progetto 2012 - dopo

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ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE
“LA QUERCIA”
A.S. 2012-2013
PREMESSA GENERALE: FINALITA’ DEL SERVIZIO
L’associazione di promozione sociale “La Quercia” è una struttura che accoglie bambini e ragazzi
dai 3 ai 13 anni, offrendo un servizio educativo e formativo della personalità del bambino,
proponendosi di operare secondo criteri pedagogicamente finalizzati a garantire l’attenzione allo
sviluppo delle sue potenzialità e all’autonomia, nel rispetto dei singoli ritmi personali.
Durante l’anno scolastico l’attività principale è quella offerta dal servizio “dopo-la-scuola”,
mentre nei mesi estivi la struttura accoglie, non solo bambini in età scolare (dai 6 ai 13 anni) ma
anche quelli dai 3 anni che frequentano la scuola materna, che possono essere iscritti al punto
verde.
Il progetto “dopo-la-scuola” nasce dall’esigenza, nel nostro territorio, di gestire l’orario
extrascolastico dei bambini e individua uno spazio educativo-socio-culturale all’interno del quale
si propone un servizio di accompagnamento personale e collettivo soprattutto per quanto
riguarda l’espletamento dei compiti assegnati a scuola.
I compiti a casa sono un’occasione per accrescere l’autodisciplina del bambino. Spesso infatti, lo
aiutano a darsi dei tempi e a seguire delle regole. Perché ciò avvenga, ovviamente, è necessaria la
guida di un adulto che, almeno nei primi anni della scuola, sia in grado di far capire al bambino la
logica con cui deve essere affrontato un compito, una responsabilità.
Vuole inoltre esistere come luogo di socializzazione e di educazione permanente in cui le scelte
educative e metodologiche si articolano con una crescita continua dei membri del gruppo,
attraverso il confronto tra educatori, la discussione e la riflessione sui comportamenti, metodi e
obiettivi.
Ogni educatore elaborerà un proprio progetto che sarà vagliato dal resto dall’equipe.
Tutto ciò al fine di garantire un progetto educativo privo di schemi rigidi, in evoluzione con la
crescita del bambino e in costante relazione con la realtà sociale e culturale.
Toccherà al singolo educatore quindi, tradurre nei contesti operativi le indicazioni generali
contenute nel progetto, proponendo, all’interno del proprio gruppo, obiettivi educativi,
specificando quali sono le vie migliori per farli raggiungere e in che modo vengano verificati.
Ad ogni modo, ogni progetto partirà da un obiettivo imprescindibile, quello di incoraggiare il
bambino e l’adolescente nella crescita umana e intellettuale perché siano coscienti della loro
storia.
“Se l’educazione da sola non trasforma la società,
nemmeno senza di essa, la società cambia.”
-PAULO FREIRE-
IL PROGETTO EDUCATIVO DI KATIA DEL TEDESCO
Tutte le opportunità educative riservate ai bambini all’interno della struttura, sono offerte per
riflesso e similitudine anche all’adulto come “spazi di rielaborazione del conosciuto”.
Per questo, occorre interpretare questo progetto come luogo elettivo di ricerca intorno allo
sviluppo di abilità che coinvolga da una parte i bambini, e parallelamente l’educatore di
riferimento.
Tale proposta, che va sviluppata con i bambini e attraverso loro, ha come modello di ricerca per
l’adulto, la disponibilità al cambiamento come superamento dei limiti personali.
Il pensiero progettuale è difatti quello di far assumere all’educatore un ruolo non del tutto
direttivo così da acquisirne le doti dell’ascolto e dell’assenza di giudizio che consentano al
bambino di esprimere la propria individualità.
Per questo motivo l’educatore, perché la sua azione sia efficace, deve arricchire la sua
“professionalità” e diventare un operatore pedagogico, cioè un educatore “formato” a riflettere
criticamente sul proprio lavoro.
Egli deve quindi essere in grado di avvantaggiarsi di tutta la cultura prodotta dalla pedagogia:
quest’assimilazione consapevole di cultura pedagogica dovrebbe migliorare le sue capacità e le
sue competenze, per rendere al meglio nelle situazioni educative uniche e singolari nelle quali si
troverà a operare.
Il percorso di sostegno allo studio, soprattutto per quei bambini con difficoltà di apprendimento
(DSA), è guidato da alcune idee pedagogiche che ne indicano la direzione.
La pedagogia , infatti ritiene che l’apprendimento si intrecci, per la costruzione della loro
identità, con la responsabilità educativa dell’adulto:
-ADULTO
-GENITORE
-INSEGNANTE/EDUCATORE
Partendo da questa considerazione, si vogliono coinvolgere entrambe le figure, nel rispetto
reciproco dei propri ruoli.
