La restaurazione: gli ordinamenti politici. La restaurazione ebbe

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La restaurazione: gli ordinamenti politici. La restaurazione ebbe caratteri diversi entro i singoli paesi, sempre però
nel quadro di un indirizzo conservatore e tradizionalista. In Gran Bretagna si ebbe la prevalenza dell'ala destra del
partito conservatore, che favorì gli Interessi della grande proprietà terriera a scapito di quelli dell'industria esportatrice.
In Prussia, Austria e Russia venne seguita una linea che si richiamava all'assolutismo settecentesco e ostacolava ogni
evoluzione in senso liberale. Il caso più significativo di restaurazione «morbida» fu invece quello della Francia: Luigi
XVIII promulgò una Costituzione, che tra l'altro prevedeva un Parlamento bicamerale, e conservò molte Innovazioni
del periodo napoleonico, scontentando così I legittimisti («ultras»). In Italia la restaurazione assunse forme piuttosto
dure (salvo che nel Granducato di Toscana), temperate in qualche caso (Regno delle Due Sicilie, Stato della Chiesa)
dalla presenza di correnti politiche moderate.
La restaurazione: l'ordine sociale. Per quel che riguarda i rapporti sociali, la restaurazione non Interruppe il
processo di crescita della borghesia e di emancipazione dai vincoli feudali. Tuttavia la borghesia fu danneggiata da
politiche statali che favorivano gli interessi della proprietà terriera. Inoltre, in buona parte dell'Europa dell'Est II
processo di emancipazione dai vincoli feudali fu assai lento. Diversa la situazione in Francia e nei paesi dell'Europa
occidentale passati per la dominazione napoleonica: qui la borghesia aveva in effetti aumentato la quota della sua
proprietà sulla terra, senza però che ciò si risolvesse in una generale modernizzazione dell'agricoltura.
Società segrete e insurrezioni. In quasi tutti i paesi europei l'azione di liberali e democratici si doveva svolgere in
forme clandestine, attraverso società segrete. La Carboneria si ispirava a un liberalismo moderato, mentre altre sette
(Comuneros, Adelfi, Filadelfi) avevano posizioni più spiccatamente democratiche. In massima parte la base sociale
delle società segrete era costituita da intellettuali, studenti e militari: furono loro i protagonisti delle rivoluzioni degli
anni '20. L'ondata rivoluzionaria del 1820-21 partì dalla Spagna, con la ribellione a Cadice per avere un sistema
politico costituzionale da parte di alcuni reparti militari (gennaio '20). Il re fu costretto a concedere la Costituzione,ma il
nuovo regime non riuscì a consolidarsi soprattutto per i contrasti interni allo schieramento costituzionale.
Successivamente scoppiarono moti nel Regno delle Due Sicilie e in Piemonte. Le rivoluzioni del '20-21 suscitarono
l'allarme dei conservatori d'Europa. Nel '21 gli austriaci posero fine militarmente alla rivoluzione napoletana. La
rivoluzione spagnola fu schiacciata, invece, dall'intervento dell’esercito francese (1822). Tra i motivi principali della
sconfitta delle rivoluzioni del '20-21 vanno ricordate le divisioni interne allo schieramento rivoluzionario, nonché la
mancanza di seguito tra le masse non sensibilizzate dalle società segrete.
L'indipendenza della Grecia. L'unica rivoluzione del decennio che si concluse positivamente fu quella greca contro la
dominazione turca. Iniziata nel '21, questa rivoluzione, che ebbe i caratteri di una vera guerra di popolo contro gli
occupanti, si concluse solo nel '29. Il suo successo fu dovuto in misura determinante alle simpatie dell'opinione
pubblica europea e all'Intervento militare di Gran Bretagna, Francia e Russia che vedevano nel ridimensionamento
dell’impero turco possibilità di espansione nel Mediterraneo. Con l'indebolimento dell'Impero ottomano dopo la
sconfitta e con il riconoscimento dell'Indipendenza della Grecia prendeva corpo quella «questione d'Oriente» che
avrebbe alimentato la politica internazionale fino alla prima guerra mondiale, di cui sarà una delle cause.
