OBIETTIVI, COMPONENTI E OBIETTIVI REQUISITI DI UN SISTEMA DI CONTROLLO DI GESTIONE Filippo Visintin Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Firenze Relatore 2 Fili Filippo Vi Visintin, i ti Ph Ph.D. D Researcher & Assistant Professor of Business Management Department of Energy Engineering “Sergio Stecco”, University of Florence IBIS Lab – Scientific board member www.ibis.unifi.it ASAP Service Management Forum Digital Systems Section - Director http://www asapsmf org http://www.asapsmf.org Via Cesare Lombroso 6/17 50134 Florence 50134, Florence, Italy Italy. Mobile:+39 331 6949802 Phone: +39 055 4796736 Email: [email protected] pp @ Definizione,, obiettivi e componenti p 3 Il controllo di gestione 4 E’ uno strumento che consente di supportare i processi decisionali che avvengono all’interno di un’impresa aiutando a comprendere: se un obiettivo è raggiungibile qual è il modo migliore per raggiungerlo se si sta operando coerentemente con ll’obiettivo obiettivo fissato Il processo decisionale 5 In generale il processo decisionale segue 4 fasi logiche: 1. 2. 3. 4. La programmazione dei risultati che una serie di azioni dovranno produrre La misura dei risultati da esse effettivamente prodotti L’analisi degli scostamenti tra risultati pianificati ed effettivi L’introduzione di azioni correttive SCG e navigatore satellitare…. 6 Il processo decisionale 7 Programmazione dei risultati Obiettivi Risorse Azioni Misura dei risultati Oggetto del controllo Rischi IIntroduzione d i delle d ll azioni correttive Fonte: Azzone, 2006 Analisi A li i d degli li scostamenti 1. La programmazione dei risultati 8 C i nell : Consiste Fissare un insieme di obiettivi “stimolanti” da raggiungere, individuati per mezzo di opportuni p pp indicatori;; Individuare gli eventuali rischi che possono ostacolare il loro raggiungimento; Definire le risorse che saranno necessarie per conseguire gli obiettivi; Definire un piano di azione, attraverso il quale orientare le risorse disponibili al raggiungimento degli obiettivi. Il controllo di gestione supporta il decisore nello stimare la compatibilità tra risorse, risorse obiettivi ed azioni 2. La misura dei risultati 9 E’ necessaria poiché poiché, in generale generale, vi è incertezza riguardo ai valori che assumeranno gli indicatori di prestazione esistono variabili esogene (e.g. prezzo materie prime), il cui valore è incerto e non direttamente controllabile anche le variabili endogene (e.g. produttività del lavoro), sebbene controllabili, ll b l possono comportarsi d diversamente d da quanto previsto La misura dei risultati si rende pertanto necessaria per : monitorare i l’l’andamento d t dei d i risultati i lt ti effettivamente ff tti t ottenuti, tt ti per verificarne la loro compatibilità con il risultato finale monitorare l’evoluzione dei p principali p fattori esogeni g che p possono richiedere interventi correttivi Il controllo di gestione supporta il decisore nel gestire l’incertezza Variabili esogene endogene e zone grigie 10 Fattorii prevalentemente l esogeni Zone grigie i i Fattorii prevalentemente l endogeni Nuovi concorrenti Guasti ad impianti Resa dei materiali Domanda complessiva Assenteismo Produttività del lavoro Prezzi materie prime Scioperi Ampiezza della gamma Fonte: Azzone, 2006 3. L’analisi L analisi degli scostamenti 11 Consente di evidenziare se gli scostamenti tra valori effettivi e previsioni sono: E Esogeni, i e quindi i di d dovutiti a fattori f tt i esterni t i non controllabili t ll bili Endogeni, e quindi dovuti ad una mancata corrispondenza tra il valore delle variabili endogene restituito dal modello di controllo ed il loro valore reale vi è stata una efficienza inferiore (superiore) a quella attesa il che richiede opportune azioni correttive Il modello di controllo è sbagliato e va cambiato Il controllo di gestione supporta il decisore nel valutare la prestazione 4. LL’introduzione introduzione delle azioni correttive 12 Le azioni correttive cambieranno in funzione della natura degli scostamenti SScostamenti t ti esogeni:i è improbabile che sia possibile/opportuno mantenere gli stessi obiettivi Il focus è prevalentemente sulla ridefinizione degli obiettivi (da rivedere) SScostamentii controllabili: t ll bili È possibile che, attraverso opportuni piani di azione, possano comunque essere centrati gli obiettivi prefissati Il focus è prevalentemente sui piani di azione (da correggere) Il controllo di gestione supporta il decisore nella definizione di azioni correttive L accountability L’accountability 13 Chi gestisce una impresa o, ancor di più, una sua unità organizzativa (e.g. la manutenzione) ha un’autonomia solo parziale dovendo operare nel rispetto degli obiettivi e delle risorse che le/gli sono state assegnate Il SCG deve pertanto fornire informazioni A chi gestisce l’unità organizzativa/impresa A chi le/gli /g assegna g le risorse Il sistema degli obiettivi 14 Unità organizzativa Impresa Accountability interna Stakeholders e shareholders Accountability esterna LL’accountability accountability esterna 15 A Accountability esterna Fa in generale riferimento a due categorie di soggetti: Gli azionisti, o shareholders, ovvero coloro che vantano i diritti di proprietà sul capitale dell’azienda; Gli altri portatori di interessi, interessi o stakeholders (comunità locali, locali governo e istituzioni, dipendenti, fornitori e clienti). Può “aumentare” gli indicatori che devono essere “misurati” dal SCG LL’accountability accountability interna 16 Accountability interna Rispetto all’interno gli obiettivi sono negoziati (non fissati dall’esterno); il funzionamento di un’unità organizzativa non è neutrale rispetto agli indicatori con cui esso viene monitorata/valutata; aspetti motivazionali del controllo di gestione. 17 Area di influenza del controllo di gestione Budgeting Controller Performance measurement Obiettivi Risorse Rischi Azioni Oggetto del controllo Misura dei risultati i lt ti Reporting Introduzione delle azioni correttive Analisi degli scostamenti Fonte: Azzone, 2006 Le fasi 18 Il sistema di d controllo ll d di gestione agisce in tre fasi f d distinte Budgeting: viene assegnato ai responsabili delle varie unità organizzative un insieme di obiettivi e risorse , mediante un processo di negoziazione. Performance Measurement: vengono raccolte le informazioni necessarie i per misurare i lle prestazioni i id delle ll di diverse unità ià organizzative e ne viene calcolato il valore in ciascun periodo di tempo Reporting : si comparano i risultati ottenuti con gli obiettivi e si forniscono ai singoli decisori informazioni funzionali all’individuazione all individuazione di azioni correttive Il ruolo del controller e del management nelle tre fasi è diverso 19 Ruolo del management e del controller Management Budgeting Ha la responsabilità diretta Svolge un ruolo di supporto. della fase Mette a disposizione i dati e le informazioni che aiutano a portare a convergenza g la negoziazione g tra manager a diversi livelli gerarchici. Ha la responsabilità diretta della fase fase. Definisce il protocollo di rilevazione dei diversi indicatori di prestazione. A Assicura lla d disponibilità b l dei d dati. d Performance Measurement Reporting Controller Individua le azioni correttive Svolge un ruolo di supporto. Fornisce le informazioni utili a definir le azioni correttive. Osservazione fondamentale 20 Il sistema di controllo di gestione è utile se e solo se: fornisce informazioni che il management ritiene utili 2. Il management, usando tali le informazioni, prende decisioni migliori 1. In caso contrario rappresenta soltanto un costo Nelle attività a valore aggiunto (budgeting e reporting), il ruolo del controller è di supporto Le variabili progettuali 21 Elementii che El h è necessario i definire d fi i (progettare) ( tt ) per identificare il sistema di controllo di gestione di una organizzazione: indicatori, indicatori architettura, architettura target Indicatori Architettura organizzativa Target Sì Sì Sì Performance Measurement Sì No No Reporting Sì No Budgeting Sì Un ulteriore elemento è costituito dalla infrastruttura Sistemi di supporto Procedure 22 Contabilità esterna vs contabilità direzionale Sistema di Contabilità (Accounting System): Informazioni di natura amministrativa e gestionale Financial Accounting (Contabilità Esterna): Informazioni di natura economica, patrimoniale e finanziaria Managerial Accounting (Contabilità Direzionale): Informazioni per il supporto alle decisioni e per il controllo delle attività di un’organizzazione 23 Contabilità esterna vs contabilità direzionale Caratteristiche Contabilità Esterna Contabilità Direzionale Necessità d’uso Obbligatoria Facoltativa Finalità Produrre informazioni per l’esterno Strumento per assistere il management Utilizzatori Relativamente tanti di identità talvolta ignota Relativamente pochi e di identità nota Fonte dei principi Codice civile, IAS IFRS Nessuna in particolare Prospettiva temporale La prospettiva del bilancio è una prospettiva storica valori che rappresentano anche previsioni, stime e programmi per il futuro Tipo di informazioni Solamente monetarie Monetarie e non Responsabilità ammistrativa Sempre presenti 24 Molto limitate Contabilità esterna vs contabilità direzionale Caratteristiche Contabilità Esterna Contabilità Direzionale Accuratezza della misura Livello di precisione relativamente alto Livello di precisione può essere relativamente basso Frequenza del reporting Trimestrale o annuale Settimanali, mensili eccc Tempestività del reporting Bassa (ritardi di settimane o mesi rispetto al periodo esaminato) Elevata U ità oggetto Unità tt del d l reporting ti L’i t L’intera organizzazione i i Si l unità Singole ità organizzative i ti I requisiti q del sistema di controllo di gestione g AA 2009/2010 I requisiti del SCG 26 Il SCG deve essere progettato per assolver a 3 funzioni fondamentali : Supporto decisionale Accountability y esterna Accountability interna (→ motivazione) Il SCG non è obbligatorio ed ha un costo: se non è utile è dannoso. La qualità del modello di controllo 27 Il SCG è basato su un modello di impresa La q qualità del modello di controllo dipende p da La funzione obiettivo La struttura del modello La funzione obiettivo 28 Funzione obiettivo = valore economico FF(t) I(t) T NCF(t) V (T ) V (0) t t ( 1 k ) (1 k)T t o t o (1 k) T = orizzonte di programmazione (circa 3 anni) FF(t) = flussi finanziari per gli azionisti (dividendi e restituzioni di capitale) I(t) = immissioni di capitale da parte degli azionisti (aumenti di capitale) La funzione obiettivo 29 La misura diretta del valore economico è lenta Presenta p problemi di stima (T ( in teoria è ∞)) Si deve ricorre a proxy. La struttura del modello 30 Ill modello d ll d di controllo ll d deve pertanto essere costituito da indicatori (proxy) che lo rendono: Orientato O i t t all llungo periodo i d Completo Preciso Comprensivo di tutte le modalità con cui l’impresa l impresa può creare valore In grado di stimare correttamente i modi con cui l’impresa può creare valore economico Tempestivo In grado di fornire informazioni in tempo utile per intervenire (altrimenti solo apprendimento) I requisiti per l’accountability interna e la motivazione 31 Sforzo Teorie dell’azione Coerenza con le competenze Risultati dell’individuo Teorie della scelta Fortuna Prestazione Fonte: Azzone, 2006 Obiettivi dell’impresa Motivazione 32 Motus ad ationem: processo dinamico che finalizza l’attività di una persona verso un obiettivo. Può essere studiato focalizzandosi: Sulla struttura motivazionale, ovvero sulle ragioni (bisogni), che emergono a vari livelli della sfera g , che spingono p g ad adottare un determinato cognitiva, comportamento → sforzo (teorie del’azione) Sui p processi motivazionali ovvero sui p processi decisionali che regolano il passaggio da una serie di bisogni ad una linea di condotta → scelta (teorie della scelta) Le teorie dell dell’azione azione 33 Problema: incrementare lo sforzo Teoria dei bisogni* motivazionale Teoria facilitazione sociale obiettivi Teoria anche senza incentivi monetari espliciti individuali e di gruppo dell’apprensione pp della valutazione tempestività *Gerarchia dei bisogni, (Maslow, 1954) , Modello ERC, (Aldefer, 1959), Teoria dei fattori duali (Hertzberg, 1966) , Teoria dei bisogni appresi – (Mc Clelland, 1972) Le teorie della scelta 34 Problema: incanalare lo sforzo verso il raggiungimento degli obiettivi dell’organizzazione Teoria dell’aspettativa/valenza* Teoria dell’equità** q Teoria della fissazione degli obiettivi*** *(Vroom, 1964, House, 1971, Collins, 1982) (Adams, 1965) ** (Adams *** (Locke, 1971) Teoria dell dell’aspettativa/valenza aspettativa/valenza 35 Strumentalità Aspettativa Ricompensa Ricompensa Prestazion e x Sforzo Prestazion e Sforzo Completezza Responsabilità specifiche (fattori influenzabili) Potenziali conseguenze negative : ottimi locali Teoria dell’equità dell equità 36 K Output O t t stipendio, ti di responsabi bilità Ri Ricompensa Sforzo Input sforzo, competenze, esperienza Sottostima Riduzione sforzi Sovrastima Rivalutazione dell’input Esigenza di una rilevazione sistematica ed equa No buonismo Fissazione degli obiettivi 37 Gli obiettivi sono visti come traguardi La motivazione aumenta quando: si assegnano obiettivi ben definiti e misurabili gli obiettivi sono difficili da raggiungere Motivazione Obiettivo sfidante Prestazione richiesta Fissazione degli obiettivi 38 Aspetti critici nella definizione degli obiettivi Difficoltà O Ottenere una ““tensione i ottimale” i l ” Giudizi di autoefficacia Varianza indotta da fattori fuori controllo Precisione Path-to-goal noto: obiettivi molto specifici Path Path-to-goal to goal non noto: obiettivi meno specifici (tunnel vision) Partecipazione alla decisione (necessaria se l’attore è competente) Obiettivi Obi tti i autodeterminati: t d t i ti + commitment, it t - ambizisità bi i ità Obiettivi non autodeterminati: - commitment, + ambizisità, + feedback, + ricompensa, + spiegazioni I requisiti per l’accountability l accountability esterna 39 PPer essere utilizzati ili i a fini fi i di accountability t bilit esterna, t gli indicatori di prestazione devono essere rilevanti per gli stakeholders e credibili. Il controllo di gestione quindi deve: essere completo p rispetto p a una reportistica p standard;; stabile nel tempo (eventuali variazioni di un’edizione rispetto alla precedente devono essere debitamente motivate); utilizzare informazioni misurabili, più facilmente verificabili da parte del “lettore”. Obiettivi distorti del SCG 40 Rafforzamento immagine Promozione “interna” necessità di completezza necessità di individuazione di responsabilità specifiche Mantenimento della struttura di potere necessità ià di completezza l necessità di misurabilità ed oggettività I requisiti relativi agli indicatori 41 Orientamento al lungo periodo Completezza p Precisione T Tempestività ti ità Misurabilità Responsabilità specifiche Trade off Trade-off 42 Completezza VS Precisione Tempestività p VS completezza, p , precisione p orientamento al LP Completezza VS Responsabilità specifiche … I requisiti relativi all all’uso uso delle informazioni 43 L’adozione di un SCG deve essere sistematica e equa nelle varie articolazioni dell’azienda Il livello degli obiettivi deve essere significativo e ambizioso Il quadro delle informazioni deve essere ragionevolmente stabile. stabile Introduzione nuovi indicatori se cambiano priorità competitive Rimozione degli indicatori obsoleti L’evoluzione dei SCG: il nuovo framework AA 2009/2010 LL’evoluzione evoluzione del SCG 45 Il SCG deve essere coerente con le condizioni al contorno nelle quali si trova ad operare l’impresa I SCG “tradizionali” si basano sull’assunzione che il p l’azienda sia sufficientemente: contesto in cui opera Stabile Semplice Contesti stabili e semplici 46 Contesti stabili Decomponibilità di piani strategici in piani operativi su base mensile o annuale Durata del ciclo di controllo compatibile con l’introduzione di interventi correttivi Efficienza statica come proxy della competitività Contesti semplici L L’output output si può caratterizzare attraverso il prezzi ed i volumi (competizione sui prezzi) In contesti stabili e semplici… 47 Pianificazione dei risultati Misura dei risultati Focus sul BP (successi nel BP portano automaticamente a successi nel LP) Utilizzo di indicatori economici di breve periodo (Ricavi, costi, profitti) Analisi degli scostamenti Uso del costo standard e del budget flessibile •Fattori esogeni: domanda e costo input •Fattori endogeni: efficienza “statica” Introduzione di Introduzione di interventi correttivi Fatta su base mensile Fatta su base mensile Le nuove condizioni al contorno 48 La nuova situazione: Contesti dinamici Attività ripetitive e progettuali si fondono Non si possono disaggregare piani di lungo periodo in piani di breve periodo Si devono prendere decisioni in tempi rapidi Contesti complessi p Customizzazione e differenziazione dell’offerta Molteplicità di prodotti/mercati Molteplicità di relazioni (che mutano nel tempo) Opportunità dell’ICT In contesti turbolenti e complessi.. 