SEMEIOTICA CHIRURGICA – Prof. Marongiu 09/04/2013 – Lez. 7 – parte seconda Maria Luisa Fais Sono presenti tra parentesi [ ] alcune annotazioni che è sembrato opportuno riportare per una più adeguata comprensione, tratte da “Semeiotica chirurgica e metodologia clinica”, L. Gallone – C.E.A. ESAME OBBIETTIVO DELL’ADDOME È stato già discusso nelle precedenti lezioni come nell’anatomia clinica si ottenga una semplice suddivisione topografica della parete addominale in quattro quadranti tracciando due linee che si intersecano all’ombelico: la xifopubica e l’ombelicale trasversa. Tuttavia, per una migliore proiezione topografica dei visceri sulla parete, risulta più precisa la suddivisione dell’addome attraverso quattro linee: la costale trasversa (che unisce i punti più declivi delle arcate costali), la bicrestoiliaca (che unisce le due spine iliache anterosuperiori) e le due verticali (che vengono innalzate dal punto di mezzo di ciascuna arcata inguinale) così da ottenere nove regioni. Tre di queste sono mediane e dall’alto verso il basso sono: epigastrio, mesogastrio, ipogastrio. Le altre sei regioni sono distribuite su ciascun lato come segue: in alto i due ipocondri, in posizione intermedia le regioni dei fianchi (dette anche regioni epicoliche), in basso le regioni iliache. I tempi dell’esame obiettivo dell’addome sono: 1. ispezione 2. palpazione 3. percussione 4. ascoltazione 5. odorazione in alcuni casi infatti potremmo utilizzare anche l’odorato, nel senso che esistono alcune patologie che possono essere messe in evidenza con l’olfatto. Per esempio, un medico esperto entrando nella stanza di un malato affetto da una infezione da Pseudomonas riesce, già solo per il semplice odore che questa affezione determina, a sospettare fortemente il tipo di infezione in atto. In alcuni casi l’odorazione ci può aiutare a mettere in evidenza se da un tramite fistoloso fuoriesca materiale fecale. 1. ISPEZIONE All’esame ispettivo devono essere prese in esame le seguenti caratteristiche: dimensioni e profili caratteristiche della cute caratteristiche della cicatrice ombelicale o di altre eventuali cicatrici presenti eventuali tumefazioni eventuale presenza di circoli venosi superficiali movimenti della parete addominale durante la respirazione DIMENSIONI E PROFILI. Come prima cosa è necessario valutare la simmetria dell’addome e quindi considerare se i due emiaddomi -ottenuti dividendo la superficie dell’addome con una linea immaginaria passante per la cicatrice ombelicale- siano simmetrici o asimmetrici. Nel caso in cui si notino caratteristiche di asimmetria sarà necessario valutare se queste siano causate dalla presenza di una tumefazione, come per la presenza di un voluminoso tumore (ad esempio nella donna un tumore ovarico facilmente può fare prominenza sulla parete addominale causando l’asimmetria della parete stessa). Un’altra causa di asimmetria può essere il volvolo (si veda oltre nel testo). Talvolta è possibile mettere in evidenza modificazioni della forma dell’addome, che potrà essere particolarmente globoso (la più comune causa di distensione addominale è il meteorismo) o di contro apparire svasato verso i lati, in questo caso si parla di addome “batraciano”, che può essere correlato ad un 1 versamento di liquido ascitico e che da alcuni autori viene considerato come una particolare forma di distensione ascitica. [Chi osserva con occhio clinico un addome disteso per qualsiasi motivo non può lasciarsi sfuggire un particolare di notevole importanza: la mobilità respiratoria della parete addominale è tanto più compromessa quanto maggiore è il grado di distensione. Questa è causa di innalzamento del diaframma, le cui escursioni possono fortemente ridursi con conseguente diminuzione della ventilazione che peggiora l’ematosi e le basi polmonari, divenute atelectasiche, diventano pericolosi ricettacoli di focolai broncopneumonici]. Immagine I Addome presentante un’asimmetria a livello della fossa iliaca sinistra; la causa di questa tumefazione