.. I i .. . I. ·1 Nikolaj S. Piskunov ... 1/:; i··· '· .•.:1- Calcolo differenziale e integrale Volume secondo • "i ::1 ;: • . ,'j i··· ,"i 'i.' Editori Riuniti Edizioni Mir • _L _ ri I CAPITOLO DICIANNOVESIMO (tranne che i punti t = 0 et = h) . .Passando al limite per h-+ 0 nell'uguaglianza (88), vediamo che Go (t, h) -+ (jo (t) e scriveremo quindi (j~ (t, h) -+ (j~ (t) per h -+ O. II secondo membro dell'uguaglianza (88)· (jl (t, h) -+ (3 (t) quando h ~ O. L'uguaglianza (88) si trasforma quindi nell'uguaglianza condizionata (87). ESERCIZI Trovare Ie soluzioni delle seguenti equazioni per Ie condizioni iniziali date: ._ d~ ~ 1. 7tZ+3Tt+2x=0, x= 1,x' = 2 per t=O. Risp. x=4e- t -3e- zt . dBx d2 x 2 - - - - =2 0 , x=2, x' = 0, • dt3 dt x"=1 per t=O. Risp. x=1-t+e t . 2 3 d x -'-2a~+(aZ+bZ) x=O,x~ • dtZ dt =Xo, x' =xo per t=O. Risp. eat , x = -b- [xob cos bt+ (xo - xoa) X X sen btl. dZx dx r. - - 3 "'. dt 2 dt +- 2x=e 6t , x = 1, 1 x'=2 per t=O. Risp. x=12X xe 5t 1 +-:r ·2 ei+'3 e2t . ddtx +m 2x=acosnt, X=Xo,X ' = 2 = Xo . per t = O. x = cos mt) + Risp. a ---:::----n(cos nt Z 2 m -n Xo cos mt+ x' sen mt. m _0 dZx 0 per 6. -Z- -dx = t Z, x=O, x '= dt dt 1 t=O. Risp. x=2e i -3"t3 - t 2_ -2t-2. ... d3x 1 "t ,. (jj3 +.x ="2 t~e, x = x ,=,x, = 0 ! ! {cos tra- per t=O. Risp. X= t +~) _2 _et-.! 24 e- r:: t (t2 -3t + _ 1/a } {t • -1t3-2-- e 3 , , , 0 Per 8. ddtx3 +x= 1,xo=xo=xo= 1 t=O. Risp. x=1-3" e- t -,- 2 3" X -.!. t1/a Xe z cos--- · _ d4x . d2x 9. - 2 -,,dt 4 dt .. + x = sent, =xo=x~=:Po"=O 1 x=-[et(t- 2} 8 Xo = per t=O. Risp. e-t(t +2) + + 10. Trovare la soluzione del sistema d'equazioni differenziali d2x ' d2y dt 2 y =1, dt Z +x=O, che verifica 19 condizioni iniziali: xo=Yo=xo=Yo=O per 1 t=O. ,Risp.. x (t)= - 2 cost + + 1 1 +'4 et+T e-t , i I ~ i 2 +2sent]. 2 5. . y (t) . 1 -1 xcos t-'4 et -'4 e- t 1 = -"2-' X +1. CAPITOLO Xx ELEMENTI DI TEORIA DELLE PROBABILITA E DI STATISTICA lVIATEMATICA L'esperienza di tutti i giorni conferma che in numerose situazioni pratiche della vita quotidiana abbiamo a che fare con eventi pel' i quali Ie leggi del determinismo rigoroso che ci sono familiari perdono Ia 101'0 va.lidita. Supponiamo che ci interessi sapere quante chiamate puo ricevere un servizio di pronto soccorso nel corso di una giornata. Risulta da numerose osservazioni che non e possibile prevedere con esattezza il numero di chiamate che il servizio dipronto soccorso puo I'icevere nei prossimi giorni. 'Questo numero e soggetto a fluttuazioni notevoli e di carattere casuale. :El altrettanto casuale il tempo impiegato da un medico per' arrivare a soccorrere un ammalato. ' Se un numero N di pezzi qualsisiano fabbricati in condizioni apparentemente identiche e con 10 stesso materiale e~ sottoposto ad una proya, il tempo trascorso dall'inizio dell'esperimento alla messa fuorL d'uso dei pezzi stessi risulta casuale e soggetto a fluttuazioni assai forti. Durante Ie esercitazioni di tiro a segno si assiste ad uno sparpagliamento dei proiettHi sparati su un bersaglio. Non e possibile indicare a priori.la distanza dei punti colpiti dal centro del bersaglio percM si tratta di una grandezza aleatoria. La semplice costatazione del carattere casu ale di un evento e, pero, assolutamente insufficiente e non permette d:i sfruttare efficacemente un fenomeno naturale, 0 di controllare un processo tecnologico; e necessario imparare a valutare quantitativamente gli eventi casuali, a pronosticarne l'andamento. :El un'esigenza imperiosa posta oggi sia da problemi teorici che pratici. Sono due discipline matematiche: la teoria delle probabilita e la statistica matematica, ad occuparsi della soluzione dei problemi che si pongono in questa campo e della creazione di una teoria'D+atematica, generale. ' La teoria delle probabilita e Ie sue applicazioni nei diversi rami della scienza, in particolare in quelli nuovi hanno avuto un vasto sviluppo negli ultimian,ni grazie, soprattutto, aIle I'icerche degli scienziati sovietici. Sono innanzitutto da citare qui i lavori di _A. Kolmogorov, B. Gnedenko, N. Smirnov. In questo capitolo sono esposti gli elementi di teoria delle probabilita e di statiatica matematica. aO-0330 465 ' :1 Ii ,! 'I I CAPITOLO VENTESIMO I § 1 I EVENTO ALEATORIO. FREQUENZA RELATIVA DI UN EVENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN EVENTO ALEATORIO. OGGETTO DELLA TEO RIA DELLE PROBABILITA L' evento casuale (aleatorio) ela nozione fondamentale della teoria delle probabilita. Si chiama evento casuale' un fatto particolare che, sotto certe modalita, pUO verificarsi 0 no. Ese m p i 0 1. L' apparizione ,_ di testa 0 croce quando 'si getta una moneta e un evento casuale. Ese m p i 0 2. Un bersaglio dato colpito quando si spara con un cannone dato e un evento casuale. Ese m p i 0 3. Un errore inferiore a 0,2 mm commesso nella fabbricazione con mezzi disponibili di un cilindro di diametro richiesto di 20 em e un evento casuale. * Risulta dall' osservazione di diversi fenomeni che Ie frequenze relativedell'evento A verificatosi in ogni serie possono differire notevolmente l'una dall'altra, se il 'numero di prove in 9gni serie e piccolo. Se invece il numero di ripetizione delle prove nelle serie e elevato, Ie frequenze relative dell'evento A verificatosi in diverse serie differiscono poco tra di esse, e questa differenza diventa tanto 466 ' minore quanto maggiore e il numero delle prove in serie. Sidice che per un numero elevato di prove la frequenza relativa perde sempre di pili il suo carattere casuale. Osserviamo pero che esistono eventi a frequenza instabile il val ore della quale in diverse serie puo essere molto diverso. L' esperienza' dice .che nella grande maggioranza dei casi esiste un numero p costante tale ehe Ie frequenze relative del verificarsi dell'evento A per un grande numero di prove, ad eccezione di qualche caso raro, differiscano poco da questo numero p. Questo dato empirico si esprime simbolicamente' nel modo seguente: :I ! I I 11 numero p e detto probabilita 'che l'evento casuale A, si verifichi. Quest'ultima frase puo essere scritta simbolicamente cos1: P (A) =p. (1) Ese m p i 0 4. Supponiamo che su un bersaglio dato siano state sparate da un cannone dato, a condizioni uguali, 6 serie di colpi che hanno fornito i risultati seguenti: ' , La 1a serie di 5 colpi con 2 precisi, la 2a serie di 10 colpi con 6 precisi, la 3a serie di 12 colpi con 7 precisi, la 4a serie di 50 colpi con 27 precisi, la 5a serie di 100 colpi con 49 precisi, la 6a serie di 200 colpi con 102 precisi. ' L'evento A e il colpo preciso. La frequenza relativa dei colpi precisi nelle serie e: nella 1a serie 2/5 = 0,40, nella 2a serie 6/10 = 0,60, nella 3a serie 7/12 = 0,58, nella 4a serie 27/50 = 0,54, nella 5a serie 49/100 = 0,49, nella 6a serie 102/200 = 0,51. 'II, . AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO (2) D e fin i z ion e 1. Si chiama jrequenza relativa p* ,di un evento casuale A il rapporto ira il numero m* di volte in cui si e verificato il. dato evento e il numero totale n* di prove identiche nel corso delle quali I'evento avrebbe potuto verificarsi 0 no. Scriviamo dunque: m, -p *_ -P *(A)n* n 1 I I (3) L~ probabilita p e la caratteristica oggettiva della possibilita che l'evento A si verifichi per Ie date prove. Questa possibilita e definita dalla natura dell'evento A. Per un grande numero di prove, « eccetti casi rari » che si possono trascurare, la frequenza relativa. differisce poco dalla probabilita. La relazione (2) si esprime in breve nei termini seguenti: All'aumento arbitrario del numero n* di prove la jrequenza rela-, , tiva dell' evento A tende alla probabilita p del verificarsi di questo evento. o sse l' v a z ion e. Nei ragionamenti preceden:ti abbiamo postulato empiricamente la relazione (2). Si possono postulare anche altre modalita naturali che derivano dall'esperienza. Sulla base di queste modalita si potrebbe stabilire la relazione (2) che di vented\. allora un teorema. Nella teoria delle probabilita eben nota il teo-· ' rema di Bernoulli (1654-1705). Siccome la probabilita e una caratteristica oggettiva della possibilita che si verifichi un certo evento, e necessario quindi saper determinare la probabilita di certi eventi complessiper poter prevedere la natura dell'andamento di molti processi osservati nella gestione d~lla produzione, nell'economia, ecc. La determinazione della probabilita di un evento complesso, a partire dalle probabilita dei casi elementari che 10 condizionano, e 10 studio di varie leggi probabilistiche degli eventi casuali costituiscono l' oggetto della teoria delle probabilita. , ··1 467 30* '\1 1 :,1 ' :.... -- ----.--~---. 'j CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO § 2 DEFINIZIONE CLASSICA DELLA PROBABILITA E CALCOLO DIRETTO DELLE PROBABILITA L' analisi di un esperimento corrispondente permette~, in molti casi, di calcolare la probabilita di un evento casuale considerato. . Riportiamo un esempio per capire meglio i ragionamenti successivi. Ese m p i 0 1. Prendiamo un dado da gioco (un. cubetto omogeneo) recante'su ciascuna delle sue sei facce un numero da 1 a 6. Consideriamo un evento casuale, ossia l'apparizione del :gumero l (1 l'::;': 6) sulla faccia superiore quando si lancia il dado. In virtu della simmetria del dado, gli eventi di apparizione di un certo numero compreso tra 1 e 6 sono ugualmente probabili, e~detti percio eventi di equa probabilita. Nel lanciare il dado per un grande mimero n. di volte si puo attendere che il nu,mero l come pure ogni numero compreso tra 1 e 6, appaia sulla faccia' superiore per circa ~ volte. ll: un dato confermato dall'esperienza. La frequenza relativa sara prossima al numero p* = {- .. Pertanto la -< probabilita dell'apparizione sulla faccia superiore del dado del numero l, 0 di ogni altro numero compreso tra 1 e £, e uguale ad ~ • Passiamo ora all' analisi degli eventi casuali la cui probabilita puo essere direttamente .calcolata. D e fin i z ion e 1. Eventi casuali si dicono incompatibili per una data prova se nessuna coppia di essi puo verificarsi simultaneamente. D e fin i z ion e 2. Diremo che eventi casuali costituiscono un sistema completo se in ()gni prova puo verificarsi ciascuno di essi e non puo verificarsi alcun altro evento incompatibile con essie Consideriamo il sis t e mac 0 m pIe t 0 d i e v e n t i cas u ali e qui pro b, a b iIi e d i n com pat i b iIi. Chiameremo tali eventi casi (0 chances). Un caso di questo. sistema si chiama favorevole al verificarsi dell'evento A se l' apparizione di questo caso implica I' apparizione dell'evento A. Ese m p i 0 2. In un'urna vi sono otto palline numerate da 1 a 8. Le pallinesegnate con Ie dire 1, 2 e 3 sono bianche, Ie altre nere. L'estrazione della pallina segnata con 1 (nonchEi delle palline segnate con 2 0 3) e un evento favorevole perchEi appaia una pallina bianca. II i Ii;I n Per il caso considerato si puo dare un'altra' definizione della probabilita, differente da quella del § 1. D e fin i z ion e 3. Si chiama probabilita p dell'evento A 468 il rapporto tra il numero m dei casi favorevoli e il numero n'di tutti i casi possibili che costituiscono il sistema completo di eventi equiprobabili incompatibili, 0 simbolicamente m P(A)=p=-. (1) n De fin i z ion e 4. Se tutti gli n casi che costituiscono un sistema completo di eventi equiprobabili incompatibili sono favorevoli al verificarsi di un evento qualunque, un tale evento si dice certo; la probabilita di un evento certo 9 p = L Un evento al quale non 9 favorevole nessun degli n casi che costituiscono un sistema completo di eventi equiprobabili incompatibili si dice impossibile; la sua probabilita 9 p = O. o sse r v a z ion e 1. Le affermazioni inverse sono ugualmente valide in questo caso. Tuttavia in altri casi, per esempio, nel caso di una variabile aleatoria continua (§ 12), Ie affermazioni inverse possono risultare anchenon vere, Ci09 dal fatto che la probabilita di un certo evento e uguale ad 1 0 0 non segue necessariamente che questo evento sia certo od impossibile. Risulta dalla definizione della probabilita che essa verifica la relazlone O~p~1. Ese m p i 0 3. Si tira una carta da un mazzo di 36 carte. Qual e la prohahilita che ne esc a una di picche? Sol u z ion e. Ahbiamo quij 10 schema dei casi d'equa probabilita. L'evento A consiste nell'apparizione di una carta di :picche. II numero totale dei casi e n = 36. II numero dei casi favorevoli perche si verifichi l'evento A, e m= 9. ' . d' 9 1 Abh lamo qUIll 1 P =3if=4' Ese m p i 0 4. Si gettano nella stesso istante due monete. Qual probabilita dell'apparizione della testa sulle due monete? Sol u z ion e. Formiamo 10 schema dei casi possibili I 1° 2° 30 40 caso caso caso caso Prima moneta testa testa croce croce I Seoonda moneta testa croce testa croce Abhiamo in tutto 4 casi possibili dei quali un solo e favorevole. Di conseguenza, la probabilita che sulle due monete appaia la testa e Ese m p i cannone e io e la p={ . 5. La probabilita di colpire un bersaglio sparando da un primo 7 e sparando da un secondo cannone e10' Trovare la probabilita che 0 469 . 11 AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESI!\'!O il hersaglio sia colpito . facendo sparare simultaneamente ambedue' i cannoni. Si ritiene il bersaglio colpito se si fa centro con almeno uno dei cannoni. Sol u z ion e. Si puo prendere qu!],le modeno di questa problema lil caso delle urne. Supponiamo che due urne contengano 10 palline ciascuna numerate da 1 a 10. La prima urna contiene 8 palline bianche e 2 nere, Ia second a ha 7 bianche e 3 nere. Si estrae una pallina da ciascuna urna .. Qual e Ia probabilita 'che delle due' palline estratte~ aImeno una sia hianca? Siccome qualsiasi pallina della prima urna puo essere estratta assieme a qualsiasi pallina della seconda urna, il numero dei casi e 100, cosl n= 100. '. 'Calcoliamo il numere dei cas! favorevoli. Estraendo ciascuna delle 8palline bianche della prima urna simultaneamente con una llallina qualunque della seconda urna, si avril tra Ie palline estratte almeno una hianca. numero di tali 'casi 10 X 8 = 80. Estr!],endo una delle 2 palline nere della prima urna simultaneamente con una pallina qualunque di quelle bianche della seconda urna, si avra tra Ie palline estratte almena una biabca. n numero di tali casi e 2 X 7 =_14. 11 numero totale dei casi favorevoli e quindi In = 80 14 = 94. La probabilita che tra Ie palline estratte ci sia almentl una hianca e m 94 n e + o ancora Al oppure Al}. Passiamo ora al teorema seguente, detto teorema d' addizione delle probabilitlL. Teo rem a 1. Supponiamo che nel corso di una data prova (fenomeno, esperinwnto) possano verificarsi un evento casuale Al di probabilitlL P (A 1) ed un evento A 2 di probabilitlL P (A 2)' Gli eventi Al ed A2 sono incompatibili. La probabilitlL della somma di questi eventi, ctoe dell' evento ehe consiste nel verifiearsi 0 dell' evento Al 0 dell' evento A 2' allol'd calcolata secondo la formula e P (Ai' oppure A 2) = P (AI) Dim 0 + P (A (1) 2). 8 t r a z ion e. Siano P=n-=100' Tale e Ia probabilita del bersaglio colpito. o sse r V a z ion e 2. In questo esempio abbiamo ridotto il problema delle probabilita di tiro a segno a quello d'estrazione di palline da un'urna. Numerosi problemi elel calcolo elelle probabilita si possono ridurre a questo « schema delle urne ». Bisogna trattare percio i problemi d' estrazione elelle palline da urne come problemi generalizzati. ' , ·E s e m pi 0 6. In una partita 'di 100 articoli ve .no sonG 10 difettosi. Qual e la probahilita cho tra 4 pezzi scolti a easo 3 non siano difettosi? Sol u z ion o. Esistono n = Cioo modi di scolta. di 4 pezzi in una llartita di 100 pozzi. II numoro doi casi in cui tra questi 4 pozzi 3 saranno non difettosi €I m = cgo·Gt o . . La proba~i1ita eereata sara dunque m C~o'Cio 1424 03 P=-n= Cioo =4753~" Essendo incompatibili gli eventi A1 ed A 2 • per un numero totale n di casi il numero dei ca8i favorevoli al verificarsi simultaneo degli eventi A1 ed A2 e quindi uguale a zero, ed il numero def casi favorevoli\al verificarsi 0 dell'evento Al 0 dell'evento A2 e uguale ad n1.1 m2' Si ha quindi + P (Ai oppure A 2) = mJ + 11'?2 = n mi n + m2 = P (AI) + P (A n 2), come 8i voleva dimostrare. , Si puodimostrare questo teor~ma in m6do analogo per un numero qualsiasi di addendi: P (Al oppure A2 oppure .... oppure An) = = P (Al) + P(Ali) + .. + P (An). (1') Quest'ultima uguaglianza si 8criveancora: n' n § 3 P (2] "At )=2]P (Ai)' SOMMA DELLE PROBABILITA. EVENTIALEATORICONTRARI Os 8 e r V a z ion e. Abbiamo dimostrato il teorema d'addizione per casi in cui la probabilita puo essere determinata da un calcolo diretto. In seguito Sllpporremo valido il teorema d' aeldizione delle probabilita anche nei casi in cui non €I possibile effettuare il calcolo diretto delle probabilita. Questa affermazione €I basata sulle considerazioni segllenti. Le probabilita degli eventi t=1 D e fin i z ion e 1. Si chiama somma di due eventi Al ed Ail l'evento C che consiste nel verificarsi di almeno uno di questi due eventi. Considereremo qui la probabilita della somma di due eventi incompatibili Al eel A 2 • Denotiamo la somma di quesH eventi con Al +A 470 2• (1 ") t=1 1) Notiamo ehe in questa espressione la parola « oppure » non ha il carattore d'esclusiono, ma significa semplicemente ehe almeno uno di questi eventi si verifichera eonformemente alIa definizione 1. 471 i" ~~~_~ __ L.~ ~ __ ~ ___ _______ ~~ ~_~ _ _ _ __ -,- ~ CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO per un grande numero di prove sono prossime (eccetti casi rari) aUe frequenze relative, e per quest'ultime la dimostrazione si fa in modo identico a quello suindicato. Questa osservazione concerne anche Ie dimostrazioni dei teoremi successivi che verranno dimostrati con l'aiuto dello schema delle urne. Ese m p i 0 1. Si fa un tiro al bersaglio D composto di 3 zone disgiunte ~ ~ (fig. 405). La probabilita di colpire la zona Ie: P (A l ) = 1~0; quella di colpire la zona II e: P (A 2 ) = 1~00' e quella di colpire la zona III e: P (Aa) = 1~0' Qual e laprobabilita di colpire il campo D? L'evento A e il fatto di colpire il . campo D. Abbiamo, in virtu della Fig. 405 formula (1'): P (Aj)+P (A 2 ) + P (As) = 5 10 17 32 = 100+ 100+ 100= 100' D e fin i z ion e 2. Due eventi si dicono contrari se essi sono incompatibili e costituiscono un sistema completo. Se uno degli eventi e deno,,:, tato con A, quello contrario verra denotato con A. Supponiamo che la probabilita di verificarsi deU'evento Asia p, allora Ia probabilita del non verificarsi dell'evento A, cioe la probabilita del verificarsi dell'evento A, la denotiamo con P (A) = q. Siccome nel corso deH'esperimento si verifichera obbligatoriamente 0 l'evento A 0 l'evento A, aHora avremo in virtu del teorem a (1): . P (A) = P (A) = 1, doe la somma delle probabilita degli eventi contrari e uguale all'unita: + p q .1. (2) Ese m p i 0 2. Si tira un colpo su un bersaglio. II bersaglio colpito e l'evento A. La yrobabilita di colpire il bersaglio ep: P (A) = p. Determinare la probabilita de colpo a vuoto. Siccome il colpo a vuoto e l'evento A contrario all'evento A, la probabilita . del colpo a vuoto sara quindi q = 1 - p. Ese m p i 0 3. Si fa una certa misurazione. L' evento A eche l' errore commesso sia inferioreaA. Sia P (A)=p.L'evento contrarioA eche l'errore com~esso sia superiore 0 uguale a A. La probabilita di questo evento contrario e P (A) = =q= 1-p. . ~ (3) Dim 0 s t r a z ion e. Siccome gli eventi A l , A 2 , • • • , An. costituiscono un sistema completo d'eventi incompatibili, il verificarsi di uno di essi e un evento certo. Di conseguenza, Fig. 406 P (Al oppure A 2 oppure •.. . . . oppure An) = 1. b Trasformando il primo membro secondo la formula (1'), si ottiene l'uguaglianza (3). D e fin i z ion e 3. Gli eventi casuali A e B si dicono compatibili se nel corso di una data prova possono verificarsi entrambi, cioe gli eventi A e B si verificano simultaneamente. Denoteremo con (A e B) 0 (AB) l'evento che consiste nel verificar~i simultaneo degli eventi A e B. Denoteremo con P (A e B) la probabilitache gli eventi A e B si verifichino simultaneamente. ~~ Teo rem a 2. La probabilita della somma di due eventi compatibili e determinata dalla formula P (A oppure B) = P (A) + P (B) - P (A e B). (4) Daremo un'illustrazione geometrica della formula (4), ma prima introduciamo la definizione seguente. D'e fin i z ion e 4. Sia dato un certo campo D la cui area e uguale ad S. Consideriamo i1 campo d facente parte del campo D. SiaS l'areadel campo d. Se il fatto che un punta venga a trovarsi nel campo D e un evento certo, aHora Ia probabilita: che questa punta venga a trovarsi nel campo d e uguale, per definizione, ad SIS,' cioe p = SIS. Questa probabilitil. e detta probabilita geometrica. ' -Considerando-certa l'appartenenza del punta al quadrato di lato uguale ad 1, abbiamo (fig. 406): j. P (A oppure B) = area abcda,") P (A) :- area abfda, l P (B) P (A e B) = area bcdeb, f = area debfd. J (5) [j ~ Cor 0 11 a rio 1. Se gli eventi casuali A l , A 2 , • • • , An cosUtuiscono un sistema completo d'eventi incompatibili, si h~ allora l'ugua- 472 glianza :E: evidente. che si ha l'uguagHanza area abcda = area abfda + area 473 bcdeb - area debfd. ;1 11 'II i/i~'·I ~: ,. i I CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA Dr UN AVVENIMENTO Riportando in questa uguaglianza i primi membri delle uguaglianze (5), si ottiene 1'uguaglianza (4). Possiamo calcolare in modo analogo la probabilita della somma di un numero qualsiasi d'eventi casuali compatibili. Osserviamo che si puo dimostrare il teorema 2 partendo daUe definizioni e 'dalle regole delle opera,zioni sopra enunciate. . questa f ormu1a -ml ed -m2 con 1e 1oro espreSSlOm . . Sostituendo 111 n! § 4 Ese m p i 0 1. Due arcieri tirano coll'arco su un medesimo bersaglio. La probabilita cM il primo arciere colpisca il borsaglio e 9/10, quella del secondo arciere e 5/6. Tutti e due gli arcieri tirano simultaneamente. Determinare la probabilita che il bersaglio sia colpito da duo frecce. - PROD OTTO DELLE PROBABILITA DI EVENTI INDIPENDENTI Sol u z ion e. D e fin i z ion e 1. Si dice che l'evento A s indipendente dall'evento B se la probabilita del verificarsi dell'evento A non ,dipende dal faito che l'evento B si sia verificato 0 no. Teo rem a 1. Se gli eventi casuali A e B sono indipendenti la probabilita del verificarsi simultaneo degli eventi A e B e uguale al prodotto delle probabilita del verificarsi degli eventi A e B: Fig. 407 P (B) = nt m2 . p (A oppure B) P (A e B) = P (A) +P (B) - P (A)·P (B). (4) Ese m pi 0 3. Risolvere il problema dato noll'esempio 5 del § 2 con l'aiuto della formula (4). , Sol u z i one. L'evento A e il colpoabersagliodolprim6 cannone.tiL evento B e il colpo a bersaglio del secondo cannone. E evidento che , 8 7 P (A)=l:O' P (B)=W ' (2) 8 78794 P (A oppure B)=l:O+W-W "10= 100' - Tutti i casi possibili dell'estraiione simultanea di una pallina da ciascuna urna sono n1n 2 • II numero dei casi,favol'evoli all'estr~z~o,­ ne delle palline bianche da ambedue Ie urne e mlm2' La probabllIta del verificarsi simuHaneo deglieventi A e B sara P (.A e B) - mt m 2 = mt • m2 • nl = ~; Os s e r va z ion e. II teorema 2 del § 3 Ua formula (4)] sulla probabilita della somma degli eventi compatibili si scrive teriendo conto della formula (1): n2 nln 2 P (B) . Ese m p i 0 2. II perfetto funzionamento di un-j apparecchio dipende dal funzionamento senza interruzione di ciascuno dei tre elementi che 10 compongono. La p'robabilit~ di .funzionamento perfetto degli elementi nel corso di UD\ciclo e uguale rlspettlvamente a P.,l = 0,6; P2 = 0,7; ~3 = 0,9. Trovare la probabilita del funzionamento -perfetto dell'apparecclilO nel corso del dato cicIo. Sol u z ion e. Avremo, in _virtu del teorema del prodotto delle probabilita (3): - P = PI 'P2 'Pa = 0,6,0,7.0,9 = 0,378. (1) Dim 0 s t r a z ion e. Ap0 0 0 Q. 0'" plichiamo alla. dimosirazione di questo teorema 10 schema delle urne. In ciascuna delle due urne ~ 0 -0 0 0 0 0 0 0 vi sono rispettivamente n 1 ed n 2 '-m2·------h------' palline. La prima urna contiene z ml palline bianch!'l, Ie altre sono nere. La seconda urna contiene m 2 palline bianche, Ie altre sono nere. Da ciascuna delle urne si estrae una pallina. Q-ual -s la probabilita che Ie due palline estratte siano bianche? Sia A l'evento consistente nell'estrazione di una palli:na bianca. dalla prima urna. L' event 0 B. e l' estrazione di una pallina bianca daIIa seconda urna. Questi eventi sono indipendenti. E evidente che =!!!:!., = 19o, bersaglio cho si calcola secondo la formula (1): 9 5 3 P (A e B)=l:O'lf=T' ___--=---~A r~mf 0 0 0 - P (A) Abbiamo qui P (A) e la probabilita dei due colpi a P (A e B) = P (A).