LA DISTENSIONE  UNITÀ 3
1. IL DISGELO
LA MORTE DI STALIN
Con la morte di Stalin avvenuta il 5 marzo 1953 si aprì una nuova fase: il cosiddetto DISGELO. Come successore di
Stalin si ebbe NIKITA KRUSCEV, il quale dimostrò di voler chiudere l’epoca dello stalinismo:
- Promosse riforme per modernizzare la società sovietica e migliorare le condizioni di vita della popolazione.
- Cercò di migliorare le relazioni con il mondo occidentale, inoltre Kruscev intendeva dimostrare la superiorità
dell’URSS, non solo in ambito militare ma anche su quello della ricerca scientifica e dello sviluppo economico.
Nel frattempo negli Stati Uniti divenne presidente DWIGHT EISENHOWER (generale dello sbarco in Normandia), e nel
luglio 1955 s’incontrò nella CONFERENZA DI GINEVRA con Kruscev e i capi di governo inglese e francese. Per la
prima volta dalla fine della guerra le superpotenze riallacciarono il dialogo dando inizio alla fase della DISTENSIONE.
LA DENUNCIA DEI CRIMINI DI STALIN
Nel 1956 Kruscev rese noto e denunciò i crimi di Stalin al XX Congresso del Partito comunista sovietico, sostenendo
che Stalin non agiva ricorrendo alla persuasione ma imponendo le sue idee e chiedendo sottomissione assoluta. Ciò
provocò nei comunisti occidentali un grande disorientamento (poiché consideravano Stalin un eroe) e nei paesi dei
blocchi comunisti si sviluppò la speranza di una vera svolta verso un regime meno oppressivo, tanto che in Polonia e
in Ungheria vi furono vari tentativi di riforma. Il tentativo di riforma più ambizioso fu eseguito da Imre Nagy, il quale
voleva concedere la libertà di stampa e portare l’Ungheria fuori dal Patto di Varsavia, ma l’URSS fece intervenire
l’Armata Rossa e soffocò la riforma (novembre 1956). Nagy venne arrestato e nel 1958 fu impiccato.
IL “SOCIALISMO DEL VOLTO UMANO”
I comunisti presero le distanze dall’Unione Sovietica, poiché i paesi comunisti dell’Europa occidentale, ovvero gli
STATI SATELLITI, non contavano nulla perché dipendevano completamente dalla volontà di Mosca. La repressione
aveva l’obiettivo di liberalizzare l’economia e di creare un “socialismo dal volto umano”, ma l’Unione Sovietica decise
di intervenire tanto che nell’agosto 1968 i carri armati dell’Armata Rossa entrarono in Praga, ponendo fine alla
“Primavera di Praga”. Ciò venne definita come sovranità limitata, dove veniva affermato che nessun Paese del
blocco comunista era libero di cambiare sistema politico ed economico così facendo avrebbe compromesso la
sicurezza di tutti gli altri paesi comunisti a vantaggio delle “forze imperialiste e reazionarie”.
ROTTURA E TENSIONE TRA UNIONE SOVIETICA E CINA
Nel 1963 la Cina accusò ufficialmente l’Unione Sovietica di “revisionismo” e di aver capitolato di fronte
all’imperialismo americano. Nel 1969 si verificarono gravi incidenti dove si notò il conflitto ideologico e di potenza,
ma la guerra venne evitata.
Dopo la rottura con l’Unione Sovietica, la Cina iniziò ad avvicinarsi agli Stati Uniti.
2. LA NUOVA FRONTIERA
KENNEDY: GIOVANE E CATTOLICO
Nel gennaio 1961 divenne presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald KENNEDY (primo presidente cattolico e il più
giovane, 44 anni). La sua politica progressista:
- Aumentò la spesa sociale e quella per la ricerca spaziale perché la società americana varcasse una NUOVA
FRONTIERA cultura e scientifica.
- Si aprì alla distensione con l’URSS.
I suoi programmi, specie quelli in difesa dei diritti dei neri, incontrarono forti opposizioni. Il 22 settembre 1963 fu
assassinato a Dallas, in Texas, in circostanze oscure.
In difesa dei diritti dei neri vennero uccisi cinque anni dopo: Martin Luther King, il quale guida un movimento non
violento che lottava per i diritti dei neri; e il fratello del presidente, Robert Kennedy che stava vincendo le elezioni e
si preparava a divenire il nuovo presidente degli Stati Uniti. Un alto importante protagonista fu papa Giovanni XXIII,
il quale nel 1963 pubblicò l’enciclica Pace in terris con cui raccomandava al modo e alle superpotenze a scelta della
pace.
LA COSTRUZIONE DEL MURO DI BERLINO
Nel 1961 la tensione era alta. Kennedy e Kruscev s’incontrarono per la prima volta per cercare di risolvere il
problema di Berlino, che era divisa, ma ciò si rivelò inutile, tanto che i sovietici innalzarono un muro (quasi tutto
nella notte del 12 luglio 1961) che attraversava la città di Berlino, così da dividere il settore occidentale da quello
orientale. Questa decisione mirava a mettere fine alla fughe dei tedeschi dal settore russo a quello occidentale.