49 Complessità e turbolenza richiedono Completezza: necessità di un quadro di informazioni più articolato Orientamento al lungo periodo: impossibilità di distinguere BP e LP Tempestività: necessità di rivedere tempestivamente i piani In contesti turbolenti e complessi.. 50 Pianificazione dei risultati Misura dei risultati integrazione tra SCG e controllo strategico Analisi degli scostamenti Aumentano i fattori critici di successo (qualità, t tempestività, ti ità servizio) i i )d da analizzare li iin modo d esplicito (efficienza dinamica e non statica) Riferimento alla creazione di valore economico (buoni risultati di BP non portano automaticamente i ab buonii risultati i l i a LP) Introduzione di con maggiore tempestività; interventi correttivi tti i Il nuovo framework C Componente del SCG t d l SCG Principali implicazioni P i i li i li i i Performance Measurement utilizzo di cruscotti di indicatori (balanced scorecard) privilegio, tra le grandezze economico‐finanziarie, di quelle p g , g , q orientate al lungo periodo (EVA, VBM) misura di indicatori non finanziari, anche relativi a intangibles (KPI) Reporting uso dell’attività come unità elementare per la reportistica estensione dei confini dell’impresa (networking accounting) Budgeting ricorso, ove possibile, a tecniche di benchmarking integrazione con sistemi di risk i i i i di i k management (valori t( l i obiettivo e rischi associati) f Infrastruttura integrazione con i sistemi informativi g 51 Il nuovo framework 52 Nell nuovo framework N f k mutano t nuovamente t le l competenze t necessarie ai controller Non sono p più ammissibili due tipiche p degenerazioni g del passato, il controller-cerbero e il controller-contabile. Il controller è un business analyst, in grado di analizzare li i processii di business b i comprenderne i fattori critici di successo gestire le interazioni con il sistema informativo comprendere i linguaggi del resto dell’azienda in grado di svolgere una funzione maieutica e consulenziale nei confronti del management g operativo. p v Bibliografia 53 G. Azzone, Sistemi di controllo di gestione, metodi strumenti e applicazioni, Etas, 2006 Dispense di Finanza Aziendale SEMINARIO VAR GROUP 23 MARZO 2010 Pietro Bottani Dottore Commercialista Professore Incaricato di Finanza Aziendale Corso di Laurea Ingegneria Gestionale – Università degli Studi di Firenze 1 Indice Capitolo I : L’analisi economico patrimoniale dell’impresa. 1. Lo studio del Bilancio Aziendale : La riclassificazione del Conto Economico, dello Stato Patrimoniale e il Rendiconto Finanziario. Le componenti del Capitale Circolante 2. L’analisi per indici: il ROI ed il ROE 3. Il costo medio ponderato del capitale (WACC). 4. L’ EVA ( Economic Value Added ) 5. L’analisi del punto di pareggio. 6. L’analisi dei ricavi minimi per generare valore in azienda. 7. Alcune applicazioni del WACC. Capitolo II : Valutare l’azienda 1. Metodi patrimoniali e reddituali. 2. Metodi finanziari. 3. Metodi dei multipli. Capitolo III : L’analisi del rischio. 1. L’analisi di solvibilità: modelli di analisi del rischio di insolvenza. 2. Indice di rischiosità aziendale globale. 3. Analisi della leva finanziaria: modelli di analisi del livello ottimale di leva finanziaria 2 CAPITOLO I : L’analisi economico patrimoniale dell’impresa. 1. Lo studio del bilancio aziendale Introduzione Il primo passo verso la valutazione di un’ azienda è costituito dall’analisi dei dati storici registrati dall’impresa. I risultati raggiunti dall’impresa nel passato sono descritti nel bilancio, che costituisce il primo e fondamentale elemento conoscitivo della realtà aziendale. Tuttavia, i dati in esso contenuti sono spesso assai sintetici ed aggregati, tanto da necessitare, per una corretta analisi, l’utilizzo di strumenti ausiliari quali la contabilità industriale, i budget ed i piani d’investimento. L’obiettivo dell’analisi di bilancio è quello di individuare le informazioni, il più dettagliate possibile, per la valutazione delle componenti principali, quali i costi variabili, i costi fissi, il costo del personale, i proventi e gli oneri straordinari ed i proventi ed oneri finanziari, da cui desumere i principali indici e margini, nonché gli elementi contabili derivanti da politiche di bilancio particolari, quali ammortamenti anticipati ed eventuali rivalutazioni patrimoniali. La riclassificazione del Conto Economico, dello Stato Patrimoniale e il Rendiconto Finanziario Preliminare all’analisi vera e propria è la fase di riclassificazione dei bilanci, al fine di disporre di dati omogenei, e quindi confrontabili ; spesso, infatti, al mutare dei criteri di redazione dei bilanci i valori contabili presentiti su bilanci di esercizi differenti derivano da aggregazione di dati diversi, rendendo assai difficile ogni confronto. Obiettivo del processo di riclassificazione è l’individuazione di voci significative in grado di rappresentare le principali componenti del processo operativo e finanziario dell’azienda, in particolare la redditività dei mezzi in essa investiti. A titolo esemplificativo ricordiamo per il Conto Economico ( figura 1 ): - Il Margine di Contribuzione, dato dalla differenza tra i ricavi di vendita ed i costi variabili ; - Il Margine Operativo Lordo, dato dalla differenza tra i ricavi di vendita ed i costi monetari della gestione operativa ; per lo Stato Patrimoniale ( figura 2 ): - Il Capitale Circolante Netto, di cui si tratterà diffusamente in seguito ; - Il Capitale Investito Netto , dato dalla differenza tra le attività patrimoniali correnti e immobilizzate; - La posizione Finanziaria Netta, data dal debito finanziario al netto della liquidità presente in azienda. Come si vedrà successivamente, l’analisi della capacità di generare flussi di cassa positivi da parte dell’impresa risulta indispensabile per l’impostazione corretta del processo di valutazione; appare dunque necessario verificare i fenomeni che hanno condotto nel 3 passato alla generazione o alla distruzione di cassa, attraverso l’analisi del rendiconto finanziario ( figura 3 ). Figura 1 Conto Economico 2002 2003 2004 2005 Ricavi di Vendita Altri ricavi 6.446.319 121.195 6.260.551 98.232 6.926.674 52.555 7.720.128 23.511 Totale Ricavi 6.567.514 6.358.783 6.979.229 7.743.639 Variazione rimanenze Acquisti materie prime Servizi (lavorazioni c/o terzi) Spese di trasporto Spese di vendita Altri costi variabili Totale Costi Variabili -135.942 3.916.357 618.992 183.608 201.198 347.396 5.131.609 63.951 3.824.335 433.545 182.019 182.075 263.776 4.949.701 -106.152 4.131.511 404.821 216.361 252.648 248.069 5.147.258 -630.659 5.139.189 709.264 270.611 287.447 345.681 6.121.533 Margine di contribuzione 1.435.905 1.409.082 1.831.971 1.622.106 22.064 119.373 74.841 25.595 241.873 25.189 117.124 104.815 32.512 279.640 43.524 123.139 93.495 35.631 295.789 34.630 167.898 70.654 33.793 306.975 1.194.032 1.129.442 1.536.182 1.315.131 Costo del personale -di cui consiglio amm.ne -di cui temporaneo -di cui dipendente 730.378 282.600 0 447.778 509.151 0 0 509.151 899.033 345.210 0 553.823 734.671 61.353 35.105 638.213 Margine Operativo Lordo 463.654 620.291 637.149 580.460 89.462 1.492 87.970 76.167 12.057 64.110 90.066 11.826 78.240 84.051 12.399 71.652 Utile Operativo Netto 374.192 544.124 547.083 496.409 Proventi Finanziari Oneri Finanziari Proventi Straordinari Oneri Straordinari 5.938 80.386 73.509 218.390 6.692 72.627 60.995 130.859 7.865 57.100 104.985 125.014 7.290 71.021 62.313 216.675 Utile Ante Imposte 154.863 408.325 477.819 278.316 Imposte -206.992 -206.603 -227.238 -151.504 -52.129 201.722 250.581 126.812 Consulenze Affitti Leasing Altri costi fissi Totali costi fissi Valore aggiunto Ammortamenti di cui amm. Immat. di cui amm. Mater Utile Netto 4 Figura 2 Stato Patrimoniale 2002 2003 2004 2005 Crediti vs Clienti Debiti vs Fornitori Rimanenze TFR Fondi di accantonamento Altre attività / altre passività 1.109.140 -1.612.558 718.425 -99.159 -428.338 1.757.027 2.487.240 -1.475.746 650.102 -109.662 -428.338 489.166 2.336.622 -1.720.153 756.177 -122.922 0 303.303 3.475.912 -2.255.237 1.386.835 -103.532 0 292.907 CCN ( Capitale Circolante Netto ) 1.444.537 1.612.762 1.553.027 2.796.885 Immobilizzazioni immateriali Fondo ammortamento Immobilizzazioni materiali Fondo ammortamento Immobilizzazioni finanziarie Altre immobilizzazioni CIN ( Capitale Investito Netto ) 419.433 -256.971 0 0 1.606.999 461.705 -290.505 0 4.049 1.788.011 644.108 -380.573 0 52.322 1.868.884 737.836 -442.888 0 75.306 3.167.139 Capitale sociale Riserve Utile / Perdita 11.000 1.037.877 -52.129 11.000 985.743 201.722 11.000 1.187.466 250.581 11.000 1.038.051 126.812 Patrimonio Netto (E) 996.748 1.198.465 1.449.047 1.175.863 Cassa e Banche Finanziamenti a breve Mutui e fin. a medio termine Prestiti obbligazionari -187.039 797.290 0 0 -218.942 808.488 0 0 -210.288 630.125 0 0 -139.465 2.130.741 0 0 Debito (Credito) Finanziario (D) 610.251 589.546 419.837 1.991.276 1.606.999 1.788.011 1.868.884 3.167.139 PN + DCF 5 Figura 3 2003 Rendiconto finanziario Risultato operativo Ammortamenti Accantonamenti 2004 2005 544.124 76.167 0 620.291 547.083 90.066 0 637.149 496.409 84.051 0 580.460 Flussi di redditività lorda -65.935 554.356 -49.235 587.914 -63.731 516.729 Flussi di redditività netta ordinaria -206.603 0 347.753 -227.238 0 360.676 -151.504 0 365.225 Proventi / oneri diversi e straordinari Flussi di redditività netta -69.864 277.889 -20.029 340.647 -154.362 210.863 # Capitale investito corrente Flussi di cassa circolanti -168.225 109.664 59.735 400.382 -1.243.858 -1.032.995 Flussi di cassa correnti 11.198 120.862 -178.363 222.019 1.500.616 467.621 # Immobilizzazioni tecniche # Immobilizzazioni finanziarie Flussi di cassa caratteristici -84.905 -4.049 31.908 -182.401 -48.273 -8.655 -115.464 -22.984 329.173 0 0 0 Flussi di cassa correnti 31.908 -8.655 329.173 Flussi di cassa netti 0 -5 31.903 0 1 -8.654 0 -399.996 -70.823 218.942 210.288 139.465 31.903 -8.654 -70.823 Flussi di redditività operativa Proventi ed oneri finanziari Imposte Risultati di terzi # Debiti finanziari a breve # Debiti finanziari a m/l termine # Interessi di terzi Dividendi # Capitale sociale + riserve Liquidità immediate finali 187.039 # Liquidità immediate All’interno del rendiconto finanziario tra i principali indicatori va messo in evidenza il flusso di redditività operativa e la variazione del capitale investito corrente o capitale circolante netto. Quest’ ultimo rappresenta un dato rilevante nel meccanismo di comprensione della trasformazione del valore economico prodotto in valore finanziario incassato. 6 Le componenti del Capitale Circolante Le attività e le passività a breve termine, o correnti, sono comunemente conosciute come capitale circolante. La differenze tra attività e passività indica il Capitale Circolante Netto. Fra le attività correnti la componente principale è costituita dai crediti commerciali. Tali crediti traggono origine da scambi commerciali tra aziende : quando un’azienda vende ad un’altra impresa, generalmente non pretende un pagamento immediato, generando all’interno del proprio bilancio le partite dei crediti commerciali. Le scorte rappresentano un’altra importante attività corrente. Possono essere di diversi tipi : materie prime, semilavorati e prodotti finiti in attesa di essere venduti o spediti. Per le aziende le scorte rappresentano un investimento, il loro costo infatti comprende non solo i costi di stoccaggio ed il rischio di furto o di obsolescenza, ma anche il costo opportunità del capitale, cioè il tasso di rendimento offerto da altre opportunità d’investimento con analogo grado di rischio. Il mantenere un elevato livello di scorte offre dei vantaggi per lo più di tipo indiretto. Un’abbondante scorta di prodotti finiti, riduce il rischio di non poter soddisfare una domanda improvvisa di prodotti. Analogamente scorte elevate di materie prime riducono il rischio di interruzioni della produzione e di riacquisto di materiali a prezzi meno vantaggiosi. D’altra parte mantenere quantitativi di scorte eccessive può comportare una svantaggiosa allocazione del capitale. Un discorso a parte merita l’ultima componente delle attività correnti, costituite dalla cassa e dai titoli facilmente liquidabili. La cassa è composta principalmente da denaro liquido e depositi a vista. I principali titoli facilmente liquidabili sono i commercial paper , i Buoni del Tesoro o quelli emessi da altri enti governativi centrali o locali. Nella scelta tra cassa e titoli viene affrontato un dilemma simile alle scorte di magazzino. Mantenere larghe giacenze di cassa è sempre utile, in quanto tramite le stesse viene ridotto il rischio di tensioni di liquidità e di raccolta con breve preavviso. D’altra parte però, mantenere liquidità non impiegata comporta dei mancati profitti rispetto ad un investimento in titoli. Abbiamo visto che la principale attività corrente è rappresentata dai crediti commerciali. Poichè i crediti di un’impresa trovano la loro naturale contropartita nei debiti di un’altra, non sorprende che la principale passività corrente sia costituita dai debiti commerciali. E’ interessante capire come il capitale circolante netto rimanga costante al variare delle sue diverse componenti interne. Immaginiamo una società che svolga un’attività molto semplice : acquista materie prime pagandole in contanti, le sottopone a lavorazioni ed ottiene il prodotto finito che vende a credito. Se dovessimo redigere un bilancio all’inizio del ciclo produttivo, si noterebbe la presenza della cassa, successivamente sostituita dalle scorte di materie prime ed in seguito dalle scorte di prodotto finito. In contropartita si aprirebbero i conti di debito verso i fornitori e, alla vendita della merce, le scorte sarebbero sostituite dai crediti commerciali, i quali infine, nel momento del pagamento della clientela, darebbero origine ai profitti e alla ricostituzione del saldo di cassa. Come possiamo notare l’unico elemento che nel corso del processo rimane costante è il valore del capitale circolante, mentre le sue componenti sono in continua variazione. Il punto di forza di tale indicatore è dato dal fatto che lo stesso non è soggetto a fluttuazioni stagionali, nè a modificazioni a seguito di temporanei travasi di fondi tra differenti attività e passività correnti. Tuttavia il capitale circolante nasconde molte informazioni 7 interessanti, ed è questo il suo punto di criticità. La trasformazione della cassa in scorte e poi in crediti e poi di nuovo in cassa, sebbene in forma aggregata non si modifichi, nelle specifiche componenti presenta gradi di rischio e contenuti di liquidità notevolmente diversi e interessanti da analizzare: le fatture passive infatti non possono essere pagate nè con le scorte, nè con i crediti commerciali, ma solo con denaro contante. 2. L’analisi per indici : il ROI ed il ROE L'analisi di bilancio mira a comprendere la gestione economica, finanziaria e patrimoniale di un' azienda tramite lo studio del bilancio di esercizio e dei dati da questo ricavabili. L'analisi può essere di due tipi: statico, basata sullo studio di indici e dinamico, detta analisi per flussi. Il punto di partenza dell'analisi di bilancio è costituito dallo studio dell’impresa nei suoi aspetti economici, determinando inizialmente il livello di equilibro generale, dato essenzialmente dal raggiungimento del punto di pareggio ( Break Even Point ) e dalla generazione di flussi di cassa neutri o positivi. Un aspetto importante da considerare nell’analisi di bilancio di un’impresa, è rappresentato dal fattore temporale. Ogni impresa avrà un proprio "tempo produttivo" cioè il tempo necessario affinché venga attuata la produzione, che dipenderà dalla tecnologia adottata, dal prodotto che si vuole ottenere ed inoltre dal mercato nell'ambito del quale si sta operando, ed un "tempo monetario" che dipende dal tempo necessario per la trasformazione dei ricavi dal loro valore economico in quello finanziario. Possiamo per semplicità distinguere il ciclo produttivo, di una generica impresa industriale in tre fasi principali : 1. l’ acquisto dei fattori produttivi, rappresentati genericamente dalle materie prime ; 2. la trasformazione in prodotto finito di tali fattori, tramite l’ utilizzo di forza lavoro interna o di servizi ; 3. la vendita dei beni finali sul mercato. A seguito della vendita dei beni prodotti si determina il fatturato dell’ impresa che risulta una delle grandezza di base per la determinazione dei diversi indici di valutazione. Costruzione degli indici di bilancio Al fine di determinare le variabili principali necessarie alla costruzione degli indici di bilancio si ritiene necessario riproporre la riclassificazione del conto economico, suggerita nei precedenti capitoli. 