RIPARAZIONE O TRAPIANTO DELLE VALVOLE ATRIOVENTRICOLARI Augusta Pelosi, DVM, Diplomate ACVS Dipartimento di Cardiologia – Sezione di Cardiochirurgia Michigan State University, East Lansing, Michigan La degenerazione mixomatosa delle valvole atrioventricolari è un processo degenerativo non associato a processo infiammatorio o infettivo. Rappresenta il 75 % delle patologie cardiache nel cane. Colpisce soprattutto cani di età superiore ai cinque anni tranne nel caso del cavalier king charles spaniel (CKCS) in cui è riconosciuto in età più giovane. Si presenta in molte razze tra cui: miniature schnauzer, cocker spaniel, chihuahua, fox terrier, dachshund, boston terrier. E’ tipico un soffio sistolico a livello dell’apice cardiaco sinistro. Indipendentemente dalla causa scatenante: degenerazione mixomatosa (più comune nel cane), processo infettivo o ischemico, valvola reumatica, la nefasta sequela di questi processi è un’ insufficienza della valvola che può interessare una o più componenti della struttura valvolare stessa. Le conseguenze devastanti si ripercuotono con il tempo sulle altre strutture cardiache sia nella parte sinistra che in quella destra portando per esempio ad ipertensione polmonare, dilatazione della parte destra fino ad insufficienza sinistra e destra. In aggiunta alla causa primaria dell’insufficienza mitrale è bene ricordare che l’overload di volume creatosi nel ventricolo sinistro porta in tutti i casi a vari gradi di dilatazione dell’ anello anulare rendendo ancora più pronunciata la rigurgitazione. Opzioni chirurgiche Esistono opinioni divergenti sui vantaggi del trapianto con valvola meccanica, valvola bioprostetica o riparazione della valvola. Da recenti pubblicazioni in medicina veterinaria sembra che quanto si verifica in medicina umana sia anche osservato in medicina veterinaria, tuttavia, la carenza di casi rende queste teorie solo ipotetiche. Dalla letteratura umana di fatto sappiamo che: il trapianto con valvole meccaniche offre risultati più duraturi e standardizzati ma comporta trattamento anticoagulante per il resto della vita del paziente (che comporta notevoli rischi soprattutto nel cane); mentre la valvola bioprostetica è minimamente trombogenica e preserva meglio la funzione miocardiaca. La riparazione della valvola offre il vantaggio di minimo danno alla struttura valvolare, limitato danno alla funzionalità cardiaca, meno rischio di infezione e tromboembolismo, ma con risultati variabili legati dell’abilità del chirurgo e l’impossibilità di usare queste tecniche in tutte le patologie valvolari. Nei casi in cui sia possibile usare una delle tecniche di riparazione, si dovrebbe optare per questa soluzione. Approccio Per accedere l’atrio sinistro, la toracotomia laterale sinistra nel quarto o quinto spazio permette la visualizzazione della valvola mitrale. Valvole meccaniche e bioprostetiche Il primo trapianto di valvola venne eseguito nel 1961, anche se in questi primi casi tutte le componenti della valvola venivano rimosse per evitare ostruzione della protesi con lo svantaggio non indifferente di destabilizzare in questo modo l’equilibrio miocardico. Anche se queste valvole riuscivano con successo a risolvere il problema della rigurgitazione, esse erano estremamente trombogeniche e richiedevano trattamento anticoagulante aggressivo. Nello stesso momento ci si accorse che la rimozione di tutte le strutture valvolari contribuiva a creare un ventricolo sinistro sferico e che si poteva facilmente ovviare a questo inconveniente mantenendo il lembo posteriore della valvola e le strutture di supporto. Le valvole bioprostetiche cominciarono a diffondersi come alternativa alle valvole meccaniche, ovviando a molte delle complicazioni delle mecchaniche, ma non garantendo una durata soddisfacente soprattutto in pazienti giovani. Nello stesso periodo tecniche di riparazione della valvola continuarono a diffondersi e perfezionarsi. Riparazione della valvola E’ forse la tecnica più antica in chirurgia cardiaca. Infatti, nel 1923 venne usata da Elliot Cutler per aprire una valvola stenotica. In realtà in questo caso si trattava soprattutto di un processo distruttivo piuttosto che ricostruttivo. Si deve attendere il 1960 per la prima riparazione di successo usando il bypass. In medicina veterinaria, negli anni, ci sono state sporadiche pubblicazioni sull’uso di valvole meccaniche e bioprostetiche, mentre la sola esperienza di una certa consistenza con le tecniche di riparazione si deve al lavoro di un gruppo giapponese che ha recentemente sottolineato i vantaggi della riparazione valvolare invece del trapianto. Bibliografia Savage EB, Bolling SF. Atlas of mitral valve repair. Philadelphia, PA: Lippincott Williams and Wilkins, 2006 Philadelphia Doty DB. Cardiac Surgery: Operative Technique. Mosby 1997 Braunwald E, Zipes DP, Libby P, Bonow R. Braunwald’s Heart Disease: A Textbook of Cardiovascular Medicine 7th edizione, Saunders 2004