Lezioni della settimana del 3-5 novembre 2008
Autori nel loro tempo
Karl MARX (1818-1883, nativo di Treviri, Germania)
Insieme a Durkheim, Marx costituisce l’altro gigante della narrazione sociologica della seconda
metà dell’800, anch’ egli, come Durkhe im, ancora fortemente influenzato dal positivismo e dalla
sua rappresentazione di tipo della società e della scienza
1.1. Marx può essere considerato un sociologo ?
Anche se di formazione è filosofo. di vocazione economista e di professione giornalista-saggista e
attivista politico, la sua visione della società può essere considerata da sociologo.
- Marx colloca l’attività economica nel più ampio scenario della società nella storia.
- Le categor ie economiche perdono il loro senso se estratte dal loro contesto.
- Marx considera i rapporti tra individui come socialmente costruiti (la società non è natura)
- Marx esprime, al pari di Comte, il bisogno di individuare la direzione verso cui muove la
società industriale disancorando tale individuazione dalla speculazione solo teorica dei
filosofi del ‘700 e ancorandola all’analisi dei fatti concreti
- 1.2. Marx e il suo tempo. Scenari, risorse e pubblici
Politicamente Marx vive l’esperienza del nascente movimento operaio tedesco, polemizzando con
le idee del socialismo utopistico di Owen e Fourier e proponendo invece una sponda
scientifica (materialismo storico e materialismo dialettico: VOCAB) alla lotta per la giustizia e
l’uguaglianza delle classi lavoratrici.
Sul fronte teorico, delle idee correnti o immediatamente precedenti, Marx prende le distanze
dall’idea hegeliana per cui lo stato ordina e da armonia alla società ( lo stato invece è
sovrastruttura creata e riprodotta a seguito dell’affermarsi di un certo modo di produzione).
Marx critica altresì l’economica politica come una scienza incapace di dar conto della reale natura
dei processi sociali sottesi allo scambio di merci nella società capitalistica.
2. Marx strutturalista e positivista
Marx strutturalista: l’essere capitalisti o proletari non dipende da scelte specifiche dei soggetti: la
loro posizione è storicamente determinata. L’ obiettivo del capitalista è dato dalla struttura della
società, organizzata nel modo che si è detto, così come le sorti della società industriale- capitalistica
votata al collasso sono inevitabili e irreversibili.
Marx positivista . La scienza è un ‘occasione di emancipazione umana e di liberazione dell’uomo.
L’analisi scientifica della realtà fa giustizia di tutte le ideologie costruite dalla classe dominante.
3. Come sta insieme la società industriale?.
Il problema dell’integrazione della società industriale si risolve per Marx nella qualificazione della
società industriale come società capitalistica: occorre allora chiedersi qual è il principio che
struttura la società capitalistica: questo principio fondatore è il conflitto irresolubile tra capitalisti e
proletari e può solo avviarsi al collasso dando forma a una società umana unificata.
Il conflitto tra lavoratori e capitalisti esiste sempre, anche quando nessuno ne è consapevole: esso fa
parte del sistema capitalistico.
Quando l’esistenza del conflitto sarà divenuta chiara ai lavoratori insieme alla consapevolezza del
proprio sfruttamento essi potranno sfidare il sistema capitalistico.
Organizzazione in unioni sindacali e partiti per rafforzare tale consapevolezza antagonista.
Diversamente da Durkheim la immagine della società marxiana è quella di una società non già
differenziata, ma diseguale.
3.1. La anatomia della società capitalistica:
Dal momento che la società non è natura, i bisogni vengono definiti socialmente. Qualsiasi attività
umana (anche il fatto di mangiare, vestirsi, ecc.) volta a soddisfare i bisogni richiede l’entrare in
rapporto con altri individui. Nella società industriale –capitalistica l’economia definisce la struttura
fondamentale della società sulla base di due elementi: i mezzi di produzione (le tecnologie
disponibili) e i rapporti sociali di produzione (il modo in cui le tecnologia sono socialmente
organizzate). Da essi dipendono gli altri aspetti della società ( dottrine, leggi, ecc) che fanno da
supporto ad essa.
In tale società i rapporti di cooperazione tra gli uomini sono regolati dal concetto di proprietà. Lo
stare insieme della società industriale è quindi in realtà determinato dal fatto che l’organizzazione
dei rapporti di produzione è tale che chi non è proprietario dei mezzi di produzione (l’operaio
salariato) si trova costretto a vendere la propria forza lavoro (l’unica cosa di cui è proprietario ) al
proprietario dei mezzi di produzione( al capitalista) .
