GRANDE GUERRA il dibattito sulle responsabilità «P peccato… Chi è senza Un nuovo saggio del britannico Christopher Clark rilegge la genesi del Primo conflitto mondiale da una prospettiva nuova. Il titolo dell’opera – «I Sonnambuli» – riassume l’interpretazione di un conflitto verso il quale tutti i paesi europei si precipitarono come in uno stato di incoscienza. Senza che nessuna delle nazioni coinvolte possa essere davvero chiamata ad assumere il ruolo di capro espiatorio di Veronica Arpaia er attaccare gli esseri umani ci vuole un pretesto – dice Ryszard Kapuściński – il pretesto è importante in quanto innalza l’aggressione al rango di missione universale o volere divino. I pretesti sono sempre gli stessi: la necessità di difendersi, il dovere di difendere un alleato o quello di seguire la volontà divina. Il massimo dell’abilità sta nel combinare insieme le tre ragioni, in modo che gli attaccanti possano avanzare circonfusi dalla gloria degli eletti, con l’aureola. Assistiamo ancora una volta al verificarsi della legge di Erodoto: la colpa è di chi ha cominciato per primo». Infatti il pretesto che diede il via alla Prima guerra mondiale è talmente noto da esser venuto a noia a chi di storia legge con una qualche assiduità; un appiglio troppo spesso utilizzato come grimaldello per narrare gli eventi che si succedettero dopo il 28 giugno 1914. E quanto più ci si serviva dell’omicidio avvenuto a Sarajevo dell’arciduca Francesco Ferdinando per attribuire le colpe della guerra non alla Serbia ma all’Impero austro-ungarico (e al suo primo alleato, la Germania), tanto più si perdevano di vista sia l’opacità della crisi politica, sia la centralità dei Balcani nell’influenzare gli eventi. A scapito dei diretti interessati, cosa fecero GRANDE GUERRA il dibattito sulle responsabilità le altre nazioni per evitare la guerra? Il centenario dello scoppio del conflitto riapre, come tutte le date a cifra tonda, uno dei dibattiti più complessi ed eterogenei della storiografia. In particolare alcuni studi (tra cui sembra utile segnalare «I Sonnambuli, Come l’Europa arrivò alla Grande Guerra», Christopher Clark, Laterza 2013, pp. 736), tentano di approcciare gli archivi non, come farebbe un giudice, per cercare un colpevole, ma per comprendere in quale modo capi di Stato e ministri e cioè i protagonisti «sonnambuli» appunto di quei fatidici giorni condizionarono le principali decisioni. I governi delle grandi potenze Londra, Berlino, Parigi, San Pietroburgo, Vienna, erano in grado di esprimere una volontà coerente al loro interno e fra di loro? Come si configuravano i rapporti tra i singoli capi di Stato e i loro governi? Non solo: mentre cinquant’anni orsono alcuni studi, come quello di Fritz Fischer, «Assalto al potere mondiale. La Germania nella guerra 1914-1918», (1965) enfatizzavano le responsabilità tedesche nell’aver sostenuto l’Austria-Ungheria ai fini imperialistici, gli eventi che in particolar modo hanno causato il recente smembramento della ex-Iugoslavia, riportano la questione balcanica al centro di un La 2a Divisione Corazzate della Flotta d’Alto Mare tedesca (Hochseeflotte). Nonostante la corsa al riarmo navale, la Germania nel 1914 poteva mettere in mare solo 14 corazzate di tipo moderno (dreadnoughts) contro le 35-40 riunite nella Grand Fleet | STORIA IN RETE 50 Giugno 2014 Giugno 2014 | 51 STORIA IN RETE