Marx, Weber e la società industriale

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Lezioni del 27-28 marzo 2006. SOCIOLOGIA G: MARX, WEBER E LA SOCIETÀ
INDUSTRIALE
Insieme a Durkheim, Marx costituisce l’altro gigante della narrazione sociologica della seconda
metà dell’800, anch’ egli, come Durkheim, ancora fortemente influenzato dal positivismo e dalla
sua rappresentazione di tipo della società e della scienza
1. Karl MARX (1818-1883, nativo di Treviri, Germania)
1.1. Marx può essere considerato un sociologo ?
Anche se di formazione è filosofo. di vocazione economista e di professione giornalista-saggista e
attivista politico, la sua visione della società può essere considerata da sociologo.
- Marx colloca l’attività economica nel più ampio scenario della società nella storia.
- Le categorie economiche perdono il loro senso se estratte dal loro contesto.
- Marx considera i rapporti tra individui come socialmente costruiti ( la società non è natura)
- Marx esprime, al pari di Comte, il bisogno di individuare la direzione verso cui muove la
società industriale disancorando tale individuazione dalla speculazione solo teorica dei
filosofi del 700 e ancorandola all’analisi dei fatti concreti
1.2. Marx e il suo tempo
Politicamente Marx vive l’esperienza del nascente movimento operaio tedesco, polemizzando
con le idee del socialismo utopistico di Owen e Fourier e proponendo invece una sponda
scientifica (materialismo storico e materialismo dialettico: VOCAB) alla lotta per la giustizia e
l’uguaglianza delle classi lavoratrici.
Sul fronte teorico, delle idee correnti o immediatamente precedenti, Marx prende le distanze
dall’idea hegeliana per cui lo stato ordina e da armonia alla società ( lo stato invece è
sovrastruttura creata e riprodotta a seguito dell’affermarsi di un certo modo di produzione).
Marx critica altresì l’economica politica come una scienza incapace di dar conto della reale
natura dei processi sociali sottesi allo scambio di merci nella società capitalistica.
2. Come sta insieme la società industriale?
2.1.Il problema dell’integrazione della società industriale si risolve per Marx nel chiedersi qual è il
principio che struttura la società industriale come società capitalistica: questo principio fondatore è
il conflitto irresolubile tra capitalisti e proletari e può solo avviarsi al collasso dando forma a una
società umana unificata.
Il conflitto tra lavoratori e capitalisti esiste sempre, anche quando nessuno ne è consapevole: esso fa
parte del sistema capitalistico.
In termini sociologici esso è strutturale
Quando l’esistenza del conflitto sarà divenuta chiara ai lavoratori insieme alla consapevolezza del
proprio sfruttamento essi potranno sfidare il sistema capitalistico.
Organizzazione in unioni sindacali e partiti per rafforzare tale consapevolezza antagonista.
Diversamente da Durkheim
Immagine della società: non differenziata, ma diseguale
la organizzazione in gruppi deve non solo rinforzare l’omogeneità ma rafforzare la divisione e
l’antagonismo tra gruppi
2.2. La anatomia della società capitalistica
Dal momento che la società non è natura, i bisogni vengo no definiti socialmente. Qualsiasi attività
umana (anche il fatto di mangiare, vestirsi, ecc.) volta a soddisfare i bisogni richiede l’entrare in
rapporto con altri individui. Nella società industriale –capitalistica l’economia definisce la struttura
fondamentale della società sulla base di due elementi: i mezzi di produzione (le tecnologie
disponibili) e i rapporti sociali di produzione ( il modo in cui le tecnologia sono socialmente
organizzate). Da essi dipendono gli altri aspetti della società ( dottrine, leggi, ecc) che fanno da
supporto ad essa.
In tale società i rapporti di cooperazione tra gli uomini sono regolati dal concetto di proprietà. Lo
stare insieme della società industriale è quindi in realtà determinato dal fatto che l’organizzazione
dei rapporti di produzione è tale che chi non è proprietario dei mezzi di produzione (l’operaio
salariato) si trova costretto a vendere la propria forza lavoro (l’unica cosa di cui è proprietario ) al
proprietario dei mezzi di produzione( al capitalista) .
L’economia politica studia questi rapporti di scambio come rapporti tra uguali, cioè senza cogliere
la loro natura di sfruttamento. (VOC)
Nella società capitalistica l’intera società si va scindendo in due grandi formazioni antagoniste: i
pochi che hanno la proprietà dei mezzi di produzione (borghesia) e i tanti che ne sono esclusi
(proletariato). (àClasse sociale: raggruppamento di persone accomunate dalla stessa collocazione
nei rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà).