L’economia politica studia questi rapporti di scambio come rapporti tra uguali, cioè senza cogliere
la loro natura di sfruttamento. (VOC)
Nella società capitalistica l’intera società si va scindendo in due grandi formazioni antagoniste: i
pochi che hanno la proprietà dei mezzi di produzione (borghesia) e i tanti che ne sono esclusi
(proletariato).
(Classe sociale: raggruppamento di persone accomunate dalla stessa collocazione nei rapporti di
produzione e nelle relazioni di proprietà).
(Sull 'attualità di questa dicotomia si parlerà a lezione quando si affronteranno, in seguito, i temi
della Differenziazione e diseguaglianza (cfr. Bagnasco et al , ai capitoli su
Stratificazione e classi sociali )
3.2. La centralità del lavoro, e la teoria del valore lavoro
Nella società capitalistica la ricchezza si produce sotto forma di merce, la ddove la merce no n
appare soltanto più come valore d’uso (caratterizzato da determinati contenuti tangibili ), ma come
valore di scambio (caratterizzato da un valore incorporato che permette di scambiare una merce con
un’altra di valore equivalente a prescindere dai contenuti concreti: un libro di Properzio (poeta
elegiaco) e una certa quantità di tabacco da fiuto possono essere equivalenti , dal punto di vista del
valore di scambio, così come un palazzo e una certa quantità di scatole di lucido da scarpe, dice
Marx: Per la Critica all’economia politica, 1857).
Le merci incorporano il lavoro speso per produrle, ma per potere essere scambia te le merci, anche
il lavoro in esse incorporato deve essere trattato in modo uniforme, quindi ridotto alla sua forma più
semplice, cioè deve potersi differenziare soltanto in termini quantitativi ( più o meno ore di lavoro
necessario per produrre quella data merce). Così il cavare l’oro, tessere la seta, estrarre il ferro dalle
miniere, sono lavori che per quanto qualitativamente molto diversi sono trattati come diversi solo
dal punto di vista quantitativo.
Si passa così dall’idea di lavoro concreto (individuato da specifiche attività su specifici oggetti,
attività di trasformazione della natura, attività che sintetizza l’essenza stessa dell’uomo come uomo
libero, l’uomo può lavorare anche essendo libero dal bisogno, a differenza degli animali) al lavoro
astratto (conteggiato soltanto come ore /giornate lavorate per altri).
Valore di una merce à ammontare del tempo di lavor o necessario per produrre una determinata
merce ( prodotto vendibile sul mercato) valore come denominatore comune di tutte le mercià il
capitalismo è indifferente al contenuto delle merci (valore d’uso) essendo interessato alla possibilità
di scambiare le merci cioè è interessato al valore di scambio
Il lavoro ha anch’esso un valore, che corrisponde alla quantità di tempo quotidiano socialmente
necessario perché il lavoratore
acquisti i beni (da consumare) che gli consentono di riprodurre la propria forza (capacità) di lavoro
per il giorno dopo.
Quando il capitalista compra lavoro, compra lavoro passato, incorporato nella forza lavoro e lavoro
presente (ciò che il lavoro può produrre).
Il capitalista in realtà non paga al lavoratore l’intero valore di ciò che egli produce, ma soltanto la
sua giornata di lavoro. Il rapporto tra valore prodotto e paga ricevuta è la misura dello sfruttamento
Il plusvalore si genera soltanto se il lavoratore lavora più del tempo richiesto per riprodursi.
La giornata di lavoro non è un’entità fissa: Il fatto che occorra il lavoro di metà giornata per
mantenere vivo il lavoratore per 24 ore non gli evita di lavorare tutto il giorno .
La storia del capitalismo è la storia delle lotte tra chi vuole estendere ( il capitalista) e chi vuole
ridurre ( il lavoratore) o ridurre la durata della giornata di lavoro
4. Eredità marxiana
Le posizioni che si riconoscono nella tradizione marxista si sono variamente mosse lungo un ampio
corpus di idee ( sintetizzate qui di seguito) in parte estendendone la portata, in parte superandole.
-L’idea della centralità dell’economia come motore del funzionamento e dello sviluppo della società
e della sua struttura di potere
-l’idea di una struttura polarizzata della società in due classi antagoniste
-L’idea della subordina zione della produzione culturale all’esigenza della riproduzione e
legittimazione dello schema di dominio capitalistico–borghese imperniato sulla proprietà privata dei
mezzi di produzione;
L’idea del conflitto come principio e realtà osservabile della storia della società in cui è
costantemente osservabile come la diversità degli interessi non sia componibile.
