MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITA’ CULTURALI E DEL TURISMO
DIREZIONE GENERALE PER IL PAESAGGIO, LE BELLE ARTI,
L’ARCHITETTURA E L’ARTE CONTEMPORANEE
Lionella Scazzosi e Paola Branduini
PAESAGGIO E FABBRICATI RURALI:
SUGGERIMENTI PER LA PROGETTAZIONE
E LA VALUTAZIONE PAESAGGISTICA
Presentazioni di Roberto Banchini e Anna Di Bene
ISBN 978-88-387-6247-5
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Il catalogo completo è disponibile su www.maggioli.it area università
Finito di stampare nel mese di agosto 2014
da DigitalPrint Service s.r.l. – Segrate (Milano)
2
Queste Linee Guida costituiscono uno strumento per l’applicazione del Decreto del Presidente del Consiglio
dei Ministri – DPCM - del 12 dicembre 2005 che, nel suo Allegato, definisce le finalità, i criteri di redazione
e i contenuti della Relazione Paesaggistica che deve accompagnare l’istanza di autorizzazione paesaggistica,
(art. 159, c. 1 e art. 146, c. 2, del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, D. lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 e
successive modifiche).
Lo scopo è quello di fornire criteri e indirizzi che siano di supporto ai progettisti che si applicano ad un progetto di trasformazione, perché prendano coscienza dell’opportunità dell’integrazione del punto di vista paesaggistico nel percorso progettuale a partire dalle sue prime fasi, ai valutatori, cui spetta il compito di verificare
la compatibilità degli interventi dal punto di vista paesaggistico, perché abbiano gli strumenti ne-cessari non
tanto per un controllo formale della correttezza e pertinenza della documentazione, quanto per una valutazione
ponderata, nel merito delle proposte progettuali.
Una diffusione del testo ad associazioni e al pubblico vasto può contribuire a un’informazione più consapevole delle problematiche legate alla conservazione e alla valorizzazione dei caratteri storici e paesaggistici, pur
rispondendo alle necessarie trasformazioni e aggiunte dettate da ragioni di utilizzo di tecnologie innovative e
di nuove attività agricole.
L’obbligo della elaborazione della Relazione Paesaggistica riguarda tutti gli interventi di modifica di aree e
immobili ricadenti nei territori “vincolati”, ossia riconosciuti di notevole interesse ai sensi del Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio. Tuttavia le Linee Guida possono essere un utile strumento metodologico non solo
nel caso di interventi in aree vincolate, ma per tutti gli interventi sul territorio, anche al di fuori di esse.
Ricerca finanziata dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, affidata al Politecnico di Milano, Dipartimento ABC (Architecture, Built Environment and Construction Enginering), laboratorio PaRID
(contratto di ricerca del 30 novembre 2006 «Linee guida per la verifica di compatibilità paesaggistica degli
interventi di trasformazione territoriale»)
Politecnico di Milano_Dip. ABC (Architecture, Built Environment and Construction Engineering)
PaRID Research and International Documentation for Landscape
Responsabile scientifico Lionella Scazzosi
Collaboratori Paola Branduini, Raffaella Laviscio, Andrea L’Erario, Matteo Mai, Francesco Toso
www.parid.polimi.it
Sono già stati pubblicati:
La relazione paesaggistica. Finalità e contenuti, a cura di Anna Di Bene e Lionella Scazzosi, Gangemi editore,
Roma 2006
Gli impianti eolici: suggerimenti per la progettazione e la valutazione paesaggistica, a cura di Anna Di Bene e
Lionella Scazzosi, Gangemi editore, Roma 2006
Gruppo di lavoro e di coordinamento del MIBACT
Anna Di Bene, Daniela Sandroni, Roberto Banchini (dirigenti)
Maria Maddalena Alessandro, Clarice Marsano (funzionari)
Gruppo di ricerca del Politecnico di Milano
Direzione scientifica e coordinamento
Lionella Scazzosi
Ricerche
Paola Branduini
Autori dei testi
Lettura e valutazione del contesto
Criteri di progettazione e valutazione paesaggistica
Lionella Scazzosi, Paola Branduini
Introduzione
Sintesi operativa
Lionella Scazzosi
Approfondimenti del cap.1
Approfondimenti storici del cap. 2
Approfondimenti tecnici del cap. 2
Approfondimento critico del cap. 3
Esempi di recupero e innovazione in fabbricati
agricoli esistenti
Esempi di strutture di nuova costruzione per
l’allevamento e l’agricoltura
Suggerimenti dall’Estero e dall’Italia
Bibliografia ragionata
Paola Branduini
Approfondimento storico: Fabbricati rurali nella
tratta-tistica storica:dimensionamento e rapporti con
il contesto
Tommaso Ferrari
Trasformazione e produzione di energie. Impianti di
biogas
Stefania Lecci
Approfondimento tecnico. Il benessere animale.