-P (B). nf n2 ricavate da (2), si ottiene l'uguaglianza (1). L'illustrazione di questo teorema e data nella fig. 407. Se vi sono n eventi indipendenti AI, .1 2 , • • • , An, si puo dimostrare in modo analogo la validita dell'uguaglianza E' del tutto naturale che si sia ottenuto 10 stesso risultato di prima. • Ese m p i 0 4. La prob~b~lita ~el verificarsi. di un evento ~el corso, di una prova e uguale a p. Determmlamo II nilmero n dl prove necessane perche la probabilita del vorificarsi dell'evento sia maggiore 0 uguale a Q. Sol u z ion e. In virtu dei teoremi sulla soumla e suI prodotto delle probabilita, possiamo scrivere Q;;. 1 - (1 _ p)'1. -n2 474 475 \ ..... .. _ -_.__ ... ........ A VVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILIT.a DI UN A VVENlMENTO CAPITOLO VENTESIMO Si estrae dall'urna una pallina. Qual e la probabilita dell'evento che consiste nell'estrazione di una pallina bianca contrassegnata con un asterisco? Risolvendo questa disuguaglianza rispetto ad n, otteniamo: 19 (1-Q) n> 19(1-p) --~ . Fig. 408 Un problema del genere che comporta tale soluzione analitica si riduce facilmente ano « schema delle urne ». n § 5 EVENTI DIPENDENTI. PROBABILIT.A CONDIZIONATA. PROBABILIT.A TOTALE D e fin i z ion e 1. Si dice che l'evento A dipende B, se la probabilita dell'evento A dipende dal fatto che si sia verificato 0 no. Denotiamo la probabilita del verificarsi dell' evento dizione che l'evento B abbia avuto luogo, con P. (AlB) meremo probabilita dell' evento A condizionata aBo ::Ii .. ';·1·; Sia B l'evento «estrazione di una pallina bianCal), A l'evento «estrazione di una pallina con asterisco l}. E evidente che dall'evento l'evento B P(B)=~. n A, a conIi la chia- La probabilita dell'apparizione di una pallina bianca con asterisco, a condizione che sia stata estratta una pallina bianca, sara P (AlB) = !:!.. . . La probabilita dell'apparizione di una pallina bianca con asterisco e P (A e B). E evidente che ni peA e B)=-. 11, La probabilita dell'evento A, a condizione che l'evento B non si sia verificato (la prima estrazione ha dato una pallina nera), sara - 3 . Risulta quindi che P (A/B) =1= P (A/ii). . Teo rem a 1. La probabilita del verificarsi simultaneo di due eventi e uguale al prodotto della probabilita di uno di essi per la pro,babilita condizionata del secondo, calcolata a condizione cke il primo even to si sia verificato; in altri termini, P (A e B) = P (B). P (AlB). (1) Dim 0 s t r a z ion e. Riportiamo la dimostrazione per gli eventi che si riducono allo schema delle urne (doe al caso in cui . e applicabile la definizione classic a della. pro~abi.lita). Supponiamo che un'urna contenga 11, pallme dl. CUI Yfl sono b~a~che ed n 2 nere. Supponiamo an cora che tra Ie 11,1 pallme blanche VI SIano ni palline bianche contrassegnate con un asterisco e che Ie altre siano .semplicemente bianche (fig. 408). 476 (3) 11,1 I.;. (4) Ma (5) n 11, 11,1 Ri portando nella (5) Ie parti -a sinistra' delle espressioni (2), (3) ~ (4), si ottiene: P (A e B) = P (B)·P (AlB). L'uguaglianza (1). e cosi dimostrata. Se gli eventi considerati non entrano nello schema classico, la formula (1) serve a definire la nozionedi probabilita condizionata. Cioe, la probabilita condizionata A, a condizione cke l' evento B si $ia ve.rificato, e definita dalla formula P (AlB) = P (A e B) (per PCB) =f= 0). P (B) 1. Applichiamo quest'ultima formula o ss e r V a z ion e all' espressione P (B ed A): P (B ed A) = P (A). P (BIA)} 477 . 'I .,I >/I Ese m pi 0 1. Un'urna contiene 3 palline Manche e 2 palline nere. Si estrae una prima pallina all'urna (prima estrazione) e poi una seconda (seconda estrazione). L'evento B e l'apparizione di una paUina bianca alIa prima estrazione. L'evento A e l'apparizione di una pallina bianca alIa seconda estrazione. E evidente che la probabilita dell'evento A, essendo stato verificato l'evento B, sara P (A/B) ='4 (2) (6) q , I CAPITOLO VENTE,SIMO ,I AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO I prim{ membri delle uguaglianze (1) e (6) sono uguali, perche si tratta della stessa probabilita. Di conseguenza, sono -ugiIali anche i secondi membri. Percio possiamo scrivere l'uguaglianza P (A e B) = P (B). P (AlB) = P (A). P (BIA). Ese :In p i 0 2. paragrafo abbiamo: (7) Nel caso deU'esempio 1 riportato all'inizio di questo '31, P (8)=5' P (AlB) = 2" . In virtu della formula (1), otteniamo: 3 1 P (A 3 e B)='"5' 2=10' . La probabilita P(A e B) puo essare facilmente determinata da un calcolo diretto. Ese m p i 0 3. La probabilita di fabbricazione con una macchina utensile di un pezzo di qualita rispondente aUa norma e0,9. La prohahilita di apparizione tra i pezzi fahhricati di un pezzo di qualita superiore alIa norma e 0,8. Determinare Ia probahilita di fahhricazione con Ie. detta macchina utensile di un pezzo ' . di qualita superiore aUa norma. Sol u z -i 0 n e. Sill. B l'evento della fahbricazione di un pezzo normale con Ill. maechina utensile, A l'evento della fahhricazione di un pezzo di qualita superiore. ' . Qui P(B) = 0,9, P = (A/B) = 0,8. Riportando questi val~ri nella formula (1), si ottiene la prohahilita cercata: P(A e B) = 0,9.0,8 = 0,72 •. Teo rem a 2. Se l'evento A pub verificarsi soltanto nel caso in cui e realizzato uno degli eventi B I , B 2 , ••• , Bn c'ostituenti un _sistema completo d' eventi incompatibili, allora la probabilita dell' evento A e definita dalla formula P (A)""': P (B i )· P (AIB i ) + P (B2) P (AIB 2) + ... ... + ~ P (Bn) P (A/Bn)~ (8) La formula (8) e detta formula della probabilita totale. Dim 0 s t r a z ion e. L'evento A puo aver luogo se si verifica uno dei seguenti eventi compatibili: (BI ed A), (B2 ed A), ..• , (Bn ed A) .. Otteniamo dun que in virtu del teorema d'.addizione delle probabilita: P (A) = P (B1 ed A) + P (B2 ed A) + ... + P (Bn ed A). Sostituendo i termini del secondo membro con Ie loro espressioni ricavate dalla formula (1), otteniamo l'uguaglianza (8). " P(Bl ) = PI (1 - P2) (1 - Pa) + (1 - + (1 - PI) (1 - P2) Pa = PI) P2 (1 - Pa) + 0,332. Ragionando in modo analogo, otteniamo: P (Bl!) = PiP2 (1- Pa)+ Pi (1- P2) Pa+ (1~ Pi) pzPa= 0,468, P (Ba) = PiP2Pa = 0,144, P (B 4 )=(1-Pi) (1-pz) (1-Pa)=O,056. Scriviamo Ie probabilita condizionate della distruzione del bersaglio nel caso ,del verificarsi di ciascuno di questi eventi: . .... P(AIB 1)=O,4 P(4IB 2}=O,7,. P(AjB s}=1,O, P(AIB(,)=O. Riportando Ie espressioni ottenute nella formula (8), avremo la prohahilita che il bersaglio sill. distrutto: . + P (A)=P (BI)·P (A/Bi}+P (B 2 }·P (A/B 2 ) P (8a)· P (AlBa) P (B 4)· P (AIB4) = + + , =0,332.0,4+0,468.0,7+0,144.1,0+0,056,0=0,6044. Os s e r v a z ion e 2, Se l'evento A non dipende dall'evento B si h a ' . , P (AlB) = P (A), e la formula (1) diventa P(A e B)=P(B)·P(A), cioe si ottlene la formula (1) del § 4. § 6 PROBABILITA DELLE IPOTESI. FORMULA DI BAYES Ese m pi 0 4. Tre colpi sono sparati successivamente su un bersaglio. La probabilit'a di colpire il bersaglio e uguale rispettivamente .a. ~l ~ q,3 al primo colpo, P2 = 0,6 al secondo e Ps = 0,8 al terzo. La probablhta dldlstruzione del bersaglio e "-l = 0,4 quando il bersaglio e colpito una volta, = 0,7 rIm p 0 s t a z ion e del pro b 1 e m a. Come per il teorema 2 del§ 5, considereremo il sistema completo d'eventi incompatibili B I , B 2 , • • • , Bn Ie cui probabilita del verificarsi sono rispettiva:. mente P(B I ), P(B 2 ), • • • , P(Bn). L'evento A puo verificarsi insieme ad uno degli eventi B I ., B 2 , •• ,', Bn che chiameremo ipotesi. 478 479 "'2 :1 . quando esso e colpito due volte, e "'a = 1,0 quando e colpito tre volte. Determinare la probahilita di distruzione del hersagUo quando sono sparll.ti tre colpi (evento A). Sol u z ion e. Consideriamo il sistema completo di event! incompatibili' BI - un colpo a bersaglio; . B2 - due colpi a bersaglio; Ba - tre colpi a hersagUo; B4, - nessun colpo a hersaglio. Determiniamo Ia probabilita di ciascun evento. II bersaglio sara colpito una volta se: 0 il primo colpo fa centro mentre il secondo e il terzo risultano a yuot9; 0 il primo c~lpo ea vuoto,.il seco?-do a centro e il terzo a vuotOj oppure 11 prImo e a vuoto, 11 secondo a vuoto e 11 terzo a cent.ro. Dunque, in virtu dei teoremi del prodotto e dell'addizione delle probabilita, avremo per la probabilita di un colpo preciso l'espressione r-, ! AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN A VVENIMENTO In virtu della formula (8) del § 5, la probabilita del verificarsi dell'evento A sara Supponiamo che in seguito all'esperimento l'evento A si sia verificato. Allora otteniamo secondo la formula (3): . ' P (A) = P (B t ) P (AIB i ) + P (B 2)P (AIB 2) ... + P (Bn) P (AIB n). ., ii + ... 0,25·0,7 (1) P (BiIA), P (BJA), ... , P (BnIA). Sol u z ion e del pro b 1 e m a. Troviamo l(probabilita P (A e B l ) con l'aiuto della formuh (7) del § 5: P (A e B l ) = P (B l )· P (AIB 1) = P (A)· P (BtfA), i: da cui . P (B IA) = P (B l )· P (AIBi) i P (A) .j' i Sostituendo P (A) con Ia sua espressione (1), si avra: P (Bi l A) = P (B i )· P (AIBi) n . P(B 2 /A)= O,~~;~,1 =0,11, P(Ba/A)= o,~~;~,1 0,11, P (B4/A) 0,25·0,02 -0 02 0,23 - , . (2) P(Bl ) P(B 2 ) P(B3) P(B 4 ) Si trovano "in modo analogo P (BJA), P (BalA), ... , P (Bkl A) = P (B k)· P (AIB k) • n (3) 2J P (B t )· P (AIB t ) Ese m pi 0 1. Supponiamo che prima dell'esperimento vi fossero quattro ipotesi equiprobabili: 8 11 8 z, Ba, B4: P(Bi)=P (Bz)=P(Ba)=P(B(,)=0,25. Le probabilita condizionate del verificarsi dell'evento A sono rispettivamente: P (A/Bi) =0,7, P (A/B z) =0,1, P (A/Ba) =0,1, P (A/B",) =0 02. 480 0,175 " 1 :/1 I = (1 - Pi) (1 - P2) = 0,2.0,6 = 0,12, = PiP2 = 0,8·0,4 = 0,32,. = Pl (1 - pg) = 0,8 ·0,6 = 0,48, ~ (1 - Pl) pg= 0,2.0,4 = 0,08. . Applicando la formula (2), calcoliamo la probabilita condizionata delle lpotesl: ° ° P (8 /A) 0,12·0 i = 0,12'0+0,32'0+0,48.1+0,08.1 =0,56= , 0,32·0 P (Bz/A) =0';5'6 =0, La formula (2) e detta formula di Bayes, 0 teorema delle ipotesi. o sse r v a z ion e. Risulta dalla formula (3) che nell'espressione della probabilita P (B kl A) (probabilita della realizzazione dell'ipotesi Bk a condizione che l'evento A si sia verificato) il denominatore non dipende dall'indice k. " .1 Determiniamo Ie probabilita condizionate del verificarsi dell'evento: P (A/Bi) = 0, P (A/B 2 ) = 0, P (A/Ba) = 1, P (A/B 4) = 1. t=i ,, . I = 0,23 ~ 0,76, Abbiamo avuto qui P(B 1 ) ~ 0,25, ma P(B1/A) = 0,76 e divenuto piii. grande perche l'evento A si e verificato. In questo caso la probabilita P(A7B1 ) = 0,7 e piii. grande rispetto alle altre probabilita condizionate. Ese m p i 0 2. Due tiratori hanno sparato simultaneamente a un medesimo piattello. La probabilita che il piattello sia colpito dal primo tiratore ePl = = 0,8, e dal secondo P2 = 0,4. II piattello e coIto da un colpo. Determinare la probabilita che il piattello siastato colpito dal primo tiratore. . Sol u z ion e. L'evento A consiste nel cogliere it piattello con un colpo. Prima della gara tra i tiratori sono possibili Ie ipotesi seguenti: B1 - due tiratori hanno sparato un colpo a vuoto, B2 - due tiratori hanno fatto centro, 8 3 - it primo tiratore ha colpito il bersaglio, il secondo no, B;" - il primo tiratore non ha colpito il bersaglio, il secondo 81. Determiniamo Ie probabilita di queste ipotesi sulla base del teorema suI pl'odotto delle probabilita: . . . 2J P (B i )· P (AIB t ) i=1 Dunque, ' P(Bi/A)= 0,25.0,7+0,25.0,1+0,25.0,1+0,25.0,02 . Supponiamo che l' evento A si sia verificato. 11 verificarsi dell'evento A implichera una modificazione della probabilita delle .ipotesi P (B l ), • • • , P (Bn). Si chiede di determinare Ie probabilita condizionate del verificarsi di queste ipotesi supponendo che l'evento A si sia verificato, cioe determinare . I i CAPITOLO VENTESIMO 0,48·1 6 P (Ba/A ) =li";56= 7' I, P (B /A)-= 0,08-1 =..t 4 0,56 7' Ese m p i 0 3. II montaggio del 30% di apparecchiature e effettuato da uno specialista di alta qualifica e il 70% da uno specialista di qualifica media •. II funzionamento perfetto degli apparecchi montati dal primo specialista e dal secondo e ris~ettivamente 0,90 e 0,80. Un ap~arecchio scelto a caso erisultato di qualita buona. Determinare la probabilita che l'apparecchio scelto sia stato montato dallo specialista di alta qualifica. 31-"0330 481 ,:r " .,{ 1 )i f,i II Ii CAPITOLbVENTESIMO ' AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA'DI UN AVVENIMENTO Sol U z' ion e. ' L'evento A' e il funzionamento perfetto dell' apparecchio. Prima dell'operazione di controllo sono possibili due ipotesi seguenti: B1 - il montaggio e effettuato dallo specialista di alta qualifica; B 2 - il montaggio e effettuatodallo specialista di media qualifica. Scriviamo Ie probabilita di queste ipotesi: P(Bl ) = 0,3, P(B 2) = 0,7. Le probabilita condizionate dell'evento sono: P(AIB1) = 0,9, P(AIB g) = 0,8. Determiniamo Ie probabilita delle ipotesi Bl e B2 a condizione che l'evento A si sia verificato. Abbiamo in virtu della formula (2): ' 03 9 0;27' P(Bf/A)= 0,3.0,9+0,7.0,8 0,83=0,325, La legge di distribuzione puo essere data anche in forma analitica: P11. = f (X11.)' n fatto che la:' va~iabile aleatoria x prendera necessariamehteuno dei'valori della successione xi; x 2 ; • • • , XII, • • • • e un evento certo', e quindi deve aver luogo la 'condizione Fig. 409 N :LJ Pi = 1 i=1 ° (1) nel caso di una successione finita di N valori,oppure ° 0, 7 .0,8 0,56 675 P (B fA 2 )= 0,3.0,9+0,7.0,8'=0,83= " . 00 2l Pi = 1 (1') i=1 nel caso di una successione infini0 xf X2 .'1:.k x ta.Osserviamo che il val ore della variabile aleatoria Xi avente una probabilita maggiore si chiama moda. La variabile aleatoria x rappresentata nella fig. 409 ha per ' rilod~ x 2 • § 7 VARIABILE ALEA TORIA DISCRETA. LEGGE DI DISTRIBUZIONE DI UNA VARIABILE ALEATORIA DISCRETA D e fin i z ion e 1. La grandezza variabile x che assume, il) seguito ad una prova, uno dei valori di una successione finita 0 infinita Xl! X 2 , ••• , X11., ••• e detta vartabile aleatoria discreta,' se a fciascun valore X11. corrisponde una probabilita P11. che la variabile x prenda il valore X11.' ' . " . . ' ' Segue dalla definizione che a ciascun valore X11. corrisponde una ' probabilita P11.' ' , La dipendenza funzionale della probabilita P11. da X11. si chiama Zegge di distribuzione delle, probabilita di una variabile aZeatoria discreta Xl) Valori possibili della varia-' hile aleatoria Probahilita di questi valori I Pi $2 1 P2 ... ... ... , ... , ... , .. ·1 ... $11. Ph I '" La legge di distribuzione puo essere data anche graficamente, sotto forma di un poZigono di distribuzione delle probabilita, quando in un'sistema di coordinate ortogonali sono costruiti i punti delle coordinate (X11.. P11.) uniti da una linea spezzata (fig. 409). Ie ». Ese m p i 0 1. La variabile aleatoria x e il numero di punti apparenti sulla faccia superiore di un dado quando esso elanciato una volta. La variabile x puo prendere uno dei valori seguenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6. La probabilita del veri'ficarsi di ciascuno' di questi, valori e : . La tabella di distribuzione di questa variabile avra dunque la forma P \ I, $i 1) Si dice tal volta piu hrevemente: «legge di distrihuzione di una variahi-:- 482 p I 1 2 3 1 1 6 1 6' 6' I I 4 " 5 I 1 1 6' 6 1 6' :I , 6 " Ese m p i '0 • La probabilita che l,'evento A si'verifichi nel co~so di una prova .singola, di ,una successione infinita di prove e uguale a, p. 'La variabile " l'evento A, aleatoria x e il numerod'ordine della prova nel corso della quale si e verificato per la prima volta. Trovare la legge di distribuzione della variahiIe aleatoria 'x;' , ' , Sol u z i 0 ,n e. La variabile aleatoria x puo, prendere un valore qualsiasi int~ro 1, 2, 3, .' .. La probabilita Pi che l'evento A si verifichi alIa prima prOYffi sara Pi = P(A) = p. 2: La probabilita P2 che l'evento si verifiehi non alIa prima, ma alIa seconda prova sara ' P2 = P(A ed A) = (1 ~ p) p. La probabilita Ps ehe l'evento A non si verifiehi ne alla prima ne allm seconda, bensl alIa terza prova sara ' Ps =P(A e A e A) = (1 - p) (1- p) p=(1_p)2 p, ecc. 483 . 31>11 r-I AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO Pk = x 1 2 P (1-p) p I Ie I (1_p)k-1p I 3 \ Ph I I(1_p)Zp I Abbiamo anche qui: 00 00 2]Pk=2](1-p)R-i p = k=1 k=1 p =1. 1-(1-p) Problema del tiro?- segno sino·al primo c e n t r o. II problema considerato sopra e applicabile, in particolare, ai problemi del tiro. . Supponiamo che siano in corso esercitazioni di tiro sino al primo ceutro. La probabilita di centro ad ogni sparo e p. La variabile aleatoria x e il numero d'ordine delcolpo con il quale e stato colto il bersaglio. La tabella di distribuzione delle probabilita di questa variabile sara analoga a quella dell'esempio 2. I , i Ese m p i 0 3. La probabilita che il bersaglio sia colpito ad ogni colpo ep = 0,8. Ci sono tre proiettili. Determinare la probabilita che siano usati uno, due 0 tre proiettiIi, se si fa il tiro sino al primo centro sino ai tre colpi a vuoto. Formare la tabella di distribuzione della variabile aleatoria x che rappresenta il numero di proiettili usati. Sol u z ion e. Supponiamo che la variabile aleatoria x aia il numero di proiettili usati; P (x = Xl) e la probabilita che si usino Xl proiettili. Allora P (X =1)=p == 0,8 e la probabilita che il bersaglio sia colpito da un (primo) colpo. P (x = 2) = (1 - p) p = (1 - 0,8) .0,8 = 0,16 e la probabilita che il primo colpo sia a vuoto e il secondo a segno. P (x ~ 3) = (1 - p)2 = (1 - 0,8) .(1 - 0,8) = 0,2.0,2 = 0,04, percM vi sono soltanto tre proiettili e percM si smette di sparare indipendentemente dal fatto se i1 terzo colpo sia stato a segno 0 a vuoto. L 'ultima probabilita puo essere calcolata anche com~ differenza 1 - P (x = 1) - P (x = 2) = 1 - 0,8 - 0,16 = 0,04. La tabella di distribuzione sara della forma: ° 1 2 3 0,8 0,16 0,04 o sse r v a z ion e. 11 dato problema puo essere ridotto aIlo «schema delle urne» e, di conseguenza, puo essere utile nella trattazione di altre questioni. Questa osservazione vale anche per alcuni altri problemi. 484 § 8 (2) (1 - p)R-l p. La tabella di distribuzione delle probabilita sara: FREQUENZA RELATIVA E PROBABILITA DELLA FREQUENZA RELATIVA NEL CORSO DI PROVE RIPETUTE Supponiamo che venga efiettuata una serie di n prove. Nel corso di ciascuna prova puo verificarsi un evento A con probabilita p. Sia x la variabile aleatoria che indica la frequenza relativa del verificarsi dell'evento A nel corso di una serie di n prove. Si chiede di determinare la legge di distribuzione della variabile aleatoria x per una serie di n prove. E evidente che la variabile aleatoria x assumera per n prove uno dei valori seguenti: o 1 2 n Ti' Ti' Ti' ... , n Teo rem a . 1. La probabilita P (x = : ) eke la variabile dleat?ria x prenda il valore : ' eioe eke per n prove l' evento A si veri- fieki m volte e l' evento A (A non si verifiea) n - m volte, e uguale a C~pm qn_m, dove C~ e il numero dt eombinazioni di n elementi a mj p e la probabilita del verifiearsi dell' evento A , p = P (Ay q e layrobabiltta del non verifiearsi dell' evento A, eioe q = 1 - p , =P (A). , Dim 0 s t r a z ion e. L'evento A si verifichera m volte nel corso di n prove se, per esempio, gli eventi A ed A si succedono come segue: AA ... A Aii. .. A, ' .m n-m "--v---' ----- cioe nel corso delle prime m prove l'evento A si verifica, e nel corso delle succ~ssive n - m prove l'evento A no~ si verifica (si verifica l'evento A). Siccome P (A) =p" P(A)=1-p=q, I . . la probabilita di una tale successione degli eventi A ed virtu del teorema del prodotto delle probabilita, pm.qn-m. j A sara, in , Ma l'evento A puo verificarsi m volte per n prove anche' con un'altra successione degli eventi A ed A. Per esempio, con la succes- 485 ' CAPITOLO VENTESIMO . AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA.DI UN AVVENIMENTO ~;ione AA ... AA A ... A A. Tuttavia l'evento A deve necessa'-y---I''-y---I m-i n-m t riamente verificarsi m volte e l'evento A n - m. volte. La probabilita di una tale successione degli' eventi A ed A sara pm-:iqn-mp = pmqn-m • '. ". Quante possono essere Ie successioni differenti degli eventi A ed A per n prove s~ l'evento A si verifiea m volte? E: evidente che il loro numero corrisponde a1 numero di combinazioni di n elementi rispetto a m: oppure : ) ~.cqn-m + pmqn __~ + ... + pmqn= or:: . p (x= : ) I 1 0 1 1 -'n 1 1 . qn 1 Ctpqn-i/ -n2 .. '" ·1 C~p2q~-21 ... I .. I m n -'- cr;pmqn-m (x = ~) sono . ± (x ~!:.) = Cr;:pmqn-m, n m=k Ok) n k-i LJ 10pn 1 ugualiaiter~ini ·~orrispo~..; n (2) m=O Come e~era daaspettarsi, la somma delle probabilita di tutti i valori possibili della variabile uguale all'unita perche (p q)n = = in = 1. e 486 C,!!:pmqn-m. Ese m pi 0 1. Rappresentare grancamente la legge binomiale di distribuzione della variabile aleatoria x per n = 8, p = ~ , q = ~ . Sol u z ion e. Determiniamo tutti i valori delle probabilita che entrano nella tabella r. l: .. ·1 :: +p)m = LJ C!;'pmqn-m. (4) m=O denti dello sviluppo dell'espressione (q +p}n secondo la formula del llinomio: . . . . . (q !) (x ~ !) ehe l'ev~nto si veriftchi non meno di k volte sara deter- La legge' di. distribuzione cosl ottenuta si c4iama -Legge binomiale perche Ie probabilita P ~ Risulta anehe daUa tabella di distribuzione ehe la probabilitii P (x~- =1- 1 .. ·1 ... (x (3) overro II teorema e' dimostrato. . Li"dimost'razione del teorema ci ha permesso di determinare la ~egge di distribuzioJ;le di una variabile aleatoria x che. esprimeremo con tabella: . -n evidente che questa probabilita P e determinata' dall'uguaglianza P (1) X x~ ! . :E minata dalla formula 1·2·3 ... m . Si ottiene quindi, in virtu del teorema d' addizione: (x = evento sia P c~= n(n -1) (n -:-;- 2) .. .Tn - (m -1)]. p o ss e r v a z ion e. Nello studio di numerosi problemi e necesSario talvolta determinare la probabilita ehe l'evento A si verifichi « almeno una volta )}, doe ehe la frequenza relativa di questo + 487· AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO Ese m p i 0 2. Qual e la probabilita che l'evento A si veriftchi due volte: a) nel corso di due prove; b) di tre prove; c) di 10 prove se la probabilita del verificarsi dell'evento A nel corso di ciascuna prova ~ 4? Sol u z ion e. a) qui n = 2, P = 0,4, q = 0,6: ' 2 ) 2 · 1 . ' 2 P ( x=2 =qp qO=1.2(0,4)2=0,16; ° ovvero Calcoliamo la proba~ilita p(x<! )=p(x= bJ qui n=3, p=0,4, _ q=0,6: Ricaviamo quindi dalla seconda formula: c) qui n=10, p=0,4, q=0,6: 2 ) 10.9 P ( x=lO =qop2qB = 1.2 (0,4)2.(0,6)B=0,121. . E ~ e m.p i 0 3 .. Su un ber:saglio si, sparano 5 c<!lpi separati. La probabilita di c0!5he~e 11 bers~gho ~~ Oglll colpo e 0,2. Per d:~t~uggere il bersaglio sono sufficienti tre COlPl preCISI. Determmare la probablhta di distruzione del bersaglio. ' Fig. 410 P (x> ! )=1-[(0,5)4+4(0,5)4]=0,6875 ~ 0,69. Ese m p i 0 5. La probabilita che in una data partita di pezzi vi siano pezzi difettosi e P = 0,1. Qual e la probabilita: che in una partita di tre pezzi vi siano n = 0, 1, 2, 3 pezzi difettosi? Sol u z ion e. P (x= ~ ) =Gg q3=1·0,93=0,729, P (x= p ~ P (x=; P (X= )=C/i pq 2= Ii 8 p 3=1.0,13 =0,001. § 9 P (x= ~ )+P (x=: )+P (x= ~) 1- [p (x = ~ ) +P (x = i )+ P (x = Pdlstruz.=qp3q2+Gtp4ql+Ggp5= ~:~:~ -(0,2)3.(0,8)2+ 5·4.3·2 + 1.2.3.4 (0,2)4.08+1-(0,2)5=0,05792 ~ 0,06. Ese m pi? 4.,. Sono in corso quattro prove indipendenti. La probabilita che l'evento A SI verlfichi ad ogni prova e 0,5. Determinare la probabilita che l'evento A. si verifichi non meno di due volte. Sol u z ion e. Qui n = 4, P = 0,5, 'q = 0,5: ' (x~ !)= p(x=!)+ p(x=! )+p (x=,!), 488 Sia x una variabile aleatoria discreta la cui legge di distribuzione I ~ )] . Si ha in virtu della prima formula: P SPERANZA MATEMATICA DI UNA VARIABILE ALEATORIA DISCRETA e la seguente: o dalla formula , Pdlstruz. = ,0,1.0,9 2 =0,243, i )=q 8 Sol u z ion e. Qui n = 5, P = 0,2, q = 0,8. E evidente che la prababilita di distruzione e determinata dalla formula Pdlstl'uz.= ~ )=C§p2q=~:;.0,12.0,9=0,027, }..4567(X 8 )+p(x=! )=q4+4q3pl= = (0,5)4+4 (0,5)4= 0,3125. 2 ) 3.2 P ( x="3 =C§p2qi=1'2 (0,4)2.0,6=0,2i8j 8 ~ i.-.. I, x P (X=Xh) I I Xi x2 Xh XII Pi PI! Ph PII D e fin i z ion e 1. Si chiama speranza matematica della variabile aleatoria discreta x (la denot.eremo·' con M [x] oppure m x ) la somma dei prodotti di tutti i valori possibili della val'iabile aleatoria per Ie probabilita di questi valori: ' M [x] = X1Pi + X2P2 + ... + XnPno 489 I CAPITOLO VENTESIMO o in breve n M [x] = 2J XkPk. (1) k=1 e stato indicato sopra, In questo caso si ha, come n 2J Pk = k=1 1. Se i valori della varia bile aleatoria costituiscono una successione infmita di valori, si ha" mx= 2J XhPh', (1') ~li=i Considereremo tali variabili aleatorie per Ie qualiquesta serie converge. Stabiliamo ora la relazione tra la speranza matematica di una variabile aleatoria e la media aritmetica dei valori della variabile aleatoria per un grande numero di prove; in altritermini, mostriamo che per un grande numero di prove la media aritmetica dei valori 08- , servatt e prosstma alla sua speranza, matematica; si puo dire cioe, con riferimento' al § 1, che 'la media arttmetica dei valort osservatt di una var,tabile aleatorta tende, quando il numero delle prove cresce I infinitamente, alla sua speranza' matemattca. Supponiamo ~he siano in corso N prove indipendenti e che . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . ...... . Xl! xini'+ X2n2 x m ,=,' " xli" ~ .. j x.". Sicco~e +"; .'.",,+Xiv;,n" =Xt.. , 'lit ' ,' .. 122" " , ,,' '12~"" N +X2-' + ... +x - . , ; ,,' N , .. N v ,N ' Ese m p i 0 1. Determinare la speranza matematica della variabile aleatoria x rihe esprime il numero di volta in cui si verifica l'evento A per tre prove in corso, se la probabilita del verificarsi deU'evento ad ogni prova e P = ' , = 0,4. "S 0 I u z ion e. La variabile aleatoria x puo prendere i valori seguenti xl = 0, Xn = 1, Xa = 2, X4 = 3. Componiamo la tabella di distribuzione della data variabile aleatoria: Troviamo la probabilita di questi valori in virtu del teorema delle prove di ripetizione (n = 3, P = 0,4, q = 0,6): .p (x = 0) = cg (0,6)8 =0,216, P (x = 1) =q (0,4) (0,6)2=0,432, P (x=2)=q(0,4)Z.(O,6)=O,288, P (x=3) =q (0,4)3=0,064. La tabella di distribuzione della variabile aleatoria sara: 2J Xh -!.~ 2J XkPh' ' N li=t h=1 Sotto ipotesi abbastanza naturali si ottiene , 490, 3 0,216 0,432 ,0,228 0,064 (3) + ° Ph Quindi, ." , M[x];:;:"-:;-M[x]. 2 (2), ~ tende' alia' probabilfta del ~~rifi'carsi del val ore xk"sLha n 1 Calcoliamo la speranza matematica secondo la formula (1): mx = 0.0,216 1.0,432 2.0,288 3.0,064 = 1,2 di volte del verificarsi dell'evento A. Ese m p i 0 2. Si fa una prova. La probabilita ch,e nel cordo ,di, questa prova si verifichi l'evento A e uguale a p. Determinare la speranza matematica della variabile aleatoria x che esprime il numero di volte in clfi si verifica l'evento A. ' , ' . . . Componiamo la tabella di distribuzione della variabile aleatoria per un grande nu~~~o N di "prove la freqlie~~a relativa: ." o + Calcoiiaplo,la media aritmetica dei valori ,ottenutidella variabil~' x (denoti~moie c~n M '[xl 0 mx): ~ Os s e r va z i o'n e 1. Se avessimo considerato 10 schema delle urne contenenti N palline di cui nl palline constrassegnate da Xl' nz palline contrassegnate da X 2 , ecc., il {< numerosperabile }} all'estrazione di una pallina sara determinato dana formula (2), oppure sara uguale ad m x • P (X=Xh) il val ore Xl si sia veiiftcato' n~' volta;','''' il valore X2 si sia verificato:: n~; volte, il valore x." si sia verificato n." volte. La v!1riapile~ ~leatoria x prende i valo~i AVVENIMENTO ALEATOiuo. PROBABILITA. DI UN AVVENIMENTO mx = 0.(1":" p) + 1 P + 1.p = p • . 0 sse r v az ion e 2. Vedremo in seguito che la speranza hlatematica M [xl del numero di realizzazione delI'evento· A nel coJ;so di n prove indipendenti e uguale al prodotto del numero di prove per la probabilita p del verificarsi delI'evento A ad ogni prova: M[x] =np} (3) 491, r :1 II i CAPITOLO VENTESIMO Applicandp la formula (4), il problema dell'esempio 1 si risolve nel modo seguente: M [x] = np = 3 ·0,4 = 1,2 realizzazioni. Se nella formula (4) sono note M [x] e P, si trova n che e il numero di prove Ie quali danno la speranza matematica richiesta del numero di realizzazioni dell'evento AVYENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO e piccola (p ~ 0), ci si puo aspettare allora che il numero di prove debba essere molto grande (m x ~ (0) percM si verifichi l'evento A. Si chiama centro di distribuzione delle probabilita della variabile aleatoria x la speranza matematica della variabile aleatoria x. o sse r v a z ion e 3. II termine « centro di distribuzione delle probabilita » e stato introdotto per analogi a con il termine « centro· di gravita ». Se sull'asse Ox sono distribuite nei punti d'ascisse M [x] . n= __ Fig. 411 P Ese m p i 0 3. La probabilita di cogliere un bersaglio con un colpo 0,2. Calcolare il numero di proiettili necessari per garantire la speranza matematica del numero di colpi preci$i)ale speranza matematica e uguale a 5: ep = Fig. 412 p p n = 0~ 2 = 25 pro iettili. (Notiamo che lJroblemi simili hanno luogo in numerosi esperimenti dove la £rase « colpire un bersaglio» e sostHuita con « evento verificato l),· « colpo » con « prova ».) Ese m p 1 0 4. Determinare la speranza matematica della variabile aleatoria x la cui tabella di distribuzione e la seguente (vedi esempio 2 del § 7): x 1 2 Pk p (1-p)p 3 1 (1_p)2p I I k I. (1_p)k-1p I Sol u z ion e. Abbiamo in virtu della formula (1) (e ponendo 1 - p =q): In x =1.p+2qp+3q2p + ... +kqk-1p + ... = =p (1+2q+3 q2+ •.. +kqk-1+ .. . )= =p(q+q2+ q3+ ... +qk+ ... )/=p( 1 q q)' = o x 1 ,\X2" • • • , Xn Ie masse Pv P2' ... , Pn, si sa dalla geometria analitica che l' ascissa del centro di gra vita di queste masse e determinata dalla formula n 2J XkPk Xc= k=1 n 2JPk h=1 ·n Se ~ Ph = 1, si ha aHora k=1 1-q+q p p 1 =p. (1_q)2 = (1_q)2=pz=p • Dunque, 1 . =-· P In x Notiamo che mx-1 mx - 00 per p_1, per p _ O. Si possono spiegare queste relazioni partendo dal significato del problema. Infatti, se la probabilita del verificarsi dell'evento A e prossima, ad ogni prova, all'unita (p ~ 1), ci si puo aspettare che l'evento A si verifichi ad una (prima) prova (mx ~ 1). Se invece la probabilita p 492 (5) La formula (5) coincide formalmente con la formula (1) della speranza matematica. Abbiamo stabilito dun que che il centro di gravita delle masse e la speranza matematica si calcolano con l'aiuto di formule analoghe. A cio e dovuta l'introduzione del termine« centro di distribuzione delle probabilita ». Sia data una variabile aleatoria x con corrispondente legge di distribuzione (fig. 411); sia mx la sua speranza matematica. Consideriamo la differenza tra la variabile aleatoria e la sua ~peranza matematica: x - m x ' Chiameremo questa variabile aleatoria variabile casuale centrata o scarto, denotandola con xu. 493" AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO C4P1TOLO VENTESnvrO ' :E evidente, che la legge di distribuzione di questa variabile casuale XO sara xO I x~=xi":"mX I Pk " P1 I I xR=X2- m X P2 I .,. I .,. I I x~=xk-mx n n = 11.=1' 2J (Xli. - mx)Ph = :::::::mx-mx 2J Pk=m x11.=1 ' (1) oppure n n 2J XkPk - 11.=1 2J mxPk = li=1' n mx ·1=O. in altri termini, la speranza matematica di una grandezza costante e uguale a questa costante. ' D e fin i z ion e 2. Si ehiama scarto quadratico medio della variabile aleatoria la radiee quadrata della sua dispersione: 0, a [x] = • DISPERSIONE. SCARTO QUADRATICO MEDIO. NOZIONE DI MOMENTI ,Aceanto alIa speranza matematiea della variabile aleatoria x che determina la posizione del centro di distribuzione delle probabilita,esiste un'altra caratteristiea quantitativa di distribuzione della variabile aleatoria-, detta dispersione, della variabile a1eatoria x. Denoteremo la~ dispersione con D [x] oppure a2 • La dispersione e la earatteristiea numerica della deviazione dei val~ri della variabile aleatoria dalla sua speranza matematiea. D e fin i z ion e 1. Si ehiama dispersione della variabile aleatoria x la speranza matematiea del quadrato della differenza tra V~ liD [xJ, (Xli. - mx)2 Ph. (3) li~, Lo searto quadratieo medio si denota anehe con ax. Os s e ,r va z ion e 1. Nel ealeolare la dispersione talvolta trasformare la formula (1) come segue: n n D [x] = 2J (Xli. li=1 '2 mx) Pk n ~2 n = 11.=1 .LJ XkPh - 2 n n e opportuno n ~ .LJ ,li=1 XkmkPk + .LJ mxpk = ~2 k=i 2J' x'tPk ..:.- 2mx' 11.=1 '2J XkPk + m~ 11.=1 :2J Pk = " , = M [x 2mx ·mx + m;.1 = M [x m;. = li=i 2 ]_ ] - Dunque, 494 a [x] = piu esplieitamente" 2 § 10 (2) medio. e nulla. O's s e r v a z ion e 4. :E opportuno considerare talvolta una variabile non casu ale (eerta) costante c come una varia bile aleatoria che aequista con 1a probabilita 1 il valore c, e con la probabilitaO altri val~ri. In questoeaso, e legittimo parlare della speranza matematica di una costante ' (6) M [c]=c.1 =c, mx)2 Ph. La dispersione possiede l'unita di misura del quadrato della variabile aleatoria. Per caratterizzare 1a dispersione, e opportuno talvoIta utilizzare una grandezza la cui unita di misura coincide con' quella della variabile aleatoria. Tale grandezza e 10 scarto ,quadratico , ,Cosl, la speranza matematica di una, variabile casuale centrata 2J (Xli. li=1 D [x] = Pk (vedi fig. 412). , Troviamo la,speranza matematiea della varia bile easuale cent :ata: M [x - m;] , 1a variabile aleatoria x e la sua speranza matematiea :(cioe la speranza matematiea del quadrato della variabile easuale eentrata cor':' rispondente) : , '2' 2 (4) D [X] = M [X ] - mx , .. eioe la dispersione euguale alIa dffferenza tra la speranza matematiea del quadrato della variabilealeatoria e il' quadrato della speranza· matematiea della variabile aleatoria. , Ese m p i 0 1. Si fa un esperimento. La probabilita del verificarsi dell'evento A e p. Determinare la speranza matematica, la dispersione e 10 scarto quadratico medio. S 0 1 u z ion e. Disponiamo in tabella i valori del numero di realizzazioni ' . . dell'evento A (q = 1 - p): Pk 1 o P q 495 AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO Sol u z ion e. 1. M [x]=1.0,3+3.0,4+$·9,3;7=3, 2. 0 [x]:= (1-3)2·0,3+ (3-3)2.0,4+ (5-3)2·0,3:= 2,4, Ahbiamo quindi: M [x]=1·p+O·q=p, } o [x]=(1_p)2p+(0_p)2q=q2p+p2q=pq, (5) a [x] = 1/pq. 3., a[xl=lI2.4=1,55. . 'Per chiarire il significato delle nozioni di dispersione e di scarto -quadratico medio come caratteristiche della deviazione della variabile aleatoria, diamo qualche esempio. La dispersione, la deviazione della variabile aleatoria del primo esempio e inferiore alIa dispersione della variabile aleatoriadel secondo esempio (vedi fig. 414 e 415); La dispersione di queste variabili e rispettivamente 0,6 e 2,4. ! Ese m p i 0 4. La variabile aleatoria x e data dalla seguente legge di distribuzione (vedi fig. 415): Fig. 415 p o e data Ese m p i 0 2. La variabile aleatoria x distribuzione (vedi fig. 413): dalla seguente legge di x 2 3 4 Ph 0,3 0,4 0,3 1. M [x]=2.0,3+3·0,4+4.0,3=3, 2. 0 [x]=(2-3)2.0,3+(3-3)2.0,4+(4-3)2.0,3=0,6, 3. a [x]=1/D [x]=1/0,6=0,77. e data Determinare: 1) la speranza matematica, 2) la dispersione, 3) lo:scarto quadratic!>. medio. S.Q 1 u z ion e. 1. M [xl = 3·1 = 3, 2; 0 [xl = (3 -3)201 = 0, 3. a [x] = 0•. La. dispersione di questa variabile aleatoria.6 nulla ...... a Si chiede di determinare: 1) la speranza matematica, 2) la dispersione, 3) 10 scarto quadratico medio. Sol u z ion e. Ese m p i 0 3. La variabile aleatoria x distribuzione (vedi fig. 414): ;] dalla seguente legge di Os ser v zi 0 ne' 2. Se una grandezza cost ante e considerata come una variabile aleatoria che prende il valore c con probabilita. 1, e facile dimostrare allora che 0 [c] = O. D im 0 s t T a z ion e. Abbi~mo gia. dimostrato che M [c] = c (vedi formula (5) del § 9). Otteniamo mediante la formula (1): " o [c] = M [(c - c)2] = M [0] = 0, c.v.d. Os s e r v a z ion e 3. Per analogi a con la terminologia usata in meccanica si chiama momento centraledelprimoe del secondo ordine della variabile aleatoria x la speranza matematica delle grandezze' (x - m x ), (x - m'JY' Si puo. anche considerare il momento centrale delterzo ordine . n x Pit 3) 1 3 0,3 0,4 Si chiede di determinare: 1) la speranza quadratico medio. 10 scarto 496 2J (x/t -,. h=i 5 0,3 matematica~ 2) la dispersione, mx )3 Ph' , Se la variabile aleatoria e distribuita simmetricamente rispetto a1 centro di distribuzione delle probabilita. (fig. 411) e evidente allora che il suo momento centrale del terzo ordine e nullo. Se i1 momento centrale del terzq ordine e differente da zero, la variabile aleatoria non puo essere distribuita simmetricamente. 32-0330 497 1 I '·1 \ II· CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO .r Si considera 13. funzione y = A sen q> di questa, variabile aleatoria. .' . Disponiamo in una tabella la distribuzione della variabile aleatoria y: § 11 FUNZIONI DI VARIABILI ALEATORIE Supponiamo che la legge di distribuzione della variabile aleatoria x sia data dalla tabella seguente: I ,I Xk Ph Pi Pk -A --2- Ph 0,1 0,1 M [A sen q>J= -A.O,1- A Ph Yi=f (Xi) I Y2= f (X2) P2 Pi , Yh=f (Xh) ., Ph I 1 1 1 ... ... 1 I''''...... .- , I Yn=i (xn) . \ Pn . Se tra i val~ri Ylt = l' (Xh.) ve ne sono d:i uguali, bisogna riunire Ie colo nne. corrispondenti .in una sola sommando Ie probabilita corrispondenti. ' La speranza matematica della funzione y = 1 (x) della variabile aleatoria x e determinata da una formula analoga alIa formula (1) del § 10:' n M[f(x)]-:- Lj 1 (Xh.) Ph' (1) h.=i Si determina in modo analogo anche la dispersione della funzione ".' , . : . n . Ese m p i o. Una variabile al<iatoria distl'ibuzione: CD -n 2 '-'1 " I'll I I' -n T. 0,1 '0,1 1 l I 498 . 2J !p, ,8 data dalla seguente legge di ° ·r 0,2 I n ·n· 4' 2"" '0,3 0,2 I 0,3 I A I 0,3 20,1+0.0,2+ A 112.0 3+A.O 3= '1I 2 2 ' :,',' : : r I " , Problemi del genere si pongono nello studio dei processi vibratori. § 12 VARIABILE ALEATORIA CONTINUA. DENSITA DI DISTRIBUZIONE DI UNA VARIABILE ALEATORIA CONTINtJA. PROBABILITA CHE UNA VARIABILE' ALEATORIA APPARTENGA AD. UN DATO INTERVALLO Per comprendere meglio questo problema, consideriamo un esempio. . . . Ese ill p i o. Si misura l'usura di un cilindro dopo un certo periodo di lavoro. Questa grandezza 8 determinata dal valore dell'incremento del diametro del cilindro. Denotiamola con x. Segue dana n!ltura stes.sa del problema ·che la graridezza e suscettibile di prendere un valore qualsiasi appartenente ad' un certo ~ntervallo (a, b) dei suoi valori possibili. ' x , Una talegrandezza e detta variabile aleatorta continua. Consideriamo du~que una variabile aleatoria continua data in un intervallo (a, b) che puo essere anche l'intervallo infinito (-00, +00). Dividiamo questa "intervallocon i punti arbitrari Xo, Xl' x 2 , • • • , Xn in piccoli intervalli di lunghezza ~Xi-l = Xi - Xi-I' Supponiamo che sia nota laprobabilita.. de.ll'appartenenza della variabile aleatoria x all'intervallo (Xi-I' Xi)' Designeremo questa probabilita cos,l: P{.ti-l <:t< Xi) e la rappresenteremo come l'area: del rettangolo di base !1x; (fig. 416) .. x (f (~h.)'.i- mf(xl Ph.' , h.=1· . D [I (J:)] = M [(f (x) - M [f (x)])2]' r A 112 r_ -2- =A (0,2+ ~20,2) =A (0,2+0,14)=0,34A I val~ri della funzione Yh = 1 (xh)saranno i valori della variabile aleatoria y. Se tutti i valori Yh. = 1 (Xh.) sono difierenti, la legge di distribuzione della variabile aleatoria y e data aana tabella I a I Troviamo la speranza matematica della funzione Pn Consideriamo la funzione della -'variabile aleatoria x y = 1 (x). Y=f (x) AV2 Y 0;3 499 i· =F"=- ----.--.---.-.-.-.-'--.--------..- - - - - - . - - = ;.. I CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO Per ciascun interv~lo (Xi -1, Xi) si determina la probabilita che la variabil~ aleatoria X apparteriga a questo intervallo e, di conseguen~a, puo essere costruito il rettangolo corrispon,dente.· Otteniamo .. dunque"una 'linea a g r a d i n i . . ,-'''n ~ f r:iJ.1 Z "1 0 n e 'L Se esiste una funzioile y = j (X) tale che : ' "1i~ , -i P,,(x. < ~x~o I[ x< X + LlX)'- ! (~), . i . (1) Llx Juestafunzione e detta densita di distribuzione delle probabilita' della variabile aleatoria X, 0 legge di distribuzione. (Si dice anche chiamo a ciascuno ,di· questipiccoli interva:lli la formula (2):, ,,- P (Xl < X< x0 '"-' f (Xl) /1Xl, P (x~ < 'x < X3) '',.:.,! (x~) /1X2' P(Xn < X< Xn+l) ~ f(xn) /1xn. Facciamo la somma dei primi membri e la somma dei secondi ,membri.' E evidente che avremo a ~~nistra P (a < X < ~). Dunque, n P (a <x <~) ~, L} !(Xi) /1XI' Fig. 416 1=1 :t o x O.'3]'f : Abbiamo ottenuto un'uguaglianza approssimata. Passando allimite nel secondo membro quando max /1xi -+ 0 otterremo, in virtu delle Fig. 418 x x+t:.x X !I ' .' .~ « densita di distribuzione») 0 « densita di probabilita }): Deno'teremo ~on ;- la variabile aleatoria continua e con X 0 Xk i valori· di questa '·variabile. (A. volte o:rp.etteremo il trattino orizzontale sopra la lettera x, se non C'6 motivo di confusione). "La curva y = t'(:c) '6 ,detta curva di distribuzione delle probabilita, 0 semplice.mente'curva di distribuzione (fig. 417). Utilizzando la nozione di limite, si ricava dall'uguaglianza (1), con precisione a meno di infinitesimi'd'ordine superiore rispetto a /1x l'uguaglianza'approssiinata P (x < X< X + /1x) ~ f (x) /1x •.. (2) Dimostriamo ora il teorema seguente. Teo rem a 1. Sia! (x) Ia densita di distribuzione della varia bile aleatoritL Allora Ia probabilita eke il valore della variabile aleatoria appartenga ad un certo intervallo (a, ~), e uguale all'integrale definito della funzione f (x) tra i limiti a a ~, cioe e si ha I'uguaglianza: x x. o pro prieta delle somme integrali, l'uguaglianza esatta n P(a<x<~)= lim 2J!(Xi)/1Xi' max ~Xi~O 1=1 (Supponiamo la funzione f (x) tale che illimite a destra esista.) Ma questo limite a destra e l'integrale definito della funzione f (x) entro , gli estremi a e ~. Dunque, ~ P(a<x<~)=) f(x)dx. ex. Di m o'S t r a z ion e. Dividiamo l'intervallo (a, ~) con i punti a = Xli x 2 , • • • , Xn+1 = ~ in n piccoli intervalli (ag. '418). Appli- Il teorema e dimostrato., Conscendo Ia densita di distribuzione di una variabile aleatoria, possiamo determinare dunque Ia probabilita che il valore della variabile aleatoria appartenga al dato intervallo. Da un punta di vista geametrico questa probabilita e uguale all' area del corrispandente trapeziocurvilineo (fig. 419). ,0 sse r v a z ion e. Se si tratta di una variabile aleatoria xo; continua, la: probabilita dell'evento consistente nel fatto che e nulla. ' 500 501 P (a < x< ~) = ~ ~ f (x) dx. (3) ex. x . 1 AVVENIMENTO ALEATORIO.·PROBABILITA. DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO Infatti, ponendo nell'uguaglianza (2) x = xo, otteniamo: § 1'3 FUNZIONE DI DISTRIBUZIONE 0 LEGGE INTEGRALE DI DISTRIBUZIONE. LEGGE DI DISTRIBUZIONE UNIFORME DELLE PROBABILITA d'onde lim p (xo < X < Ax-+-O Xo + tlx) = 0 oppure . D e fin i z ion e 1. Sia j (x) 1a densita di distribuzione di una variabile aleatoria ;; (-00 < x < +00), allora la funzione (vedi anche osservazione 1 deL§ 2). Per questo nell'uguaglianza (3), come pure. nelle uguaglianze precedenti, possiamo serivere non s01tanto p -(ex. < < ~), ma anehe P (ex. ~ ;; ~ ~) perehe x p (ex. ~ x~.~) = p (x = =ex.) + P (ex. <x<~) + P(x= Fig. 419 P (ex. < x< ~). Se tutti i va10ri possibili della variabile aleatoria;; si :trovano nell'intervallo (a, b), si ha . = ~) !J = ~ f (x) dx F (x) = si chiama junzione di distribuzione delleprobabilita oppure Legge integrale di distribuzione. Fig. 421 Fig. 420 F(x) ---------7 ----------a b a ~ f(x) dx= 1, .' (1) -00 x (4) x a perehe si sa con certezza ehe n valore della variabile aleatoria apparterra all'intervallo (a, b). Se l'intervallo del valori possibili e (-00, +00), si ha F(x) = 00 ~ f(x) dx= 1. Per una variabile aleatoria discreta la funzione di distribuzione delle probabilita di tutti i suoi valori XII inferiori ad x: e uguale alla somma (5) 2J Pk' Xk<X -00 Notiamo ehe se dalla natura del problema risulta ehe la funzione (x) e deftnita nell'intervallo ftnito (a, b), si puo eonsiderare che essa e deftnita in tutto l'intervallo inftnito (-00,+00), rna ponendo f /,(x) = 0 al di fuori dell'intervallo (a, b). In questo caso si verifteano sia l'uguaglianza (4) ehe quella (5). La densita di distribuzione della variabile aleatoria deftnisee interamente questa variabile aleatoria. 502 Risulta dall'uguaglianza (3) del § 12 ehe la funzione di distribuzione F (x) e la probabilita ehe la variabile aleatoria ;; prenda un' val ore inferiore ad x (ftg. 421): F(x) = P (- 00 < x< x). (2) Segue dalla ftg. 420 ehe per un dato valore x il valore della funzione di distribuzione e numericamente uguale all' area limitata dalla curva di distribuzione situata a sinistra dell'ordinata traeeiata . . per il punto x. II grafteo della funzione F (x)e detto curva integrale di distribuzione (ftg. 421). 503 . LI 'I il I !] ..... CA1'ITQLO VENTESIMO Passando al limite 'nell'uguaglianzif (1) q~ando x e tenendo conto della formula (5) del § 12, otteniamo: lim F(x) X"" + IX> = li~ X -+ +00, IX> S f(x)dx= S f(x)dx~'L %.... +IX> -IX> I) AVVENIMENTO ALEATORIO;'PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO _IX> Dimostriamo ora il teorema seguente. Teo rem a 1. La probabilita eke la variabile aleatoria ; appartenga al dato intervallo (a,~) e uguale all'ineremento della h I densita di distribuzione f (x) di tale variabile aleatoria;9 data nel modo seguente: f (x) = 0 per ,x < a, f (x) = e per a < x < b, f (x) = 0 per b.< x. Nell'intervallo (a, b) la densita f (x) h3. un val ore costante c (fig. 424) e al di fuod di questo intervallo 9 nulllI.' Una tale distribuzione e detta anche Legge di densita uniforme. ' .. .~ i, ,I, Fig. 422 Fig. 524 Fig. 423' 1 \ I ,I I e x f3 ex . (vedi fig. 422). -00 a -IX> di conseguenza, 1 c=--, b-a 1 b-a=-. c t· i" . S f (x) dx -00 Segue dall'ultima uguaglianza che l'intervallo' (a, b) suI quale uniforme, 9 necessariamente 9 definita la distribuzione finito. asslUna Determiniamo la probabilita che la variabile aleatoria un valore appartenente all'intervallo (a, ~): x P (a<x<~) =F(P) - F(a), c.v.d. (vedi fig. 423). Notiamo che la densiti\ di distribuzione f (x) e la corrispondente funzione di distribuzione F (x) sono collegate dalla relazione (3) Cia risultadall'ugtlaglianza (1) e dal teorema sulla derivazione di un'integrale definito rispetto all'estremo superiore. ' Consideriamo ora una variabile aleatoria con la Legge di distribuzione unifol'me delle probabilita. La legge di distribuzione 0 la 504 ' S f (x) dx = S c dx = e (b - a) = 1, ex Utilizzando l'uguaglianza (1), possiamo scrivere' F' (x), = f (x). b IX> Dim 0 s t r a z ion e. Esprimiamo la probabilita che la variabile aleatoria xappartenga all'intervallo (a; ~). Scriviamo laformula (a) del § 12 COS1: ' ' f3 f (x) dx = 1: -IX> P(a<-x<~) =F(~) - F(a). P (a < x <~) = Sf (x) dx = S f (x) dx - J Ricaviamo il valore di e dalla condizione funzione, di distribuzione in questo intervallo P (a < x < ~) == 5f (x) dx = ex 1_1_. ex b-a dx = ~- a . b-a La probabilita cercata 9 quindi P (a <x<~) ~- a b-a (questa relazione e analoga alIa definizione della probabilita gr.ometrica per il casu bidimensionale citato alla pag. 473). 505 . I, ii' ";' " ! CAPITOLO VENTESIMO ! I AVVENIMENTO ALEATORTO. PROBABILITlI. DI UN AVVENIMENTO Determiniamo la legge integrale di distribuziOlle § 14 x Se X < a , f (X) = ~ f (x) dx. F (x) = ° -00 CARATTERISTICHE NUMERICHE DI UNA VARIABILE ALEATORIA CONTINUA e, di conseguenza, F-(x) =0. " Se a < x < b, f 1 (x) = --a b e, di conseguenza , 1 x-a F(x) = ~ - . d x = - - . ab-a b-a x Se b < X, si ha allora x 00 , M[xJ= S xf(x) dx. 00 ~f (x) dx= 0, /(x) = 0, b " '. di 'conseguenza, x b 1 b-a F(x)= ~ f(x)dx=~-'dx=-' =1 -00 a b -a b- a (vedi fig. 425). Citiamo ora qualche esempio concreto di varia bile aleatoria COD una legge di dens ita uniforme. Ese m p i 0 1. Nel misurare una grandezza si arrotonda sino alla successiva divisione della scala dell'unita di misura. L'errore commesso in seguito a questo arrot'ondamento e una variahile aleatoria -con una distrihuzione uniIor, me di prohahilita. Se 2l e il numero di unita comprese in una divisione Fig. 425 della scala, Ill. densita di distrihuzione di questa variahile aleatoria sara ' f (:z:)=0 per :z: <-l, 1 f(:Z:)=2f per ~l<:z:<l, Dab Consideriamo , Come abbiamo fatto per una variabile aleatoria . discreta, Ie earatteristiche numeriche di una variabile aleatoria continua di densita di distribuzione f (x). D e fin i z ion ej 1. Si chiama speranza matematica della variabile aleatoria continua x di densita di distribuzione f (X) l'espressione x Se la variabile aleatoria x, pub prendere i valori soltanto suI segmento finito [a, bl, 1a speranza matematica M [xl sara espressa dalla formula b M [xJ = S xl (x) dx. ' '-. f (8)=0 per 8 <0, 1 f (8) = 2,,; per 0 < 8 < 2,,;, f (8)=0 per 2,,; <8. 506 (1 ') a " S1 pub considerare la formula (1 ') quale generalizzazione della form ula (1) del § 9. ' Infatti, dividiamo il segmento [a, b] in intervalli (Xlt-l, Xlt). Scegliamo in ciascun intervallo un punta Sit. Consideriamo la variabile aleatoria discreta ausiliaria S che e suscettibile di prendere i valori 61' S2' ... , h, ... , Sn· Siap.o PI' P2' ... I Pit, ... I Pn Ie probabilita dei valori corrispondenti della variabile aleatoria discreta: PI = Pit = t (SI) .!lXI' t (Sit) !:l.XIt, P2 = t (S2) !:l.x 2 , •• " ... , Pn = f (Sn) !:l.xn1). La speranza matematica della data variabile discreta t (:z:)=0 per l <:z:. Qui a = -l, b = l, c = 1/2l. Ese m p i 0, 2. Una ruota simmetrica in rotazione si arresta a causa deU'attrito. L'angolo 8 formato da un- certo raggio mohile della ruota con il raggio immohile dopo l'arresto della ruota e una variahile aleatoria la cui densits di distrihuzione e: (1) -00 S sara n M [s] = LJ 1t=1 SltPIt, oppure M [s] = sJ (S1) !:l.Xj + 621 (62) .!lX2 + ... + Sit! (Sit) !:l.XIt + .... n ... + Snl (Sn) !:l.xn =' LJ Sltl (Sit) !:l.XIt. 1t=1 e 1) Nello stesso tempo f(£It)~:Z:1t Ill. prohahilita che la variahile aleatoria continua :z: assuma un valore appartenente all'intervallo (:Z:It_h xlt). 