è la presenza di volvolo [=patologia causata da un mancato accollamento della parte terminale del colon che può andare incontro ad un movimento di torsione di 360° determinando la possibilità di mettere clinicamente in evidenza una grossolana asimmetria della parete addominale]. Immagine II In questo caso la tumefazione è ancora più facilmente identificabile, ci permette di mettere in evidenza due cose: la tumefazione e la possibilità di sospettare fortemente che questa tumefazione sia recidiva, perché è evidente una pregressa cicatrice chirurgica nell’addome della paziente, che fa sospettare un precedente intervento chirurgico. In questo caso la tumefazione è sostenuta da una recidiva di un voluminoso tumore di origine ovarica. Immagine III Addome marcatamente globoso accompagnato da un altro aspetto molto importante: l’estroflessione della cicatrice ombelicale, con una vera e propria ernia ombelicale, in una persona che possiamo sospettare abbia una affezione cronica; l’addome è globoso da molto tempo a causa di un abbondante versamento di liquido, verosimilmente correlato ad una concomitante patologia neoplastica. Immagine IV In alcuni casi un addome pendulo (o “a bisaccia”) è legato ad un eccesso di pannicolo adiposo che si trasforma in un voluminoso grembiule di cute e sottocute [in realtà altre fonti sostengono che “si parla di ventre pendulo per indicare la parete addominale ptosica che fa una plica sacciforme al di sopra del pube. Questa condizione va distinta dal semplice grembiule adiposo soprapubico, formato dal pannicolo sottocutaneo degli obesi con parete muscolare tonica. Il ventre pendulo è l’espressione di un’ipotonia della parete -con o senza adipe- osservabile con relativa frequenza nelle pluripare e nei soggetti anziani di ambo i sessi”]. CARATTERISTICHE DELLA CUTE. È necessario valutare: eventuale presenza di strie (dette anche “smagliature”) come le strie gravidiche, postumi permanenti di una distensione cutanea prolungata indotta dall’aumento di volume dell’utero che si presentano come striature serpiginose, biancastre, più numerose nei quadranti inferiori dell’addome; le strie rubrae della Sindrome di Cushing sono smagliature della cute ma si distinguono per il colorito rosso violaceo e non si limitano all’addome, potendosi osservare in aree diverse, come i fianchi, le cosce e il dorso; eventuale presenza di cicatrici, soprattutto di natura chirurgica, di cui bisogna valutare la sede, i caratteri (lineare, nastriforme in seguito ad un certo allontanamento dei margini della cicatrice, etc.), l’aspetto che può essere introflesso o estroflesso, il colorito che in genere differisce da quello della cute circostante e che risulta biancastro/bianco-madreperlaceo. Nel caso siano presenti cicatrici chirurgiche è importante valutare se sia avvenuta una buona riparazione della ferita nella zona di cicatrizzazione e valutare l’eventuale presenza di porte erniarie in corrispondenza della cicatrice per mancata sintesi delle strutture tissutali sottostanti; discronia per presenza di aree andate incontro a modificazione del colorito della cute; eventuale presenza di eruzioni caratteristiche [non è infrequente a distanza di poche ore da una presunta colica biliare o renale la comparsa di eruzione di Herpes Zoster in uno dei dermatomeri che dal dorso si estendono alla parete addominale, a dimostrazione del rapporto esistente tra dolore radicolare -ad esempio indotto dall’infezione da Herpes- e falso addome chirurgico] 2 eventuale presenza di spaider nevi, piccoli punti rossastri con sottili ramificazioni, tipici dei pazienti epatopatici, tanto che il loro riscontro -soprattutto nel volto- è quanto mai caratteristico di un’epatopatia cronica, in genere di natura alcolica; porpora, piccole chiazze emorragiche il cui riscontro correla con un’alterazione dell’emostasi; eventuale presenza di ernie addominali; distribuzione pilifera, che va valutata considerando la netta distinzione esistente tra i due sessi ed in base all’età e che -se