Esse devono sostenersi a vicenda e intraprendere anch’esse, un percorso di formazione.
I bambini, spesso, sono disorientati, si dice, genericamente, “demotivati”, perché non sanno
“come fare”, sia a stabilire relazioni positive con l’adulto, sia a conoscere e ad impiegare i propri
potenziali di apprendimento.
L’esperienza del supporto si propone di facilitare il ragazzo a diventare più consapevole e
autonomo e a migliorare abilità e conoscenze, accompagnandolo nella costruzione di un progetto
di apprendimento adatto a lui.
Il progetto educativo promosso in queste pagine, inizia dall’analisi dei bisogni del gruppo,
passa attraverso la definizione di obiettivi e della metodologia per raggiungerli, e termina, in
seguito, con la verifica degli obiettivi ottenuti, specificando in che modo e con che strumenti
tale verifica è fatta.
ANALISI DEI BISOGNI
o Bisogno di relazioni positive con i coetanei
o Bisogno di autonomia
o Bisogno di autostima
o Bisogno di permettere alle famiglie immigrate di dotarsi di strumenti e di supporti adeguati
nel loro processo di integrazione
o Bisogno di regole
o Bisogno di dare spazio alla fantasia senza repressioni
Dopo aver analizzato i bisogni del gruppo, il progetto focalizza gli OBIETTIVI EDUCATIVI
qui di seguito elencati:
o Far si che si costituisca un gruppo di lavoro e di gioco in cui ci siano i valori di una
relazione autentica basata sulla fiducia e sulla lealtà
o Facilitare l’integrazione di bambini stranieri
o Progettare percorsi educativi formativi mirati per bambini con DSA (Disturbi Specifici
di Apprendimento)
o Sostenere l’autonomia
o Incoraggiare e valorizzare le abilità individuali
o Porre in essere delle regole affinché esse diventino spunto di riflessione per una
migliore convivenza comune
o Aiutare il bambino ad esplorare se stesso, e le sue emozioni, attraverso la creatività
o Educare al riciclo divertendosi
o Promuovere il lavoro di rete con i servizi sociali territoriali e con le altre agenzie
educative secondo le necessità e richieste emerse, attraverso colloqui ed equipe per
piani educativi personalizzati
Questi obiettivi sono perseguibili attraverso particolari METODOLOGIE EDUCATIVE :
o Creare un clima familiare e offrire momenti di confronto
o Offrire metodi di studio personalizzati
o Studiare e proporre progetti educativi individuali
o Avvalersi della professionalità di altre figure professionali (assistente sociale,
neuropsichiatra, logopedista, psicologo e insegnati)
o Valorizzare ogni individuo sostenendo la sua unicità d’essere
o Dare regole chiare e specifiche
o Proporre laboratori creativi
E’ necessario considerare che il lavoro educativo sia svolto sempre in due direzioni: sul minore e
sul gruppo. Per questi motivi, per il monitoraggio dell’attività si utilizzano i seguenti
STRUMENTI DI VERIFICA:
o L’ osservazione sistematica sul campo
o Le riunioni d’équipe mensili
o I confronti e le restituzioni con le altre agenzie educative coinvolte (servizi sociali,
scuola…)
o La documentazione dell’esperienza (ci si avvarrà di tecniche di documentazione
rappresentativa delle esperienze)
IL PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’
Uno degli aspetti fondamentali dell’agire educativo è quello di sussidiarietà.
Questa parola vuol dire: aiutare a fare da sé. Chi deve fare una cosa deve essere aiutato a
farla e senza sostituirsi ad esso. L’educatore, in questa concezione, intende fare in modo
che lo studente cresca e sappia fare da sé, sappia governare se stesso. Non vuole né deve
sostituirsi a lui, ma fornirgli gli strumenti per essere pienamente se stesso. L’associazione
è a servizio della famiglia, la vuole aiutare ad educare i figli svolgendo quegli interventi
che da sola, non è in grado di fare, ma senza mai sostituirsi ad essa, bensì valorizzandola
e, agendo con lei in sintonia, prolungarne le capacità educative.
E’ sempre la persona il “principio, il soggetto e il fine” della società.
Per la buona realizzazione di questo progetto è fondamentale che ci sia accordo tra tutte
le parti coinvolte, una comunione di intenti, e che esse interpretino sempre ogni gesto
educativo come una nuova “progettualità al cambiamento”.