507 __ L....~ .____ ' ________ r ~ CAP1'l'OLQ: VENTESIMO Si ottiene passando al limite' per -max Ii. Xk -+ 0: '.~" n il II ! AVVENIMENTO ALEAT():Rlb. ,PROBAIiILITA:,DI UN A VVENIMENTO De fin i z ion e ' 3. 'Si cliiama: scarto quadratic a media della variabile aleatoria'x la radice quadrata della dispersione b 2J 6kl (Sk) f1Xk = a~ xl (x) dx. max aXk-+o 1i=1 lim (3) L'espressione a secondo niembro e la speranza matematica della variabile aleatoria continua x, suscettibile di prendere qualsiasi valoie x apparten~nteal segmento [a, b]. Si puo fare UD. ragionamento analogo anche per l'intervallo infmito, doe per l'espressione (1). Fig. 426 Fig. 427 Questa formula e' analog a alIa formula (3) ,del § 10. Considerando esempi ~oncreti vedremo che, come nel caso di una variabile aleatoria discreta" la dispersione e 10 scarto quadratico medio caratteFig. 428 rizzano pure la deviazione dei valori della variabile aleatoria. !J 4. Si D e fin i zi 0 n e chiama T[l.oda (denotiamola Con M 0) il' valore della variabile aleatoria per il quale la densita di distribuzione ammette val ore massimo. La moda coincide con la speranza matematica della variabilealeatoria la cui curva di dis,tribuzione e ra ppresentata: nellefig .426-427 . 'D e fin i z ion e 5. Si chiama 'mediana 'il numero denotate :c'fj , ' ,. con Me che soddisfa l'uguaglianza ,; ii, x Le formule (1) ed (1') sono analoghe alIa formula (1) del § 9 per una ,variabile ,aleatoria discreta. Denote;remo con mx la speranza matematica. La speranza matematica si chiama centro di distribuzione delle probabilita della variabile aleatoriaa: (fig. 426). Se la curva di distribuzione e simmetrica rispetto aU'asse Oy, cioe ~a funzione I (x) ,e pa;ri, allora e evidente c h e ' , -00 In questo caso il centro di distribuzione delle probabilita coincide con l'origlne delle coordinate (fig, 427). Consideriamo la variabile m x ., Troviamone la speranza' matematica: aleatoria centrata x- 00 M[x-mx]='l (x-mx).!(x)dx= -00 =mx - l -co 00 xf(x)dx-mx 'if? i(;)l1±= S1(:t)l1x~:!2 -00 Me (4) ' (fig. 428). Quest'ultima uguaglianza puo esser scr;itta cosl: -: 1 p (x <M~), = P(Me <x) = 2" " 00 M[xl = ~ xl (x) dx = O. 00 x l -co f(x)dx= x doe e ugualmerite probabile che la varia bile aleatoria prenda nn ' valore inferiore 0 superiore ad Me. Si osservi che la variabpe a~eatoria' di per se stessa puo anche non ammettere Me come val ore possinile. x ( m x ·1 =0. § 15 La speranza matematica di una variabile aleatoria centrata e nulla. D e fin i z ion e 2. Si chiama dispersioize della variabile aleatoria la speranza matematica del quadrato della corrispondente variabilealeatoria centrata ' , x 00 D [xJ-: ~(x -'- m x )2 I (x) dx. -00 La formula (2) eanaloga alIa formula (2) del § 10. 508 (2) LEGGE NOR,:MAL'E DI DISTRIBUZIONE. SPERANZA MATEMATICA DELLA DISTRIBUZIONE NORMALE. Lo studio di vari fenomeni dimostra ehe numerose variabili aleatorie, Come per esempio l'errore di misura, 10 scarto laterale e 10 scarto della gittata del punto colpito da un certo centro nelle esercitazioni di tiro, la grandezza dell'usura dei pezzi in numerosi mec- 509 ' . i\ '.-i',; , AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO :···.·1· canismi, ecc., hanno una densita di distribuzione delle probabilita che e espressa dalla formula 1 _ (x-a)2 f(x)=--=e 2u 2 • (1) crV2n Si dice aHora che 1a variabile aleatoria obbedisce alIa legge normale dt distrtbuzione (questa distribuzione e detta anche legge di Gauss). La curva della distribuzione normale e rappresentata Fig. 429 nella fig. 429. Nell'appendice acclusa a questa volume e ripor!J tata la tabella dei valori della funzione (1) per a = 0, cr = 1 (vedi tabella 2). Una curva anaa loga· e stata studiata in dettaglio tiel.§ g del capitolo V (vol. I)~ Mostriamo anzitutto che la funzione di distribuzione (1)verifica 1a relazione fondamentale (5) del § 12 00 ~ f(x)dx= 1. _00 Infatti,ponendo: x-a .,r,::: V 2· cr dx= =tt possiamo scrivere: -00 1 _ (x-a)2 . 1 ~ - - e' 2u 2 dx=--= cr~ otteniamo x=a+ 112 crt, dx= Quindi, 1 00 F 112 crdt. 112 Vn Vn membro e uguale a Vn. Calcoliamo 1 00 00 -00 -00 mx = ., r ~ (a + 112 crt )e- dt = .,;- a ~ e- t2 dt + 2_cr ~ te- t2 dt. vn J t2 -00 II primo integrale a secondo il secondo integrale rJ t • e-t dt = - '-21 e2 -00 t2 1°O 0. -00 = ' Dunque, mIX = a. (3) II val ore del parametro a facente parte della formula (1) e uguale alIa speranza matematica della variabile aleatoria considerata. II punta x = a e il centro di distribuzione delle probabilita Fig. 430 o il centro di dispersione. Per x. = a la funzione f (x) assume il valor,e massimo. II val ore .x = a !J e quindi la mo¢a della variabile. aleatoria. Siccome la curva (1) e simmetrica rispetto alla retta x =a, si ha aHora a o x ~ f (x) dx = ~ f (x) dx, 00 Vn l -00 112 crdt, i 00 2 . 1 - e·- dt= --= Vn:;:::: 1, t -00 Vn perche 00 ~ e- t2 dt= V~ -00 a cioe il val ore x = a e la mediana della distribuzione normale. Se si pone a = 0 nella formula (1),si ottiene: 1 -L. f(x)=--e 2u 2 • (4) crTh -00 . V2.a.=t, La curva corrisptmdente e simmetrica rispetto' all'asse Oy. La funzione f (x) e la densita della distribuzione normale della variabile' aleatoria il cui centro di distribuzione delle pro'ba:bilita coincide con l'origine delle coordinate (fig. 430) . .Le caratteristiche numeriche delle variabili aleatorie 'distribuite secondo Ie leggi (1)·e (4) che definiscono il carattere, della dispersione dei valori della variabile aleatoria rispetto al centro di dispersione, sono determinate dalla forma della curva, non dip~ndente dalla grandezza a, e quindi coincidenti. II valore a dete'rmina Iii grandezza dello scarto della curva (1) verso destra' (per a > 0) 0 verso' sinistra (per a < 0). Per semplicita' ci atterremo in seguito alladensita di distribuzione definita dalla formula (4). 510 511 (vedi § 5, cap. :>d\1). . Determiniamo la speranza matematica'di uua variabile aleatoria distribuita secondo 1a legge normale (1). In virtu della formula (1) . del § 14, abbiamo: ' " I, 1 ...:. (x-a)2 ' mx = ~ x ., r,:::- e 2u 2 dx. (2} , , 00 -00 (J V 2n Con la sostituzione di variabile x'- a . H .' 'i d ____ ~ • __ o~ -r' _.0 _____ L ·.'C .,"', : : CAPITOLO VENTESIMO . I DISPERSIONE E SCARTO QUADRATICO MEDIO DI UNA.VARIABILE ALEATORIA CRE ,OBBEDISCE ALLA LEdGE DI DISTRIBUZIONE:' NORMALE o'¥2~" x' e data (1) La dispersione di una variabile aleat~ria continua e determin~ta dalla formul:a (2) del. § 14. Ne1 :riostro ' caso mx = a":"- O. Abbiamo 00 1 X2 D[x]= ~ x2 _ _ e-2;2 dx. Con la sostituzione 'di Va:.20- :- t, varia bile 2200 AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBA.BILITA DI UN AVVENIMENTO i § 17 I (j~ _ -00 PROBABILITA D'APPARTENENZA DI UN VALORE DELLA VARIABILE ALEATORIA AD UN INTER'VALLO DATO. FUNZIONE DI LAPLACE. FUNZIONE INTEGRALE DI DISTRIBUZIONE PER LA ·LEGGE NORMALE si ha 200 D [x] = .,~ ~ t 2e- dt = ., ~_ ~ t·2t· e- dt. V 1& t2 V 1& -00 -00 t2 , Otteniamo, integrando per parti: ~ ~ • 0', .. 0:: 0: ;.:. 0.;', ~: -] D x, [ ~ - ,•. :':.2' V;:,: (j [. Determiniamo ,conformemente alla formula (3) del § 12 la proba-' bilita che il valore della variabile aleatoria avente la densita di distribuzione 1 _ (x-a)2 f(x) = --= e 2u 2 (j Y21& appartenga all'intervallo '(ex, ~): c x 0 00 t·e - t2 1OO -00 + J,/ (' -t 2 d ] ' t. Siccome 00 ~ e- t2 dt = y~, -t2 =, 0 1· ·lmt·e t .... oo -00 - avremo in deftnitiva: I:l P ex<x<~)= ~f(x)dx (2) (l', [x] = Yb lx] (j. (3) La dispersione e quindi uguale al parametro (j2 che entra nella formula' della densita di distribuzione (1). Abbiamo gUt detto in precedenza che la dispersione cafatterizza la deviazione, dei valori , cioe Conformemente alIa formula (3) del § 14 10 scarto quadratico medio sara '1 I:l (x-a)2 p (ex < x<~) = --= ~'e- 2i12 dx (j Y21& (l', • (j " o~_ della variabile aleatoria dal centro di dispersione. Vediamo ora come il val ore 'del parametro (j2 influisce sulla forma della curva di distribuzione. Nella fig. 431 sono rappresentat!'l Ie curve di Fig. 431 distribuzione per i val~ri (j = 1/2, (j = 1, (j = 2. Considerando y queste curve vediamo che pili piccolo e (j, tanto pili grande diventa il massimo della funzione f (x), la probabilita dei valori 6=f prossimi al centro di dispersione ' 6=2 (x = 0) e maggiore, la probabi0 ox !ita dei val~ri lontani dal centro e minore. Si puo esprimere questo fatto nei termini seguenti: quanta minore e la dispersione (j2, tanto min ore e 10 scarto della variabile aleatoria. ,§ 16,' La densita di distribuzione della variabile aleatoda dalla formula ' "1 . X2 " f(x)=-=e-2;2. o ___________~__ (fig. 432). Con la sostituzione di val:iabile x-a Y2a=t 512 33-0330 ti13 (1) .. [ I ! CAPITOLO VENTESIMO , AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVEN:[MENTO otteniamo: Quest'ultima, uguaglianza puo essere scritta nel modo segl1ente~ j3-a 'j3-a _ 1 oV2 _ 2 P (a<x<~)=-Vn" e t dt. aL (r) 0112" L'integrale a secondo membro non si esprime mediante funzioni " . elementari. I valori di questa integrale si esprimono mediant~ -v; ;i" Vn 0 0 1 Utilizzando la funzione$ (x) [vedi (2)], possiamo, esp~imere in, definitiva la probabilita che la variabile aleatoria suhordinata aHa .:! Fig. ,434 Ii x Fig. 433 . ", '. Ct.-a' ' 1 [ 2 0112" 2 01/2" ] P (a < x <~) = - ~ e~t2dt _'-:-=' ~ e- t2 dt . 2 j '!, , cfJ(x) ,! " x fX x j3 valori dell'integrale di probabilita $ (x) = .,~ 1e- t2 legge normale appartenga all'intervallo (a, ~): dt. (2) P v:n;O Diamo . alcune proprieta della funzione $ (x) delle quaH faremo uso in seguito. 1. $ (x) e defrnita per tutti i valori di x. 2. $ (0) ~ 3. $ ( +00) Otteniamo per a = 0: o. P (a ' 2 Vii ~ 1. 2 F' t2 == Vn J e- dt~, Vii '--r ,0 4. $ (x) 5. '$ (x) " , (0, 00). $ (-x) = - $ (x). 6. II graftco della funzione <i> (x) e dato nella fig. 433. (3) Esistono tavole particolareggiate dei valori di questa funzione. Una breve tabella e riportata aHa fine di questo volume (vedi tabella 1). Scriviamo l'uguaglianza (1/) facendo ricorso al teorema sulladiv~sione dell'intervallo d'integrazione: , I j3-a p (a<x<~) =! [ n ~ e- dt+ or 0 Ct.-a t2 e-: dtJ = 0112 1 =-,r [ 0)/2 J V nO, t2 e- dt 514 + 0112"] t2 ~ e- dt. 0 ' (5) O'Th ' 'o'y/2 , , O'll2J 2 = 0 (5') Occ?re. spesso ~a~colare la probabilita che ilvlilOre della varl~blle. aleatQrIa appartenga all'intervallo (a -:- l, a l) sim":, + metrlCo rlspetto al punto x = 4 (fig. 434). In questo caso la formula (4) assume la forma: -' 1 [ $ ( - '1 P(a-1<x<a+1)=-_') , 2 O'V2 Tene~do c~nto ottemamo j3-'-a "Ct.-a <x<~) = ~ [$ (a~) - $C~)J. fl1 x2 , 1 [ $ ( -1-'A) -'$ '( ~ \ ] . ~--e-2a2 dx=Ct. (4) ' Uguagliando i secondi membri delle uguaglianz~ (1) con a e dell'uguaglianza (5), ottenia1no: ' " e monotona crescente nell'intervallo e una funzione dispari perche t2 (a < x<~) =!2 [$ (~0'112 - a \j - $(aO'V2 - ~ )] . In che. ~ (- a defimtlva: V2) = -$ ( a (l) ] ,~ \0'112 ~$, ~ 0) [~edi , ' :" 1) =$ ,(._1_,,) 'P(~'~"l'<x<a+ ,' ' , O'Jli.'·, 515 ' formula (3)], , (6,), 33* AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBA:BILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO 11 secondo membro non dipende dalla posizione del centrodi dispersione, di conseguenza, otteniamo per a = 0: P(-l<x~l)=<D ( ~;;:-). . (7) cr v2 x Ese m p i 0 1. .La variabile aleatoria e subordinata alIa legge normale di distribuzione con n centro di dispersione a = 0,5 e di dispersione cr2 = 1/8. , Nel nostro caso ct=-1,75, ~=1,75, Soluzione. l ' ,/ii = 0,372. cr v 2 In virtu della formula (7), otteniamo: P (-1,75 <:; < 1,75) =tD (1,75·0,372) =tD (0,651) =0,643. o sse r v a z ion e. Si usa spesso al postodella funziou'e <D (x) (2) la funzione di Laplace: _ <D (x) = 1 x ., J:::- ~ e- t2 8) 2' dt. v2n 0 Questa funzione elegata allafunzione <D (x) da una semplice relazione. Facendo nell'integr~le (8) la sostituzione ~ = z, si ottiene: Fig. 435 y x - 1 Vi <D (x) = ,;; ~ x 2 e-z dz = 1 ( x ) "2 <D V2.' Dunque, Determinare In probabilita che n valore della variabile aleatoria ;; appartenga. aH'iIitervallo (0,4; 0,6) (fig. 435). . . Sol u z ion e. Qui Vi_ = 2. In 'virtu della formula (4), si ottiene: cr 2· -' 1 ' P (O,4<x <0,6)="2 {tD [2 (0,6-0,5)]-11> [2 (O,4-0,5)]) =" 1 ="2 {tD (0,2)-tD (-0,2)). Ma 11> (-0,2) = -11> (0,2) [vedi formula (3)], e, di conseguenza, si puo scrivere: P (0,4 < 1 x < 0,6) ="2 [tD (0,2) +tD (0,2)] = tD (0,2). Dalla tabella dei valori della funzione 11> (x) (vedi tabella 1 alIa fine del volume) ricaviamo: . , P (0,4 < 0,6) = 0,223. Ese m p i 0 2. La lunghezza di un pezzo fabbricato da una macchina automatica e una variabile aleatoria distribuita secondo la legge normale di parametri M [xl == 10 ecr2 = 1/200. Determinare la probabilita di pezzi difettosi, se la lunghezza ammissibile del pezzo e 10 '±' 0,05. , 1 1' Sol uzione. Nel nostro caso a=10, V- = 10, cr= ,/ii' La pro, cr 2 , 10 v 2 babilita p di pezzi difettosi verra espressa, in conformita aHa formula (4), nel modo s e g u e n t e : , ' 1 p=1- P (9,95 <x < 10,05)=1-"2{tD [10 (10,05-10)]-11> [10 (9,95-10)]) = <x " 1 ' ' ' , =1-"2 {tD (O,5)-tD (-O,5)}=1-tD (0,5)=1-0,52=0,48., Ese m p i 0 3. Determinare la probabilita che sia colpita con un proiettile una striscia larga 2l = 3,5 in se il colpo a vuoto obbedisce alIa legge normale di distribuzione di parametri a = 0, cr = 1,9. ' 516 (9) e, evidentemente, :""-.,;- 1 <D (x V 2)="2 <D (x). (10) Possiamo scrivere la formula (5) utilizzando la funzione relazione (9) nel modo seguente: <D (x) e la Fig. 436 P(ex<x<~)=<D( ~) -<D(~) (11) e per cr = 1 P (ex <x<~) = <D (~) - <D(ex). ' La tabella dei valori della funzione di Laplace if> (x) e data all~ fine del volume (vedi tabella 3). ' Determiniamo ora la funzione integrale della legge normale di distribuzione. Abbiamosecondo la formula (1) del § 13: x _ 1 x (x'-a)2 ' F (x) = ~ f (x) dx = .., J:::- ~ e- 2(j2 dx= P (- 00 < x< x). -00 cr V 2n -00 . Utilizzando la formula (4) per il caso ex F (x) =.!.. [<D 2 = - 00, ~ = (~) - <D (- 00)] , crV2 ' 517· x otteniamo: '1 CAPITOLO VEJ:Il'TESIMO ma <I> (-00) = ..... 1 [vedi .Ia formula (3)]. Quindi, F(x)=i.[<I> (x-'a').+,1]. , 2, 0'112 (12) Esprimiamo 10 scarto quadratico medio 0' mediante l'errore mediano E.' Esprimiamo il primo membro dell'uguaglia~za (1) mediante la E x2 funzione, <I> (x): P (- E- < '. II grafieo della fllnzione F (x) per a = O'e dato nella fig. 436. In numerose applicazioni della teoria delle probabilita in particolare nella teoria degli errori d' osservazione nonche n~lla teoria del tiro, ecc., e utilizzata la caratteristica di dispersione detta deviazione probabUe 0 mediana, oppure, errore mediano. " Fig. 437 2cr2 dx. (3) (4) Nelle uguaglianze (1) e (4) i primi membrisono uguali, di conseguen, za, sono uguaIi anche i secondi membri ' 1 • <I> 0' = 2" . (5) 112 (, E) qui~~i trx) D e fin i z ion e 1. S( chiama 'deviazione probabUe (median~) un numero. E tale che la probabilita d'appartenenza' all'intervallo (-E; E) dl una variabi,le.al~at~ria (per esempio, un errore) 'subordinata alla legge normale dl dlstrlbuzione " 1 X2 f(x)=--e~2a2 E .,;;;; = 0,4769. O'v2 Si suole indicare questa numero 0,4769 con p: E ----r:: = p = 0,4769. 0'1/2 ' Donde E=pV2O', } 0' = ~/' , " pV2 (6) (7) O'~ § 19 (fig. 437), cioe . , 1 . P?r o~ni variabile alea~oria subordinata alIa legge normale di dlstribuzlOne con centro dl dispersione x = a, la deviazione medianil E (fig. 438) verifica la relazione , 1 P(a~E<x<a'+E)=2' (2) ESPRESSIONE DELLA LEGGE NORMALE DI DISTRIBUZIONE IN FUNZIONE DELLA DEVIAZIONE MEDIANA. FUNZIONE RIDOTTA' DI 'LAPLACE Esprimendo il parametro 0' mediante il parametro E secondo la formula (7) del § 1813 riportando qu~sto' valore . ne~la~orn:ula (~) del § 15, otteniamo l'espressione della legge dl dlstrlbuzlOne III 518 519, P(-E<x<E)=2' x (1) j I, I i ,It ! Dalla tabella dei 'valori della funzione <I> (x) ricaviamo il valore delI'argomento x = 0,4769 p'er il quale <I> (x) = ~ . Abbiamo Fig. 438 o sia uguale ad ~ /;;:-- e- -EO'v2n ,P('~E<x<E)=<I> C~). DEVIAZIONE PROBABILE (MEDIANA) o ERRORE MEDIANO , x< E) =} Otteniamo con Paiuto della formula (7) del § 17: § 18 J(X) r AVVENIMEJ:Il'TO ALEATORIC. PROBABILITA DI UJ:Il' AVvENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO.PROBABILITA DI UN AVVENlMENTO funzione della deviazione mediana: di dispersione (-l, l) si esprimera conformemente alIa formula (3): x2 t (x)' . ~ , e_p2 E2. E v:n La probabilita d'appartenenza di una variabile aleatoria (per esempio, di un errore) all'intervallo (a, ~), conformemente alla formu,la (5) del § 17, sara P (a < x<~) = ~ [cD (p ! )- cD (p ; )J (2) e, conformemente alla formula (7) del § 17, P(~l<x<l)=cD (r ~). (3) I ilUmeri ~ ed ~ contenuti nel secondo membro della formula (2) sono definiti dalla natura del problema considerato, mentre P e un numero noto: p = 0,4769.' . . Per evitare la necessita di moltiplicare per p, esistono tabelle speciali per la fimzione cD (px) .. Questa funzione si denota con ciJ (x): • P (- 1< (1) x< l) = cD ( ~ ) (7) e· (8) Si osservi che la probabilita d'appartenenza della varia bile aleatoria all'intervaHo (a, ~) usando I'errore mediano E, se la speranza matematica a =1= 0, sara (vedi formula (4) del § 17): x 1 [ cD P(a<x<~). 2" (~PJla) -:-cD (' PJl a- a) ] . (9) Quest'ultima uguaglianza sf esprime mediante la funzione ridotta di Laplace nel modo seguente: a) - 1 [A (~_ A P(a<x<~)=2 cD J l -~ (aJa)l]' (10) A cD (x) = cD (px). (4) d> (x) si chiama funzione ridotta di Laplace. Alla fine del volume e data la tabella dei valori di questa funzione (vedi tabella 1). In virtu della formula (2) del § 17, la funzione d> (x) e determinata dall'integrale . . 2 px cD (x) =., , S e-t2 dt. v:n 0 A Se si sostituisce la variabile t = pz, si ottiene: xJ=."2p rn (.\ W v:n Xs O e-p2z2 dz (5) Esprimiamo il secondo membro dell'uguaglianza (2) mediante la funzione ridotta <Ii Laplace (6) In particolare, la probabilita d' a ppartenenza del valore della variabile aleatoria ad un intervallo simmetrico rispetto al centro 520 § 20 REGOLA DEI TRE SIGMA. SCALA DELLE PROBABILITA "---..... - DI DISTRIBUZIONE DEGLI 'ERRORI Nei calcoli pratici si prende 10 scarto, quadratico medio 0' per unita di misu.ra della deviazione di una variabile aleatoria, che obbedisce aHa legge normale, dal suo centro di dispersione (dana speranza matematica). Si ottengono allora, in virtu della formula (7) del § 17, Ie. seguenti uguaglianze che sono ·di grande utilita nei calco1i: P(~ O'<x<O')=cD (~2) =0,683" I' P (- 20' <x<20'~ =cD c1I2) = 0,954, P(-30'<x<3O')=cD (~) =0,997.' Si da un'immagine geometrica di questi risultati nella fig. 439., .E quasi certo che la variabile aleatoria (l'errore) non devier~ in valore assoluto dalla speranza matematica per pili di 30'. Questa proposizione si dice regola dei tre sigma.' >-~-'--'521 "I CAPITOLO VENTESIMO ll'~ AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA. DI UN AVVENlMENTO (: j, Trattando differenti dati statistici 0 diversi problemi connessi alIa teoria del tiro e opportuno conoscere la probabilita d'appartenenza della va:dabile aleatoria agli inter valli (0, E)', (E, 2E), (2E, 3E), (3E, 4E), (4E, 5E), se la densita. di distribuzione e data dalla formula (1) del § 19. La conoscenza di queste probabilita. permette, in numerosi casi, di ri~urre i calcoli e di facilitare l'analisi dei fenomeni. Sol u z ion e. Applichiamo la formula (7) del § 19. Nel nostro caso l = = 50 m, E = Bd = 20 m. Quindi, , x Fig. 439 P (-50<.; < j(x) I;E x Per calcolare queste probabilita. applicheremo la formula (8) del § 19 e la tabella della funzione cD (x): _ 1 =0,2500, P(O<x<E)= 2 <1>(1) A A . P (2E < 1 1 1 A .. p (~15 <x <1:5)=& (!~) =& (1,5)=0,6883 ~ 0,66 .. § 21 A A ,A " " .0,1613, .- , ' A =0,0180, '1 P (4E < x < 00) ="2 [<1> (00) - <1> (4)] , "2 (1 - 0,9930) = 0,0035. I risultati dei calcoli sono' illustrati ge6metricamente nella fig. 440, detta scala didispersione degli errari. Risulta da questi ealcoli che e praticamente certo, che il val ore della variabile aleatoria apparterra. all'intervallo (-4E, 4E). La probabilita. che il valore ,della variabile aleatoria vada a fmire al di fuori di questo intervallo e inferiore a 0,01. Ese m p i 0 1. Si spara un colpo sU'una striscia larga 100 m. II cannone ,6 stato puntat?· ve!sbla linea me~ia .della stri~cia c~e 6 perpendicolare al piano ,della traiettorla dl volo del prOlettIle. La dlspersIOne segJ?e la leg~e nor~~l~ .con deviazione probabile della gittata E = ~O rp.. Deter~IDare.la. proba~lhta .ehe la striscia sia colpita (fig. 441). La devlazIOne medlana dl glttata e Bd, quella laterale Bl. 522 ERRORE ARITMETICO MEDIO =0,0672, P (3E <x<4E) ="2 [<1> (4) - <1>(3)] _ ,., A ' X< 3E) ="2 [~ (3) - <1> (2)] , + Ese m p io 2. E stato stahilito per via sperimentale che l'errore di misura di un a pparecchio che serve a valutare Ie distanze, obhedisce alIa legge normale d'errore ,mediano E = 10 m. Determinare la probabilita che la distanza misurata eon questa apparecchio differisca dalIa distanza esatta non piu di 15 m. , Sol u z,i 0 n e. Nel presente caso l = 15 m, E = 10 m. Otteniamo secondo la formula (7) del § 19: ' ' , 0.018 1 P (E <'x < 2E) ,"2 [<1> (2) - <1> (1)] JJirezio/le di volodi unproL'ettlle P(-50<x<50) = = 2 (0,25 0,16 0,04) = 0,90. + 36 x ~ Os s e r V a z ion e. Si potrebbe risolvere approssimativamente questo problema senza ricorrere alle' tabelle della fUilzione cD (x). prendendo invece la scala di dispersione (fig. 440). Nel nostro Fig. 441 caso l'= 2,5E. Di conseguenza, Fig. 440 0.022 50)=&(~) =&(2,5)=0,9082 ~ 0,91. Si introduce, per caratterizzare gli errori, la nozione d' errore aritmetico medio, cioe la speranza matematica del valore assoluto degli errori. Denoteremo con d l'errore aritmetico medio. Determi.niamo I' errore ari tmetico medio se gli errori x sono subordina ti' alla legge normale (4) del § 15. Secondo una formula analoga aHa formula (2) del § 15 otteniamo (a = 0): 00 1 x2 2 00 x2 d= ~ Ixl---e-"2(f2 dx=--- ~ xe- ~0'2 dx= -00 2 oTh 0l/2; 0 2':' L = - - = ( - o·e 00 20'2)10 20 =--=. 01l2n 1I2n Dunque, l'errorearitmetico medio si esprimemediante 10 scarto quadratico medio 0 nel modo seguente: -~- -. /2 d -1I2n -0 V n· 523 ' (1) t • j - - - ------------ CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO § 22 § 23 MI.SURA -DI PRECISIONE. RELAZIONI TRA LE CARATTERISTICHE DI DISTRIBUZIONE DEGLI ERRORI VARIABILE ALEATORIA BIDIMENSIONALE _ Nello studio di numerosi processi, in particolare nella teoria del tiro, la densita di distribuzionedella legge normale viene scritta nella forma . , (1) CQnfrontando Ie formule (4) del-§ 15 e (1), si puo vedere che il parametro introdotto h si esprime in funzione del parametro (J nel modo seguente: 1' h= . . 1::' . (J (2) V2 La grandezza h e inversamente proporzionale a (J, cioe e inversa,.. mente proporzionale all' errore quadratico medio 0 alIa deviazione quadratica mediana. Quanto minore e la dispersione (J2, cioe quanto minore ela declinazione tanto maggiore eil val ore di h. Per questo h si chiama. misura di precisione. . Ricaviamo dalle formule""(2)·e (1) del § 21: 1 (3) .. (J= Si ha a che fare con Ie variabili aleatorie bidimensionali nello studio dei processi connessi al tiro quando il bersaglio da colpire si tr~va nel piano (iOy). n valore di una variabile aleatoria bidimensionale e determinato da due numeri x ed y; per questo indicheremo con (x, y) la variabile aleatoria bidimensionale. Supponiamo che ed y-assumano valori discreti Xi ed Yi" Supponiamo inoltre che ad ogni coppia di valori (Xi> Vi) appartenenti ad un certo insieme corrisponda una determinata probabilita Pi}' Possiamo comporre la tabella di distribuzione delle probabilita della variabile aleatoria bidimensionale discreta: x .~ Xi ... x2 ... ... '. PH Yt 1 Y2 I P2i \ Pi2 I P22 P1m .\ P2m I I I I I I I I \ Xn I I Pni Pn2 h 112' .(4) L' errore mediano E si esprime mediante la misura di precisione h con Ie formule .(7) del § 18 e (3): . .' E= ~. (5) E necessario talvolta esprimere una caratteristica di distribuzione degli errori mediante un'altra. A tale scopo sono utili Ie uguaglianze seguenti: E· .. r E' .... ;(J ,/-; 1. -=p v'2-:-0,6745,-=p vn=O,8453,-= V -=1,2533,1 . (J'.. d . d 2. . (6) (J 1 d 1· . - = .. I:: = 1,4826,- = . . ;- = 1,1829. E p V2 ,E P vn . r J 524 Ym 1 '1 Pnm E evidente che dev'esser'e veriftcata l'uguaglianza m n '5:, 2J Pi} = 1. t;;1 i=1 (1) Determiniamo ora la variabile aleatoria bidimensionale. La probabilita che il valore della variabile aleatoria bidimensionale soddisfi Ie disuguaglianze x < x-< x I:!.x, Y < 11< Y I:!.y, la indioheremo nel modo seguente: , . + + p (x<x;<x+ I:!.x, V<V<V+ I:!.y). 