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STORIA
IL CONGRESSO DI VIENNA E LA RESTAURAZIONE
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Tra l’autunno 1814 e il giugno 1815 le potenze europee che avevano sconfitto Napoleone si
riunirono nel cosiddetto Congresso di Vienna, allo scopo di decidere un assetto politico stabile
per l’Europa che garantisse la pace, nonché impedire che in futuro si diffondessero più le idee
rivoluzionarie.
OBIETTIVI E STRUMENTI DEL CONGRESSO DI VIENNA
Strumento
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Obiettivo
Principio dell’equilibrio
Austria, Prussia, Russia e Inghilterra ottennero un incremento equo del proprio
territorio, in modo che nessuna potenza prevalesse sull’altra e la Francia si trovasse in futuro ad affrontare regni in grado di contenerla.
Creazione di stati cuscinetto
Attorno alla Francia furono potenziati gli stati confinanti, allo scopo di contenerne l’espansione: così furono creati i Paesi Bassi dall’unione di Olanda e Belgio,
la Confederazione Tedesca dall’unione degli staterelli di Germania, e il Regno di
Sardegna dall’unione del Regno di Savoia e della Repubblica di Genova.
Impedire nuove rivoluzioni
Principio di legittimità
Sul trono dei regni europei furono posti i sovrani a suo tempo spodestati dalla
rivoluzione o dall’invasione napoleonica, o i loro successori.
Restaurazione dell’assolutismo
I sovrani si impegnavano a restaurare l’antico assolutismo e a reprimere la diffusione delle idee liberali sviluppate dalla Rivoluzione Francese.
Santa Alleanza (1815)
I sovrani delle potenze assolutiste (Austria - Prussia - Russia) si impegnavano a
intervenire militarmente qualora in un altro regno si fosse verificato il pericolo di
una rivoluzione.
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Es
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Garantire la pace in Europa
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I principi del Congresso di Vienna si ponevano, quindi, in aperto contrasto con le nuove idee che
avevano iniziato a circolare con la Rivoluzione Francese e l’Impero Napoleonico. In particolare,
il liberismo e il nazionalismo.
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Liberismo
Era la dottrina secondo cui la felicità umana e il progresso civile potevano essere realizzati solo in una
società fondata sul riconoscimento delle libertà individuali e governata da autorità il cui potere
derivasse dal popolo. Perciò si opponeva all’assolutismo e reclamava che gli stati si dotassero di una
Costituzione, cioè un documento che limitasse i poteri del re obbligandolo a sottomettersi alla legge.
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Nazionalismo
Fino ad allora un regno era contraddistinto dall’appartenenza a un re e non dalla lingua o dai
costumi degli abitanti: erano spesso “stati multietnici”. Secondo i nazionalisti, invece, ogni popolo aveva diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza.
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Parte Seconda - Prova di selezione culturale
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Il nazionalismo cominciò a serpeggiare soprattutto nell’Impero Asburgico, che era quello più
vario dal punto di vista etnico. Cechi, Ungheresi, Slavi e Italiani iniziarono a reclamare l’indipendenza da quella che sentivano come una dominazione straniera.
Queste esigenze portarono nella prima metà del XIX secolo a una nuova ondata rivoluzionaria,
che vide contrapporsi le monarchie assolutistiche e i movimenti liberali.
Si distinguono tre fasi principali, 1820-21, 1830-31 e 1848.
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䉴 1820 - 1821
Interessò soprattutto l’Europa meridionale. In Spagna, Piemonte e Regno
di Napoli scoppiarono quasi simultaneamente delle rivolte che costrinsero i
sovrani a concedere la Costituzione. Ma l’intervento dell’esercito austriaco,
secondo gli accordi della Santa Alleanza, represse nel sangue i moti e restaurò l’assolutismo.
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䉴 1830 - 1831
Ebbe più ampia estensione e coinvolse più paesi, con esiti altalenanti.
Es
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— Francia: la rivolta depose il re imposto dal Congresso di Vienna e portò
al trono Luigi Filippo d’Orleans, sovrano liberale che instaurò una monarchia costituzionale.
— Belgio: insofferenti della forzata unione con l’Olanda, i nazionalisti Belgi si dichiararono indipendenti e con l’aiuto della Francia riuscirono a
ufficializzare la separazione.