8 Conto Economico Ricavi di Vendita Altri ricavi Totale Ricavi Variazione rimanenze Acquisti materie prime Servizi (lavorazioni c/o terzi) Spese di trasporto Spese di vendita Altri costi variabili Totale Costi Variabili Margine di contribuzione Consulenze Affitti Leasing Altri costi fissi Totali costi fissi Valore aggiunto Costo del personale -di cui consiglio amm.ne -di cui temporaneo -di cui dipendente Margine Operativo Lordo ( MOL ) ( EBITDA ) Ammortamenti di cui amm. Immat. di cui amm. Mater Utile Operativo Netto ( UON ) ( EBIT ) Proventi Finanziari Oneri Finanziari Proventi Straordinari Oneri Straordinari Utile Ante Imposte Imposte Utile Netto In tale prospetto va messa in evidenza la grandezza rappresentata dal margine di contribuzione che rappresenta il primo livello di redditività generato dall’impresa e pertanto la quantità di ricavi che sono disponibili per coprire i rimanenti costi fissi e pertanto il raggiungimento del punto di pareggio economico. Un’altra grandezza primaria risulta quella definita dal valore aggiunto, che rappresenta il plusvalore che l’impresa riesce ad ottenere dalla sua gestione caratteristica. Se a tale importo si sottrae il costo per il personale, che solitamente rappresenta il fattore interno più rilevante si ottiene il Margine Operativo Lordo o come viene indicato nel mondo anglosassone l’ EBITDA (Earning Before Interest Taxes and Depreciation/Admortisation). 9 Per ottenere la grandezza più conosciuta nell’ambito dell’analisi per indici, l’ Utile Operativo Netto, sarà sufficiente sottrarre dal MOL il valore degli ammortamenti sostenuti nell’anno dall’impresa. L’utile operativo netto nella terminologia anglosaasone è definito con il termine EBIT (Earning Before Interest and Taxes ). Il raggiungimento dell’utile operativo netto avverrà tramite l’impiego dei fattori della produzione che oltre al lavoro ed ai servizi è rappresentato dalle strutture tecniche ovvero le immobilizzazioni materiali ed immateriali, dalle rimanenze delle merci e dal valore dei crediti presenti in bilancio. Occorre a tal fine riconsiderare lo Stato Patrimoniale in forma riclassificata e contrapposta al fine di comprendere completamente la sua struttura. Stato Patrimoniale Crediti vs Clienti Debiti vs Fornitori Rimanenze TFR Fondi di accantonamento Altre attività / altre passività Cassa e Banche Finanziamenti a breve Mutui e fin. a medio termine Prestiti obbligazionari CCN ( Capitale Circolante Netto ) Posizione Finanziaria Netta Immobilizzazioni immateriali Fondo ammortamento Immobilizzazioni materiali Fondo ammortamento Immobilizzazioni finanziarie Altre immobilizzazioni CIN ( Capitale Investito Netto ) Patrimonio Netto Capitale sociale Riserve Utile / Perdita Patrimonio Netto + PFN Il Capitale Investito Netto altro non rappresenta che la somma del Patrimonio Netto e del debito finanziario netto dell’impresa, ovvero dei mezzi propri investiti dagli azionisti e dei mezzi di terzi investiti nell’impresa dai finanziatori esterni. Pertanto il CIN altro non è che il valore totale dei capitali netti investiti nell’impresa ed impiegati per la produzione dei beni. Il Capitale Investito Netto risulta essere alla base della costruzione di uno degli indici più conosciuti ed apprezzati dai consulenti aziendali : il ROI ovvero il Return On Investment il quale è dato da: ROI = UON / CIN Tale indice di bilancio riporta la redditività del capitale investito attraverso la gestione caratteristica dell’impresa, ed è dunque un indice fondamentale per capire come sia gestita 10 l'azienda dall' imprenditore. Tale redditività dipende principalmente dall'intensità del fatturato, dai costi aziendali tipici e dal capitale investito dai soci e dai terzi. Il ROI rimane indubbiamente l’indice di bilancio comunemente più usato nelle analisi di bilancio, in quanto incorpora una duplice funzionalità. Da un lato esso definisce il tasso di redditività del capitale investito nella gestione caratteristica dell’impresa, rimanendo estraneo alle dinamiche finanziarie e straordinarie della gestione . Dall’altro riveste un ruolo primario nell’analisi delle relazioni che esistono tra la redditività del capitale proprio e l’ onerosità dell’investimento. 1 Infatti il ROI come indice di redditività indica la capacità dell’impresa di remunerare il capitale acquisito sia esso proprio o di debito. L’indice ROI può essere anche derivato dal prodotto tra un indice di redditività, il ROS ( Return On Sales = Redditività delle Vendite ) e di un indice di rotazione del capitale investito dato dal rapporto tra il valore delle vendite ed il capitale investito netto. In termini matematici la relazione la possiamo esprime nel seguente modo : ROI = UON/CIN = UON/V * V/CIN UON = Utile Operativo Netto CIN = Capitale Investito Netto V = Valore delle Vendite o Fatturato Un ulteriore indice molto apprezzato dagli analisti è il ROE ( Return On Equity = Redditività del Capitale Proprio ) dato dal rapporto tra l’utile di esercizio ed il capitale proprio o Patrimonio Netto. L’indice, da un punto di vista qualitativo, può essere suddiviso in tre ulteriori indici secondo il seguente schema: ROE = UTILE /PN = UON/CIN * CIN/PN * UTILE/UON UTILE = Utile netto d’esercizio UON = Utile Operativo Netto CIN = Capitale Investito Netto PN = Patrimonio Netto La redditività netta dell’impresa è pertanto esprimibile in termini di prodotto tra un rapporto di struttura ( CIN/PN), l’indice di incidenza del reddito netto rispetto al reddito operativo ( UTILE/UON ) ed il ROI ( UON/CIN ), che a sua volta può essere espresso tramite diversi indicatori di efficienza, tra cui l’indicatore di redditività delle vendite ( UON/V). La relazione tra ROE e ROI sta alla base della pianificazione finanziaria attuata tramite il sistema del mix.2 Tale metodologia consiste nel ricercare la giusta proporzione tra mezzi di terzi o di debito e mezzi propri allo scopo di raggiungere un equilibrio nella struttura finanziaria 1 2 Analisi di Bilancio, valutazioni,rating e simulazioni – IPSOA Editore Il budget ed il controllo di gestione delle PMI – Felice e Antongiulio Aloi – IPSOA Editore 11 dell’impresa (Fig. 2 ) e l’ottimizzazione del rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri al fine di garantire ai soci una soddisfacente remunerazione del capitale investito. Fig. 2 PASSIVITA' CORRENTI STRUTTURA FINANZIARIA DEBITI M/L TERMINE STRUTTURA DEL CAPITALE MEZZI PROPRI A livello economico la presenza di oneri finanziari gravanti sull’indebitamento condiziona la redditività del capitale proprio (ROE). Avendo visto dalla relazione precedente come il ROE dipenda dal ROI, una riduzione di quest’ultimo conduce inevitabilmente ad una riduzione del primo. Il ROE diventerà negativo, quando fermo restando il costo dell’indebitamento, espresso nella forma di tasso d’interesse, all’aumentare del capitale di terzi il valore degli oneri finanziari,espresso in forma percentuale, sarà superiore al valore del ROI. Allo stesso risultato si giunge se mantenendo fermo il ROI si aumenta il costo dell’indebitamento. Quanto sopra esposto è dovuto all’effetto della leva finanziaria. Una volta determinato e fissato l’obiettivo del ROI, utilizzando lo strumento della leva finanziaria si può determinare quale sia il mix ottimale tra mezzi di terzi e mezzi propri, che consentirà di realizzare il massimo risultato in termini di tasso di rendimento dei mezzi propri e quindi un elevato dividendo per i possessori di azioni. Se indichiamo con MP i Mezzi Propri, con MT i Mezzi di Terzi, con UON l’Utile Operativo Netto e con I il tasso d’interesse passivo medio la redditività dei mezzi propri ROE la possiamo indicare con la seguente formula : ROE = (UON – I * MT) / MP (1) mentre il ROI lo possiamo indicare con : ROI = UON / ( MP + MT ) (2) l’equilibrio si potrà raggiungere quando il valore del ROI eguaglierà quello del ROE. Pertanto riscrivendo la (2) nel seguente modo : 12 UON = ROI * (MP + MT) (3) e la (1) : ROE * MP = UON – I * MT (4) e sostituendo la (3) nella (4) si ottiene : ROE * MP = ROI *( MP + MT ) – I * MT da cui ROE = (ROI * (MP + MT ) – I * MT ) / MP ROE =ROI *MP / MP +ROI * MT / MP – I * MT / MP ottenendo infine la relazione cercata tra ROE e ROI : ROE = ROI + MT/MP *( ROI – I )3 (5) dove ROI – I rappresenta il differenziale di redditività tra capitale investito e costo dell’indebitamento. Se il ROI è maggiore di I allora la redditività dei mezzi propri è superiore alla redditività del capitale investito e viceversa. Il differenziale aumenta all’aumentare del rapporto MT / MP, quando cresce il rapporto dell’indebitamento. In sostanza quando il ROI è superiore ad I all’imprenditore conviene indebitarsi perché, ferme restando le altre condizioni economiche, così facendo accresce la redditività dei mezzi propri. La leva finanziaria agirà positivamente. Quando al contrario risulta I maggiore del ROI è necessario ridurre il livello di indebitamento per evitare una contrazione del ROE. Quando il valore del ROI eguaglia quello dell’indebitamento I abbiamo che il ROE ed il ROI sono uguali. 3. Il costo medio ponderato del capitale (WACC). Il costo medio ponderato del capitale, o WACC (Weighted Average Cost of Capital), è inteso come il costo che l'azienda deve sostenere per raccogliere risorse finanziarie presso soci e terzi finanziatori. Si tratta di una media ponderata tra il costo del capitale proprio ed il costo del debito, con pesi rappresentati dai mezzi propri e dai debiti finanziari complessivi. La formula è la seguente: WACC = (E/E+D)*re+(D/E+D)*rd*(1-t) 3 Formula Du Pont 13 WACC = Weighted Average Cost of Capital re = costo del capitale proprio E = patrimonio netto - capitale proprio (Equity) D = indebitamento - capitale di terzi (Debt) rd = costo dell'indebitamento t = aliquota fiscale sulle imposte sui redditi Il WACC può essere scisso in due componenti, il costo del patrimonio netto ed il costo dell'indebitamento, ognuna ponderata con i rispettivi pesi. Si analizzino di seguite le due componenti. Il costo del patrimonio netto Questa grandezza risulta essere la componente più complessa da calcolare. Le difficoltà nella stima del costo dei mezzi propri risiedono nel fatto che non si tratta di un dato certo, come ad esempio gli interessi passivi corrisposti sul debito, ma di un costo-opportunità (l'opportunità di investire in altre attività finanziarie). Il costo del capitale proprio può essere determinato con riferimento a diversi modelli economici, come ad esempio il CAPM (Capital Asset Pricing Model), i multipli di mercato o l'APT (Arbitrage Pricing Theory). Nel capitolo dedicato all’analisi dei ricavi minimi di vendita analizzeremo in dettaglio la metodologia del CAPM. Il costo dell'indebitamento Il costo del debito viene definito come il tasso che l'azienda attualmente paga sul mercato per ottenere i suoi finanziamenti da terzi. Se l'azienda non ha ancora fatto riscorso al mercato finanziario per ottenere finanziamenti si può ricorrere alla valutazione di un tasso di interesse passivo tramite i sistemi di rating, pubblici o privati. Nel caso delle Piccole e Medie Imprese il modello sarà di natura privato-bancario che generalmente si basa sulla individuazione del tasso “i” come somma del tasso privo di rischio a cui aggiungere un determinato spread, in grado di coprire il rischio di finanziamento. Lo spread applicabile all'azienda viene determinato sulla base della solidità creditizia: maggiore è quest'ultima, minore sarà quello applicato. Il tasso “i” , come indicato dalla formula risulta scontato del valore delle imposte (1 – t) in quanto esso genera interessi passivi che sono una componente negativa di reddito che riduce l’imposizione fiscale ed aumenta proporzionalmente il valore dell’utile netto generato dell’azienda. Pertanto il peso dei due tassi di remunerazione del capitale proprio e di terzi è diverso, risultando minore quello del capitale di debito a danno di quello del capitale di rischio, determinando la convenienza ad indebitare l’azienda fino al livello massimo che abbiamo visto nei capitoli precedenti essere determinato dall’ uguaglianza di “I” con il ROI. Per tale motivo il WACC viene utilizzato nel calcolo di molte formule per la valutazione dell’azienda da un punto di vista reddituale e di flussi. La sua formula mette in stretto relazione i mezzi propri con i mezzi di terzi ed è alla base delle teorie per la determinazione del corretto livello della leva finanziaria da utilizzare all’interno dell’impresa. Il WACC viene inoltre utilizzato per la valutazione degli investimenti che un’azienda deve compiere come tasso di attualizzazione dei flussi di cassa generati dall’investimento nei diversi periodi temporali. 14 Un altro utilizzo del WACC è nella formula per la determinazione dell’EVA Economic Value added, che analizzeremo nel capitolo seguente. 4. L’ EVA ( Economic Value Added ) L’EVA non deve essere inteso come un metodo di valutazione di un’azienda ma come un indice di performance dell’azienda stessa al pari del ROI e del ROE. Quando si desidera calcolare la redditività dell’azienda per singoli reparti, o la valutazione dei flussi di redditività o anche la creazione di ricchezza per gli azionisti ecco che l’EVA può risultare di estrema utilità. Il metodo di calcolo è il seguente4 : + Fatturato Netto - Costi gestione caratteristica = UON (EBIT) - Tasse = UON al netto delle imposte (NOPAT) - CIN * WACC = EVA Al contrario di altri indicatori di redditività l’EVA può essere calcolata anche per singolo reparto, definendo il valore del NOTPAT per linea di produzione o di vendita. L’EVA misura un flusso di redditività in quanto è un indice economico e non contabile, ponendo in relazione il flusso generato dal NOTPAT con il costo del capitale investito netto impiegato per generarlo. L’EVA è anche un indice di misurazione della creazione di ricchezza per gli azionisti, poiché il fatto che l’impresa generi utili non è di per se indicativo di creazione di ricchezza se non si prende in considerazione i costi sostenuti per produrre tale ricchezza. Il confronto con il costo del capitale investito netto, viene a porre in evidenza proprio il maggior valore che si è riusciti a creare dalla gestione caratteristica dell’impresa rispetto al costo dei mezzi impiegati, tra cui anche il capitale proprio, quello sottoscritto dagli azionisti stessi. La formula dell’EVA può essere rappresentata più semplicemente nel modo seguente : EVA = (UON * (1-t)) – WACC * CIN L’EVA può essere utilizzato anche come sistema di valutazione dell’impresa in periodi futuri, semplicemente attualizzando il valore dell’EVA per ogni esercizio futuro con il valore del WACC per poi sommarlo al valore originario dell’EVA al momento della valutazione. 4 EVA and Value-based management – Young,O’Byrne – Mc Graw Hill 15 Tale valore risulta essere più attendibile rispetto ai flussi di cassa in quanto nel considerare il valore di redditività dell’impresa prende anche in considerazione il costo del capitale impiegato e necessario per la sua creazione. Si vedranno nei capitoli successivi alcune applicazione di tale indice. 5. L’analisi del punto di pareggio Prima di definire qualsiasi piano economico e finanziario occorre definire il livello di fatturato minimo che una determinata impresa deve realizzare per coprire tutti i costi fissi, ovvero per non essere in perdita. Ciò si può raggiungere applicando il modello del break even point o punto di pareggio, definito dalla seguente equazione : BEP = CF / ( 1 – CV /R ) dove si è indicato con : BEP = Break Even Point CF = Costi Fissi CV = Costi Variabili R = Ricavi netti di vendita L’analisi del BEP mette a confronto quattro serie di dati : ricavi, costi variabili, costi fissi e costo totale dato dalla somma dei costi variabili e dei costi fissi. Lo scopo è la ricerca del punto di pareggio tra costo totale e ricavi di vendita. In corrispondenza di tale punto i ricavi eguagliano il costo totale, non si determina perciò né utile né perdita. Si presenta di seguito un caso pratico di applicazione di detta metodologia. Si supponga di avere una società Alfa con il seguente conto economico redatto su base mensile in forma progressiva: Mese 1 Ricavi 696.047 1.605.919 2.250.243 2.566.871 3.018.604 5.649.745 Costi variabili 925.349 2.339.520 3.439.736 4.731.210 6.858.056 8.468.389 Costi Fissi 218.414 438.892 641.908 895.012 1.095.413 1.322.295 1.143.763 2.778.412 4.081.644 5.626.222 7.953.469 9.790.684 10 11 12 CF + CV Mese Ricavi Costi variabili Costi Fissi CF + CV 7 2 8 3 9 4 5 6 7.864.665 10.866.883 13.812.973 15.964.148 17.269.116 19.579.525 10.099.665 11.275.265 12.602.031 13.944.051 15.017.385 15.642.490 1.559.787 1.774.561 1.998.020 2.220.168 2.443.311 2.673.316 11.659.452 13.049.826 14.600.051 16.164.219 17.460.696 18.315.806 16 Il break even point sarà pari a: BEP = 2.673.316 / (1 – (15.642.490/19.579525)) BEP = 13.294.842 L’azienda alfa raggiungerà il suo punto di pareggio ad un fatturato di 13.294.842 Euro. Avendo la distribuzione mensile dei costi e dei ricavi si può anche determinare graficamente tale punto ed individuare il mese di ottenimento di detto fatturato. Analisi del punto di pareggio 20.000.000 15.000.000 10.000.000 5.000.000 0 1 2 3 4 5 6 CF Ricavi 7 8 9 10 11 12 CV Il punto di pareggio verrà raggiunto nel mese di settembre. 