525 ' I 'f' I ! CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO D e fin i z ion e 1. La funzione f (x) e detta densita di distribuztone della variabile aleatoria bidimensionale (x, '0, se e verificata con precisione a meno di infinitesimi d'ordine superiore rispetto ~y2 l'uguaglianza approssimata seguente a ~p = V ~X2 + + p (x<x<x +~x,y<y<y ~y) ~f(x, y) I1x l1y. (2) La ,form:,-la (2) e interam~nte analoga alIa formula (2) del § 12. ", Consldenamo un sIstema ortogonale di coordinate (xOy). Se rappresenteremo i valori dellavariabile aleatoria (x, y) con i Fig. 442 Fig, 443 ze cosl ottenute; Siccome 2J I1s = D e 2J P [(x, y) c: I1s] = P [(x, y) c: D], otteniamo un'uguaglianza approssimata P [(x, con precisione a meno di infinitesimi d'ordine superiore rispetto a ~s. Passando allimite nel secondo membro dell'ultima uguaglianza quando ~s -+ 0, otteniamo un integrale doppio e, in virtu delle proprieta delle somme integrali, l'uguaglianza esatta: P [(x, y) c: D] = ~ ~ f (x, y) dx dy. y .Y y+ily y y) c: D] ~ 2Jf (x, y) I1s D II teorema e dimostrato. Os s e r v a'z ion e 1. Se il campo De un rettaligolo limitato daUe rette x = CG, X = ~, y = oy, y .....: /) (fig. 443), siha x 0 :;r; x+L1x (J 0 x P[CG<x<~, y<y</)]= ~ ~f(x,y)dxdy. punti del piano delle coordinate corrispondenti x ed y, allora l'espressione P (x <:; < x + ~x, ,y < < y + ~y)significhera la probabilita che la variabile aleatoria bidimensionale (x, y) assuma un val ore relativo a un punto appartenente al rettangolo tratteggiato l1's. (fig. 442). Diremo allora che « il val ore della variabile aleatoria appartiene al campo ~s »1). . Indicheremo la probabilita P{x < < x 11:i, y< Y< < y ~y) anche con il simbolo P [(x, '0 c: ~s]. Usando quesH simboli si puo ,scrivere l'uguaglianza (2) nella forma Y x + + P[{x, y) I1s] ~ f (x, y) I1s. (3) Dimostriamo ora il teorema seguente, analogo al teorema 1 del § 12. Teo r.-e m a 1. La probabilita P [(x, y) c: D] che la varia bile .aleatoria bidimensionale (X, Y) di densita di distribuzione f (x, y) appartenga al campo D e espressa da un integrale doppio della funzione t (x, y) esteso al campo D, cioe ' P [(x, y) c: D] = Hf (x, y) dx dy. (4)- D Dim 0 s t r a z ion e. Dividiamo il campo D in superfici elementari ~s, come abbiamo,fatto nella teoriadegli integrali doppi. Scriviamo per ciascunll snperficie elementare l'uguagliam;a (3) e facciamo la somma dei primi e dei secondi membri deBe' uguaglian- , 1) Si potrebbe prendere nell 'uguaglianza (3) una superftcie' di forma arb it- raria.' , 526 (5) a '\' Os's e r v a z ion e verifica l'uguaglianza be i 2. Analogamente all'uguaglianza (1) si 00 ..... ~ f (x, y) dx dy = 1, (6) -00 -00 percM e stato accertato che una' variabi~e aleatoria bidim,ension~le prende un certo valore.Dove la funzlOne t (x, y) non e defimta dal significato del problema, si pone f (x, y) = O. , Se il campo D e composto di piu rettangoli della forma rappresentata sulla fig. 444, la probabiliH\ ,d'appartenenza della variabile aleatoria ad un tale campo edefinita come la somma delle probabilita calcolate per ciascuno dei rettangoli, cioe come la somma degli integrali definiti estesi a ciascun rettangolo: P [(x, y) c: D] = P [(x, y) c: D t ] + P [(x,y) c: D 2] + ' +p [(x, y) c: D a]. Es e in p i 0, La 'delJ.sita di distribuzione della variabile aleatoria mensionale e data bidi- dalla formula '(x, y) 1 n2(1+x2){1+y2) ' Determinare la 'probabilita che il valore della variabile aleatoria appartenga al rettangolo limitato dalle rette x = 0, x = 1, y ;527 ' '1 = V3' y = 113.- -~ I I I CAPITOLOVENTESIMO 8"0 I u z ion e. Otteniamo in virtu. della formula (5): • _1 _. 1 1~ ax dy P[O>.:z:<1, VS<Y<V31=n2 ~ (1+.:z: Z)(1+y Z) La densita di probabilita di una varia bile aleatoria bidimensionale e uguaIe alla derivata mist a del secondo ordine della funzione integrale· di distribuzione. J V3 1 1 d.:z: Va dy 1 =Z ~ - -Z ~ - - = 2 arctg.:z: Ii 1+.:z: n 1. 1+yZ n. \i arctg y Iva = 0 Va Z F (x, y) = f-f f (u, v) du dv (7) funzione 'integrale di distribuzione delle probabilita della variabile' aleatoria bidimension·ale .J (x, 0. 1 f (x, y) = -00 -00 e detta " \ D e fin i z ion e 1. La distribuzione di una variabile aleatoria bidimensionale si dice normale se la densita di distribuzione di questa grandezza e data dalla formula ion e 2. La funzione] 2nax ay x2 y2 --2-~ 2ax 2ag. ' (1) II grafico di questa funzione e una superficie rappresentata nella fig. 446 . Fig. 446 Fig. 445 ;Fig. 444 e j(:x.y) y .I IJf x o E evidente che la funzione integrale di distribuzione esprime lao probabilita che :i< x, Ii < y,,: cioe F(x, y) = p (x < Xj Y< y). Da un punto di vista geometrico la funzione di distribuzione esprime la probabilita che la variabile aleatoria bidimensionale . appartenga aI rettangoIo infinit6 tratteggiato. nell~ fig. 445. Applicando il teorema sulla derivazione dl u~ mtegraIe defin~t~ rispetto. ad ~n parametro,. si s~abilisce uD:a ~eIa~lOn~ tr~ la denslta di distnbuzlOne e la funzlOne mtegrale dl dlstrlbuzlOne. of Y - = ~ f(x, v)_dv, ax II -00 } o2F -=f(x,y). ax oy 528 (8) II centro di dispersione della variabile aleatoria Ia cui legge di distribuzione e data dalla formula (1), e il punta (0, 0)1). I valori ax e a y SODO detti scarti quadratici medi principali. Scriviamo la formula (1) cosl: . X2 f (x, y) = 1 e- y2 2a~ 1 e- 2a~ • (2) , V2na x ~O'~ Si puo considerare quindi.f (x, y) come il prodotto delle due distribuzioni normali delle variabili aleatorie ed y. Come nel caso di una variabile aleatoria' a una sola· dimensione determiniamo gli scarti probabili principali Ex ed E y della variabile aleatoria bidi- x • 1) ,Se il crntro di dispersione si trova nel punto (a, b), la legge di distribuZIOne e data dalla formula (x-a)2 J f 34-0330 1 (x, y)= e 2naxa y 529 I· itI LEGGE NORMALE DI DISTRIBUZIONE NEL PIANO Va ,Ii f § 24 _i_ =;Z (~-O) (~-i)=~· D e fin i AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO 2 20x (y-b)2 20/I2 (1') CAPITOLO VENTESIMO AVVENlMENTO ALEATORIO. PROBABILITA. DI UN AVVENIMENTO , niensionale (vedi formula (7) del § 18): (3) Ex=p V2 O'x, Ey = p V2 O'y. Riportando nella formula (1) i valori di O'x e cry espressi mediante Ex ed E y , otteniamo: . p2 _p2 ( -==- + L) i(x,y)=--e Ei E~. (4) nExEy Consideriamo Ie linee di Hvello della superficie (4) x2 y2 . - = k2 =costante (5) E2x E2y - + (siavra allora i (x, y) = cost). Le linee di Hvello sono ellissi i cui semiassi sono' uguali rispettivamente a kE x e kEy. Queste ellissi sono dette ellissi di dispersione. I centri delle ellissi coincidono con i centri di dispersione. I loro assi sono detti assi di dispersione. Si chiama ellisse unitaria di dispersione un'ellisse i cui semiassi sono uguali agli scarti probabili Ex ed E yo Si' ottiene I' equazione dell' ellisse unitaria ponendo nell'equazione (5) k = 1: x2 y2 -2 +-2 = 1. (6) Ex Ey Si chiama ellisse totale di dispersione un'ellisse i cui semiassi sono uguali a 4Ex e 4E y. L'equazione di questa ellisse e x2 y2 (4E x)2 (4Ey)2 = 1. (7) + Vedremo nel prossimo paragrafo che la probabilita d'apparte- , nenza della variabile aleatoria bidimensionale all'ellisse tot ale di dispersione e uguale a 0,97, cioe e un evento praticamente certo. § 25 PROBABILITA CHE UNA VARIABILE ALEATORIA BIDIMENSIONALE NORMALMENTE DISTRIBUITA APPARTENGA AD UN RETTANGOLO DI LATI PARALLELI AGLI ASSI PRINCIPALI Dr DISPERSIONE ! i Ii II !i Ii I, i1 " Sia 2 _p2 (-==- + JC..) i(x, y) =-P-e E~ E~. nExEy Secondo la formula (5) del § 23 (vedi fig. 443) la probabilita d'appal'tenenza della variabile aleatoria al rettangolo' limitato dalle fi30 rette x = ex, x = ~, y = V, Y = & e determinata dall'espressione _ _ p'(ex<x<~, V<y<<<5)= ~ II 2 J J-p-e ex '\' nExEy _p2 ( -==- + JC..) .E~. E~ dxdy. :', n (1) Presentando Ia . . .funzione integranda come prodotto di due funzioni , pOSSlamo SCrIvere P(ex<.x<~, y<y<<<5)= ~ p = _p2 J., ;-;:;- e ex ~~ Ex vnEx II dx P _P2~ J- - e '\' VnEy E~ dy. (2) e, in virtu della formula (6) del § 19, otteniamo in definitiva: p (ex<.x<~, y <y<<<5) = = ! r¢(:J -¢(;J] [q; (:J -q; (;J ]. (3) S.e pOI?.iamo .nel~'ultima formula ex = -':"Z1l ~ = 111 Y = -12' «5 = 12 , ClOe se. .consldenamo un rettangolo avente per centro l' origine' delle coordinate, la formula (3) sara della forma, in virtu della formula (7) del § 19: . -. 4(l1)4(l) P(-l1<'x<lil -12<y<12)=cD Ex cD ;y • (4) o sse r v a z ion e. S1 potrebbe risolvere il problema della ricerca della probabilita d'appartenenza della variabile aleatoria ad un rettangolo di lati paralleli agli assi coordinati nella maniera seguente. II fatto d'appartenenza della variabile .aleatoria al rettangolo e un evento composto che consiste nella coincidenza dei due eve~ti indipendenti: il fatto di appartenere alIa striscia -11 < < X < 11 .ed il fatto di appartenere alIa striscia -=-1 2 < Y< 1q. (Per rendere pi~ se~p~ic.e la scrittura, ~onsideriamo un rettangofo avente per centro lorlgme delle coordmate.) Supponiamo che Ia densita di distribuzione della variabile aleatoria sia x P I x2 _p2_ i1 (x) = ., / _ e vnEx Ei La densita di distribuzione della variabile aleatoria 1 _P2~ f2(Y) =-=e E~' VnEy 531 i '.]' ye I _____ L _ _ _ _,_ AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO Calcoliamo Ie probabilita d'appartenenza della variabile aleatoria alIa striscia -ll < X < II ed alIa striscia -l2 < Y< l2' Otteniamo in virtu della formula (7) del § 19: P (- li < _ < li) = <l> (li) Ex A X ' p (- l2 < Y< l2) = <D (;) . La probabilita dell'evento composto, ossia -il fatto di appartenere al rettangolo, sara uguale al p:odotto delle rispettive probabilita: p ~cx<x<~, 'V <y<6) = P (-li <X<li) P (-l2<y<l2) = (;J <D (;) . =<D ~-v-- x2 E; --- 100 X Ese m p i o. Nelle esereitazioni di tiro al bersaglio si~usa un rettangolo di lati 200m e 100 m limitate dalle rette _x = -100, x = 100, y = -50, y = 50. Le devia~ioni ~ediane prineipali sono rispettivamente Ex = Bd =:= 5Q m .ed E = Bl = 10 m.Trovare - la probabilita -ehe il rettangolo slaeolplto y (fig. 447). Sol u z ion e. Nel nostro easo II = 100, l2 = 50, Ex = 50, Ell = 10. Riportiamo questi valori nella formula (4) e servendoei della tabella per la funzione cb (x) (vedi tabella 1 alIa fine del volume) troviamo: e~~) . ll> (~~) =& (2).& (5)=0,8227.0,9993=0,8221. 532 2 (1 do po questa trasformazione l'ellisse De diventa un cerchio u2 v2 = k 2 • + Siccome 10 jacobiano della trasformazione l'uguaglianza (2) assumera la forma: -50 P=ll> y2 + E~ =k, (2) dove il campo De e limitato dall'eUisse (1). Facciamo la sostituzione di variabili ponendo x=Exu, y=Eyv; u~ JJl( 0 _ ng Nella teoria degli errori e necessario considerare il problema seguente. Calcolare la probabilita che una variabile aleatoria, per esem pio un errore suI piano, a ppartenga all' eUisse di dispersione _ _ p2 _p2 [-4 + 4 ] P [(x, YI- cD] = ~ ~ - - e Ex Ey dx dy, De nExEII Fig. 447 toO PROBABILITA CHE UNA VARIABILE ALEATORIA BIDIMENSIONALE PRENDA UN VALORE APPARTENENTE ALL'ELISSE DI DISPERSIONE se la densita di distribuzione e data dalla formula (4) del § 24. Abbiamo, in virtu della formula (4) del § 23: Abbiamo ottenuto la formula (4). 50 § 26 P [(x, y) c De] = ! n ~ ~_ p2e e uguale -p2(U 2 (3) a 1= Ex·Ey, +v 2) du dv. (4) D1I. Nell'ultimo integrale: passiamo a coordinate polari u = r cos qJ, v = r = sen cp. II secondo -membro dell!uguaglianza (4) prende aHora la forma: 1 211: 11. P [(x, y) c De] = - S ) p2e-p2r2r dr dqJ. n 0 0 Facendo i calcoli nel secondo membro, otterremo'l'espressione della probabilita d'appartenenza all'ellisse di dispersione P [(x, y) c De] = 1 - e- p211.2 • 533 - (5) "I I I I CAPITOLO VEN'TESIMO Consideriamo qualche caso particolare. La probabili ta. d' a ppartenenza all'ellisse unitaria di dispersione si ottiene se nella formu. la (5) si pone p2 p [(x, y) cD ]k=1 = 1 - e- = 0,203. (6) La pro~abi~ita d'appartenenza all'ellisse totale di dispersione (7) del § 24 SI othene se nella formula (5) si pone k = 4: p [(x, y) cD ]h=4 = 1 - e-16p2 = 0,974. (7) ,Consideriamo il caso particolare in cui nella formula (4) del § 24 si .ha Ex = Ey. = E. L'ellisse di dispersione (5) del § 24 si trasforma III un cerchlO (8) di raggio R = kE. La probabilita d~appartenenza della variabile aleatoria bidimensionale al cerchio di raggio R sara conformemente alIa formula (5) _ R2 _p2_ _ P[(x, y). cD n]=1-e E2 (9) D e fin i z i ,0 n e 1. Si chiama scarto radiale probabile un numero En tale che la probabilita d'appartenenza di una variabile aleatoria bidimensionale al cerchio di raggio R = En 8 uguale a .i... Risulta dalla definizione che la grandezza R = En 8 definfta dalla relazione E~ 1 1 -e-p2 E2 =2" Dalla tabella dei val~ri della funzione esponenziale ricaviamo En = 1,75E. § 27 PROBLEMI DELLA STATISTICA MATEMATICA. MATERIALE STATISTICO Le osservazioni e la registrazione deifenomeni casuali di massa, permettono di. ottenere dati statis'tiei, 0 il materiale statistieo. In particolare, gli errori eommessi in differenti misure possono costituire un tale materiale statistico. Se la gr~ndezza osservata 8 una variabile aleatoria, si applieano al suo studIO metodi della teoria delle probabilita. Per eomprendere 534 AVVEN'IMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO la natura di questa variabile aleatoria e necessario conoscerne la legge di distribuzione. La determinazione delle leggi di distribuzione delle grandezze considerate e la valutazione dei val~ri dei parametri della distribuzione sulla base dei val~ri osservati eostituiseono l'oggettodella statistiea matematica. Un altro compito della statistic a matematiea sta nella elaborazione dei metodi di trattamento e d'analisi del mate,riale statistieo al fine di trarre determinate conclusioni ehe sono indispensabili per l'organizzazione del proeesso ottimale al quale parteeipano Ie grandezze considerate. Citiamo qualche esempio di osservazioni fatte su vari fenomeni ehe permettono di raecogliere materiale statistico. ,,', Ese m pi 0 1. La misura reiterata di un certo fenomeno per mezzo di uno strumento di misura, in particolare la determinazione della distanza da un oggetto, dil valori differenti della grandezza considerata. Questi valori Ii chiameremo valori osservati (chiameremo COS1 tutti i valori ottenuti in seguito aHo studio di un fenomeno qualunque). I val~ri eosl ottenuti debbono essera sistematizzati e trattati prima che si possano trarre conclusioni in merito. Cb,me abbiamo gia detto, la differenza 6 tra il valore osservato x ed il vero valore della grandezza considerata a (x - a = 6) 8 detta errore di misura. Si puo esprimere quanto abbiamo detto nei termini della teoria degli errori. Gli errori di misura richiedono un trattamento matematico al fine di ottenere determinate conclusioni. Ese m p i 0 2. La produzione in serie richiede di controllare la deviazione di una certa dimensione del pezzo fahhricato (per esempici; la lunghezza) da una dimensione data (errore di fabbricazione). Ese m p i 0 3. La differenza tra Ie coordinate del punto colpito durante Ie esercitazioni di tiro e quelle di mira costituisce l'errore di tiro (dispersione). Tali errori richiedono uno studio matematico. Ese m p i 0 4. n valore misurato della deviazione delle dimensioni di , un pezzo usato, dalle dimensioni di questo pezzo prima della messa in funzione (dimensioni di progetto) dev'essere sottoposto ad un'analisi matematica. Queste deviazioni si possono considerare come « errori ». Risulta dagli esempi citati che Ie grandezze considerate sono variabili aleatorie e che ciascun val ore osservato dev'essere considerato come un val ore particolare della variabile aleatoria. Per esempio, l'errore di gittata (dispersione) commesso nelle esercitazioni di tiro '8 dovuto all'errore di misura della carica di lando, all' errore di peso nella fabbricazione del proiettile, all' errore di mira, all'errore di determinazione della distanza, al cambiamento delle condizioni meteorologiche, ecc. Tutti questi fattori sono grandezze variabili aleatorie, e la dispersione come risultate del 101'0 influsso comune e la variabile aleatoria. 535 . i ! . ~L \: ~-" \ AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA. Dr UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO' § 28 Intervalli SERlE STATISTICA. ISTOGRAMMA mil. II materiale statistico ottenuto in seguito a oSservazioni (a misure) si dispone in una tabella. Nella prima riga e indicato il Jlumero d'ordine della misura i, nella seconda il val ore ottenuto Xl della grandezza misurata X 1 2 3 I I n X2 Una tabella del genere si chiama serie statistica semplice. Quando il numero di misure e molto grande, e difficile avere una visione totaIe del materiale statistico sistemato in questa tabella e, di consegueIiza, la sua analisi e assai complicata.Per questo si forma no gruppi in base alIa serie statistica semplice. Cio si fa nel modo seguente. . Tutto l'intervallo dei valori ottenuti della grandezza X e diviso in intervalli parziali uguali (a o, al), (aI' a 2 ), • • • , (a"'_l' a;.,) e si conta il numero mil. di valori della grandezza x che appartengono all'intervallo (ak-l' ak)' I valori appartenenti agli estremi dell'intervallo vengono attribuiti 0 all'intervallo sinistro, oppure all'intervallo destro (si decide talvolta di dare la meta del val ore all'intervallo sinistro e l'altra meta a quello destro). II numero * Pk I I I e la frequenza relativa corrispondente all'intervallo (ak-ll ak). E evidente che 1.. 2J p~= 1. I risultati di un tale trattameI].to ci permettono di compilare una tabella formata da tre righe. Nella prima riga si indicano gli intervalli nell'ordine. delle all. crescenti, nellaseconda riga i numeri mil. corrispondenti a questi intervalli, nella terza riga Ie frequenze mil. . 536 I mz pi I .. . I (ak_i. ak) I I I ... mk '" P~ J I ... I I ... I I ... I (a;"_i. aJ.,) m1.. pi ~ ~ I Xi I x2 mil. I I ml I mz pt I P: p~ I ... I I ... I I I '" ~ Xk mil. p: I I '" '" I I I I '" ~ XA. mA. p~ (2) Ii=i Pk=n: pt (ai. a2) xk (1) n mi I I Abbiamo ottenuto cosl un gruppo. Si puo otten ere il gruppo geometricamente nel modo seguente. Sull'asse Ox indichiamo i punti a o , all "', all., ••• , a1... SuI segmento [ak--l' all.], preso come base, costruiamo un rettangolo la cui area e uguale a P:' La figura cosl ottenuta si chiama istogramma (fig. 448). p Sulla base del gruppo e dell'istogramma si costruisce con una certa a pprossimazione la funzio,ne statistica di distribuzione. L 'ulteriore spoglio dei -dati e ao at 0 az a3 a" as a6 a7 a 8 a: fatto nella maniera seguente. Si indica con Xk Ie meta dell'intervallo (ak-l' ak), e questa val ore si considera come risultato di una misura ripetuta mil. volte. Dopo di che, al posto della tabella che rappresenta il gruppo, si compila la tabella seguente: ~ * -·=Pk mh (ao. ai) Questo spoglio dei dati e realizzato partendo dal fatto che tutti i valori contenuti nell'intervallo(ak_l' all.) sono prossimi gli uni agli altri in modo tale da poter essere considerati uguali all 'ascissa Xh. della meta dell'intervallo. Ese m p i o. Sono state efiettuate 100 misure della distanza di un oggetto i cui risultati ci hanno permesso di costruire il gruppo seguente: 537 - CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO I:!Tf; 180-110 \110-140 1140~170 \170-200 1200-230 1230-260 1260-290 1290-320 come valori particolari della variabile aleatoria x. Prendiamo aHora per val ore accettabile della grandezza da definire la media aritmetica dei valori ottenuti mh I 2 ,Ph 1 0, 02 I 5 \ 1 0,05 16 \ 24 1 28 I 0,28 1 0,16 1 0,24 18 I 6 I 1 0,18 I 0,06 n 1 1 2J Xi i=1 * mx=--. n 1 0,01 La grandezza m~ si chiama media statistica. Se il numero n di misure e grande, si usa allora il materiale della tabella considerato nel § 28 e si calcola m~ nella maniera seguente: Utilizzando i risultati del gruppo, eostrUlamo la rappresentazlOne graftea della serie statistiea (l'istogramma) (fig. 449). Fig. 449 >I< X1 mx= p m1 + X2~ + ... + Xhmh + ... + x",m", n oppure, servendosi delle notazioni (I) del § 28, m~= Q28 o.t8 o.f6 o,OB 0.01 a 170 200 230 260 290 320 X Ph* 5 I 16 0,05 I 0,16 I I I I I 1 mh I 155 125 95 2 0;02 I 185 I 24 I 0,24 \' I 215 28 0,28 1 I 245 I 18 1 I 0,18 I ,Ii : 1\'I i , ,I, IfI 1, ; , ri J: 2J (Xi i=1 6 I m~? (3) n 1 Questa grandezza caratterizza la dispersione dei valori di un' fenomeno osservato. Se si ricorre al materiale delle tabelle del § 28, la dispersione statistica e data allora dalla formula: 1 \ 0,06 1 0 ,01 DETERMINAZIONE DEL VALORE ACCETTABILE DI UNA GRANDEZZA MISURATA Supponiamo che i risultati delle misure di. una certa gra?dezza , abbiano fornito i valori Xl, X 2 , • • • , Xn che Sl possono cons1derare 538 D* 305 275 § 29 ,\1 (2) n Costruiamo in seguito la tabella seguente: Xh 2J'" XliP~; 1i=1 il valore ottenutci si chiama media ponderata. o sse r v a z ion e. Nei casi che seguono denoteremo con una medisima lettera i risultati dei cal coli eseguiti secondo Ie formuIe (1') e (2). Questa osservazione concerne anche Ie formule (3) e (4). Si puo dimostrare che la media statistica, sotto alcune ipotesi restrittive, tende in probabilita per n -+ 00 alIa speranza matematica della variabile aleatoria x. Questa asserzione deriva dal teorema di Cebyscev. Determiniamo ora la dispersione statistica. Per definizione essa e data dalla formula l ): a24 ~ (1) I : h ' D* = . Questa formula 2J (Xli li=i m;)2p:. e analoga alla formula (4) (2) del § 10. Ese m p i o. Determinare la media statistiea e la dispersione statistiea servendosi del materiale statistieo dell'es~mpio riportato nel § 28. , 1) In realta e preferibile ealeolare la dispersione statistiea servendosi di un'altra formula ehe diamo alIa pag. 542. . 539 ' CAPITOLO VENTESIMO Sol u z ion e. I' Ricaviamo dalla formula (2): matica a (si puo ritenere, senza perdita di generalita, cke a '= 0) e di n LJ dispersione O'tteniamo secondo la formula (4): 2i D* [x]= (xk-m%)2 ? n ~ ? ~ (xk- mi)2Pk = k=i r-' ~ 2J *2 x~Pk-mX = .. k=i =952.0,02+1252.0,05+1552.0,16+1852.0,24+2152.0,28+ +245 2.0,18+275 2.0,06+305 2.0.01- (201,20)2= 1753.56. xn § 30 VALUTAZIONE DEI PARAMETRI DELLA LEGGE DI DISTRIBUZIONE. TEOREMA DI LIAPUNOV. TEOREMA DI LAPLACE x n Siano una variabile aleatoria, per esempio il risultato di una 'misurazione, a la grandezza da mis'llTIlIe, .2-.)'errore di misu!,a. Queste grandezze sono collegate allora dalla reIazione (1) I numerosi esperimenti e Ie osservazioni dimostrano che dopo aver ~nato l'errore sistematico, cioe un ,errore costante in tutte le_misure(ad esempio, l'errore commesso dagli strumenti) oJlJlure un errore che varilLSecQI').do _una tegK~_:rJ..Qta_.da ~na misurazione \ /' i al~'al~fa,e ~o'pQ_~~_e,~~~~~~to ~i errori g:oss.ola~I; ~h error1' di\, \ \ I.IDlsura _ubJnd.1§IlQl!SL_l'!:l1a::iegg!3 normale dl dlstrlbuzlOne avente ' \ ilP~e~tr~~~~~~zio~~1.:~~i~~~el1e?o'o~.~linate. Questo fatto I: It e confermato anche da conslderazlOlll teorlChe. '. Se una variabile aleatoria e la somma di un gran numero di variabili aleatorie, questa somma, sotto certe condizioni restrittive, segue la legge normale di distribuzione. Questa asserzione e formulata nei termini del teorema limite centrale stabilito da A. Liapunov (1857-1918). Enunceremo qui questo teorema in forma alquanto semplificata. Teo rem a 1. Se le variabili aleatorie indipendenti Xl' z , ..• . . ., xn x seguonoJ la stessa legge di distribuzione di speranza, mate- 540 Xi i=';;. , L'importanza pratica del teorema di Liapunov consiste in quanto segue. Si considera una variabile aleatoria, ad esempio, 10 scarto di una certa grandezza da un valore dato. Questo scarto e dovuto all'azione simultanea di numerosi fattori ciascuno dei quali da una certa componente della scarto. Non ci sono note tutte queste componenti, come pure possono risultare incognite Ie leggi di distribuzione delle variabili aleatorie componenti. Ma segue dal teorema di Liapunov' che la variabile aleatoria, ossia 10 scarto generale, ,obbedisce aHa legge normale. sono Risulta dal teorema di Liapunov che se x;, , ;2' ... , i risultati delle misure di una grandezza (ciascuna it e una vadabile aleatoria), aHora la variabile aleatoria definita daHa media aritmetica n k=i allora la legge di distribuzione della somma !in = cr n quando n cresce infinitamente, differira assai poco dalla Zegge normaZe (Yn e distribuita. secondo la norma in modo tale cke M (Yn] = 0, o [!in] =1). +215.0,28+245.0,18+275.0,06+305.0,01 = 201,20. r-' 0'2, .,I obbedisce, per n sufficientemente grande, ad una legge di distribuzione assai prossima aHa legge normale, a condizione che Ie variabili aleatorie Xl obbediscano ad una stessa legge di ~is,tribuzione. Il teorema rest a valido anche per somme di varhibili aleatorie che obbediscono a leggi di distribuzione diverse, sotto certe condizioni complementari che sono di regola soddisfatte per Ie variabili aleatorie considerate in pratica. L'esperienza dimostra che per un numero di termini non superiore a 10 si puo ormai ritenere che la 101'0 somma sia distribuita n o r m a l m e n t e . ' Denotiamo con e 2 i valori approssimati della speranza matematica e della dispersione. Possiamo aHora scrivere Ie leggi approssimate di distribuzione delle variabili aleatorie (j ed X: aa - 1 -fJ2 f (6) =--=e 2cr2 alhn , , (x-a'j2 1 ---f (x) = =--=e 2cr2 • crlhn 541 (2) (3) _.i CAPITOLO VENTESIMO AVVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO parametro determinato a partire dai dati sperimentali secondo la formula (1) del § 29: quel val ore assoluto I Ymed I nella serie dei valori assoluti che sta . al (n 2 1 1 ) - esimo posto; se n e pari, si adotta per Em la media n ae n I': LJ Xi 1=1 a=--. n (4) Cia risulta dal cosiddetto teorema di Cebyscev (1821-1894). Senza "soffermarci sulla dimostrazione, indichiamo che per valutare il parametro (J sarebbe pin naturale servirsi non' della formula (3) del § 29, bensl della formula + aritmetica deivalori assoluti che occupano i posti di indici ~ ed ., ~+1. " Valutiamo poi l'errore aritmetico medio secondo la formula n i n-1 i i.'