Francesco Maria Tangorra, Annamaria Costa,
Dipartimento di Scienze veterinarie per la salute,
la produzione animale e la sicurezza alimentare
(VESPA), Università degli Studi di Milano
I fabbricati rurali nei piani paesaggistici regionali e
delle province autonome.
Spagna. La guida per l’integrazione paesaggistica
delle costruzioni agrarie della Catalunya
Puglia. Le linee guida per i manufatti in pietra a secco
e l’edilizia rurale
Andrea L’Erario
Contributo tecnico alla sezione Esempi di strutture di
nuova costruzione per l’allevamento e l’agricoltura
Antoniotto Guidobono Cavalchini, Dipartimento
di Scienze veterinarie per la salute , la produzione
animale e la sicurezza alimentare (VESPA), Università
degli Studi di Milano
SigleCollaborazione alla redazione
PB
Paola BranduiniTF
Tommaso Ferrari
Andrea L’Erario
AL
Andrea L’ErarioSL
Stefania Lecci
LS Lionella Scazzosi
AC Annamaria Costa
Ringraziamenti
Sergio D’Alessandro, Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali, Regione Sicilia; Silvana Garufi, già
Sovrintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco,
Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese, ; Gioia Gibelli, Università degli Studi di Genova; Giancarlo Poli, Regione
Emilia-Romagna; Mario Sartori, Progesam; Franco Sangiorgi, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano
Paolo Lassini, Barbara Capozzi, Stefano Agostoni, Aurelio Camolese, Regione Lombardia, Direzione Generale
Agricoltura; Anna Rossi, Regione Lombardia, Direzione Generale Urbanistica e Territorio
Centro regionale di Catalogazione e restauro dei beni culturali, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Jeremy Lake, English Heritage, Inghilterra; Peter Gaskell, University of Gloucestershire, Inghilterra; Régis
Ambroise, Ministère de l’Agriculture, Francia; Mireille Deconinck, Ministère de la Regione Wallonne, Belgio;
Michael Schober, Technische Universität München, Weihenstephan, Germania; André Fleury, Ecole nationale
Supérieure du Paysage de Versailles, Francia
Indice
(in grigio le parti contenute nel CD ROM)
Presentazione, di Roberto Banchini
5
Premessa, di Anna Di Bene
7
1. Introduzione
1.1. Fabbricati rurali e contesto
1.2. Sistemi di paesaggio
1.3. Riferimenti normativi nazionali e regionali
1.4. Indicazioni dall’estero
1.5. Le indicazioni del Dpcm. 12/12/2005
Finalità e struttura delle linee guida
Approfondimenti
Alcuni riferimenti normativi regionali
Materiali di studio: manuali, piani, regolamenti per i fabbricati rurali
La relazione paesaggistica. Testo dell’allegato tecnico al Dpcm. 12/12/2005 (estratti)
2. Lettura e valutazione del contesto
2.1.
2.2.
2.3.
2.4.
2.5.
