Pet therapy: figure professionali coinvolte Per mettere in pratica la pet therapy, occorre la richiesta da parte del medico (che può essere un neuropsichiatria per il paziente con turbe di ordine neurologico, un cardiologo per il paziente iperteso o cardiopatico, un geriatra per gli anziani, un ortopedico o un neurologo per pazienti con deficit motori e così via) o dello psicologo. Questi hanno il compito di delineare il profilo clinico o psicologico del soggetto. A seconda del fruitore della terapia, si costituisce un team multiprofessionale che istituisce il protocollo di intervento e le modalità di espletamento e monitoraggio in fase attuativa. Il team dovrebbe essere formato oltre che dal medico che ne fa richiesta anche da un veterinario con competenze zooiatriche che valuterà gli aspetti sanitari degli animali da utilizzare nella terapia e con competenze etologiche per poter valutare le caratteristiche comportamentali che porteranno alla scelta del tipo di animale più adatto. Il team si preoccupa di valutare anche le strutture dove operare e la collaborazione con il personale coinvolto. L’attuazione vera e propria, ossia la visita al paziente, viene realizzata da una figura professionale specifica, l’operatore 'pet partner', che materialmente fa visita al paziente con l’animale ed esegue il protocollo istituito dal team multiprofessionale, spesso sotto osservazione del veterinario e del terapeuta. La complessità esecutiva della pet therapy è un aspetto che in prima istanza può sembrare negativo, ma in una analisi più approfondita si deve convenire che proprio dal lavoro di una equipe affiatata di professionisti motivati possono venire risultati sorprendenti e che il carattere interdisciplinare di questa nuova scienza arricchisce ognuno di nuove cognizioni ed apre ad una visione più ampia del proprio settore operativo. (a cura di Antonella Comini e Rossella Gandini, veterinari della Pet Partners Delta Society, e Margherita Silvestri psicologa e psicoterapeuta)