ANMS - DOCUMENTI B O ZZ A 3/2005 “Buon compleanno mr. Darwin !” Sintesi del Primo Darwin Day Milano, 11-12 febbraio 2004 MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE DI MILANO ASSOCIAZIONE NAZIONALE MUSEI SCIENTIFICI a cura di Carla Castellacci ANMS - DOCUMENTI 3 introduzione Enrico BANFI direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano I progressi della biologia, teorici e applicativi, negli ultimi decenni hanno fatto grandi passi. Grazie alla sperimentazione, all'aumentata capacità di elaborare modelli interpretativi dei fenomeni (predittività) e agli avanzamenti della tecnologia, sono stati raggiunti numerosi traguardi grandi e piccoli un po' ovunque. Se vogliamo, nulla di eclatante, perché questo è ormai il modo di progredire della scienza in un'era in cui le grandi scoperte e le grandi rivoluzioni di pensiero svolgono un ruolo assai più limitato rispetto al passato. Ma in questo tranquillo progredire si genera la falsa sensazione dello "scontato" nella scienza e non ci si accorge che quanto sta avvenendo non è una semplice routine della ricerca, ma un insieme di passi ancora più eclatante della scoperta, contiene cioè le testimonianze di una riprova della realtà storica della vita sul pianeta, basilare per il pensiero scientifico, per quello filosofico e - perché no ?- per un miglior modo di percepire l'essenza dell'essere. Infatti, dalla medicina alla criminologia, dall'agronomia e dall'industria alla tutela dell'ambiente, il DNA è andato incessantemente conquistando il ruolo di protagonista nella ricerca. E non a caso o per moda, ma per essere di fatto l'informazione stessa della vita. Ciò che in questo processo ancora sfugge alla percezione comune, anche per colpa di un retaggio scientifico-culturale risalente al secolo scorso, quando la teoria evoluzionistica sembrava appartenere a una sfera della conoscenza del tutto indipendente da quella della biologia molecolare e della genetica, è che ogni operazione legata al DNA, dunque genetica, testimonia, a una scala spaziotemporale di estremo dettaglio, l'appartenenza a quei meccanismi che, alla scala delle grandi trasformazioni, hanno determinato il succeANMS - DOCUMENTI 3 dersi e il sostituirsi delle specie biologiche nel tempo. Le così dette prove paleontologiche dell'evoluzione, da sole, non sarebbero mai bastate a sfondare definitivamente il fronte dell'antievoluzionismo scientifico. Come pure le scarse conoscenze sul DNA, vigenti fino a pochi decenni or sono, non avrebbero mai potuto servire alla causa di Charles Darwin; anzi, come in effetti successe, fornirono ai detrattori del modello evoluzionistico una miriade di argomentazioni pretestuose, basate per lo più su vuoti della conoscenza. Tutto ciò è oggi scientificamente e gnoseologicamente superato, poiché le prove del divenire biologico e delle forze in esso coinvolte, tra cui la selezione naturale, sono tutti i giorni sotto gli occhi di chi lavora con la Natura vivente e vissuta, uomo incluso. È proprio questo insieme di considerazioni ad averci convinti, qui al Museo di Storia Naturale di Milano, della necessità di dedicare due giornate, 11 e 12 febbraio 2004, a un tema della conoscenza troppo spesso lasciato in sordina se non in silenzio, in parte perché neutralmente accettato come implicito nella figura professionale del biologo moderno, in parte - purtroppo quella di gran lunga maggiore - per mancanza di una formazione culturale di base, quando non addirittura mistificato o contropropagandato dalla esegesi pseudoscientifica e truffaldina delle sette creazioniste nostrane e d'oltre oceano. In collaborazione con l'Università Statale di Milano, l'ANISN, Raffaello Cortina Editore (Milano), Il Rasoio di Occam (Torino) e con la compartecipazione dell'ANMS, abbiamo voluto coinvolgere scienziati e pensatori di mestiere, che fanno capo a importanti istituzioni sia italiane sia estere, per riprendere in mano il tema dell'evoluzione biologica e restituire 2 ancora una volta a Charles Darwin i diritti di uno fra i più grandi uomini di scienza di tutti i tempi, al quale, come la relatività per Albert Einstein, le quotidiane, inconfutabili testimonianze dell'evoluzione rendono costantemente giustizia. Rimaniamo convinti che il messaggio scientifico di Darwin, che si traduce in messaggio cosmico d'amore alla biodiversità, debba essere indirizzato ai giovani e specialmente ai più giovani, nella speranza di contribuire a migliorare in futuro la predisposizione dell'uomo a comprendere sé stesso e l'universo di cui fa parte. ANMS - DOCUMENTI 3 3 Enti organizzatori MSNM, Museo Civico di Storia Naturale, Corso Venezia 55, 20121 Milano ANMS, Associazione Nazionale Musei Scientifici, Via Calepina 14, 38100 Trento In collaborazione con: Università Statale di Milano ANISN, Associazione Nazionale Insegnanti di Scienze Naturali Raffaello Cortina Editore, Milano Il Rasoio di Occam, Torino con il patrocinio di: Comune di Milano, Assessorato Cultura Musei e Mostre Provincia di Milano Regione Lombardia Direzione Regionale Scolastica UGIS, Unione Giornalisti Scientifici SISN, Società Italiana di Scienze Naturali Si ringrazia Telecom Italia per aver permesso di seguire e di intervenire al convegno in diretta collegandosi all'indirizzo internet www.anms.it ANMS - DOCUMENTI 3 4 Comunicato stampa Tutti parliamo di evoluzione biologica. Ogni nuovo virus ci obbliga a riflettere sulla probabilità delle mutazioni e sulle strategie di sopravvivenza adottate dai nostri invisibili nemici. La selezione di razze canine giudicate, a torto o a ragione, pericolose per l'uomo ci ricorda che le caratteristiche degli organismi viventi non sono fissate una volta per tutte e possono modificarsi. Possiamo non rendercene conto, ma la nostra vita di tutti i giorni ci riporta molto spesso ai problemi fondamentali che Charles Darwin aveva affrontato. E la prova più evidente della vitalità della teoria dell'evoluzione sta nel fatto che "la teoria di Darwin" è ancor oggi l'unica soluzione che funziona. Già molto tempo prima di Charles Darwin la Terra non era più al centro dell'universo, ma orbitava attorno al Sole, come volevano la teoria di Copernico e le leggi di Newton. Ma l'Uomo conservava ancora il suo posto privilegiato in un ordine rimasto immutato dai tempi della Creazione. Con la pubblicazione de L'Origine delle specie, nel 1859, questa visione del mondo è definitivamente crollata. Tutte le forme viventi, compresa la nostra specie, discendono da un progenitore comune vissuto in un passato remoto. Nel quasi centocinquant'anni trascorsi dalla pubblicazione de L'Origine delle Specie, le scienze biologiche hanno compiuto progressi enormi. La nostra visione della storia della vita sulla Terra si è ampliata enormemente, sappiamo (quasi) tutto dei dinosauri, molte cose a proposito di specie vissute centinaia di milioni di anni fa, e qualche cosa sui batteri primordiali di miliardi di anni or sono. Abbiamo decifrato il "codice della vita" - il DNA - e analizzato il genoma di svariate specie, tra cui la nostra. Le capacità di manipolazione degli organismi viventi offerte dalle moderne tecnologie sono senza precedenti. Non sono molte però le occasioni di dialogo tra i "darwiniani di professione", tra cui la maggior parte dei biologi e paleontologi, e il ANMS - DOCUMENTI 3 pubblico degli interessati. E così il messaggio della teoria dell'evoluzione viene spesso travisato, applicato a sproposito, o dimenticato proprio quando ce ne sarebbe bisogno. Darwin introdusse la selezione naturale in analogia con la selezione praticata dagli allevatori. Ma l'idea forse "pericolosa" di Darwin è che l'evoluzione degli organismi non ha bisogno di intenzioni e di un'intelligenza organizzatrice. La varietà di strategie di sopravvivenza, gli adattamenti a volte incredibili che osserviamo in natura, sono spiegabili con le mutazioni, la variabilità degli organismi viventi e con l'azione selettiva dell'ambiente. I biologi e i paleontologi, tra loro, hanno un bel discutere. Non sull'evoluzione in quanto cosa che c'è stata ma, come tutti gli scienziati, su ipotesi, smentite e conferme relative a fatti particolari. La teoria dell'evoluzione si presta a molte metafore - la "roulette della vita", il "gene egoista" - e attorno a queste metafore si sono combattute e si combattono molte delle battaglie interne alla professione, nella consapevolezza che il loro ambito si estende oltre il dominio della biologia. Vogliamo offrire alcuni spunti di riflessione. Proponiamo una due-giorni di incontri tra persone che, a vario titolo, possiamo chiamare "addetti ai lavori" e diverse fasce di pubblico. L'evento riveste importanza per la domanda di scienza da parte del pubblico e per la presenza di scienziati e filosofi della scienza sia italiani che stranieri. Il convegno aperto a tutti, sarà articolato in tre sezioni. - Un incontro dedicato alle scuole - docenti e discenti - per illustrare le idee alla base della teoria dell'evoluzione, il loro interesse filosofico e la loro applicazione pratica, il concetto di storia naturale che possiamo derivarne, lo statuto particolare della teoria dell'evoluzione nelle scienze naturali. - Un incontro dedicato ai musei. I custodi della documentazione fossile che testimonia l'evoluzione come fatto si interrogheranno e 5 si lasceranno interrogare sulla valenza della teoria dell'evoluzione per la concezione e la realizzazione delle esposizioni. - Un incontro per tutti. Biologi e filosofi della scienza, stimolati dalla presenza di un giornalista scientifico, avranno la possibilità di dire la loro sulla teoria dell'evoluzione e il metodo scientifico. Non mancherà, infine, lo spazio per una rivisitazione delle