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L’EUROPA NELLA SECONDA META’ DEL 1500
L’Europa del Cinquecento, in seguito alle riforme religiose, conobbe un drammatico periodo di intolleranza, che
sfociò in scontri armati sia all’interno dei singoli stati sia tra uno stato e l’altro.
In Francia, dove i calvinisti, detti ugonotti, erano numerosi soprattutto tra nobili e borghesi, i re (Francesco I e il figlio
Enrico II) li perseguitarono. Alla morte di Enrico II, salì al trono Carlo IX, ma essendo ancora piccolo, il potere passò
nelle mani di Caterina de’ Medici, che, pur essendo cristiana, garantì una certa libertà di culto e concesse loro il
controllo di alcune città. Nel 1572, però, il giorno delle nozze tra la figlia di Caterina, Margherita di Valois, e il nobile
Enrico di Borbone, calvinista, i cattolici uccisero migliaia di ugonotti accorsi a Parigi per i festeggiamenti (STRAGE DI
SAN BARTOLOMEO: 24-25 agosto). A questo massacro ne seguirono altri in tutta la Francia.
Lo scontro tra cattolici e calvinisti ebbe fine quando, divenuto re, Enrico di Borbone, per governare il proprio paese,
abbandonò la fede calvinista e si fece cattolico, concedendo poi la libertà di culto in tutta la Francia, salvo nella
zona di Parigi, agli ugonotti con l’EDITTO DI NANTES (1598).
Enrico IV di Borbone, re di Francia
In Spagna, il re Filippo II, che governava anche su Italia e Paesi Bassi, combatté con ogni mezzo contro i protestanti
per fare trionfare il cattolicesimo. Ricorse al tribunale dell’Inquisizione contro i protestanti, ebrei e musulmani;
costrinse ebrei e musulmani (questi ultimi vivevano nel sud della Spagna ed erano chiamati moriscos)a convertirsi
per non essere espulsi (si calcola che circa 300.000 persone abbandonarono la Spagna per spostarsi altrove in
Europa).
Filippo II, re di Spagna
L’intolleranza, però, non era solo caratteristica del comportamento dei cattolici; erano intolleranti anche i
protestanti. Ovunque, chi non seguiva prevalente (cattolico o protestante che fosse) veniva perseguitato: accusato
di eresia, era torturato, processato e, spesso, mandato al rogo.
Gli ebrei, se non erano costretti a convertirsi, venivano segregati nei ghetti, dove non potevano accogliere altri ebrei
provenienti da fuori, e venivano rinchiusi durante la notte. Dovevano anche indossare dei segni distintivi, come un
berretto giallo.
Filippo II aveva il sogno di ricreare un impero universale. Per realizzarlo, doveva però rafforzare la Spagna. Egli stabilì
la propria capitale a Madrid, nel centro della penisola, dove fece costruire uno splendido palazzo reale, detto
ElEscorial, e creò una solida burocrazia (i funzionari erano borghesi o membri della piccola nobiltà terriere) per
amministrare efficacemente lo stato.
Tuttavia, la Spagna non diventerà mai la grande potenza che egli sperava. Infatti:
1. il paese si stava impoverendo: l’allevamento degli ovini aveva ridotto le aree agricole(i cereali erano tutti
importati) e impoverito il territorio; il denaro proveniente dalle tasse, che i nobili però non pagavano, era
sprecato nelle spese di corte o per pagare i funzionari statali, l’esercito e le guerre;
2. i Paesi Bassi, guidati dal calvinista Guglielmo d’Orange, si ribellarono contro il tentativo di Filippo II di
riportare il cattolicesimo in quelle terre. Lo scontro tra calvinisti ed esercito spagnolo durò quindici anni e nel
1581 le province del nord dei Paesi Bassi (corrispondono all’Olanda di Oggi) dichiararono la loro
indipendenza, divenendo una repubblica (Repubblica delle Province Unite). Le province meridionali
(odierno Belgio), invece, a maggioranza cattolica, rimasero fedeli alla Spagna;
3. la rivalità con l’Inghilterra per il predominio sui mari sfociò in una guerra quando gli inglesi portarono aiuto
alle province ribelli dei Paesi Bassi: nel 1588, gli spagnoli, con la loro flotta, che contava 130 navi e 30.000
uomini ed era ritenuta invincibile (invencible armada), dovevano, secondo i piani, invadere l’Inghilterra,
dopo aver trasportato dai Paesi Bassi le truppe di terra. Il 19 maggio, però, le loro navi furono sorprese dalla
tempesta e danneggiate. I marinai non ebbero tempo di riparare i danni perché l’ammiraglio ricevette da
Filippo II l’ordine di salpare di nuovo. Le correnti della Manica sospinsero la flotta verso l’Inghilterra anziché
verso le Fiandre e lì, ad attenderli, c’era Francis Drake con la flotta inglese, che sconfisse duramente quella
spagnola. Questo disastro fu l’inizio di una lenta ma inesorabile decadenza.
Quali erano le ragioni della rivalità tra Inghilterra e Spagna? I due paesi avevano grandi ambizioni (diventare
potenze coloniali e dominare sui mari) e, alla fine del Cinquecento, anche due diverse confessioni religiose: la
Spagna era rimasta cattolica, mentre in Inghilterra, con Enrico VIII, era nata la Chiesa anglicana. Alla morte del
re inglese, era salita al trono Maria, figlia sua e della prima moglie Caterina, che era stata educata al
cattolicesimo. Questa regina aveva quindi tentato di riportare il suo paese all’obbedienza verso la Chiesa di
Roma, ricorrendo spesso alla violenza tanto che passò alla storia come “Maria la sanguinaria” (Bloody Mary).
Alla sua morte, avvenuta nel 1558, salì al trono la sorella Elisabetta, figlia della seconda moglie di Enrico VIII,
Anna Bolena, che era protestante. Quando Elisabetta condannò a morte (1587) la regina di Scozia, la cattolica
Maria Stuart, colpevole di avere organizzato un complotto contro di lei, Filippo II sfruttò l’occasione come
pretesto per poter dichiarare guerra all’Inghilterra. Di lì a un anno, però, la sua invincibile armata sarebbe stata
sconfitta.
Elisabetta I, sovrana inglese