Da allora il MURO DI BERLINO divenne il simbolo della guerra fredda.
LA CRISI DI CUBA
Intanto a Cuba salì al potere nel gennaio 1959, tramite una rivoluzione, FIDEL CASTRO di idee marxiste e Kennedy
per soffocare il pericolo comunista appoggiò una spedizione di esuli anticastritsti che sbarcarono sull’isola (Baia dei
porci) ma vennero sconfitto dall’esercito cubano nell’aprile del 1961.
Poiché l’USA aveva bloccato delle importazioni a Cuba, questa si avvicinò all’URSS, che ne approfittò per impiantare
a Cuba basi missilistiche, che avevano un raggio di azione di 4 000 km (arrivavano fino in Canada). Kennedy rispose
con un blocco navale dell’isola (23 ottobre 1962) e l’URSS smantellò i missili da Cuba. Per alcuni giorni il mondo fu
sull’orlo della guerra.
Dopo tale avvenimento, nel 1963 Kennedy e Kruscev firmarono un importante trattato dove stabilivano che
venivano banditi gli esperimenti atomici nell’atmosfera, ma non nei sotterranei.
3. LA GUERRA DEL VIETNAM
L’INIZIO DELLE OSTILITÀ
La lotta per l'indipendenza del Vietnam aveva allontanato i francesi dalla penisola indocinese e nel 1954 con gli
Accordi di Ginevra, il paese era stato diviso in due: la Repubblica comunista a Nord, sotto la guida di Ho Chi Minh, e
quella del Sud, con a capo il cattolico Ngo Dinh Diem, il quale iniziò a governare con metodi dittatoriali. Contro il
governo del sud si organizzò una protesta di carattere comunista, che prese il nome di Vietcong. Gli Stati Uniti, per
paura che l'intero paese diventasse comunista, intervenne. L'incidente del golfo del Tonchino (1964) viene indicata da
alcuni come l'inizio del conflitto: in realtà si trattò di un escalation. Nel 1965 il presidente americano Lyndon
JOHNSON decise di intervenire in modo massiccio, dando avvio ad una serie di bombardamenti su tutto il territorio
del Vietnam del Nord, senza che ci fosse stata alcuna dichiarazione di guerra. Negli anni successivi, il contingente
americano contava mezzo milione di uomini, ma ciò non riuscì a piegare la resistenza del Vietcong, poiché si era
appoggiato alla Cina e all'URSS.
L‘ARMISTIZIO E LA PACE
Nel 1968 i Vietcong lanciarono nel Vietnam del Sud una grande offensiva chiamata Tet, e ciò fece comprendere agli
americani l'impossibilità di giungere a una rapida vittoria.
Nel marzo del 1968, Johnson ordinò la sospensione dei bombardamenti e non si candidò per le elezioni, così il suo
successore Richard NIXON avviò le trattative di pace e ridusse l'impegno militare americano. La guerra si concluse nel
1973 con un armistizio firmato a Parigi. Nel 1975 Vietcong ed esercito nordvietnamita, sconfitto l'esercito
sudvietnamita, conquistarono Saigon, la capitale del Vietnam del sud. Il Vietnam fu riunificato sotto il regime
comunista e si avvicinò all'URSS, ponendosi in contrasto con la Cina.
UNA GUERRA IMPOPOLARE
Con la guerra del Vietnam, gli Stati Uniti vissero uno dei periodi più difficili, poiché gli americani dovettero affrontare
una contestazione interna. Qui, l'opinione pubblica si chiedeva perchè i giovani americani dovessero lasciare la loro
vita americana per combattere in Vietnam e perchè l'esercito non riusciva a sconfiggere una nazione sottosviluppata
come il Vietnam. Il governo rispose:
- La guerra era necessaria, in quanto occorreva impedire al comunismo di espandersi in Vietnam, e da qui
conquistare tutta l'Asia sudorientale.
- L'esercito vietnamita usava il metodo della guerriglia ed era difficile da affrontare.
LE CONSEGUENZE DELLA SCONFITTA AMERICANA
4. AREE DI TENSIONE
LA “GUERRA DEI SEI GIORNI” (1967)
Nel 1964 Kruscev venne sostituito da Leonid BREZNEV, ciò segno la scomparsa dalla scena politica dei protagonisti
della distensione. USA e URSS continuarono il dialogo, senza rinunciare ad espandere le loro aree di influenza. Il
Medio Oriente fu l'area dove si manifestarono i principali conflitti. Nel giugno 1967 l'Egitto decise di impedire il
commercio israeliano e il 5 giugno Israele, appoggiato dagli Stati Uniti, attaccò l'Egitto (il quale era sostenuto
dall'URSS). La “guerra dei sei giorni”, si concluse con il successo israeliano, in termini di rafforzamento della propria
sicurezza e di acquisti territoriali.