controversie scientifiche che hanno preparato e accompagnato il cammino della teoria dell'evoluzione, con la presentazione di due libri (Raffaello Cortina Editore) su James Hutton - il "padre" della geologia e sulla controversia tra Stephen Jay Gould e Richard Dawkins. ANMS - DOCUMENTI 3 6 Comitato organizzativo Responsabili di progetto: Ilaria Guaraldi Vinassa de Regny MSNM, Responsabile Relazioni Esterne / ANMS, Direttivo Coordinamento scientifico: Carla Castellacci Divulgatrice scientifica, freelance Roma Segreteria: Claudia Marcolin - ANMS Programma Scientifico Enrico Banfi - MSNM, Direttore Carla Castellacci - Freelance Roma Raffaello Cortina - Editore Marco Ferraguti - Università Statale, Milano Fabrizia Gianni - ANISN, Lombardia Michele Lanzinger - ANMS, Presidente Telmo Pievani - Università Bicocca, Milano Giorgio Teruzzi - MSNM Andrea Vico - UGIS Vincenzo Vomero - ANMS, Direttivo Pubblicazioni Carla Castellacci - Freelance Moderatori: Armando Massarenti giornalista Il Sole 24 Massimo Pigliucci Università Tennessee/New York Andrea Vico UGIS Oratori: Guido Barbujani genetista - Università Ferrara Giovanni Boniolo filosofo della scienza - Università Padova Barbara Continenza storica della scienza - Università Tor Vergata Roma Carla Castellacci divulgatrice scientifica ANMS - DOCUMENTI 3 Vincenzo Vomero direttore Musei Scientifici Roma Luciano Cozzi insegnante - ANISN Lombardia Marco Ferraguti biologo evoluzionista - Università Statale Milano Giulio Giorello filosofo della scienza - Università Statale Milano Alessandro Minelli biologo evoluzionista - Università Padova Fabio Pagan giornalista scientifico - UGIS / SISSA Pascal Picq paleoantropologo - Collège de France Telmo Pievani filosofo della scienza - Università Bicocca Milano Massimo Pigliucci ecologo e biologo evoluzionista - Università Tennessee/New York Valerio Sbordoni zoologo e biologo evoluzionista - Università Tor Vergata Roma Giorgio Teruzzi paleontologo - Museo Storia Naturale Milano Patrick Blandin museologo - Muséum National d'Histoire Naturelle, Parigi "La crosta terrestre è un vasto museo; ma le collezioni naturali sono state fatte solo a intervalli di tempo immensamente remoti". (Charles Darwin: L'Origine delle Specie) "The crust of the earth is a vast museum; but the natural collections have been made only at intervals of time immensely remote". (Charles Darwin: The origin of Species) 7 Telmo Pievani Ricercatore Professore di Filosofia della Scienza, Università Bicocca, Milano Programma 11 febbraio 2004 14.30 - Indirizzi di saluto Michele Lanzinger Presidente Associazione Nazionale Musei Scientifici AMNS Enrico Banfi Direttore Museo di Storia Naturale di Milano 15.00 - Comunicazione: la teoria dell'evoluzione in alcuni musei fuori d'Italia Carla Castellacci / Vincenzo Vomero Divulgatrice scientifica / Direttore U.O. Musei Scientifici Comune di Roma 15.30 - Darwin tra linguaggio scientifico e linguaggio comune Barbara Continenza Professore di Storia del Pensiero Scientifico, Università Tor Vergata, Roma 16.00 - La Grande Galerie de l'Evolution del Museo di Parigi presenta l'evoluzione? Riflessioni su un'esperienza museologica Patrick Blandin Professore di Storia dei Musei di Storia Naturale al Muséum National d'Histoire Naturelle, Parigi 16.30 L'evoluzione nel museo, l'evoluzione dal museo Alessandro Minelli Professore di Biologia Evoluzionistica, Università di Padova Coordina: Andrea Vico, giornalista scientifico 11 febbraio ore 21.00 Tavola rotonda su "Evoluzione: parliamone" con la partecipazione di: Giulio Giorello Professore di Filosofia Università Statale, Milano ANMS - DOCUMENTI 3 della Scienza, Pascal Picq Professore di Paleoantropologia, Collège de France, Parigi Massimo Pigliucci Professore di Ecologia e Biologia Evoluzionistica, Università del Tennessee USA: Presentazione di due libri pubblicati da Raffaello Cortina Editore: L'uomo che scoprì il tempo. James Hutton e l'età della terra di Jack Repcheck La sopravvivenza del più adatto. Dawkins contro Gould di Kim Sterelny. Coordina: Armando Massarenti, giornalista de Il Sole 24 Ore 12 febbraio 2004 9.00 - Indirizzi di saluto Enrico Banfi Direttore Museo di Storia Naturale Milano 9.30 - Niente evoluzione? La relazione tra creazionismo, metodo scientifico e metodi d'insegnamento Massimo Pigliucci Professore di Ecologia e Biologia Evoluzionistica, Università del Tennessee, USA 10.00 - Biodiversità ed evoluzione Valerio Sbordoni Professore di Zoologia e biologia evoluzionistica, Università Tor Vergata, Roma 10.30 - La specie che non c'era: il cespuglio degli ominidi e altre storie Telmo Pievani Professore di Filosofia della Scienza, Università Bicocca, Milano: 8 11.00 - Coffee break 11.15 - Le nostre origini africane: Mr.Darwin aveva ragione Pascal Picq Professore di Paleoantropologia, Collège de France, Parigi Giulio Giorello Professore di Filosofia Università Statale, Milano della Scienza Coordina: Andrea Vico 13.00 - colazione 18.30- Proiezione film: "…e l'uomo creò Satana" di Stanley Kramer (titolo originale: "Inherit the Wind", Usa 1960, b/n, 127') Con Spencer Tracy, Fredric March, Gene Kelly, Florence Eldridge, Dick York, Harry Morgan, Noah Beery jr. Il film si ispira a quello che è stato definito "il processo delle scimmie", che nel Tennessee nel 1925 vide impegnati oratori tra i più famosi dell'epoca. Sul banco degli imputati l'insegnamento nelle scuole della teoria dell'evoluzione… 14.30 - L'evoluzione dai Media Fabio Pagan Giornalista scientifico UGIS - SISSA Per informazioni: Museo Civico di Storia Naturale di Milano Tel.: 02 88463337 15.00 - L'evoluzione a scuola Luciano Cozzi Associazione Nazionale Insegnati Scienze Naturali - ANISN - Lombardia ANMS (Ass. Naz. Musei Scientifici) - Trento Tel.: 0461 270311 11.45 - L'antro dei bruti. Sistematica dell'antievoluzionismo Marco Ferraguti Professore di Biologia Evoluzionistica, Università Statale, Milano 12.15 - discussione Coordina: Massimo Pigliucci 15.30 - Cosa ci dicono i fossili Giorgio Teruzzi Paleontologo, Museo Storia Naturale, Milano 16.00 - Mai più senza Darwin: Il pensiero evoluzionistico nella genetica moderna Guido Barbujani Professore di Genetica, Università di Ferrara: 16.30 - Alcune leggerezze filosofiche sulla teoria dell'evoluzione Giovanni Boniolo Professore di Filosofia della Scienza, Università di Padova 17.00 - discussione 18.00 - conclusioni ANMS - DOCUMENTI 3 9 12 febbraio, festa Razionale Il Darwin Day 2004 si è tenuto presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano il 12 e il 13 febbraio. C'è bisogno di spiegarne le motivazioni? Il comune sentire di tutti, organizzatori e partecipanti a questa duegiorni, può forse essere riassunto in due affermazioni. La prima, che la teoria dell'evoluzione biologica è una delle più importanti conquiste intellettuali dell'umanità. La seconda, che Charles Darwin non è stato solo l'iniziatore e l'attore principale di questa conquista, ma è uno scienziato capace ancor oggi di farci riflettere. È un sentire che accomuna le iniziative del Darwin Day che ogni anno si tengono nel mondo, in una lista che comprende un numero sempre crescente di Paesi e in cui l'Italia si faceva notare per la sua assenza. Anche chi non ama le celebrazioni, per i rischi di pomposità che esse comportano, riconoscerà che riproporre con enfasi il valore della teoria dell'evoluzione e dell'opera di Darwin ha un'importanza che va oltre il dominio della biologia. Per molti degli intervenuti celebrare questa ricorrenza è un modo di difendere il razionalismo e l'impresa scientifica nel suo insieme, una posizione che si apre a un vasto orizzonte di questioni, non ultime di natura etica. Come minimo, è un modo di informare sugli sviluppi di un programma di ricerca che spesso riceve attenzione non per i suoi meriti e successi, ma a causa dei fraintendimenti di cui la teoria rimane vittima. Ma questo Darwin Day è stato anche un evento festoso, un'occasione di cedere al piacere della discussione intelligente. Le pagine che seguono contengono un sintetico resoconto dello svolgimento del Darwin Day, con una sintesi degli interventi in ordine cronologico. A parte le brevi introduzioni alle tre parti in cui è stata divisa la manifestazione, i testi sono basati su una trascrizione fedele, di cui ANMS - DOCUMENTI 3 mantengono lo stile generalmente diretto e spesso informale. Inevitabilmente, i tagli apportati possono aver allontanato il contenuto dalle priorità assegnate dagli Autori (a proposito dei quali, le notizie essenziali si trovano in fondo). Non possiamo che scusarci per le molte cose che questa sintesi ha dovuto tralasciare, assumendoci le dovute colpe per gli eventuali errori fattuali. 