Illustrissimo Presidente Caro Sindaco Autorità tutte Signore e signori Colleghe e colleghi Carissime studentesse e carissimi studenti Sono particolarmente onorato di portare i saluti dell'Università di Firenze al Presidente della Repubblica che – in occasione di questa visita per le celebrazioni del 150° dell'Unità d'Italia – ha voluto incontrare gli studenti universitari della nostra città. E' una chiara e ulteriore dimostrazione di come il Presidente ritenga gli studenti – oggi come allora – una delle componenti più vive e partecipi alla vita della nostra società civile. Gli studenti universitari ebbero un ruolo non secondario nel nostro Risorgimento e poi nell'affermazione dell'Unità d'Italia, dimostrando doti di coraggio, passione e attaccamento ai valori nazionali ed evidenziando come – da sempre – le giovani generazioni rappresentino una componente particolarmente attiva della nostra società. Gli stessi giovani oggi – nel nostro come in altri atenei – s'impegnano per costruire il loro futuro, che poi è anche il nostro, e in questo percorso non facile credo siano confortati dalla Sua partecipazione e vicinanza alle loro esigenze, che l'hanno portata a compiere anche gesti non formali e di sincera condivisione e simpatia verso la loro determinazione a contare in una vita pubblica che fatica a trovare loro un ruolo da protagonisti. Ma è l'intera Università di Firenze e – se mi è consentito – l'intera comunità accademica fiorentina e toscana che Le è grata per la continua attenzione che manifesta nei confronti del mondo della ricerca e dell'alta formazione. Firenze e più in generale tutta la Toscana vantano un ricco e articolato panorama d'istituzioni universitarie di altissimo livello, che varcano anche i confini nazionali. Basti pensare all'Istituto Universitario Europeo con il quale – insieme al Comune di Firenze – abbiamo condiviso proprio in questi giorni la coinvolgente esperienza della prima edizione del Festival d'Europa, che ha rappresentato l'ennesima conferma del ruolo fondamentale della nostra città e del nostro Paese nella costruzione di una Europa che non sia soltanto l'Europa delle istituzioni, ma diventi l'Europa dei popoli. Questa Europa non può che essere realizzata partendo dai nostri giovani. Quando vedo crescere la mobilità internazionale degli studenti – grazie al programma Erasmus e altri di analogo rilievo – penso che questi giovani che si muovono con disinvoltura fra le capitali europee, che costruiscono reti amicali e poi anche di ricerca e di lavoro, rappresentino i primi veri cittadini europei, dotati di un'identità internazionale. Tutte le istituzioni sono chiamate a contribuire alla realizzazione di questo mondo più ampio, costruendo le condizioni e le opportunità per riuscire, non soltanto a far restare i nostri giovani più meritevoli, ma ad accoglierne da altri paesi. Per realizzare ciò, vi è bisogno di un contesto sociale inclusivo, che riconosca e premi la diversità culturale. Chi fa ricerca sa bene come i luoghi più fertili siano quelli in cui lavorano fianco a fianco persone provenienti da culture, religioni, abitudini diverse, che nella quotidianità della loro attività finiscono col mescolare usi e costumi, quasi senza accorgersene. Ancora una volta sottolineo un tema – quello della diversità culturale – a Lei caro. Dove tale diversità è considerata una risorsa, e non un problema, e quando si punta sui giovani crescono la creatività e l’innovazione, che sappiamo bene essere elementi fondamentali per qualsiasi progetto concreto di sviluppo economico, sociale e culturale. Creatività e innovazione necessitano di tre requisiti indispensabili: formazione, ricerca e integrazione. L'Università è il luogo dove questi tre requisiti albergano da tempo. Vanno rafforzati, realizzando al più presto quel rinnovamento generazionale, nel passato rallentato anche da un mondo accademico che ha indugiato troppo in un isolamento un po' elitario, dando vita talvolta a comportamenti discutibili. Credo però che l'Università sia ormai pronta ad abbandonare il suo isolamento per aprirsi al dialogo con istituzioni e cittadini, garantendo assoluta trasparenza e rigore nelle scelte. Ma anche mettendo a disposizione di tutti l'enorme serbatoio di competenze e di passione civile che la animano e che si rinnovano quotidianamente attraverso il rapporto virtuoso fra maestri e allievi. Un rapporto che rende fertile il dialogo fra generazioni che abbiamo il dovere di alimentare costantemente. Il mondo accademico sa di poter contare sul Suo appassionato e convinto incoraggiamento a proseguire in questa direzione, come conferma la Sua presenza qui stamattina. Per questo – sinceramente – Le siamo grati. Grazie