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Il dato di partenza è un dato empirico evidente anche all'osservatore più superficiale: la
straordinaria differenziazione che caratterizza la specie umana, questa diversità si manifesta a livelli
grandi e stratificati e colpisce i nostri sensi e la nostra immaginazione.
Diversità: è dunque la nozione centrale nella riflessione degli antropologi. Essa è collegata alle
caratteristiche della specie umana, che nonostante sia la stessa è caratterizzata da questa
differenziazione. Nei vari contesti e epoche l'elaborazione di questa diversità porta a costruire anche
specie differenti.
L'antropologia afferma che gli esseri umani appartengono ad una stessa specie, e ribadiscono che le
differenze sono riconducibili a fattori culturali e non biologici. Quindi si dovrebbe parlare di
elaborazioni culturali diverse, e non di specie diverse.
La diversità può considerati contenuti diversi rifacendosi al genere umano, essa fa riferimento ad
elementi concreti come le differenze sessuali, colore della pelle, modi di comunicare,
comportamenti, abitudini alimentari ecc. Quindi l'ambito della diversità studiato è vastissimo nelle
varie società, e anche in una stessa società che non è spesso omogenea.
Alcune di queste come le differenze sessuali e il colore della pelle danno spunto per creare delle
gerarchie sociali come ad esempio il colore della pelle che ha assunto valenze sociali pesanti, i
Modi di salutarsi che simboleggia i diversi modi di interazione sociale, la Diversità linguistica che
spesso porta a costruire confini tra gruppi diversi, confini che rappresentano un sistema con cui si
controlla l'accesso a determinate risorse, e quindi sono finalizzati a mantenere privilegi per certi
gruppi e per altri no. Queste differenze non sono fini a se stesse ma servono appunto per controllare
l'accesso a risorse.
Nelle società esistono degli standard: un modello di normalità rispetto al quale esiste una gamma di
diversità, e più ci si allontana nello spazio più queste differenze aumentano e ovviamente questo
standard cambia in base ai posti. Elementi di differenziazione possono ancora essere il corpo umano
e il modo di trattarlo, le credenze religiose, le abitudini alimentari . Spesso infatti non sono i grandi
sistemi di pensiero a creare conflitti tra gruppi diversi, ma sono anche i più semplici come il cibo.
L'antropologia culturale è lo studio e la comprensione pratica della diversità.
La diversità è un fattore primario da affrontare\spiegare\temere, e soprattutto da controllare o
annullare, da eliminare o da sfruttare e inventare per ricavare vantaggi peri l proprio gruppo. È il
criterio per unire gli uguali e separare i diversi, criterio per costruire gruppi e determinare gli
accessi a risorse o privilegi.
Studiare la diversità culturale significa cercare di spiegarla in termini non pregiudiziali e superare
l'atteggiamento mentale che persone diverse siano inferiori a noi solo perché non esprimono il
nostro tipo di normalità. Abbandonando i pregiudizi per spiegarla con dei sistemi concettuali che
spieghino da cosa deriva quella diversità sulla base di una riflessione teorica. È necessario
affiancare a ciò anche una ricerca sul campo per una comprensione pratica della diversità (aspetti
empirici+teorici).
La diversità è spesso causa di conflitti nelle società contemporanee perché caratterizzate da contatto
ravvicinato tra le diversità culturali. L'antropologia cerca di attenuare coi suoi studi questo tipo di
conflitti fornendo strumenti e spunti utili.
Percepire diversità può suscitare diffidenza, sospetto, timore e disprezzo. Italo Signorini ('i modi
della cultura') ci parla della nozione di etnocentrismo: dinamica che proietta sulle figure estranee
una connotazione negativa (sospetto per la diversità). Lo straniero è visto come un pericolo,
minaccia. Ma questo può essere ricondotto a un meccanismo di proiezione delle proprie ansie sulla
straniero.
Anche Signorini parte da una ricerca concreta e poi crea un intreccio tra esperienza e teoria. Più una
società è chiusa più sarà etnocentrico, il sospetto x lo straniero deriva anche da piccolezze.