10 L’evoluzione nei Musei Sintesi degli interventi Stephen Jay Gould ricordava spesso l'impressione avuta, giovanissimo, dal suo primo incontro con i dinosauri dell'American Museum of Natural History, e dell'importanza di quell'esperienza nel decidere la sua carriera futura. Massimo Pigliucci, che incontreremo più tardi, ci ha raccontato un'episodio simile della sua biografia. Questo "effetto meraviglia", da cui può nascere l'amore per la conoscenza e una solida carriera, è ben noto a chi lavora in un museo. Il legame tra evoluzione e musei di storia naturale è per molti versi ovvio. Non solo perché la biodiversità che i musei si sforzano di far conoscere è il risultato dei percorsi dell'evoluzione, ma anche perché il reperto paleontologico, già come semplice oggetto, contribuisce in modo essenziale a dare alle collezioni il loro carattere unico, irripetibile. La teoria e la pratica museali si trovano a dover fare i conti con la tensione tra il "museo di oggetti" e il "museo di concetti". Concretamente, questo significa dover scegliere tra il dare preminenza alle collezioni, al patrimonio di cui il museo è il custode, o alla costruzione di una narrativa imperniata attorno ai punti salienti di una teoria. A questa tensione si accompagna la diversa enfasi tra il ruolo del museo "dove si fa ricerca", dove si privilegia l'attività di studio che avviene solitamente dietro le quinte, e il museo dove si fa divulgazione, che investe in nuovi mezzi e strategie di comunicazione. Le giornate del Darwin Day si sono aperte con un incontro dedicato ai musei, in cui le esperienze degli addetti ai lavori si sono intersecate con le riflessioni di esperti provenienti da altri campi della scienza e della comunicazione scientifica. ANMS - DOCUMENTI 3 La sessione è stata aperta dai saluti degli organizzatori. Michele Lanzinger, presidente dell'Associazione Nazionale Musei Scientifici (ANMS), ha sottolineato come l'importanza dell'evoluzione travalichi i confini della scienza, dello studio dei processi, e interagisca con sfere più ampie che riguardano il nostro modo di intendere la nostra posizione nel mondo dei viventi. Al di là dell'idea un po' stereotipata che se ne ha, della fissità che in qualche modo promana dalla staticità degli oggetti, delle sue collezioni, il museo naturalistico ha dimostrato di saper comprendere i processi e di saperli declinare in concetti. Enrico Banfi, direttore del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, ha ricordato che esisteva un precedente, il convegno organizzato dal Museo verso la metà degli anni 1980 quando il museo era sotto la direzione di Giovanni Pinna. Una piccola sorpresa della giornata è stata la nascita, in contemporanea con l'evento, del TG dei musei su Internet (http://www.tgdeimusei.it). Carla Castellacci e Vincenzo Vomero hanno affrontato il tema della comunicazione della teoria dell'evoluzione nei musei naturalistici. Non è affatto scontato che un museo debba occuparsi di teoria, anzi non è certo questa la più importante tra le missioni del museo, non è mai stato così. D'altra parte, pur accettando la tradizionale distinzione tra "il fatto" dell'evoluzione e "la teoria" dell'evoluzione, e la accettiamo soprattutto perché questa distinzione è utile nel nostro lavoro, l'enorme varietà di forme viventi ci offre una molteplicità disordinata che richiede una teoria per fornire principi unificanti, che ci rendano più comprensibili le regolarità della natura. 11 La questione non è limitata alla teoria dell'evoluzione: anche le esposizioni strutturate nel modo più tradizionale, secondo la sistematica linneana, sono fortemente cariche di teoria. Il problema diventa una questione di misura. Per fare un esempio di esposizione veramente "carica di teoria", quella sull'evoluzione dei vertebrati dell'American Museum of Natural History di New York riproduceva, nella successione delle sale, le ramificazioni principali di un cladogramma. La mostra suscitò non poche perplessità, anche per il carattere poco intuitivo di un percorso che terminava con l'elefante. Ma il problema è che l'evoluzione non si può ridurre all'albero filogenetico, richiede la dimensione del "tempo profondo". Un confronto tra le diverse strategie espositive adottate dal Natural History Museum di Londra e della Grande Galerie di Parigi può essere istruttivo. A Londra, la sala sull'Origine delle specie riesce a descrivere gli aspetti principali della teoria e presenta una certa varietà di strumenti per comunicare i messaggi concettualmente più difficili. Però, anche volendo tra- ANMS - DOCUMENTI 3 scurare l'evidente obsolescenza degli apparati, il contenuto della sala ha scarsa attinenza con le ricche collezioni del Museo. Più moderna è l'esposizione sulla storia della Terra, un argomento che ovviamente interseca l'evoluzione biologica. Ma anche in questo caso gli esemplari naturali spiccano per la loro assenza. Per contro, nella Grande Galerie la presenza degli oggetti naturali, degli animali conservati, è preponderante. La diversità del vivente è presentata in relazione alla diversità degli ambienti, il visitatore vi è letteralmente immerso attraverso giochi di luce e di suoni, e gli apparati ausiliari "per saperne di più" sono prevalentemente concentrati al secondo piano, in un contesto molto diverso. Al giorno d'oggi la televisione ci rende familiari le forme e i comportamenti degli animali più diversi. Ma il confronto diretto, faccia a faccia con un animale in carne e ossa è qualcosa di più. Scott Atran sostiene che tra le molte capacità innate di cui è dotata la nostra specie ci sia una capacità "tassonomica" di senso comune, la capacità di classificare le forme viventi secondo categorie che corri- 12 spondono grosso modo al livello delle famiglie della sistematica scientifica. Il messaggio che possiamo trarre da queste ricerche è che la nostra propria natura animale ci ha dotato di capacità cognitive che potrebbero essere attivate attraverso l'esposizione a oggetti naturali. I rapporti tra linguaggio comune e linguaggio scientifico sono stati al centro della relazione di Barbara Continenza, che ha osservato come lo studio della storia della scienza nell'Università italiana sia ancora prevalentemente limitato alle facoltà umanistiche. La ricostruzione in chiave storica di due dei termini basilari della teoria darwiniana, "evoluzione" e "selezione", consente di osservare gli spostamenti di significato che un termine subisce quando passa dal linguaggio comune a quello scientifico, e poi ritorna al linguaggio comune ma modificato dal suo transito nella teoria. Darwin, con la consueta cautela, non adotta immediatamente questi termini in quanto intuisce che potrebbero dar luogo a degli equivoci. Il sostantivo "evoluzione", già entrato a far parte del vocabolario della biologia nell'accezione di "sviluppo", non compare nell'Origine delle specie: Darwin parla di "discendenza con modificazione". Il termine "selezione", che Darwin deriva probabilmente dalla sua frequentazione con gli allevatori, occupa oggi coi suoi vari lemmi più di cento pagine del Dizionario del darwinismo e dell'evoluzione di Patrick Tort. Era un termine che presentava dei rischi e che renderà necessarie numerose chiarificazioni, nelle revisioni dell'Origine delle specie. Dell'effetto di queste contaminazioni tra linguaggio comune e linguaggio scientifico ci si rende conto quando si fa comunicazione della scienza. Dal punto di vista epistemologico lo studio dei legami fra linguaggio comune e linguaggio tecnico-scientifico rompe con certi schemi di scientificità oggi un po' logori. ANMS - DOCUMENTI 3 Patrick Blandin ha fornito una ricostruzione delle scelte alle origini della Grande Galerie de l'Evolution. Il Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi disponeva, dalla fine del diciannovesimo secolo, di una galleria dedicata alla Paleontologia, concepita per illustrare le grandi tappe dell'evoluzione animale. Nel frattempo, dagli anni Cinquanta, alcuni dirigenti sognavano una galleria consacrata all'evoluzione in un'ottica globale. Il rinnovamento della vecchia galleria di Zoologia, progettato dopo la sua chiusura avvenuta a metà gli anni Sessanta, fornì l'occasione per concretizzare questo sogno: dopo lunghe riflessioni e dibattiti, venne deciso nel 1986 che l'evoluzione sarebbe stata il tema portante del progetto di rinnovamento. Aperta al pubblico nel 1994, la "Grande Galleria dell'Evoluzione" ha conosciuto un successo considerevole: nel corso di dieci anni, la sua esposizione permanente avrà accolto all'incirca cinque milioni di visitatori. Ma bisogna domandarsi se a costoro il fenomeno evolutivo è stato mostrato in maniera soddisfacente. Considerare in modo critico la realizzazione della Grande Galleria dell'Evoluzione permette di porre il problema della presentazione dell'evoluzione attraverso un'"esposizione mediatica", interrogandosi sulla possibilità di rendere a livello museografico i concetti principali, senza i quali l'evoluzione non può essere compresa. L'intervento ha analizzato le difficoltà incontrate dall'esposizione della Grande Galerie nel trasmettere i suoi messaggi principali. Questi problemi sono intrinsecamente legati alle conoscenze che si vogliono presentare, e riconducono alla questione fondamentale: "che cos'è l'evoluzione, in quanto fenomeno, e come cercare di spiegarla oggi?" La relazione di Alessandro Minelli ha posto l'accento sui fatti dell'evoluzione, e su come questi fatti possano essere rappresentati utilizzando le risorse di un museo. Il fenomeno evolutivo può essere visto sotto diversi punti di vista, per esempio come origine della 13 diversità biologica o come adattamento all'ambiente. Ma quello che Darwin ci racconta è soprattutto l'origine delle novità: la prima ala di uccello, o il primo fiore, sono novità clamorose comunque si voglia raccontare la storia dei viventi. Questa dimensione della storia evolutiva non si esaurisce nel racconto della speciazione, in una storia microevolutiva di adattamento. Richiede attenzione non solo al cambiamento, ma anche ai meccanismi che realizzano queste novità nella vita di un animale o di una pianta, all'innesto dello sviluppo individuale sull'evoluzione della specie. Ci sono allora fatti che richiedono interpretazione, novità che lungi dall'essere ovvie ci rivelano l'esistenza di vincoli, impossibilità, passaggi che l'evoluzione non ha potuto seguire. Il collo della giraffa, icona spesso abusata dell'evoluzione con le sue caricature lamarckiana e darwiniana, può servire come esempio di questi vincoli perché è formato da sette vertebre, come nell'uomo o nell'ippopotamo. Ma questo non è vero per tutti i mammiferi, e un museo