6. L’analisi dei ricavi minimi per generare valore in azienda Spesso nell’analisi della redditività di una piccola-media impresa, non viene preso in considerazione il costo del capitale, necessario all’impresa per produrre reddito. Tale costo è individuato dal WACC ( Weighted Average Cost of Capital ), indice tramite il quale le società quotate possono valutare sia il rendimento minimo che un progetto d’investimento deve avere per poter essere accettato, che la struttura migliore del capitale di debito da detenere. Infatti tale indice, costruito come media ponderata del costo del capitale di rischio e del capitale di debito, rappresenta il costo medio totale del capitale impiegato in azienda e pertanto il valore che deve essere remunerato sia agli azionisti che agli investitori. Tale metodo bene si adatta alle imprese di grandi dimensioni, con strutture del capitale sociale e del patrimonio aziendale estremamente diversificati al loro interno, ma viene scarsamente utilizzato dalle piccole-medie imprese con patrimoni prevalentemente costituiti dal capitale sociale versato dalla compagine societaria e dal capitale di debito prevalentemente finanziato tramite il sistema bancario. 17 In questo studio definiremo tramite il WACC il valore minimo dei ricavi che una piccola media impresa dovrebbe realizzare, data la sua struttura di costi fissi e variabili, per poter produrre valore. Le piccole-medie imprese, prevalentemente possedute da una famiglia o da una ristretta base sociale, spesso operano in settori ad alta competitività, dove la sopravvivenza è legata all’intuito del singolo imprenditore ed alla capacità di anticipare il mercato nella sua domanda di beni. La figura del manager non è molto diffusa in tali realtà aziendali e la consulenza è spesso limitata alle problematiche di natura fiscale. Da ciò la necessità di creare strumenti di previsione reddituale, in grado di permettere all’imprenditore di capire facilmente i rischi legati alla propria attività e di programmare, tramite sistemi di simulazione, scenari economici dove condurre l’impresa nel breve futuro. Il primo passo della nostra analisi consiste nel creare un sistema semplice di monitoraggio dei costi raggruppandoli all’interno delle due principali macro-categorie di Costi Fissi e Costi Variabili, e di effettuare una analisi delle serie storiche di tali macro-categorie al fine di capire la loro distribuzione in funzione dei ricavi prodotti. Pertanto, dato un certo livello di ricavi possiamo definire una distribuzione dei costi fissi e dei costi variabili per quel determinato valore capace di generare un utile operativo netto (UON = risultato prima dei proventi e oneri straordinari e delle imposte ) specifico. L’uso del UON come valore di riferimento degli utili, deriva dalla volontà di considerare l’impresa nella sua componente caratteristica. Non riteniamo corretto infatti prendere in considerazione i costi e i ricavi afferenti alla gestione straordinaria in quanto non facilmente individuabili nella fase di distribuzione delle serie storiche. Affinché un’impresa possa creare valore, il rapporto tra UON e ricavi deve essere superiore al valore del WACC, che ricordiamo indica il costo medio del capitale impiegato nell’impresa. In seguito proveremo che esiste un solo valore del rapporto tra UON e Ricavi tale che si verifichi la condizione di cui sopra. Sviluppo della teoria e dei calcoli Per sviluppare la teoria procediamo preliminarmente definendo il WACC come media ponderata del costo del capitale. Esso è dato dalla formula : (E/E+D)*i+(D/E+D)*r*(1-t) dove abbiamo indicato con : E il patrimonio netto dell’impresa D l’ammontare dei debiti a breve e a lungo di un’impresa i il tasso di remunerazione del capitale di rischio dell’impresa ( patrimonio ) r il tasso medio sul capitale di debito dell’impresa ( finanziamenti ) t il tasso d’imposizione fiscale 18 Facciamo notare che il tasso r viene moltiplicato per (1-t) poiché gli interessi passivi che vengono pagati dall’azienda sono una componente negativa del reddito che riduce l’incidenza della tassazione. Pertanto il tasso deve essere ridotto proprio del vantaggio fiscale che deriva da tale onere. Occorre poi individuare le componenti che determinano l’utile operativo netto, ossia i costi ed i ricavi di vendita. Procediamo, pertanto col ripartire i costi in fissi e variabili, secondo la seguente riclassificazione : +Ricavi di vendita -sconti e resi +Proventi ordinari diversi =Ricavi Netti Costi Variabili +/- Variazioni merci e lavori in corso - accantonamneto fondo svalutazione Crediti -prestzione di servizi - Acquisto di materie prime e semilavorati -Costi generali variabili =Margine di contribuzione Totale Costi Fissi -Oneri di gestione -Costi capitalizzati =Valore Aggiunto - Costo del personale =MOL -Ammortamenti =Utile Operativo Netto Possiamo ora definire le seguenti relazioni : UON/R =WACC che possiamo anche indicare come ROS = WACC UON = R – ( CF + CV ) Dove abbiamo indicato con : R = Ricavi CV = Coti Variabili CF = Costi Fissi UON = Utile Operativo Netto ( Il costo del personale sarà considerato fisso per la parte di competenza e variabile per quanto concerne gli straordinari o alle variazioni inerenti alla produzione) I costi variabili li possiamo esprimere come percentuale dei ricavi CV/R =CV% UON = R*WACC% UON = R - R* CV% – CF 19 R- R*CV% – R*WACC% = CF R*(1 - CV% – WACC% ) = CF R = CF / ( 1 – CV% - WACC% ) Pertanto R sarà il livello minimo di Ricavi per cui il rapporto UON ( generato dal livello di Ricavi previsto con la struttura dei costi relativi) , su Ricavi sarà pari al WACC. Tale livello di ricavi può essere ottenuto anche tramite l’ analisi del Break Even Point : Dato che il BEP ( Break Even Point ) può essere definito dalla seguente relazione BEP = CF / ( 1 - CV/R ) con CV/R = CV% e che il BEP evidenzia il punto in cui il rapporto UON/R è uguale a zero e che dalla formula dei ricavi CF = R ( 1 – CV% - WACC% ) Da ciò R = BEP * ( 1 – CV% ) / ( 1 – CV% - WACC% ) Cerchiamo di applicare quanto esposto con un esempio pratico. Applicazione : Ipotizziamo una società Alfa con la seguente struttura economica e patrimoniale Società ALFA s.r.l. Patrimonio Debiti a breve Debiti a lungo Tasso medio dei finanziam. Tasso di remuner. del patr. T WACC 3.146.970,55 4.252.270,14 302.270,71 1,50% 8,50% 33,00% 4,07% CV% = Incidenza costi variabili su Ricavi CF = Costi Fissi R = Reddito minimo per Utile = WACC BEP senza considerare il WACC R=BEP*(1-CV/R)/(1-CV/R-WACC) 63,69% 2.552.927,98 7.917.918,35 7.030.922,56 7.917.918,35 Data la struttura dei costi e dei ricavi dell’azienda ALFA possiamo definire la seguente tabella per i diversi valori rappresentati dei ricavi : 20 NR R 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Incremento marginale del rapporto UON/R UON/R 7.000.000,00 7.500.000,00 8.000.000,00 8.500.000,00 9.000.000,00 9.500.000,00 10.000.000,00 10.500.000,00 11.000.000,00 11.500.000,00 12.000.000,00 0,00 2,27 4,40 6,27 7,94 9,43 10,78 11,99 13,10 14,11 15,03 WACC 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 4,07 2,27 2,13 1,87 1,67 1,49 1,35 1,21 1,11 1,01 0,92 La tabella sopra riportata, se tradotta in forma grafica, permette di evidenziare che esiste un solo valore di Ricavi per cui il rapporto UON ( generato dal livello di Ricavi previsto con la struttura dei costi relativi) su Ricavi sarà pari al WACC. Tutti i valori di Ricavi superiori a tale limite genereranno un rapporto UON/R superiore al WACC, e pertanto permetteranno all’azienda di creare valore. 16,00 14,00 12,00 10,00 8,00 6,00 4,00 2,00 0,00 1 2 3 4 5 6 7 8 ricavi utili/ricavi 21 wacc 9 10 11 7. Alcune applicazione del WACC Il WACC, utilizzato come obiettivo di redditività, ha una importanza strategica, nella pianificazione finanziaria. Di seguito proveremo a mettere in relazione tra loro il ROI, l’ EVA ed il WACC, al fine di poter determinare un modello che aprioristicamente indichi quale debba essere il livello di ricavi, di utile operativo netto, di costi variabili e di costi fissi che un’azienda, data la sua struttura economica, deve raggiungere per poter creare valore. Riprendiamo il concetto sopra esposto : un’azienda crea valore quando il rapporto tra l’utile operativo netto ed i ricavi è maggiore del WACC, e pertanto in equilibrio quando è verificata l’uguaglianza : UON/R = WACC da cui UON = WACC * R (1) Il ROI è definito come rapporto tra il risultato operativo della gestione caratteristica ed il capitale investito nell’attività tipica svolta : ROI = UON/CIN da cui UON = ROI * CIN (2) Se andiamo a sostituire la (2) nella (1) otterremo che ROI * CIN = WACC * R e pertanto ROI = ( WACC * R ) / CIN (3) Ricordiamo che l’ EVA è stato sopra definito dalla seguente formula : EVA = UON * ( 1-t ) - WACC * CIN (4) Andiamo a sostituire nella (4) la (2) ottenendo EVA = ROI * CIN * ( 1-t ) - WACC * CIN da cui raccogliendo il CIN si ottiene che EVA = ( ROI * ( 1-t) – WACC ) * CIN (5) La formula (5) indica semplicemente che un’azienda crea valore quando il suo ROI al netto delle imposte è maggiore del suo WACC. Come possiamo facilmente notare abbiamo definito il ROI tramite il WACC nella formula (3) con il risultato di determinare il valore minimo di redditività dell’azienda, dato appunto il suo costo medio ponderato del capitale e l’ EVA (5) in funzione del livello minimo di redditività ( ROI ) utile per generare valore sempre in quella specifica azienda. Proviamo ad applicare quanto sopra esposto ad un’ ipotetica azienda operante nel settore tessile per determinare i livelli futuri ottimali di Costi e Ricavi. Ipotizziamo che la stessa azienda Alfa s.r.l. presenti in un determinato esercizio il seguente conto economico espresso in Euro: 22 Totale Ricavi di Vendita 7.331.773,00 Totale Costi Variabili 6.191.616,23 84,45% Margine di contribuzione 1.140.156,77 15,55% Totale Costi Fissi 436.464,38 5,95% Valore Aggiunto 703.692,39 9,60% Costo del Personale 522.000,00 7,12% UON 181.692,39 2,48% ed i seguenti dati patrimoniali : Mezzi Propri Mezzi di Terzi 837.510,24 3.671.394,93 Breve Termine Lungo Termine T Re rd medio ( BT LT ) 2.775.163,27 4,50% 896.231,66 7,50% 33,00% 10,00% 5,23% a cui applicando la formula del WACC otteniamo un valore pari al 4,71%. Come possiamo facilmente notare il rapporto UON su R non risulta pari al 4,71%, ma assai inferiore, essendo uguale al 2,48%. Ciò significa che l’azienda benché abbia un UON positivo, non sta creando valore per i propri investitori. Determiniamo ora il livello del ROI corrente e per conferma di quanto sopra esposto il valore dell’EVA, sapendo che il CIN corrente risulta pari a 4.508.905,17 Euro ( per semplicità pari ai Mezzi Propri sommati ai Mezzi Terzi ). Il ROI risulta uguale al 3,54%, ben al di sotto del tasso medio di finanziamento pari al 5,23%. 23 Il valore dell’EVA viene calcolato tramite la seguente tabella : UON T CIN WACC EVA 159.692,39 33,00% 4.508.905,17 4,71% -105.463,94 Il risultato negativo, conferma quanto sopra espresso che essendo il rapporto UON /R inferiore al WACC l’azienda non sta creando valore per gli investitori. Passiamo allora a costruire un conto economico prospettico che mostri i valori minimi in grado di creare valore aziendale. La redditività minima dell’azienda ( ROI ), che viene richiesta dai suoi investitori dato l’attuale livello di ricavi e struttura patrimoniale, determinata con la formula n.(3) è pari a : (4,71% * 7.331.773,00 ) / 4.508.905,17 = 7,66% da cui considerando la formula del ROI data da UON / CIN , permette di determinare il livello dell’utile operativo netto uguale a ROI * CIN = 345.470,26 Euro Per raggiungere il nostro intento, ossia la creazione di un conto economico prospettico, occorrerà che i costi variabili si riducano in maniera congrua per permettere di verificare la seguente uguaglianza : UON = R – CV – CF - CP da cui CV = R – CF - CP– UON Nel nostro caso CV = 7.331.773,00 – 434.464,38 – 522.000,00 – 345.470,26 Da cui CV = 6.027.838,36 Il conto economico di minima redditività in grado di creare il minimo valore per l’ azienda Alfa s.r.l. è il seguente : Totale Ricavi di Vendita 7.331.773,00 Totale Costi Variabili 6.027.838,36 82,22% Margine di contribuzione 1.303.934,64 17,78% 24 Totale Costi Fissi 436.464,38 5,95% Valore Aggiunto 867.470,26 11,83% Costo del Personale 522.000,00 7,12% UON 345.470,26 4,71% Come si vede il rapporto UON / R risulta essere pari al WACC. Possiamo adesso calcolare il valore dell’EVA, che ci confermerà la minima creazione di valore. ROI T CIN WACC EVA 7,66% 33,00% 4.508.905,17 4,71% 19.007,24 Nell’ esempio prospettato abbiamo deciso di mantenere invariati i ricavi di vendita e di modificare i costi variabili, effettuando delle economie legate al ciclo produttivo. A risultati simili saremmo giunti se avessimo deciso di modificare i ricavi di vendita, mantenendo la stessa percentuale di distribuzione di costi variabili, o modificando qualsiasi altra componente di costo rappresentata nel conto economico. L’unico elemento fisso è determinato dal valore del WACC e dal conseguente rapporto UON/R. Il valore del ROI o quello dell’ EVA possono essere stabiliti a priori in funzione del livello di redditività o del valore di remunerazione che si desidera ottenere. Il relativo conto economico prospettico poi sarà il risultato dei valori sopra individuati. 