Per la discussione sull'attualità di questa dicotomia vedi le prossime settimane, alla voce (
àBagnasco, Parte su: Differenziazione e diseguaglianza, capitolo su Stratificazione e classi
sociali alla voce: Classi sociali, stratificazione, ecc.
2.3 . La centralità del lavoro, e la teoria del valore lavoro
Nella società capitalistica la ricchezza si produce sotto forma di merce, laddove la merce non appare
soltanto più come valore d’uso (caratterizzato da determinati contenuti tangibili ), ma come valore
di scambio (caratterizzato da un valore incorporato che permette di scambiare una merce con
un’altra di valore equivalente a prescindere dai contenuti concreti: un libro di Properzio (poeta
elegiaco) e una certa quantità di tabacco da fiuto possono essere equivalent i, dal punto di vista del
valore di scambio, così come un palazzo e una certa quantità di scatole di lucido da scarpe, dice
Marx: Per la Critica all’economia politica, 1857).
Le merci incorporano il lavoro speso per produrle, ma per potere essere scambia te le merci, anche
il lavoro in esse incorporato deve essere trattato in modo uniforme, quindi ridotto alla sua forma più
semplice, cioè deve potersi differenziare soltanto in termini quantitativi ( più o meno ore di lavoro
necessario per produrre quella data merce). Così il cavare l’oro, tessere la seta, estrarre il ferro dalle
miniere, sono lavori che per quanto qualitativamente molto diversi sono trattati come diversi solo
dal punto di vista quantitativo.
Si passa così dall’idea di lavoro concreto (individuato da specifiche attività su specifici oggetti,
attività di trasformazione della natura, attività che sintetizza l’essenza stessa dell’uomo come uomo
libero, l’uomo può lavorare anche essendo libero dal bisogno, a differenza degli animali) al lavoro
astratto (conteggiato soltanto come ore /giornate lavorate per altri).
Valore di una merce à ammontare del tempo di lavoro necessario per produrre una determinata
merce ( prodotto vendibile sul mercato) àvalore come denominatore comune di tutte le mercià il
capitalismo è indifferente al contenuto delle merci (valore d’uso) essendo interessato alla possibilità
di scambiare le merci cioè è interessato al valore di scambio
Il lavoro ha anch’esso un valore.
àche corrisponde alla quantità di tempo quotidiano socialmente necessario perché il lavoratore
acquisti i beni (da consumare) che gli consentono di riprodurre la propria forza (capacità) di lavoro
per il giorno dopo.
Quando il capitalista compra lavoro, compra lavoro passato, incorporato nella forza lavoro e lavoro
presente (ciò che il lavoro può produrre).
Il capitalista in realtà non paga al lavoratore l’intero valore di ciò che egli produce, ma soltanto la
sua giornata di lavoro. Il rapporto tra valore prodotto e paga ricevuta è la misura dello sfruttamento
Il plusvalore si genera soltanto se il lavoratore lavora più del tempo richiesto per riprodursi.
La giornata di lavoro non è un’entità fissa: Il fatto che occorra il lavoro di metà giornata per
mantenere vivo il lavoratore per 24 ore non gli evita di lavorare tutto il giorno .
La storia del capitalismo è la storia delle lotte tra chi vuole estendere ( il capitalista) e chi vuole
ridurre ( il lavoratore) o ridurre la durata della giornata di lavoro
3. Marx strutturalista e positivista e la sua eredità
Marx strutturalista: l’essere capitalisti o proletari non dipende da scelte specifiche dei soggetti: la
loro posizione è storicamente determinata. L’ obiettivo del capitalista è dato dalla struttura della
società, organizzata nel modo che si è detto, così come le sorti della società industriale- capitalistica
votata al collasso sono inevitabili e irreversibili.
Marx positivista. La scienza è un ‘occasione di emancipazione umana e di liberazione dell’uomo.
L’analisi scientifica della realtà fa giustizia di tutte le ideologie costruite dalla classe dominante.
Fanno parte dell’eredita marxiana:
-L’idea della centralità dell’economia come motore del funzionamento e dello sviluppo della società
e della sua struttura di potere
-l’idea di una struttura polarizzata della società in due classi antagoniste
-L’idea della subordinazione della produzione culturale all’esigenza della riproduzione e
legittimazione dello schema di dominio capitalistico–borghese imperniato sulla proprietà privata dei
mezzi di produzione;
L’idea del conflitto come principio e realtà osservabile della storia della società in cui è
costantemente osservabile come la diversità degli interessi non sia componibile.
L’idea della alienazione
Le posizioni che si riconoscono nella tradizione marxista si sono variamente mosse lungo questo
corpus di idee, in parte estendendone la portata, in parte superandole.