Etnonimi: gli esseri di uno stesso gruppo si danno delle denominazioni (etnonimi) che
corrispondono a significati positivi (Uomini, Veri Uomini), mente i popoli vicini sono svalutati o
disprezzati attraverso altre denominazioni. Gli etnonimi sono espressione di atteggiamenti
etnocentrici.
Il contributo dell'antropologia all' entocentrismo è la tematizzazione: elaborazione teorica per
contrastare l'atteggiamento secondo cui i nostri modi di vivere siano superiori a quello degli altri e
sono anche il criterio unico x misurarli. L' etnocentrismo infatti non ha un vero fondamento però è
una costante dei popoli.
Il primo passo x smascherare le pretese di superiorità sta nel mettere a fuoco il fenomeno dell'
etnocentrismo.
Il secondo contributo è quello del: relativismo culturale.
Questa è una posizione contro l'etnocentrismo, e afferma che -non esistono criteri assoluti x stabilire
gerarchie tra le società, infatti -ciascun sistema di valori si legittimizza entro il posto in cui si
sviluppa e -ciò che è giusto c un gruppo può non esserlo x un altro (idee del principio). la sua idea
base è che le differenze tra gli umani che spesso vengono attribuite alla razza sono invece di tipo
culturale diverse quindi dalla dimensione genetica trasmessa biologicamente, queste si trasmettono
attraverso processi sociali.
c'è un contrasto fra etnocentrismo-relativismo culturale. essi sono prospettive inconciliabili.
Il relativismo però ha un punto critico: una posizione di relativismo estremo ci porterebbe a
giustificare tutti anche pratiche inaccettabili, per cui troppo relativismo è dannoso. E un po' di
etnocentrismo serve x rimanere legati alla propria cultura, è quindi necessario e legittimo se non è
estremo.
Il Relativismo in forma estrema è come una forma di Etnocentrismo, entrambi vanno assunti con
cautela. Una dose di Relativismo è indispensabile in antropologia per ha a che fare con le
differenze, ma c'è anche dell' etnocentrismo perché gli antropologi hanno la pretesa di capire i punti
di vista degli altri anche alle loro spalle.
I confini tra le 2 posizioni sono sfumati, in antropologia ci sono spesso concetti con confini sfumati
perché tutti questi sono legati al principale oggetto di studio che è l'uomo: ambiguo.
La scoperta della cultura
il concetto di cultura è il principale oggetto di studio degli antropologi.
Relativismo e Etnocentrismo sono operazioni possibili solo grazie alla scoperta della cultura, e
attorno a questo concetto nasce l'antropologia stessa, ed è questo concetto che essa cerca di definire
sempre meglio. Il senso antropologico di cultura è un po' diverso da quello abituale, perché bisogna
pensare a un mondo simbolico in cui gli esseri umani vivono e sono circondati da oggetti,situazioni
carichi di significato. quindi parliamo di una dimensione simbolica in cui siamo immersi. i modi in
cui vivono gli esseri umani sono simbolici anche le azioni semplici hanno grande significato
culturale. L'antropologia si propone di capire i significati che avvolgono le azioni e di ciò che ci
circonda per capirne il significato simbolico: vanno oltre la realtà.
Le visioni del mondo sono tutte diverse, individuali e anche gli appartenenti allo stesso gruppo
sociale possono averle diverse anche se per comodità è necessario pensare a una visione uguale per
persone appartenenti allo stesso gruppo, ma l'uniformità non è mai totale.
Le differenze culturali sono riconducibili a differenti elaborazioni dei dati dell'esperienza che
variano anche x uno stesso concetto. Variano a seconda delle circostanze storiche,ambientali.. tutto
è in base all'esperienza e le differenze tra umani dipendono da esperienze contingenti.
Questa differenziazione umana è di tipo culturale, la produzione di cultura è un fenomeno collettivo
e sociale.
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