2017-INFLUENZA AVIARIA E PASSERIFORMI
Riflessioni e consigli
Ci sono concetti chiave in tutta la normativa di indirizzo e regolamentare prodotta dalla
Commissione europea in tema di contrasto all’aviaria. Vediamola nei concetti fondamentali:
-l’influenza aviaria è certamente un pericolo molto grave per i volatili, producendo mortalità e danni
economici di elevatissima entità negli allevamenti della catena alimentare. E’ quindi impegno di
tutte le istituzioni e delle organizzazioni politiche ed imprenditoriali contrastare con determinazione
i virus influenzali;
-il pericolo di questi virus è aggravato dal fatto che sono in grado di mutare rapidamente, passando
da bassa ad alta patogenicità già all’interno dei singoli allevamenti. Non è scartata la possibilità
che tali virus siano in grado di diventare aggressivi anche nei confronti dell’uomo, con possibili
effetti molto gravi: stiamo parlando di eventualità non di certezze;
-ogni intervento comporta, però , dei costi sopportati dalle collettività: occorre- dicono gli indirizzi
UE- trovare il giusto equilibrio fra cautele sanitarie ed altre esigenze sociali ed economiche. Più
facile ad enunciarsi che a fare…… Da questa esigenza nasce il principio del livello di rischio con
cui caratterizzare ogni specifica situazione. Questo è un compito delicato e di forte
responsabilizzazione di stretta competenza delle autorità sanitarie, ed è il punto in cui il nostro
Movimento si gioca la propria possibilità di operare. Compete a noi tutti, in particolare agli
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organizzatori di mostre ed al gruppo dirigente, trovare gli strumenti per convincere le autorità
sanitarie del basso livello di rischio delle nostre manifestazioni.(v. Allegato 1);
-posto che l’infezione virale è provocata dai virus ospitati dai volatili selvatici, in particolare da quelli
che preferiscono le zone umide (anatre, oche, cigni…), il massimo livello di rischio di innesco
dell’infezione si ha – per quanto riguarda i volatili domestici- negli allevamenti rurali ed industriali,
all’aperto e posti in prossimità delle zone umide;
-una volta innescata l’infezione, viene diffusa (con probabile evoluzione del virus) attraverso veicoli
come mezzi di trasporto, attrezzature, personale…di servizio alle aziende d’allevamento;
-altro elemento importante è la sensibilità biologica al virus da parte dei volatili dei vari ordini e
specie. Massima sensibilità, oltre che nei volatili delle specie acquatiche, si riscontra nei tacchini.
In ragione, soprattutto, delle modalità di detenzione ed allevamento da parte degli allevatori
sportivi, gli esemplari appartenenti agli ordini dei Passeriformi, Psittaciformi e Columbiformi, se
vengono rispettate le storiche modalità (al chiuso, acqua e mangime interni alle gabbie, voliere
inaccessibili ai selvatici ed ai loro prodotti organici…) rappresentano oggettivamente situazioni di
rischio di modesto livello.
Gli indirizzi di contrasto comunitari suggeriscono provvedimenti di tutela commisurati al livello di
rischio delle varie situazioni. Dunque, le specie appartenenti agli ordini citati meritano limitazioni e
vincoli meno severi rispetto specie considerate più a rischio, vuoi per motivi biologici, vuoi per
motivi di tecnologia d’allevamento.
Per mantenere ad un basso livello di rischio i nostri allevamenti occorre rispettare alcuni
principi fondamentali, che qui ricordiamo:
a)- Detenzione e allevamento
-Allevare in ambienti chiusi, inaccessibili ai volatili selvatici di qualunque tipo. Le voliere esterne
vanno protette in modo da evitare il contatto con i selvatici: acqua di acquedotto, mangime non
accessibile ai selvatici, copertura completa del tetto della voliera, protezioni laterali che
garantiscano la non accessibilità di selvatici, no all’utilizzo di attrezzature e/o mezzi di trasporto
comuni con allevamenti industriali di altre specie.
-Evitare l’inserimento in allevamento di qualunque tipo di volatile fonte wild (cioè di prelievo
dall’esterno: è una cautela sanitaria, CITES non c’entra), senza preventiva quarantena efficace.
Oppure provenienti da mercati, soprattutto all’aperto, con compresenza di specie sensibili o
comunque non controllate.
-No ad allevamento, o detenzione, in un unico sito di passeriformi, psittaciformi, columbiformi e
galliformi, anseriformi e simili. In questa condizioni il rischio di contagio cresce fortemente anche
per i passeriformi e gli altri uccelli ornamentali.
b)-Mostre e mercati
Questi consigli sono particolarmente importanti nel caso di presenza di focolai locali ( Italia) o di
area (Europa).In presenza di focolai vengono individuate aree di attenzione attorno al focolaio,
nelle quali il rischio è maggiore e vigono pertanto vincoli più ampi e severi.