LA “GUERRA DEL KIPPUR” (1973)
Sei anni dopo, nel 1973, si riaccese un nuovo conflitto fra Israele i Paesi Arabi. Il presidente egiziano Sadat (sostenuto
dall'URSS), il 6 ottobre, giorno della festività ebraica di Yom Kippur, attaccò Israele. Gli israeliani risposero occupando
la Siria e l'Egitto aumentò il prezzo del petrolio così da mettere in difficoltà Israele. Da questo successo l'Egitto decise
di staccarsi dall'URSS per negoziare con l'Israele, così nel 1979 firmarono il trattato di pace firmato a Washington. La
repubblica islamica cacciò via gli esponenti della sinistra poiché aspiravano ad un fondamento politico religioso.
LA GUERRA IRAN-IRAQ (1980-88)
In Iran nel 1979 una rivoluzione destituì lo scià e portò al potere l'ayatollah Khomeini, il quale instaurò un regime
fondamentalista, fortemente antioccidentale e antiamericano.
L'Iran khomeinista fu anche estremamente diffidente nei confronti dell'URSS, ma il nemico più pericoloso per l'Iran
era l'Iraq, da cui lo dividevano contrasti territoriali e politici. Dal 1980 al 1988 si scatenò la guerra, qui l'Iran accusò
l'Iraq di impiegare armi chimiche, nonostante combatterono sul confine, vennero bombardate molte città. Il conflitto
si concluse senza un vincitore.
L’INTERVENTO SOVIETICO IN AFGHANISTAN
La sconfitta in Vietnam aveva determinato un indebolimento degli Stati Uniti e l'URSS ne approfittò per rafforzarsi,
aumentando i propri armamenti ed estese la propria influenza su vari Stati e si impegnò nella guerra
dell'Afghanistan. In questo paese in seguito ad un colpo di stato era salito al potere un regimo comunista
filosovietico e per questo motivo l'URSS nel 1979 inviò delle truppe per difendere il regime alleato, minacciato dai
guerriglieri islamici sostenuti da Stati Uniti e Pakistan. Dopo anni di stati e gravi perdite, nel 1987 il leader sovietico
Michail GORBACEV annunciò il ritiro delle truppe. Nel 1992 in Afghanistan si instaurò il regime integralista dei
taleban, gli “studenti” del Corano.
5. IL PRECARIO EQUILIBRIO DEL TERRORE
LA RAPPRESAGLIA TOTALE E L’EQUILIBRIO DEL TERRORE
Il confronto USA-URSS si sviluppò prospettando l'eventualità di una guerra. Finchè gli Stati Uniti furono in superiorità
nel settore delle armi nucleari adottarono la dottrina della rappresaglia totale, ovvero avrebbero risposto con
massicci attacchi atomici a qualunque aggressione sovietica. Ma i sovietici, pur arretrati in tale ambito, in poco tempo
riuscirono a produrre ordigni nucleari che installarono sul territorio europeo, nei vari paesi alleati delle due
superpotenze. Quando entrambi i blocchi giunsero a essere in grado di distruggersi a vicenda, si instaurò l'equilibrio
del terrore. La tensione fu particolarmente alta negli anni Ottanta, quando il presidente Reagan potenziò al massimo
l'apparato difensivo americano.
IL COMPLESSO CAMMINO DEL DIALOGO
La situazione era caratterizzata da instabilità, tanto che gli americani elaborarono la “risposta flessibile”, secondo la
quale ogni attacco sovietico si sarebbe scontrato con una risposta armata dello stesso libello, mentre i sovietici
fecero una liea fondata sul rafforzamento strategico di tutti i settori dell’apparato militare. La consapevolezza della
“paralisi nucleare” indusse USA e URSS a impegnarsi a diminuire o far scomparire le armi nucleari. Nel 1969 Breznev
e Nixon diedero il via ai colloqui SALT (Strategic Arms Limitations Talks), con l’obiettivo di limitare le testate nucleari.
Nel 1975 ci fu la Conferenza di Helsinki, a cui parteciparono USA, URSS e altri 34 paesi, dove si impegnavano a
garantire ai propri cittadini il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà politiche fondamentali. Negli anni Ottanta
però con Ronald REAGAN, gli USA potenziarono il loro apparato difensivo progettando un sistema di difesa chiamato
“SCUDO SPAZIALE”. Reagan giunse a definire l’URSS “l’impero del male” e per qualche anno sembrò di essere tornati
al clima degli anni Cinquanta. In seguito, la svolta politica in URSS favorì il riavvicinamento tra le due superpotenze.
L’8 dicembre 1986 Reagan e GORBACEV firmarono a Washington il ritiro delle testate nucleari presenti in Europa.
VERSO UN NUOVO ORDINE MONDIALE
Il 7 dicembre 1988 Gorbacev annunciò all’ONU la riduzione unilaterale delle truppe russe nell’Est europeo e l’anno
dopo crollò il muro di Berlino, 1989. Nel 1991 cessò di esistere l’URSS.
Nel giugno 1991 si concluse l’accordo START (Strategic Arms Reduction Treaty) che prevedeva la riduzione
(distruzione) del 25% delle testate nucleari possedute dalle due superpotenze.
Ormai si stava delineando un nuovo ordine mondiale: il TERZO DOPOGUERRA.