Premessa
Individuazione degli ambiti di studio
Il rilievo
Le permanenze storiche
La percezione e la rappresentazione sociale, storica e recente, del paesaggio e i significati
dei luoghi
2.6. L’architettura dei luoghi
2.7. Le informazioni e le prescrizioni degli strumenti di governo del territorio e della tutela dei
beni culturali e del paesaggio
Approfondimenti
Lettura diacronica e sincronica
Strumenti per il rilievo e la rappresentazione
Spunti per la ricerca storica sui fabbricati rurali in Italia
Fabbricati rurali nella trattatistica storica: dimensionamento e rapporti col contesto
Approfondimenti tenmici
Le scale di studio
Fonti per lo studio
La partecipazione della popolazione: verifica delle esigenze e condivisione delle scelte
3. Criteri di progettazione e valutazione paesaggistica
3.1. Il percorso progettuale per l’esistente e per il nuovo
Il rapporto di ogni intervento con il contesto paesaggistico: insediamento e territorio aperto
Criteri di scelta
3.2. Fabbricati rurali esistenti: criteri di riuso e recupero
Criteri generali
Criteri compositivi
I
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9
10
15
15
16
17
19
19
19
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23
24
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33
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37
37
38
38
38
39
Esempio di recupero e innovazione in fabbricati agricoli esistenti
Azienda cerealicolo-zootecnica nella pianura lombarda
Azienda zootecnica e maneggio sulle Alpi Altoatesine
Azienda viticola e maneggio sulle Colline del Chianti
Olivocultura, allevamento e agriturismo sulle Colline Umbre
Azienda cerealicolo-zootecnica sulle Murge Materane
Agriturismo e azienda frutticola nella Valle dei Margi in Sicilia
41
42
3.3. Criteri di inserimento di nuove costruzioni agricole
Coerenza con la normativa di settore agricolo
Il nuovo edificio agricolo: localizzazione
La localizzazione nel contesto ravvicinato
Il nuovo edificio agricolo: caratteri compositivi
48
48
48
50
54
3.4. L’intorno
La vegetazione e le recinzioni
Gli spazi di circolazione e di stoccaggio
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58
60
Esempi di strutture di nuova costruzione per l’allevamento e l’agricoltura
Ricoveri per bovini
Serre
Ricoveri per ovicaprini
Ricoveri per suini
Ricoveri per allevamenti avi-cunicoli
Maneggi e scuderie
Edifici per lo smaltimenti dei rifiuti
Edifici per lo stoccaggio
Edifici per la trasformazione
Trasformazione e produzione di energie
Approfondimento tecnico. Il benessere animale
61
62
69
4. Sintesi
A_ Schema delle fasi essenziali di studio del paesaggio
B_ Per una verifica: suggerimenti per il progettista e il valutatore
C_ Vademecum per il progettista e il valutatore
D_ Esempio di relazione paesaggistica
5. Suggerimenti dall’estero e dall’Italia
Suggerimenti dall’estero
Francia. I consigli dei Conseils d’Architecture, Urbanisme et Environnement per i nuovi
edifici agricoli e il Volet paysager du permis de construire
Consiglio d’Europa. Il patrimonio rurale, una visione Europea: la guida della Cemat
Belgio. Consigli per l’integrazione paesaggistica dei fabbricati agricoli
Regno Unito. Le indicazioni per i fabbricati rurali dall’Inghilterra e dall’Irlanda del Nord
Spagna. La guida per l’integrazione paesaggistica delle costruzioni agrarie della Catalunya
Svizzera. Il manuale della Val Bavona
Danimarca. Gli Atlanti per la conservazione dei fabbricati rurali
Germania. I fabbricati rurali nei programmi di rinnovamento degli insediamenti
Irlanda. Le linee guida per la tutela del patrimonio architettonico rurale
Paesi Bassi. La politica per il recupero dei fabbricati rurali
II
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76
77
80
81
82
83
Polonia.Gli studi di Janusz Bogdanowski
Reti e associazioni internazionali
Suggerimenti dall’Italia
I fabbricati rurali nei Piani Paesaggistici Regionali e delle Province Autonome
Sardegna. Linee guida per il progetto sostenibile del paesaggio rurale tradizionale
Puglia. Le linee guida per i manufatti in pietra a secco e l’edilizia rurale
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali: il Piano Strategico Nazionale e
l’Osservatorio nazionale del paesaggio rurale
Lombardia. Gli elementi costitutivi del paesaggio e la valutazione di impatto paesistico
Piemonte. Le categorie di intervento
Provincia Autonoma di Trento. Il regolamento sul patrimonio edilizio montano
Reti di collaborazione e associazioni italiane
Bibliografia critica
Manuali contemporanei sul paesaggio rurale
Guide sugli insediamenti rurali
Guide sugli edifici rurali: recupero dell’esistente
Guide sugli edifici rurali: nuova costruzione e ampliamento
Principali riferimenti relativi alla storia dell’architettura rurale
Altri riferimenti bibliografici
Fonti delle immagini
III
90
91
100
104
111
IV
Presentazione
Roberto Banchini
Queste Linee Guida si inscrivono, nei loro fondamenti metodologici e culturali, nel solco tracciato a suo
tempo con l’emanazione (ai sensi del comma 2 dell’art. 146 del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio) del
Dpcm. 12.12.2005 e la conseguente operatività del relativo Allegato tecnico, e ne costituiscono una articolazione applicativa.