IL PROGETTO EDUCATIVO DI LIBRETTI MICHELA
Il progetto vuole rispondere alle esigenze della famiglia e della scuola e si svolgerà quindi, in
stretta collaborazione, per quanto possibile, con gli insegnati e con i genitori/tutori dei bambini.
Con questo progetto, si intende dare delle risposte qualificate e corrette ai bisogni di autonomia,
socializzazione ed integrazione sociale, di cui hanno bisogno i minori e le loro famiglie.
Tutto questo è possibile, attraverso l'attivazione di nuove risorse e il potenziamento di quelle
esistenti.
Occorre interpretare l’attività pomeridiana proposta, come un’occasione propositiva di incontro
educativo, formativo e aggregativo che ha, come obiettivo primario, quello di favorire la loro
crescita umana e la loro integrazione nel contesto in cui vivono.
L’intento quindi è quello di incentivare l’impegno in attività che favoriscano la crescita umana
del bambino.
Il bambino deve intendere la struttura non come luogo di addestramento, ma di esperienza.
OBIETTIVI
o Offrire un sostegno didattico agli alunni della scuola primaria
o Assistere nello svolgimento dei compiti, preparare alle verifiche scritte con spiegazioni
delle lezioni poco chiare
o Facilitare l’integrazione di bambini stranieri
o Garantire a tutti i bambini un aiuto poi fruibile durante l’attività scolastica ordinaria
o Favorire lo sviluppo delle capacità sociali, l’autonomia e la gestione del tempo libero
o Creare uno spazio dedicato all’attività ludico ricreativa di vario genere
o Avvicinare il bambino alla fede
o Sviluppare l’interesse per le attività manuali attraverso la creazioni di “laboratori aperti”,
ovvero esperienze educative offerte, che intendono avvicinare alla pratica manuale e a far
sperimentare abilità e tecniche espressive
o Educare al riciclo divertendosi
METODOLOGIA
Gli obiettivi sopraindicati sono perseguibili grazie a particolari strumenti, quali:
o valorizzazione dell’unicità del bambino
o lavoro in equipe
o lavoro di rete
o Colloquio con gli insegnanti
(indispensabile per conoscere la situazione delle classi ed avere eventuali
indicazioni sui ragazzi da indirizzare al percorso di doposcuola)
o Confronti con i genitori
o (iniziali per fornire l’informazione, intermedi per verificare lo svolgimento del
percorso e finali per raccogliere i risultati)
o Narrazione: il racconto e le rappresentazioni, utilizzati come strumenti educativi
o Coinvolgimenti attivi dei bambini durante la narrazione
Qui di seguito, si vuole descrivere una delle metodologie utilizzate con i bambini, impiegata
soprattutto per quanto riguarda l’attività ludico-ricreativa: LA NARRAZIONE.
LA NARRAZIONE
Il percorso con cui l’educatore desidera avvicinare i bambini alla fede, non può basarsi solo sulla
didattica, poiché richiede un approccio mentale diverso.
Occorre, a questo punto, fare una premessa necessaria, per non correre il rischio di cadere in
errore.
L’associazione è dotata di un progetto educativo al quale si riferiscono genitori ed educatori, in
una libera e consapevole adesione.
Ciò non impedisce a chiunque lo desideri realmente, anche non credente, o di diversa fede
religiosa, la possibilità di coinvolgersi con l’esperienza in atto, credendo nella sua positività
sociale e civile.
La narrazione e il gioco costituiscono due cornici all’interno delle quali permettere a bambini e
ragazzi di fare esperienze significative.
Il potere educativo di un racconto è di favorire una scoperta, di stimolare in chi ascolta una
ricerca del significato nascosto, come tesoro di cui rallegrarsi una volta conquistato.
La pedagogia narrativa allora è un efficace strumento educativo, per lavorare con i bambini.
Questa proposta vuole mettere a disposizione degli educatori utili strumenti e attività proprie
della pedagogia narrativa, per creare momenti rilevanti di dialogo, ascolto reciproco, espressione
personale di sentimenti, stati d’animo.
La narrazione non è fine a se stessa, essa è il preludio di una serie di attività che l’educatore
propone al gruppo: - giochi
- bans
- realizzazione di materiali simbolici a tema
La progettazione di azioni e pratiche educative, espressa sotto forma narrativa, se realizzata in
maniera valida, permette probabilmente anche una migliore comunicazione tra gli educatori, e
tra gli essi e gli educandi.
Questo avviene, non tanto sul piano operativo del progetto, quanto su quello del senso globale
dello stesso.
