Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria Via Venezia, 16 – 15121 ALESSANDRIA Tel . 0131 206111 – www.ospedale.al.it [email protected] [email protected] (solo certificata) C.F. – P.I. 01640560064 Efficacia e sicurezza di uno schema terapeutico intensificato con Tremelimumab per il mesotelioma maligno resistente alla chemioterapia: studio di fase II, in aperto, a braccio singolo. “Efficacy and safety of an intensified schedule of tremelimumab for chemotherapy-resistant malignant mesothelioma: an open-label, single-arm, phase 2 study” Calabrò L, Morra A, Fonsatti E, Cutaia O, Fazio C, Annesi D, Lenoci M, Amato G, Danielli R, Altomonte M, Giannarelli D, Di Giacomo AM, Maio M. Lancet Respir Med. 2015 Mar 25. L’incidenza del mesotelioma maligno è in incremento a livello mondiale, soprattutto a causa dell’esposizione ad amianto. La terapia a base di pemetrexed e cisplatino è attualmente lo standard di prima linea per questo tipo di patologia. I pazienti che, dopo la prima linea, presentano progressione della malattia hanno necessità di poter usufruire di terapie alternative. I checkpoints del sistema immunitario possono, in questo contesto, essere utilizzati come targets, attraverso l’impiego di anticorpi monoclonali immunomodulatori; si tratta di una strategia terapeutica a rapida evoluzione, il cui prototipo si basa sul blocco dei segnali inibitori rilasciati da CTLA4 (la proteina 4 associata ai linfociti T citotossici), espressa sui linfociti T. L’anticorpo monoclonale anti-CTLA4 capostipite, Ipilimumab, ha profondamente cambiato il panorama terapeutico per il melanoma metastatico. Tremelimumab, un altro anticorpo monoclonale umano anti-CTLA4, è stato sviluppato come isotipo dell’immunoglobulina G2 in grado di minimizzare l’attivazione del sistema del complemento ed il rilascio di citochine. Gli studi iniziali con Tremelimumab hanno mostrato come vi sia una regressione del tumore nei pazienti con melanoma metastatico. Ciò nonostante, facendo un confronto con Dacarbazina o Temozolomide (in trial di fase III) si osserva come il Tremelimumab usato in prima linea non aumenti la sopravvivenza nei pazienti con melanoma metastatico. Una possibile spiegazione per questa osservazione potrebbe essere riferibile alla sottoesposizione dei pazienti a Tremelimumab con il regime terapeutico utilizzato (15 mg/kg ogni 90 giorni). Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria Via Venezia, 16 – 15121 ALESSANDRIA Tel . 0131 206111 – www.ospedale.al.it [email protected] [email protected] (solo certificata) C.F. – P.I. 01640560064 Da questo stesso gruppo di ricerca, sono stati precedentemente riportati dati incoraggianti riguardo l’attività del Tremelimumab somministrato a 15 mg/kg ogni 90 giorni come trattamento di seconda linea nel mesotelioma maligno, con due risposte parziali su 29 pazienti (una con durata pari a 6 mesi e l’altro con durata superiore a 18 mesi), 7 pazienti con stabilità per una durata media di 12.4 mesi ed una sopravvivenza media di 10.7 mesi. Queste scoperte iniziali, insieme ai dati sulla farmacocinetica ottenuti dai pazienti con melanoma, hanno indirizzato verso l’analisi dell’attività del Tremelimumab somministrato con pianificazione intensificata nei pazienti con mesotelioma maligno. Questo studio in aperto, a braccio singolo, di fase II (MESOTREM-2012) è stato svolto all’Ospedale Universitario di Siena (Italia); sono stati arruolati individui adulti con mesotelioma maligno pleurico o peritoneale (avanzato ed inoperabile), con progressione di malattia dopo un regime chemioterapico basato su platino. Gli altri criteri di eleggibilità includevano la presenza di malattia misurabile come definito dai criteri RECIST, aspettativa di vita di almeno tre mesi ed un ECOG performance status pari o inferiore a 2. I pazienti con malattie autoimmuni o metastasi cerebrali sono stati esclusi, così come i pazienti precedentemente trattati con anticorpi monoclonali antiCTLA4 o anti-PD1/PD-L1. Ai pazienti è stato somministrato Tremelimumab con infusione intravenosa in un’ora alla dose di 10 mg/kg ogni 4 settimane (pari ad un ciclo) per sei cicli (fase di induzione), seguite da dosi ogni 12 settimane (fase di mantenimento) a partire da 4 settimane dopo il completamento della fase di induzione, fino a progressione di malattia confermata, effetti tossici eccessivi o rifiuto di prosecuzione del trattamento. La sicurezza del trattamento è stata valutata ogni quattro settimane dopo ogni dose di farmaco nella fase d’induzione e poi ogni dodici settimane durante la fase di mantenimento, attraverso un’osservazione medica degli eventi avversi riferiti, una valutazione dei parametri vitali e test di laboratorio clinico. L’endpoint primario è stata la determinazione della proporzione di pazienti trattati che hanno raggiunto una risposta oggettiva immuno-mediata (con risposta completa o parziale). Gli endpoints secondari riguardavano la determinazione della proporzione di pazienti trattati che hanno raggiunto il controllo della patologia immuno-mediato (risposta completa, parziale, stabilità Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria Via Venezia, 16 – 15121 ALESSANDRIA Tel . 