economica
di 5-7 punti
 I territori più competitivi sono quelli
dove sono più diffuse e valorizzate
le tre T (talento, tecnologia,
tolleranza)
Economia della
Conoscenza
 Capitale umano: il sapere e la qualità della
persona che lavora è il principale fattore di
produzione
 Qualità del lavoro: intelligenza, creatività,
autonomia, capacità di decidere e risolvere
problemi, capacità di comunicazione e
relazione
 Conoscenze di base, competenze trasversali
oltre che tecnico- professionali
Deficit formativo Italia
 Livelli di scolarizzazione della popolazione
attiva: il 54% non oltre la licenza media
 Diploma: 73% (tra 20 e 24 anni)
 Laureati: 13% (tra 30 e 34 anni)
 Competenze di base (indagine Ocse-Pisa):
livelli insufficienti tra i più elevati
 Nidi: 7-8%
 Adulti in formazione: 4,6%
 Ricerca: 1% PIL
Scuola e (im)mobilità
sociale
 Successo scolastico dipende fortemente da
provenienza socio-culturale familiare
 Esiti scolastici
 Distribuzione degli studenti per tipo di scuola
secondaria superiore
 Gli esiti scolastici positivi dipendono dal titolo di
studio dei genitori e dal luogo di nascita
 Circolo vizioso: pochi diplomati/laureati adulti
producono pochi nuovo diplomati/laureati
Europa: strategia di
Lisbona
 Conoscenza: fattore essenziale per
competitività e coesione sociale
 Obiettivi da raggiungere entro il 2010






85% diplomati
dispersione inferiore al 10%
laureati in mat-sc-tec: + 15%
12,5% adulti in formazione
3% PIL per ricerca
30% nidi
Per cambiare: risorse e
riforme
 Formazione e ricerca: scelta prioritaria
 Quali riforme
 No a riforme ordinamentali complessive
calate dall’alto
 Tener conto di nuovo assetto istituzionale
dopo riforma Titolo V Costituzione
 Processi di innovazione: sperimentazione,
valutazione, correzioni in itinere,
generalizzazione delle migliori pratiche
Tre priorità
 Innalzamento dell’obbligo di istruzione: 16/18
anni
 Innalzare il bagaglio culturale comune
 Cambiare la scuola
 Investire nei nidi e nelle scuole dell’infanzia:
decondizionamento precoce e lavoro femminile
 Educazione adulti: diritto cittadini e lavoratori,
sostegno al successo scolastico di tutti
Politiche territoriali
 Protagonisti del cambiamento: autonomie
locali/funzionali e i sistemi territoriali
 Parole chiave: integrazione,
cooperazione, coordinamento, rete
 Patti territoriali: obiettivi, risorse,
valutazione
Un sistema unitario e
nazionale

Stato: garante dell’interesse generale (diritto
all’istruzione)



Regioni: programmazione dell’offerta formativa



organizzazione e gestione, istruzione e formazione professionale
legislazione concorrente ed esclusiva
Enti locali: concorrono alla programmazione
dell’offerta formativa



obiettivi generali, valutazione e compensazione
norme generali e LEP
supportano l’autonomia delle istituzioni formative
deleghe dalle Regioni
Autonomie funzionali: responsabilità dell’offerta
formativa


autonomia didattica, organizzativa e curricolare
competenza tecnico-professionale
Programmazione
dell’offerta formativa
 Partecipazione: forme stabili di
partecipazione di tutti i soggetti aventi
titolo a esprimere la domanda sociale di
formazione
 Tavoli permanenti di confronto e
programmazione negoziata
 Promuovere la rete delle scuole e tra le
scuole e gli enti locali
Programmazione della rete
scolastica e distribuzione
delle risorse
 Sviluppare e sostenere la qualità
dell’offerta formativa
 Istituti comprensivi e continuità educativa
 Tempo pieno, progetti di qualità, innovazioni
e sperimentazioni
 Sostegno alle scuole autonome (no quota
regionale curricolo): formazione personale,
servizi professionali, tecnologie
Poli formativi territoriali
 Promuovere l’integrazione e i poli
formativi (scuole, formazione
professionale, IFTS)
 Obiettivi:
 valorizzare il sapere informale presente nelle
aziende
 rilevare i fabbisogni formativi e le esigenze di
trasformazione del tessuto economico locale
 favorire l’incontro tra domanda e offerta di
formazione
Gli ambiti funzionali
 Le Regioni, sulla base delle proposte
degli enti locali, suddividono il territorio
in ambiti funzionali al miglioramento
dell’offerta formativa (art. 138 D.lgs
112/98)
 Non semplice bacino di utenza, ma ruolo
centrale per rapporto tra formazione e
politiche di sviluppo del territorio
Individuazione degli ambiti
funzionali
 Tener conto di





Rete dei trasporti
Vocazioni culturali e sociali
Vocazioni produttive e occupazionali
Rete dei servizi
Rete dei centri per l’impiego (bacini territoriali non
inferiori a 100.000 abitanti)
 Sistema di relazioni esistenti tra gli enti locali
 Esistenza di patti territoriali
 Quali priorità ?
Ambito funzionale: unità di
base per la programmazione
territoriale
 Quali indirizzi sviluppare
 Quali relazioni tra diverse offerte
formative (continuità, integrazione, reti,
…)
 Quali indirizzi ai POF per rispondere ai
bisogni del territorio
Politiche territoriali per
l’infanzia
 Fermare l’anticipo
 Espansione nidi e generalizzazione
quantitativa e qualitativa della scuola
dell’infanzia
 Nuovi servizi educativi
Politiche territoriali per la
formazione permanente
 Sistema territoriale
 Offerta integrata (scuole, università, imprese,
associazioni, centri di formazione, infrastrutture
culturali)
 Utilizzo integrato risorse (fondi statali e regionali,
fondi europei, fondi interprofessionali)
 Sostegno alla domanda (incentivi, detrazioni
fiscali, banca del tempo, informazione,
orientamento, certificazione)
Politiche territoriali per
l’intercultura a scuola
 Tavoli territoriali (Regioni, Enti Locali, Amministrazione
Scolastica, Parti Sociali, Associazioni)
 garantire l’alfabetizzazione linguistica (I,II,III livello, testi
bilingue)
 programmare intervento organico e continuativo dei mediatori
culturali
 uso integrato delle risorse e distribuzione sulla base dei
fabbisogni territoriali
 programmare distribuzione territoriale alunni stranieri nelle
scuole
Le reti della conoscenza per
lo sviluppo
 Accordi territoriali per lo sviluppo (istituzioni
locali e parti sociali): in rete unversità, enti di
ricerca, imprese
 Ruolo pubblico di regia
 la programmazione territoriale decide il “cosa” del
progetto
 il “come” è competenza dei soggetti della rete
(imprese, università, enti di ricerca, istituzioni
formative) rispettandone l’autonomia
 forme di valutazione caratterizzate da
indipendenza e trasparenza
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