Il predetto Allegato tecnico (che definisce, come noto, finalità e criteri di redazione della «Relazione paesaggistica») offre già, infatti, un significativo complesso di Linee guida, a carattere più generale, per la progettazione di interventi adeguatamente inseriti nei contesti paesaggistici, studiandosi di promuovere quella
sensibilità ai valori ambientali, storico-culturali e figurativi del nostro territorio che – va riconosciuto – è
tuttora non di rado assente sia nelle scelte generali di gestione e di pianificazione che nella più minuta prassi
professionale, e quindi di promuovere un salto di qualità, sul piano culturale innanzitutto, e poi metodologico
e operativo, nell’approccio – appunto – alla progettazione.
Si tratta, in sostanza, dell’invito a progettare le trasformazioni del territorio superando l’accezione puramente
quantitativo-funzionalista con cui ad esso guarda, in genere, la tradizionale strumentazione urbanistico-edilizia
(senza nulla togliere, con ciò, ai casi di pianificazione più avvertita, che non mancano), e a far propria la consapevolezza che il territorio del nostro paese si pone, ovunque, come territorio storico-culturale, sede di una secolare interazione fra dato naturale e azione umana che vi ha depositato, con straordinaria ricchezza, le sue tracce
stratificate trasformandolo in un prezioso palinsesto, e che ha originato quella altrettanto straordinaria corale
opera figurativa che è ancora, nonostante le aggressioni subite, il paesaggio italiano; invitando dunque a tener ben
presente che, operando sul e nel paesaggio, si interviene su di un bene primario del Patrimonio culturale della
Nazione (espressamente protetto, si ricorderà, dalla Carta Costituzionale, art. 9), anzi sul bene che ne costituisce
il fondamento identitario, e che tutti gli altri beni culturali “contiene” e riassume, offrendo loro quella trama
complessa di relazioni (non solo in senso fisico) senza la quale essi perderebbero, almeno in parte, di significato.
Ciò, va ben chiarito, non propugna un generale fermo delle trasformazioni o il congelamento dello status quo
(il che, del resto, sarebbe antistorico quanto irrealistico, stante l’ampiezza e la dinamica dei processi socio-economici che sul territorio hanno sede), ma vuole richiamare appunto ad una attenta consapevolezza – nel progettare
le trasformazioni – dei valori espressi dal contesto in cui si intende operare, in base al quale andranno calibrati e
modulati gli interventi da porre in atto, inquadrabili in una vasta gamma che può andare dalla conservazione e dal
“restauro” di paesaggi di particolare pregnanza storica e figurativa fino all’introduzione di modificazioni anche
consistenti dei luoghi, da progettare, però, nella attenta consapevolezza di ciò su cui si interviene, e in una linea
di coerenza, o comunque di dialogo, con quegli elementi strutturanti e di “lunga durata” che sono sempre riconoscibili nella vicenda storica di ogni territo-rio, e che svolgono un ruolo fondamentale nel connotarne l’identità: il
tutto, in definitiva, nell’ottica di quella pianificazione paesaggistica diffusa e di quella “qualità nel paesaggio quotidiano” che la Convenzione Europea del Paesaggio indica come obiettivo per tutte le trasformazioni territoriali
e anche per i territori degradati, ponendo anzi fortemente l’accento sul tema della riqualificazione e del recupero
dei medesimi.
Il “messaggio” veicolato dalle pagine dell’Allegato – non ci si può esimere dal segnalarlo – è stato in verità
raccolto solo parzialmente dalla classe professionale, che tende talora a ridurne l’applicazione operativa a mero
adempimento burocratico, ed a produrre elaborati la cui mole cartacea non risponde all’obiettivo perseguito, sebbene in fondo esso sia ben esplicitato e agevolmente individuabile: rappresentare e comunicare la “lettura” che
del contesto di intervento si è compiuta e, quindi, la coerenza con essa delle scelte progettuali prese.