alterata- può risultare da modificazioni del normale assetto ormonale. CARATTERISTICHE DELLA CICATRICE OMBELICALE. È necessario osservare l’aspetto della cicatrice ombelicale che può essere introflessa come di norma o estroflessa per la presenza di un’ernia o di raccolte endoaddominali. È bene valutare sempre la posizione della cicatrice ombelicale, verificando se si trova sulla linea mediana o se è lateralizzata partecipando anch’essa ad una modificazione di simmetria della parete addominale. Inoltre, prendendo come punti di repere la sinfisi pubica ed il processo xifoideo, si può valutare se la cicatrice ombelicale è posta al punto di mezzo tra i due oppure se ci si trova in una situazione così detta “fetale”, cioè con cicatrice ombelicale localizzata più in basso rispetto al punto di mezzo tra questi due reperi. Immagine V Esempio di modificazione della cicatrice ombelicale in un bambino con atresia delle vie biliari (malformazione epatica) che permette di mettere in evidenza tre manifestazioni: presenza di un’ernia ombelicale, cute itterica e rete venosa sottocutanea marcatamente dilatata . MOVIMENTI DELLA PARETE ADDOMINALE DURANTE GLI ATTI RESPIRATORI. All’ispezione può essere utile chiedere al paziente di emettere un colpo di tosse, così come può essere conveniente per il medico invitare il paziente ad effettuare la manovra di Valsalva che consiste nell’espirazione forzata a glottide chiusa: il ricorso a manovre semeiologiche che aumentino la pressione intra-addominale permette di mettere in evidenza o la presenza di eventuali ernie o la comparsa di dolore che ad una normale pressione intraaddominale non è presente. [il normale respiro costo-addominale può essere sostituito da un respiro pressoché esclusivamente costale quando la pressione endoaddominale aumenta per meteorismo, ascite, tumori. La stessa cosa avviene in presenza di peritonite, sia diffusa che saccata, negli spazi sovramesocolici e soprattutto nelle logge subfreniche, poiché in queste situazioni si riducono al minimo i movimenti di uno o di entrambi gli emidiaframmi, con vario grado di contrattura della parete addominale]. Soprattutto in persone magre è possibile cogliere la presenza di onde peristaltiche legate ad una situazione di occlusione intestinale, pulsazioni vascolari soprattutto in corso di aneurismi o presenza di eventi paradossi come ad esempio i rientramenti inspiratori della parete addominale -soprattutto dei quadranti superiori- per difetti frenici come nel caso di voluminose ernie congenite del diaframma. CIRCOLI VENOSI COLLATERALI DELLA RETE SOTTOCUTANEA. Riscontro semeiotico molto importante perché spia di condizioni funzionali atipiche che permettono al sangue, che presenta un ostacolato scarico a livello delle vene sovraepatiche, di giungere comunque alla grande circolazione. Si distinguono due tipi fondamentali di circoli venosi collaterali: caput medusae, anche detto “circolo collaterale porta-cava”, si produce per un parziale trasferimento della corrente sanguigna dalla rete portale alla rete sistemica tramite la rete vascolare periombelicale; questo circolo ha decorso centrifugo dall’ombelico verso le vene epigastriche ed ipogastriche, verso l’alto come verso il basso, di conseguenza lo scarico può avvenire nella direzione di entrambe le cave. Si tratta della forma più frequentemente messa in evidenza in caso di ipertensione portale intraepatica, solitamente nel paziente con cirrosi nel quale vi è un ostacolato scarico del sangue ed uno dei possibili circoli collaterali –oltre a quello descritto in questa sede- avviene nell’esofago (argomento già trattato a proposito delle varici esofagee: la rete portale contrae un intimo rapporto con la circolazione sottomucosa dell’esofago). Il caput medusae ha lo stesso significato delle varici esofagee, perché nel legamento rotondo è presente la vena ombelicale, normalmente pervia durante la vita intrauterina che 3 alla chiusura del cordone ombelicale va incontro ad una progressiva trasformazione in