Andrea Parodi
Diversità: io e loro
Molti dicono che senza diversità, non ci sarebbe odio e di conseguenza, guerre e atti
violenti non esiterebbero. Io la penso in modo diverso: senza diversità, essendo tutti
uguali, non esisterebbe l’unicità che contraddistingue, non potremmo più sentir
dalla propria persona amata: “Sei unico..”. Senza diversità non esisterebbero idee
diverse, opinioni, musica, arti e via dicendo, o meglio, esisterebbe una sola ideologia
di vita, un solo genere di musica, un solo tipo di arte.
Può sembrare una contraddizione, ma la diversità ci unisce tutti quanti, ognuno di
noi è diverso dall’altro.
Ho potuto constatarlo con l’esperienze fatte a scuola. Discutendo coi miei amici,
abbiamo e ho capito che possediamo tante cose in comune quante contrarie.
Ognuno di noi, ha passioni diverse, chi ama lo sport, chi i videogiochi e chi la
musica…
Molti dei miei amici adorano lo sport, e alcuni, i video giochi, due passioni molto
diverse, ma c’è quella passione che li collega e li divide allo stesso tempo: la musica,
come colonna sonora per videogame e inni per squadre famose. Ma la musica come
passione non è questo, non è neanche ascoltare canzoni famose o artisti, questo è
solo un divertimento, un passatempo. La musica per passione è cercare un proprio
stile, un proprio genere, un proprio artista o gruppo preferito, o addirittura imparare
a suono uno o più strumenti. Questo è un fatto che ho notato perdersi fa gli odierni
giovani…
Soprattuto l’ho riscontrato perche oggi i ragazzi non sanno più cos’è il rock n’ roll,
cos’è il Punk di Kurt Cobain, quello e quella che era la musica giovanile di qualche
anno fa, quella che era ancora così complicata da definirsi musica, ora va di moda la
musica elettronica (quella che io, definisco banale: due suoni al computer ed ecco
fatto il brano, non per questo deve essere per forza brutta pero, è molto più
semplice e accessibile, come produzione, a chiunque, ma la musica non è un gioco…)
e pop, e quella seguono.
Tutti gli anni, la mia scuola, organizza un corso teatrale pomeridiano, ma solo
quest’anno, l’ultimo delle medie, sono riuscito a prendervi parte. Mai visto un
gruppo cosi! Tante persone, tutte diverse, per età, per altezza, per idee…. ma lì, si
vedeva l’interpretazione, la capacità di immedesimarsi in un personaggio. Non tutti
recitiamo allo stesso modo, c’è chi è più portato e chi meno, ma anche fra i più bravi
ci sono delle differenze. Se dessimo a cento persone un personaggio da imitare, non
ci sarebbe un’esibizione uguale, perché ognuno, percepisce la parte in modo
diverso, e così ne darà una sua interpretazione visiva, uditiva, e sentimentale. Sarà
per coscienze diverse, per sensibilità diverse, sarà per quel sarà, ma è così. Difatti, ci
sono persone più adatte ad un ruolo piuttosto che ad un altro, persone che riescono
a imitare una persona debole pur avendo una forte personalità e viceversa.
Ho potuto constatare le mie idee sulla diversità col dibattito retorico creatosi nella
mia classe, la Terza E dell’istituto comprensivo Sandro Pertini, un forma di “verifica
di idee”. Discutevamo sulla violenza: l’uomo nasce violento, o lo diventa? E di
conseguenza, la violenza è una necessità o una malattia? È stato interessante veder
come molti, discutevano, dichiaravano e confutavano le proprie idee, come anche
chi aveva la stessa ideologia la esprimevano in modo diverso. Un po’ meno
entusiasmante e stato veder persone che non aprivano bocca, come se quasi non
conoscessero lingua, vocabolo o idea, come se non avessero idee… ma anche questa
una forma di diversità è.
In conclusione, la diversità, è indispensabile, immutabile, e non deve essere
cambiata.