A tale riguardo la gamma di strumentazioni grafiche che l’Allegato consente è amplissima e va dalle tradizionali cartografie tematiche a rappresentazioni, sempre su base cartografica, più espressive e in grado di suggerire
più direttamente le fenomenologie osservate (ivi compresa la lettura storica delle fasi evolutive del territorio),
5
agli schizzi prospettici, alle fotomodellazioni mediante procedure informatizzate: e in realtà, a condizione che si
siano effettivamente compresi i valori espressi dal contesto (e anzi - direi - se ne sia ‘mentalmente’ penetrata la
struttura), la rappresentazione dello stesso, e quindi della logica di intervento, può essere anche molto sintetica: al
limite, uno schizzo che scaturisca da una siffatta analisi, effettiva e consapevole, può essere assai più esaustivo e
comunicativo della ridondante e acritica raccolta di estratti cartografici e di documenti che gonfiano le pagine di
tante «Relazioni paesaggistiche» sovente trasmesse ai nostri uffici.
Il messaggio da veicolare è dunque quello che il territorio va “letto” e decodificato (nelle sue valenze morfologiche, storiche, simboliche, estetico-percettive, ecc.), ed in tal senso il MiBact tiene in gran conto la necessità del dialogo con gli Ordini professionali, gli Amministratori locali e le loro strutture tecniche, gli operatori
economici e quanti a vario titolo itervengono nelle trasformazioni territoriali, per la messa a punto di modalità
qualitativamente adeguate – e, auspicabilmente, condivise – di redazione della «Relazione paesaggistica» ex
Dpcm. 12.12.2005 e di predisposizione delle progettazioni, tema che in fondo si inscrive in quello, più generale,
di tornare a guardare al territorio in cui tutti viviamo con occhi attenti e consapevoli e, perché no, amorevoli.
Esattamente in tale ottica sono state elaborate le presenti Linee Guida, specificamente dedicate ad orientare
sia gli interventi da eseguirsi sui fabbricati rurali storici o comunque già esistenti, sia quelli di nuova edificazione
per la realizzazione di fabbricati e manufatti in ambito rurale, funzionalmente connessi e necessari alle attività
agricole, e dunque anche dedicate, lato sensu, al tema del paesaggio agrario.
Esse sono il frutto di un incarico affidato al Politecnico di Milano dalla allora Direzione Generale per il paesaggio, l’architettura e l’arte contemporanee (ora Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura
e l’arte contemporanee) nel 2006, anche in relazione all’avvenuta emanazione della Legge 24 dicembre 2003, n.
378 «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale» e del relativo Regolamento di cui al
Dm. 6 ottobre 2005, la cui attuazione ha incontrato e incontra purtroppo notevoli difficoltà insite nel meccanismo
stesso di finanziamento degli interventi previsto dalla norma; a seguito di varie vicende vedono ora finalmente
la luce, peraltro in un momento di significativo, rinnovato interesse per le tematiche della conservazione e della
valorizzazione dei paesaggi agrari: basti pensare alla circostanza che vede nell’anno in corso entrare in vigore
la riforma della Pac (Politica Agricola Comune) adottata dall’Unione Europea nel 2013 in un’ottica di maggiore attenzione alla salvaguardia delle risorse ambientali e paesaggistiche delle aree rurali, e più in generale al
dibattito in corso sul consumo di suolo, sul rapporto tra incentivazione delle produzioni tipiche, recupero delle
pratiche tradizionali e valorizzazione/conservazione dei paesaggi agrari (slow food, marketing territoriale, ecc.),
sul ‘ritorno’ all’agricoltura e sulle potenzialità da essa offerte in termini di occupazione e sviluppo sostenibile;
clima in cui possono peraltro inscriversi, oltre ovviamente al tema su cui è incentrato l’ormai prossimo Expo di
Milano 2015, l’iniziativa per la redazione di una «Raccomandazione mondiale sul paesaggio rurale» (in corso di
elaborazione per iniziativa dell’Isccl Icomos-Ifla – «International Scientific Committee on Cultural Landscapes»
– organismo di supporto scientifico dell’Unesco) e, a livello nazionale, l’istituzione e la recentissima attivazione
dell’Osservatorio Nazionale del paesaggio rurale presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali
(nel quale ovviamente il MiBact è attivamente presente). Del resto, gran parte del paesaggio italiano ed europeo è,
sostanzialmente, paesaggio agrario, natura umanizzata dalla secolare attività agricola, e sull’intelligente gestione
di tale risorsa – culturale ed economica ad un tempo – si gioca la sfida della cancellazione o della trasmissione
al futuro dell’identità paesaggistica di tante aree del nostro Paese e degli altri Stati membri dell’Unione Europea.