potrebbe sfruttare le sue collezioni per dare al visitatore l'opportu- ANMS - DOCUMENTI 3 nità di un confronto. La diversità si presta a essere raccontata attraverso le chiavi di lettura dell'anatomia comparata, che all'occhio moderno apre lo spunto per interpretazioni di tipo evoluzionistico. Ma le novità evolutive non si possono raccontare solo attraverso le sequenze stratigrafiche, l'origine del volo non si racconta attraverso fossili di Archeopteryx disposti in sequenza. Le novità evolutive riguardano anche la biologia dello sviluppo e quella disciplina che oggi va sotto il nome di "evodevo", evolutionary and developmental biology, biologia evolutiva e dello sviluppo. Queste sono cose che si possono raccontare anche con i materiali del museo, perché il programma di ricerca del genetista dello sviluppo inizia studiando l'espressione di certi geni, per esempio nella drosofila. Il museo deve rimanere legato ai materiali, a quelli che possiede o che può acquistare, e quando ne ha la possibilità non dovrebbe precludersi l'impiego di animali vivi. 14 Tavola rotonda Sintesi degli interventi La sera del 12 febbraio si è svolto il principale evento pubblico del Darwin Day 2004, con un'incontro molto partecipato in cui sono stati presentati due libri pubblicati da Raffaello Cortina: L'uomo che scoprì il tempo. James Hutton e l'età della terra di Jack Repcheck La sopravvivenza del più adatto. Dawkins contro Gould di Kim Sterelny. Massimo Pigliucci ha offerto una panoramica del creazionismo dal punto di osservazione privilegiato di un docente universitario del Tennessee, con un'esperienza diretta di confronto con alcuni tra i principali esponenti del creazionismo. Ci sono quelli della Terra piatta, quelli della Terra giovane (che sostengono che il nostro pianeta è stato creato 6.000 anni fa e che l'universo è stato creato in sei giorni), ma soprattutto l'Intelligent Design. Il fenomeno dell'Intelligent Design, il disegno intelligente, è relativamente recente ed è dominato principalmente da tre figure: Philip Johnson, avvocato, Michael Behe, biochimico, e Bill Dembsky, matematico. Hanno cominciato praticamente da zero verso gli inizi degli anni 1990, proponendo tre idee fondamentali che secondo loro rappresentano non solo la distruzione della biologia evoluzionistica, ma della scienza come viene fatta oggi. Secondo Johnson la scienza si basa su assunti filosofici non dimostrabili, e se questo è vero allora non è nient'altro che una forma di religione. Michael Behe sostiene che alcune strutture biologiche sono caratterizzate da quelle che lui chiama complessità irriducibili, che vuol dire che non è possibile trovare una spiegazione naturale per certe strutture biologiche. Infine Bill Dembsky sostiene che la complessità biologica richiede un disegno ANMS - DOCUMENTI 3 intelligente. L'assunto fondamentale con cui Johnson ha dei problemi è il cosiddetto naturalismo, che vuol dire che uno scienziato parte dall'assunto che si possa trovare una spiegazione naturale per qualunque fenomeno. Non è che si esclude una spiegazione supernaturale perché è falsa, o perché si sa a priori che è falsa, ma per il semplice motivo che una volta accettata non si saprebbe cosa farne. Johnson ignora, convenientemente, che ci sono due tipi di naturalismo. Il naturalismo filosofico dice che non ci sono spiegazioni supernaturali perché il supernaturale non c'è. Ma gli scienziati non sono tenuti ad essere naturalisti filosofici, se lo sono è una loro opinione personale e ci sono scienziati che credono in una o in un'altra religione. Tutti gli scienziati però debbono essere naturalisti metodologici, che vuol dire che se c'è un problema si deve cercare di affrontarlo prima di tutto dal punto di vista di una spiegazione naturalistica. Non sono solo gli scienziati a partire da un assunto di questo genere, se una mattina non vi parte la macchina probabilmente non vi mettete a pregare ma la portate dal meccanico. Michael Behe considera le strutture biologiche come se fossero costruite artificialmente. Uno dei suoi esempi preferiti è il flagello batterico, che ama raffigurare come un motore. Behe sostiene che queste strutture biologiche non possono essere spiegate dalla selezione naturale, sono state disegnate e impiantate da qualcuno. La logica dell'argomento è identica a quella già usata da Paley prima di Darwin, e a cui Darwin dedicò un intero capitolo dell'Origine delle specie - l'argomento in quel caso era l'origine dell'occhio. E la biologia evoluzionistica negli ultimi trent'anni ha portato molto avanti il discorso di 15 Darwin spiegando molto bene come si è evoluto l'occhio, ci sono state diverse evoluzioni indipendenti e abbiamo esempi di transizioni intermedie. Quello di Behe è dunque un argomento per ignoranza: siccome non abbiamo una spiegazione naturale, c'è solo la spiegazione supernaturale. Con la stessa logica, se Behe fosse vissuto nel 300 avanti Cristo in Grecia avrebbe detto che siccome non abbiamo una spiegazione naturale per i fulmini l'unica spiegazione è che Zeus si è arrabbiato. Infine Dembsky propone un "filtro" in base alla probabilità che un fenomeno si verifichi. Non è chiaro come calcoli questo tipo di probabilità, ma il fatto che la Terra giri intorno al sole rientra tra i fenomeni molto probabili e ha quindi una spiegazione naturalistica. Altri fenomeni hanno una probabilità intermedia e sono casuali. Ma ci sono anche fenomeni per cui è estremamente improbabile che si verifichino naturalmente, pensiamo alle automobili, e Dembsky vuole naturalmente far cadere le strutture biologiche complesse nella stessa categoria delle automobili. Questa cosiddetta "inferenza del disegno" ha diversi problemi. Intanto la scienza non pro- ANMS - DOCUMENTI 3 cede attraverso un "filtro" lineare, per eliminazione successiva. Quasi sempre, come già aveva visto il reverendo Thomas Bayes, abbiamo una competizione tra più ipotesi complesse, e ogni esperimento importante può cambiare il nostro grado di fiducia verso l'una o l'altra ipotesi. Alcune verranno effettivamente eliminate, ma allo stesso tempo altre entreranno nella competizione. La seconda obiezione è che Dembsky si dimentica un'intera classe di fenomeni, penso a quelli studiati dalla teoria del caos, che mostrano che è possibile ottenere strutture ordinate a partire da regole molto semplici. La terza è che la selezione naturale non è quel processo casuale su cui insistono i creazionisti. È la combinazione di un processo casuale, la mutazione, con la selezione naturale, che non è un processo casuale. Telmo Pievani, nel presentare il libro di Kim Sterelny, ha illustrato i termini della controversia tra Stephen Jay Gould e Richard Dawkins. Si è trattato di "un duello all'ombra di Darwin" che riguardava un un programma di ricerca, la sintesi moderna, con un nucleo 16 filosofico molto forte. Litigavano su due interpretazioni diverse di questa sintesi moderna, che è in pratica la teoria dell'evoluzione con le scoperte della biologia molecolare, della genetica dei primi 30-40 anni del 1900. Dawkins e Gould erano entrambi figli della sintesi moderna, solo venivano da due fronti disciplinari diversi: Dawkins è figlio della grande tradizione dei genetisti, Gould (e assieme a lui Niles Eldredge), è figlio della tradizione più naturalistica, dei paleontologi. Si vede insomma come un programma di ricerca, quando è fecondo, è capace di produrre dibattiti interessanti e anche radicali. La cosa interessante è che si può essere darwiniani in modi diversi, mentre non ci sono due modi diversi di essere creazionisti. Possiamo dare un grande peso all'aspetto microevolutivo, quindi alla logica della selezione applicata a livello genetico, e da questo estrapolare tutte le caratteristiche dei livelli superiori - questo è l'approccio di Dawkins. Oppure possiamo immaginare che l'evoluzione sia fatta dal gioco molto più complesso tra una molteplicità di livelli che interagiscono e che sono autonomi ed interdipendenti l'uno rispetto all'altro. Questo mette in luce che la teoria darwiniana è una teoria che riesce a tenere insieme aspetti apparentemente contraddittori. È una teoria che ha un nucleo logico molto forte e coerente, con un valore predittivo fortissimo, che è la logica della selezione naturale, la continuità generazionale, la concezione variazionale dell'evoluzione . Poi esiste una cornice, una sfumatura di idee, la gradualità dell'evoluzione, l'adattamento, la perfezione organica a cui Darwin dedica un intero capitolo che si intitola proprio "come nascono gli organi di estrema perfezione e complessità". Su questa cornice si può litigare anche in modo feroce, come fanno infatti Gould e Dawkins, però il cuore predittivo della teoria darwiniana è ancora oggi potente e fortissimo. Sterenly propone alla fine una complementarità fra i due scienziati, e questo è ANMS - DOCUMENTI 3 importante perché riguarda l'agenda della teoria dell'evoluzione futura. Il modo migliore per discutere il creazionismo è non discuterne e non sopravvalutare troppo questo aspetto, soprattutto in Italia, e invece vedere il carattere avvincente della teoria dell'evoluzione. Sterenly dice che Gould ed Dawkins hanno messo in agenda i problemi della teoria dell'evoluzione futura, è difficile da credere perché su alcuni aspetti sono veramente agli antipodi, ma vedere insieme Dawkins e Gould vuol dire vedere insieme uno scienziato che ha capito la logica pervasiva della selezione naturale applicata a livello genetico e uno scienziato che ha visto dall'altro punto di vista gli aspetti importanti della macroevoluzione, gli equilibri punteggiati, le estinzioni di massa. Giulio Giorello, presentando il libro di Repcheck, ha