— Grecia: con una rivoluzione che attirò la simpatia e l’appoggio di molti
liberali europei, la Grecia riuscì a conquistare l’indipendenza dall’Impero Ottomano.
— Polonia: similmente, i polacchi insorsero per ottenere l’indipendenza dall’Impero Russo, ma nel giro di un anno la rivolta fu repressa.
— Italia: varie rivolte scoppiarono negli stati italiani, ad esempio nei ducati
di Modena e Parma, subito represse dagli Austriaci.
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I moti liberali
in Europa
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䉴 1848
Fu l’ondata che ebbe carattere più marcatamente nazionalista. Con una sorta
di reazione a catena, l’intera Europa fu attraversata da una serie di rivolte
che miravano all’indipendenza nazionale e al liberalismo, le quali furono
però rapidamente represse.
Diverso fu il caso della Francia. Qui lo scontento per la politica di Luigi
Filippo portò a una rivoluzione che depose il re e instaurò nuovamente la
repubblica. Ma la preoccupazione da parte dei ceti borghesi che la rivolta
portasse a eccessive rivendicazioni delle classi più povere portò a una svolta
reazionaria e in pochi anni alla restaurazione dell’impero. Protagonista fu
Luigi Napoleone Bonaparte, nipote di Napoleone: inizialmente eletto con
libere elezioni, in poco tempo represse le libertà e si proclamò imperatore
con il nome di Napoleone III.
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Storia
I MOTI IN AMERICA LATINA
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Parallelamente le nuove idee si diffusero nel Sud America, dove al problema dell’assolutismo si
univano:
— la dipendenza politica dalla Spagna e dal Portogallo
— il problema sociale: il potere era concentrato nelle mani dei bianchi discendenti dei conquistadores, che però rappresentavano circa 1/5 della popolazione
— la schiavitù, che era contraria ai principi del liberalismo
Tra il 1811 e il 1823, con una serie di rivoluzioni, le colonie sudamericane riuscirono a ottenere
l’indipendenza dall’Europa e si costituirono in stati autonomi.
䉴 Venezuela: nato grazie all’esercito di liberazione guidato da Simon Bolivar
䉴 Argentina: nel 1817 fu sancita l’indipendenza delle Province Unite del
Rio de la Plata, primo embrione dello stato argentino
li
I nuovi stati
sudamericani
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䉴 Cile: non molto tempo dopo, grazie all’aiuto dell’Argentina, fu costituito
anche lo stato cileno
IL RISORGIMENTO ITALIANO
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La definitiva indipendenza avvenne nel 1824, quando un esercito unito dei sudamericani sconfisse l’esercito spagnolo nella battaglia di Ayacucho.
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L’esperienza delle repubbliche giacobine e dei regni napoleonici aveva contribuito a diffondere
le idee liberali e risvegliato l’insofferenza nei confronti della dominazione straniera.
Significativo era il caso della Lombardia e del Veneto, soggette al governo austriaco. Nonostante gli austriaci di dimostrassero buoni amministratori, la diffusione del nazionalismo portò a un
generale desiderio di indipendenza dallo straniero.
Altrove, il problema era costituito dalla restaurazione dell’assolutismo, dopo la breve esperienza
liberale dell’epoca napoleonica. Molti intellettuali italiani iniziarono a reclamare una costituzione e l’istituzione di una monarchia liberale.
In questo periodo però ancora non si era fatta strada l’idea dell’unità politica della penisola. I
patrioti portavano avanti le rivendicazioni liberali e nazionalistiche sempre muovendosi nell’ambito della frammentazione territoriale dell’Italia.
Gli oppositori alla Restaurazione si dividevano in due gruppi:
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Liberali moderati
Propugnavano riforme liberali attraverso strumenti pacifici, confidando di convincere i sovrani
attraverso la loro opera intellettuale.
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Sette segrete
Cospiravano in segreto per organizzare rivolte che costringessero i sovrani a concedere la costituzione. La più famosa setta era quella dei Carbonari.
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Parte Seconda - Prova di selezione culturale
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䉴 1820-21
Moti liberali scoppiarono nel giro di poco tempo sia nel Regno delle Due
Sicilie che nel Regno di Sardegna, costringendo i rispettivi sovrani a concedere la costituzione.
In entrambi i casi l’intervento dell’esercito austriaco soffocò la rivolta e riportò alla situazione precedente.
