elasticità e prezzo: considerazioni

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ELASTICITA’ DELLA DOMANDA
L’elasticità della domanda viene definita come il rapporto tra la variazione percentuale della
domanda e la corrispondente variazione percentuale (in questo caso del prezzo). La percentuale
fornisce quindi indicazioni, informazioni, sulla sensibilità della domanda in conseguenza di
variazioni del prezzo del bene/servizio. In altra parole ci indica qual è l’atteggiamento dei
consumatori ogniqualvolta varia (aumenta o diminuisce) il prezzo dei beni e/o servizi che
intendono acquistare.
Il rapporto tra le due grandezze potrà risultare > di 1, = a 1, < di 1.
Nel primo caso il bene/servizio sarà a domanda elastica, nel secondo ad elasticità neutrale (o
unitaria), nel terzo a domanda rigida o anelastica
Il grado di elasticità/rigidità dipende dal tipo di bene/servizio considerato.
a) I beni/servizi di prima necessità sono a domanda rigida, potendo avere un grado di rigidità
molto elevato. La domanda tende quindi a spostarsi poco in seguito ad aumenti o
diminuzioni di prezzo, quindi in percentuale inferiore a quella che misura la variazione del
relativo prezzo. Se viene logico pensare che la relazione, in questo caso, sia inversa
(all’aumento del prezzo si verifica una diminuzione della domanda) occorre tuttavia
considerare un’eccezione, formulata dall’economista inglese Robert Giffen (1837-1910)
che viene ricordata come, appunto, “paradosso di Giffen”:
b) Si tratta dei cosiddetti “beni dei poveri” (qualcuno li chiama anche “beni inferiori) per i
quali, quando il prezzo aumenta, la quantità domandata anziché diminuire aumenta e ciò a
causa del basso reddito di queste persone che a questo punto decidono di rinunciare al
consumo di beni più costosi (per es. carne, pesce, ecc.). In questo caso ci sarà quindi una
relazione diretta e ci si potrà attendere anche una variazione elastica della domanda;
c) Un’altra eccezione è stata spiegata dall’economista statunitense Thorstein Veblen (18571929) e si riferisce al consumo dei cosiddetti “beni di lusso”: è questa la “legge di Veblen”
che illustra un altro apparente paradosso, che spiega invece un comportamento del tutto
comprensibile. Infatti, poiché i beni di lusso sono beni “status symbol”, chi li acquista
desidera spesso ostentare, dimostrare il bene comprato ed utilizzato e quindi più il
bene/servizio costa più è in grado di dimostrare agli altri la sua ricchezza. Come per il caso
“b” anche qui la relazione è diretta e la percentuale di variazione potrà anche superare
l’unità, ma ciò dipenderà dal comportamento dei consumatori. Naturalmente ciò non vale
quando le persone ricche, al contrario, intendono nascondere agli altri la ricchezza
guadagnata e posseduta.
d) Diverso il caso dei beni di seconda necessità e di quelli voluttuari: in questi casi la relazione
è inversa e, generalmente, la domanda è elastica;
e) Occorre poi considerare la relazione che esiste tra la variazione del prezzo di un bene e la
domanda del bene ad esso complementare: in questi casi la relazione è di tipo diretto
poiché la variazione in aumento o diminuzione del prezzo del bene/servizio “A” farà
diminuire o aumentare la domanda del bene/servizio “B”; il grado di elasticità dipenderà
dal tipo di bene/servizio in questione
f) Al contrario del caso precedente, infine, la relazione tra la variazione del prezzo di un
bene/servizio e la domanda di un suo succedaneo: in questi casi, infatti, il consumatore
provvederà all’acquisto o utilizzo del succedaneo in caso di aumento del prezzo o rinuncerà
al succedaneo in caso contrario. In entrambi i casi (cioè sia di aumento che diminuzione del
prezzo) la relazione con la domanda del succedaneo è di tipo diretto.
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