4.1.La centralità dell’economia
I rapporti tra struttura e sovrastruttura vengono ridefiniti in termini non più rigidamente
deterministici /causali, bensì in senso circolare: un certo modo di produzione, mentre alimenta un
certo tipo di sviluppo culturale, presuppone a sua volta, per potersi impiantare in a una determinata
società, un clima di idee e un terreno di conoscenze favorevoli.
La struttura polarizzata in due sole classi antagoniste è il terreno su cui gli eredi di Marx hanno
dovuto affrontare più critiche
Si tratta della difficoltà di affrontare, con la teoria marxiana, il declino della classe operaia e
l’avvento delle classi impiegatizie da un lato, e dall’altro la crescente divaricazione tra proprietà e
controllo dei mezzi di produzione (sempre meno imprese in mano a un solo capitalista, sempre più
grandi imprese in cui convergono le azioni di migliaia di azionisti e che sono controlliate da
manager stipendiati).
Su questo punto i marxisti americani con Olin Wright hanno cercato di applicare lo schema
marxiano alle mutate condizioni economiche e sociali dei paesi tardo capitalistici come gli Stati
Uniti. Olin Wright ha sostenuto, con una ipotesi che si potrebbe definire della proletarizzazione, che
la classe operaia tenderà non già a restringersi, bensì ad aumentare:”… il capitalismo
tenderebbe a dequalificare il lavoro ovvero lo ridurrebbe a routine in modo da consentire una più
facile supervisione e un controllo dei lavoratori…”
C. Wright Mills, anch’egli americano, si muove sul fronte del rapporto tra economia e potere.
Secondo Mills, le élites del potere, pur provenendo da diversi ambiti ( politico, militare, industriale)
agiscono come un’unica élite che persegue i propri interessi congiunti, evitando ogni
influenza esterna. La società è quindi divisa tra chi ha il potere e chi non ce l’ha.
L’idea del conflitto di classe. Il conflitto è il motore della società contemporanea, ma non tutti i
conflitti sono riportabili alla divisione in classi (Dahrendorf).
4.2. L’alienazione: per i teorici della scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Marcuse),
l’alienazione sta diventando una condizione pervasiva dell’umanità che la società capitalistica
imprigiona nella stretta soffocante della cultura e del consumo di massa.
L’intellettuale è sfidato a mantenere vigile la sua capacità di denuncia in un contesto in cui anche la
critica rischia di essere soppressa e appiattita dal potere dei mass media.
La capacità alienante della società capitalistica è tanto maggiore quanto più a fondo penetra nelle
psicologia individuale creando e riproducendo non solo condotte e atteggiamenti adattivi, ma anche
personalità omologhe alla società di massa (Fromm).
C. Wright Mills va di nuovo richiamato anche per il suo interesse per il problema dell’alienazione:
egli osserva come si manifesta e funziona, negli anni ’50, il processo di alienazione nelle strutture
lavorative che sostengono il sogno americano: dagli impiegati delle burocrazie e degli uffici
professionali ai commessi /e dei grandi magazzini.
Con riferimento a questi ultimi C. Wright Mills afferma che “…cordialità e cortesia fanno parte dei
mezzi impersonali per guadagnarsi la vita.. In ogni lavoro che implichi il mercato della
personalità, la personalità e i tratti individuali diventano parte dei mezzi di produzione…” ( da I
colletti bianchi; La classe media americana, ediz. orig,1951).
VOCABOLARIO MINIMO MARXIANO
Alienazione. Estraniazione (perdita di controllo, allontanamento) nei confronti di oggetti e
situazioni che l’individuo non riconoscere essere il prodotto della sua stessa attività materiale o
intellettuale
Conflitto. Interazione con scopi divergenti in situazioni tali per cui gli scopi di ambedue non
possono essere conseguiti, se non l’uno a spese dell’altro e tale da rendere oggettivamente
necessaria o soggettivamente indispensabile la neutralizzazione o addirittura l’eliminazione
dell’altro
Ideologia. complesso di valori e credenze che contribuiscono a salvaguardare la posizione di un
gruppo
Materialismo storico metodo o prospettiva per cui la storia è fatta di individui che si situano sempre
in certe condizioni materiali di vita che essi hanno già trovato esistenti o hanno essi stessi
prodotto con la loro azione.
Materialismo dialettico: metodo o prospettiva per comprendere il movimento reale delle cose viste
nel loro esistere ma anche nella loro negazione o superamento.