䉴 1833
In seguito al fallimento dei moti della carboneria, nel 1831 Giuseppe Mazzini
aveva fondato la Giovine Italia, un’organizzazione che intendeva perseguire gli stessi obiettivi con tattiche differenti; ad esempio rinunziando a cercare l’appoggio dei sovrani.
Nel 1833 un’insurrezione organizzata da Mazzini nel Regno di Sardegna fu
scoperta e repressa prima ancora che avesse inizio.
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I primi moti italiani
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䉴 1831
I moti scoppiarono nel centro della penisola, partendo dal Ducato di Modena.
Anche questa volta fallirono per l’intervento dell’Austria, sollecitato dal voltafaccia dei Duca di Modena, inizialmente favorevole ai liberali.
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䉴 1844
I fratelli Bandiera, due patrioti vicini a Mazzini, sbarcarono in Calabria
con l’intento di sobillare la popolazione contro il re. Ma il mancato appoggio popolare fece sì che furono arrestati e fucilati dalle truppe borboniche.
LE RIFORME IN ITALIA
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L’esperienza della Carboneria e della Giovine Italia aveva indicato come fallimentare la via della
cospirazione.
Per questo motivo si fecero strada una serie di intellettuali che propugnavano il raggiungimento
delle riforme liberali attraverso l’intesa con i sovrani. Costoro furono chiamati liberali moderati.
Inoltre, in questo periodo iniziò a farsi strada l’idea dell’unificazione politica dell’Italia, in un
primo momento almeno come federazione di stati.
䉴 Carlo Cattaneo
Teorizzava una federazione italiana composta da stati repubblicani.
䉴 Massimo D’Azeglio
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Principali liberali
moderati
䉴 Cesare Balbo
Erano favorevoli all’idea di
una federazione di monarchie
italiane
䉴 Vincenzo Gioberti
Ipotizzava la possibilità di una federazione di monarchie italiane sotto la
guida del Papa.
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Le teorie di Gioberti sembrarono sulla via della realizzazione quando nel 1846 fu eletto papa
Giovanni Mastai, con il nome di Pio IX.
Benché non propriamente un liberale, era un uomo di larghe vedute e con una serie di riforme
dello stato (maggiore libertà di stampa, amnistia per i detenuti - editto del perdono, 16-71946, riforma della polizia) conquistò il favore delle masse e animò le speranze dei patrioti.
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Storia
IL 1848 E LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA
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Anche altri stati italiani nello stesso periodo attuarono una serie di riforme liberali:
— Toscana: il granduca Leopoldo II riformò il codice civile e il codice penale, la polizia e
aumentò la libertà di stampa
— Regno di Sardegna: il re Carlo Alberto, che aveva simpatizzato per i ribelli del 1821, oltre
a riforme simili si prodigò per l’abbattimento delle barriere doganali fra gli stati italiani e si
dimostrò apertamente ostile all’Austria
— Regno di Sicilia: in seguito ad alcune ribellioni e al rifiuto del Papa di aiutarlo a reprimerle,
il re Ferdinando II fu costretto a promettere la promulgazione della Costituzione.
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Nel 1848 la rivolta liberale e nazionalista esplose in tutta l’Europa. I moti scoppiati nell’Austria
convinsero i patrioti italiani che era il momento giusto per riprendere le loro lotte.
Con una reazione a catena insorse gran parte dell’Italia e invocò l’aiuto di Carlo Alberto re di
Sardegna e del Papa per cacciare gli Austriaci.
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I MOTI DEL 1848 E LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA
Le rivolte
Insorse Venezia, cacciando gli Austriaci e instaurando la Repubblica.
marzo 1848
Cinque Giornate di Milano: Scoppiò una rivolta anche a Milano, dove la popolazione oppose per
5 giorni resistenza alle truppe austriache.
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marzo 1848
La prima guerra di indipendenza
I rivoltosi invocarono l’aiuto del Re di Sardegna Carlo Alberto, che decise di dichiarare guerra
all’Austria, con la promessa di appoggio da parte della Toscana e soprattutto di Pio IX.
luglio 1848
Dopo una serie di vittorie (Goito, Valeggio, Mozambano, Pastrengo), l’esercito composto dai piemontesi e volontari italiani fu sconfitto a Custoza. Determinante fu l’improvviso voltafaccia del
Papa, che rifiutò di inviare proprie truppe contro gli austriaci.
marzo 1849
Dopo un anno di armistizio, ripresero le ostilità e i Piemontesi furono di nuovo sconfitti a Novara.