residuo fibroso; in queste persone a causa dell’ ipertensione portale si può andare incontro ad una ricanalizzazione di questa vena, che prende poi intimo contatto con le vene sottocutanee e quindi con le vene ipogastriche ed epigastriche e crea una strada per cui il sangue portale, shuntando il fegato, giunge alla grande circolazione; cava-cava: circoli che coinvolgono le vene epigastriche, ipogastriche e mammarie interne e hanno una direzione dal basso verso l’alto [il circolo collaterale cava-cava è l’espressione di un ritorno venoso difficile o del tutto impossibile nella cava inferiore, per cui il sangue che proviene dagli arti inferiori e dalla rete pelvica tende a farsi strada per vie collaterali che verso l’alto comunicano con gli affluenti della cava superiore]. Sono frequentemente osservabili in persone che abbiano abbondante versamento ascitico o in presenza di una qualunque altra azione compressiva sulla cava inferiore, tale da determinare una stasi nel circolo profondo. Se l’ipertensione portale si associa ad un’ascite che comprime la cava inferiore i due tipi di circoli collaterali, porta-cava (o caput medusae) e cava-cava, possono coesistere. Immagine VI Caput medusae: paziente cirrotico con ostacolo al flusso sanguigno a livello epatico e conseguente ricanalizzazione nella vena ombelicale. Si nota l’evidenza di una grossolana neoformazione di vasi ectasici, marcatamente dilatati, tortuosi, dall’aspetto serpiginoso che permettono al sangue, attraverso le vene epigastriche o ipogastriche, di raggiungere la grande circolazione. Immagine VII Numerosissime informazione vengono messe in evidenza al solo esame obiettivo del paziente cirrotico: cute stato di coscienza emorragie sostenute da varici esofagee epatomegalia e splenomegalia nel sesso maschile talvolta ginecomastia [anomalo aumento di volume delle ghiandole mammarie in relazione allo squilibrio ormonale per alterato rapporto quantitativo tra gli androgeni e gli estrogeni circolanti, con diminuzione dei premi rispetto ai secondi, dovuto in questo caso alla diminuita capacità del parenchima epatico di scindere gli estrogeni in prodotti metabolici inattivi] caput medusae versamento ascitico con addome batraciano modificazione dei caratteri sessuali secondari, ad esempio la distribuzione pilifera ipotrofia del parenchima testicolare chiazze emorragiche, dimostrazione di un’alterazione dell’emostasi Una manovra importante che bisogna conoscere è quella impiegata per stabilire il senso di direzione del sangue (se dall’alto in basso o viceversa) che scorre in un circolo venoso collaterale: si comprime con un dito (generalmente con l’indice) il tratto venoso prescelto, mentre un secondo dito (l’indice della mano controlaterale) spreme il vaso, dapprima in un senso e poi nell’altro rispetto al punto di compressione. La provenienza della corrente sanguigna è indicata dalla parte in cui il sangue riaffluisce con prontezza al cessare della spremitura, mentre dalla parte opposta la ripetizione della manovra dimostra un afflusso assai più tardivo. 2. PALPAZIONE La palpazione si esegue con la mano “a piatto” (non sfruttando soltanto la punta dei polpastrelli) che va fatta scivolare lungo le nove regioni dell’addome, dapprima lievemente (palpazione superficiale) e poi con 4 graduale aumento della pressione (palpazione profonda), al fine di valutare le caratteristiche della parete addominale. In particolare, la palpazione dell’addome serve a: valutare la presenza di dolore spontaneo o provocato valutare e studiare gli organi addominali valutare e studiare eventuali tumefazioni. La palpazione superficiale è tesa a fornire informazioni circa la palpabilità dell’addome, nel senso che delicatamente si valuta la consistenza della muscolatura della parete addominale evidenziando un’eventuale contrattura di difesa che viene esacerbata dalla stessa palpazione. Un addome viene detto “trattabile” se la palpazione non incontra particolari resistenze. Sempre attraverso la palpazione superficiale è