E se in tutto ciò giocano ovviamente un ruolo fondamentale politiche sia economiche che di governo del territorio a varie scale e a vari livelli istituzionali, va anche sottolineato come moltissimo concorra alla ‘costruzione’
dell’immagine paesaggistica dei luoghi il sommarsi – in senso sia spaziale che temporale – dei plurimi “microinterventi” posti in essere dai vari soggetti che in quei luoghi medesimi operano, e come da tale pluralità di azioni
– se non progettate e attuate sulla base di una lettura adeguata e di una meditata comprensione dei ‘valori’espressi
dal contesto territoriale in cui si situano – possa facilmente derivare, di quella stessa immagine, l’irrimediabile
degradazione: ed è appunto in tale fondamentale segmento di azione che le presenti Linee guida si situano, molto
operando con il ricorso ad esempi concreti, al raffronto tra ‘buone pratiche’ e pratiche scorrette, molto raccomandando la cura progettuale per aspetti solo apparentemente di dettaglio e sovente erroneamente trascurati, il tutto
con dovizia di immagini sia fotografiche che grafiche che si pongono anche come esemplificazione di modalità e
tecniche espressive e di rappresentazione che gli stessi progettisti potranno adottare nella redazione delle ‘Relazioni paesaggistiche’ di accompagnamento ai propri progetti.
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Premessa
Anna Di Bene
La sottoscrizione della Convenzione Europea del Paesaggio e l’adesione ai principi statuiti ha comportato
per l’Istituzione dei Beni Culturali l’esigenza di aggiornare il quadro normativo, con i positivi principi della
tutela e valorizzazione, mediante l’introduzione dei concetti di pianificazione e gestione del patrimonio culturale e paesaggistico, seppure non arrivando a considerare il Paesaggio secondo il concetto olistico sancito dalla
Convenzione Europea del Paesaggio.
La partecipazione da parte dell’Italia agli Atelier europei per la messa in opera della Convenzione Europea
del Paesaggio ha consentito all’Istituzione dei Beni Culturali di poter scambiare con gli altri partner europei le
informazioni e le conoscenze e, superando i concetti statici di tutela e valo-rizzazione puntuale del contesto,
ha proceduto alla definizione degli orientamenti metodologici necessari per la individuazione delle possibili
azioni di tutela, valorizzazione, programmazione e corretta gestione del Paesaggio.
Tra le strategie individuate finalizzate a migliorare gli standard di qualità del Paesaggio due azioni sono state considerate prioritarie nell’ambito delle diverse politiche europee afferenti al Paesag-gio: la prima riguarda
la valorizzazione delle sinergie tra i principi sanciti dalla Convenzione Euro-pea del Paesaggio e le Direttive
impartite dall’Unione Europea, l’altra la formulazione di Linee Guida per avviare progetti di trasformazione
territoriale finalizzati a salvaguardare, migliorare o rigenerare le qualità del Paesaggio.
Le Linee Guida sull’edilizia rurale ed il paesaggio agrario nascono a metà degli anni 2006, nell’ambito
di un dibattito culturale arricchito da una rinnovata attenzione sulle modalità di intervento per contrastare gli
effetti negativi indotti nel paesaggio ed in particolare nel paesaggio rurale dai processi produttivi emergenti,
quali l’abbandono delle terre coltivate, i nuovi sistemi tecnologici di coltivazione estensiva, il riuso volto
esclusivamente allo sviluppo commerciale.
Tutelare il paesaggio agrario consegnatoci dalle generazioni passate significa salvaguardare il principale
connotato che la storia dell’uomo ha impresso nei territori. Nei centri storici vi è impresso lo sviluppo culturale, scientifico, politico e sociale delle passate generazioni, ma negli insediamenti rurali si è sviluppato
e stabilizzato il rapporto tra l’essere umano e la natura. Il territorio è stato utilizzato per produrre i beni per
l’alimentazione, per millenni non è mai stato alterato, l’azione dell’uomo ha convissuto armonicamente con
l’ambiente naturale adeguandosi ai fenomeni naturali, anche ai più inclementi.