Carlo Alberto abdicò e il Lombardo-Veneto tornò sotto il governo austriaco.
A seguito di un lungo assedio, si arrese anche la Repubblica di Venezia, riportata sotto la dominazione austriaca.
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agosto 1849
La difesa di Roma e Venezia
Repubblica Romana: Delusi dall’atteggiamento del Papa, i cittadini romani lo avevano costretto
alla fuga e instaurato una repubblica con a capo, Mazzini, Armellini e Saffi. Pio IX chiamò in
soccorso i Borboni e i Francesi, che attaccarono simultaneamente Roma e, nonostante l’eroica
resistenza guidata da Giuseppe Garibaldi, restaurarono il potere papale.
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aprile 1849
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marzo 1848
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Parte Seconda - Prova di selezione culturale
IL PIEMONTE DI VITTORIO EMANUELE II E CAVOUR
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La prima guerra di indipendenza era fallita a causa della debolezza della coalizione e delle titubanze del re piemontese Carlo Alberto.
Il suo successore, Vittorio Emanuele II, si circondò di uomini politici di tendenze liberali
moderate che fecero in breve del suo regno uno dei più moderni, liberali e stimati a livello
internazionale fra quelli italiani; inoltre elaborarono una strategia più proficua per la lotta
all’Austria.
Essenziale a questo scopo fu Camillo Benso di Cavour, che, inizialmente come ministro
dell’agricoltura e del commercio e presto come Primo Ministro, fu il vero artefice di questo
progresso.
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䉴 Riduzione delle tariffe doganali
In questo modo intendeva favorire l’importazione delle materie prime (essenziali per l’industrializzazione) e l’esportazione dei prodotti piemontesi
se
䉴 Aumento dei finanziamenti pubblici
Laddove l’iniziativa privata era insufficiente, il governo stanziava forti somme pur di far progredire l’industria
䉴 Alleanze in politica estera
Cavour era convinto che il Piemonte non sarebbe mai riuscito a raggiungere
i suoi obiettivi sull’indipendenza italiana senza l’appoggio delle grandi potenze straniere. Per questo intrecciò rapporti diplomatici con gli stati liberali
(Francia, Inghilterra) che per motivi di rivalità avevano interesse a un
depotenziamento dell’Austria.
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Politica di Cavour
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䉴 Grandi infrastrutture
Con la costruzione di strade, canali e soprattutto ferrovie, il Regno di Sardegna si mise presto in pari con i più avanzati stati europei, costituendo un
caso unico in Italia.
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䉴 La Guerra di Crimea (1853-55)
A questo scopo il Piemonte inviò un proprio contingente in aiuto della Francia e dell’Inghilterra contro la Russia, nella cosiddetta guerra di Crimea (penisola che affaccia sul Mar Nero) (Vittoria nella battaglia di Cernaia - 1855
- con il Gen. Alfonso La Marmora). A seguito dell’aiuto fornito, Cavour
poté sedere al tavolo della pace e conquistare prestigio e simpatia presso
questi stati (Congresso di Parigi - 1856).
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LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
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A seguito di questa politica di alleanze, Cavour riuscì a stipulare con l’imperatore Napoleone III
il cosiddetto trattato di Plombières, secondo cui la Francia avrebbe aiutato il Piemonte se questo fosse stato attaccato dall’Austria.
In caso di vittoria il Piemonte avrebbe annesso il Lombardo-Veneto, e la Francia in cambio
avrebbe ottenuto Nizza e la Savoia. Cavour si prodigò perciò per provocare l’Austria a dichiarargli guerra.