possibile mettere in luce la presenza di eventuali tumefazioni. Riguardo alle caratteristiche delle tumefazioni che possono essere indagate alla palpazione si rimanda in dettaglio alla lezione specificatamente dedicata a questo argomento, in questa sede si ricorda semplicemente che tanto maggiori sono i caratteri che vengono messi in evidenza e tanto migliore sarà la possibilità di descrivere le caratteristiche della tumefazione presa in esame. Per mezzo della palpazione profonda si possono valutare e studiare gli organi intra-addominali. A questo proposito, vengono presi in esame soprattutto il margine inferiore del fegato e quello della colecisti e il polo inferiore della milza. Il concetto fondamentale è che la palpazione superficiale dà informazioni sulla trattabilità mettendo in evidenza eventuali stati di contrattilità di difesa, da considerare spia di qualunque irritazione della sierosa peritoneale. Infatti tutte le infiammazioni della sierosa peritoneale seguono la legge di Stockes, la quale afferma che “qualunque irritazione della sierosa peritoneale si traduce dal punto di vista fisiopatologico in una contrazione della muscolatura striata e in un rilasciamento della muscolatura liscia del tubo digerente”. Pertanto se si esamina con la palpazione superficiale un paziente con peritonite si metterà in evidenza che vi è una contrattura di difesa e che se si tenta di trasformare la palpazione da superficiale a profonda esso contrarrà la parete addominale fino ad avere situazioni di addome a “ tavola” o a “barca” a causa della contrattura di difesa. A questo proposito è bene ricordare che esiste una manovra, nota come manovra di Blumberg, atta a mettere in evidenza dolore da decompressione dovuto all’irritazione della mucosa peritoneale per cui, affondando la mano in una parete addominale contratta e rilasciandola rapidamente, il paziente riferirà intenso dolore. L’altra parte della legge di Stockes che recita che “la contrattura è a carico della muscolatura striata e la muscolatura liscia va incontro a rilasciamento” la si può percepire attraverso l’ascoltazione perché appoggiando il fonendoscopio sulla parete addominale non è possibile sentire il fisiologico rumore di peristalsi, anzi in questa situazione si è autorizzati ad affermare che la peristalsi è assente. [La palpazione ha dunque il compito di valutare quelle alterazioni della sensibilità superficiale e profonda che vanno comprese nel termine di “dolorabilità”. Una sensazione dolorosa non spontaneamente avvertita può farsi manifesta sotto la pressione della mano o del dito; in altri casi il dolore è già in atto, ma la pressione lo fa più evidente e aiuta il paziente ad indicarne con maggiore precisione la sede]. In alcuni casi si può eseguire la palpazione bimanuale o la palpazione a mani sovrapposte: la prima trova un comune impiego per l’esame di addomi voluminosi e per l’apprezzamento di cospicue masse endoaddominali, la seconda consente di rinforzare la manovra perciò viene talvolta indicata per l’esame di addomi particolarmente muscolosi o adiposi ed è eseguita con una mano a diretto contatto con la parete addominale, la cui azione è esclusivamente sensitiva, mentre l’azione pressoria viene compiuta dall’altra 5 mano, che le sta sovrapposta (tuttavia il professore sconsiglia quest’ultima manovra, poiché con questo tipo di palpazione si perde molta della sensibilità richiesta per effettuare al meglio la palpazione). Prima dell’introduzione nella pratica medica della diagnostica strumentale la diagnosi si basava solo sull’esame obiettivo e nei testi di riferimento venivano descritti numerosi “punti dolorosi dell’addome”, alcuni dei quali ormai hanno solo una valenza storica. Prima di passare all’elenco dei punti dolorosi dell’addome più importanti che ancora rivestono un’utilità clinica è bene ricordare che ognuno di questi può essere studiato all’esame obiettivo chiedendo al paziente di indicare con il proprio dito il punto esatto dove percepisce il dolore. Punto