1830, la rivoluzione di luglio in Francia. I moti europei del 1830-31 furono per molti aspetti simili a quelli di un
decennio prima, ma ebbero conseguenze più durature, portando alla rottura dell'equilibrio europeo sancito dal
congresso di Vienna. La politica di Carlo X, divenuto re di Francia nel 1824, fu Ispirata al disegno di una restaurazione
integrale. La repressione delle forze di opposizione sfociò, nel 1830, in quattro ordinanze che configuravano un vero e
proprio colpo di Stato in chiave assolutistica e a favore dell’aristocrazia terriera. Il popolo di Parigi reagì con
un'insurrezione violenta (27-29 luglio) che costrinse il re alla fuga. Le Camere nominarono nuovo sovrano “per volere
della nazione” Luigi Filippo d'Orléans, di idee liberali. La «monarchia di luglio», benché prodotta da una rivoluzione, si
ispirò sin dall'inizio a una linea di liberalismo moderato.
L'esempio francese incoraggiò una ripresa dell'iniziativa rivoluzionaria a livello europeo. Scoppiò una rivolta in Belgio,
che mirava all'indipendenza dall'Olanda, che fu un successo reso possibile dall'atteggiamento favorevole di Francia e
Inghilterra. Esito diverso ebbero I moti rivoluzionari scoppiati in Polonia contro il dominio russo, schiacciati poi dalla
Russia stessa, e in Italia, dove a Modena venne organizzato un complotto capeggiato da Ciro Menotti con l’aiuto della
carboneria che pensavano di poter godere dell’appoggio del duca di Modena Francesco IV. In realtà costui tradirà i
rivoluzionari favorendo l’intervento militare dell’Austria.
Un miglior esito avranno per qualche tempo le rivolte scoppiate in Emilia, Toscana e Stato Pontificio, dove per un
breve periodo, nel 1831, verranno ribaltati i governi legittimi e si riuscirà a costituire un Governo Provvisorio della
Province Unite. Anche in questo caso, però, l’esercito austriaco porrà termine con le armi all’insurrezione facendo
tornare la situazione politica alla sua realtà precedente.
Le monarchie liberali: Francia e Inghilterra. Il consenso verso il nuovo monarca francese non era ampio perché si
fondava soprattutto sull’appoggio da parte dell'alta borghesia (sarà definito il governo dei banchieri). Forte era
soprattutto l'opposizione repubblicana, che fu protagonista di vari tentativi insurrezionali. Per reazione, la monarchia
sposò una linea ancor più conservatrice che accentuò i caratteri oligarchici del regime e la frattura tra ceto dirigente e
società civile e che sarà causa dei nuovi moti insurrezionali che qui scoppieranno nel 1848.
Anche in Inghilterra si sentirono gli echi rivoluzionari europei, ma qui il governo non attuò politiche repressive, ma
riformiste: tra la metà degli anni '20 e la fine degli anni '40, vennero varate alcune decisive innovazioni che placarono
tutte le turbolenze di natura politica: diritto per i lavoratori di unirsi in associazione con nascita delle Trade Unions,
ovvero le prime organizzazioni sindacali riforma elettorale con ampliamento del numero degli elettori, leggi sociali che
favorirono alla borghesia industriale e commerciale di prendere il sopravvento sulla vecchia aristocrazia terriera. Le
masse popolari restano ancora escluse dall’accesso al potere politico, ma l’Inghilterra diviene lo Stato europeo più
liberale di tutti.
Le monarchie autoritarie: Austria, Russia, Prussia. Negli anni '30-48, a confronto delle trasformazioni avvenute in
Inghilterra e Francia, queste potenze rimanevano ancorate a un radicato immobilismo politico e sociale senza
possibilità di riforme di stampo liberale/borghese e dominate ancora dall’aristocrazia terriera.
In Sud America nel periodo i paesi si liberarono con continue insurrezioni al dominio coloniale di Spagna e Portogallo.
Tuttavia gli Stati che si consolidarono erano politicamente deboli, per cui a prendere il potere erano spesso i militari
con colpi di Stato, ed anche economicamente deboli, perché l’unica ricchezza era l’agricoltura d’esportazione, quindi
legata ai commerci con le potenze straniere da cui erano dipendenti. Solo a fine secolo prenderà piede in quest’area
geografica una rivoluzione industriale, ma l’instabilità politica dei vari paesi dell’America latina durerà anche nel ‘900.
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