Nel corso del `600 la borghesia si è già sviluppata in paesi come l'Olanda, Francia, Inghilterra. E, nel corso del `700, si affermerà sempre di più. In questo secolo si svilupperanno le teorie spirate al liberismo, alle dottrine del laissez-faire e dell'individualismo economico, teorie economiche che avvantaggiano il ceto medio della popolazione a discapito degli Stati. In questo periodo si diffonde il pensiero che il commercio, specie quello libero, è il vero fautore del progresso, della ricchezza e prosperità di un paese. E per raggiungere questo progresso c'è bisogno di libera circolazione delle merci, e di uno stato che non s'intrometta nelle questioni dei privati. Tuttavia, anche in queste idee ottimistiche c'erano delle contraddizioni; la terra continuava ad essere la principale fonte di ricchezza sebbene se ne cominciasse a delineare anche un'altra: l'industria, naturale sviluppo tecnologico del tradizionale artigianato. Le fabbriche dettero il via alla Rivoluzione Industriale, le cui caratteristiche principali furono: - industrializzazione - urbanizzazione - Rivoluzione agricola Transizione demografica – Capitalismo. Un veloce sviluppo industriale tuttavia si ebbe solo in Inghilterra, venendo a verificarsi un certo squilibrio rispetto agli altri paesi europei. L'Italia soprattutto era lo stato rimasto più indietro. In questo periodo il commercio era visto come il mezzo grazie al quale lo stato poteva avere i beni che non è in grado di produrre, e allo stesso momento migliorare i propri manufatti grazie alla "divisione del lavoro" (cioè: ogni operaio deve occuparsi solo di una specifica fase della produzione, specializzandosi in questa). La verità era tuttavia che l'operaio non era padrone di se stesso ma poco più di uno schiavo; ma i problemi della classe operaia non suscitavano l'interesse degli illuministi. Questi infatti si preoccupavano solo di agevolare l'iniziativa imprenditoriale, permettendo ala grande borghesia di arrivare sempre più al potere politico, necessario per affermarsi sempre più dal punto di vista economico. Insomma, la battaglia degli illuministi è rivolta alle vecchie teorie mercantilistiche, e alla vecchia legislazione di tipo feudale. Il mercantilismo tradizionalmente aveva come sue caratteristiche: il bullionismo, la bilancia commerciale favorevole, il monopolio dei trasporti marittimi. La borghesia è così "contraria allo Stato", ma solo per esigenze riformatrici e non rivoluzionarie. Con l'ascesa della borghesia comincia l'età moderna, caratterizzata dall'avanzata impetuosa di questa in tutti i settori della società e non sol nell'economia e politica, ma anche nei campi del sapere questa afferma sempre più le sue tesi: - laicizzazione del sapere ( opposizione alla Chiesa) - analisi critica della storia In politica, inoltre si distingueva per la ribellione allo stato assoluto e per l'aspirazione a governarsi da sola. Stato Assoluto. E' lo stato moderno che nasce nel 1600. Questo instaura un ordine giuridico-amministrativo uniforme, sottomettendo le forze feudali e riuscendo a creare un'alleanza fra classe borghese e stato, che però funzionò solo nel `600, perché nel `700 la borghesia era già troppo sviluppata e comincia a nutrire l'ambizione di governarsi da sola. Nel 1688, infatti, in Inghilterra la borghesia (quella alta) arriva alla direzione dello stato tramite la seconda rivoluzione industriale, nel quadro di una moderna libertà costituzionale. Anche in Francia ci fu la rivoluzione, ma la frattura con lo stato fu più radicale. (Voltaire precisa nei suoi scritti "Lettere Inglesi" l'ideale da realizzare in Francia) Secondo gli Inglesi, la società deve basarsi sul commercio, che è per questi coraggio, tenacia, obiettivi. Al centro di tutto questo c'è l'uomo, che non riceve la sua fortuna da un Dio,ma grazie alla propria ragione. Le posizioni illuministiche si liberarono finalmente dalla mentalità feudale. Fonte: http://doc.studenti.it/vedi_tutto/index.php?h=bf9ee3cf