.1 (6) n ;:i i .' LJ IYII d=.;..t=...;t,-_ (5) Con 1'aiuto della formula (5) determiniamo 10 scarto quadratico medio - {1~1Y~ Notiamo che il secondo membro della formula (5) e il secondo membro della formula (3) del § 29 differiscono per il fattore n n'l' che nei problemi pratici e prossimo all 'unita. Ese m p i 0 1. Dare l'espressione della legge di distribuzione della variabile aleatoria servendosi dei risultati di misurazione citati nell'eseID:pio del § 28 e dei risultati dei calcoli nell'esempio del § 29. Sol u z ion e. Partendo dai calcoli efiettuati nell'esempio del § 29, otteniamo: a=m~=201, -2 n 100 cr =ii=1 D* ='99 .1754= 1771, a= V1771 ~ 41. Riportando questi val~ri nella formula (3), avremo: (x-201)2 f(z) 1 ---::= e 41 2 ·1771 lI21t o sse r V a z ion e. Se si considera la funzione statistica di·. distribuzione per una certa variabile aleatoria, la questione sulla sua subordinazione 0 no alIa legge normale di distribuzione si puo risolvere nella maniera seguente. Siano dati i valori della variabile aleatoria: 0'= Determiniamo in fine i rapporti (7) --. n-1 E:; ed Ecr . Per una varia bile' aleatoria subordinata alIa legge normale, i rapporti ed sono rispettivamente uguali a 0,8453 e 0,6745 ! ! (vedi formula (6) del § 22). Se i rapporti E:; e'd Ecr differiscono rispet- tivamente da 0,8453 e da 0,6745 per meno del 10%, si ammette convenzionalmente che la variabile aleatoria Y obbep,isce alIa legge normale. Quale corollario del teorema limite centrale e I importante teorema di Laplace sulla probabilita che I 'evento si verifichi non meno di a volte e non pin di ~ volte. L'enunceremo senza dimostrazione. Teo rem a 2 (d i Lap I a c e). Se si janno n prove indipendenti tali eke la probabilita del verijiearsi di un evento A a p per ciaseuna di esse, si ka la relazione: e uguale ' Xl, X 2 , ••• , X n • Determiniamo con l'aiuto della formula (4) la media aritmetica Determiniamo i valori della variabile aleatoria centrata a. Yl, Y2' .•. , Yn • Formiamo una serie di valoriassoluti di Yi in or dine crescente. Se n e dispari, si adotta per scarto mediano od errore mediano Emed 542 e il numero di realizzazione dell'evento A, q = 1 - p; Pea < it numero di rea.lizzazioni dell' evento A sia eompreso tra a e [1. La funzione cD (x) e definita alIa pag. 514. dove m <m< ~) e la proba.bilitlL eke Diamo qualche applicazione risoluzione dei problemi. ,'I· .: ,..( del teorema di Laplace alIa A VVENIMENTO ALEATORIO. PROBABILITA DI UN AVVENIMENTO CAPITOLO VENTESIMO , . ,: ;! ' Ese m p i 0 2. La probabilita di un difetto nella fabbricazione di certi -pezzie p = 0,01. Determinare la probabilita che su 1000 pezzi il numero di pezzi 'difettcisi non sia superiore a 20. 8 0 I u z ion e. Nel caso considerato n = 1000, p = 0,01, q = 0,99, r:t. = 0, ~ = 20. Troviamo allora: r:t.-np 0-10 =.-2,25, V2Vnpq V 2 V 9,9 20-10 ~-np V21/9,9 2,25. V2Vnpq f I Otteniamo con l'aiuto della formula (8): , 1 P ~o <. m 20) =2' [Ill (2,25)-1ll (-2,25)]=<1> (2,25). -< DaIle tabelle per la funzione <1> (x) ricaviamo: P (0 m 20) = 0,9985. -< -< . Osse!v!a,mo che ~ teoremi di. Bernoull~, ~iapunov, Cebyscev, Laplace del qual! Sl e parlato III questo capltolo, costltUlscono la cosiddetta legge dei grandi numeri della teoria delle probabilita. " E8ERCIZI 1. 8i lanciano simultaneamente due dadi. De~erminare la probabilita che la somma dei punti apparsi sia uguale a 5. Risp. 1/9. 2. In una lotteria ci sono 10 biglietti di cui 5 vincenti e 5 nulli. Prendiamone due. Qual 8 la probabilita di vincere? Risp. 7/9. 3. 8i lancia un dado 5 volte. Quale 8 la probabilita che almena una volta non appaia la cifra 4? Risp. 0,99987. 4. La probabilita di colpire un aereo sparando con un fucHe e 0,004. . Quanti tiratori debbono sparare simultaneamente perche la probabilita di colpir!) l'aereo sia superiore al 70%·? Risp. n > 300. Jj. Due cannoni hanno sparato un colpo ciascuno su un bersaglio. La probabilita che il primo cannone colpisca il bersaglio e 0,7 e del secondo 0,6. Determinare la probabilita che almena un colpo vada a segno. Risp. 0,88. 6. 8i hanno 100 biglietti, numerati da 1 a 100. Determinare la probabilita cheun biglietto scelto a caso sia 5. Risp. 1, 19. 7. Vi sono 4 macchine.· La probabilita che in un momenta t arbitrario funzioni una macchina 8 0,9. Determinare la probabilita che nel momento t funzioni almena una macchina. Risp. 0,9999. 8. La probabilita di cogliere un bersaglio e p = 0,9. Determinare la probabilita che in una serie di tre colpi sparati tutti e tre vadano a segIlo. Risp. ~0,73. 9. Una cassa contiene i1 30% di pezzi di qualita superiore, una seconda cassa i1 40%. 8i estrae un pezzo da ciascuna di esse. Determinare la probabilita che ambedue i pezzi estratti siano di qualita superiore. Risp. 0,12; 10. Un meccanismo 8 composto di tre pezzi. La probabilita di un difetto 8 Pl = 0,008 per il primo pezzo, P2 = 0,012 per i:1 secondo, Pa = 0,01 per il terzo. Determinare la probabilita che tutto il meccanismo sia difettoso. Risp. 0,03. 11. La probabilita di colpire un bersaglio con un solo colpo e p = = 0,6. Qual 8 la probabilita che 544 I I i I t ~i ! 1 dei tre colpi sparati almena uno vada a segno? Risp. 0,936. f2. 8u 350 meccanismi 160 sono di prima, 110 di seconda e 80 di terza qualita. La probabilita di difetto e di 0,01 :Rer i meccanismi di prima qualita, di 0,02 per i meccanismi di seconda qualita, di 0,04 per i meccanismi di terza qualita. 8i sceglie a casaccio' un meccanismo. Quale 8 la probabilita che esso non sia difettoso? Risp. 0,98. 13. 8i sa che a causa di errori commessi nella preparazione del tiro iI.centro didispersione dei proiettili (CDP) puovenir a trovarsi, al primo. colpo, in uno di cinque punti. Le probabilita che i1 CDP si trovf in questi puriti sono rispettivamente: Pi = 0,1, P2 = = 0,2, Pa = 0,4',P4 = 0,2 e P5' = =' O,L 8i sa mche che se i1 CDP si trova' nel p:dmo punto, la proh.abilitadi colpire il bersaglio iit· gittata sara Pi. = 0,15, e per gli altd punti rispettivamente: colpi siano alti e 3 colpi corti.· Risp. 5/16 . . 17. Trovare la speranza .matematica del numero di punti quando un dado e lanciato una sola volta. Risp. 7/2. 18. Trovare la dispersione della variabile aleatoria x data dalla tabella di distribuzione: .' 2 3:1 5 ':. ,i p 0,1 0,6 \. 0,3 15. 8i sparano 6 colpi. Determinare la probabilita che non tutti i colpi siano alti, se la probabilita del colpo alto e P = 1/2 .e del colpo corto q = 1/2 (il tiro su un bersaglio « stretto }». Risp ..31/22. 16. Nellecondizio.ni del problema ,15, determinare la prbbabilita· che 3 '24. Un·l!.· variabile aleatoria x '8 data · dalla funzione-integrale di distri- 35-0330 .., .i Risp. 1,05. 19. La probabilita del verificarsi di ~ event? A'nel corso di uI!-a prova e O,~ •. 81 fanno 5 p.rove ~ndipen· dentl.Trovare la dispersIOne del numero di realizzazioni dell'evento' A. Risp. 1,2. 20. 8i fanno esercitazioni' di tiro a·segno. La probabilita di colpire il persaglio. e 0,8. Si spara sino al prImo colpo' a segno. Ci sono a ·disposizione 4 'proiettili:' Determinare la speranza matematica del numero di proiettili usati. Risp. 1,242. . . ·21. Nelle esercitazioni di tiro a .b~rsliglio « sotti!e >), la probabilita dl colpo alto e 1! = 1/4 e di colpo corto q == 3/4. Determinare ". la probabilita di una combinazione · di 2 colpi lilti e di 4 colpicorti se vengono sparatf sei.colpi. Risp. 0,297. . 22. La prohabilita che un pezzo sia difettoso e p = 0,01. Quale e' la probabilita che in una partita di 10 pezzi vi 'siano 0, 1, 2 3 pezzi difettosi?' .Risp.Q,9045; 0,0904: 0,0041; 0,0011. 23. Trovare Ie probabilita di ottenere almena un colpt> a· segno su 10 colpi sparati, se la prohabilita di cogliere il bersaglio per ogni colpo e p = 0,15. Risp. 1 - (0,85)10 ~ Pz=0,25; Pa=0,60, P4=0,25, P5=9,15. Aggiustata la mira e stato sparato un colpo che non ha raggiunto il bersaglio. Qual e la probabilita che sia stata presa la mira corrispond,ente a ciascuno di questi punti? In .altri termini, si chiede di determinare la probabilita dei 'casi relativi ai .diversi errori nella posizione del CDP dopo la realizzazione della prova (sparo). Risp. 0,85; 0,75; 0,4,0; 0,75; 0,85. ' . 14. 8i lancia un dado cinque volte. Quale e' la probabilita che due volte appaia il sei e tre volte altro numero? Risp., 625/3888. II ~·0,803. 545 11 ,'. :'i :1 II ,jl ,III . iI r I' I I .1· CAP~TOLO buzione °per,;. VEl'fTESIMO AVVEl'fIMEl'fTO ALEATORIO. PROBABILITA DI Ul'f AVVEl'fIMEl'fTO = 15 m, y = 35 m serve da bersaglio n~lle esereitazioni di tiro. La direzione di tiro divide 'P(z)= :c perO<x<1, . illato corto a: 'due meta. Gli scarti ., 1 per 1<x. .prohabili di dispersione son~ Ex = =' 5 m, Ey = 10 m. TFovare la Trovare la densita· di ,distribu- prohabilitadieolpire il rettangolo zione f (x), M [x], D [x]. Risp. con un colpb sapartoi Risp.: 0,25. ' 0 per x<O, 30. L'errore eli. fahhricazione di un pezzo di 20 em di .lunghezza e 1 per 0<x<1, M'[x]= una variabile 'aleatoria chs segue l' .- -- 1 la legge normale; cr2 = 0,2 cm. { =2" t D [xl=12 , Determinare la' probabilita ehe la lunghezza del pezzo fabbricato . 0 per 1 < x. differisca dal valore dato per meno di 0,3 cm. Rtsp. 0,866. 25. Una variabilealeatoria 'a: obbe" disce alIa legge normale di 'dt- 81. Nelle eondizioni deU'esempio 30, '. stribuzi'OIiIl con speranza' 'materna,;; . determinare l'srrore 'di fabbricatica . 30 e con dis~ersione 100. zione di un pezzo ehe non potral Trovare la probabilita che n valoessere sup erato eon una probahilire della variabile aleatoria appar:" ta 0,95. Risp. 0,392.' . tenga all'intervallo (10; 50). Risp. 32. Una variabile aleatoria x e distri- i 0,954. . buita secondo la legge normale di 26.' Una variabile aleatoria obbeparametri M [x] = 5 e cr = 2. disce alIa legge normale di Quale e la probabilita che ill 2 distribuzione con dispersione cr = valore. di questa variabile appar= 0,16. Trovare la probabilita tenga all'intervalIo (1; 10)? Farel che il valore' della variabile aleail disegno. Risp.O,971. toria differisca in ·"albre asso- 33. La lunghezza di un pezzo fabhriluto dalla speranza matematica cato da una maechina utensile e . per meno di 0;3. Risp. 0,5468. una variabile aleatoria ehe obbedi27. Una variabile aleatoria x ohbesce alla legge normale di distribudisce 'alIa legge normale di zione {lon pai'ametri M [x] = 15 distribuzione con centro di dispere cr = 0,2. Trovare la probabilita sione a = 0,3 e con misura. di del difetto se Ie dimensioni amprecisione h = 2. Trovare la promissibili del pezzo sono15 ± 0,3. babilita d'apparteneJ;lza all'interQuale preeisione -. di lunghezza vallo (0,5; 2,0). Risp. 0,262. del pezzo fabbricato si puo garantire con :una probabilita 28. Una striscia larga 4 m serve 0,97? Fare il disegno.· , da bersaglio nelle esercitazioni di tiro. L'errore sistematico di 34. Misurando una' grandezza e stata e uguale ad 1 m.. mira ottenuta: la seguente serie staLo scarto probabile e di 5 m. tistica: { :c < 0,1 . -rex) -... - 1 Frequenza " 20 2 , 15 Trovare la probahilita di eolpire la striscia se vale la legge normale di dispersione. Risp. 0,211. 29. Un rettangolo limitato dalIe rette Xl = 10 m, ;1:2 ~ 20 m, '~Y1 = ,' i 3 ,I . 10 I 4 , 5 I X Frequenza I 0,18 I 4 I I I 0,20 .. 18 0,22 33 / a I 0,24 . I 35 ./ 0,26 ., 0,28 .. I 9 ,I 1 Determinare la media statistica saglio e p:::d 1/2. Quale ella, probabilita che su 250 eolpi spara-' e la dispersione statistica 02'. ti il numero di eolpi a segno sia, Risp. 0,226; 0,004. . eompreso tra 100 e 150? Risp.: 86. La probahilita di difetto nel 0,998. eorso di una eerta produzione .,38. La prohahilita di un difetto dD e p = O,02.''Trov.are· la prohabilifabbrieazione di aleuni' pezzi til che in una partita di 400 pezzi . e p = 0,02. Determinare la proil numero di pezzi difettosi sia babilita ehe tra 1000 pezzi scelti compreso tra 7 e 10. Risp. 0,414. a caso ilnumero di pezzi difettosi 37. La prohahilita di eolpire un bernon superi 25. Risp. 0,87. I ..... ,i I I, l I i I I! ". Determinare la media statistica ,e la dispersione statistica. Risp. !I : . " '" 11 :1 2; 1. ,11 35. I risultati diuna mislira' sono .dati dana: tabella seguente: ·,1 li 35* 1 i MATRICI CAPITOLO XXI si chiama matrice dell'applicazione (1). I simboli II \I 0 ( ) sono i simboli della matrice. . Le matrici vengono designate anche con una sola 1ettera, per esempio con A 0 II A II, 1z A = II au a ll. (2) .a21· a22 Il determinante formato. degli elementi di questa matrice (10 designeremo con 6" (A» '111# MATRICI. SCRITTURA MATRICIALE DEI SISTEMI E DELLE SOLUZIONI DEI SISTEMI Dl EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI Iau a121 : §1 TRASFORMAZJONI LINEARI. .. 6" = . al.Z a22 si chiamadeterminante della matrice. MATR~CI Consideriamo due piani P e Q. Sia dato nel piano P unsistema df coordinate ortogonali X10X2 e neI piano Q un sistema di coordinate Y10Y2' . . I piani P e Q possono coincidere. Possono coincidere anche i sistemi di coordinate. Consideriamo il sistema d 'equazioni Yi .....:.. aUxi Yz = aZ1 x 1 Fig. 450 + ai2x + a22XZ' Z, (1) In virtu delle uguaglianze (i), a ciascun punto M (Xl. X 2) del piano' (X10X\l) corrispoilde un punto M (Y1' Y2) del piano -o."J----- (yPY2)' . a Yt Si dice allora che Ie equazioni (1) sono trasjormazioni lineari delle coordinate. Queste equazioni applicano il piano (X10X2) a1 piano (YiOY2) (ma non necessariamente a tutto il piano). Siccome Ie equazioni (1) sono lineari, anche l'applicazione e detta applicazione lineare. . Se consideriamo nel piano (xpx 2 ) uncerto campo A, Ie uguaglianze (1) possono servire a definire un insieme di punti A del piano (Y10Y 2) (fig. 450). Os s e r v a z ion e. Si possono considerare anche Ie applicazioni non lineari Y1 = <P (Xi, X Z), Y2 = '\jJ (Xl' x 2)· Ci limiteremo qui aUo studio delle applicazioni lineari. L'applicazione (1) e interainente determinata dai coefficienti ali' Ese m p i i 'I 0 1. L'applicazione II ::: ::: I 0 548 Yl = Xl COS Y2 = Xl ct - X 2 sen ct, sen ct + X2 cos ct e una rotazione di un angolo ct. Questa applicazione fa corrispondere a ciascun punto M di coordinate polari (p, 8) un punto ii1di coordinate pol~i (p, 8 ct), se i. sistemi di coordinate (x10X2) e (y10Y2) sonG coincidenti (fig. 451). + Fig. 452 Fig. 451 x, o .. La matrice·di questa applicazione ",. y, e ..4=11 sen cos ct-sen ct II. ct cos ct Ese m p i e una 0 2. L'applicazione Y1 Y2 = kXl' = 3: 2 dilatazione lungo l'asse,Ox1 con coefficiente di dilatazione k (fig. 452). matrice di questa applicazione e . ~a A=II~ ~II· a12 , a 2l' a 22 • La tabella rettangolare formata da questi coefficienti e scritta nella forma (3) Ese m pi 0' 3. L'applicazione Y1 Y2 = kx1 , = kX2 e una dilatazione di k volte sia lungo l'asse OX1 che lungo l'asse 03: 2 (fig. 549 453). I, r CAPITOr.O VENTUNESIMO La matrice di questa applicazione MATRICI e' Si 'possono considerare Ie trasformazioni lineari a matrice non ,quadrata, cioe una matrice ,nella, quale il numero di righe non ~ uguale al numero !Ii colonne. CosI, la trasformazione A=II~,~II' Ese m p i 0 4. La trasformazione Yl . , 'aUxt'~ d12X2, } Y2 a2i X t a22x , y~ 'aSixi 0;82 X2 , Y1 =,-x1',' ' = %2 ,stchiama trasformazione'di stmmetrta rtspetto; all'asse OXa (fig. 454)., , .t... La matrice di questa trasforma. Fig. 453 zione e ', ' .. ' A=II-~ ~II·' k=3 , Ese m p i zione = Yl I zio (Yl' y,};, Ys)· ' La matrice di questa trasformazione A (7) =;: a21, a22 a:i1 ail2 + t..xa ,".:: I Si considerano matrici aventi un numaro arbitr,ario di righe e di colonne. Le matrici sono utilizzate non solamente per Ie trasformazioni lineari, ma anche per altri fini. Per questo Ia matrice eun ente matematico indipendente analogo alla nozione di determinante. in seguito alcune definizioni conness,e alla nozione di matrice. Daremo . '. . \ o Yt §2 Si puo considerare un'applicazione line are con nu~ero qualunque di variabili. Per esempio, la .trasformazione Yi = afixi Y2 -:- a21 x i e ' e aH a12 si chiama traslaztone'nella dtreztone dell' asse Ox~ (fig. 455), La matriqe .d,i questa trasIormazione e :, ' ,,' =El I xl (6) e un'applicazione del piano X l OX 2 ad un insieme di punti nello spa- 5. ,La trasforma- = X2 'Ya I 0 + + = Ya Ys = aSfxi + ai2x 2 + aiSxS, } + a22x 2 + a2SxS, + aS2x + assxs 2 e :;Cz -~JIJ 0 !:It spazio tridimensionale (Y1' Y2' zione e Ys). au A= .' aHo , ill'2 . ... tLm1 tLm2 ... ' .. , Si scrive anche pili succintamente: ' A . XI, Yt La matrice di questa trasforma- II au II aln (1) tLmn " (i = 1, 2, ' , "m; j,: 1, 2, ' , "n), (2) dove ail sono gli elementi della n;tatrice. ', Se il numero delle righe 'e uguale a qu'ello· delle colonne m = n, la matrice si, dice quadrata: " au a12 " , ai~ A= a21 a22 .. '. a2n (3) .' au A = Yz =.=~ xL a X 2 , Xs) , Fig, 455 x 2 Yz ~-- D fin i z ion e 1. Si chiama matrtce una tabella rettangolare contenente mn numeri e formata di m righe e di n colonne ' un 'applicazione della spazio tridimensionale (Xl' Fig. 454 DEFINizIONI GENERALI INERENTI ALLA NOZIONE 'DIMATRICE n ani a 2 ,. , ann a12 alS a2l a22 a2S aSl aS2 ass 550 (5) , D e fin i z ion e 2, n determinante formato da elementi di una matrice quadrata e detto deterrriinante della matrice; 10 denotere- 551 mo con/::. (A): /::. (A) au' a12 ... a1n a2l aZ2 ... a2n • = (4) anI a n2 '" ann Si osservi che una matrice non ,quamata non possiede rleterminante., , De fin i z ion e 3~' La matrice A*e detta la trasposta della' matrice A se Ie colonne della matrice A sono Ie righe della IIlatrice A*. >" " " MiATRIcr" CAPITOLO VENTUNESIMO , ,> Ese m p i o. Sia ovvero II aii II = [I bi} II se (i = . .. , 1, 2, Ii m; j = 1, 2, . '," n), (8) (9) . E opportuno talvolt;;t identificare l,lna rriatrice-colonna con un vettore nellb spazio di dimensione corrispodente dove gli elementi' della matrice sono Ie proiezioni di questa vettore sugli assi' delle coordinate corrispondenti.. Possiamopercio scrivere Xl (10) X2, =Xli,+X2i+xak. Xa E opportuno talvolta ldentificare con un vettore anche unamatrice-riga. La matrice trasposta A'" sara A *= II' au "', a2I:a3~11 :' § 3 , ai2 a22 a32 i D e fin i z'i 0 n e 4. La matrice A e detta'siinmetrica rispetto alla diagonale principale, se,au = aji, E.evidente che una matrice simmetrica coincide con la sua trasposta. D e fin i z ion e 5. Una riiatrjce quadrata nella quale tutti gli elementi non situati sulla ,diqgonale princi pale sono nulli si chiama matrice ,diagonale. Se gli elementi di una matrice diagonale situati sulla dhlgonale "jlrincipale sonouguali all'unita, la matrice si c1;liama matrice unitaria. Designamola con la lettera E: ~ 1 0 ... 0 , E , =? .1.-,:" ? (5) . 0 0 ... 1 D e fin i z ion e 6. Si considerano matrici formate di una sola colonna 0 di una ,sola 'riga: y = IlY1Y2 ... Ym II· (6) , Xm La prima si chiama matrice-colonna, la seconda' matrice-riga. , D e fin i z ion e 7.' 'Due matrici' A e B sono dette uguali se esse hanno un num~ro identico' di righe e di colonne e se i loro uguali, cioe elementi sono tutti· ... corrispondenti .' " .... .' ,. A = B, (7) ';' , 552, TRASFORMAzIONE INVERSA , Segue, dalle equazioni(1) del § 1, Yl = aU x l aI2:j;2, '} (1). Y2 = a2l xi a22 x2 che l'applicazione del piano XiOx2 al'piano y10Y", eunivoca percM ad ogni punta del piano X10X 2 corrisponde un solo punta del piano y10Y2' Se il determinante della matricee differente da zero + + = Iaua2l a121 =1= 0 a22 oppure aUa22 - a2laI2 =1= 0, (2) ., allora, come e noto,' il sistema d'equazioni (1) puo avera un'unica soluzione rispetto ad xi ed x 2: /::. (A) I~~ :~: I au ai2 \ ' \ a2l a22 oppure in forma espHcita , a22 - ai2 ) 'Xl=-Yl +--Yz, I /::. /::. ~ -a2l au: X2=-/::.-Yi Vi' +-/::. 5.53. JI , (3) j I: I' CAPITOLO· VEN'l'UNESIMO MATHIeI A ciascun punto M (Yl' YIl) del piano YI0YIl corrisponde un'de-terminato punto . ¥. (x!., XI!) del p~a~o, xlOXI!' In questa ·caso. l'applicazione (1) €I detta biunivoca (non degenere). La trasformazione(3) delle coordinate (YI' YIl) in coordinate (Xl' XI!) (3) €I detta inversa. In questa caso 1'applicazione inversa €I anche lineare. Notiamo che un'a.pplicazione lineare non degenere ·e detta affine. La matrice della trasformazione inversa €I una matrice che denoteremo con A -1: e hiunivoca percM il determinante e differente da zero: . . A (..4.) della matrice della trasforniazione A 12 . 11 . A(A)= 1 -1 =-3. La trasformazione inversa sara . 1 . ' .. 1 X1="3 Yt+3'Y2, . j- 1 A- i = a22 - ai2 ~ ~ -a2! afi' ~ .. 2 XIl =3' U1-3' YI!' ,- (4) Conformemente alla formula (4), la matrice deJla ,trasformazione inversa sara 1 '1 1 A- ~ Ese m p i (5) I . la trasformazione (1) €I detta degenerej essa non sara biunivoca. Dimostriamo questo, fatto. Cogsideriam() iseguienti duecasi possibili: 1) Se all = aU. = a ll1 = all II , 0,' allora· per ognixi' edXIl ci saranno Yl = 0, Yll = O. 11;1 questa caso ,ad, ogni punta (Xl' XI!) del piano xlOxl! deve corrispondere l'origine. delle coordinate del pia. no y10Y2' . . 2) Supponiamo 'che almeno uno dei coefftcienti ·dellatrasforma':' zione sia differen.'te da zero, per esempio all ::;6: O. ., . Moltiplicando la prima delle equazioni (1) per al!l,<la seconda per ~l e sottraendo otteniamo, tenendo conto della uguaglianza (5): a~i Il'Yi = ai~x1 + a12x2, au Y2 = a21 xi + a22x2; a21Yi- auih . O. (6) Dunque, qua1unque siano Xl ed X 2 , si ottiene per i va10ri Yl ed Y\l l'uguaglianza (6), cioe, it punta cQrrispondente. ,del, piano xlOx\l appartiene alIa retta (6) del piano Y10Y\l~,E evidente che questa applicazione non €I biunivoca. perche a ciascun punta della retta (6) del piano YiOY2 corrisponde un Insieme di punti del piano xpx ll situati sulla retta Yl = ~lX1 + alllx ll • . . . , In ambedue i casi I'applicazione non €I biunivoca. Ese m p i 0 1. La trasformazione 'Ill ~ Y2= 2xl +'x 2 Xl - 554 x'; 33 1 2, '3-3' Se il determinante della matrice A €I nullo: i = e 2. La trasformazione line are iil = Xl 2x2 , h= 2xl+ 4x g degenere percM il determinante della matrice della tra'sformazione 0 + A (A)=I~ !I=o. Questa trasformazione fa corris'pondere a tutti i punti del piano (xl! x2) ipunti della retta Us - 2Yl = 0 del piano (Yl' Us), , ' § 4 OPERAZIONI SULLE MATRICI. ADDIZIONE'DELLE MATRICI D e fin i z ion e I. B.i chiama somma di duematrici II aiJ II e II biJ II aventi 10 stesso numero di righe e 10 stesso numero di colonne Ia mattice II eii II il ~ui elemento ell €I uguale alla somma alj + biJ deg1t. e1ementi corrispondenti delle matrici II au II e II bil II doe II au II se + II btl II = II etl II, (i ~1, 2, ... , m; .j = 1, 2; ~ . " n). Esempio 1. (1) , (2) , , II alli at! a11l1·' + II bu bill' I = II au + bu at2 +b1211. a22 blli bll2 . a2! +b21 allll +b21l . I E deftnita in modo ana1ogo 1a differenza di due matrici. . L'opportunita di una tale definizione di somma di due matrici deriva dalla rappresentazione dl un vettore sotto forma di .una matrice-co10nn a. 555 T . CAPITOLO VENTUNESIMO o pili brevemente Moitiplicazione di. una matrice per un n u mer o. Per moltiplicare una matrice per un nu:tnero 'A, occorre moitiplicare ciascun element~ d.ella matrice per questo numer,? 'A II at'} II = 'II 'Aaij II. 0=11 C21 cli (3) La matrice (9) Se 'A e un numero intero, ·Ia formul8. (3) si ottiene come conseguenz{\ della regola d'addizione di due matrici. bH did u e 0 ill: . , + + .A .I b mi Sv-pponiamo inoltre che sia fatta Ia trasformaziorie del piano y10Yz suI piano zlOzz + Zl bi1Y~ ,bizYz, Z2 = b2iYi +~ b 22Y2 = la cui matrice di 'trasformazione } ai211=llbuau + b 12aa 2i b ai2+ bi2aZ211' 11.11 au a2l a22 bZi au + b ZZ 2i bZi aiZ + bZ2a22 U bit biZ ... bill. au aZi I (5) e detta il prodottodelle matrici(7) e (5) e si scrive bm2 .. . - e + b2i (aUxi + ai2x 2) +b22,(a21x1 + a22x2) ovvero Zi = (buau + ,bi2(z2i) Xi = (b2!aii ,b2ZCz2l) Xi + + (b ii a i2 + b iZa 22)X2, + (b~iai2:'+ b2Za h) X2; (8) } , '!lbii~U+ bi~~2i' a 'b Z1 ii + b ZZaZ1 556 biia12+bi2a22!!. b 2l a I2 b ZZ a22 \ + aM ak2 ... ... akj akn Cin (9) Cmn 11. eij = ,,=i 2} bO.a"i . 