ricordato come quella di James Hutton sia stata una rivoluzione scientifica forse non meno importante di quella di Copernico, di quella di Galileo, e naturalmente della rivoluzione delle scienze del vivente operata da Charles Darwin, e come però questa rivoluzione sia molto meno nota. Repcheck ricostruisce il contesto culturale e storico in cui si mosse Hutton, quello di una magnifica città che è Edimburgo e di una delle più interessanti esperienze storiche della modernità, quella della Scozia dopo la crisi conclusasi con la sconfitta con l'insurrezione giacobita del 1745. Da questo disastro politico ed economico non solo Edimburgo, ma il ceto intellettuale scozzese ha inventato quello che noi chiamiamo l'illuminismo, l'età dei lumi. L'hanno inventato loro prima dei continentali, l'hanno inventato personaggi come Adam Smith, o David Hume di cui forse la grande fama all'epoca era quella di un reinventore della storia mentre oggi noi lo conosciamo per altri aspetti, e poi il grandissimo naturalista Joseph Black. Basterebbero questi tre nomi per dare l'idea di un grande movimento di pensiero che doveva influenzare profondamente anche paesi vicini, spostarsi 17 ad ovest verso Belfast oppure scendere verso Londra e poi diventare un punto di riferimento di grandissima importanza per alcuni signori che si chiamano Voltaire, Diderot o anche Emmanuel Kant Questa è la grande tradizione illuministica che ogni tanto si sente disprezzare con grande sussiego da certi filosofi e letterati, che sputano sull'illuminismo non sapendo che l'illuminismo non è la critica esaltazione della ragione ma è l'indagine della ragione sui propri limiti, e che proprio da questa apparente debolezza la ragione tira fuori quella forza che poi permette di andare avanti. Questa capacità di lavorare pazientemente dell'illuminismo è forse semplificata nella figura di Hutton, un tranquillo signore di campagna che divide il suo tempo tra la medicina e la nascente chimica, gira un po' il mondo e poi si comincia a domandare perchè il suolo nella sua grande tenuta si corrode, e comincia ad elaborare una teoria sulle formazioni geologiche che richiede tempi molto molto lunghi, e entra in rotta di collisione con quelle teorie che all'epoca, basandosi su un'interpretazione più o meno letterale della Bibbia, attribuivano al nostro globo un'età tra i 6000 e i 7000 anni. La sua ricerca andava contro i limiti posti da quelli che sono gli antenati dei fondamentalisti di oggi. Hutton aveva a che fare soprattutto con i presbiteriani scozzesi, e toccava una cosa apparentemente marginale: "cosa importa se la terra ha 6000 o 8000 anni, avremo forse lievemente sbagliato i calcoli". Ma Hutton diceva qualcosa di ben diverso. Nell'economia del mondo, diceva quel geologo scozzese, non abbiamo né vestigia di un principio né indizi di una fine. La dichiarazione suonava ancor più stravagante se associata a quella dottrina, che tutti i mutamenti del nostro passato sono stati determinati dalla lenta azione di cause tuttora esistenti. Hutton ha creato le basi di quell' uniformismo che poi doveva trovare il suo dispiegamento nel poderoso trattato di "The prince of geology", di Charles Lyell, altro grande scozzese ANMS - DOCUMENTI 3 non a caso. Quindi è una potente rivendicazione quella di Hutton, di Lyell e naturalmente di chi si portava in tasca i lavori di Hutton e di Lyell, e cioè Charles Robert Darwin, una potente rivendicazione della libertà scientifica. Quindi la vicenda di Hutton è una vicenda esemplare anche da un punto di vista civile e si capisce perché proprio uomini come Lyell e come Darwin avessero ben presente l'opera di questo tranquillo gentiluomo scozzese. 18 L’evoluzione nelle Scuole Sintesi degli interventi Nei giorni del Darwin Day pochi immaginavano che l'insegnamento dell'evoluzione nelle scuole sarebbe presto diventato un tema "caldo". È noto come l'evoluzione non sia avversata dalla Chiesa cattolica, e le forze già marginali degli anti-evoluzionisti italiani non possono contare su argomenti di religione particolarmente forti. Questa percezione è rapidamente cambiata quando la teoria dell'evoluzione è stata eliminata dai programmi di studio delle scuole medie, nell'ambito della controversa riforma della scuola della ministra Moratti. Per un momento, la comunità di persone che in Italia si occupa di fare, divulgare, o insegnare scienza si è trovata unita nel richiedere che l'insegnamento dell'evoluzione non fosse cancellato dalla scuola dell'obbligo. Il Museo civico di Storia naturale ha promosso una petizione tra scienziati e docenti, e il quotidiano La Repubblica ha avviato una raccolta di firme on-line. A chiudere questo "momento" di consapevolezza sui temi dell'istruzione scientifica di base è venuta la nomina da parte della Ministra di una commissione di alto profilo, tanto di premi Nobel, con l'incarico di redigere i nuovi programmi. A circa un anno dalla sua nomina, non si hanno notizie dell'operato della commissione. Massimo Pigliucci ci ha raccontato che il network televisivo ABC, uno dei principali negli Stati Uniti, annovera la celebre serie di cartoni animati, Gli Antenati, tra i suoi programmi di divulgazione scientifica. Nel primo anno in cui in Italia è divenuto possibile "insegnare" l'evoluzione attraverso miti, leggende e racconti delle origini vale la pena di prestare attenzione alle riflessioni su metodi, preconcetti, e passi falsi che scienziati e divulgatori hanno tratto dalla loro esperienza. ANMS - DOCUMENTI 3 La giornata è stata aperta da Massimo Pigliucci, che ha ricordato che è facile deridere i creazionisti quando dicono certe cose, ma è importante capire i loro errori da un punto di vista logico. D'altra parte anche gli scienziati, i divulgatori scientifici e qualche volta gli insegnanti fanno degli errori nel modo in cui presentano la scienza, e Pigliucci ha dedicato gran parte della sua relazione a "castigare noi stessi". Tra gli errori logici dei creazionisti, uno è che se non ci piacciono le conseguenze di certe ricerche scientifiche, la teoria scientifica che ha prodotto quei risultati è sbagliata. È come dire "sono contro l'uso della bomba atomica, per cui la teoria atomica è sbagliata", un ragionamento alla rovescia. Un altro errore è dire che se gli scienziati non sono d'accordo la scienza è in crisi. Questo mostra che il creazionista non capisce una cosa fondamentale della scienza, che la scienza va avanti appunto per discussioni e disaccordi tra scienziati. Si potrebbe anche obiettare che è vero che, per esempio, i biologi discutono dell'importanza di certi meccanismi nell'evoluzione, ma le divergenze che li dividono non sono tanto grandi come quelle, nel campo creazionista, tra chi crede che la Terra è vecchia di seimila anni e chi invece accetta che ne ha quattro miliardi. Un altro punto forte dei creazionisti è l'idea che visto che la gente finanzia le scuole pubbliche quelli che pagano le tasse decidono cosa si deve insegnare. Il che in termini generali è anche giusto, se uno compera una macchina vuole una macchina che funzioni, ma non è che per questo può andare a dire all'ingegnere come progettare la macchina. Dall'altra parte però, la maggior parte degli scienziati negli Stati Uniti non si degna neanche di rispondere alle accuse creazioniste, e 19 questo è un errore. Molto spesso poi la risposta è superficiale. Per esempio quando un creazionista domanda "tu che cosa sai dell'evoluzione delle balene?" la risposta tipica è "ecco qui un albero filogenetico con gli antenati delle balene, il problema è risolto". Ma quello che abbiamo è una ricostruzione, nessuno ha mai visto animali del genere. E' un errore dire "abbiamo risolto il problema, guarda qui, c'è il disegnino". Un altro esempio è che i creazionisti obiettano spesso che "la teoria dell'evoluzione non può spiegare l'origine della vita". Tra l'altro hanno ragione, perché la teoria dell'evoluzione di Darwin parte dall'origine della vita in poi, l'origine della vita è una questione che devono risolvere biofisici e biochimici. Comunque la tipica risposta è che c'era la zuppa primordiale, questi composti chimici che si sono mescolati, sono arrivati i fulmini dall'alto ed è uscito fuori il DNA. Questo tipo di conclusione è basato sugli esperimenti di Stanley Miller del 1953, che storicamente sono stati importantissimi perchè sono stati il primo esempio nella storia della scienza in cui la domanda dell'origine della vita veniva affrontata in laboratorio. Purtroppo però Miller ha usato per i suoi esperimenti le condizioni che all'epoca i geochimici e i geofisici dicevano che erano probabilmente prevalenti nella Terra primitiva. I geochimici e i geofisici nel frattempo hanno cambiato idea. Quindi non si può rispondere semplicemente "c'era la zuppa primordiale", sono state proposte diverse teorie alternative. La scienza è un processo di scoperta e quindi va insegnato come tale. Non è soltanto una collezione di fatti. Abbiamo l'ossessione dei fatti, e siccome la scienza produce dei fatti molto interessanti, e ne continua a produrre in continuazione, abbiamo questa tendenza a concentrarci sui fatti e non sul processo della scienza. Valerio Sbordoni ha parlato di biodiversità ed evoluzione. Spesso l'evoluzione viene vista sotto il profilo dell'adattamento, e uno ANMS - DOCUMENTI 3 dei problemi quando si cerca di comunicare o di spiegare l'evoluzione è quello di legare la microevoluzione, che studia l'evoluzione a livello delle popolazioni e delle specie, con la macroevoluzione che è quella che studiano soprattutto i paleontologi, l'evoluzione su grande scala. La diversità biologica, la biodiversità, è la diversità degli esseri viventi a tutte le scale