Sfruttamento :appropriazione indebita della ricchezza prodotta dal lavoratore da parte del capitalista
che remunera soltanto una parte (la giornata di lavoro ) del valore prodotto dal lavoro.
5. Max Weber (1864-1920) nel suo tempo
1. Nativo di Erfurt, Germania, economista, storico e politico.1. Nativo di Erfurt, Germania,
economista, storico e politico. Proviene da una famiglia
culturalmente e politicamente influente ( suo padre era membro del partito nazionale liberale ).
Partecipa attivamente alle vicende tedesche prendendo posizione sulla guerra ( prima favorevole poi
contraria alla guerra) e sulla politica delle annessioni cui si dichiara contrario.
Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar. Max Weber tiene la
cattedra di economia all’Università di Friburgo e di Heidelberg e sforna un numero impressionante
di lavoro che spaziava dall’economica politica alla sociologia della religione, alla storia economica
alla psicologia dello sviluppo, per finire con la metodologia delle scienze sociali .
La sua gigantesca opera, incompiuta, Economia e società segnala in maniera emblematica le
profonde connessioni e interdipendenze tra la sfera della produzione della ricchezza e la sfera della
produzione e riproduzione delle relazioni sociali ( su questo si ritornerà nelle lezioni successive)
5.1. Punti di contatto tra Marx e Weber.
Comune interesse e diverse opzioni, per la posizione cruciale della scienza e del lavoro intellettuale
rispetto alla politica (la scienza ha, secondo gli schemi positivistici, funzioni direttamente
emancipative nei confronti dell’umanità, e, nella particolare ottica di Marx, risolutive nei confronti
del superamento della società capitalistica; per Weber il ruolo della scienza è riflessivo, ovvero
orientato a illuminare e chiarificare il rapporto tra fini e mezzi dell’azione politica).
Comune interesse e diverse prospettive di analisi, per la sfera religiosa, il cui ruolo strategico per la
riproduzione e l’innovazione nella società capitalistica, viene diversamente argomentato dai due
studiosi (per Marx la religione è una forza culturale al servizio della classe dominante e la cui
azione inibisce l’emergere della consapevolezza dell’alienazione; per Max Weber la religione, in
particolare nella versione del protestantesimo puritano riformato
(calvinismo) è una forza culturale che in specifiche condizioni contribuisce allo sviluppo della
innovazione economica e sociale).
Comune interesse per le tematiche del conflitto come combustibile della società capitalistica,
trattato però con sensibilità e presupposti teorici e politici molto diversi.
Per Marx il conflitto è il conflitto di classe ed è per sua natura antagonistico; per Max Weber
l’attenzione è posta sulla esistenza di diversi interessi che muovono le azioni sociali e sui diversi
modi in cui i ruoli sociali procurano potere a coloro che li rivestono; dunque su come, in diversi
modi, si creino e mantengano situazioni di dominio.
5.1.1. Sul ruolo della scienza ( e della scienza sociale in particolare) in Weber (argomento su cui ci
sarà a disposizione una lettura d’autore) è il caso di fare un brevissimo approfondimento
La scienza è una componente essenziale di quel processo di progressivo disincanto che guida
l’emancipazione della ragione dai vincoli della religione.
Tuttavia la capacità della scienza di disvelare al mondo la verità non garantisce affatto soluzioni
conoscitive definitive e complete.
La conoscenza scientifica della società deriva da scelte teoriche, da opzioni culturali, da punti di
vista selettivi su differenti aspetti della vita sociale.
Qualsiasi conoscenza parte da un interrogativo, dunque da una selezione della materia conoscibile,
questo interrogativo è ancorato a una serie di presupposti “Una conoscenza priva di presupposti,
come vorrebbe Durkheim, porterebbe a un caos di giudizi esistenziali sopra infinite osservazioni
particolari”.
Lo scienziato dunque seleziona, ritaglia un segmento limitato della realtà sociale cui pone specifici
interrogativi. Non esiste una conoscenza completa e perfetta della realtà sociale, ma soltanto quella
conoscenza parziale, provvisoria, incompleta che deriva dal nostro cercare di rispondere, dopo
unaattenta e rigorosa investigazione, alle specifiche domande che ci siamo posti.