25 Capitolo II : Valutare l’azienda 1. Metodi patrimoniali e reddituali Iniziando con l’analisi dei metodi patrimoniali occorre effettuare una considerazione preliminare in merito alla diffusione che tali metodi hanno avuto in Italia. Le motivazioni che hanno condotto a tale prevalenza sono principalmente di natura storica. In Italia il lento sviluppo del sistema finanziario di tipo azionario rispetto a quello di natura bancaria ha fatto la fortuna di tali metodologie di analisi. Infatti la sostanziale mancanza di un mercato azionario ha costretto le imprese a rivolgersi per finanziare i propri progetti al mondo bancario, che preoccupandosi principalmente di riuscire a recuperare i finanziamenti erogati e la riscossione periodica degli interessi maturati, poneva maggiore attenzione alla solidità patrimoniale dell’impresa rispetto alla capacità di creare plusvalore e marginalità. Laddove i mercati azionari hanno, invece, rappresentato una credibile alternativa all’indebitamento bancario, principalmente nei paesi anglosassoni, la pratica valutativa si è principalmente orientata verso metodologie basate su sistemi che rispecchiano principalmente l’ottica dell’investitore azionario. In altre parole per un investitore ciò che importa è la capacità che l’impresa ha di creare ricchezza futura tramite i propri flussi di cassa e di reddito.5 L’aspetto patrimoniale deve essere valutato ma risulta accessorio all’analisi dei flussi. Si deve notare che comunque negli ultimi anni il sistema bancario italiano si è avvicinato a queste ultime metodologie, cercando di determinare la capacità di rimborso dei finanziamenti da parte delle imprese analizzando l’idoneità a creare flussi positivi per tutta la durata del prestito. Purtroppo la valutazione con il metodo patrimoniale non è ancora divenuta accessorio alla valutazione per flussi e l’attenzione continua ancora ad essere concentrata maggiormente sul livello di patrimonializzazione dell’impresa. Il metodo patrimoniale Tale metodologia esamina l’azienda come un insieme di attività e passività di cui il patrimonio netto costituisce sul piano contabile e dei valori la somma algebrica. Il patrimonio netto comprende anche l’utile dell’esercizio, fatta esclusione per gli importi di cui è già stata decisa la distribuzione. Una volta determinato il valore del netto occorre porre in essere tutte quelle attività atte a rettificare le sue poste attive e passive da tutti gli importi che non corrispondono ad una reale rappresentazione del patrimonio stesso. Le rimanenze e i crediti verso clienti, dovranno essere valutati al valore di presumibile realizzo e così i debiti verso i fornitori andranno depurati da eventuali contestazioni, fondate su dati oggettivi, che ne potrebbero ridurre il valore. Lo stesso dicasi anche per le immobilizzazioni tecniche che spesso sono riportate a valori assai diversi da quelli reali. Un commento a parte merita la valutazione delle immobilizzazioni immateriali. In prima analisi esse devono avere tre requisiti di base per poter essere valutate. Il primo è dato 5 Valutare l’azienda - Amministrazione e Finanza IPSOA Editore 26 dall’utilità pluriennale, il secondo dalla possibilità di essere trasferibili ed il terzo dalla determinabilità del valore. E’ evidente come non tutte le immobilizzazioni immateriali abbiano tali requisiti ; tra quelle che non possono essere incluse vi è la formazione del personale, mentre tra quelle valutabili, vi sono i marchi ed i brevetti. Nel caso in cui la rettifica delle poste attive e passive del netto dovesse condurre ad un plusvalore rispetto al valore contabile, sarà necessario valutare la plusvalenza al netto dell’imposizione fiscale, e quindi farla transitare dal conto economico individuando la reale tassazione a cui andrebbe incontro l’impresa. Il valore così calcolato potrà essere incluso nel valore globale del patrimonio netto. Il metodo reddituale A differenza del metodo patrimoniale che si basa sulla determinazione del valore dell’impresa in funzione della somma algebrica delle attività e passività, i metodi reddituali tendono a determinare il valore dell’azienda in funzione del flusso di redditi futuri attesi durante l’arco temporale definito nell’ analisi di valutazione dell’impresa. Essi quindi individuano un reddito, derivante dalla differenza tra i ricavi ed i costi di esercizio, che risulta essere l’elemento fondamentale del valore aziendale. Occorre precisare che tali flussi sono prettamente economici e non finanziari, quindi non immediatamente disponibili per gli investitori. I metodi reddituali possono essere di due tipi, a seconda della configurazione di reddito considerata : metodi reddituali sintetici e analitici.6 I metodi sintetici si basano sulla stima di un reddito medio, rettificato di tutte le componenti positive e negative come si possono presentare durante il periodo preso in considerazione per l’analisi, e comunque considerato ripetibile nei diversi esercizi. Nel caso in cui il periodo di tempo sia indeterminato la formula applicabile per la sua determinazione è la seguente : W=R/i dove si è indicato con W = valore dell’impresa R = Reddito medio atteso i = Il tasso di capitalizzazione Il tasso di capitalizzazione può essere considerato pari al rendimento che un investitore richiede per poter investire nel settore di appartenenza dell’impresa. L’utilizzo di un orizzonte illimitato può essere giustificato solo dal fatto che risulta difficile determinare la vita di un’azienda in quanto intesa come insieme dinamico e non statico di elementi organizzati alla produzione di ricchezza. Comunemente comunque si preferisce stabilire un termine alla valutazione del reddito prospettico dell’impresa che può variare a seconda dei settori di attività in cui l’azienda opera. 6 Valutare un’impresa e le sue strategie – IPSOA Editore 27 In caso di periodo limitato la formula di calcolo diventa la seguente : W = R * ( 1 – ( 1 + i )^-n) / r dove si è indicato con : R = Reddito medio prospettico i = tasso medio di rendimento del settore di attività dell’impresa r = tasso di attualizzazione coincidente con il WACC n = periodo temporale considerato I metodi reddituali analitici, a differenza dei metodi sintetici, si caratterizzano per il fatto che la previsione dei flussi di reddito avviene per singolo anno sino al termine del periodo ipotizzato. Il metodo patrimoniale misto I metodi patrimoniali misti si differenziano dai metodi patrimoniali per il fatto che viene abbinato alla valutazione del patrimonio rettificato dell’impresa anche il flusso redituale che questa si ipotizza possa generare nel futuro. Tale flusso solitamente viene indicato con il termine di avviamento. L’avviamento rappresenta un valore non esprimibile contabilmente, ma economicamente di grande rilievo. Un metodo per il calcolo dell’avviamento consiste nello stimare il reddito medio prospettico dell’impresa, come già evidenziato nel calcolo dei metodi reddituali sintetici, su un periodo temporale convenzionale di tre o cinque anni, a seconda del settore di attività a cui l’impresa appartiene. La formula per la determinazione dell’avviamento comunemente usata è la seguente : A = ( R – K * i ) * ( 1 – ( 1 + j )^-n) / r dove si è indicato con : A = Avviamento R = Reddito medio prospettico K = Patrimonio netto rettificato i = tasso medio di rendimento del settore di attività dell’impresa r = tasso di attualizzazione coincidente con il WACC j = tasso di rendimento richiesto dagli investitori n = periodo temporale considerato Il reddito medio prospettico è la media degli utili netti di esercizio che si prevede l’azienda sarà in grado di realizzare nel futuro in base ad una valutazione da effettuarsi tramite l’utilizzo di un business plan. Il valore dell’azienda sarà determinato dalla somma del patrimonio netto rettificato e dell’avviamento: W=K+A 28 Ipotizziamo di dover valutare la solita azienda Alfa con i seguenti dati economico – patrimoniali Conto Economico Ricavi di Vendita 2006 2007 2008 2009 6.446.319 6.260.551 6.926.674 7.720.128 121.195 98.232 52.555 23.511 6.567.514 6.358.783 6.979.229 7.743.639 Variazione rimanenze -135.942 63.951 -106.152 -630.659 Acquisti materie prime 3.916.357 3.824.335 4.131.511 5.139.189 Servizi (lavorazioni c/o terzi) 618.992 433.545 404.821 709.264 Spese di trasporto 183.608 182.019 216.361 270.611 Spese di vendita 201.198 182.075 252.648 287.447 Altri costi variabili 347.396 263.776 248.069 345.681 Totale Costi Variabili 5.131.609 4.949.701 5.147.258 6.121.533 Margine di contribuzione 1.435.905 1.409.082 1.831.971 1.622.106 Altri ricavi Totale Ricavi Consulenze Affitti Leasing 22.064 25.189 43.524 34.630 119.373 117.124 123.139 167.898 74.841 104.815 93.495 70.654 Altri costi fissi 25.595 32.512 35.631 33.793 Totali costi fissi 241.873 279.640 295.789 306.975 1.194.032 1.129.442 1.536.182 1.315.131 Costo del personale 730.378 509.151 899.033 734.671 -di cui consiglio amm.ne 282.600 0 345.210 61.353 0 0 0 35.105 -di cui dipendente 447.778 509.151 553.823 638.213 Margine Operativo Lordo 463.654 620.291 637.149 580.460 Valore aggiunto -di cui temporaneo Ammortamenti 89.462 76.167 90.066 84.051 di cui amm. Immat. 1.492 12.057 11.826 12.399 di cui amm. Mater 87.970 64.110 78.240 71.652 374.192 544.124 547.083 496.409 Utile Operativo Netto Proventi Finanziari Oneri Finanziari Proventi Straordinari 5.938 6.692 7.865 7.290 80.386 72.627 57.100 71.021 73.509 60.995 104.985 62.313 Oneri Straordinari 218.390 130.859 125.014 216.675 Utile Ante Imposte 154.863 408.325 477.819 278.316 Imposte -206.992 -206.603 -227.238 -151.504 -52.129 201.722 250.581 126.812 Utile Netto 29 Stato Patrimoniale 2006 2007 2008 2009 Crediti vs Clienti 1.109.140 2.487.240 2.336.622 3.475.912 Debiti vs Fornitori -1.612.558 -1.475.746 -1.720.153 -2.255.237 718.425 650.102 756.177 1.386.835 Rimanenze TFR -99.159 -109.662 -122.922 -103.532 -428.338 -428.338 0 0 Altre attività / altre passività 1.757.027 489.166 303.303 292.907 CCN ( Capitale Circolante Netto ) 1.444.537 1.612.762 1.553.027 2.796.885 Immobilizzazioni materiali 419.433 461.705 644.108 737.836 Fondo ammortamento Fondi di accantonamento Immobilizzazioni immateriali Fondo ammortamento -256.971 -290.505 -380.573 -442.888 Immobilizzazioni finanziarie 0 0 0 0 Altre immobilizzazioni 0 4.049 52.322 75.306 1.606.999 1.788.011 1.868.884 3.167.139 CIN ( Capitale Investito Netto ) Capitale sociale Riserve 11.000 11.000 11.000 11.000 1.037.877 985.743 1.187.466 1.038.051 Utile / Perdita -52.129 201.722 250.581 126.812 Patrimonio Netto (E) 996.748 1.198.465 1.449.047 1.175.863 Cassa e Banche -187.039 -218.942 -210.288 -139.465 Finanziamenti a breve 797.290 808.488 630.125 2.130.741 Mutui e fin. a medio termine 0 0 0 0 Prestiti obbligazionari 0 0 0 0 610.251 589.546 419.837 1.991.276 PN + DCF 1.606.999 1.788.011 1.868.884 3.167.139 BEP industriale 5.205.818 4.130.994 5.001.641 5.436.352 Debito (Credito) Finanziario (D) UON *(1-T) 224.515 326.474 328.250 297.845 WACC * CIN T=40% 114.321 133.996 154.981 165.377 EVA = UON+(1-T)-WAAC*CIN 110.194 192.479 173.269 132.468 7,1% 7,5% 8,3% 5,2% 10,00% 10,00% 10,00% 10,00% 4,00% 4,00% 4,00% 4,00% WACC = E/(D+E)+re+D/(D+E)*rd+(1-T) re = tasso remunerazione azionisti rd = tasso passivo finanziatori Supponiamo che il patrimonio netto contabile coincida con quello rettificato pari nell’anno 2006 ad Euro 996.748 30 Il reddito medio per gli anni 2007 - 2009 sarà pari a : R = ( 210.722 + 250. 581 + 126.812 ) / 3 R = 193.038 Euro Supponiamo che il tasso medio di rendimento del settore sia pari al 5%, il WACC sia pari al 4% ed il periodo di riferimento sia di 3 anni. Pertanto avremo : A = ( 193.038 – (996.748 * 5%) * (1 – ( 1 + 5%)^-3)/4% risolvendo i calcoli A = 487.463 Euro Da cui il valore attribuibile all’impresa, considerando un periodo di 3 anni sarà pari a : W = 996.748 + 487.463 = 1.484.211 Euro Se confrontiamo il valore del patrimonio netto alla fine del triennio si può notare che esso non si discosta particolarmente dal valore attribuito all’azienda in sede di valutazione. 2. Metodi Finanziari Flussi di cassa (DCF) Il metodo dei flussi di cassa rientra nella più vasta categoria dei metodi finanziari. I flussi di cassa hanno lo scopo di identificare una grandezza finanziaria e non economica, nonché il valore reale di quanto gli investitori potranno ricavare dal loro investimento. I flussi di cassa possono anche consentire un confronto effettivo con investimenti alternativi, che rientrino comunque nella stessa classe di rischio. Si tratta pertanto di definire il valore di detti flussi, che non possono essere quelli che si ottengono dalla redazione del rendiconto finanziario, ma devono essere quelli che si ricavano dall’analisi della sola gestione operativa dell’impresa stessa. Lo scopo dell’analisi è quello di evidenziare il valore dell’attività operativa, cioè il valore intrinseco dell’impresa indipendentemente dalla struttura finanziaria e dalle partite straordinarie di bilancio e comunque estranee alla gestione operativa stessa. Infatti la gestione finanziaria, intesa come composizione e valorizzazione sia del capitale di debito che dei mezzi propri, viene già presa in considerazione al momento dello sconto del valore dei flussi, con l’utilizzo del WACC, che ben sappiamo ricomprende al suo interno gli elementi sopra descritti. Si riporta di seguito a titolo esemplificativo una metodologia di valutazione dei flussi, partendo dai dati contenuti nel rendiconto finanziario di una ipotetica impresa Alfa. 31 2006 Rendiconto finanziario Risultato operativo Ammortamenti Accantonamenti Flussi di redditività operativa Proventi ed oneri finanziari Flussi di redditività lorda Imposte Risultati di terzi Flussi di redditività netta ordinaria Proventi / oneri diversi e straordinari Flussi di redditività netta # Capitale investito corrente 2007 2008 2009 544.124 547.083 601.791 76.167 90.066 84.051 0 0 0 620.291 637.149 685.842 -65.935 -49.235 -63.731 554.356 587.914 622.111 -206.603 -227.238 -151.504 0 0 0 347.753 360.676 470.607 -69.864 -20.029 -154.362 277.889 340.647 316.245 -168.225 59.735 60.000 Flussi di cassa circolanti 109.664 400.382 376.245 11.198 -178.363 150.061 Flussi di cassa correnti 120.862 222.019 526.306 -84.905 -182.401 -115.464 -4.049 -48.273 -22.984 31.908 -8.655 387.858 0 0 0 31.908 -8.655 387.858 # Debiti finanziari a breve # Immobilizzazioni tecniche # Immobilizzazioni finanziarie Flussi di cassa caratteristici # Debiti finanziari a m/l termine # Interessi di terzi Flussi di cassa correnti Dividendi # Capitale sociale + riserve Flussi di cassa netti Liquidità immediate finali 187.039 # Liquidità immediate 0 0 0 -5 1 -1 31.903 -8.654 387.857 218.942 210.288 598.145 31.903 -8.654 387.857 I valori dei flussi di cassa correnti vengono rettificati dalle poste di natura finanziaria e straordinaria come riportato nello schema successivo, ottenendo così i valori da utilizzare per la nostra analisi. 32 2006 Flussi di cassa rettificati Risultato operativo Ammortamenti Accantonamenti Flussi di redditività operativa Proventi ed oneri finanziari Flussi di redditività lorda Imposte Risultati di terzi Flussi di redditività netta ordinaria Proventi / oneri diversi e straordinari Flussi di redditività netta # Capitale investito corrente 2007 2008 2009 544.124 76.167 0 547.083 90.066 0 601.791 84.051 0 620.291 637.149 685.842 0 0 0 620.291 637.149 685.842 -206.603 0 -227.238 0 -151.504 0 413.688 409.911 534.338 0 0 0 413.688 409.911 534.338 -168.225 59.735 60.000 Flussi di cassa circolanti 245.463 469.646 594.338 0 0 0 Flussi di cassa correnti 245.463 469.646 594.338 -84.905 -4.049 -182.401 -48.273 -115.464 -22.984 156.509 238.972 455.890 0 0 0 0 0 0 156.509 238.972 455.890 # Debiti finanziari a breve # Immobilizzazioni tecniche # Immobilizzazioni finanziarie Flussi di cassa caratteristici # Debiti finanziari a m/l termine # Interessi di terzi Flussi di cassa correnti Si ipotizzi che il periodo di analisi dei flussi di cassa considerato sia di 3 anni ed il valore del WACC sia pari all’ 8,29%. Occorre definire una nuova grandezza, denominata “flussi di cassa oltre l’orizzonte prospettico”, che nel nostro caso è stato ipotizzato essere pari a 3 anni. Si ipotizzi inoltre che il tasso di crescita che i nostri flussi abbiano, oltre tale periodo, sia pari al 5%. I flussi di cassa oltre l’orizzonte prospettico definiscono il potenziale di generare dividendi per gli azionisti anche nel futuro. Tale grandezza riveste un ruolo importante nella valutazione del valore di un’azienda, in quanto permette di attribuire un valore futuro alla redditività dell’impresa, valorizzato alla data dell’ analisi. Nella tabella successiva si riporta lo schema finale di valutazione. 33 Metodo Flussi di Cassa Scontati tasso di attualizzazione: 8,29% crescita flussi oltre l'orizz. prospettico 5,00% 2007 2008 2009 1 2 3 oltre Flussi di cassa previsti (A) 156.509 238.972 455.890 478.685 Costo del capitale annuo (B) 148.274 154.981 262.641 275.773 8.235 83.991 193.249 202.912 7.604 71.620 152.167 Flussi di cassa netti ( A - B ) Flussi di cassa scontati cumulati Valore terminale 231.391 3.195.749 Indebitamento Finanziario Netto Valore Impresa Alfa -1.991.276 1.435.864 Il valore dei flussi di cassa previsti (A) sono ricavati dallo schema dei flussi di cassa rettificati fatta eccezione per il valore oltre il tempo definito, che viene calcolato semplicemente incrementando l’ultimo flusso di cassa del valore di crescita previsto nel futuro per tali flussi. Oltre = 455.980 * ( 1+ 5%) = 478.685 Il costo del capitale annuo (B) è dato dal valore del Capitale Investito Netto, come indicato nelle tabelle precedenti e che si riporta di seguito, moltiplicato per il valore del WACC. Stato Patrimoniale 2006 2007 2008 2009 Crediti vs Clienti 1.109.140 2.487.240 2.336.622 3.475.912 Debiti vs Fornitori -1.612.558 -1.475.746 -1.720.153 -2.255.237 Rimanenze 718.425 650.102 756.177 1.386.835 TFR -99.159 -109.662 -122.922 -103.532 Fondi di accantonamento -428.338 -428.338 0 0 Altre attività / altre passività 1.757.027 489.166 303.303 292.907 CCN ( Capitale Circolante Netto ) 1.444.537 1.612.762 1.553.027 2.796.885 Immobilizzazioni materiali 419.433 461.705 644.108 737.836 Fondo ammortamento -256.971 -290.505 -380.573 -442.888 Immobilizzazioni immateriali Fondo ammortamento Immobilizzazioni finanziarie 0 0 0 0 Altre immobilizzazioni 0 4.049 52.322 75.306 1.606.999 1.788.011 1.868.884 3.167.139 CIN ( Capitale Investito Netto ) 34 Capitale sociale Riserve 11.000 11.000 11.000 11.000 1.037.877 985.743 1.187.466 1.038.051 Utile / Perdita -52.129 201.722 250.581 126.812 Patrimonio Netto (E) 996.748 1.198.465 1.449.047 1.175.863 Cassa e Banche -187.039 -218.942 -210.288 -139.465 Finanziamenti a breve 797.290 808.488 630.125 2.130.741 Mutui e fin. a medio termine 0 0 0 0 Prestiti obbligazionari 0 0 0 0 610.251 589.546 419.837 1.991.276 1.606.999 1.788.011 1.868.884 3.167.139 Debito (Credito) Finanziario (D) PN + DCF Il valore dei flussi di cassa scontati e cumulati è dato dalla somma dei singoli flussi di cassa netti ( A-B ) attualizzati : 231.391 = 8.235/(1 + 8,29%)^1 + 83.991/(1 + 8,29%)^2 + 193.249/(1 + 8,29%)^3 Il valore terminale è calcolato come il valore attuale di una rendita perpetua del flusso di cassa netto definito oltre l’orizzonte temporale. Valore Terminale = ( 202.912/5%) / ( 1 + 8,29%)^ 3 = 3.195.749 Il valore finale da attribuire all’impresa Alfa sarà determinato dalla somma algebrica dei flussi di cassa scontati, dell’indebitamento finanziario netto, nel nostro caso dell’ultimo esercizio, e del valore terminale. EVA e CFROI-EVA (CFEVA) Spesso il valore di un’impresa è definito dalla capacità di generare flussi di cassa positivi e in grande misura, tali da rendere molto appetibile l’investimento in termini di rientro e ritorno finanziario per i potenziali investitori. Tuttavia l’analisi dei flussi di cassa (DCF) comporta molte difficoltà per la corretta determinazione dei valori e quindi dei flussi stessi. Al contrario l’utilizzo di variabili specifiche può consentire con maggiore semplicità la definizione di un valore dell’impresa altrimenti difficile da stimare con altri metodologie. Il costo di tale approccio è la perdita di qualche informazione che invece può essere desunta dal sistema dei DCF. L’ EVA consente di determinare il valore aggiunto che si determina all’interno di una azienda a seguito di un investimento. Tale indice è rappresentativo del ROC ( Return on Capital) quale valore effettivo di flusso di cassa sul capitale impiegato guadagnato a seguito dell’investimento stesso e del costo medio ponderato del capitale (WACC) quale valore del costo della struttura finanziaria impiegata per effettuare l’operazione d’investimento. 