a cui noi la possiamo osservare. Un aspetto importante è la diversità a livello delle specie, ma altrettanto importanti sono la diversità che esiste all'interno di una specie e la diversità tra gli ecosistemi. Possiamo leggere la diversità biologica come il prodotto dell'evoluzione a tutte queste scale. La scala tradizionale alla quale la biologia evoluzionistica ha posto particolare attenzione è quella della variazione all'interno di una specie, di una popolazione. Questo ha creato una scienza che è la genetica delle popolazioni, che ha il grosso privilegio di avere un modello e di confrontare il processo naturale con un'immagine di equilibrio che è la popolazione teorica, la popolazione all'equilibrio di Hardy-Weinberg. Lo scarto da questa condizione di equilibrio ci dà in qualche modo la misura del cambiamento evolutivo, rispetto al quale noi possiamo inferire i diversi fattori che hanno prodotto questo cambiamento. Ma la variabilità è anche all'interno delle popolazioni, all'interno delle specie. Se non ci fosse stata una diversità manifesta probabilmente la genetica ecologica, cioè la genetica delle popolazioni studiata in natura, sotto l'azione della selezione naturale, non sarebbe mai partita, e la genetica ecologica è uno dei momenti più entusiasmanti della dimostrazione della teoria darwiniana dell'evoluzione. C'è il caso famosissimo della Biston betularia, il melanismo industriale, e moltissimi altri meno conosciuti. Alla base di queste differenze morfologiche ci sono sempre, ovviamente, differenze genetiche che noi possiamo studiare direttamente. Infine la biodiversità si occupa degli ecosistemi, delle diversità che ci sono tra gli ecosiste20 mi. È difficile capire come dalle differenze all'interno di una popolazione si possa arrivare alle differenze tra gli ecosistemi, ma è attraverso la co-evoluzione che noi possiamo capire molte cose. Ci sono dei meccanismi che sono relativamente ben conosciuti, dimostrati sperimentalmente e che ci permettono di capire come le comunità biotiche possono essere così diverse tra di loro, come possano evolvere in maniera così diversa tra di loro. Una delle accuse che viene fatta alla teoria darwiniana dell'evoluzione, la teoria sintetica, è quella della ripetibilità degli esperimenti. Ma in natura a cercare bene ne abbiamo moltissimi di questi esperimenti, abbiamo tante storie che si ripetono in modo parallelo e questo è abbastanza convincente. Ci sono molti esempi di quelli che chiamiamo "fossili viventi", dove noi vediamo che c'è una grande divergenza a livello molecolare, ma una fortissima conservazione per quanto riguarda la forma. Ci sono anche, dal lato opposto, fenomeni di forte differenziazione per quanto riguarda la forma a fronte di una ridotta diversità genetica. Questo fa capire come i confronti nell'evoluzione siano spesso sorprendenti. Non c'è una regola dell'evoluzione, c'è una grande diversità che riguarda non solo i prodotti ma anche la velocità dell'evoluzione. In una breve comunicazione, Paolo Coccia ha illustrato il percorso che lo ha portato a ideare e condurre il Web log "Darwin Italia" (http://darwininitalia.blogspot.com), una fonte sempre aggiornata di notizie su ciò che avviene nel panorama evoluzionistico, non solo italiano. "Taking Darwin seriously" è il titolo di un libro di Michael Ruse, filosofo della biologia più volte citato in questi giorni. Telmo Pievani ha sostenuto che questo "prendere Darwin sul serio" sintetizza bene il percorso seguito dalla paleoantropologia negli ultimi anni. Molte delle difficoltà che ancora si incontrano nel considerare serenamente i temi dell'evoluzione derivano dal fatto che quando si parla di evoluzioANMS - DOCUMENTI 3 ne abbiamo anche a che fare con quello che Thomas Henry Huxley, seguace di Darwin, chiamava il posto dell'uomo nella natura. Con la pubblicazione nel 1871 delle Origini dell'uomo Darwin sa bene che la sua conclusione, che l'uomo è anch'esso il prodotto dell'evoluzione da una qualche forma animale a più bassa organizzazione, "riuscirà sgradevole a molte persone". Oggi ci troviamo ancora a far fronte al disagio di questa idea. Molti evoluzionisti, tra cui Alfred Russel Wallace che contemporaneamente a Darwin formulò la teoria della selezione naturale, hanno cercato di trovare un'eccezione per l'evoluzione umana. Wallace riteneva necessaria una forma di selezione speciale, sottratta all'ordine meccanico della selezione naturale. A rendere più difficile la nostra comprensione c'è il fatto che mentre in altre famiglie del regno animale l'evoluzione ha avuto spesso come risultato più di una specie, e a volte molte più di una, nel caso di Homo sapiens non è rimasta che una, che guarda caso siamo noi. Da qui l'iconografia di cui la progressione di Schwalbe è l'esempio più noto, con un'unica specie che viene sostituita da una nuova specie "superiore", ma sempre e solo una alla volta. È un'iconografia in netto contrasto con la tradizionale raffigurazione dell'evoluzione come un albero frondoso, che simboleggia una crescente diversità. Prendere Darwin sul serio significa accorgersi che questa eccezione non si regge più in piedi, e che anche l'evoluzione umana probabilmente ha seguito gli stessi pattern, le stesse leggi, gli stessi tipi di processo che hanno caratterizzato l'evoluzione di tutte le altre specie. Siamo così arrivati all'immagine, suggerita in particolare da Ian Tattersall, di un "cespuglio degli ominidi" di cui si conoscono oggi una ventina di specie o varietà. I paleoantropologi hanno imparato a raccontare non solo la storia dell'evoluzione umana, la storia degli ominidi, ma anche la loro geografia, il che accomuna ancora una volta la nostra evoluzione a quella di tutte le altre forme viventi. 21 La paleoantropologia è una scienza piena di sorprese perché è una scena indiziaria, si basa su pochi indizi e deve sulla base di questi ricostruire delle storie plausibili. Rimane poi da capire che cosa è successo quando una specie, Homo sapiens, ha cominciato a dipingere caverne, ad abbellirsi, a costruire calendari lunari e strumenti musicali, insomma a produrre comportamenti chiaro segno di una intelligenza simbolica. E' la famosa rivoluzione paleolitica che probabilmente ha dato origine non alla nostra anatomia, che già c'era, ma al nostro modo di pensare, alla nostra intelligenza autocosciente. Stiamo cercando, anche se ancora non ci si riesce, di capire come è avvenuta in modo naturale questa emergenza della mente moderna, a un certo punto della nostra storia. Secondo Marco Ferraguti la letteratura creazionista può essere interessante, se la si legge nello spirito con cui Tom McIver introduce la sua corposa antologia: "sebbene io sia in disaccordo con gli argomenti e le conclusioni degli antievoluzionisti concordo con le loro inquietudini che noi possiamo sì ignorare ma a nostro danno, dobbiamo essere attenti a quel che dicono sia per rispondere efficacemente ai loro argomenti scientifici che per comprendere le loro motivazioni reali, religiose, morali, politiche o dovute all'educazione". Bisogna essere selettivi, perché tra i testi antievoluzionisti ce ne sono alcuni decisamente brutti, libri da sconsigliare a chiunque come L'errore di Darwin di HansJoachim Zillmer che per negare l'età della Terra ci fa ripiombare indietro di duecento anni, ai dibattiti tra catastrofisti e attualisti. Molti antievoluzionisti fanno una grande confusione ideologica tra evoluzione, evoluzionismo e darwinismo. Quasi sempre non se la prendono con l'evoluzione come viene fuori dalla lettura dell'Origine delle specie, ma con un certo darwinismo che ci è stato trasmesso dalla sintesi moderna, che in qualche modo è una limitazione del pensiero di Darwin che era molto più aperto e pluralista di quanto ANMS - DOCUMENTI 3 vogliano farci credere. Oggi con l'Intelligent Design abbiamo una riproposizione di alcuni temi della teologia naturale, ma gli evoluzionisti non sono poi così interessati alla perfezione degli adattamenti. Sono piuttosto gli adattamenti imperfetti a catturare la nostra attenzione. Pensiamo a cosa fa Darwin. Dopo la pubblicazione dell'Origine delle specie Darwin si mette a scrivere un libro sui meccanismi di fecondazione delle orchidee, dove troviamo casi spettacolari, tipicamente darwiniani, di adattamento della forma della farfalla alla particolare orchidea da impollinare. Ma a guardar bene nella letteratura si scopre che alcuni impollinatori sono così poco specifici che addirittura vanno a incrociare generi diversi, non specie diverse. Questa attenzione di Darwin agli adattamenti imperfetti ci dà delle idee che potremmo sfruttare anche nelle nostre presentazioni, nell'ambito dell'insegnamento. Quello di cui abbiamo più bisogno, come già aveva osservato Ernst Mayr, è di una filosofia della biologia autonoma. Una certa filosofia della scienza basata sulla logica, sulla matematica, sulla fisica, la filosofia della scienza della scuola di Vienna, è solo in parte applicabile alla biologia, che è una scienza obiettiva quanto la fisica ma ha un modello di spiegazione che richiede che si tenga conto della storia. Se un matematico dice di non poter creare un modello come quello proposto dagli evoluzionisti, perché questa cosa deve essere vista come un problema per la biologia evoluzionistica? Sarebbe più corretto osservare, come dice Michael Ghiselin, che il nostro universo non è popolato da modelli matematici, e se gli organismi contraddicono le teorie non sono gli organismi che devono essere corretti. Assieme ad Albert Einstein Charles Darwin è la più importante icona scientifica del nostro tempo, ha osservato Fabio Pagan. Solo che mentre per Einstein si dice normalmente che aveva