epigastrico: al passaggio tra il terzo superiore ed il terzo medio della linea che congiunge l’ombelico al processo xifoideo; la palpazione di questo punto in genere è correlata a patologia gastrica Punto colecistico: si trova subito al di sotto dell’arcata costale di destra, nel punto di intersezione tra la decima costa ed il margine esterno del muscolo retto dell’addome Punto pilorico: più mediale rispetto al punto colecistico, è posto tra i margini liberi della decima costa; riflette una spiccata dolorabilità del canale pilorico Punto solare: tra il terzo medio e il terzo inferiore della linea xifombelicale; è da riferire a una patologia gastrica Punto di Mc Burney: teso tra l’ombelico e la spina iliaca antero-superiore all’incontro tra il terzo esterno e il terzo medio; è correlato all’infiammazione dell’appendice ciecale Punto di Lanz: si prenda una linea orizzontale (linea bisiliaca) tesa tra i due punti più alti delle creste iliache e la si divida in tre parti, cioè un terzo laterale, un terzo medio ed un altro terzo laterale; tale punto è collocato all’incontro tra il terzo medio ed il terzo laterale di destra. È associato a dolenzia appendicolare Punti ovarici: a metà della linea che unisce l’ombelico all’arcata inguinale, una localizzazione del dolore a questo livello è correlata per l’appunto a dolore di origina annessiale Punto uterino: il dolore che origina dal corpo dell’utero si colloca anteriormente al di sopra della sinfisi pubica sulla linea mediana e posteriormente in sede lombo-sacrale 3. PERCUSSIONE La percussione dell’addome è la manovra semeiotica che prevede -come indica il termine stesso- di percuotere la parete addominale solitamente utilizzando il metodo digito-digitale: un dito usato come plessimetro preme discretamente sulla parete e gradualmente si sposta sull’area in esame mentre un dito dell’altra mano, usato come martelletto, lo percuote con una forza variabile secondo necessità. L’utilità del terzo tempo dell’esame obiettivo è dare informazioni sul timbro che risulta dalla percussione della parte che si sta andando a valutare, considerando che il timbro fondamentalmente è correlato al contenuto e alle caratteristiche biologiche della parte che si sta percuotendo. In questo senso, i due estremi sono rappresentati da una parte da aria/gas e dall’altra da una componente parenchimatosa/liquido. La percussione dell’addome ha una valenza molto inferiore rispetto a quella della percussione del torace perché nel torace questa manovra permette di mettere in evidenza tutte aree che presentano aria quindi se è anomala può indicare per esempio la presenza di versamenti o di aree non aerate . Normalmente, alla percussione, l’addome presenta suono timpanico, da attribuire alla presenza nei visceri addominali di aria deglutita e di gas di fermentazione. È possibile talvolta mettere in evidenza aree che risuonano con un timbro ottuso: sono aree dove si può sospettare che non sia presente gas. Si apprezzano aree di ottusità in presenza di liquido, come in corso di ascite, o per la presenza di strutture di consistenza parenchimatosa, 6 tant’è che sia il fegato che la milza possono essere valutati con la percussione dell’addome. Sarà possibile mettere in evidenza un timbro ottuso in caso di globo vescicale (elevata distensione della vescica per l’alto contenuto di urina) o per presenza di voluminose tumefazioni addominali. Alla percussione è facile mettere in evidenza la presenza di raccolta di liquido perché esso normalmente tende a localizzarsi nei punti più declivi, quindi nel paziente in posizione supina si concentrerà a livello dei fianchi, invece al centro dell’addome in regione mesogastrica tenderà a localizzarsi la matassa intestinale, caratterizzata dalla presenza di gas. Pertanto attraverso la percussione dell’addome lungo la linea ombelicale trasversale sarà possibile mettere in evidenza che ai fianchi è presente un suono di tipo ottuso legato alla localizzazione del versamento, invece in sede mesogastrica si