35 EVA = ( ROC – WACC ) * (CIN) Dove con CIN si è indicato il capitale investito nel progetto. Il CFROI ( Cash Flow ROI ) è un inicatore del flusso di cassa ottenuto dal capitale investito. CFROI = ( EBIT*(1-t) + Ammortamento + altri costi non finanziari) / CIN Dove con t si è indicata l’aliquota d’imposta. All’interno di detti indici è possibile utilizzare il valore contabile del Capitale Investito Netto (CIN), anche se tale valore non è perfettamente rappresentativo del valore delle immobilizzazioni, sia immateriali che materiali e di alcune sue determinati, quali ad esempio le rimanenze di magazzino. Così anche il valore dell’ EBIT deve essere depurato di tutte le componenti relative all’acquisto di beni d’investimento. Quando l’impresa si trova in condizioni per cui non sia possibile determinare una leva finanziaria ottimale e pertanto le scelte relative al reperimento dei mezzi finanziari siano strettamente limitate, il valore dell’EVA può essere trasformato in Equity EVA ( EQTY EVA ), definito come : EQTY EVA = ( ROE – Costo dei Mezzi Propri ) ( Patrimonio Investito ) Il valore del Patrimonio Investito è determinato dal valore contabile dei Mezzi Propri destinati ad uno specifico investimento. Attraverso l’utilizzo di detto indicatore è possibile determinare il ritorno di valore dell’investimento effettuato anche solo per linea di prodotto o per specifico settore di attività. Nel caso si intenda analizzare il ritorno economico in termini di singolo investimento, ecco che il valore del Patrimonio Investito deve essere quello specificatamente destinato all’iniziativa oggetto di studio. Pertanto occorre individuare i beni effettivamente destinati per tale settore di attività. Il valore iniziale dell’ EVA serve solo come termine di riferimento per la misurazione delle variazioni dell’indice durante il periodo di vita dell’investimento. Sono proprio tali variazioni a determinare la convenienza dell’operazione posta in essere. Tali variazioni devono essere prese in termine di valore assoluto e non secondo una distribuzione di variazione percentuale. Infatti l’ EVA misura il ritorno economico dell’investimento in funzione del maggior valore aggiunto creato. Tale valore consente di effettuare una valutazione simile a quanto potremmo ottenere tramite il metodo nel Valore Attuale Netto (VAN), ovvero del Tasso Interno di Rendimento (TIR). Il valore di una azienda può così essere definito tramite il valore dell’EVA dei progetti in corso con l’aggiunta del valore attuale dell’ EVA dei progetti futuri. Volendo esprime in forma numerica quanto sopra detto : V = ( Attività presenti (Ia) + VAN di Ia ) + VAN Progetti Futuri 36 Mostriamo di seguito una applicazione di quanto sopra riportato in un’ azienda che abbia le seguenti caratteristiche : Ia = 100 Euro ROCa = 15% WACCa = 10% L’azienda abbia deciso di effettuare per 5 anni i seguenti investimenti per ogni singolo esercizio all’inizio dello stesso. Ipf = 10 Euro ROCpf= 15% WACCpf= 10% Dopo il quinto anno ciascun investimento crescerà con durata illimitata con un ROC uguale al costo del capitale (WACC = 10%). Tavola 1. Valore dell’ azienda calcolato tramite il modello dell’ EVA CAPITALE INVESTITO ATTUALE (Ia) EVA SUL CAPITALE INVESTITO ( 0,15-0,10)*100/0,10 PV EVA SUI NUOVI INVESTIMENTI 1° anno ((0,15-0,10)*10)/0,10 2° anno ((0,15-0,10)*10)/0,10/(1+0,10)^1 3° anno ((0,15-0,10)*10)/0,10/(1+0,10)^2 4° anno ((0,15-0,10)*10)/0,10/(1+0,10)^3 5°anno ((0,15-0,10)*10)/0,10/(1+0,10)^4 VALORE AZIENDA 100,00 50,00 5,00 4,55 4,13 3,76 3,42 Euro 170,85 Il valore dell’azienda può essere anche ottenuto tramite l’utilizzo del metodo dei DCF ipotizzando una crescita oltre l’orizzonte temporale dei 5 anni al tasso costante del 5%. 37 Tavola 2. Valore dell’azienda calcolato tramite il modello dei DCF EBIT (Ia) EBIT Ipf anno 1 EBIT Ipf anno 2 EBIT Ipf anno 3 EBIT Ipf anno 4 EBIT Ipf anno 5 TOTALE EBIT INVESTIMENTI (Ipf) Flussi di Cassa VA 10,00 10,00 1 2 3 4 5 15,00 1,50 15,00 1,50 1,50 15,00 1,50 1,50 1,50 15,00 1,50 1,50 1,50 1,50 16,50 10,00 6,50 5,91 18,00 10,00 8,00 6,61 19,50 10,00 9,50 7,14 21,00 10,00 11,00 7,51 15,00 1,50 1,50 1,50 1,50 1,50 22,50 11,25 11,25 6,99 OLTRE * 23,63 11,81 11,81 236,25 146,69 VALORE AZIENDA = ( 5,91+6,61+7,14+7,51+6,99-10+146,69 ) Euro 170,85 * La crescita oltre l'orizzonte temporale è calcolata nel modo seguente 23,63 = 22,5 * 1,05 11,81 = 11,25 * 1,05 236,25 = 11,81/0,05 146,69 = 236,25 / (1+0,10)^5 Ciò che è possibile dedurre da quanto sopra riportato è essenzialmente che la crescita astrattamente in se non è detto che crei valore in termini assoluti. Il valore è creato solo dalla differenza che esiste tra il rendimento misurato dal ROC e il costo del capitale sostenuto per l’investimento, misurato dal WACC. Il valore dell’azienda pari a 170,85 Euro eccede il valore contabile dei mezzi investiti pari a 100 Euro, perché il valore del ROC è di 5 punti percentuali superiore al costo del capitale. Un altro indice che possiamo utilizzare per la valutazione della creazione di valore da parte dell’ impresa è il CFROI EVA. Tale indicatore è definito dalla seguente formula : CFEVA = ( CFROI – WACC ) * CIN In pratica, alla formula caratteristica dell’ EVA viene sostituito al reddito operativo al netto della imposizione fiscale, il valore del CFROI come precedentemente definito. Tale definizione dell’ EVA ci consente di misurare l’effettiva creazione di valore in termini finanziari da parte dell’impresa. La valutazione dell’azienda con tale metodologia si pone come obiettivo quello di sfruttare in parte il metodo dei flussi di cassa, unitamente alla determinazione della creazione di valore, ponendo in confronto il valore finanziario dell’utile operativo netto ( EBIT ) con il costo del capitale impiegato per la sua creazione. Riportiamo di seguito un esempio dell’applicazione di tali metodologie utilizzando una azienda di fantasia. 38 Tavola 3. Conto Economico, Stato Patrimoniale e Rendiconto finanziario riclassificati Azienda ALFA Conto Economico 1 2 3 4 5 Ricavi di Vendita Altri ricavi 10.000.000 0 10.500.000 11.025.000 11.576.250 12.155.063 0 0 0 0 Totale Ricavi 10.000.000 10.500.000 11.025.000 11.576.250 12.155.063 Variazione rimanenze Acquisti materie prime Servizi (lavorazioni c/o terzi) Spese di trasporto Spese di vendita Altri costi variabili Totale Costi Variabili 0 2.000.000 4.000.000 300.000 500.000 300.000 7.100.000 0 2.100.000 4.200.000 315.000 525.000 315.000 7.455.000 0 2.205.000 4.410.000 330.750 551.250 330.750 7.827.750 0 2.315.250 4.630.500 347.288 578.813 347.288 8.219.138 0 2.431.013 4.862.025 364.652 607.753 364.652 8.630.094 Margine di contribuzione Consulenze Affitti Leasing Altri costi fissi Totali costi fissi 2.900.000 35.000 80.000 220.000 300.000 635.000 3.045.000 35.000 80.000 220.000 300.000 635.000 3.197.250 35.000 80.000 220.000 300.000 635.000 3.357.113 35.000 80.000 220.000 300.000 635.000 3.524.968 35.000 80.000 220.000 300.000 635.000 Valore aggiunto 2.265.000 2.410.000 2.562.250 2.722.113 2.889.968 474.000 24.000 0 450.000 474.000 24.000 0 450.000 474.000 24.000 0 450.000 474.000 24.000 0 450.000 474.000 24.000 0 450.000 1.791.000 1.936.000 2.088.250 2.248.113 2.415.968 400.000 10.000 390.000 400.000 10.000 390.000 400.000 10.000 390.000 400.000 10.000 390.000 400.000 10.000 390.000 1.391.000 1.536.000 1.688.250 1.848.113 2.015.968 30.000 182.000 0 0 39.000 182.000 0 0 50.700 182.000 0 0 65.910 182.000 0 0 85.683 182.000 0 0 1.239.000 1.393.000 1.556.950 1.732.023 1.919.651 -433.650 -487.550 -544.933 -606.208 -671.878 805.350 905.450 1.012.018 1.125.815 1.247.773 Costo del personale -di cui consiglio amm.ne -di cui temporaneo -di cui dipendente Margine Operativo Lordo Ammortamenti di cui amm. Immat. di cui amm. Mater Utile Operativo Netto Proventi Finanziari Oneri Finanziari Proventi Straordinari Oneri Straordinari Utile Ante Imposte Imposte Utile Netto 39 Stato Patrimoniale Crediti vs Clienti Debiti vs Fornitori Rimanenze TFR Fondi di accantonamento Altre attività Altre Passività 1 2 3 4 5 3.000.000 -1.500.000 1.500.000 -85.000 0 684.000 -433.650 3.150.000 -1.575.000 1.500.000 -119.615 0 1.702.965 -487.550 3.307.500 -1.653.750 1.500.000 -154.231 0 2.729.061 -544.933 3.472.875 -1.736.438 1.500.000 -188.846 0 3.755.214 -606.208 3.646.519 -1.823.259 1.500.000 -223.462 0 4.757.351 -671.878 3.165.350 4.170.800 5.183.648 6.196.597 7.185.271 80.000 -40.000 3.400.000 -1.300.000 0 0 80.000 -50.000 3.400.000 -1.690.000 0 0 80.000 -50.830 3.400.000 -2.080.000 0 0 80.000 -54.965 3.400.000 -2.470.000 0 0 80.000 -64.966 3.400.000 -2.860.000 0 0 CIN ( Capitale Investito Netto ) Capitale sociale Riserve Utile / Perdita 5.305.350 1.000.000 1.300.000 805.350 5.910.800 1.000.000 2.105.350 905.450 6.532.818 1.000.000 3.010.800 1.012.018 7.151.632 1.000.000 4.022.818 1.125.815 7.740.305 1.000.000 5.148.632 1.247.773 Patrimonio Netto (E) 3.105.350 4.010.800 5.022.818 6.148.632 7.396.405 -1.000.000 2.000.000 200.000 1.000.000 -1.300.000 2.000.000 200.000 1.000.000 -1.690.000 2.000.000 200.000 1.000.000 -2.197.000 2.000.000 200.000 1.000.000 -2.856.100 2.000.000 200.000 1.000.000 Debito (Credito) Finanziario (D) 2.200.000 1.900.000 1.510.000 1.003.000 343.900 PN + DCF 5.305.350 5.910.800 6.532.818 7.151.632 7.740.305 CCN ( Capitale Circolante Netto ) Immobilizzazioni immateriali Fondo ammortamento Immobilizzazioni materiali Fondo ammortamento Immobilizzazioni finanziarie Altre immobilizzazioni Cassa e Banche Finanziamenti a breve Mutui e fin. a medio termine Prestiti obbligazionari 40 Rendiconto finanziario Risultato operativo Ammortamenti Accantonamenti Flussi di redditività operativa Proventi ed oneri finanziari Flussi di redditività lorda Imposte Risultati di terzi Flussi di redditività netta ordinaria Proventi / oneri diversi e straordinari Flussi di redditività netta # Capitale investito corrente Flussi di cassa circolanti # Debiti finanziari a breve Flussi di cassa correnti # Immobilizzazioni tecniche # Immobilizzazioni finanziarie Flussi di cassa caratteristici # Debiti finanziari a m/l termine # Interessi di terzi Flussi di cassa correnti Dividendi # Capitale sociale + riserve Flussi di cassa netti 1 2 3 4 5 1.391.000 400.000 0 1.536.000 400.000 0 1.688.250 400.000 0 1.848.113 400.000 0 2.015.968 400.000 0 1.791.000 1.936.000 2.088.250 2.248.113 2.415.968 -152.000 -143.000 -131.300 -116.090 -96.317 1.639.000 1.793.000 1.956.950 2.132.023 2.319.651 -433.650 0 -487.550 0 -544.933 0 -606.208 0 -671.878 0 1.205.350 1.305.450 1.412.018 1.525.815 1.647.773 0 0 0 0 0 1.205.350 1.305.450 1.412.018 1.525.815 1.647.773 -3.165.350 -1.005.450 -1.012.848 -1.012.950 -988.674 -1.960.000 300.000 399.170 512.865 659.099 2.000.000 0 0 0 0 40.000 300.000 399.170 512.865 659.099 2.540.000 0 0 0 -9.170 0 -5.865 0 1 0 2.580.000 300.000 390.000 507.000 659.100 200.000 1.000.000 0 0 0 0 0 0 0 0 3.780.000 300.000 390.000 507.000 659.100 0 2.300.000 0 0 0 0 0 0 0 0 6.080.000 300.000 390.000 507.000 659.100 41 Valutazione azienda EVA 1 2 3 4 EVA WACC 595.583 5,82% 638.411 684.136 734.482 791.740 853.461 VA EVA 562.847 603.321 610.997 619.905 631.502 8.252.205 2 392.950 3 475.345 4 582.459 5 721.706 oltre 749.131 371.352 424.527 491.597 575.642 14.859.853 CFEVA WACC 1 995.583 5,82% 2 1.038.411 3 1.084.136 4 1.134.482 5 1.191.740 oltre 1.344.283 VA CFEVA 940.862 981.335 968.233 957.507 950.547 7.916.278 EVA Attività in essere Valore Azienda Valore Debito Valore Patrimonio 5 oltre 11.280.777 5.305.350 16.586.127 3.200.000 13.386.127 Valutazione azienda DCF FCF WACC FCFF VAFCFF Valore Debito Valore Patrimonio 1 0 5,82% 0 16.722.971 3.200.000 13.522.971 Valutazione azienda CFEVA CFEVA Attività in essere Valore Azienda Valore Debito Valore Patrimonio 12.714.762 5.305.350 18.020.112 3.200.000 14.820.112 Trattandosi di un’azienda che genera a parità di investimenti elevati flussi di cassa, ed ha una consistente differenza tra il valore del ROC e del WACC per ogni esercizio la 42 valutazione ottenuta applicando il metodo del CFEVA risulta superiore a quanto ottenuto dall’applicazione degli altri due sistemi di valutazione. WACC ROC 5,82% 17,04% 6,09% 16,89% 6,33% 16,80% 6,53% 16,80% 6,70% 16,93% 3. Metodo dei multipli La valutazione d’azienda effettuata in base a tale metodologia, sebbene sia la più semplice da effettuare rispetto a quelle analizzate in precedenza, richiede una certa attenzione. Il concetto che sta alla base di detta metodologia è quello di moltiplicare per un determinato numero di volte il valore di alcuni indicatori fondamentali di bilancio, quali il MOL ( Margine Operativo Lordo ) o l’ UON ( Utile Operativo Netto ) allo scopo di determinare il valore da attribuire all’impresa. La scelta del MOL e dell’UON non è casuale rispetto ad altri indicatori come il Fatturato o l’utile netto d’esercizio. Infatti i primi due indici sono indicatori abbastanza corretti del risultato della gestione caratteristica dell’impresa e esprimono un valore di marginalità, mentre i secondi esprimono valori di difficile valutazione, in quanto influenzati ed influenzabili da fattori di non stretta attinenza alla gestione caratteristica dell’impresa. Si pensi al modo in cui la struttura finanziaria o i proventi e oneri straordinari possano incidere sulla formazione dell’utile netto. Il fatturato è soggetto a molte fluttuazioni e potrebbe portare a delle forti distorsioni nel valutare un’azienda. Si pensi ad esempio ad un’impresa con un altro fatturato e un basso valore del MOL rispetto ad un’impresa con un basso fatturato ed un alto valore del MOL. L’ obiettivo è la redditività e non tanto il volume dei ricavi. La scelta dei multipli da applicare sia al MOL che all’UON non è delle più semplici e spesso deriva da studi e ricerche di natura statistico-matematica. Sulla scelta del multiplo possono infatti pesare anche considerazioni di carattere generale che vanno al di là delle evidenze empiriche : la considerazione che un’azienda sia leader nel proprio settore e senza concorrenti di livello andrà per esempio sicuramente ad incidere sulla scelta di un multiplo più alto rispetto a quello medio che può essere applicato.7 Il valore dei multipli solitamente viene offerto dal mercato, confrontando i valori che vengono attribuiti ad imprese concorrenti che operano in condizioni di libero mercato, con l’impresa oggetto di valutazione. Gli elementi che più spesso vengono presi in considerazione nel raffronto tra le imprese sono : 1. 2. 3. 4. 5. 7 la rischiosità dell’azienda, intesa come ciclicità di ricavi; la capacità di generare flussi di cassa positivi; l’incidenza dei costi fissi sul totale dei costi; l’intensità del capitale; l’incidenza del capitale circolante netto; Valutare un’impresa e le sue strategie – IPSOA Editore 43 6. il livello di investimento necessario. Pertanto se la nostra azienda dovesse presentare valori che rispetto alla media sono migliori, ecco che si può giustificare l’applicazione di un multiplo maggiore del MOL o dell’ UON. 44 CAPITOLO III : L’analisi del rischio. 