ragione ogni volta che un esperimento 22 conferma in un modo o nell'altro la teoria della relatività (e ciò non toglie che qualche volta Einstein abbia anche sbagliato), per Darwin si usano più frequentemente titoli come "Darwin sbagliava", qualche volta col punto di domanda qualche volta senza, "Darwin si estingue", "Darwin addio" e cose di questo genere. Attraverso una carrellata di immagini che ha spaziato dal cinema alla letteratura, dalla televisione ai quotidiani, Pagan ha illustrato la pervasività del discorso evoluzionistico nella cultura e nei media, non solo di oggi. Senza risparmiare tirate d'orecchie, in particolare, ai colleghi giornalisti laddove la correttezza dell'informazione viene sacrificata a vantaggio del titolo a effetto. Luciano Cozzi ha ricordato che troppo spesso si accetta l'idea che l'evoluzione non può essere osservata, mentre invece l'evoluzione in vitro dei microorganismi, e anche fenomeni di cambiamento a livello di popolazione, sono osservabili in modo del tutto soddisfacente. Spesso viene anche citato il Secondo principio della termodinamica per dimostrare presunto un conflitto tra l'evoluzione e la fisica. Ma il Secondo principio si applica a sistemi isolati, che non scambiano energia con l'ambiente circostante, e gli organismi viventi non appartengono a questa categoria. Se il Sole si spegnesse la vita sulla Terra comincerebbe a risentirne otto minuti dopo, all'incirca. Uno dei più grossi problemi che abbiamo avuto nel 1900 è stato quello che i teorici della scienza avevano raramente una formazione biologica, ma piuttosto una formazione in campo fisico, matematico e nella migliore delle ipotesi chimico. La biologia è una scienza che solo per le sue parti più di laboratorio può essere avvicinata a quella che noi chiamiamo le scienze dure, la fisica e la chimica. Dimostrazioni, se vogliamo usare questo termine in maniera rigorosa, non sono possibili in biologia. Non abbiamo la capacità di formulare delle previsioni. Siamo però in grado, e questo è già qualcosa, di formulare delle ANMS - DOCUMENTI 3 previsioni a posteriori, cioè quelle che si chiamano delle retrovisioni, con un termine un po' orrendo ma che rende, credo, l'idea. Uno dei concetti fondamentali più difficili da passare agli studenti è quello di popolazione. Sono le popolazioni, non i singoli che evolvono. Siccome poi noi insegnanti di scienze siamo un po' Arlecchino servitore di due padroni, quando insegniamo chimica raccontiamo che la fluttuazione casuale va elaborata ed eliminata con la teoria dell'errore, ma fare questo in biologia significherebbe buttare via il bambino con l'acqua sporca. Se intendiamo la variazione come un disturbo da filtrare, finiamo inevitabilmente per intendere le specie come delle categorie immutabili e la variazione solo come un fastidio. Il caso conta perché le mutazioni genetiche sono casuali, perché in una buona misura sono casuali gli assortimenti collegati alle modalità riproduttive sessuali. Ma a fianco del caso abbiamo anche la necessità rappresentata dalla selezione naturale. Un'altra cosa difficile da far capire è che la selezione naturale non serve solo a eliminare, questo è uno dei fraintendimenti più grossi in cui gli studenti incorrono, a eliminare quelli "venuti male". Questa funzione della natura era ben nota prima di Darwin, la trovate in Buffon, la trovate anche in Paley che è un teologo della natura. La differenza nella visione di Darwin è invece che la selezione naturale è un fattore creativo. Giorgio Teruzzi ha invitato a prendere parte agli incontri organizzati dal Museo per discutere il rinnovamento delle esposizioni di cui si sta tornando a parlare. Ancora nella nostra cultura l'idea che il mondo naturale sia in continuo divenire non è un fatto acquisito come il fatto che la Terra gira attorno al Sole. Nel progettare un'esposizione bisogna porsi degli obiettivi, e non importante che un visitatore esca sapendo che Astacus fluviatilis si chiama anche Potamobius fluviatilis. L'esposizione ha successo se uno che entra senza particolari opinioni in questo posto ne 23 esce avendo compreso che il mondo vivente è estremamente diversificato, che piante e animali sono adattati ai vari ambienti fisici, che la biodiversità attuale ha una lunga storia che si trova nei fossili. A questo processo di brainstorming hanno dato un involontario contributo anche i creazionisti, che l'hanno scorso hanno organizzato un'assemblea in cui non c'erano solo i soliti personaggi tristi o a caccia di voti ma anche persone con una preparazione, un dottorando in stratigrafia del Pleistocene che fa un lavoro di ricerca e allo stesso tempo fa propaganda per negare la validità della stratigrafia, dell'oggetto stesso della sua ricerca. Il punto non è la malafede, è che queste persone non si possono liquidare semplicemente con l'ilarità. Qualche tempo fa una televisione nazionale ha mandato in onda un documentario dove un sedicente paleontologo con in mano un fossile diceva di avere in mano la prova del diluvio universale. Il fossile era riconoscibilissimo, anche un collezionista l'avrebbe riconosciuto, un trilobite dell'Ordoviciano. Il fatto che la televisione ci sia cascata e abbia mandato in onda quel documentario ci dice che ciascuno è libero di farsi del male come crede, ma quel sedicente paleontologo non aveva argomenti che dessero motivo di preoccupazione. La preoccupazione viene dal fatto che oggi è il frutto di una piccola ricerca tra giovani ricercatori, anche specialisti di fama internazionale - oggi non si leggono più i testi fondamentali sull'evoluzione, i testi che affrontano l'evoluzione dal punto di vista dei processi fondamentali, per esempio i libri di Mayr. Così uno può avere un'infarinatura ricevuta al liceo o da qualche lezione universitaria, ma se si trova di fronte uno specialista del calibro dei genetisti o dei geologi o dei matematici creazionisti di cui parlava Pigliucci rischia di trovarsi senza argomenti. E se si fa l'esperienza di andare a parlare in giro per le scuole, ci si accorge che quando si dibatte con i creazionisti di fronte a dei giovani delle scuole supeANMS - DOCUMENTI 3 riori, che si trovano nella fase più importante della loro formazione, questi giovani sono selettivi, critici, non accettano che gli si dica "io sono lo scienziato", non accettano che si tratti male l'avversario, vogliono che l'autorità uno se la guadagni sul campo. Tutto questo ha importanza anche per le nostre esposizioni, perché a volte per voler dire tutto si finisce per offuscare il messaggio fondamentale, si scende troppo nei dettagli, ci si lascia prendere dalla passione per l'argomento e si dimentica che la stragrande maggioranza del pubblico ha una preparazione generica e non è particolarmente interessata a sapere se la teoria degli equilibri punteggiati è valida e in che misura lo sia. Guido Barbujani ha diviso il suo intervento in una parte dedicata ai recenti studi comparativi sul DNA antico, che lo hanno visto impegnato in prima persona, e in una parte dedicata agli sviluppi delle tecniche di analisi del genoma umano. Una delle due principali teorie sull'origine dell'uomo si chiama teoria multiregionale, il principale difensore è Milford Wolpoff dell'Università del Michigan. L'idea è che circa un milione e mezzo di anni fa i principali gruppi umani si sono separati e hanno colonizzato l'Africa, l'Europa, l'Asia, l'Australia - le Americhe sono venute dopo. Questi gruppi si sono evoluti in sostanziale indipendenza ma con degli scambi, delle migrazioni. Secondo questa teoria, in sostanza, gli Europei di adesso sono i discendenti dei Neandertaliani e di tantissima altra gente che è vissuta in Europa a partire da 700, 800 mila anni fa. La visione alternativa, quella dell'origine africana recente, non nega che un milione e mezzo di anni fa vari nostri parenti abbiano colonizzato l'Europa, l'Asia e il sud-est Asia, ma ritiene che questi siano stati rimpiazzati a partire da un centinaio di migliaia di anni fa da qualcuno che usciva dall'Africa e che si è sostituito a loro, coesistendo per un breve periodo ma senza mescolarsi. In questa ipotesi i Neandertaliani sono gente che è vissuta dove 24 siamo noi adesso ma non sono nostri antenati. La genetica è riuscita a fare qualcosa in questo campo quando si sono messe a punto delle tecniche per estrarre il DNA da reperti antichi. È un lavoro tecnicamente complicatissimo, ma a partire dal 1997 si è riusciti ad estrarre il DNA da tre campioni di Neandertal. In base alle caratteristiche del DNA i tre campioni di Neandertal stanno in un gruppo, tutti gli umani moderni in un altro. Un'altra cosa interessante è che mentre nella teoria multiregionale i Neandertaliani sono gli antenati degli Europei, e solo degli Europei, risulta che i Neandertaliani siano imparentati grosso modo in egual misura con tutti i membri contemporanei della nostra specie. In base a questi risultati i Neandertaliani non potevano essere considerati antenati diretti ed esclusivi degli Europei, ma per escludere una qualche continuità bisognava andare a vedere qualcuno con caratteristiche anatomiche simili alle nostre, un Homo sapiens sapiens vissuto contemporaneamente ai Neandertaliani. Questo è stato fatto l'anno scorso con dei campioni di nostri antenati, detti anche Cro-Magnon, datati 23.000 anni fa. I campioni Neandertaliani più giovani hanno 29.000 anni per cui la distanza temporale non è troppo grande. Bene, se confrontiamo degli europei contemporanei tra di loro troviamo in media 4 differenze in un certo tratto di DNA. Se andiamo indietro nel tempo, all'uomo di Similaun, le differenze rimangono più o meno le stesse, e lo stesso per i CroMagnon di 