La lettura di questo rapporto simbiotico dell’essere umano con la natura è possibile nel paesaggio agrario
rimasto ben conservato, nei suoi appezzamenti, nei filari frangivento, nei muri a secco di delimitazione, nei
pozzi, nella sapiente regimentazione dei piccoli corsi d’acqua e nell’edilizia sempre rispondente a soddisfare
i vitali bisogni e l’agricoltura.
Le Linee Guida vogliono essere un contributo attivo alle molteplici azioni che organismi internazio-nali e
associazioni di cittadini promuovono allo scopo di garantire alle generazioni future la salva-guardia del paesaggio agrario.
Ringrazio il collega architetto Banchini, attuale Dirigente del Servizio Paesaggio, per aver completato il
complesso iter progettuale delle Linee Guida, iniziato dalla sottoscritta durante gli anni di dirigenza del Servizio Tutela del Paesaggio.
7
8
1. Introduzione
1.1. Fabbricati rurali e contesto
La letteratura sulle costruzioni rurali ha affrontato il tema dei manufatti edilizi e del loro contesto secondo
vari punti di vista nel corso del Novecento. A partire dagli anni ’30 un grande impulso è stato dato dalla Collana
del Cnr, La Casa rurale, che ha gettato le basi della sistematizzazione degli studi, stimolando l’avvio di ricerche
in alcune regioni e incrementando l’attenzione in altre già oggetto di studi. L’approccio conoscitivo, di matrice
storica e geografica, si è volto allo studio dei caratteri e alla comprensione delle ragioni delle specificità locali del
costruire. Dal Secondo Dopoguerra ha avuto inizio una attenzione per la cultura materiale di cui le costruzioni
rurali sono espressione e una preoccupazione per la loro tutela. Le modalità di interpretazione dell’edilizia rurale
sono passate da una visione strettamente economica, per la quale i fabbricati rispondevano nel modo meno dispendioso alla necessità della produzione agricola, ad una funzionalistica, che vedeva l’architettura rurale come
risposta immediata e spontanea degli uomini a determinate condizioni fisiche e climatiche, ad una antropologica,
che poneva attenzione anche alle forme, intese come frutto delle culture locali, indicandone ricorrenze e unicità
rispetto alla situazione geografica.
L’ampliamento del concetto di patrimonio culturale avvenuto nel Novecento ha dato luogo a campagne di censimento diffuso, alla redazione di norme di tutela regionali e locali (in particolare all’interno della pianificazione
territoriale comunale), alla redazione di manuali e linee guida: tali attività sono state attente soprattutto alle soluzioni
spaziali e funzionali e alle tecniche costruttive storiche delle costruzioni, specifiche delle diverse aree geografiche.
L’attenzione prevalente è stata per gli edifici, assai meno per gli spazi aperti, pubblici e privati, di connessione
tra gli edifici ossia per gli elementi vegetali e minerali, che pure sono parte strutturante dell’insediamento (aie,
slarghi, orti, ecc.). In quegli studi anche il contesto agricolo raramente è stato preso in considerazione nella sua
fisicità materiale, come elemento costruito al pari degli edifici, sebbene le discipline che si sono occupate della
“casa rurale” abbiano considerato i caratteri ambientali, sociali, etnografici, storico-politici, come fattori capaci di
influire sui caratteri dell’architettura rurale.
È con iniziative quali quelle del Touring Club Italiano (Capire l’Italia, 1978) e della Storia d’Italia Einaudi
(dagli anni Settanta) che il rapporto tra edifici e contesto agricolo viene più esplorato e comunicato.
In realtà il paesaggio rurale attuale è frutto delle azioni degli uomini sulla natura, in base alle loro esigenze economiche, sociali, abitative, produttive, energetiche legate allo sfruttamento dei prodotti della terra e alle esigenze di
comunicazione e di commercio; esse si sono stratificate e trasformate nel corso dei secoli, caratterizzando i luoghi,
caricandosi di significati per le popolazioni ed esprimendone le culture, le organizzazioni sociali e produttive. Ad
esse si è intrecciata l’azione autonoma della natura.
Il singolo fabbricato rurale è dunque parte di un complesso sistema di relazioni, sia storiche sia contemporanee,
che coinvolge non solo l’intero insediamento, ma un più vasto “sistema di paesaggio”.