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Storia
SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA
Cavour provocò l’Austria ammassando truppe al confine e permettendo a Garibaldi di costituire i
Cacciatori delle Alpi, una sua milizia di volontari. L’Austria lanciò al Piemonte un ultimatum e di
fronte al rifiutò dichiarò guerra.
aprile 1859
L’esercito austriaco invase il Piemonte.
maggio 1859
Napoleone III giunse con il suo esercito in aiuto del Piemonte. Vittorioso, prima a Montebello e a
Palestro, poi a Magenta, passò al contrattacco, invadendo il Lombardo-Veneto. I garibaldini vinsero a S. Fermo e a Varese.
giugno 1859
Napoleone III e Vittorio Emanuele II fecero il loro ingresso nella Milano liberata. Successive vittorie a Solferino e San Martino spianarono la strada verso la liberazione del Veneto.
luglio 1859
Armistizio di Villafranca: con un improvviso voltafaccia, Napoleone III concluse la pace con
l’Austria, spaventato dall’idea che il Piemonte dovenisse troppo potente. Nonostante fosse venuto
meno ai patti, ottenne ugualmente Nizza e la Savoia.
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inizi 1859
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La Seconda Guerra di Indipendenza realizzò soltanto in parte gli obiettivi del trattato di Plombières. Tuttavia, alla fine del conflitto si era realizzato un nuovo grande regno nel nord Italia.
Il Piemonte aveva infatti ottenuto l’annessione di:
— Lombardia: ceduta dall’Austria in seguito alla guerra
— Emilia Romagna e Toscana: ribellatesi ai rispettivi governi, le due regioni avevano invocato
l’unione al Piemonte. Dopo la conclusione della guerra, e grazie all’appoggio diplomatico
dell’Inghilterra, i plebisciti del marzo 1860 sancirono definitivamente la loro annessione al
Regno di Sardegna.
LA SPEDIZIONE DEI MILLE E L’UNITÀ D’ITALIA
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6 maggio 1860
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Nell’aprile 1860 nel Regno delle Due Sicilie scoppiarono dei moti insurrezionali. Convinto che
fosse il momento giusto per sfruttare il malcontento della popolazione, Garibaldi ideò una spedizione di volontari per invadere il meridione e rovesciare la corona borbonica.
Determinante fu l’appoggio diplomatico dell’Inghilterra, che era favorevole alla nascita di un
forte stato italiano per contrastare l’Austria. Il Piemonte ebbe invece un atteggiamento ambiguo:
Cavour temeva che Garibaldi intendesse instaurare una propria repubblica. La strategia piemontese fu perciò quella di lasciar fare il condottiero, per poi intervenire in un secondo momento e
raccogliere i frutti della sua opera.
I Mille partirono da Quarto (Genova).
11 maggio 1860
Dopo una sosta a Talamone (Toscana) per rifornirsi di armi, l’11 maggio sbarcarono a
Marsala.
15 maggio 1860
Battaglia di Calatafimi: i Mille sconfissero l’esercito borbonico e marciarono su Palermo.
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L’IMPRESA DEI MILLE
20 giugno 1860
Battaglia di Milazzo: con la sua vittoria Garibaldi conquistava definitivamente la Sicilia,
di cui si proclamava dittatore.
7 settembre 1860
Sbarcato in Calabria, marciò su Napoli, mettendo in fuga il re Francesco II
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Parte Seconda - Prova di selezione culturale
Nella speranza di prendere in pugno la situazione, Cavour mosse l’esercito piemontese
verso sud, per venire incontro a quello garibaldino. Invaso lo Stato Pontificio, ne conquistò le Marche e l’Umbria dopo due vittoriose battaglie a Castelfidardo e Ancona
26 ottobre 1860
Incontro di Teano: Vittorio Emanuele II e Garibaldi si incontrarono e il secondo appellò
il primo come “re di Italia”, consegnandogli i territori conquistati. Poi Garibaldi si ritirò a
vita privata nell’isola di Caprera.
15 febbraio 1861
Francesco II si era rifugiato con pochi fedeli nella fortezza di Gaeta. Bombardato dall’artiglieria piemontese, dopo un assedio di 101 giorni si arrese e prese la via dell’esilio.
17 marzo 1861
Fu ufficialmente proclamata la nascita del Regno di Italia.
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setttembre-ottobre 1860
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Alla fine di questo processo era nato finalmente uno stato italiano unitario. Ma per i nazionalisti
l’unificazione non poteva ancora dirsi completata: restavano infatti eslusi dal nuovo regno il
Lazio, che costituiva l’ultimo residuo dello Stato Pontificio, e Veneto, Trentino e Friuli, ancora
facenti parte dell’Impero Asburgico.