23.000 anni fa. Se si passa ai Neandertaliani invece ci sono differenze molto marcate. Questo risultato è un'evidenza abbastanza forte che i Neandertaliani vivevano qua, ma non sono nostri antenati. Il secondo argomento è una tecnica recente e ricca di possibilità che prende il nome di broad genome scans, studi a largo spettro del genoma, per la individuazione di geni che determinano malattie complesse. Le malattie semplici sono abbastanza ben comprese, dipendono da uno o da due geni più, ovviaANMS - DOCUMENTI 3 mente, un fattore ambientale. Ma ci sono tante altre malattie, dal diabete all'Alzheimer, al Parkinson a varie forme di cancro, che hanno una componente genetica, e sarebbe interessante scoprire quali siano i geni che determinano queste malattie. L'idea è di prendere un gruppo di persone che hanno una certa malattia, prendere un certo numero di soggetti di controllo, e poi studiare centinaia o migliaia di regioni del DNA, di cui spesso si ignora la funzione, fino a trovare qualche regione nella quale una certa caratteristica è la stessa all'interno di ciascun gruppo, ma diversa tra i due gruppi. Se guardiamo i risultati c'è un po' da mettersi le mani nei capelli. Per il diabete di tipo 2, quello che non dipende dall'insulina, sono state trovate delle associazioni su quasi tutti i cromosomi. Lo stesso per l'Alzheimer, lo stesso per il cancro alla prostata. Ora, dire che noi sappiamo che ci sono geni per il diabete di tipo 2 su 18 cromosomi oppure dire che non sappiamo niente è quasi la stessa cosa, perché non c'è alcuna possibilità concreta di utilizzare queste informazioni. È un problema che leggendo attentamente gli evoluzionisti, ragionando in termini di popolazioni, si sarebbe potuto prevenire. Deriva dal fatto che spesso quella che noi chiamiamo una popolazione, un gruppo di persone che stanno nello stesso posto, in realtà non è una popolazione, ma comprende tanti gruppi di origini diverse. Insomma sono stati fatti degli errori e adesso si sta cercando di correggerli, ed è per questo che c'è tanto interesse negli ultimi tempi per le popolazioni isolate, perché almeno in una popolazione isolata possiamo pensare di avere un gruppo di individui che hanno avuto una storia evolutiva in comune. Giovanni Boniolo ha concluso la giornata con una discussione delle critiche mosse alla teoria dell'evoluzione sul piano filosofico. La sequenza tipica di domande e risposte: "Chi è che sopravvive? sopravvive il più adatto. Chi è il più adatto? Colui che sopravvive" 25 porta alcuni critici a ritenere che la teoria dell'evoluzione sia piena di tautologie. Ma è proprio una tautologia? Forse è un ragionamento, o una definizione. E se anche fosse una tautologia, sarebbe una vuota tautologia? Gli enunciati della matematica sono del tutto tautologici, eppure con la matematica abbiamo costruito le case, le barche, e anche i modelli matematici che si usano in biologia. E poi basta prendere un manuale di biologia evoluzionistica per capire che adattamento non vuol dire solo sopravvivenza del più adatto. Michael Ruse dice che "non serve a niente essere superman se poi la kryptonite ti ammazza gli spermatozoi". Vuol dire che un aspetto importante dell'adattamento è avere figli che si portino dietro una serie di caratteri. C'è poi l'idea che la biologia evoluzonistica non è in grado di fare previsioni. Sotto sotto, l'idea è che soltanto la scienza faccia previsioni. Ma in fisica, in meccanica quantistica, io non riesco a prevedere quando un elettrone eccitato ricada nel suo orbitale. Ci sono eventi di cui non sappiamo se siano ontologicamente casuali o se siano invece casuali perché non ne sappiamo abbastanza. Pensiamo ai fenomeni che hanno a che fare con mutazioni genetiche dovute a decadimenti radioattivi. Quando ci prendiamo una radiazione e abbiamo una qualche mutazione che ci può portare anche ad esiti nefasti, quella radiazione rispetto a noi che ce la prendiamo è un evento causale, ma il fatto che ce la prendiamo è casuale. Poi c'è l'idea che la teoria dell'evoluzione non sia scienza, ma sia un programma di ricerca scientifico. Chi sostiene questa tesi porta in campo Karl Popper, con la sua idea che una teoria per essere scientifica deve essere falsificabile. Questa è una sorta di aberrazione filosofica che in Italia ha un impatto culturale devastante, perché anche coloro che non pensavamo essere addetti alla filosofia della scienza, grazie a Popper lo diventano. Ma qui ci sono dei problemi. Il problema principale è che Karl Popper non ha compreso che cosa ANMS - DOCUMENTI 3 sia la biologia. Poi che la sua idea di evoluzione si inquadrava in una epistemologia evoluzionista, un processo che conduce a qualcosa di sempre più perfetto, teorie sempre più vere - un'idea che nessun biologo evoluzionista di stampo darwiniano accetterebbe. Il principale sintomo della "Popperite acuta" è l'idea che la scienza debba andare avanti per congetture e confutazioni. La cosa paradossale è che in Italia siamo gli unici a discutere ancora di queste cose, è almeno dagli anni 1970 che è stato dimostrato che Popper ha sbagliato nell'interpretazione della teoria fisica, della teoria biologia, e anche nell'uso della logica. E noi stiamo qui ad angustiarci per sapere se qualche cosa deve essere falsificabile per essere scientifica quando nel resto del mondo questa discussione non si fa più. 26 Arrivederci Arriva la torta, grande con la sua prima candelina. E' il 12 febbraio 2004 e al Museo Civico di Storia Naturale di Milano si festeggia, nel giorno del compleanno di Darwin, il primo DarwinDay italiano. Una due giorni, dedicata a diversi aspetti della comunicazione di una delle più importanti scoperte scientifiche: la teoria dell'evoluzione. L'associazione Nazionale Musei Scientifici e il Museo di Storia Naturale di Milano hanno dato vita a questo evento affiancando le tante iniziative internazionali che da anni richiamano, proprio nel giorno del compleanno di Darwin, all'importanza di questa scoperta scientifica. Scoperta che dopo centoquarantacinque anni gode di ottima salute e continua a essere corroborata dai dati ottenuti da diverse branche della scienza: dalle ricerche della genetica, dai dati della paleontologia, dalla botanica, dalle nuove ricerche che si basano sulla comparazione dei genomi di differenti specie, la genomica comparata appunto. Il dibattito vivace e attuale che coinvolge scienziati e filosofi non è sul cuore, sui fondamenti di questa teoria, ma sui meccanismi che hanno portato, a partire da un "antenato comune", alla biodiversità che ha popolato la terra fino ad oggi. La partecipazione di oratori internazionali, di diverse discipline ha offerto un dibattito di ampio respiro su la passione di comunicare e di conoscere, e sulle fallacie che spesso sono veicolate dai media e che, cosa di non poco conto, sopravvivono nei "circoli colti". La teoria dell'evoluzione come ogni teoria scientifica, si è trovata al centro di proficui e accessi dibattiti tra gli scienziati per "mettere a punto" quelli che sono i meccanismi più fini. Ma in un'epoca di rapide scoperte scientifiche e di elevata tecnologia, troppo spesso, dimentichi delle conoscienze acquisite, in diversi ambienti, è stata applicata con "leggerezza". ANMS - DOCUMENTI 3 In questo primo Darwin Day italiano si è parlato di evoluzione umana e dell'"importanza del pensiero evoluzionistico nella genetica moderna", e di quel "tempo profondo" che scandisce la paleontologia, così difficile da afferrare dai brevi tempi della vita umana. Si è parlato dei fatti dell'evoluzione, della biodiversità e di come le sale dei nostri musei di storia naturale siano il teatro ideale a tutt'oggi per presentare senza remore e in modo ricco questi "fatti". Patrick Blandin, già direttore del La Grande Galerie dell'Evolution di Parigi, e diversi oratori italiani - storici, museologi, biologi hanno aperto la prima giornata dedicata al mondo dei musei. I contributi di differenti discipline hanno offerto una visione multidisciplinare della comunicazione museologica. Anche il grande pubblico ha risposto a questo appuntamento specialistico, dedicato in particolare a coloro che si occupano di divulgazione nei Musei di Storia Naturale. La serata di questa due giorni, ha ospitato un pubblico molto attento e numeroso. La presentazione del perché fasce, anche colte, della società possano attaccare la teoria dell'evoluzione con argomentazioni che poco hanno a che fare con la scienza, ha 27 sollevato diverse domande. Il tema è stato brillantemente presentato dal Professore Massimo Pigliucci docente di biologia evoluzionistica in America, paese dove questo dibattito è molto acceso e le tesi creazioniste cercano di minare l'insegnamento delle scienze, peraltro senza risultati. La serata è stata inoltre dedicata alla presentazione di due libri - Raffaello Cortina Editore - inerenti la storia della terra e il dibattito, spesso duro, intercorso tra Stephen J. Gould e Richard Dawkins. La seconda giornata dedicata al modo della scuola è stata vissuta con partecipazione sia dagli studenti che dal grande pubblico. La messa in rete in diretta dell'evento ha permesso ai singoli cittadini e alle scuole di essere partecipi un pò da tutta Italia con domande che hanno arricchito l'evento. Da sottolineare l'atmosfera di interesse e di partecipazione che si è creata tra il pubblico e gli invitati. L'evento, insieme ad altri che si sono svolti in questo periodo in Italia, ci ricordano che dipende solo da noi, scienziati e comunicatori, accogliere la sfida di una seria e ben argomentata comunicazione scientifica. ANMS - DOCUMENTI 3 28 Associazione Nazionale Musei Scientifici febbraio 2005 ANMS - DOCUMENTI 3 29