INFLUENZA AVIARE: POULTRY, PASSERIFORMI E PET BIRDS Di seguito alcune informazioni e riflessioni 1- Rispettare l’economia e le attività sociali umane. Associato al punto seguente (rischio) Praticamente tutte le direttive ed i regolamenti della Comunità europea riportano un pressante e chiaro vincolo: le norme devono sempre tenere conto dei riflessi sull’economia e sulla socialità. Normare significa raggiungere un punto di equilibrio fra l’obiettivo della norma e le esigenze economiche e sociali della Comunità. Difficile ma non ignorabile. Un riferimento per tutti ad una delle più importanti Direttive, la n. 2005/94/CE, considerando 12 : “…adottare misure di controllo della malattia proporzionate e flessibili, in modo da tener conto del diverso grado di rischio associato ai vari ceppi virali, delle probabili ricadute economiche e sociali dei provvedimenti adottati…” 2- Il concetto di “rischio” . Tutti i provvedimenti comunitari riguardanti l’influenza aviare partono dalla valutazione del “rischio”, per commisurare ad esso i provvedimenti. Ciò significa che un provvedimento adottato sull’onda del: “meglio prenderlo, perché non si sa mai” non è contemplato. Gli stessi Piani Nazionali di Monitoraggio sono ancorati al concetto di rischio. In nessuno di questi piani è contemplato il monitoraggio di Passeriformi: il motivo non può che essere il trascurabile livello di rischio delle specie appartenenti a questo Ordine 3- Il significato letterale di “poultry”. E’ il termine ufficiale utilizzato in tutti i lavori scientifici e giuridici riguardanti l’influenza aviare (“avian influenza”). La corretta traduzione italiana è “pollame”, significato univoco ed non confondibile.. Questo termine identifica, nella bibliografia relativa all’influenza aviaria, “tutti i volatili allevati o tenuti in cattivita' per la produzione di carne o uova destinate al consumo, e di altri prodotti, nonche' per il ripopolamento di selvaggina da penna o ai fini di un programma di riproduzione per la produzione di queste categorie di volatili”. Il termine usato nelle ordinanze italiane è frequentemente volatili o avicoli, che- nella loro genericità ( richiamano la Classe Aves…)coinvolgono Ordini che nulla hanno a che vedere con le avventure sanitarie del “pollame”: Passeriformi, Psittaciformi…Imprecisione- occasionale o ricercata- che produce danni economici e sociali. 4- OIE: Organizzazione Internazionale Epizoozie (World Organisation for Animal Health). Le sue definizioni (2010). la definizione di poultry e di “altre specie di uccelli” (pet birds). La diversa definizione della Dir.2005/94/CE “--avian influenza in its notifiable form (NAI) is defined as an infection of poultry. Poultry is defined as ‘all domesticated birds, including backyard poultry, used for the production of meat or eggs for consumption, for the production of other commercial products, for restocking supplies of game, or for breeding these categories of birds, as well as fighting cocks used for any purpose’. Birds that are kept in captivity for any reason other than those reasons referred to in the preceding paragraph, including those that are kept for shows, races, exhibitions, competitions or for breeding or selling these categories of birds as well as pet birds, are not considered to be poultry.” La definizione di “poultry” (Pollame) di Dir. 2005/94/CE e Dlgs n. 9/2010 è la medesima di OIE. Riguardo “gli altri volatili in cattività” la definizione è praticamente identica ma scompare- fondamentale-la frase di OIE: “…queste categorie di uccelli così come “gli uccelli 1 INFLUENZA AVIARE: POULTRY, PASSERIFORMI E PET BIRDS da compagnia” (pet birds) non sono considerati poultry”, cioè pollame.” Teniamo presenti le date: la direttiva è del 2005, OIE è del 2010: c’è forse un problema di aggiornamento? Il Dlgs italiano (2010) non può che adeguarsi alla Direttiva. Rimane il fatto, estremamente concreto, che ignorando OIE, organizzazione internazionale di riferimento (una vera “Bibbia”), i Passeriformi sono sanitariamente equiparati alle galline, anatre, tacchini ecc. Con le conseguenze sociali ed economiche note e brucianti….. 5- Sui Passeriformi. Il rapporto fra Passeriformi e virus dell’influenza non è così di pubblico dominio come quello fra “pollame” ed il virus medesimo. Non abbiamo notizia di merli, tordi, canarini uccisi da virus dell’aviaria. Dai dati rinvenibili in letteratura emerge che: “Altri uccelli selvatici invece come i Passeriformi, i Columbiformi o gli Hirundinidi (rondini, balestrucci) non hanno un ruolo significativo nel ciclo epidemiologico dell'influenza aviaria, perché possono infettarsi solo molto raramente.” (2006-ASL TO 4). Questo dato non è direttamente “spendibile” nei confronti dei Passeriformi allevati dagli allevatori sportivi, in quanto questi ultimi li detengono in condizioni di totale isolamento rispetto il contatto con i selvatici, responsabili della trasmissione del virus. Il nostro movimento ritiene che sarebbe importante verificare i dati ricavati sui Passeriformi liberi in natura nei territori circostanti le aziende di pollame biologiche “aperte”, in cui si sono manifestati focolai e nei casi in cui i focolai si sono manifestati in strutture commerciali con coabitazione di pollame ornamentale e Passeriformi (pet birds). Da quanto sappiamo, non ci sono stati casi di focolai nei pet. 6- L’allevamento amatoriale sportivo. Intendiamo per allevatori FOI gli allevatori amatoriali sportivi che detengono collezioni di uccelli da gabbia, da voliera (psittaciformi) e da canto, allevati secondo i criteri di seguito ricordati. 