L’annessione di questi territori fu, fino alla prima guerra mondiale, la maggiore preoccupazione
in politica estera del nuovo regno.
RIEPILOGO: PRINCIPALI TAPPE DELL’UNIFICAZIONE DELL’ITALIA
Moti insurrezionali in Italia; instaurazione della Repubblica Romana e della Repubblica di Venezia.
Prima guerra di indipendenza: Carlo Alberto invade la Lombardia ma viene sconfitto a Custoza.
1849
Sconfitto nuovamente a Novara, Carlo Alberto firma l’armistizio e abdica.
L’esercito francese marcia su Roma e depone la repubblica; gli Austriaci assediano e riconquistano
Venezia.
1853-55
Guerra di Crimea: il Piemonte interviene al fianco di Inghilterra e Francia contro la Russia.
1858
Trattato di Plombières: alleanza tra il Piemonte e la Francia di Napoleone III.
1859
Seconda guerra di indipendenza: provocata dal Piemonte, l’Austria dichiara guerra; intervento di
Napoleone III, che vince a Magenta, Solferino e San Martino; poi firma l’armistizio con l’Austria.
Il Piemonte perde Nizza e la Savoia ma acquista la Lombardia e, tramite plebisciti, la Toscana e l’Emilia
Romagna.
1860
Spedizione dei Mille: sbarcato a Marsala, Garibaldi vince a Calatafimi e Milazzo, poi sbarca in Calabria
e marcia su Napoli.
Spedizione Piemontese: l’esercito sabaudo invade lo Stato Pontificio, conquista l’Umbria e le Marche
e si ricongiunge con quello garibaldino a Teano.
1861
Dopo più di due mesi di assedio a Gaeta, il re borbonico Francesco II si arrende. È ufficialmente
proclamato il Regno di Italia. Il 6 giugno muore Cavour.
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1848
IL NUOVO STATO ITALIANO
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Il nuovo stato unitario italiano dovette affrontare sin da subito un’enorme quantità di problemi di
carattere economico, politico e culturale. Ciò determinò una situazione instabile e difficile per
almeno una decina di anni dalla sua costituzione.
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Storia
Questi problemi furono affrontati tra il 1860 e il 1870 dai governi della Destra, cioè coloro che
erano vicini a Cavour, in contrasto con la Sinistra che si richiamava a Mazzini e Garibaldi.
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䉴 Unificazione politico-amministrativa
Essendo stata costituita per secoli da stati separati, l’Italia si presentava diversa per leggi, organizzazione amministrativa, economia e persino lingua.
Nonostante da più parti si invocasse una scelta di tipo differente, i governi
della destra optarono per una piemontizzazione dell’Italia: tutta la penisola doveva cioè adeguarsi alle leggi del Regno di Sardegna. Ciò provocò un
forte malcontento non soltanto al sud, ma anche in zone del settentrione
come la Lombardia.
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䉴 “Brigantaggio”
Alla conquista del Regno delle Due Sicilie non seguì una rapida pacificazione
della regione. Presto il sud fu percorso da bande armate che attuavano una
guerriglia anti-piemontese. Fu un fenomeno a cui fu dato il nome di
brigantaggio, ma che in realtà era composto da diverse sfaccettature: vi partecipavano infatti criminali comuni, ma anche ex soldati dell’esercito borbonico ed ex garibaldini delusi dalle politiche seguite all’annessione. Il governo italiano fu costretto a dichiarare lo stato d’assedio e istituire la legge
marziale (la legge Pica) e soltanto attorno al 1870 il brigantaggio potè dirsi
definitivamente represso.
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Problemi dell’Italia
unita 1860-1870
䉴 Completamento dell’unificazione
Per completare l’unificazione politica della penisola mancavano ancora alcuni territori. Fra il 1866 e il 1870 furono annessi il Veneto e lo Stato della
Chiesa.
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— III Guerra di Indipendenza (1866): l’Italia stipulò un’alleanza con la
Prussia in senso anti-austriaco. Nel 1866 intervenne perciò nella guerra
austro-prussiana, nella speranza di ottenere i territori ancora in mano agli
Asburgo. L’Italia entra in guerra il 20 giugno 1866 e viene sconfitta a
Custoza e Lissa. Vince solo Garibaldi a Bezzecca. Ma i prussiani vincono a Sadowa (Boemia) e Bismark firma l’accordo di Cormors. Nonostante le sconfitte militari subite dall’esercito italiano, la vittoria prussiana
portò all’annessione del Veneto (Trattati di Praga e Vienna).