-Non partecipare a mostre o mercati senza conoscere lo stato sanitario della località in cui si
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tengono gli stessi. C’è un sito che riporta gli aggiornamenti per l’Italia e l’Europa:
http://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-hpai/
-rispettare le prescrizioni delle istituzioni sanitarie, in particolare per quanto riguarda i documenti
sanitari richiesti: Mod. 4 o scheda ingabbio sostitutiva, certificato di provenienza ufficiale (se
richiesto);
-per gli organizzatori: attenzione, in caso di focolai alla coabitazione nella mostra o nel mercato di
passeriformi e volatili sensibili, la cui provenienza è sempre incerta ed il cui livello di rischio è
massimo;
-non trasportare passeriformi, psittaciformi e columbiformi nello stesso veicolo o, peggio, nello
stesso contenitore con pollame a anatidi.
Allegato 1
L’allevamento amatoriale sportivo.
Intendiamo per allevatori FOI gli allevatori amatoriali sportivi che detengono collezioni di
uccelli da gabbia, da voliera (psittaciformi) e da canto, allevati secondo i criteri di seguito
ricordati. Criteri analoghi sono adottati per allevamento e detenzione dei Columbiformi del
settore ornamentale.
1-Si occupano di “uccelli da compagnia” (pet birds), così come richiamato dall’accordo
Stato-Regioni del 6 febbraio 2003. Nessuno dei soggetti generati dai nostri allevamenti ha
destinazione alimentare o produttiva.
2-Tutte le Associazioni d’allevatori sono composte da volontari e le loro finalità sono noprofit e sono associate ad una Federazione nazionale. La federazione è F.O.I.-ONLUS,
associata alla Confederazione Ornitologica Mondiale, C.O.M.
3-Tutti gli allevamenti F.O.I. sono registrati in un albo nazionale, aperto e pubblico, che
riporta le generalità dell’allevatore e l’ubicazione dell’allevamento.
4-Ogni allevatore italiano viene identificato, assieme al suo microallevamento, da un codice
personale che lo accompagnerà per tutta la vita: RNA, Registro Nazionale Allevatori.
5-Ogni uccello prodotto da un allevatore F.O.I. è identificato da un codice individuale (RNA,
anno, numero progressivo), riportato su un anello inamovibile. Dunque, ogni uccello nato in
un allevamento F.O.I. è un’individualità sempre rintracciabile. Dal punto di vista della
identificazione facile ed univoca di allevamento, allevatore ed uccello nonché della
rintracciabilità di ogni singolo uccello, l’attuale organizzazione F.O.I. fornisce risposte
soddisfacenti.
6-Gli allevamenti F.O.I. sono collocati in locali ad uso civile, quindi al chiuso, senza
possibilità di contatto con animali selvatici.
7-L’acqua di abbeverata è sempre ottenuta da acquedotti urbani: quindi sono esclusi i
pericoli derivanti dalle acque libere superficiali.
8-Il cibo è sempre contenuto in opportuni contenitori all’interno degli edifici e delle gabbie: è
da escludere pertanto la condivisione con uccelli selvatici ed il rischio di contagio per
questa via.
9-Gli allevamenti sono isolati gli uni rispetto gli altri e rispetto l’esterno. Infatti, a differenza
degli allevamenti di pollame della catena alimentare, non ci sono mezzi di servizio che
collegano i vari allevamenti e ciascuno di questi e l’azienda di servizio (mangimi, prodotti
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complementari, macello, lavorazione uova…).Anche questo contatto, che rappresenta uno
dei principali fattori di rischio negli allevamenti della filiera alimentare, è inesistente in quelli
F.O.I..
10-La maggior parte dei nostri allevamenti ha, oggi, una buona attenzione sanitaria da
parte di personale specializzato per le normali profilassi: non è mai stata rilevata la
presenza di virus influenzali all’interno degli allevamenti amatoriali sportivi FOI.
11- Dal 2005 le principali Esposizioni F.O.I. sono state monitorate da un punto di vista
sanitario. Migliaia di esemplari sono stati sottoposti ogni anno ad uno screening accurato.
Non è stata rilevata la presenza dei virus dell’influenza aviare di tipo H5, H7, H9.
12- A tutte le Esposizioni nazionali ed internazionali organizzate da F.O.I. e dalle
associate, la partecipazione è rigorosamente riservata ai soli soggetti dotati di anellino
FOI/COM individuale ed inamovibile, a garanzia che gli stessi non sono di cattura né di
provenienza illegale né dall’ambiente naturale ma provengono dalla filiera descritta.
13- La struttura di allevamenti F.O.I. rappresenta una filiera controllata con
rigore: scambia direttamente fra associati i riproduttori necessari o li acquista da
organizzazioni commerciali specializzate e dotate di strutture e procedure di
quarantena sanitaria.
Quanto espresso garantisce che la filiera degli allevamenti sportivi di Passeriformi e
Psittaciformi (nonché Columbiformi) rappresenta un rischio veramente minimo rispetto la
possibilità di assumere virus dell’influenza aviaria dall’ambiente esterno e di diffonderli ad
altri volatili.
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