Gestione delle Periferie, riqualificazione e rigenerazione urbana. La

G estione delle Periferie, riqualificazione e rigenerazione
urbanD/D&DSLWDOHGHOO¶XJXDJOLDQ]DWUDPLWHLVHUYL]i.
In tempi duri dobbiamo avere sogni duri, sogni reali, quelli che, se ci daremo da fare, si avvereranno. In
questo contesto storico, di nota crisi economica ma anche sociale, un sogno per chi vive le periferie, come il
cittadino ma anche come O¶DPPLQLVWUDWRUH ORFDOH q TXHOOR GL VXSHUDUH O¶HPHUJHQ]LDOH OR VWUDRUGLQDULR H
vivere ed amministrare con ordinarietà. Permettendo così di progettare e vivere come si deve la Capitale.
I Municipi, come sappiamo, sono quasi tutti ritagliati a spicchio, come una torta: ognuno comprende sia
zone centrali che periferiche, neVVXQRqHVFOXVLYDPHQWHO¶XQDRO¶DOWUD4uindi, anche ai fini statistici, i dati
delle borgate sono spesso nebulizzati, shakerati, confXVL QHL GDWL JHQHUDOL (¶ OD FRQRVFHQ]D SROLWLFD OD
memoria storica e la presenza territoriale che permettono di affrontare con cognizione concreta le necessità
di luoghi che hanno caratteristiche, dinamiche e modalità di nascita spesso molto diverse tra loro.
Storicamente fu, nel 1925, Filippo Cremonesi, primo governatore di Roma, a ghettizzare e marchiare le
borgate romane: la necessità di controllare porzioni di territorio densamente abitate e distanti dalle zone
centrali ha fatto sì che si costruissero i forti militari. Così Forte Bravetta, Forte Boccea, Forte Braschi, Forte
Prenestino, Forte Trionfale che dominano come sentinelle il territorio.
Da allora le evoluzioni dei quartieri periferici - in alcuni casi borgate - sono stati sempre uno specchio della
società attuale, con confini mutevoli a seconda delle condizioni economiche, sociali e del contesto
DPELHQWDOH ,O GRSRJXHUUD L VDFFKL GL 5RPD H O¶HVSDQVLRQH HGLOL]LD O¶DEXVLYLVPR le occupazioni, la
criminalità, le depressioni economiche, i servizi sociali, i servizi pubblici, la gestione del territorio sono tutte
variabili di un algoritmo complesso che a seconda del momento storico della Città dà come risultato una
periferia diversa sia nei suoi confini, sia nella sua vivibilità. Quindi questa periferia può essere più o meno
ampia a seconda del variare della qualità della vita nei quartieri: in questo momento i suoi confini sono
molto ampi, perché spesso il livello di vivibilità è basso. /¶RELHWWLYR TXDQWR VFRQWDWR H GLIIicile da
raggiungere, è migliorare le condizioni della città facendo diminuire il gap tra il Centro e il resto della città,
innalzando la qualità dei servizi e del decoro urbano.
Alcune proposte, che ritroviamo anche nei programmi elettorali che ci hanno visti come Partito vincitori,
possono essere una base da cui ripartire:
1) Stop al consumo di suolo, ma rigenerare le aree già urbanizzate;
2) Aumentare i servizi cittadini di scala metropolitana, portandoli in modo uniforme ovunque:
- la mobilità deve essere considerato a tutti gli effetti un diritto e deve essere uno strumento per
diminuire le distanze, non per aumentarle;
- il diritto ad avere nei territori periferici e di borgata, spesso messi a dura prova, una riqualificazione
ambientale ed energetica, una tutela paesaggistica e della salute effettiva e una sicurezza
idrogeologica;
- il rispetto (e la sua applicazione) del principio della legalità, aumentando la sicurezza nella città;
- il diritto ad avere nelle periferie la possibilità di una scelta scolastica diversificata, dando così la
possibilità agli studenti di poter scegliere il proprio futuro;
- il diritto ad avere nei propri quartieri un¶RIIHUWD culturale aumentando i servizi museali, didattici
anche di scala intercomunale, andando così a lottare contro la logica dei quartieri-dormitorio.
Esiste sempre una relazione tra il viver ed amministrare ordinariamente e farlo in stato emergenziale. In un
sistema che funziona si vive di prevenzione e se accade qualcosa di straordinario (perché tanto accade..) lo si
affronta sempre con presenza e risolutezza. Il problema è che in un sistema che funzioni le azioni
straordinarie sono sempre in un rapporto di inferiorità rispetto a quelle ordinarie, mentre nelle periferie
romane questo scarto diminuisce, costringendo i nostri amministratori ed i nostri cittadini a vivere e
lavorare in una situazione di emergenza quasi perenne. L¶obiettivo non può che essere quindi riportare
faticosamente il sistema in equilibrio.
Ma ci si deve anche chiedere come si è arrivati a questo punto.
Ci sono sicuramente ragioni strutturali e di sistema come la crisi economica e le conseguenze in campo
VRFLDOHFKHQHFRQVHJXRQR0DF¶qFHUWDPHQWHXQDUHVSRQVDELOLWjSROLWLFDFKLDUDSHUDQQLHQRUPL porzioni
di territorio romano sono state abbandonate. Dal 2007 al 2012 la città ed i cittadini sono stati lasciati a loro
stessi. Bisogna dire che gli effetti della mala gestione passata si pagano ora più che mai. La città è stata
gestita come nel racconto della cicala e della formica, in cui invece di fare scorte si è sperperato. Ed ora le
conseguenze si pagano: esistono due città che vanno a due velocità diverse, in cui i servizi sono diversi
anche se, tuttavia, la contribuzione fiscale in proporzione è la stessa. Bisogna invece tendere alla giustizia
sociale con l¶obiettivo di far tornare ad essere Roma una città equilibrata affinchè tutti i cittadini abbiano
eguali servizi e diritti.
Ma quindi veniamo al concreto: come affrontare il problema delle periferie romane che soffrono disagio
economico, servizi sociali spesso poco incidenti, servizi cittadini inefficienti, degrado e criminalità e
occupazioni delle case? Quello che si è scritto fino ad ora parte da una ipotesi cioè che la qualità di vita
media della città è inferiore a quella accettabile. Ma si dà anche una risposta: bisogna aumentare la vivibilità
delle periferie tramite i servizi cittadini e tramite una riprogettazione urbana ripartendo dal Nuovo Piano
Regolatore di Roma e dal Piano Provinciale Territoriale. Accompagnando tutta questa operazione dal
riportare in alcuni quartieri la legalità, EDVHGHOO¶RUGLQHVRFLDOH Sappiamo anche che questa, oltre ad essere
ovvia, è la risposta concretamente più coraggiosa e difficile da praticare.
Quindi la proposta non può che esser una: concentrare gli sforzi economici di Roma Capitale in modo
diffuso sugli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, sui servizi sociali e cittadini, su opere di
viabilità di veloce costruzione. Dobbiamo fare respirare nel più breve periodo possibile la città che sta
rischiando di rimanere senz¶aria. /¶XQLFR RELHWWLYR GHO 3DUWLWR 'HPRFUDWLFR GL 5RPD QHO EUHYH e medio
periodo non può che essere di diminuire la distanza tra centro e periferia, nHO SLHQR ULVSHWWR GL TXHOO¶LGHD
politica di Luigi Petroselli: di fare della città ODFDSLWDOHGHOO¶XJXDJOianza. Questo deve essere il nostro sogno
duro.
Stefano Vito Riccardi e Alessio Cecera,
Circolo Torresina Quartaccio,