La centralità dell’economia
I rapporti tra struttura e sovrastruttura vengono ridefiniti in termini non più rigidamente
deterministici /causali, bensì in senso circolare: un certo modo di produzione, mentre alimenta un
certo tipo di sviluppo culturale, presuppone a sua volta, per potersi impiantare in a una determinata
società, un clima di idee e un terreno di conoscenze favorevoli.
La struttura polarizzata in due sole classi antagoniste è il terreno su cui gli eredi di Marx hanno
dovuto affrontare più critiche
Si tratta della difficoltà di affrontare, con la teoria marxiana, il declino della classe operaia e
l’avvento delle classi impiegatizie da un lato, e dall’altro la crescente divaricazione tra proprietà e
controllo dei mezzi di produzione (sempre meno imprese in mano a un solo capitalista, sempre più
grandi imprese in cui convergono le azioni di migliaia di azionisti e che sono controlliate da
manager stipendiati).
Su questo punto i marxisti americani con Olin Wright hanno cercato di applicare lo schema
marxiano alle mutate condizioni economiche e sociali dei paesi tardo capitalistici come gli Stati
Uniti. Olin Wright ha sostenuto, con una ipotesi che si potrebbe definire della proletarizzazione,
che la classe operaia tenderà non già a restringersi, bensì ad aumentare:”… il capitalismo
tenderebbe a dequalificare il lavoro ovvero lo ridurrebbe a routine in modo da consentire una più
facile supervisione e un controllo dei lavoratori…”
à à (vedi anche Bagnasco, parte quarta. Differenziazione e diseguaglianza, par. 5. Alcuni
grandi mutamenti).
C. Wright Mills, anch’egli americano, si muove sul fronte del rapporto tra economia e potere.
Secondo Mills, le élites del potere, pur provenendo da diversi ambiti ( politico, militare,
industriale) agiscono come un’unica élite che persegue i propri interessi congiunti, evitando ogni
influenza esterna. La società è quindi divisa tra chi ha il potere e chi non ce l’ha.
L’idea del conflitto di classe. Il conflitto è il motore della società contemporanea, ma non tutti i
conflitti sono riportabili alla divisione in classi ( Dahrendorf).
L’alienazione ( e ruolo dell’intellettuale) : per i teorici della scuola di Francoforte (Adorno,
Horkheimer, Marcuse), l’alienazione sta diventando una condizione pervasiva dell’umanità che la
società capitalistica imprigiona nella stretta soffocante della cultura e del consumo di massa.
L’intellettuale è sfidato a mantenere vigile la sua capacità di denuncia in un contesto in cui anche la
critica rischia di essere soppressa e appiattita dal potere dei mass media.
La capacità alienante della società capitalistica è tanto maggiore qua nto più a fondo penetra nelle
psicologia individuale creando e riproducendo non solo condotte e atteggiamenti adattivi, ma anche
personalità omologhe alla società di massa (Fromm).
C. Wright Mills va di nuovo richiamato anche per il suo interesse per il problema dell’alienazione:
egli osserva come si manifesta e funziona, negli anni ’50, il processo di alienazione nelle strutture
lavorative che sostengono il sogno americano: dagli impiegati delle burocrazie e degli uffici
professionali ai commessi /e dei grandi magazzini
Con riferimento a questi ultimi C. Wright Mills afferma che “…cordialità e cortesia fanno parte dei
mezzi impersonali per guadagnarsi la vita.. In ogni lavoro che implichi il mercato della
personalità, la personalità e i tratti individuali diventano parte dei mezzi di produzione…” ( da
I colletti bianchi; La classe media americana, ediz. orig,1951)
Vocabolario minimo marxiano
Alienazione. Estraniazione (perdita di controllo, allontanamento) nei confronti di oggetti e
situazioni che l’individuo non riconoscere essere il prodotto della sua stessa attività materiale o
intellettuale
Conflitto. Interazione con scopi divergenti in situazioni tali per cui gli scopi di ambedue non
possono essere conseguiti, se non l’uno a spese dell’altro e tale da rendere oggettivamente
necessaria o soggettivamente indispensabile la neutralizzazione o addirittura l’eliminazione
dell’altro ( problema per gli studenti: in questo caso l’altro è: avversario, antagonista o
nemico??)
Ideologia. complesso di valori e credenze che contribuiscono a salvaguardare la posizione di un
gruppo
Materialismo storico metodo o prospettiva per cui la storia è fatta di individui che si situano
sempre in certe condizioni materiali di vita che essi hanno già trovato esistenti o hanno essi stessi
prodotto con la loro azione.
Materialismo dialettico: metodo o prospettiva per comprendere il movimento reale delle cose viste
nel loro esistere ma anche nella loro negazione o superamento.
