Nuovo vademecum dei pediatri per malattie esantematiche

Nuovo vademecum dei
pediatri per malattie
esantematiche
I pediatri sono
scesi in campo
con un vademecum
a causa della
riduzione delle
vaccinazioni.
Tra le patologie infettive più frequenti troviamo
morbillo, rosolia, varicella e scarlattina, che si
caratterizzano con eruzioni cutanee, a queste si
aggiungono parotite e pertosse, entrambe molto
contagiose e spesso accompagnate da febbre, tosse,
prurito e talvolta dolore.
Il primo consiglio è quello di rivolgersi al pediatra
per stabilire la diagnosi corretta e avere indicazioni
per la cura.
“Ad eccezione della scarlattina, si tratta di malattie
prevenibili con la vaccinazione, che rimane in assoluto
la migliore arma di difesa”, dichiara Maurizio de
Martino, dell’Università di Firenze.
E spiega: “Non essendoci una cura specifica per le
malattie esantematiche, il medico prescriverà farmaci
per attenuare i sintomi. Innanzitutto è bene sapere che,
se la temperatura corporea si alza, non c’è da
allarmarsi, poiché si tratta di un meccanismo di difesa
dell’organismo. In presenza di febbre associata a
malessere generale e dolore, si può somministrare del
paracetamolo, che è l’antipiretico e antidolorifico di
prima scelta in età pediatrica: il dosaggio raccomandato
è di 15 mg per kg per singola somministrazione,
ripetibile a intervalli di 6 ore per un totale di 60 mg
per kg al giorno. Nel caso di varicella, per alleviare
il prurito è utile l’uso di un antistaminico, così come
è opportuno disinfettare le vescicole e mantenere sempre
corte le unghie del bambino, per evitare che,
grattandosi, possa procurarsi piccole abrasioni”.
Poi quanto riguarda la pertosse, “Una tosse secca e
stizzosa può essere calmata con uno sciroppo sedativo.
Attenzione all’uso corretto dell’antibiotico: è utile
soltanto in caso di scarlattina e pertosse, provocate da
un batterio, ma controindicato per tutte le altre
malattie infettive, di origine virale”.
Importante anche l’alimentazione, “Per aiutare i piccoli
pazienti a sentirsi meglio, bisogna prestare attenzione
all’alimentazione evitando di allarmarsi se sono
inappetenti: non bisogna costringerli a mangiare ma
cercare di prediligere un’alimentazione leggera, a base
di cibi liquidi, farli bere e tenerli a riposo”. E
ancora, per gli specialisti, ma anche con un po’ di buon
senso, “anche quando il rush cutaneo scompare, ‘è bene
tenere il bimbo a casa per alcuni giorni invece di
mandarlo subito a scuola poichè l’organismo è debilitato
e il sistema immunitario può funzionare meno, esponendo
il piccolo al rischio di contrarre qualche altra
malattia”.
Fonte: Ansa
Vitamina D per cuore e
sport
L’assunzione
quotidiana di
vitamina D
riduce la
pressione
sanguigna e i
livelli di
stress
migliorando le
prestazioni
sportive. È
quanto emerge
da uno studio
presentato dai
ricercatori
della Queen
Margaret
University di Edimburgo.
Durante questa ricerca 13 persone sono state invitate a
assumere un integratore di vitamina D ogni giorno per
due settimane. Dopo le due settimane i candidati sono
stati sottoposti a un test fisico (pedalata di 20
minuti) e infine ne è stata misurata la pressione
sanguigna.
Nell’analisi è emerso che la vitamina D aveva
influenzato positivamente le prestazioni fisiche dei
candidati, che riuscivano a percorrere in bici 6,5
chilometri in 20 minuti, circa 1,5 km in più rispetto
all’inizio. Inoltre, i livelli della pressione
sanguigna di chi aveva assunto l’integratore erano più
bassi di quelli che avevano preso il placebo. Infine,
gli studiosi hanno osservato che la molecola aveva
ridotto il tasso di stress dei partecipanti. Nella loro
urina, infatti, è stata rinvenuta una minore presenza
di cortisolo, il cosiddetto “ormone dello stress”, che
aumenta quando una persona è sotto pressione.
Gli esperti pensano che la vitamina D sia in grado di
prevenire malattie cardiache. Ma servono ulteriori
ricerche per accertare tutti gli effetti benefici della
molecola. Il passo successivo consisterà nello
sperimentare l’integratore per un tempo maggiore su un
campione di persone più ampio, a partire dagli atleti.
I benefici dello sport
sono gli stessi per tutti?
È noto che lo
sport e la
regolare
attività
fisica portino
benefici per
la prevenzione
di alcune
malattie, ma
non tutti ne
traggono gli
stessi
vantaggi.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature
Medicine ha mostrato che trarre pochi benefici da
attività sportiva dipende da un eccesso di produzione
della proteina prodotta dal fegato.
I ricercatori Kanazawa University Graduate School of
Medical Sciences, in Giappone, hanno effettuato uno
studio su uomini e animali per osservare un’eventuale
corrispondenza tra elevate produzione di questa proteina
e resistenza all’attività fisica.
I ricercatori hanno studiato l’attività fisica di due
gruppi di topi facendoli correre su un tapis roulant per
30 minuti al giorno su un arco temporale di un mese ed
hanno osservato che i topi con minore produzione di
selenoproteina P mostravano il doppio della capacità di
esercizio.
I ricercatori hanno poi fatto partecipare 31 donne in
salute, ma che non praticavano regolare esercizio
fisico, ad un programma di 8 settimane di allenamento
aerobico e hanno monitorato il loro apporto massimo di
ossigeno come misura di resistenza all’attività fisica.
Si è così osservato che coloro che avevano alti livelli
di selenoproteina P nel sangue prima del programma di
esercizio avevano anche un apporto di ossigeno inferiore
rispetto a quelle con livelli più bassi.
Sono necessarie ulteriori ricerche, ma il team è
fiducioso sul fatto che i risultati possano aprire la
strada a farmaci in grado di ridurre la produzione
selenoproteina P e migliorare così il trattamento di
malattie associate a inattività fisica come il diabete
di tipo 2.
Fonte: Ansa
Da cosa dipende il sonno
ritardato?
Il sonno
ritardato
dipende da un
fattore
genetico.
Lo ha dichiarato una ricerca della Rockefeller
University rivelando l’esistenza nel DNA del gene
“CRY1”, che se mutato porta al disturbo del sonno
ritardato.
Sono stati osservati i comportamenti di un gruppo di
volontari per un periodo di due settimane durante le
quali nessuno di loro aveva conoscenza dell’ora.
Seguendo solo i ritmi naturali del sonno e dell’appetito
è stato notato che quasi tutti rispettavano cicli di
sonno-veglia e pasti abbastanza regolari tranne un
volontario che è risultato avere una mutazione sul gene
CRY1 che induce ad addormentarsi tardi e svegliarsi
tardi.
Ulteriori studi condotti da esperti hanno messo in
evidenza che questa mutazione è abbastanza frequente e
presente nel DNA di una persona su 75.
Fonte: Ansa