1. L’analisi di solvibilità: modelli di analisi del rischio di insolvenza. Premessa Sono ormai passati più di trenta anni da quando il Prof. Edward I. Altman pubblicò la sua prima versione del modello di analisi del rischio di fallimento per le imprese. Anche se da tale data il modello di analisi è stato più volte aggiornato, la sua versione originale riveste ancora oggi un ruolo importante per gli analisti di tutto il mondo nel loro quotidiano lavoro di valutazione delle società. Il motivo di tale successo risiede nella facilità di comprensione ed utilizzo del modello per qualsiasi soggetto, anche se non in possesso di specifiche conoscenze sull’ analisi del rischio di insolvenza delle società. Infatti tale analisi viene effettuata sul bilancio di esercizio e richiede un semplice calcolo matematico. I risultati forniti dall’applicazione dello Z-score si sono dimostrati molto accurati negli anni passati, ed hanno permesso, con un elevato grado di affidabilità, di determinare la possibilità di fallimento di molte società. Certamente il modello necessita di uno studio approfondito delle variabili e degli indici utilizzati nonchè di eventuali modifiche per il suo utilizzo in realtà economiche al di fuori di quella americana. L’intento del nostro studio è quello di applicare il modello dello Z-score alle Piccole e Medie Imprese italiane, cercando di definire in maniera specifica per la realtà analizzata, le variabili discriminanti che meglio si adattano allo scopo. I paragrafi che seguiranno illustreranno la metodologia da noi seguita per l’ implementazione del modello nella realtà italiana ed i risultati ottenuti. Analisi discriminante Il modello dello Z-score, come la maggior parte dei modelli classificatori nell'ambito della diagnosi precoce del rischio di insolvenza aziendale, si basa sull’analisi statistica discriminate. Tale tecnica permette di classificare col minimo errore un insieme di unità statistiche in due o più gruppi individuati a priori ( società fallite e non fallite ), sulla base di un insieme di caratteristiche note. Pertanto l’obiettivo è quello di assegnare un oggetto, nel caso specifico un' impresa, ad uno dei due possibili gruppi sulla base di una serie di variabili, definite appunto discriminanti, osservate sull'oggetto stesso. Tali variabili sono rappresentate, nel nostro caso specifico, da indici di bilancio. Per ottenere quanto sopra descritto abbiamo analizzato i seguenti aspetti: 1. Aspetto descrittivo: si esplica nel costruire una regola di classificazione che permetta di individuare le caratteristiche delle unità statistiche che meglio discriminano tra i gruppi ; 2. Aspetto predittivo: la classificazione di una nuova unità statistica, di cui non si conosce la provenienza, in uno dei gruppi individuati a priori ; 45 3. Errore di classificazione: tale aspetto è legato alla sovrapposizione dei gruppi. Infatti la probabilità che l’unità sia classificata in un gruppo diverso da quello di effettiva appartenenza, non è nulla. La funzione statistica discriminante è rappresentata dalla seguente equazione : y = a1x1+a2x2+ .... + anxn dove a1, a2, ..., an rappresentano i coefficienti discriminanti della funzione e gli x1, x2, ..., xn le variabili discriminanti da noi determinate. Selezione del campione e delle variabili Selezione del campione Il campione da noi considerato è composto da 66 società ripartite nei due gruppi di cui abbiamo accennato. Il gruppo delle fallite è rappresentato da 33 aziende manifatturiere che sono state dichiarate fallite nell’anno 2002. Esse appartengono, secondo la classificazione contenuta nella direttiva n. 96/C 213/4 e recepita dallo stato italiano con DM 18.9.1997, alle piccole e medie imprese. Stessa appartenenza alle PMI anche per le 33 aziende ricomprese nel gruppo delle non fallite. I bilanci analizzati, per l’intero campione, sono quelli relativi agli esercizi 1999 e 2000. Selezione delle variabili Dopo aver effettuato la selezione delle aziende e il reperimento dei bilanci per gli esercizi considerati, abbiamo provveduto ad analizzare la funzione discriminante originariamente elaborata da Altman per il suo Z-score. Tale funzione classifica le variabili in cinque indici di bilancio relativi all’analisi della liquidità, della redditività, della leva finanziaria, della solvibilità e dell’attività. Pertanto le variabili scelte sono pari a cinque, ciascuna rappresentativa dell’ area dell’economia aziendale che deve esprimere. Le variabili sono state analizzate utilizzando la seguente procedura : 1. osservazione della significanza statistica di ciascuna variabile in funzione di altri possibili indici, incluso il contributo all’analisi discriminante che ciascuna variabile indipendentemente apporta ; 2. valutazione della correlazione di ciascuna variabile con le altre ; 3. valutazione dei test di significatività ed analisi dei risultati. Le variabili discriminanti da noi impiegate sono quelle individuate dal Prof. Altman nel suo studio originario da noi modificate per la realtà economica delle PMI apparteneti al settore manifatturiero. Tali variabili sono le seguenti : X1 = (AC–PC)/(AM+AI+RF+AC+DL) X2 = (RL+RS)/TA X3 = UON/(AM+AI+RF+AC) X4 = PN/TP X5 = RV/(AM+AI+RF+AC+DL) 46 Dove abbiamo indicato con : AC = Attività Correnti PC = Passività Correnti AM = Immobilizzazioni Materiali AI = Immobilizzazioni Immateriali RF = Rimanenze Finali DL = Disponibilità Liquide RL = Riserva Legale RS = Riserva Straordinaria TA = Totale Attività UON = Utile Operativo Netto PN = Patrimonio Netto TP = Totale Passività RV = Ricavi di Vendita Definiamo di seguito le specifiche di tali variabili. X1. Tale variabile esprime il valore delle attività liquide dell’azienda rispetto alla capitalizzazione totale. Risulta evidente che una società che va incontro a perdite operative consistenti avrà una forte riduzione delle attività correnti in relazione al totale delle attività. Tale indice si è dimostrato il migliore fra gli indici della liquidità testati, tra cui ricordiamo il current ratio ed il quick ratio. X2. Tale indice esprime la capacità che un’azienda ha avuto di reinvestire i propri utili. Un’ azienda giovane avrà certamente un indice minore rispetto ad un’azienda di più antica costituzione; questo perchè l’azienda giovane non ha avuto ancora il tempo di costituire le proprie riserve e, pertanto può risultare penalizzata nella valutazione del rischio di fallimento. Ciò rappresenta proprio la situazione reale nella quale le società neo costituite hanno una probabilità di fallimento maggiore nei primi anni della loro vita. X3. Questo indice misura la vera produttività delle attività di un’impresa, depurate da qualsiasi fattore di leva finanziaria o fiscale. Per tale motivo detto indice risulta particolarmente appropiato nella definizione della probabilità di insolvenza e successivo fallimento. X4. Tale indice mostra di quanto le attività di un’azienda si possono ridurre prima che le passività totali eccedano le attività e si creino le condizioni per il fallimento. Per esempio, una società con un patrimonio netto pari a 1.000 € e passività per 500 € può sopportare una perdita del valore di due terzi del proprio attivo prima di divenire insolvente. Invece, se la stessa azienda avesse un patrimonio netto pari a 250 € con lo stesso ammontare di passività, diverrebbe insolvente con una riduzione di solo un terzo del proprio attivo. X5. Tale indice evidenzia la capacità di un’azienda di generare ricavi con un determinato valore dell’attivo patrimoniale. Esso misura la capacità imprenditoriale di rapportarsi con la competitività del mercato di riferimento dell’azienda. 47 Funzione discriminante La funzione discriminante da noi calcolata ci ha permesso di ricavare i valori del cut off e dell’area di incertezza. Tali valori servono per valutare lo stato di salute di una società; infatti se un’ impresa ottiene un risultato dello Z superiore a 8,105 la società è strutturalmente sana ; se lo Z risulta inferiore a 4,846 la società è destinata al fallimento, a meno di non modificare pesantemente la sua struttura economico-finanziaria ; se lo Z risulta compreso tra i valori di 8,105 e 4,846 la società necessita di cautela nella gestione. Un esempio può aiutare a comprendere il suo funzionamento. Consideriamo una generica società Alfa con la seguente struttura economico-finanziaria relativa all’esercizio in corso al 31 dicembre 2000 : Società Alfa Dati bilancio AC PC WC TP TA TA* TA** UON PN RV RL RS 31/12/2000 3.253.959,59 1.689.736,51 1.564.223,08 3.364.851,46 3.364.851,46 3.358.332,92 3.287.354,05 297.741,34 1.675.114,95 6.562.135,18 36.030,10 15.678,56 TA* = AM+AI+RF+AC+DL TA** = AM+AI+RF+AC Xi X1 X2 X3 X4 X5 0,47 0,02 0,09 0,50 1,95 ai 1,982 9,841 1,951 3,207 4,038 Z - score 48 aiXi 0,92294 0,15123 0,17671 1,59634 7,88997 10,7372 Il risultato ottenuto, essendo maggiore del limite superiore di 8,105 classifica la società Alfa come sana e quindi meritevole di credito. Test sulle variabili Per valutare la capacità discriminante di ciascuna variabile, abbiamo effettuato un F-Test. Tale test pone in relazione le differenze tra le medie degli indici in ciascun gruppo rispetto alla media totale con la variabilità degli indici all’interno di ciascun gruppo. Le variabili X1, X2, X3 e X5 mostrano una significatività al livello dello 0,001, indicando una estrema differenziazione di tali variabili tra i gruppi. La variabile X4, risulta essere significativa al livello dello 0,01, indicando una minore differenziazione tra i gruppi considerati. Per poter ottenere una graduatoria della capacità discriminante di ciascuna variabile, a causa della diversa intensità dell’ unità di misura delle variabili stesse, dobbiamo procedere alla loro standardizzazione. Il risultato ottenuto indica che la maggiore contribuzione alla discriminazione all’interno dei gruppi viene attribuita rispettivamente alle variabile X5, X4 e X1. L’ analisi dei coefficienti di correlazione mostra che le variabili sono scarsamente correlate fra loro. Un altro test effettuato riguarda la capacità predittiva del modello, ovvero la percentuale corretta di classificazione delle società analizzate all’interno dei due gruppi : fallite e non fallite. Il primo campione di aziende utilizzato è stato quello da cui abbiamo tratto gli indici di bilancio per la definizione della funzione discriminante. Utilizzando i dati di bilancio dell’esercizio 2000 abbiamo ottenuto una percentuale di società correttamente attribuite al prorio gruppo di appartenenza, fallite e non fallite, pari al 94 per cento. Abbiamo evidenziato che utilizzando su un campione ridotto di aziende i dati dei bilanci dell’anno 2001 di società non appartenenti al campione selezionato si ottiene una percentuale corretta di classificazione superiore. Tale dato può essere spiegato dal fatto che, più gli esercizi sociali considerati si avvicinano all’anno della dichiarazione di fallimento dell’impresa e più le variabili utilizzate sono predittive della situazione di crisi. La parte finale dell’analisi di classificazione riguarda l’utilizzo del t-test che permette di determinare il grado di affidabilità della classificazione realizzata. La formula utilizzata per una realtà a due gruppi, di uguali dimensione è la seguente : t= p - 0,5 0,5(1 - 0,5) N dove abbiamo indicato con p l’ hit ratio, precedentemente determinato, che identifica la percentuale di corretta classificazione delle aziende, e con N il totale delle unità statistiche. 49 Il risultato da noi ottenuto risulta essere pari a t = 7,14 che confrontato con le tavole dei quantili della distribuzione di t ci permette di attribuire alla nostra funzione un grado di accuratezza nella definizione del gruppo di appartenenza del 99.9 per cento. 2. Indice di rischiosità aziendale globale. Introduzione Con tale studio abbiamo cercato di creare un indice generale capace di valutare il rischio economico-finanziario di ciascuna impresa. Tale indice si basa sulla considerazione che ogni azienda possa essere sottoposta a tre macro classi di rischio. La prima relativa al rischio operativo, cioè il rischio specifico dell’attività dell’azienda legato alla sua struttura economico-produttiva. La seconda legata all’area finanziaria e patrimoniale, soggetta alla scelta del livello di indebitamento in funzione del rapporto determinato tra mezzi di terzi e mezzi propri. La terza, infine, legata alla struttura produttiva della società, cioè alla capacità che ciascun lavoratore impiegato in azienda ha di generare un valore aggiunto superiore al costo del proprio lavoro. Costruzione dell’indice Tale indicatore prende in esame 80 società operanti in vari settori di attività, in grado di rappresentare le diverse realtà economiche nazionali. Per ciascuna società sono stati analizzati diversi indicatori di rischio; tra i quali ne sono stati scelti 3 in grado di poter determinare un nuovo indice descrittivo del livello di rischio economico-finanziario per la società considerata. I dati di riferimento sono stati tratti da data base privati e pubblici. Tali variabili sono : 1. LO indicante la leva operativa della società; 2. LF indicante la leva finanziaria della società; 3. LP indicante la leva produttiva della società; Si spiega di seguito il significato di ciascuna variabile costituente l’indice. Leva Operativa Tale indicatore è descritto con molta chiarezza all’interno di un articolo pubblicato su Amministrazione e Finanza a cura del Dr. Pasquale De Luca8 . Abbiamo deciso di utilizzare tale indicatore per la semplicità della sua struttura e per la capacità di mostrare il livello di rischio operativo a cui è sottoposta l’azienda. L’indice è rappresentato dal rapporto tra il Margine di Contribuzione ed il valore dell’Utile Operativo Netto. Tali valori sono determinati in funzione del seguente schema di riclassificazione del Conto Economico. 8 Amministrazione & Finanza n. 18 – 30 settembre 2007 50 + = = = = Ricavi di Vendita Costi Variabili Margine di Contribuzione Costi Fissi Valore Aggiunto Costo del Personale Margine Operativo Lordo Ammortamenti Utile Operativo Netto Dalla struttura dell’indice si evidenzia chiaramente come un alto valore dello stesso risulti negativo per l’azienda in quanto può indicare la presenza di un basso valore dell’Utile Operativo Netto. Gli elementi di costo che maggiormente influenzano il valore dell’Utile Operativo Netto sono i costi fissi generali e il costo del personale. Un basso valore dello UON è quindi indice di una struttura di costi fissi elevati e pertanto di una forte rigidità economicostrutturale dell’ impresa. E’ il caso limite di un’azienda che basa la sua redditività sulla quantità dei beni prodotti che non riesce a raggiungere il punto di pareggio produttivo. Un basso valore dell’indicatore indica invece una struttura di costi fissi e variabili adeguata ai ricavi generati dall’impresa con un livello di rischio reddituale limitato. Leva Finanziaria L’ indicatore della leva finanziaria è costruito come rapporto tra il valore del debito finanziario dell’impresa ed il suo patrimonio netto, ovvero il rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri ed è alla base della relazione che lega due indici fondamentali dell’analisi della redditività aziendale : il ROE ed il ROI. La relazione tra ROE e ROI sta alla base della pianificazione finanziaria attuata tramite il sistema del mix.9 Tale metodologia consiste nel ricercare la giusta proporzione tra mezzi di terzi o di debito e mezzi propri allo scopo di raggiungere un equilibrio nella struttura finanziaria dell’impresa (Fig. 1 ) e l’ottimizzazione del rapporto tra mezzi di terzi e mezzi propri al fine di garantire ai soci una soddisfacente remunerazione del capitale investito. 