Sfruttamento:appropriazione indebita della ricchezza prodotta dal lavoratore da parte del capitalista
che remunera soltanto una parte (la giornata di lavoro ) del valore prodotto dal lavoro.
4. Max Weber (1864-1920) nel suo tempo
4.1. Nativo di Erfurt, Germania, economista, storico e politico. Proviene da una famiglia
culturalmente e politicamente influente ( suo padre era membro del partito nazionale liberale ).
Partecipa attivamente alle vicende tedsche prendendo posizione sulla guerra ( prima favorevole poi
contraria alla guerra) e sulla politica delle annessioni cui si dichiara contrario.
Partecipa alla redazione della Costituzione della Repubblica di Weimar
Max Weber tenne la catetedra all’Università di Friburgo e di Gheidelberg e sfornò un numero
impressionante di lavoro che spaziavano dall’economica politica alla sociologia della religione, alla
storia economica alla psicologia dello sviluppo, per finire con la metodologia delle scienze sociali
4.2. Punti di contatto tra Marx e Weber.
Comune interesse e diverse opzioni, per la posizione cruciale della scienza e del lavoro
intellettuale rispetto alla politica (la scienza ha, secondo gli schemi positivistici, funzioni
direttamente emancipative nei confronti dell’umanità, e, nella particolare ottica di Marx, risolutive
nei confronti del superamento della società capitalistica; per Weber il ruolo della scienza è
riflessivo, ovvero orientato a illuminare e chiarificare il rapporto tra fini e mezzi dell’azione
politica).
Comune interesse e diverse prospettive di analisi, per la sfera religiosa, il cui ruolo strategico per la
riproduzione e l’innovazione nella società capitalistica, viene diversamente argomentato dai due
studiosi ( per Marx la religione è una forza culturale al servizio della classe dominante e la cui
azione inibisce l’emergere della consapevolezza dell’alienazione; per Max Weber la religione, in
particolare nella versione del protestantesimo puritano riformato ( calvinismo) è una forza culturale
che in specifiche condizioni contribuisce allo sviluppo della innovazione economica e sociale).
Comune interesse per le tematiche del conflitto come combustibile della società capitalistica,
trattato però con sensibilità e presupposti teorici e politici molto diversi.
Per Marx il conflitto è il conflitto di classe ed è per sua natura antagonistico; per Max Weber
l’attenzione è posta sulla esistenza di diversi interessi che muovono le azioni sociali e sui diversi
modi in cui i ruoli sociali procurano potere a coloro che li rivestono; dunque su come, in diversi
modi, si creino e mantengano situazioni di dominio.
5. Weber, teorico della razionalizzazione
Come risponde Weber al problema di come sta insieme la società industriale?
La nuova risorsa della società industriale è costituita secondo Weber dalla diffusione dei processi di
razionalizzazione, insieme di procedure precise e calcolabili che rendono trasparente e
relativamente prevedibile il comportamento sociale e facilitano il reciproco coordinamento delle
azioni individuali.
A livello di società nel suo complesso la burocrazia rappresenta un modo nuovo ed esemplare di
razionalità. Nella burocrazia (tratti essenziali; impersonalità, divisione del lavoro secondo il
principio della competenza, remunerazione stabilita ed erogata dall’organizzazione, struttura
gerarchica, netta divisione tra ufficio, e vita personale, prevedibilità di carriera, ecc.)
( per cui si veda anche Bagnasco, Capitolo sui Gruppi organizzati, paragrafo 3: Il modello
della burocrazia)
l’azione è organizzata, ai vari livelli secondo regole e procedure (i mezzi ) che garantiscono il
raggiungimento dei fini (una amministrazione efficiente ed equa). Questi mezzi infatti rendono
trasparente e prevedibile gli schemi di azione della burocrazia e al tempo stesso garantiscono alla
burocrazia stessa di poter risolvere i problemi non affrontandoli uno per uno, bensì riconducendoli
a fattispecie già previste e codificate in anticipo.
La burocrazia rappresenta la forma più alta di razionalizzazione dei processi organizzativi.
Il problema di Weber, dunque, non è già quello di aumentare l’uniformità dei valori e dei
comportamenti (come nella prospettiva di Durkheim) bensì di coordinare la pluralità di significati
contrastanti e le azioni sociali diversamente orientate, riducendo il rischio che le divergenze
diventino conflitti insanabili ( come nella lettura marxiana).
Tuttavia c’è un rischio.