1) . (13) ••• Cp ••• L 'elemento Cij della matrice C che rappresenta il prodotto di Bper A, e uguale alIa somma dei prodotti degli elementi che si trovano sull'i-esima riga della matrice B'per gli elementi corrispondenti sulla j-esima colonna della matrice A, cioe allora La matricedella b-asformaz'fone ottenuta Sara . (I aZ2 Cmi Ese m p i Z2 ai2 (6) Si chiede di determinare Ia matrice di trasformazione del piano X10X'l. suI piano zlOzz' Sostituendo l'espressi~ne(4) nelle uguaglianze (6), si ottiene: Zl = bU (a it X l alzx 2) + b i2 (a2i xi + a22x2), = b mk 'Cit (7) Z2 (11) B·A=C. (12) Formuliamo ora Ia r~goia che permette di moltiplicare due matrici A e B, se Ia: prima ha m righe e k colonne, e la seconda k righe ed n colonne . Questa regoia puo essere illustrata schematicamente dalla uguaglianza seguente: a t ric i. Sia u ai2111. ·lla. . a2l a22 (10) C1211. C2Z bzz II o semplicemente . aU x l a12 x Z, } (4) Yz = aZl x l a2Zx 2 una trasform~zione Uneare del piano X~OX2 suI piano y10Yz la cui matrice di trasformazione e Yl bIZ b I2 Esemp io 2. Pro dot t ldATRICI··· 2) 0 (i = 1,2, ... , m; j 3. Siano B=II ~ ~II, = 1, 2, ... , n). A=II~ ~II, . BA~II~ ~II'II~ ~II="II~ ~II, AB=II~ ~II'II~~II~II~ ~II· .557 j.; CAPITOLO VENTUNESIMO , Notiamo qui che BA::fo AB. Siamo guinti dunque allaconclusione seguente: il prodotto delle matrici . non obbedisce alla legge commutativa. una matrice i cui elementi sono formati secondo la,l'egoladi moltiplicazione dei determinanti, e,evidente' che sussiste l'uguaglianza seguente: Ll (AB) ='il(A).Ll (B). (19) Mol tip 1- i c a z ion e per una mat ric e u nit aria. Gome abbiamo detto sopra,_ si cliiama matrice unitaria una matrice i cui elementi della diagonale principale sono uguali all 'unita, mentretutti gli altri elementi sono nulli. Cosl, la matrice unitariadel sec?n~o or dine sara Ese m pi 0 4. Date Ie matrici 00'11 , A= .111~.~~' E=II~ ~l Calcolare AB e BA. Sol u z ion 'e. Trovia~o con 1'aiuto della formula (13): 1.0+0.2+0.1 0.0+2.2+1.1 11 3.0+0.2+0.1 0.1!..j-1.0+0.3 BA= 2.1+0.0+1.3 11 1.1+0.0+1.3 0 (29) Otteniamo" in virtu della regola dimoltiplicazione delle matrici: AB~ Ese m pi "C,.': :M;ATRICI ' cioe ,- AE = A, e anche ,5. Troviamo il prod otto delle matrici: au at2' alII 11·11 bu ,bi2 biS • blli bll2 blls au, all2 ailS bSi bS2 bss I _II == +a11lbbllll + aubu + alllb:.li + aisbS1a U bl1l -a21 bU +a12 b2i + a2S bSl a 21 btll + alSbSll a U blS + alllb2s+alsbssll a21l llll + allsbllll a 21 b13+ a Illlb llS + a2sb3S • S1 puc) ccinvincersene verificando direttamente che per Ie matrici. sono valide Ie relazioni seguenti (k e un numero, A, B, C sono Ie matrici): . (kA).B =A·(kB), (14), (A+B)·C=A.C+B·C, (15) C·(A+B)=CA+CB, (16) A (BC) = (AB) C. (17) EA=A. (22) E facile vedere che n pro'dotto di una matrice quadrata di or dine qualunq;ue per una niatrice unit aria dell 'ordine corrispondente e uguale aIla matrice iniziaIe, cioe sussistono Ie uguaglianze (21) e (22). La matrice unit aria gioca nel prodotto matriciale il ruolo 'dell 'unit a e, per questo e detta unitaria. AIla'matrice unitaria (2) corrisponde Ia trasformazione . Yl =X1I Y2 = icn Ll (A) .. (18) Siccome la moltiplicazione di due matriciquadrate Ae B dB. 558 = X2' Una tale trasformazione si dice identica. Inversamente, ad una trasformazione identica corrisponde una matrice unitaria. In modo analogo viene determinata Ia trasformazione identica per un numero """ . , qualsiasi di variabili. § 5 Segue, dalle reg ole di moltiplicazi6ne di una matrice quadrata A per un numero k e dalla regola che, permette di portare al di fuori del segno di matrice il'fattore comune degli elementi situati sulle colonne di un determinante per una matrice diordine n, che Ll (kA) (21) . TRASFORMAZIONE DI UN VETTORE IN UN ALTRO VETTORE CON L'AIUTO D I UNA MATRICE " Sia dato unvettore X = ;i;ii +x 21 + xak 559 ' _.,c._, __.L- _ _ : _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ __ CAPITOLa VENTUNESIMO MATRICI che scriviamo in forma di matrice-colonna § 6 Xl .X= (1) Xz MATRICE INVERSA Xs Sia dato un vettore X suI quale si operi una trasformazione con l'aiuto della matrice quadrata A il che ci permette di ottenere un vettore Y: Trasformiamole proiezioni di questo vettore con l'aiuto della matrice X=AY. a12 alS a21 a22 a23 a3i a32 aa3 ali A = Yl = aU x l Y2 = a2i x i Ya = aSl x i (2) , + + a13:LJ, } + a22x2 + a2aXa, + aSZ + aa3 a· g,iZX2 (3) X X2 = y~i + ai2x2 + ai3Xa a2l x l + a22 x 2 + a23 Xa aalXl + aa2X2 + a33 x a Yl ¥= Y2 Ya ali Xi X (4) Utilizzando la regola di moltiplicazione, delle matricl,' sflpuo scrivere questa operazione di trasformazione nella forma seguente: ala a2l' a22 a23 aSl aa2 ass ali ai2 Xz - ali x l a2l Xl Xs aSl x i Xi + a12x2 + a13Xa + a22x2 + a2aXs • + a32X2 + (5) a3a Xs (2) A-1A=E. za matriciale (4), qu,ando vengono uguagliati gli elementi delle ,~ , , '" ' matrici a sinistl'a' ed a destra. L'uguaglianza (4) dil la trasfOl;mazione 'del vettore X in un vettare Y con l'aiuto della matrice A. Tutti i ragionamenti concernenti i vettori nella spazio. tridimensionale si possono applicare alIa trasformazione dei v,ettori in uno \ spazio ad un numero qualunquedi; dimensioni. (3) (4) L'uguaglianza (3) 8 della formal X=EX. (5) 'T e 0 rem a 1. SeA -1 e la matrice inversa della matrice Ai! ela matrice inversa della matrice A -1, cioe si ha l'.uguaglianza A~lA=AA-l=E. (6) Il prodotto dt una matrice 'quadrata' per una matrice-colonna da, una matrice-colonna con lo stesso numero di righe. Notiamo che il sistema di uguaglianze (3) deriva dalla uguaglian- = A-lAY. Abbiamo effettuato suI vettore X successivamente una trasforma. zione con Ie matrici A ed A -I, Ci08 abbiamo effettuato una trasformazione con la matrice (A -lA). Come risultato abbiamo ottenuto una trasformazione identica il che vuol dire che la matrice A-I A e una matrice unitaria ' allora A doe, Y=AX. = A-ly. Qui X, Y, AX sono matrici-colonna, A-I e una matrice quadrata. Sostituendo ad ¥ del secondo membro dell'uguaglianza (2) iT secondo mem?ro dell'uguaglianza (1), si ottiene: + Y2~ + Yak, che puo essere scritto in forma di matrice-colonna: I' Supponiamo che il determinante della matrice Asia differente da zero: (). (A) :;zf: O. Esiste aHora una ,trasformazione inversa del vettore Y in X. Questa trasformazione si trova mediante la soluzione del sistema d'equazioni (3) del § 5 rispetto ad Xl' X 2, Xa' La matrice della trasformazione inversa si chiama matrice inversa ,di A e si indica con A-I. Possiamo quindi scrivere X Otteniamo un nuovo vettore y I (1) (6) , .n i m 0 s t r a ~ ion' e. Applichia~o ai due m~mbri dell'uguaglianza (3) la trasformazione per mezzo della matrice A: " AX =A(A-lA)X. In virtu della pro prieta d' associativita del prodotto di matrici si puo scrivere quest'ultima uguaglianza nella forma seguente; AX = (A A-I) AX. Ne segue: AA-l = E.I, (7) II teorema e dimostrato. , 36-0330 561 I I' CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI Segue dalle uguaglianz~ (4) e (7) che Ie 'ma!ric! A ed A- 1 .sono inverse una dell'altra. Rlsulta anche dalle .sumdwate uguaghanze che , (A -1)-1 = A. (8) lnfatti, segue dall'uguaglianza (7) che A-1 (A-l)-1 = E. Confrontando l'ultima uguag!ianza con la (4), si ottiene l'uguaglianza (8). ' , Infatti, in virtu della regola di moltiplicazione delle matrici gli elementi diagonali della matrice 0 sono somma dei prodotti degli elementi di una riga del determinante ilper i corrispondenti complementi algebrici divisa per il determinante fl, cioe sono uguali all'unita. ,Per esempio, l'elemento ell vie.ne determinato nel modo seguente: . " CALCOLO DELLA MATRICE INVERSA 1 1\ (1) au ai2 alS a2i a22 a2S' aSi aS2 ass Dimostriamo che la matrice inversa e Au A2i As! fl D.. fl ..4. - i = Ai2 "fl AiS fl A22 fl A 23 fl o =AA- i = 562 A A + a'2 Ass 3 - = a21 3l + a22 S2 + a2sAss - fl fl fl 0_ _ 0 -fl-' ,II teorema e quindi dimostrato. O'~ s e r v a z ion e. La matrice Au A2i As~ A12 A22 AS2 Ala A 23 Ass .1= (4), di A. La matrice inversa A -1 si esprime, in funzione di A nel modo seguente: A-i=~A. AS2 fl AS3 fl fl AS2 23 - e dettamatrice aggiunta (5) fl(A) (3) Questa uguaglianza deriva dall'uguaglianza (3). Ese m p i o. Data la matrice dove At} e i1 complemento algebrico dell'elemento atj del nante D.. = D.. (A). ' 1 Calcoliamo la matrice 0 uguale al prodotto AA- : Au A2! As! , fl au a!2 ais ' a2! a22 a2S, A!2 as! aS2 aSS . fl A 1S fl, +a (2) =1= O. 1. fl - a ASl C23-~~ Sia data una matrice non singolare au a12 alS A = a2l a22 a2S , aSi aS2 ass + a!2Ai2 + alSA 1S = Ciascuno degli elementi non diagonali e uguale alIa Somma dei prodotti degli elementi di una riga per i complemeriti algebrici di una altra riga divisa per il determinante flj ad esempio, l'elemento c e determinato cosl: 23 §.. 7 fl = fl (,;,4,) = au A u fl A22 AS2 fl fl A23 Ass fl·!l 100 010 001 A_"~ ~ ~II' deter~i- Trovare la matrice inversa A -1 e la matrice aggiunta .1'. Sol u z ion e. Troviamo il determinante della matrice ...4.: d (A) = 5. , Troviamo i complementi algebrici: AH =5, A 2l = -4, As! =2, A 1Z =O, A 2Z =2, A S2 = -1, . 563 A l s=O, A Z3= -1, 'Ass=3. :\1 36* I'i~ I, I'," L i __ MATRICI CAPITOLQ VENTUNESIMO i. Infatti, nell'ultima uguaglianza il primo membro rappresenta il prodotto di due matrici. Questo prodotto e uguale ad una matricecolonna i cui elementi sono definiti dall'uguaglianza (5). II secondo membro rappresenta pure una matrice-colonna. Due matrici sono uguali se i 101'0 eleinenti sono rispettivamente uguali. Uguagliando gli elementi corrispondenti, otteniamo il sistema d'equazioni (1). L'uguaglianza matriciale (5) puo essere scritta nella forma succinta seguente: (6) AX=D. Otteniamo quindi, in virtu della formula (3): 5 4 2 o 5 -5 5 -5 5 2 1 1 o -5 3 5 . Troviamo infine la matrice aggiunta con l'aiuto della formula (4): A=II~ =~ -ill. Ese m pi o. Scrivere in forma matriciale il sistema d'equazioni Xl 2X2 = 5, + 3x 2 x2 ~ 8 A~ aZixi a3ixi aiZx.2 aZZX2 a3ZxZ + + + = aZ3 X a = a33x3 = ai3x 3 dh dz, } a2~ § 9 SOLUZIONE DI UN SISTEMA D'EQUAZIONI LINEARI CON IL METODO MATRICIALE (2) aZZ a23 .' a3i agZ ag3 Xi X= D = (3) X2 ,.' .:: :Xg D~llill' I ~ ;!11·11:; 11=11 ill· d3 au aiZ. ai3 = xoclH (1) consideriamo Ie tre matrici seguenti: , A mil. II dato sistema d'equazioni lineari potra essere scritto nella forma matriciale seguente: Ragioneremo in termini di spazio tridimensionale. Dato il sisteina d' equazioni lineari . + + + X3 Sol u z ion e. Scriviamo separatamente la matrice A d.el sistema, la .matl'ice X delle soluzioni e la matrice D dei secondi memhl'i: . SCRITTURA MATRlcIALE DI UN SISTEMA D'EQUAZIONI LINEARI E DELLE SOLUZIONI DI UN SISTEMA DI EQUAZIONI, LINEARI . aUxi + = 9, + 2x8 = 8. .,' *' Supponiamo che il determinante :della matrice Asia' diverso da zero: ~ (A) O. Moltiplicando a sinistra i due membri dell'uguaglianza (6) del § 8 per la matrice A -1 inversa di A, otteniamo: A:-1AX = A-1D. ' (1), Ma ,J.-1A = E, EX = X, di , dz '. (4) d3 . , Possiamo aUora, utilizzando la; regola di moltiplicazione delle matrici, scrivere il sistema (1) nella segllente formamatriciale: au a12 a13 Xi dl a2l aZ2 azg • X2 dz • (5) ..a3l a32 agg . xi dg I percio risulta dalla (1) che X = A-1D. (2) Quest'ultima uguaglianza puo essere scritta, timendo contodell'uguaglianza (5) del § 7, nel modo seguente: 1 "" X=--AD (3) '~(A) '."1 ~\ 565 1\ ": \ "t•. , I CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI i :' ill oppure in forma esplicita Sol u z ion e. Troviamo il determinante della matrice del sistema: "d ; Au A2L ASi Ai2' A22 AS2 AiS A 2S Ass t" t ,i A(A)=II~ ~ !11=5. di J • (4) d2 ds Determiniamo la matrice inversa secondo la formula (3) del § 7: Moltiplicando Ie matrici del secondo membro, otteniamol Xi X2 Xs + d A +dsAsi +d + , diAiS + dzA23 + dsAss l ' diAU = - - di A12 11 (A) 2 2i 2A22 (5) daAs2 ., , ,! dl A X, U = d,A" ~= X, = d,A" + d2A2l + dsAsl + d~" + dsA .. ' .1, d2 i, I' X1 = a12 ~ ds aS2 ass au ai2 alS ..;-"--~~,:,- X2= a21 a22 a2S aSi aS2 ass au a12 a21 a22 Xs= Ese m p i 0 au di alS a2i d2 a2S aSi d s ass au (ti2 aiS a2i a22 a2S as! aS2 aSS d1 d2 aSi aS2 d s au ai2 a1S a2i a22 a2S aSi aS2 ass 1. Risolvere il sistema d'equazioni 1. 2X2 = 5, 3x 2 X3 = 9, x2 con il metodo matriciale. + + + 2x8 = 8 566 2 1 '5 -"5 1 . 3 -"5 "5 Scriviamo la soluzione del sistem,a (2) in forma matriciale: xii + a.:" + d,A ... J a1S "5 D~II~II ) ,iI a22 a2S 2 -"5 La matrice D sara La soluzione (6) pUG essere scritta in forma di determinanti: , d1 0 A-1= 0 Uguagliando gli elementi delle_ matribi del primo e del secondo membro, otteniamo: i, 4 1 ) i 4 5 2 -5 1 5 -:'5 X2 0 5 X3 0 -5 2 1 3 2 2 1 1.5--:- 5 .9+ 5 .8 9 = 0.5+ 5 .9- 5 .8 8 0.5- 5 1 .9+ 3 5 .8 Uguagliando gli elementi rispettivi delle matrici-colonna a sinistra e(a destra, otteniamo: 4 2 X1= 1.5- .9+ .8= 1, 5 x2=0.5+ : ·9- (7) 4 5 5 ~ ·8= 2, 1 3 xs=0.5- 5 ·9+ ,8=3, 5 Ese m pi 0 2. Risolvere il sistema d'equazioni X1+ 2x2+ X3=0, 2Xi+X2+X3=1, . X1+ 3x2+ X3=2 col metodo matriciale. Sol u z ion e. Troviamo il determinante della matrice del sistema: 12 1 A (A) = 2 1 1 = 1 =F O. 13.1 567 - . " , -----~'"-------.------- -----------------------~- --,.,.--- -----~-~~- --- -------~~--"'---'-'---'-'-'-'---'-'-"=;;;;;;;;~~=:;;;.;;;./ , MATRICI' CAPITOLO VENTUNESIMO Troviamo la matrice inversa: A-l:;= slazione di ~utto 10 spazio considerato come un corpo solido, 0 meglio. una traslaZlOne ed una trasformazione di simmetria. Determineremo la matrice di questa trasformazione. Esprimiamo i vettori unitari e;, 8;, e~ tramite i vettori unita- -2 1 1 -1 0 -1 5 -1 -3 Scriviamo la soluzione del sistema in forma matriciale: Xi -2 1 1 -1 0 1 5 -1 -3 o = e! =CX,Uel e2 = a12el e; = a13el 3 1 = 2 Xa 2 -7 Uguagliando gli elementi delle matrici-colonna a sinist.ra ed a destra, avremo: Xz -------- . Xa = § 10 + a23e2 +, } (3) a3SeS' Qui abbiamo: au =cos (e1o e;), a21 = cos (e2' e1), a 31 =cos(ea, e1), -7. + a21e2 + a31ea, + a22e2+ a32ea, a12 = cos (el' e;), a22 = cos (e2' e~), _a 33 =cos (e3' e;), (4) Scriveremo i nove coseni direttori in forma matriciale: APPLICAZIONI ORTOGONALI. MATRICI ORTOGONALI Siano dati nella spazio tridimensionale due sistemi ortogonali di coordinate (Xl' x z, xa) ed (x~, X;, x~) aventi un'origine comune O. Supponiamo che il punta M abbia Ie coordinate (Xl' x z, xs) ed (x~, X;, x~) per il prhno ed il secondo sistema di coordinate (non e necessario che Ie origini coincidano). Denotiamo con el , e z, e a i vettori unitari sugH assi delle coordi- nate per n primo sistema, e con e~, e~, e; per il secondo sistema. I vettori e1' e z, e3 sono i vettori di base nel sistema (Xl; x z, x s), ed i vettori e~, e;, e; sono i vettori di base del sistema (x~, x;, x;). 'II vettore OM del' primo sistema di coordinate puo aHora esser scritto cosl: (1) OM = Xlel x Ze 2 xse a. + S el = a11 e! e2 = a21 e l e3 = a31 e1 I! I: I 568 (5) + a12e~ + a13e~, } + a22e2 + a23e3, + a3282+ a33e;. (6) E evidente che la matrice S'" e del secondo sistema: Considereremo la trasformazione del punto arbitrario M di coordinate Xl' x z, Xa in un punta di coordinate x~, x~, x~.Si puo dire che si tratta della trasformazione dello spazio (Xl' x z, xa) nello spazio (X;, X;, x~). Questa trasformazione ha la pro prieta che un segmento di lunghezza l si trasforma in un altro segmento della stessa lunghezza l. Un triangolo si trasforma in un triangolo uguale e, di conseguenza, due vettori uscenti da un medesimo punta e forniti, di, angolo 'Ijl tra , di essi si trasforrriano in due vettori di uguale lunghezza e forniti dello stesso angolo 'Ijl; La trasformazione -avente questa pro prieta a 'detta,' ortogonale. Si puo dire che una trasformazione ortogonale implica una tra- a11 a21 a31 a12 a22 a32 a13 a23 a33 Utflizzando Ie relazioni (4) possiamo anche scrivere: + (2) = = au a 12 a13 a21 a22 a23 ' a31 a32 a33 (7) ala trasposta della matrice S. Siccome i vettori e~, e~, e~ sono vettori unitari reciprocamente perpendicola.ri, il loro prodotto vettoriale scalare euguale a ±1. Abbiamo quindi: a 11 a 21 a31 (e1 e;e;) ~ a12 a22 a~2 a13 a23 a33 =± (8) 1. Analogamente possiamo scrivere: (el e2ea) = ~ (8*) = au a12 a13 a21 a22 a23 a31 aa2 a33 569 '];] =± 1. (9) CAPITOLa VENTUNESIMO MATRICI [i Calcoliamo il prodotto delle matrici: i ;! ,I 10 0 aH ai2 alS a2l a22 a2S = 010 =E. aSl aS2 ass 1001 ait a2l a3l S 8* = ai2 a22 a32 alB azs ass Mo.ltiplicando successivamente I 'uguaglianza (15) per e l , e 2 , e s si ottiene: + + (11) + (12) " La matrice trasposta 8* coincide dunque con la matrice inver' sa 8-1 : ,8* = 8-1 • (14) Una matrice che soddisfa Ie condizioni (13) 0 (14), Ci06 una matrice inversa della sua tras osta si dice orto onale. Troviifmo o.ra Ie formu1.e di passagglO e e co.o.rdinate (Xli X2, xs) alle cOllrdinate (x;, x~; x;) .ad inversamente. In virtu delle formule (3) e (6), i secondi membri delle uguaglianze (1) e (2) si possono. esprimere sia tramite la base {ell e2' e s) che tramite la base (e;, e~, e;). Cio signiftca che si puo scrivere l'uguaglianza: . ~ i i + = 'I II Ii Xi el + X2 eZ + xse; xi ei + XiBi xses. (15) Moltiplicando successivamente tutti i termini dell'uguaglianza 0(15) per il vettore B~, poi per n, vettore ed infine per il vettore B; e tenendo conto che e; eiBj = 0 BiB} = 1 Bie; =atlt 11 per i =i= j, } per i =j, ! i, + ,Xi X= X2 I X; Xs i'sis~emi (17) e (18) si po.sso.no. scrivere cosl: X' (13) + + Xi = aHx~ ai2x~ aiSx~, } Xz = aZi xl aZ2x 2 azsxs, (18) Xs = aSixi aS2xi assxs. Dunque, la matrice delle trasformazioni ortogonali (17) e la matrice 8, e la matrice della trasformazione inversa (18) e la matri.,. ce8*. Abbiamo quindi dimostrato. che, in un sistema cartesiano di co.o.rdinate, ad una trasjormaztone ortogonale corrisponde una matrice ortogonale. Si puo dimostrare che se Ie matrici delle trasformazioni diretta' ed inversa (17) e(18) veriftcano Ie relazioni (13) 0. (14), Ci0.6 sono. o.rto.go.nali, la trasfo.rmazione sara pure orto.gonale. Se introduciamo Ie matrici-colonna + In efietti, se denotiamo con Clj gli elementi della matrice di ", prodotto, avremo: Cu = a~1 + a~i + a~1 = 1, } c22=a~2 a:2 a:2= 1, CSS = a~3 + a~s + a~3 = 1, Ci2 = ~ita12 + a2l a 22' aSlaS2 = (eie;) = O. ,Analogamente avremo: CiJ = eiej = 0 per i =l=j (i = 1, 2, 3; j = 1, 2, 3). Dunque, S8* = E. ,I, + + (10) == xi X2 ,X' = 8X, X = 8- 1 X'., (19) (20) (21) Se intro.duciamo. Ie traspo.ste delle matrici (19): X,'* = IIxix2xall;' X* ='llx1xzxslI (22) si puo scrivere X'* = X*8-1, X* = X'*S. (23) § 11 AUTOVETTQRE DI UNA TRASFORMAZIONE LINEARE D e fin i z ion e 1. Sia dato un vettore X: (1) (16) dove + + otteniamo: + + xi = aitxi +'a2i x2 aSlxS, } X2 = aiZxi + a22x2 + aS2XS, ' xi = ai3 x1 a2SX2 aS3xS' + 570 (17) x~ x~ x~ =1= O. Se do.po la trasfo.rmazione del vettore X con l'aiuto della matrice A (vedi (2), § 5) o.tteniamo. un vettore Y: , .. Y=AX:t (2) 571 ' CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI tale ehe Y = AX, (3) dove A 8 un numero, allora il vettore X si ehiama autovettore della matrice A oppure autovettore dellatras!ormazione lineare data; il numero A si diee autovalQre. Determiniamo l'autovettore· x= Xi X2 Xa per la data trasformazione line are 0 per la data matriee A. Perehe il vettoreX sia un autovettore-· della matrice A 8 necessario che si verifichino Ie uguaglianze (2) e (3). Uguagliando i secondi membri di queste uguaglianze, otteniamo: AX = AX (4) o Questa 8 un'equazione di terzo gradodspetto a 'A,~ E~sa si chiama equazione caratteristica della matrice A. Questa equazione permette di calcolare gli autovalori di A. Consideriamo il easo in cui tutte Ie radici dell'equazione caratteristica siano reali e distinte. Denotiamole con AI, 1. 2 , Aa. A eiascun autovalore di 'A, corrisponde un autovettore Ie cui coordinate sono determinate mediante il sistema (7) per un valore corrispondente di A. Denotiamo gli autovettori con 'tl , 't 2 , 't a. Si puo dimostrare ehe questi vettori sono linearmente indipendenti, ci08 nessuno di essi si esprime in funzione degli altri.· Cio significa ehe ogni vettore puo essere espresso in funzione dei vettori 't1 , 1:'2' 't 3 , essi possono essere ei09 presi come vettori di base. . Osserviamo senza dimostrazione che tutte Ie radici dell'equazione caratteristica di una matrice simmetrica sono reali. Ese m p i della matrice 0 -l. Trovare gli autovettori e gli autovalori corrispondenti //! ~ II· AX = AEX, ei08 (5) Sol u z ion e. Scriviamo l'equazione caratteristica e troviamo gli autovalod: 'Segue da questa uguaglianza ehe il vettore X 8 determinato a meno di una eostante. L'uguaglianza (4) si scrive, evidentemente, in forma esplieita nel modo seguente: 1 =0, doe Z -41.-5=0, 1. 1 =-1, J.z=5. 3-J. Troviamo l'autovettore corrispondente all'autovalore J.l = -1 a partire dal sistema d'equazioni (7): (A - 'A,E) X = O. . Ii-I. + + aiZxZ aiaxa ='A,Xh .} aZixi + aZ2x 2 +azaxa = AXz, aaixi + aaZX2 + aa3xa = ?i.xa, aUxi I 8 (1 - AI) Xl 8xl (6) I. + + (3 - = 0, X2 ~) = Xl = X2 Risolvendo questo sistema, troviamo arbitrario. L'autovettore e ° m,' + + = 0, 0. -2m,. ove m 0 2xl 0 8xl X2 = x2 4X2 = e un numero e l'uguaglianza (5) si serive cos1: (au - 'A,) Xi + ~i2X2 ~ aiaXa· . 0, } aZiXj + (a2Z - 'A,) Xz + azaXa = 0, aaiXi +aa2X 2 + (aaa - A) Xa = O. Per l'autovalore 1.. 2 (7) L'autovettore Otteniamo un sistema d'equazioni lineari omogenee per determinare Ie coordinate Xl' X 2 , Xa del vettore X. Perche il sistema (7) abbia una soluzione non nulla 8 necessario e sufficiente che il determinante del sistema sia nullo: au - 'A, a12 a2i aZ2 - 'A, aa2 aai o ~ (A - I.E) = 572 (8) o. (9) = 5 scriviamo il sistema d'equazioni -4x1 x2 = 0, + 8xl e - 2X2 = 0. 'tz=mi+4mj. Ese m p i 0 2. Trovare gli autovalori e gli autovettori della matrice 7 -~ .0 -2 6-2 ° -2 . 5 Sol u z) () n e. Scriviamo l'equazione caratteristica ·7-J. -2 -2 6-J. -2 =0, cioe ~;.,a+18;';z-99J.+162=0. ° ° -2 5+;" 573 - CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI Le radici di questa equazione sono: 1.1 = 3, 1.2 = 6 1.s = 9. Per 1.1 vettore e determinato a .partire dal sistema d'e~azioni 4xi-2x2 =0, -2X1+3x2-2x3=0, -2x2+2xs=0. Ponendo Xi = m, si ottiene x!l=2m, xs=2m. L'autovettore e = 3 I'auto possia~o scrivere: Abbiamo quindi aii ai2 ai3 a2! a22 a2S as! a;2 aS3 'fi=mi+2mj+2mk. Analogamente troviamo: 6 in un sistema di equazioni { . 'f2=mi+ mj-mk, 2 + a12'0 + a13'0, } + a22' 0 + a2S' 0, + aS2' 0 + aSS' O. Ai = a~!.1 o= a2i ·1 o= aSi ·1 Rica'viamo da questo sistema: 1 . 'fs= -mi+mj-T mk. § 12 't'~ =A2't'2, ricav~amo 't[ = At'tt, } 't2 =A2't2, 't; = As'ts , in modo analogo: a12=0, a13=O, . Determiniamo ora la matrice di una trasformazione line are in una base costituita dagli autovettori 't1, 'til' 't a• Per una tale trasformazione debbono veriftcarsi Ie relazioni seguenti: Determiniamo gli elementi di questa matrice. Possiamo scrivere . nella base 't1; 'til' 't3 1 0 • o Siccome il vettore 't'l dopo la trasformazione con It aiuto della matrice A' diventaun vettore 't'~ = At't'I: 't'T = At't't + 0·i2 + O·'t's, 574 o ° e aS3=~S' quindi: 0 A20 Q (5) AS Atxi, Y2= Ys= .(2) a;i aS2 ass + 0·'t'2 + O·'t's = 0 aS2=0, La . trasformazione line are sara y~ = • Ai A"= . a~t a~2 a~3 'tt ---.: 1·'tt a22=A2, a2S=0, La matrice della trasformazione (1) * 't2*, 't*g sono le 'Immaglnl " del' vettor~. 't1' 'til" 't a• . dove 'tt, Supponiamo che la matrice della trasformazione 'sia . a~i a~2 a~3 (4) DaIle relazioni MATRICE DI UNA TRASFORMAZIONE LINEARE PER LA QUALE I VETTORI DI BASE SONO GLI AUTOVETTORI A~ = (3) Se * At = A!! = AS = A (6) la trasformazione line are diventa: yi:i::A*xi, Y2=A*X2, Ys -:- A"'xs. Una trasformazione di questo. genere e detta trasformazione di similitudine. di coefficiente A*. Per questa trasformazione ciascun vettore dello spazio diventa un autovettore con il corrispondente autovalore A*. 575 MATRICI CAPITOLO VENTUNESIMO I I i i § 13 X2 X3 = Xlei + X2e2 + Xaea (1) dato nella base (el' e 2 , e 3 ).. II vettore X si trasforma con l'aiuto . della matrice A in vettore Y: Y = Yi Y2 Y3 = Yl e l + Y2 e2 + Yaea, Y=.AX. 1ntroduciamo neHo spazio considerato una nuova base lega:ia aHa vecchia base dalle formule di passagg~o e~ = bHel + e2 = bl:ie i e; = b13el Supponiamo che nella nuova b2l,e2 + b3le3' } . \ x~ (e~, + b22 e2 + b32e3, + b23e~ + ba3e3' X' =xiei 'I' , ,I: avremo evi.dentemente l'uguaglianza I Y = BY'. + X2 e2 + x;e; =1 x~ (3) Moltiplicando entrambi i membri dell'uguaglianza per B-1, ottenialIl:0 : y' = B-lABX'. (12) e;, e;) (4) • + X2e2 + X3e3 = xiei + X2e2' + x;e;, Ese m pi o. Supponiamo che con l'aiuto della matrice A X3= b31 Xi i, :,'I Q, + si fa~cia una .trasformazi~ne del vettore nella base (el! 8 2, e3)' Determinare la matrwe A' dl trasformazlOne nella base (ei, 8 2, e~) se , , el=ei+ 2e 2+ ea, 82 = 2ei + e2 3e3, e8=e1+ e 2+ ea. + (6) Sol u Z ion e. Qui la matrice B ha per espressione (vedi formule (4) e (9)): B= (7) a, ' ba2 X2 +b33 X B-1=: I?X', 576 = 121 21'1 131 ·Troviamo -Ia matrice inversa (ll (B).= 1): pili I;!emplicemente, X 110 101 011 A= (5) (11) Di conseguenza, la matrice A' di trasformazione sara nella nuova base ·A' = B-1AB. (13) Xi i : i' (10) Sostituendo Ie espressioni (8)e (10) in (3), otteniamo: base il vettore X si scriva: = buxi + b12X2 + b13Xa, } X2 = b21 xi'+ b22X 2+ b23 X ;, f i BY' =ABX'. dove a secondo membroe stata sostituita l'espressione (4). Uguagliando i coefficienti dei vettori el' e 2 , e a a destra ed a sinistra, otte' niamo Ie uguaglianze: '! y' = yi e; 'J (2) , ' X3 Possiamo allora scriyere l'uguaglianza Xlei + y;e2 + y;e;, i Xi (9) . 