Scegliere la scienza significa non già che si è indifferenti a una certa questione e quindi ci si sottrae
allo schierarsi, ma scelte e schieramenti personali devono rimanere al di fuori della pratica
scientifica. Il ricercatore deve quindi disciplinare la sua conoscenza e sorvegliare la sua ricerca per
minimizzare le distorsioni e le deformazioni personali. Come fare? Descrivendo, una volta
selezionato l’oggetto, il percorso di indagine ed esplicitando in esso le scelte condotte, badando a
dichiarare il suo punto di vista come distinto da quello adottato come scienziato.àobiettività
L’obiettività si raggiunge dunque attraverso il rendere esplicito il percorso di ricerca e
sottoponendolo alla critica della comunità scientifica.
Quanto alla politica, la politica non si addice all’aula. In aula possiamo parlare di democrazia, ma in
modo diverso da come ne parleremmo in un comizio. E’ come dire che in aula usiamo il vomere per
dissodare il terreno, in piazza la spada… Ai politici va quindi detto che gli scienziati sono in
condizione di aiutarli a conseguire… la chiarezza. A fa re chiarezza sugli obiettivi ultimi del loro
operare e i mezzi per raggiungerli. Possono quindi costringerli…o almeno aiutarli, a rendersi conto
del senso ultimo del loro operare…” ( da “La scienza come professione, 1919).
5.2. Weber, teorico della razionalizzazione
Come risponde Weber al problema di come sta insieme la società industriale?
La nuova risorsa della società industriale è costituita secondo Weber dalla diffusione dei processi di
razionalizzazione, insieme di procedure precise e calcolabili che rendono trasparente e
relativamente prevedibile il comportamento sociale e facilitano il reciproco coordinamento delle
azioni individuali.
La burocrazia come modo di organizzare secondo schemi e procedure prevedibili l’impresa, il
lavoro, la cosa pubblica è la forma ( ideltipica) più alta di razionalizzazione dei processi
organizzativi, decisionali, esecutivi della società moderna.
Nella burocrazia (tratti essenziali; impersonalità, divisione del lavoro secondo il principio della
competenza, remunerazione stabilita ed erogata dall’organizzazione, struttura gerarchica, netta
divisione tra ufficio, e vita personale, prevedibilità di carriera, ecc.),
( per cui si veda anche Bagnasco, Capitolo sui Gruppi organizzati, paragrafo 3: Il modello
della burocrazia), l’azione è organizzata, ai vari livelli secondo regole e procedure (i mezzi ) che
garantiscono il raggiungimento dei fini (una amministrazione efficiente ed equa). Questi mezzi
infatti rendono trasparente e prevedibile gli schemi di azione della burocrazia e al tempo stesso
garantiscono alla burocrazia stessa di poter risolvere i problemi non affrontandoli uno per uno,
bensì riconducendoli la fattispecie già previste e codificate in anticipo.
La burocrazia rappresenta la forma più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi.
Il problema di Weber, dunque, non è già quello di aumentare l’uniformità dei valori e dei
comportamenti (come nella prospettiva di Durkheim) bensì di coordinare la pluralità di significati
contrastanti e le azioni sociali diversamente orientate, riducendo il rischio che le divergenze
diventino conflitti insanabili (come nella lettura marxiana). Tuttavia c’è un rischio.
La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione. dunque aumenta la
prevedibilità della azioni e relazioni sociali ma incrementa anche i rischi dell'irrigidimento della
società. In Weber non è presente la sensibilità per i deficit della burocrazia e le sue inefficienze (egli
pensa piuttosto al gigantismo burocratico che ha già una qualche visibilità nella Germania grande
potenza militare e industriale, in cui egli vive). La critica de l malfunzionamento burocratico
emergerà chiaramente più tardi sia tra teorici della azione razionale (Crozier), sia tra i teorici del
funzionalismo (Merton).
à vedi anche Bagnasco, capitolo su I gruppi organizzati:associazioni e organizzazioni, par
5:“Perché la burocrazia è inefficiente”.
5.3. Weber teorico della società industriale come insieme di interessi in conflitto ma che possono
essere regolati (il conc etto di autorità come potere legittimo ), e governati su base razionale (il
concetto di razionalizzazione come insieme di processi capaci di legare in maniera adeguata gli
obiettivi ai mezzi per raggiungerli).
-L'unità sociale non si può mai dare per scontata poiché sono in gioco sempre pluralità disignificati
e valori contrastanti.
-L'ordine sociale non è un bene in sé, ma lo è piuttosto il coordinamento reciproco delle azioni.
Qualsiasi tentativo di porre l'ordine dall'alto non può che avere conseguenze negative sul grado di
apertura di una società
-La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione ma aumenta i rischi
dell'irrigidimento della società