La produzione di regole e procedure aiuta il processo di razionalizzazione. dunque aumenta la
prevedibilità della azioni e relazioni sociali ma incrementa anche i rischi dell'irrigidimento della
società. In Weber non è presente la sensibilità per i deficit della burocrazia e le sue inefficienze, (
egli pensa piuttosto al gigantismo burocratico che ha già una qualche visibilità nella Germania in
cui vive). La critica del malfunzionamento burocratico emergerà chiaramente più tardi sia tra teorici
della azione razionale (Crozier), sia tra i teorici del funzionalismo ( Merton).
à vedi anche Bagnasco, capitolo su I gruppi organizzati:associazioni e organizzazioni, par 5:
“Perché la burocrazia è inefficiente”.
6. Weber teorico dell’azione sociale
La società è la proiezione su scala macro di azioni che si sviluppano e vanno identificate prima di
tutto a livello individuale, cioè a livello micro.
La parola “individuale” è messa tra virgolette e sta a significare che non dev’essere presa in senso
abituale cioè riferita a un individuo unico e distinto da qualsiasi altro, ma come individuo tipico,
colto in situazione tipica, (cioè condivisa con altri e decodificabile dal ricercatore).
Come fare dunque per cercare le cause dei fenomeni sociali, muovendosi a questo livello?
Si tratta dunque di una prospettiva che Boudon ha definito
àIndividualismo metodologico
Cioè per ricostruire un fenomeno sociale ( che al sociologo si presenta sempre come un fenomeno
sociale aggregato, fatto di una certa uniformità di comportamenti di tante persone) è indispensabile
ricostruire le tipiche motivazioni degli individui coinvolti nel fenomeno . Queste motivazioni si
suppone ispirino uniformemente quegli individui
Anche la conoscenza di un fenomeno storico complesso come il capitalismo ( in particolare il
capitalismo mercantile che nasce in Europa attorno al 1600), si presta a essere illuminata e
arricchita da questa prospettiva.
Il capitalismo non è infatti soltanto un particolare sistema economico fondato su imprese, che
operano sui mercati al fine di produrre beni e accumulare profitti, ma esprime e si alimenta di una
mentalità, un modo di guardare se stessi e il mondo, e un’etica economica, particolari : quello che
Weber chiamerà, nel suo celebre studio (L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, 1904) lo
spirito del capitalismo ( vedi più oltre, parr. 7.1, 7.2).
La teoria dell’azione weberiana risolve il problema di cercare le cause dei fenomeni iniziando a
porsi una domanda diversa da quella classica, che si chiede “perché y?” ( laddove il perché va
ricercato nelle condizioni antecedenti l’azione di cui il soggetto può essere inconsapevole)
La domanda della sociologia dell’azione è invece:
à “ cosa rappresenta y (l’azione ) agli occhi di x( l’attore)? ” cioè
àChe senso ( significato ) ha y per x?
cioè
à che intenzione (motivazione) ha x compiendo y?
Le azioni sociali per Weber no n maturano nel vuoto sociale ma tengono conto direttamente e
indirettamente della condotta di altri.
6.1. Il superamento della dicotomia tra azioni logiche e azioni non logiche
Weber (Economia e Società, 1922) sostiene che esistono diverse forme di espressione della
razionalità (in polemica con Pareto). Secondo Weber la distinzione di Pareto tra azioni logiche
(finalizzate a uno scopo) e azioni non logiche (non finalizzate a uno scopo) è importante, ma non
per escludere le seconde ( nel caso che all’osservatore paiano basate su principi assurdi o non
immediatamente comprensibili, quindi irrazionali, ma per orientare l’analisi sociologica verso
azioni che sono comunque di tipo complesso e che possono anche esse essere governate da una
razionalità specifica ( tradizione, emozione, credenze ecc.) di cui la sociologia si deve occupare.
Il modello classico di homo oeconomicus implica che la nozione di miglior scelta possibile sia
definita in modo preciso. Il modello di homo sociologicus implica invece che molte scelte siano
strutturalmente
ambigue, nel senso che la nozione di scelta migliore risulta mal definita.
La distinzione tra azioni logiche e non logiche commette l’errore di attribuire alle azioni non
logiche e a quelle logiche un carattere definito in assoluto. Il giudizio di razionalità va invece
contestualizzato.
Le azioni sociali possono trarre impulso anche da rappresentazioni, interpretazioni, immagini di eventi e
situazioni (definizioni della situazione; VOCAB )che non sono necessariamente rispondenti a realtà
oggettive.
6.2. Nella rilettura del sociologo francese Raimond Boudon le azioni sociali secondo Weber sono
-oggettivamente razionali, quando
y corrisponde pienamente all’interesse di x (azioni logiche di Pareto)
oppure y corrisponde al mezzo ritenuto il migliore possibile in quella situazione per soddisfare l’interesse di
x (azioni secondo la razionalità limitata di Simon).