9uesta matrice. non degener~ ha una matrice inversa B-1 perche 11 slstema (7) posslede una soluzlOne ben determinata rispetto ad x' x;, x;. Se nella nuova base scriviamo i1 vettore Y: 11 Sia X" un vettore arbitrario: = bu bi2 bi3 b2l bZ2 b2a bal b32 b33 = B TRASFORMAZ10NE DELLA MATR1CE D1 UNA TRASFORMAZ10NE L1NEARE QUANDO S1 PASSA DA UNA BASE AD UN'ALTRA X dove -2 -1 1 '0 ,1 1 5 -1 -3 (8) 37-0330 577 "= T . -"'~·'=--~-·"-:"?'~:-1·"-""""-"'-;;' - -- -' - -- -:::.--- -·-::F~~--<"~-<~:--'~--, -~-1 ,I CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICli Inoltre: dove aij sono numeri dati; il coefficiente 2 compare per rendera!:piii semplici Ie formule successive. ;; :; Si puo scrivere l'uguaglianza (1) nel modo seguente:, , , ! ; . II;, -1 -1 2 -1 0 1 " 4 .2-4 Con l'aiuto della formula (13) troviamo in definitiva: ~1· 30 A' = B-iAB = o 10 4 -22 B-iA= F= + dove Dimostriamo ora il seguente teorema. Teo rem a 1. Il polinomio caratteristico (tl primo membra, dell'equazione (8) del § 11) e indipendente dalla scelta della base per una trasformazione lineare data~ Dim 0 s t r a z ion e. Scriviamo due uguaglianze matriciali A' = B-1AB, E = B-1EB,· aiJ Xi (aHXi + ai2x2 + aiSXS) + X2 (a2iXi + Q22X2 + a2SXS) +;": :, Xs (aSi X1 + aS2x 2 + assxs),· (i = 1;1 2, 3; j ~2 = a21 , = 1, (2) 2, '3) sono numeri dati, ed inoltre (3) La matrice ' A = au ai2 ai8 a21 a22 a28 aSi aS2 aS3 (4) e una matrice SlmmetrlCa. , Considereremo (Xl. X 2 , Xs) ~~me" coordinate di un punta nella spazio 0 come coordinate di un vettore nella base ortogonale (el , '(12' e s), dove ell e 2• e s sono, i vettori unitari. . Esaminiamouna trasformazione line are nella base (e e e)' . 1, 2. 8' s~ chiam.a matrice della forma quadratica (1). Questa' dove A ed A' sono Ie matrici corrispondenti aHe diverse basi per una medesima trasformazione lineare" Bela matrice di passaggio, dalle coordinate nuove a quelle vecchie, E e la matrice unitaria. Otte- ' niamo da queste: A' - ').E = B- 1 (A - 'AE) B + + + + . X~ = aUx1 ai2X2 ai8xS, } X2 = a21 x1 a22x2 a28xS' Xs = a81 Xi a82 x2 a8SxS' . La matrice di questa trasformazione coincide con la matrice della forma quadratica . Determiniamo in seguito due vettori: Passando daUe matrici ai determinanti ed utilizulndo la regola di moltiplicazione delle matrici e def determinanti. otteniamo: A (A' ~ 'AB) = A (B- 1 (A - 'AE) B.) = A (B-1). A'(A-'AE) A (B). .·Ma A (8-1) A (B) = A (B- I B) = A (E) =1 L + + Di conseguenza, ! .; (6) A (A' - 'AE.) = A (A - 'AE). In questa uguaglianza abbiamo a sinistra. ed a destra i polinomi caratteristici delle matrici della trasformazione. II teorema e dimostrato. X~ X"= X; X;._ § 14 FORME QUADRATICHE' E LORO TRASFORMAZIONI D e fin i z ion e 1. Si chiama forma quadratica in piuvariabili un polin'omio omogeneo di secondo grado in queste variabili. Una forma quadratica nelle 'tre va,ria.bili Xl' X 2, Xs sara data da (1) 578 {I (7) Scriviamo la trasformazione (5) nella forma I X' = AX. (8) Si pub aHora esprimere la· forma quadratfca (2) come il pl'odotto seal are di questi vettori: . F'X·AX. (9) ~iano e;. ~~. e;. gli autove~tori ortogonali della trasformazione (8) corrIspOndentl agh autovalorl 'At, 'A 2• '\3' Si puo dimostrare chs sa 579 37* CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI la matrice e simmetrica, esiste allora una base ortogonale composta dagli autovettori della matrice A. Facciamo la trasformazione (8) nella base (e;, e~, e;). La matrice della trasformazione sara allora diagonale in questa base (vedi § 12): Ivi 0 0 ..1= 0 IvzO (10) 0 Iva Si puo dimostrare che applicando questa trasformazione alla forma quadratica (1) si puo ridurre quest'ultima' al tipo Se A e una matrice quadrata d'ordine n, il rango k di questa matrice soddisfa la relazione k ~ n. Come abbiamo detto sopra, se k = n la matrice si dice non singolare (regolare), se invece k < n matrice si dice singolare. . Per esempio, Ia matrice o F = Iv~~ + Iv~~ + 1v;X~: Le direzioni degli autovettori e;, principali della forma quadratica. e~, e non, singoIare perche n r (11) = perche II (A) 3, k = 2. = 010 001 11 0 1 0; Ia matrice deU'esempio 2 * La nozione di rango d'una matrice trova largo impiego nella teoria dei sistemi d' equazioni lineari. Si ha il teorema seguente: Teo rem a 1. Sia dato un sistema d' equazioni lineari e; sono dette direzioni aU x l aZl x l aal Xl § 15 RANGO DI UNA MATRICE. ESISTENZA DELLE SOLUZIONI DI UN SISTEMA D'EQUAZIONI LINEARI + aiZx 2 +;a13X3 == bi~ } + +~azaX3 = b2, + aa2x 2 +.aa3Xa = ba• aZZx 2 (2) 1. Sia data la matrice 0 au e la matrice orlata a12 a13 ai~ r;;;l bf, au af2 ala aZl a22' 223 b2 aa! a32 a33 b3 a2i a22 aZ3 aZ4 a3i a32 aS3 aS4 Si ottengono i minori del terzo or dine di questa matrice doro aver soppresso una colonna e sostituito il simbolo II II della matrice con i simbo10 I I del determinante. Ve ne sono quattro. Si ottengono i minori del secondo ordine dopo aver soppresse due colonne ed una riga. Ve ne sono 18. I minori del primo ordine sono 12. Ese m pi e 2. La soluzione del sistema (1) esiste, se il rango della matrice A e uguale al rango della matrice B. Il sistema non ha 'soluzione se il II! !: I 580 581 . Si chiama rango di una matrice A,;:, ~e!f~~1Itlllinore non nullo della matrice A. . 0 .1 (3) rango della matrice A e inferiore al rango della matrice B. Se a'rango delle matrici A e B e uguale a 3, il sistema ha un'unica soluzione . Se il rango delle matrici A e B e uguale a 2, it sistema ha un'infinita di soluzioni, e in questa caso due delle incognite si esprimono in funzione · 'della terza che ha un valore arbitrario. Se il rango delle matrici A e B e 1, ... a sistema ha un'infinita di soluzioni, e in questo caso due delle incognite hanno valori arbitrari . e la terza si esprime in funzione di esse. Si verifi.ca facilmente la validita di questo teorema sulla base dell' analisi, ben nota in algebra, delle soluzioni del sistema d' equaz~oni. Q~est.o teorema e valida per i sistemi di un numero qualunque dl equazlom. . .n e fin i z ion e 2. .:,;"",-1-1 or4i:c\t. (1) 'lntroduciamo la matrice del sistema D e fin i z ion e 1. Si chiama minore di una matrice A il .determinante formato dagli elementi rest anti della matrice dopo la soppressione di qualche sua riga 0 di qualche sua colonna. Ese m p i e singoIare 2. E fa6ile varificare che il rango della matrice 1 -1 0 2 0 1 1 1 1 E sempi 0 3. II rango della matrice , " I CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI § 16 L'uguaglianza (3) puo essere scritta in modo pill conciso nella forma simbolica seguente: DERIVAZIONE ED INTEGRAZIONE DELLE MATRICI Sia data una matrice II au(t) " i cui elementi alJ (t) sono funzioni di una variabile indipendente t: . :t II = ~2! (~) • ~22. (~! ,,:'. ~2~ (~) (1) ami (t) am2 (t) •.• amn (t) 0, II pill semplicemente: a (t) " = II aij (t) II (i = 1, 2, ... , mj j = 1it 2, ••• ~ n). (2) Supponiamo che gli elementi di questa matrice abbiano derivate dau (t) , dt ... , damn (t) dt daB da12 dt dt dain dt d -lIa(t) II~ da2i da22 dt dt dt da2n dt li~ .!. {II ali (t + At)" - II aii (t) II} = lim II ali (t At-+o At-+O + At)I 1 - aU (t) \1 = t. '11 lim ali (t + At) - au (t) II'~ . 582 I1t 3:-." a (t) II = II 3:-. a (t) II. dt "dt (5) E pill comodo talvolta utilizzare al posto del simbolo di derivazione ~ dt il "simbolo Dj l'uguaglianza (5) si scrive allora: D II a "II = II Da II. (6) D e fin i z ion e 2. Si chiama integrale d'una matrice II a (t) " e si denota con ~ "a (z)" dz to la ~atrice i cui elementi della matrice inizialet SODO uguali agli integrali degli elementi t to t a ~ II (z) " dz = (:?) Osserviamo che questa definizione di derivata di una matrice si ottiene in un modo naturale, se si aggiunge alle operazioni gilt introdotte di sottrazione delle matrici e di moltiplicazione di una matrice per un numero (cfr. § 4) l'op.erazione di passaggio al limite: At-+O (4) t ~ au (z) dz ..... dami dam2 damn - - - ... dt dt dt . ali (t)" t D e fin i zi 0 n e 1. Si chiama derivata di una matrice " a (t) " la. matrice denotata con : t II a (t) II i cui elementi sono Ie derivate p.egli elementi della matrice II a (t) II, cioe I1t :t o ancora au (t) ai2 (t) ... ain (t) ~ " at! (t)ll II = II a (t) to . . .t ) ain(Z) dz " to t ) a2i (z) dz ... ) a2n (z) dz :0. . . . . ••• t~ t t ) ami (z)dz to'. (7) ••••• .•. \' amn (z) dz io o in modo pill conciso: t J"a (z) " dz = to t" II ~ ali (z)dz II , t.o oppure ancora t . t ~ lIa (z) " dz = II ~ a (z) dz II. t Ilsimbolo to' to (9) J' ( )dz viene sostituito talvolta con una sola lettera, per esempio c~~ S. In questa caso si pUO, per analogi a con "(6), scrivere I 'uguaglianza (9) nel modo seguente: . S " a " = 583 II Sa II. (10) ._ .. l._._~.~_~_~ __ _____________ ._~ ___________ ~ __________ ~. CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI § 17 Scriviamo la matrice dei coefficienti del sistema d'equazioni differenziali: SCRITTURA MATRICIALE DI UN SISTEMA D'EQUAZIONI DIFFERENZIALI - E DELLE SOLUZIONI DI UN SISTEMA D'EQUAZIONI DIFFERENZIALI A COEFFICIENTI COSTANTI Consideriamo 'un sistema di n equazioni differenziali lineari a n f'unzioni incognite Xl (t)t X2 (t), ••• , Xn (t): dXi - + ai2X2 + ... + ain Xm -dX2 = a2i x i + a22x + .... + a2n Xn, -dt = aU x i l ) 2 dt (1) aiJ Utilizzando la regola di moltiplicazione delle matrici (vedi § 4), possiamo scrivere il sistema d'equazioni differenziali (1) in forma matriciale: dX I i au ai2 ... ain Xi dt dX2 dt - a2i a22 ... X2 a2n ani a n2 ••• ann o semplicemente~ in virtu della regola di derivazione delle matrici, -llx(t) 11=llallllxll. dt (2) Xn (t) dXi dt I ~;II= 584 -=ax, dt dove x si chiama anche soluzione vettoriale, ' della matrice II ali II. Sia (7) a e la notazione breve (8) . dX2 dt (3) dX n dt (6) Quest'ultima uguaglianza puo essere scritta ancora piu semplicemente: dx Questa e la matrice delle s9luzioni 0 1a soluzione vettoriale del sistema (1). Definiremo in seguito la matrice delle derivate delle soluzioni: ) (5) Xn d ,II~II ' :2(t) Ii, '. dt Xi (t) ., ,', dx~ sono costanti. Introduciamo :le notazioni: '£..,. ,i '1 ~... ~n;X; ~ ~.,~, ~. :. ~ ~n~~n.· J I coefficienti (4) -« dove CGi sono numeri. Cercheremo l'insieme delle so1uzioni del siste~a d'equazioni differenziali sotto forma (vedi formule (2), § 30, cap. XIII) II xl/ = ekt 1/ ex 1/, 585 . (9) CAPITOLa VENTUNESIMO Scriviamo il sistema (14) per determinare i valor! aill,a~ll per la radice k1=1: (2-1) aill+2a~1l=O, ail) + (3 -1) a~l) = O. " 1 Ponendo aill = 1, otteniamo a~ll = - 2' . In modo analogo troviamo ai2) ed a~2) corrispondenti alIa radice k2 =4. Qtteniamo: Possiamo "ora sCfivere la soluzione del sistema in forma matriciale [formula (17)]: 1 1 1/ 1 ·11 II:: 11= ~:::t _L 2 o nella forma abituale: X1=C 1et +C2 e4t ," 1 xII= -2" Cte t C2e4t • +. " Ese m p i 0 2. Scrivere in forma matriciale il sistema e la soluzione del sistema d'equazioni differenziali " dx " -i-=xhil dXII n_ Cit=Xt+=2, dxs MATRIeI di conseguenza, ki=1, k2=2, ka=3. Determiniamo ail), a~ll, aAI) corrispondenti alIa radice kr=1, a partire dal sistema d'equazioni (14): ail) a~ll = 0, ail) +a&l) + 2a~1l = 0, e troviamo ail) = 1, a~l) = -1, a~l) = O. Determiniamo ai21 , a&21, a~21 corrispondenti alIa radice kg = 2, a part ire dal sistema "" 2""':'a§21 =0, 21 a1 =0, a121 + a~2) + a~21 = 0, e troviamo: ai21 = 0, a~21 = 1, . a~21 = -1. Determiniamo alsl , a~SI, a~8i corrispondenti alla radice ka =3, a partire dal sistema -2aiSI =0, aiS) - a~S) = 0, aiS) + a~SI = 0, e troviamo: aiSI = 0, a~S) = 0, afiSI = 1. Scriviamo la soluzione del sistema in forma matriciale [vedi formula (17)J + 1 " lit =Xi+ X2+:3.XS' Sol u z ion e. Scriviamo la matrice del sistema 100 A=;= 120 113 Di conseguenza, il sistema d'equazioni si scrive nella seguente forma matriciale [vedi equazione(5)]: o -1 o nella forma abituale 1 /l:1=C 1et , XII = -C1et+C2e2t, Xa= -C2 e2t Cae3t • + § 18 dxt at dX2 Cit dXa Cit 0 0 1 0 ~ 10 1 1 20 113 Scriviamo l'equazione caratteristica (16) e troviamone Ie radici: 1-k 0 0 1 2-k 0 =1, cioe (1-k) (2-k)(3-k)=Oi 1 1 3-k 588 SCRITTURA MATRlqIALE DI UN'EQUAZIONE LINEARE/ " DI OR1)INE Ni Sia data un'equazione a coefficienti costanti fdn ............ dn-1 differenziale line are di· ordine n n-2 X b- X ,......'" d x '" ~I ~ ...--=a ~dtn n --+a~-l"--+ dtn-1 J n- dtn-2 . • • +atx'. t"1 (1) Osser-namo che nel corso della nostra esposizione sivedra quant.o 589 . ...':' I CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI sia comoda la numerazione adottata dei coefficienti. Poniamo Ese m·p io. Scrivere in forma matriciale l'equazione d2x dx 7t2=P'dt +qx. ) Sol u z ion e. Poniamo x = Xi; . avremo alIora dXl -"--d =x2, • t . . . . . . . . . . . . . .. " 1 - -n = Xn , dxdtdx . ~ = aixi dt ,. , dX2 -at=PX2+qXl' j (2) II sistema d'equazioni si scrivera in forma matriciale cosl: dx j d~2 ~ II ~ ~ 11·/1 ;~ II- ..' + a2x2 +. ... + anXn o -at Scriviamo la matrice dei coefficientidi questo sistema § 19 0100 ... 0 001 0 ... 0 lIa*lI- ......... . (3) ' - 0 0 0 0 ... 1 ai a2 aa at, •..• an Possiamo aHora scrivere il sistema (2) analogamente aHa formula (5) del:§ 17: dXi 0 1 0 0 Xi dt dX2 dt 0 0 1 . ~. 0 dXn-i dt Supponiamo si chieda di trovare la soluzione di un sistema d' equazioni' differenziali lineari a coefficien~i variabili d .i:! dt = au (t) Xl + a12 (t) X2 + ... + aln (t) Xn, X2 (4) 000 . RISOLUZIONE DEI SISTEMI D'EQUAZIONI' DIFFERENZIALI LINEf\.RI A COEFFICIENTI VARIABILI CON IL METODO DELLE APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE ED UTILIZZANDO LA SCRITTURA MATRICIALE 1 dX2 = a21 (t) Xl dt . + a22 (t). X2 + ... + a2n (t) ). Xm .. ......... ........ dx· ~ dt = ani. (t) Xi + an2 (t) X2 + . + ann (t) Xn, (1) cbe soddisfa Ie condizioni iniziali Xl C) semplicemente .E..llx 11= lIa* 1I·llxlI.. (5) dt Si trova poi la sohizione proceden'do in modo analogo come n~l § 17, percM l'equazione matriciale (5) rappresen,ta u,n caso .part~) colar~ dell'equazione (6)del§ 17. 590 = XI0, X2 = X20, ••• , Xn = XnO. per t = to. (2) Se accanto alla matrice dei coefficienti del sistema ed alla matrice delle soluzioni consideriamo la matrice delle condizioni iniziali . X10 (3) 591' CAPITOLO VENTUNESIMO MATRICI sl potra. allora scrivere il sistema d 'equaiioni (1) con Ie condizioni iniziali (2) nel modo seguente: ' Possiamo aHora, utilizzando 1'operatore S, scrivere Ie uguaglian· ze (9) nel modo seguente: I .,' + S (axo), X2 = Xo + S (axf) = Xo +S (a (xo + S (axo»)! (4) Xi = Xo con Ie condizioni iniziali (5) II x II = \I Xo II per t = to· Qui II a (t) II indica nuovamente la matrice dei coefftcienti del ~iste:na: . Risolveremo questo problema con il metodo delle approsslmazlOUl successive. ' Per semplicita applicheremo g metodo delle approssimazioni successive anzitutto ad una equazione lineare del primo ordine (vedi cap. XVI, § 26): Si chiede di trovare la' soluzione di una equazione dx . (6) -=a(t)x dt Xg = Xo + S (a (xo + S (a (xo + S (axo»»), d dx Ilx II = II a(t) 11·llx II con Ie condizioni iniziali x = Xo per t = to. xm = Xo + S (it (xo + S (a (xo + S (a (xo + S (a • •• »»»). Sviluppando Ie parentesi, avremo: Xm = Xo m volta + to~ a (z) x (z) dz. I .! l Xi = Xo + to~ a (z) Xo dz, X2=XO+ . :: I; Jo a(z)xi(z)dz, ....... SaSa .. . Sa m volte \ ( ) dz. . (9) x= (t - to)m ml . . [.1 + a t - 1 to + a2(t. -:-21 to)2 + •••. + am (t -mlto)m + ... ] Xo " .0 . $ . xoeaCt-to). . (13) II metodo di risoluzione di una' equazione (6) che abbiamo esaminato si.applica alla risoluzione deL~istema (1) con Ie condizioni iniziali (2): II sistema (1) con Ie condizioni iniziali (2) si scrive in forma (10) to 592 a . In questo caso, la (12) diventa: Introduciamo, per abhreviare l'operatore d'integrazione S S ( )= ~ m '-_---.-_----''= ) t t a (t -to), SaSa = a2S (t _ to) = a2(t - t o)2 , .: 2 + ~o a (z) Xm-i (z)dz, ................ " (11) Sa = aS1 (8) . . . . . . . . . . . . . .. 1 Xm = Xo xm =[1 +Sa +SaSa + ... +SaSa ... Sa]xo. ' -_ _._--' " Ahhiamo dimostrato in precedenza (nel § 26, cap. XVI) che se al.(t)e una funzio~e co~tinua, la successione {xm} converge. II limite ' dl questa succeSSIOne e una serie convergente: x = [1 + Sa + SaSa + ... J Xo. . (12). o s s: e r v a z ion e. Se a (t) = cost,' la formuia (12) assume una forma semplice. Infatti, in virtu della (10), possiamo scrivere: Risolveremo questa equazione con il metodo delle approssimazioni successive: ·t otteniamo: m volte Partiremo dall'ipotesi che a (t) sia una funzione continua. Come estato indicato nel § 26, cap. XVI, la soluzione dell'equazione differenziale (6) con Ie co:ndizioni iniziali (7) si riduce aHa soluz~one dell 'equazione integrale X = Xo --' ecostante), ,Portando Xo al di fuori delle parentesi (xo (7) t + Saxo + SaSaxo + SaSaSaxo + ... +'SaSaSa . .. Saxo. ---. 38_0330 I 593 : MATRIC! CAPITOLa VENTUNESIMO matriciale nel modo seguente: d ' dt IIxll=lIa(t)lIllxll con Ie condizioni iniziali II x II = II Xo II (14) , it interessante not are la circostanza seguente. Se i coefficienti del sistema (1) sono costanti, si puo scrivere allora, utilizzando la regola chepermette di portare al di fuod del simbolo di matrice un fattore comune a tutti gli elementi della matricel): 8 , (15) per t = to. Utilizzando la regola di moltiplicazione delle matrici e di integrazione delle matrici, si puo ridurre la soluzione del sistema (14) con la condizione (15) aHa soluzione dell'equazione matriciale integrale , Ilx(t) 11= [IIEII + t 1 tOllall + (t t II Xm (t) II = II Xo II + ~ II a (z) 1111 Xm-t (z) II dz. to (17) Portando successivamente Ie ,approssimazioni successive sotto il segno d'integrazione, si pUO esprimere la soluzione del sistema in forma matriciale nel modo seguente: ZI to to II x (t) II = II Xo II + ~ II a (Zt) II (II Xo II + ~ II a (Z2) II (II Xl} II + t IIx(t)II=llxolI+ to~ II a (Z1) II II xoII dZ1. + ... + (t -mlto) mII a IIm +... ] II Xo II· (21) Quest 'ultima uguaglianza si scrive simbolicamente nella maniera seguente: II x(t) II = e(t-to) \I a II11 Xo II. (22) r II a (212) 1111 Xo II dz z dZ i + . .. + (18) + ... ] n· L'operatore tra parentesi quadre viene denotato di solito con una sola le,ttera. Denotiamolo con ~lr~fI. L 'uguaglianza (19) si scrive aHora brevemente cosl: II x (t) II = ~lr~h) \111 Xo II. 594 A= Y1=3x1+2x2, Y2= 7x 1+ 5x2': Utilizzando l'operatore d'integrazione S, si possono scrivere Ie uguaglianze (18) nel modo seguente: II x (t) II = [II E II S II a II S II a liB II a II II Xo (19) + ;;ollla I12 + ... , ESERCIZI 1. Trovare la matrice della trasforma4. Date Ie matrici zione inversa della trasforma1 2 3 zione lineare oppure + I'll a (211) II 21 Nel caso di coefficienti costanti la formula (19) diventa: Troviamo Ie approssimazioni successive , t (t - to)211 a 112, 8 II a liS II a 118 II a 11= (t - to)3 11 a 113, ecc. 31 (16) to , 1 8 II a 118 II a II = __ t Ilx(t) II = II xoII + ~ lIa (z) 11·llx (z) II dz. lIa 11= t - tOllall, (20) RiSP'II_~ -: II. 2. Trovare la matrice dellatras£ormazione inversa Y1=Xi- XZ. Y2=xi' RtSP./I_~ !II· 3. Calcolare i1 prodotto delle matrici 1/1: I~ !/1·11: _~ II· Rtsp. =:fl· 2 0 1 3 -1 1 I i " e 507 1 2 3 , -1 0 2 calcolare i prodotti AB e BA. 4 4 19 Risp. 9 0 16 e 13 -2 20 B= 26 3 14 -1 22 8. 5 -4 -1 1) •Q~i lasciamo ~~ parte il problema del passaggio aI limite per fare 1e operaZlOnl 'sulle matrlCI. 595 38* CAPITOLO VENTUNESIMO + 6. Abbiamo la matrice ..4. = 10Xl+ 5x2+:l:3=11,5 e calcolare xii X2, :1:3' Xl 11 -4 Risp. X2 -25 9 3 X 11 +5..4.. Risp·II!~ !~ \1· 1:'1 2+ X3=20, $1+ 3x2+ X 3=30 . in forma matriciale e calcolare $3· -2 -1 - 1, 0 5 -1 X3 1 1 X -3 10 :x 20 , x1=3Q, x2=20, 30 =-60. , , {~':' . Laplace d:> (x) = 11> (px) '. :I: I <I> (:I:) I A I 'a, (:I:) I 0,0000 269 0,0269 269 I A 0,0564 561 O,to 0,1125 555 0,0538 268 0,15 0,1680 547 0,0806 267 0,20 0,2227 536 0,1073 266 0,25 0,2763 523 0,1339 265 0,30, 0,3286 508 0,1604 262 0,35 0,3794 490 0,1866 261 0,40 0,4284 471 0,2127 258 0,45 0,4755 450 0,2385 256 , 0,50 0,5205 428 0,2641 252 +:'4$ -0 .~:-. 0,55 0,5633 406 0,2893 250 Risp. x1=C1e2t+C2e-2t, X2= -2(C1e2t-Cze-2t). 0,60 0,6039 381 0,3143 246 0,65 0,!l420 358 0,3389 243 0,70 0,6778 334 0,3632 238 Rtsp. l\l'on ~sistono, Trovare ,gli autovettorl della matrice at ." e- t2 dt e della funzione ridotta di 0 0,05 dt .' dX2 ;. y n 564 dx! 0 --+X2= , :1:3= 1:- J 0,0000 400 0,4 () 004 R isp. Tutti i vettori sono autovettori. 14. Risolvere con il metodo matriciaIe il sistema d'equazioni differenziali lineari 2X1+ X Valori della funzione <D (x) = 0,00 I ~~~ ~ ~~~ ~II· fs', Tabella 1 :I: k1 vettore arbitrario che 'soddisfa la condizione (1:'11:'2) = 0, m e un numero arbitrario. ' 12. Trovare gli autovettori della matrice' + 2X2+X8= 10, X1 ,Risp. X2 = 6, kg = ks = -3; . + = m't 2"1 mJ - mk , 't'2'e un Risp. -25 9-2 15 -5 1 '9. Scrlvere Ie soludon! del ,sistema d'equRzioni ZI, X2, J J 1 2-4 2 -2 -2 -4 -2 1 S. Calcolare la matrice inversa A-I, 111 :se ..4. = '5 4 3 . Risp. 10 5 1 11 -4 1 Xi 1 11. Calcolare gli autovalori e gl autovettori della matrice Calcolare A2+ , -2 X xl=O,5, x2=1, X3= 1,5. 11,5' ~I1~ ~~ II· I ~ :II· 1 15 -5 II! !II· Calcolare la matrice ..4. 2• Risp. '7. Sia..4. APPENDICI 10. Scrivere in forma matriciale la soluzione del sistema di equazioni :l:1+:l:2+ X 3=3, 5Xl +43: 2 +3:1:3= 11, 1 .2 3 '5. Abbianio A= 5 7 10 4 3 1 E e la matrice unitaria del terzo ordine. Calcolare la matrice A 323 +2E. Risp. 5 9 10 • 4 3 3 ': . ' 597 , .-.--~ .. - - - - - - - - <l> (x) I ll. . ""', '., ~,-. ,'~. I <i> (x) I ll. x I <l> (x) I ll. I <i> (x) I 309 0,3870 235 2,00 0,9953 10 0,8227 105 0,80 0,7421 286 0,4105 231 2,05 0,9963 7 0,8332 102 0,85 0,7707 262 0,4336 226 2,10 0,9970 6 0,8434 96 0,90 0,7969 240 0,4562 221 2,15 0,9976 5 0,8530 92 0,95 0,8209 .- 218 0,4783 217 0,9981 4 0,8622 87 1,00 0,8427 197 0,5000 212 . 2,20 2,25 0,9985 3 0,8709 83 1,05 0,8624 178 0,5212 207 , 2,30 0,9988 3 0,8792 ' 79 1,10 0,8802 159 0,5419 201 , 2,35 0,9991 2 0,8871 74 1,15 0,8961 142 0,5620 197 2,40 0,9993 2 0,8945 71 1,20 0,9103 126 0,5817 191 ',2,45 0,9995 1 0,9016 66 1,25 0,9229 111 0,6008 186 2,50 0,9996 1 0,9082 64 1,30 0,9340 98 0,6194 181 2,55 0,9997 1 0,9146 59 1,35 0,9438 85 0,6375 175 2,60 0,9998 0,9205 56 i 1,40 0,9523 74 0,6550 169 2,65 0,9998 °1 0,9261 53 ! 1,45 0,9597 64 0,6719 164 2,70 0,9999 0,9314 50 1,50 0,9661 55 0,6883 159 2,75 0,9999 0,9364 46 2,80 0,9999 ° °1 0,9410 44 2,85 0,9454 41 1,55 0,9716 47 0,7042 153 1,60 0,9736 41 0,7195 147 • ! 1,65 0,9804 34 0,7342 143 ' 2,90 0,9495 39 1,70 0,9838 29 0,7485 136 2,95 0,9534 36 1,75 0,9867 ' 24 0,7621. 132 3,00 0,9570 33 1,80 0,9891 20 0,7753 126 3,05 0,9603 32 1,85 0,9911 17 0,7879 121 3,10 0,9635 29 1,90 0,9928 14 0,8000 116 3,15 0,9664 27 1,95 0,9942 11 0,8116 111 3,20 0,9691 25 598 .. 1,0000 599 i I 0,7112 : . ll. 0,75 " ",' Tabella 1 (segue) Tabella 1 (segue) j . APPEN:bICI APPENDICI x , I ! : ; '\ ' APPENDICI APPENDICI Tabella 1 (segue) x , I II> (x) I A I tD (x) 3,25 0,9716 3,30 0,9740 3,35 0,9761 3,40 9,9782 3,50 0,9818 .- 3,60 0,9848 3,70 0,9874 3,80 0,9896 3,90 0,9915 4,00 0,9930 4,10 0,9943 4,20 0,9954 4,30 0,9963 4,40 0,9970 4,50 0,9976 4,60 0,9981 4,70 0,9985 4,80 0,9985 4,90 0,9991 5,00 0,9993 5,10 0,9994 ; 5,20 0,9996 5,30 0,9997 5,40 0,9997 600 I Valori della funzione f (x)=y_ e . 2n A x 24 21 21 36 30 . 26 22 19 15 13 11 0,00 0,05 0,10 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 0,55 0,60 0,65 0,70 0,75 0,80 0,85 0;90 0,95 1,00 I t (x) 1/ 0,3989 0,3984 0,3970 0,3945 0,3910 0,3867 0,3814 0,3752 0,3683 0,3605 0,3521 0,3429 0,3332 0,3230 0,3123 0,3011 0,2897 0,2780 0,2661 0,2541 0,2420 x 1,05 1,10 1,15 1,20 1,25 1,30 1,35 1,40 1,45 1,50 1,55 1,60 1,65 1,70 1,75 1,80 1,85 1,90 1,95 2,00 2,05 I t (x) I 0,2299 0,2179 0,2059 0,1942 0,1826 0,1714 0,1604 0,1497 0,1394 0,1295 0,1200 0,1109 0,1023 0,0940 0,0863 0,0790 0,0721 0,0656 0,0596 0,0540 0,0488 I x __ Valori della funzione II> (x) = 1 yn- 6 3 3 2 1 2 1 ° 3,10 3,15 3,20 3,25 3,30 3,35 3,40 3,45 3,50 3,55 3,60 3,65 3,70 3,75 3,80 3,85 3,90 3,95 4,00 e 2 f (x) 0,0033 0,0028 0,0024 0,0020 0,0017 0,0015 0,0012 0,0010 0,0009 0,0007 0,0006 0,0005 0,0004 0,0004 0,0003 0,0002 0,0002 0,0002 0,0001 Tabella 3 x_-=- J I x dz o x 5 4 II 0,0440 0,0396 0,0355 0,0317 0,0283 0,0252 0,0224 0,0198 0,0175 0,0154 0,0136 0,0119 0,0104 0,0091 0,0079 0,0069 0,0060 0,0051 0,0044 0,0038 9 7 2 t (x) 2,10 2,15 2,20 2,25 2,30 2,35 2,40 2,45 2,50 2,55 2,60 2,65 2,70 2,75 2,80 2,85 2,90 2,95 3,00 3,05 Tabella 2 -.,=: 1 • 0,00 0,01 0,05 O,iO 0,15 0,20 0,25 0,30 0,35 0,40 0,45 0,50 0,55 0,60 0,65 0,70 0,75 0,80 0,85 0,90 I II> (x) 0,0000 0,0040 0,0199 0,0398 0,0596 0,0793 Oj0987 0,1179 0,1368 0,1554 0,1736 0,1915 0,2088 0,2257 0,2422 0,2580 0,2734 0,2881 . 0,3023 0,3159 /I ·x I 0,95 1,00 1,05 1,10 1,15 1,20 1,25 1,30 1,35 .1,40 1,45 1,50 1,55 1,60 1,65 1,70 1,75 1,80 1,85 iii(X) 0,3289 0,3413 0,3531 0,3643 0,3749 0,3849 0,3944 0,4032 0,4115 0,4192 . 0,4265 0,4332 0,4394 0,4452 0,4505 0,4554 0,4599 0,4641 0,4678 601 1/ x 1,90 2,00 2,iO 2,20 2,30 2,40 2,50 2,60 2,70 2,80 2,90 3,00 3,20 3,40 3,60 3,80 4,00 4.50 5,00 I II> (x) 0,4713 0,4772 0,4821 0,4861 0,4893 0,4918 0,4938 0,4953 0,4965 0,4974 0,4981 0,49865 0,49931 0,49966 0,499841 0,499927 0,499968 0,499997 0,500000