VERIFICA
Al termine dell’attività si verifica se gli obiettivi prefissati all’inizio del progetto sono stati
raggiunti o meno e, in base a ciò, si pianifica il lavoro futuro.
La verifica avviene attraverso:
o Osservazione sistematica sul campo
o Confronti con tutte le agenzie educative coinvolte nel progetto
o Riunioni d’equipe mensili
o Confronto con le famiglie
Durante la concretizzazione del progetto, molto spesso sono i bambini a suggerire
all’educatore nuovi spunti di riflessione, per questo è necessario considerare il progetto
flessibile a possibili ritocchi e arricchimenti.
IL PROGETTO EDUCATIVO DI ROCCA SIMONETTA
Questo progetto educativo vuole rispondere, da un lato, alle esigenze dei ragazzi delle
scuole medie che frequentano la struttura (seguiti durante l’anno scolastico) e, dall’altro,
durante il periodo estivo, a quelle dei bambini della scuola dell’ infanzia.
Per questo motivo, il progetto si presenterà in due parti distinte ma complementari,
poiché fondato sulla stessa progettualità pedagogica.
Perché si realizzi, è necessaria un’unità tra gli educatori, che coinvolga non solo l’aspetto
didattico, ma anche i rapporti personali. I ragazzi in questo modo percepiscono che tra i
loro educatori, pur nell’originalità di ciascuno, si respira un clima di intesa, collaborazione
e amicizia.
I RAGAZZI DELLA SCUOLA MEDIA
L’atto educativo si realizza nel concreto di un rapporto umano.
L’educatore si propone come guida nella progressiva scoperta della realtà e del suo senso.
Perché questo avvenga, è necessario istaurare un rapporto di umana stima tra l’adulto e
l’educando, un rapporto che tenga conto delle potenzialità, delle capacità di ciascun
ragazzo.
Un armonico ed equilibrato sviluppo di una personalità può realizzarsi solo grazie ad un
coinvolgimento gratuito, discreto ed “amichevole” tra adulto e ragazzo.
OBIETTIVI EDUCATIVI
o Offrire ai ragazzi schemi di studio personalizzati
o Incoraggiare lo studio
o Aiutare nell’orientamento della scelta della scuola superiore
o Gestire e contenere gli eccessi comportamentali, propri dell’età pre-adolescenziali
o Prevenire l’abbandono scolastico
o Anticipare il disagio giovanile
La METODOLOGIA utile all’educatore al fine di raggiungere positivamente questi
obiettivi è:
o Creare un clima di fiducia con i ragazzi
o Indurli a raccontarsi
o Valutare, insieme a loro, un piano di studio efficace per ciascuno
o Carpire le peculiarità di ognuno, valorizzandone le virtù facendo sì che
o …il giovane “si scopra “da solo e che accetti i suoi limiti
o Colloqui costanti con i genitori
o Dialogare su fatti di attualità, portando il ragazzo a confrontarsi con i coetanei e
con se stesso
Da questi brevi punti, emerge che il ragazzo è il vero protagonista del suo processo di
crescita infatti, nella mentalità di questo progetto, la centralità soggettiva dell’educando è
molto importante.
Che egli sia consapevole del percorso in atto, che progressivamente egli venga coinvolto,
che sia un vero e proprio interlocutore e non l’effetto finale di un processo scelto da altri
sono aspetti cui non bisogna rinunciare.
Un clima di libertà e trasparenza agevola l’espressione di sé. La valorizzazione di quanto i ragazzi
fanno li rafforza nell’autostima e li spinge a dare ancora.
Nello stesso tempo, però, cerchiamo anche di far sì che lo studente si ponga davanti a se stesso
come un dovere oggettivo. Egli è anche qualcosa di dato a se stesso; deve quindi accogliersi, oltre
che progettarsi; accettarsi oltre che programmarsi; conoscersi per quello che è, per potersi
impegnare a diventare quello che può essere. Anche nei confronti di sé lo studente non ha solo
diritti ma anche doveri.
La sua stessa realtà gli è prima di tutto “data” e secondariamente gli è “data come progetto”.
I ragazzi hanno bisogno di conoscere, ma anche di amare, di usare il computer ma anche di saper
ridere e piangere, di conoscere la circonferenza della terra ma anche di aiutarsi l’un l’altro. Il
progetto ha l’ambizione di seguire i ragazzi con occhio vigile e discreto per vedere il loro
cammino umano, se imparano a rapportarsi con gli altri, se si chiudono nel loro piccolo orticello
o se guardano più
lontano.