- soggettivamente razionali quando
y corrisponde a un valore, o a principi, o ad a priori, ritenuti validi o adatti al problema in questione.
Il guaio è , dice Boudon che l’osservatore, quando ha l’impressione che quel comportamento sia oscuro dirà
che si tratta di un’azione irrazionale, ma questa distinzione molto
spesso esiste soltanto nella mente dell’osservatore che non mette a fuoco il contesto in cui si sviluppa
l’azione del soggetto e che gli suggerisce alcune buone ragioni per fare o non fare una scelta.
Le azioni irrazionali non devono rappresentare un pass par tout delle incapacità del sociologo a
capire situazioni distanti da quelle familiari (come diranno altri, dopo Weber l’ipotesi di
irrazionalità, deve essere un ‘ipotesi residuale).
6.3. Razionalità e prevedibilità dell’azione. Secondo Weber ( cfr. l’uso del tipo ideale) ci sono
quattro forme cioè quattro ideal-tipi) di azione razionale: l’azione orientata (direttamente
finalizzata) a uno scopo secondo il modello mezzi- fini, l’azione orientata in modo razionale
rispetto al valore, l’azione orientata in modo razionale in termini affettivi, l’azione orientata in
modo razionale rispetto alla tradizione.
In Weber, a diverse forme di razionalità corrispondono diversi gradi di uniformità e quindi di
prevedibilità dell’azione: le azioni più facilmente prevedibili sono quelle del primo tipo, nonché
quelle orientate da tradizioni, consuetudini consolidate.
Quelle orientate in termini affettivi e in base a valori sono più difficilmente prevedibili e richiedono
analisi ravvicinate e approfondite dei contesti.
Per Weber e per tutta la teoria dell’azione che si ispira a Weber il comportamento umano presenta
diversi gradi di stabilità a seconda di quanto è rigidamente codificato. La moda, ad esempio, è per
sua natura mutevole, mentre la presenza di un apparato statale, con il suo sistema legale e i suoi
organi amministrativi e giuridici e di governo, assicura un grado assai elevato di osservanza di
orientamenti di senso codificati.
7. La spiegazione in sociologia e il dibattito sulle scienze storico sociali
La particolare prospettiva da cui si pone Weber per cercare le cause dei fenomeni sociali va
inquadrata nel dibattito che si sviluppò in Germania, a cavallo tra il 1800 e il 1900 e che
rappresenta la reazione alla tradizionale soggezione delle scienze sociali al modello delle scienze
naturali , secondo quanto raccomandava il modello di scienza di tipo positivistico.
In quella prospettiva le spiegazioni dei fenomeni vanno espresse sotto forma di leggi universali (
cioè insieme di proposizioni che hanno validità assoluta), le quali restituiscono una conoscenza
perfetta completa della realtà. Durkheim aveva in qualche modo aderito a questa prospettiva
ritenendo che i fenomeni sociali potessero e dovessero essere ridotti a cose, cioè oggettivati,
secondo appunto il modello delle leggi naturali: che dunque si potesse mettere tra parentesi ciò che
gli uomini pensano e desiderano, per porre appunto attenzione a fatti “oggettivi”. ( vedi anche
dispense settimana 14-16 marzo).
La reazione al dominio del modello delle scienze naturali suggeriva che lo studio delle attività
umane dovesse richiedere un metodo specifico, dal momento che i fatti umani sono individuali e
irripetibili e vanno studiati nella loro singolarità e mutevolezza e inoltre compresi dal di dentro
attraverso la ricostruzione di mentalità e culture.
Max Weber mediò tra le posizioni dei
-sostenitori di un unico modello applicabile a tutte le scienze e
-i sostenitori di una irriducibilità delle scienze storico sociali a quelle naturali.
Secondo questi ultimi le scienze storico sociali richiedono un tipo particolare di spiegazione (la
spiegazione idiografica, basata sullo studio di eventi e situazioni particolari, colti nella loro
individualità e irripetibilità). Secondo i sostenitori del modello unico il modo di ricercare le cause
deve in tutte le scienze ancorarsi alla spiegazione basata su leggi , detta anche nomotetica: essa
presuppone l’ uniformità e la ripetibilità degli eventi studiati sotto forma di associazioni ripetute
tra certi eventi o fenomeni ( effetti ) e certi altri eventi o fenomeni ( cause)
Secondo Weber i fenomeni sociali possono essere sì spiegati secondo criteri che cercano di
identificare dentro la varietà e la complessità, elementi di uniformità ( vedi par. 5.1.), ma devono
essere anche compresi, cioè il ricercatore deve risalire al significato attribuito dagli attori coinvolti
in quella determinata situazione all’azione svolta. Senza la comprensione qualsiasi spiegazione è
monca.