— Presa di Roma (1870): lo Stato della Chiesa era dal 1849 sempre
protetto dalla Francia, ma nel 1870 Napoleone III era impegnato nella guerra con la Prussia e poiché era in difficoltà ritirò le truppe da
Roma per avere più uomini a disposizione. Lo stato italiano ne approfittò per invadere lo Stato Pontificio. Il 20 settembre i bersaglieri entravano a Roma attraverso la celebre breccia di Porta Pia. Roma diveniva la nuova capitale d’Italia. Per smussare i contrasti con la Chiesa il governo propose “le leggi delle guarentigie”, respinte da Pio IX
con il “non expedit” con il quale i cattolici non poterono partecipare
alla vita politica del Paese.
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LA SECONDA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E IL SOCIALISMO
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Parte Seconda - Prova di selezione culturale
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La seconda metà del XIX secolo fu caratterizzata da un prodigioso sviluppo delle attività industriali, a cui è stato dato il nome di “seconda rivoluzione industriale”. Esso riguardò principalmente i paesi più progrediti come l’Inghilterra e la Francia, nei quali l’economia passò rapidamente da una di tipo prevalentemente agricolo ad una di tipo industriale.
Lo sviluppo fu favorito da una lunga serie di scoperte scientifiche.
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䉴 Nuovi materiali chimici: materie plastiche, coloranti artificiali, tessuti sintetici, dinamite.
䉴 Scoperta dell’energia elettrica (1873)
䉴 Sviluppo della ferrovia: l’energia a vapore era già in uso dall’inizio del
secolo,ma nella seconda metà nuove tecnologie in campo siderurgico e nuove esigenze industriali portarono al completamento di una fitta rete di ferrovie che in breve collegò la maggior parte dell’Europa occidentale.
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Scoperte scientifiche
del XIX secolo
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䉴 Nuovi mezzi di comunicazione: l’invenzione del telegrafo e del telefono
resero possibili comunicazioni rapide come mai nel passato.
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La rivoluzione industriale cambiò profondamente la società e l’economia, portando molti benefici ma anche una serie di problemi inediti.
䉴 Spopolamento delle campagne
Un numero sempre più crescente di persone abbandonò il lavoro nei campi
per cercare lavoro nelle industrie cittadine. Tra il 1850 e il 1870 le maggiori
capitali europee raddoppiarono la loro popolazione, andando incontro a problemi nuovi di affollamento.
䉴 Nascita del proletariato urbano
Si formò una nuova classe sociale costituita dagli operai, che affollavano le
periferie delle città spesso in condizioni di vita estremamente difficili.
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Problemi causati
dalla rivoluzione
industriale
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䉴 Condizione dei lavoratori
Gli operai, in questo periodo, non erano ancora tutelati da norme sindacali e
venivano perciò costretti a lavorare dietro magro compenso, con orari molto
estesi. Gravi erano le condizioni delle donne, che non avevano tutele in caso
di maternità, e dei bambini, spesso impiegati come forza lavoro a basso
costo.
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La difficile situzione della classe operaia favorì il diffondersi delle idee socialiste, che già esistevano dai tempi dell’illuminismo come teorie che vagheggiavano l’utopia di una società senza
differenza di classi.
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LA GUERRA FRANCO-PRUSSIANA
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Il rafforzamento della Prussia e la sua crescente egemonia sugli stati germanici portarono, nella
seconda metà del XIX secolo, alla nascita dell’Impero Germanico.
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Storia
FASI DELLA GUERRA FRANCO-PRUSSIANA
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Determinante a questo scopo fu la guerra fra Francia e Prussia: essa scoppiò proprio a causa dei
timori francesi nei confronti di una unificazione tedesca.
La Prussia, dotata di un esercito più numeroso ed efficiente degli avversari, invase la Francia e le inflisse una dura sconfitta a Sedan, in seguito alla quale Napoleone III fu deposto e dichiarato finito l’impero.
settembre 1870 - gennaio 1871
La Francia riprese le ostilità sotto la guida di un governo provvisorio, ma in pochi
mesi fu definitivamente sconfitta e costretta ad arrendersi. Con il trattato di pace
la Francia cedeva alla Germania le regioni dell’Alsazia e della Lorena.
gennaio 1871
Eliminato il maggiore ostacolo all’unificazione tedesca, il re prussiano Guglielmo
I si fece proclamare ufficialmente Imperatore di Germania.