L’educatore, in questo senso, parla con i genitori di apprendimento e di profitto, ma anche di
crescita personale, di periodi di eventuale stanchezza, di crisi di crescita.
intervenire sempre
dall’interno (col colloquio a tu per tu, con la sincerità di chi si parla negli occhi e si richiama
vicendevolmente all’onestà dei comportamenti) prima che dall’esterno.
L’INTRINSECA MORALITA’ DELL’EDUCATORE
L’uomo è anche gratuità e disinteresse, la persona compie delle azioni con l’intento di ottenere
un risultato pratico, ma ne compie anche delle altre con il solo scopo di fare una buona azione.
Lo scopo primario dell’azione educativa, sia quella dell’educatore sia quella del discente, sta nella
bontà dell’azione stessa e quindi è un agire eminentemente gratuito. Per questo richiede un
atteggiamento morale. Insegna bene e studia bene chi ama la giustizia e cerca la verità. I ragazzi
studiano bene ed apprendono tanto di più, quanto più lo fanno per il gusto di farlo.
Certo, si
educano anche a studiare e ad applicarsi per farsi una posizione nella vita. Bisogna però anche
educarli a studiare per studiare, per conoscere, per crescere come persona, per acquisire libertà,
per contemplare il bello, per elevare i propri gusti. Studia bene chi dà un senso alto al suo studio.
Si studia anche per fare del bene agli altri, per migliorare un po’ questo mondo, per dare un
contributo qualitativamente migliore, per esserci in modo consapevole, per intervenire con
cognizione di causa.
Per quanto riguarda VERIFICA dell’attività, l’educatore si avvale di alcuni strumenti di
monitoraggio:
o Osservazione sistematica sul campo
o Incontri con i genitori
o Dialogo con i ragazzi
I BAMBINI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
Con i bambini della scuola dell’infanzia, il tempo a disposizione (un mese per chi frequenta tutto
il periodo, una settimana per chi frequenta il minimo) non consente l’attuazione di un vero e
proprio progetto educativo.
Questo non preclude però la possibilità di fissare dei MICRO-OBIETTIVI A BREVE TERMINE:
o Individuare le esigenze (manifeste e non) dei bambini per l’attivazione di laboratori e le
loro aspettative
o Individuare le attese della famiglia e far conoscere il servizio offerto in tutte le sue
componenti (personale, attività, finalità ...)
o Costruzione delle regole di convivenza tra i bambini
o Individuazione delle capacità – abilità dei bambini
o Far divertire i bambini attraverso il gioco libero, strutturato, e la narrazione di storie
o Proporre attività ricreative finalizzate a stimolare la creatività e
l’espressività individuale, fondamentale per lo sviluppo delle intelligenze
infantili
METODOLOGIA
o
o
o
o
Confronti con i genitori
Confronti, dove è possibile, con le maestre della scuola dell’infanzia
Creare un clima familiare
Narrazione
NARRAZIONE
Leggere insieme storie o raccontare storie sono modalità di interazione con il
bambino ricche di potenzialità.
Si tratta di attività incentrate su materiale scritto, accompagnate da scambi
comunicativi, riconosciuti dalla pedagogia come fondamentali, non solo ai fini
dello sviluppo del linguaggio orale, ma anche per la nascita del futuro lettorescrittore e per la crescita conoscitiva ed emotiva dell’individuo.
La narrazione è intesa sia come racconto orale della fiaba, sia come trasposizione
teatrale, e propone la distinzione tra la fiaba vista (televisione),
la fiaba ascoltata e immaginata, poi rappresentata dai bambini stessi.
La narrazione come processo creativo, occasione per esprimere se stessi, il
proprio universo affettivo, le proprie opinioni ed è finalizzato a fornire
suggerimenti didattici, materiali e strumenti volti a
- creare spazi di dialogo che
facilitino la libertà di esprimersi e comunicare
- promuovere il piacere del
narrare
- realizzare una speciale forma di accoglienza del bambino che lo metta
in condizione di imparare a conoscere le proprie emozioni e a padroneggiarle, in
un clima di confronto.
VERIFICA
La valutazione coglie gli aspetti della qualità interrogandosi sulle forme dell’offerta che
possono essere osservate.
Rappresenta soprattutto, un momento significativo per l’educatore, in quanto gli consente
una periodica rilettura e messa in discussione del contesto per consentirne il
cambiamento.
Sicuramente, per quanto riguarda i bambini, la verifica è fatta ogni giorno osservandoli
nel gioco individuale e di gruppo e valutando, insieme ai genitori, lo spirito con cui i
bambini vivono l’esperienza estiva.
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