7.1. Vediamo quindi seguito in cosa consista la spiegazione per Weber.
Nella ana lisi di un fatto storico sociale studiato secondo i requisiti dell’analisi sociologica non si
procede alla ricerca di leggi, né ci si ferma alla spiegazione idiografica, cioè alla ricostruzione
dettagliata di eventi unici e irripetibili, come fanno ad esempio gli storici, ma si cercano nessi,
ovvero connessioni, tra molteplici fatti sociali che avvengono in uno specifico contesto (ma che
potremmo vedere diffusi e ripetuti se si ricreassero certe condizioni ).
La causalità sociale non può essere espressa in leggi, poiché uno stesso effetto può essere generato
da combinazioni differenti e virtualmente infinite di cause.
La questione causale, pone una questione di concrete connessioni causali. Si può dire che la questione della
ricerca delle cause per Weber è una questione di imputazione, cioè di ricondurre un certo fenomeno a un
insieme di condizioni storiche e sociali che non potrebbero produrre quel fenomeno altrove a meno che non
si ricreino le stesse condizioni.
Come procedere, allora?
Si cerca cioè di isolare le cause *possibili* (il tipo di cultura propria del protestantesimo nella versione
calvinista) e di costruire giudizi di possibilità ( potrebbe aver influenzare un tipo di mentalità
imprenditoriale..) basandosi sul procedimento di esclusione artificiale di elementi di realtà per verificare la
sussistenza di un processo causale ( questo processo si chiama controfattuale:àse non ci fosse stata
quell’esperienza particolare del calvinismo, cioè se la maggior parte di imprenditori, anziché essere
protestanti fossero stati cattolici, e quindi orientati da una cultura “sociale” e religiosa diversa, si sarebbe
ugualmente verificato, nelle forme in cui si è verificato, un processo come quello della nascita del
capitalismo commerciale del ‘600?)
7.2. L’ideal tipo consente di ancorare la varietà e la concomitanza di cause che in uno specifico
contesto contribuiscono a produrre un certo fenomeno a una serie limitata di tratti essenziali.
L’ideal tipo: l’idealtipo è un concetto strumentale ideato dal ricercatore per organizzare l’analisi
empirica e consiste nella selezione dei caratteri essenziali che una situazione storica sociale
particolare offre e nella loro ricomposizione in una figura più semplice.
La burocrazia, definita attraverso i suoi tratti essenziali, è un idealtipo.
Estraendo gli elementi comuni dalla varietà di esperienze individuali relative a un certo fenomeno (
ad esempio l’esperienza di attività di impresa per coloro che aderivano a una particolare versione
della religione protestante, il calvinismo) il ricercatore rende queste individualità comparabili e le
raccoglie per così dire in un unico “attore-tipo” (nel caso dello studio del capitalismo mercantile
dell’Europa del ‘600 lo “spirito del capitalismo” riassume una serie di attitudini e mentalità di
quell’epoca). Nella sua analisi sul rapporto tra etica protestante e spirito del capitalismo (1904)
Weber sintetizza nell’ascesi intra mondana (l’idea è quella di un particolare tipo di “distacco dal
mondo”, legato all’idea della predestinazione che paradossalmente consente di investire il massimo
energie in un particolare ambito, senza altre distrazioni), le caratteristiche essenziali che
qualificano il comportamento dell’imprenditore “razionale” che si affaccia sulla scena europea del
capitalismo mercantile ( in particolare in Olanda e in Belgio nel 1600).
Questo imprenditore conduce una vita sobria e morigerata, ritiene che il profitto debba essere
reinvestito nell’impresa. Ha una dedizione assidua e sistematica al suo lavoro, critica gli stili di vita
dispendiosi e il lusso sprecone. Si dedica alla realizzazione di sé tramite il lavoro, ha un
‘organizzazione metodica della vita, ecc.
Weber non dice semplicemente che il calvinismo è causa del capitalismo
Semmai riconosce in una particolare mentalità legata alla religione calvinista un fattore che
concorre a far sì che le condizioni economiche, tecnologiche e sociali vigenti in un certo contesto e
in una certa epoca si realizzino in un particola “tipo”di imprenditore
L’obiettivo di Weber è infatti quello di cercare una sorta di ”parentela” tra il modello di
comportamenti richiesto dal ruolo imprenditoriale, che si oppone allo stile di vita di aristocratici e
rentiers e il modello di comportamenti “comandato” dalla religione calvinista. In entrambi i modelli
c’ è un mandato simile (dedizione al lavoro, concentrazione delle energie senza distrazioni, ecc) .
Dove trovi il secondo modello trovi anche il primo.
àRitornando all’ idealtipo.