9 Il budget ed il controllo di gestione delle PMI – Felice e Antongiulio Aloi – IPSOA Editore 51 Fig. 1 PASSIVITA' CORRENTI STRUTTURA FINANZIARIA DEBITI M/L TERMINE STRUTTURA DEL CAPITALE MEZZI PROPRI A livello economico la presenza di oneri finanziari gravanti sull’indebitamento condiziona la redditività del capitale proprio (ROE). Il costo dell’indebitamento a sua volta riduce il ROI. Avendo visto dalla relazione precedente come il ROE dipenda dal ROI, una riduzione di quest’ultimo conduce inevitabilmente ad una riduzione del primo. Il ROE diventerà negativo quando, fermo restando il costo dell’indebitamento, espresso nella forma di tasso d’interesse, all’aumentare del capitale di terzi il valore degli oneri finanziari, espresso in forma percentuale, sarà superiore al valore del ROI. Allo stesso risultato si giunge se, mantenendo fermo il ROI, si aumenta il costo dell’indebitamento. Quanto sopra esposto è dovuto all’effetto della leva finanziaria. Una volta determinato e fissato l’obiettivo del ROI, utilizzando lo strumento della leva finanziaria si può determinare quale sia il mix ottimale tra mezzi di terzi e mezzi propri, che consentirà di realizzare il massimo risultato in termini di tasso di rendimento dei mezzi propri e quindi un elevato dividendo per i possessori di azioni. Se indichiamo con MP i Mezzi Propri, con MT i Mezzi di Terzi, con UON l’Utile Operativo Netto e con I il tasso d’interesse passivo, possiamo indicare la redditività dei mezzi propri (ROE) con la seguente formula : ROE = (UON – I * MT) / MP (1) mentre il ROI lo possiamo indicare con : ROI = UON / ( MP + MT ) (2) l’equilibrio si potrà raggiungere quando il valore del ROI eguaglierà quello del ROE. Pertanto riscrivendo la (2) nel seguente modo : UON = ROI * (MP + MT) (3) e la (1) : ROE * MP = UON – I * MT (4) e sostituendo la (3) nella (4) si ottiene : 52 ROE * MP = ROI *( MP + MT ) – I * MT da cui ROE = (ROI * (MP + MT ) – I * MT ) / MP ROE =ROI *MP / MP +ROI * MT / MP – I * MT / MP ottenendo infine la relazione cercata tra ROE e ROI : ROE = ROI + MT/MP *( ROI – I ) 10 dove ROI – I rappresenta il differenziale di redditività tra capitale investito e costo dell’indebitamento. Se il ROI è maggiore di I allora la redditività dei mezzi propri è superiore alla redditività del capitale investito e viceversa. Il differenziale aumenta all’aumentare del rapporto MT / MP, quando cresce il rapporto dell’indebitamento. In sostanza quando il ROI è superiore ad I all’imprenditore conviene indebitarsi perché, ferme restando le altre condizioni economiche, così facendo accresce la redditività dei mezzi propri. La leva finanziaria agirà positivamente. Quando al contrario risulta I maggiore del ROI è necessario ridurre il livello di indebitamento per evitare una contrazione del ROE. Quando il valore del ROI eguaglia quello dell’indebitamento I abbiamo che il ROE ed il ROI sono uguali. Leva Produttiva L’indice relativo alla leva operativa è stato determinato nel seguente modo : LP = (Costo del personale/ n. dipendenti) /( Valore Aggiunto/ n. dipendenti) Tale indicatore se assume valori superiori all’unità indica che il costo del lavoro risulta essere superiore al valore aggiunto generato dall’impresa e pertanto il valore della produttività è da considerarsi negativo. Valori prossimi all’unità definiscono una bassa produttività dell’azienda e quindi un livello di rischio legato alla struttura produttiva elevato. Imprese che sono strutturate per produzioni legate alla quantità dei beni prodotti avranno un alto valore dell’indice e quindi una produttività molto bassa. Tali aziende sono maggiormente esposte al rischio derivante da una contrazione della domanda dei beni a seguito delle modifiche delle condizioni che possono intervenire sul mercato di riferimento. Definizione dell’indice Le tre variabili scelte sono state oggetto di una ponderazione specifica in relazione alle indicazioni che maggiormente abbiamo ritenuto necessario attribuire all’indice sviluppato, per fornire un’informazione legata non solo agli aspetti economico finanziari della società ma anche in funzione del livello di produttività sviluppato. Pertanto è stato maggiormente pesato l’indice di leva operativa, seguito da quello di leva produttiva ed infine quello di leva finanziaria. 10 Formula Du Pont 53 L’indice può assumere un valore indicante il minore livello di rischio pari a 0,5 ed uno relativo al massimo pari a 10. Il valore medio di riferimento per le 80 società analizzate è risultato essere pari a 2,55. Il valore ottimale dell’indice, capace di esprimere il livello più basso di rischiosità, è stato ottenuto tramite la ponderazione di ciascuna variabile che esprime il valore migliore tra le società oggetto dell’analisi. Lo stesso processo è stato attuato per determinare il limite inferiore dell’indice, con riferimento alle variabili indicative del valore di maggiore rischiosità per singola azienda. I limiti minimi e massimi dell’indice sono riportati nella tabella 1 Tabella 1 migliore peggiore LO 0,05 11,75 LF 0,05 19,45 LP 0,10 0,95 Indice 0,05 10,00 3. Analisi della leva finanziaria: modelli di analisi del livello ottimale di leva finanziaria Introduzione La definizione della leva finanziaria ottimale nella valutazione dell’indebitamento a cui sottoporre un’impresa è da sempre un problema di non facile soluzione. Alcuni ricercatori nel tentativo di darvi una risposta hanno cercato un approccio basato sulle proposizioni di Modigliani e Miller allo scopo di individuare il maggior valore che un’impresa assume in funzione della propria leva finanziaria. La strada tracciata conduce all’ottimizzazione del rapporto di indebitamento tramite una riduzione del valore del patrimonio netto dell’impresa e di conseguenza del valore del Costo Medio Ponderato del Capitale (WACC). L’approccio che cercheremo di seguire è di tipo pratico, assumendo come linea guida la relazione reale che intercorre tra mondo bancario e mondo imprenditoriale in Italia. E’ ben noto come il sistema bancario non consenta o meglio non gradisca riduzioni di valore del patrimonio netto aziendale in contestualità ad un aumento del valore del debito. Tale pratica rende la metodologia sopra indicata di difficile applicazione specialmente nel mondo delle piccole e medie imprese. Pertanto considereremo il valore del patrimonio come dato fisso e non variabile, procedendo con l’esclusiva modifica del valore del debito con una conseguente variazione degli oneri finanziari ad esso collegati. 54 Sviluppo della teoria Possiamo partire dalla classica formulazione del WACC WACC = ( E/(D+E))*re + ( D/(D+E))*rd Dove abbiamo indicato con : E = il valore del Patrimonio Netto D = il valore dell’indebitamento re = il tasso di remunerazione del capitale investito rd = il tasso d’interesse passivo sul capitale di debito Ipotizziamo che non vi sia imposizione fiscale e che il valore di re sia uguale al valore del ROE. Tale equazione può essere risolta in modo da ottenere il ROE, il rendimento atteso del capitale netto dell’impresa indebitata. WACC= 1/(D+E) * (D*rd + E*ROE) WACC*(D+E) = D*rd + E*ROE E*ROE = D*WACC + E*WACC – D*rd E*ROE = E*WACC +D*(WACC-rd) da cui ROE = WACC + D/E*(WACC – rd) Tale formula risulta uguale alla Du Pont formula dove al posto del WACC abbiamo indicato il ROI. Tale formulazione ci consente di definire il WACC in maniera alternativa rispetto alla prima presentazione, e precisamente nel modo seguente: WACC = ( ROE + D/E * rd)/ ( 1 + D/E) Ciò ci consente di definire il WACC in funzione della leva finanziaria D/E. Possiamo facilmente notare che ad un aumento di detto rapporto corrisponde una riduzione del valore del WACC. Il rapporto D/E, in base a quanto definito in precedenza, può aumentare solo a seguito dell’incremento del capitale di debito in quanto il valore del Patrimonio Netto viene considerato fisso. Risulta di tutta evidenza che il rapporto D/E non può aumentare all’infinito per minimizzare il valore del WACC, in quanto un aumento del livello del debito conduce ad un incremento del tasso d’interesse passivo come conseguenza del maggior rischio a cui è sottoposta l’azienda, e quindi ad una riduzione dell’utile netto e pertanto del ROE. 55 Inoltre l’aumento del livello del debito, tramite l’incremento del Capitale Investito Netto, determina di conseguenza una riduzione anche del ROI. La riduzione del ROI ci consente di determinare il valore della leva finanziaria massima adottabile in funzione della struttura economica della società. Infatti partendo dalla Du Pont formula possiamo stabilire il livello minimo di ROI in funzione della leva finanziaria e del relativo tasso d’interesse passivo. ROE = ROI + D/E*( ROI – rd ) Quando il valore del ROI eguaglia il valore di rd abbiamo ottenuto la leva finanziaria massima adottabile dall’impresa in funzione della sua struttura economica. Riportiamo un esempio per chiarire e valutare meglio quanto sopra esposto. Ipotizziamo di avere una società Alfa che riporti i seguenti dati economici e finanziari: Stato Patrimoniale 2003 2004 2005 2006 2007 Crediti vs Clienti Debiti vs Fornitori Rimanenze TFR Fondi di accantonamento Altre attività Altre passività 2.487.240 -1.475.746 650.102 -109.662 -428.338 670.230 -181.064 2.336.622 -1.720.153 756.177 -122.922 0 426.354 -123.051 3.475.912 -2.255.237 1.386.835 -103.532 0 528.200 -235.293 3.987.120 -1.794.243 956.000 -77.468 0 149.108 -149.395 3.866.151 -1.768.085 1.167.422 -83.654 0 319.622 -323.255 CCN ( Capitale Circolante Netto ) 1.612.762 1.553.027 2.796.885 3.071.122 3.178.202 Immobilizzazioni Fondo ammortamento Immobilizzazioni finanziarie Altre immobilizzazioni CIN ( Capitale Investito Netto ) 461.705 -290.505 0 4.049 1.788.011 644.108 -380.573 0 52.322 1.868.884 737.836 -442.888 0 75.306 3.167.139 669.685 -427.786 0 94.780 3.407.801 717.583 -594.751 0 94.780 3.395.813 11.000 985.743 201.722 11.000 1.187.466 250.581 11.000 1.038.051 126.812 1.000.000 175.862 206.430 1.000.000 382.292 122.014 1.198.465 1.449.047 1.175.863 1.382.292 1.504.306 Cassa e Banche Finanziamenti a breve Mutui e fin. a medio termine Prestiti obbligazionari -218.942 808.488 0 0 -210.288 630.125 0 0 -139.465 2.130.741 0 0 -138.338 2.035.276 128.571 0 -143.768 2.035.276 0 0 Debito (Credito) Finanziario (D) 589.546 419.837 1.991.276 2.025.509 1.891.508 1.788.011 1.868.884 3.167.139 3.407.801 3.395.814 Capitale sociale Riserve Utile / Perdita Patrimonio Netto (E) PN + DCF 56 Conto Economico 2003 2004 2005 2006 2007 Ricavi di Vendita Altri ricavi 6.260.551 98.232 6.926.674 52.555 7.720.128 23.511 9.216.482 57.854 8.936.856 92.077 Totale Ricavi 6.358.783 6.979.229 7.743.639 9.274.336 9.028.933 Variazione rimanenze Acquisti materie prime Servizi (lavorazioni c/o terzi) Spese di trasporto Spese di vendita Altri costi variabili Totale Costi Variabili 63.951 3.824.335 433.545 182.019 182.075 263.776 4.949.701 -106.152 4.131.511 404.821 216.361 252.648 248.069 5.147.258 -630.659 5.139.189 709.264 270.611 287.447 345.681 6.121.533 438.258 5.468.513 612.779 310.923 300.007 292.129 7.422.609 -211.422 5.633.716 433.716 298.322 228.902 298.400 6.681.634 Margine di contribuzione 1.409.082 1.831.971 1.622.106 1.851.727 2.347.299 25.189 117.124 104.815 32.512 279.640 43.524 123.139 93.495 35.631 295.789 34.630 167.898 70.654 33.793 306.975 39.769 221.270 41.626 70.890 373.554 67.046 278.662 83.182 78.517 507.407 1.129.442 1.536.182 1.315.131 1.478.173 1.839.892 Costo del personale -di cui consiglio amm.ne -di cui temporaneo -di cui dipendente 509.151 0 0 509.151 899.033 345.210 0 553.823 734.671 61.353 35.105 638.213 915.391 134.280 48.123 732.989 1.272.470 353.861 104.486 814.123 Margine Operativo Lordo 620.291 637.149 580.460 562.782 567.423 76.167 12.057 64.110 90.066 11.826 78.240 84.051 12.399 71.652 106.966 16.823 90.143 166.966 16.823 150.143 Utile Operativo Netto 544.124 547.083 496.409 455.816 400.457 Proventi Finanziari Oneri Finanziari Proventi Straordinari Oneri Straordinari 6.692 72.627 60.995 130.859 7.865 57.100 104.985 125.014 7.290 71.021 62.313 216.675 10.686 116.906 42.112 49.157 23.902 147.164 19.784 8.751 Utile Ante Imposte 408.325 477.819 278.316 342.551 288.228 Imposte -206.603 -227.238 -151.504 -136.121 -166.215 Utile Netto 201.722 250.581 126.812 206.430 122.014 2006 14,93% 5,40% 1,57 13,38% 2007 8,11% 7,23% 1,35 11,79% Consulenze Affitti Leasing Altri costi fissi Totali costi fissi Valore aggiunto Ammortamenti di cui amm. Immat. di cui amm. Mater Indicatori ROE = Utile / E rd D/E ROI 2003 16,83% 8,98% 0,67 30,43% 2004 17,29% 9,06% 0,43 29,27% 57 2005 10,78% 3,33% 1,81 15,67% Riportiamo di seguito la tabella di calcolo del livello della leva finanziaria ottimale, determinata per ogni incremento di debito ed ogni relativo aumento di rischio e quindi di tasso d’interesse passivo applicato dal sistema bancario. D WACC UON Aliqu. Imp. 30% Interessi Imposte E rd D/E Utile ROE 2.065.235 1.504.306 7,23% 1,37 9,11% 400.457 149.330 2.168.497 1.504.306 7,28% 1,44 8,92% 400.457 2.276.921 1.504.306 7,33% 1,51 8,74% 400.457 2.390.767 1.504.306 7,38% 1,59 8,56% 2.510.306 1.504.306 7,43% 1,67 8,38% 2.635.821 1.504.306 7,48% 1,75 2.767.612 1.504.306 7,53% 2.905.993 1.504.306 7,58% 3.051.292 1.504.306 3.203.857 1.504.306 3.364.050 ROI V = D+E 75.338 175.789 11,69% 11,22% 3.569.540 157.881 72.773 169.803 11,29% 10,90% 3.672.802 166.914 70.063 163.480 10,87% 10,59% 3.781.227 400.457 176.455 67.201 156.802 10,42% 10,28% 3.895.073 400.457 186.533 64.177 149.747 9,95% 9,97% 4.014.611 8,20% 400.457 197.177 60.984 142.296 9,46% 9,67% 4.140.127 1,84 8,03% 400.457 208.420 57.611 134.426 8,94% 9,37% 4.271.918 1,93 7,85% 400.457 220.294 54.049 126.114 8,38% 9,08% 4.410.298 7,63% 2,03 7,69% 400.457 232.834 50.287 117.336 7,80% 8,79% 4.555.598 7,68% 2,13 7,52% 400.457 246.078 46.314 108.065 7,18% 8,51% 4.708.163 1.504.306 7,73% 2,24 7,36% 400.457 260.064 42.118 98.275 6,53% 8,23% 4.868.356 3.532.252 1.504.306 7,78% 2,35 7,20% 400.457 274.833 37.687 87.937 5,85% 7,95% 5.036.558 3.708.865 1.504.306 7,83% 2,47 7,05% 400.457 290.429 33.008 77.019 5,12% 7,68% 5.213.171 3.894.308 1.504.306 7,88% 2,59 6,90% 400.457 306.898 28.068 65.491 4,35% 7,42% 5.398.614 4.089.024 1.504.306 7,93% 2,72 6,75% 400.457 324.287 22.851 53.319 3,54% 7,16% 5.593.329 4.293.475 1.504.306 7,98% 2,85 6,61% 400.457 342.648 17.343 40.466 2,69% 6,91% 5.797.780 4.508.149 1.504.306 8,03% 3,00 6,47% 400.457 362.035 11.527 26.896 1,79% 6,66% 6.012.454 4.733.556 1.504.306 8,08% 3,15 6,33% 400.457 382.503 5.386 12.568 0,84% 6,42% 6.237.862 4.970.234 1.504.306 8,13% 3,30 6,20% 400.457 404.114 -1.097 -2.560 -0,17% 6,19% 6.474.539 5.218.745 1.504.306 8,18% 3,47 6,07% 400.457 426.929 -7.941 -18.530 -1,23% 5,96% 6.723.051 Abbiamo ipotizzato una aliquota d’imposta pari al 30% ed un incremento dello spread applicato dalle banche sul tasso d’interesse di riferimento dello 0,5% per ogni incremento del livello del debito. Nella prima riga abbiamo riportato i valori del debito e del patrimonio con i relativi indicatori attualmente espressi dall’azienda Alfa, con alcune semplificazioni per il calcolo del ROI e del ROE. Abbiamo provveduto, nelle righe successive, ad incrementare il livello del debito, mantenendo costante, come definito nella premessa, il valore del patrimonio netto, e quindi calcolato i relativi valori di interessi, imposte, utile ed indici di riferimento. Possiamo notare che il valore del ROI si approssima al valore del tasso d’interesse passivo per un livello della leva finanziaria pari a 2,47, relativo ad un livello del debito pari a 3.708.865 e del patrimonio di 1.504.306. Il valore massimo sostenibile di leva finanziaria corrisponde a 3,15 e si ha quando il valore degli interessi passivi eguaglia praticamente l’utile operativo netto rendendo il ROE prossimo allo zero. Possiamo notare come il valore dell’impresa assunto come somma del debito e del patrimonio netto si incrementi all’aumentare del debito e come il valore del WACC diminuisca in maniera sensibile. Tale analisi ci consente di effettuare varie simulazioni sulla struttura del patrimonio dell’impresa, come indicato nella successiva tabella. 58 Scelta leva D/E E D calcolato Ebit Interessi Oneri finanziari Utile ante imposte Imposte Utile netto ROE ROI Valore = D + E WACC Leva migliore 2,47 1.504.306 3.708.866 400.457 7,83% 290.429 110.028 33.008 77.019 5,12% 7,68% 5.213.172 Attuale 1,35 1.504.306 2.035.276 400.457 7,23% 147.150 253.306 75.992 177.315 11,79% 11,31% 3.539.582 7,05% 9,17% Simulato Leva limite 2,47 3,15 825.502 1.504.306 2.035.276 4.733.556 400.457 400.457 7,23% 8,08% 147.164 382.503 253.293 17.954 75.988 5.386 177.305 12.568 21,48% 0,84% 14,00% 6,42% 2.860.778 6.237.862 11,34% 6,33% Possiamo notare che se applicando il valore della leva migliore alla situazione attuale dell’impresa, mantenendo lo stesso livello di indebitamento otteniamo un valore del patrimonio netto assai inferiore pari a 852.502 Euro. Ciò permette di ottenere un valore degli indicatori ROE e ROI pari rispettivamente a 21.48% e 14.00% assai superiori di quelli ottenuti nella situazione attuale. A livello bancario esiste la stessa sostenibilità economica dell’indebitamento, in quanto non si modificano i valori di redditività espressi dal conto economico. Inoltre il miglioramento degli indici potrebbe condurre ad un miglioramento del rating bancario applicato con un beneficio in termini di tassi passivi pagati. Nel caso invece in cui venga mantenuto lo stesso livello di patrimonio netto possiamo ottenere un beneficio in termini di maggior disponibilità finanziaria tramite l’incremento del debito, per poter effettuare investimenti di natura produttiva allo scopo di determinare un incremento del valore dell’ utile operativo netto dell’impresa. I valori di sostenibilità economica sono sempre rispettati dato il valore del ROI simile a quello del tasso passivo del debito. 59