1Si occupano di “uccelli da compagnia” (pet birds), così come richiamato dall’accordo Stato-Regioni del 6 febbraio 2003. Nessuno dei soggetti generati dai nostri allevamenti ha destinazione alimentare o produttiva. 2Tutte le Associazioni d’allevatori sono composte di volontari e le loro finalità sono no-profit e sono associate ad una Federazione nazionale. La federazione è F.O.I.-ONLUS, associata alla Confederazione Ornitologica Mondiale, C.O.M. 3Tutti gli allevamenti F.O.I. sono registrati in un albo nazionale, aperto e pubblico, che riporta le generalità dell’allevatore e l’ubicazione dell’allevamento. 4Ogni allevatore italiano viene identificato, assieme al suo microallevamento, da un codice personale che lo accompagnerà per tutta la vita: RNA, Registro Nazionale Allevatori. 5Ogni uccello prodotto da un allevatore F.O.I. è identificato da un codice individuale (RNA, anno, numero progressivo), riportato su un anello inamovibile. Dunque, ogni uccello nato in un allevamento F.O.I. è un’individualità sempre rintracciabile. Dal punto di vista della identificazione facile ed univoca di allevamento, allevatore ed uccello nonché della rintracciabilità di ogni singolo uccello, l’attuale organizzazione F.O.I. fornisce risposte soddisfacenti. 6Gli allevamenti F.O.I. sono collocati in locali ad uso civile, quindi al chiuso, senza possibilità di contatto con animali selvatici. 2 INFLUENZA AVIARE: POULTRY, PASSERIFORMI E PET BIRDS 7L’acqua di abbeverata è sempre ottenuta da acquedotti urbani: quindi sono esclusi i pericoli derivanti dalle acque libere superficiali. 8Il cibo è sempre contenuto in opportuni contenitori all’interno degli edifici e delle gabbie: è da escludere pertanto la condivisione con uccelli selvatici ed il rischio di contagio per questa via. 9Gli allevamenti sono isolati gli uni rispetto gli altri e rispetto l’esterno. Infatti, a differenza degli allevamenti di pollame della catena alimentare, non ci sono mezzi di servizio che collegano i vari allevamenti e ciascuno di questi e l’azienda di servizio (mangimi, prodotti complementari, macello, lavorazione uova…).Anche questo contatto, che rappresenta uno dei principali fattori di rischio negli allevamenti della filiera alimentare, è inesistente in quelli F.O.I.. 10La maggior parte dei nostri allevamenti ha, oggi, una buona attenzione sanitaria da parte di personale specializzato per le normali profilassi: non è mai stata rilevata la presenza di virus influenzali all’interno degli allevamenti amatoriali sportivi FOI. 11Dal 2005 le principali Esposizioni F.O.I. sono state monitorate da un punto di vista sanitario. Su un totale di circa 150.000 uccelli esposti, ben 32.000 sono stati sottoposti ogni anno ad uno screening accurato. Non è stata rilevata la presenza dei virus dell’influenza aviare 12-A tutte le Esposizioni nazionali ed internazionali organizzate da F.O.I. e dalle associate, la partecipazione è rigorosamente riservata ai soli soggetti dotati di anellino FOI/COM individuale ed inamovibile, a garanzia che gli stessi non sono di cattura né di provenienza illegale né dall’ambiente naturale ma provengono dalla filiera descritta. 13-La struttura di allevamenti F.O.I. rappresenta una filiera controllata con rigore: scambia direttamente fra associati i riproduttori necessari o li acquista da organizzazioni commerciali specializzate e dotate di strutture e procedure di quarantena sanitaria. Conclusioni. Da quanto esposto, ci pare che il livello di rischio sanitario vs. virus aviaria rappresentato dagli uccelli allevati in cattività , appartenenti all’Ordine dei Passeriformi, sia scarsamente significativo, sia per quanto è riportato dalla ricerca e dall’esperienza che per quanto si può dedurre dalle condizioni di detenzione e di allevamento. Pertanto riteniamo che non ci sia, normalmente, la necessità di proibire le manifestazioni (mostre, mostre-scambio, mercati) degli esemplari di pet birds, soprattutto se accompagnati dalla scheda sostitutiva del Mod. 4 (scheda Ingabbio), più ricca di informazioni specifiche del modello citato, nato per altre specie animali e per altri scopi. In particolare, non ci pare ci siano le condizioni per proibire la manifestazione di Reggio E. del 12 febbraio. Sommessamente: ci pare non motivata la decisione di proibire fiere, mostre e mercati anche dei pet birds. 07 febbraio 2017-banfi 3