0131 206111 – www.ospedale.al.it [email protected] [email protected] (solo certificata) C.F. – P.I. 01640560064 della patologia), la sopravvivenza libera da progressione immuno-mediata, la sopravvivenza globale, la sicurezza ed i cambiamenti nel fenotipo linfocitario indotti da Tremelimumab. In un periodo compreso tra il 30 luglio 2012 ed il 15 luglio 2013 sono stati arruolati 29 pazienti, 11 nella prima fase e 18 in una seconda fase. Per quanto riguarda l’istologia, il mesotelioma era epitelioide in 21 pazienti, bifasico in 6, sarcomatoide in 1 e non definito in 1. 28 pazienti avevano mesotelioma pleurico ed 1 presentava mesotelioma peritoneale. 19 pazienti hanno completato la fase di induzione e 12 sono entrati nella fase di mantenimento (i rimanenti 7 hanno avuto progressione di malattia e non hanno proseguito lo studio). La proporzione dei pazienti con controllo della patologia è stata del 52% (15 pazienti su 29) ed il tempo libero da progressione di malattia è stato di 6.2 mesi. La durata media del tempo di controllo della malattia è stato di 10.9 mesi, dato interessante considerata la prognosi difficile dei pazienti con mesotelioma in seconda linea di trattamento. La sopravvivenza globale media è stata di 11.3 mesi. I pazienti con un performance status di 0 o 1 hanno avuto una sopravvivenza globale migliore rispetto a pazienti con performance status pari a 2. Non sono state segnalate morti legate all’utilizzo del farmaco, ma sono state registrate 23 morti non correlate al trattamento. 26 pazienti (pari al 90%) hanno mostrato almeno un evento avverso di grado 1 o 2 legato al trattamento e 2 pazienti (7%) hanno manifestato un evento avverso di grado 3, legato al farmaco. 12 pazienti (41%) hanno saltato una dose di Tremelimumab a causa della persistenza di un evento avverso di grado 2 (legato al trattamento). Nessun paziente ha terminato il trattamento a causa della mancata somministrazione di due dosi consecutive di Tremelimumab. I più comuni eventi avversi sono stati gastrointestinali, dermatologici e febbrili. Sono stati prelevati campioni di sangue per l’isolamento dei linfociti da tutti i 29 pazienti; comparati con le analisi al baseline, il numero di linfociti CD4+ circolanti è significativamente aumentato ad ogni timepoint investigato; è stato notato anche un lieve incremento nel numero di linfociti CD8+. I risultati di questo studio di fase II suggeriscono come lo schema terapeutico intensificato di Tremelimumab sembri avere un’attività immunologica e clinica nei pazienti con mesotelioma Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo Alessandria Via Venezia, 16 – 15121 ALESSANDRIA Tel . 0131 206111 – www.ospedale.al.it [email protected] [email protected] (solo certificata) C.F. – P.I. 01640560064 maligno. Questa scoperta è attualmente in fase di ulteriore indagine in uno studio di fase IIb, in doppio cieco, randomizzato, contro placebo (NCT01843374) che usa lo stesso schema di terapia. E’ importante sottolineare che i sei pazienti con mesotelioma bifasico e l’unico paziente con istologia sarcomatoide hanno avuto una sopravvivenza globale media di 15.8 mesi e tutti i sei pazienti con istologia bifasica hanno raggiunto il controllo della malattia immuno-mediato. Anche se questa osservazione deve essere interpretata con cautela a causa del basso numero di pazienti, lo studio suggerisce che il Tremelimumab deve avere un effetto benefico in questa tipologia di pazienti che tipicamente non rispondono al trattamento. Siccome non si sono osservate differenze nei markers linfocitari in pazienti con istotipo bifasico e sarcomatoide confrontandoli con pazienti con istotipo epitelioide, si stanno studiando le caratteristiche immunofenotipiche delle cellule del mesotelioma delle differenti istologie, in modo da comprendere se queste possono avere un ruolo nell’outcome dei pazienti a cui è stata somministrata la terapia. E’ stato osservato infine un lieve incremento nella frequenza di effetti tossici di grado 1 e 2 relativi al trattamento facendo un confronto con lo studio precedente che impartiva un schema di terapia meno intensivo in una popolazione di pazienti simile. In ogni caso un’appropriata analisi medica degli effetti collaterali ha permesso di continuare il trattamento per tutti i pazienti, mostrando come lo schema di terapia usato in questo studio possa essere ulteriormente indagato, senza significativi problemi riguardanti la sicurezza del trattamento.