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settembre 1870
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Numerose furono le conseguenze di questa guerra, che si ripercossero negli avvenimenti successivi.
Mutazione degli equilibri europei: con la Germania sorgeva nel cuore dell’Europa una nuova
potenza che minacciava di rompere gli equilibri fin allora raggiunti. Nasce il II Reich.
Es
Nascita di nuove alleanze: la Germania tese subito a contrarre alleanze con potenze dai comuni
interessi. Alla fine dell’800 si arrivava perciò alla creazione della Triplice Alleanza tra Germania, Austria e Italia (1882).
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Rivalità tra Francia e Germania: la guerra e soprattutto la cessione dell’Alsazia e della Lorena
aprirono un lungo periodo di rancore tra Francia e Germania, rendendo quelle regioni per lungo
tempo oggetto di contesa.
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LA SINISTRA AL GOVERNO IN ITALIA
C
op
yr
ig
La presa di Roma rappresentò l’ultimo grande successo della cosiddetta destra storica, quella
cioè che si richiamava alla politica di Cavour.
Nel 1876, per la prima volta, la destra perse le elezioni portando al governo la sinistra storica,
composta per lo più da ex mazziniani ed ex garibaldini. Tra i motivi della sconfitta della destra
ebbe un ruolo significativo la politica fiscale, che riuscì a portare in pari il bilancio dello stato
ma a prezzo di enormi sacrifici da parte della popolazione.
Dopo un primo periodo di riforme, con gli anni la sinistra governò in senso moderato, riuscendo
a trovare accordi e compromessi con la destra. Questa politica fu definita, con connotazione
negativa, trasformismo. I maggiori rappresentanti della sinistra furono inizialmente Agostino
Depretis e in un secondo momento Francesco Crispi.
.
A
262
p.
Parte Seconda - Prova di selezione culturale
S.
• Riforma scolastica
Per la prima volta fu istituita l’istruzione elementare obbligatoria e gratuita (Legge
Coppino).
䉴 Politica interna
i
• Riforma elettorale
Fu allargato il suffragio elettorale, portando
gli elettori a circa 2 milioni.
li
br
• Triplice Alleanza
L’Italia aderì al patto con Germania e Austria. In particolare l’alleanza con quest’ultima provocò aspro disappunto, dato che all’Austria appartenevano i territori ambiti dall’Italia: Trentino e Friuli.
se
• Espansione coloniale
L’Italia cercò di conquistare anch’essa, come
le maggiori potenze europee, una porzione
del continente africano. La scelta ricadde
sulle coste etiopiche del Mar Rosso.
La guerra italo-abissina fu però lunga e difficile. Iniziò con l’invio di esploratori nel 1885
che vennero uccisi. Depretis inviò un reparto
di uomini che occuparono il porto di Massaua
e si spinsero all’interno ma a Dogali fu sorpreso dall’esercito etiope. Si cercarono vie
diplomatiche che terminarono con il trattato
di Uccialli (1889) e il protettorato sull’Etiopa.
Alla morte del negus Ras Cassa, il successore ruppe gli accordi e dichiarò guerra. Perdemmo sull’Amba Aldgi con Toselli, a
Macallé con Galliano e nella Piana di Adua
con Baratieri. Il 26-10-1896 il successore di
Crispi, Di Rudinì, firmò con Menelik la pace
di Addis Abeba con cui rinunciammo all’Etiopia e ottenemmo l’Eritrea.
Politica della sinistra
ig
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Es
䉴 Politica estera
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GLI STATI UNITI NEL XIX SECOLO
C
op
Nati come confederazione di 13 stati, gli Stati Uniti nel corso dell’800 si espansero sempre di più
fino a diventare 50 stati che occupavano gran parte del Nord America.
L’espansione statunitense si attuò attraverso due modi:
— Territori ottenuti a danno di altre potenze come Inghilterra, Francia o Spagna, a seguito di
guerre o trattati.
— Territori strappati alle popolazioni pellerossa con la progressiva colonizzazione delle regioni
occidentali (cd. “far west”).
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