In sociologia il procedere per idealtipi è attività corrente del ricercatore, ma anche il senso comune ,
in maniera più o meno consapevole e rigorosa, procede per tipizzazioni o idealtipi:
es: un organizzazione di tipo burocratico, un’educazione di tipo autoritario, la violenza di tipo
mafioso, la organizzazione del lavoro industriale di tipo fordista, ecc).
8. Il ruolo dello scienziato .
La scienza è una componente essenziale di quel processo di progressivo disincanto che guida
l’emancipazione della ragione dai vincoli della religione.
Tuttavia la capacità della scienza di disvelare al mondo la verità non garantisce affatto soluzioni
conoscitive definitive e complete.
La conoscenza scientifica della società deriva da scelte teoriche, da opzioni culturali, da punti di
vista selettivi su differenti aspetti della vita sociale.
Qualsiasi conoscenza parte da un interrogativo, dunque da una selezione della materia conoscibile,
questo interrogativo è ancorato a una serie di presupposti
“Una conoscenza priva di presupposti, come vorrebbe Durkheim, porterebbe a un caos di giudizi
esistenziali sopra infinite osservazioni particolari”.
Lo scienziato dunque seleziona, ritaglia un segmento limitato della realtà sociale cui pone specifici
interrogativi. Non esiste una conoscenza completa e perfetta della realtà sociale, ma soltanto quella
conoscenza parziale, provvisoria, incompleta che deriva dal nostro cercare di rispondere, dopo una
attenta e rigorosa investigazione, alle specifiche domande che ci siamo posti.
Scegliere la scienza significa non già che si è indifferenti a una certa questione e quindi ci si sottrae
allo schierarsi, ma scelte e schieramenti personali devono rimanere al di fuori della pratica
scientifica. Il ricercatore deve quindi disciplinare la sua conoscenza e sorvegliare la sua ricerca per
minimizzare le distorsioni e le deformazioni personali. Come fare? Descrivendo, una volta
selezionato l’oggetto, il percorso di indagine ed esplicitando in esso le scelte condotte, badando a
dichiarare il suo punto di vista come distinto da quello adottato come scienziato.àobiettività
L’obiettività si raggiunge dunque attraverso il rendere esplicito il percorso di ricerca e
sottoponendolo alla critica della comunità scientifica.
Quanto alla politica, la politica non si addice all’aula. In aula possiamo parlare di democrazia, ma in
modo diverso da come ne parleremmo in un comizio. E’ come dire che in aula usiamo il vomere
per dissodare il terreno, in piazza la spada… Ai politici va quindi detto
Che gli scienziati sono in condizione di aiutarli a conseguire… la chiarezza. A fare chiarezza sugli
obiettivi ultimi del loro operare e i mezzi per raggiungerli. Possono quindi costringerli…o almeno
aiutarli, a rendersi conto del senso ultimo del loro operare…”
( da “La scienza come professione, in Il lavoro intellettuale come professione, 1919).
Vocabolario minimo weberiano
Intenzione: conferire un senso ( significato) fondato sul “dirigersi verso”
Agire secondo intenzioni = guardare consapevolmente a uno scopo
Agire comprensibile= quell’agire cui è attribuibile uno scopo
Comprensione del senso intenzionato dell’azioneàattività dell’interpretare, ovvero dell’intendere il
senso di un’azione
L’azione è sociale è tale in quanto il suo senso intenzionato (agli occhi del soggettoà attore) tiene
conto del comportamento altrui e si regola di conseguenza.
Definizione della situazione. Non è una definizione di Weber, come si vede è successiva, ma
illumina molto bene la portata ampia del metodo della comprensione dell’azione sociale.
“…Una situazione definita dagli attori come reale diventa reale nelle sue conseguenze” (definizione
che fa capo a quello che viene definito teorema di Thomas, 1923 e che ritroveremo nello studio
dell’interazionismo simbolico)
La definizione della situazione ha valore, nel contesto di Weber –Boudon, per riconoscere al
soggetto che agisce la capacità do definire la situazione in cui agisce e regolarsi di conseguenza (
indipendentemente che di tale situazioni si possano dare altre letture)
àSuccessivamente si vedrà ( specie con l’interazionsimo simbolico e la sua teoria della devianza)
che una definizione ( iniziale ) della situazione ( specie quando sia data da altri nei confronti di un
certo soggetto, magari con funzione di stigmatizzazione, o di etichettamento: è un ladro, è un
impostore, non combinerà niente di buono, ecc) produce, attraverso vari meccanismi sociali di
fissazione e di inerzia, conseguenze reali come se la situazione iniziale reale fosse stata davvero
quella che era stata definita dai soggetti coinvolti
Eredità di Max Weberà vedi dispense della prossima settimana
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