sente un suono timpanico legato alla presenza delle anse intestinali. Una manovra piuttosto semplice è quella che consiste nel marcare alla percussione il limite laterale della raccolta liquida e, mantenendo la mano ferma sulla parete addominale, invitare il paziente a modificare la sua posizione, facendogli assumere un decubito laterale: si potrà osservare come il livello del liquido tenda a salire in relazione al fatto che il decubito laterale sposta la quantità di liquido presente in cavità addominale. In questo caso si parla di versamento libero nel cavo peritoneale, invece in caso di raccolta saccata (cioè una raccolta di liquido che non è libero di muoversi in addome) il livello del liquido tende a rimanere invariato ed il suono ottuso presenta margini variabili secondo la sede e l’estensione. Alla percussione si riescono anche ad apprezzare le caratteristiche differenti che esistono tra il parenchima polmonare da una parte ed in fegato e la milza dall’altra, tant’è che è possibile mettere in evidenza: il limite superiore della cupola epatica che normalmente si colloca al quinto spazio intercostale sulla linea emiclaveare il margine inferiore del fegato normalmente è coperto dall’arcata costale, pertanto la possibilità -alla palpazione e alla percussione- di mettere in evidenza un’area di ottusità può autorizzarci a parlare di epatomegalia per indagare l’area di ottusità epatica si utilizza la linea emiclaveare e andando dall’alto verso il basso si deve grossomodo ricavare una zona triangolare che determina a livello del quinto spazio intercostale il limite superiore del fegato, mentre inferiormente il margine epatico non supera l’arcata costale il polo superiore della milza, a sinistra, a livello dell’ottavo-nono spazio intercostale sulla linea ascellare media ed ascellare anteriore il polo inferiore della milza che normalmente non deve superare il margine inferiore dell’arcata costale per la percussione della milza si utilizzano come punti di repere la linea ascellare media e la linea ascellare anteriore. Ovviamente il limite del margine inferiore sarà modificato in corso di splenomegalia (ad esempio in caso di milza leucemica o milza in paziente talassemico) così come in caso di epatomegalia. 4. ASCOLTAZIONE Appoggiando il fonendoscopio sulla parete addominale si possono udire i borborigmi, ossia il gorgoglio prodotto dal movimento di bolle gassose in mezzo al contenuto liquido dell’intestino. Pertanto l’ascoltazione fornisce informazioni sulla peristalsi intestinale, fino a mettere in evidenza non soltanto i gorgoglii intestinali correlati alla normale attività peristaltica, ma di contro anche l’eventuale scomparsa di qualunque rumore fisiologicamente correlato a peristalsi intestinale. È questo il caso della peritonite con conseguente ileo paralitico, in quanto la muscolatura liscia va incontro a completo rilasciamento. [Va da sé che tra un reperto ascoltatorio normale ed un silenzio assoluto esistono numerosi gradi intermedi, pertanto è raccomandabile un’ascoltazione prolungata per alcuni minuti. Nello stesso tempo si deve ricorrere a 7 manovre idonee a stimolare la peristalsi, come piccoli colpi ripetuti sulla parete addominale, lo sfregamento ed il pizzicamento della cute, il massaggio lieve, prima di trarre conclusioni errate]. In corso di blocco intestinale verranno messi in evidenza i borborigmi, anche detti “rumori di filtrazione” legati al fatto che per fenomeni di trasudazione dalla parete intestinale gocce di liquido vanno a cadere nel liquido sottostante presente nel lume intestinale. Sempre all’ascoltazione dell’addome possono essere presenti i così detti “rumori vascolari” (detti anche “rumori di soffio”) causati soprattutto dal flusso turbolento del sangue, che si viene a manifestare o in corso di aneurismi (ad esempio aneurisma dell’aorta addominale) o in alcuni casi di stenosi arteriosa (soprattutto delle arterie renali, mesenteriche, iliache) o per la presenza di fistole arterovenose dei vasi endoaddominali. 8