Per progettare modifiche, anche minime, di un singolo manufatto rurale o inserire una nuova costruzione, occorre
comprendere quel “sistema di relazioni” spaziali, visive, simboliche, funzionali, formali ecc. di cui esso fa parte e
progettare e valutare i cambiamenti, anche in rapporto alle trasformazioni che esse apportano a tale sistema, sia ai
fini della tutela delle qualità che ad esso riconosciamo, sia ai fini di un miglioramento della qualità sua complessiva.
1.2. Sistemi di paesaggio
Con la locuzione “sistemi di paesaggio” si intende sottolineare che i luoghi vanno letti, alle diverse scale, per
le relazioni spaziali, funzionali, percettive, simboliche, che legano tra loro gli elementi di cui sono costituiti. Essi
sono frutto della volontà progettuale, storica e/o recente, di un singolo o delle intenzioni, più o meno consapevoli, di una collettività. Sono realizzati con interventi eccezionali o continui; si modificano nel tempo in
9
quanto possono subire integrazioni, abbandoni, modifiche, riutilizzi, trasformazioni. I sistemi di paesaggio sono
espressione delle strutture socio-economiche e culturali che hanno gui-dato la costruzione e la trasformazione
dei luoghi nei secoli.
Nel caso del paesaggio rurale è importante legare la presenza dei fabbricati rurali alla tessitura agricola storica
e recente, sia vasta che minuta, per capire la permanenza, per esempio, di sistemi di paesaggio quali la centuriazione romana; le sistemazioni agrarie degli organismi monastici medioevali, per esempio in Pianura Padana;
le organizzazioni del territorio rurale legate alla mezzadria, in particolare in Centro Italia; le tenute dei grandi
proprietari fondiari che hanno nella villa il loro fulcro; le bonifiche ottocentesche e novecentesche, per esempio
in Lazio, Veneto, ecc.; le organizzazioni della transumanza montana (basata su borgo, maggese, pascolo alto o
alpeggio) o di lunga percorrenza (la grande rete dei tratturi e dei territori di permanenza in Italia meridionale); le
valli da pesca, per esempio nella laguna veneta; i mulini e altre attività produttive. Ma vi possono essere anche,
intrecciati o inseriti in quelli rurali, altri sistemi (a rete o lineari o areali), come: strade storiche; sistemi difensivi,
per esempio fortificazioni medioevali; sistemi religiosi, per esempio monasteri e loro insediamenti rurali; quartieri
di edilizia popolare del Novecento in territorio periurbano, ecc.
Il paesaggio può essere letto come sistema sia nell’oggi sia nelle epoche passate, attraverso le indicazioni
fornite dalle fonti bibliografiche, cartografiche, iconografiche, orali e attraverso la conoscenza diretta dei luoghi.
È utile alla comprensione tecnica e alla comunicazione a un pubblico non esperto l’uso di schemi e disegni
esplicativi, volti non tanto a proporre l’esatta immagine del paesaggio passato (che è sempre inevitabilmente “cronologicamente” imprecisa e “archeologicamente” scorretta), quanto a sintetizzare attraverso i tratti essenziali del
disegno il funzionamento e i caratteri formali del paesaggio di un’epoca storica e le relazioni tra i suoi elementi.
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Sistema insediativo di un versante alpino: sono indicati gli
insediamenti temporanei e permanenti e i collegamenti tra
di essi
Fonte: elaborazione grafica di Michele Martinucci e Stefano Pedroli
Sistema insediativo storico di pianura: il sistema delle
Grange di Lucedio e loro distanze di percorrenza
Fonte: elaborazione grafica di Alessandra Ravano e Valentina Lombardi
Sistema di insediamenti appenninici (borghi, strade di collegamento e bosco in relazione alla morfologia del terreno)
ed evoluzione delle loro relazioni dal XIX sec. al XX sec.
Fonte: elaborazione grafica di Marta Tolli
Sistema visivo di Villa Spalletta a destra
Fonte: elaborazione grafica di Manuela Bondavalli
Interpretazione del rapporto “campo-cascina” a diverse soglie storiche: 1723 (Catasto Teresiano), 1866 (Castasto Lombardo-Veneto) e 2011
Fonte: elaborazioni grafiche di Corin Bombarda e altri
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Sistemi di paesaggio: (in alto) insediamento del basso milanese con al centro la cascina articolata in corti quadrangolari, intorno la
maglia regolare dei campi scandita dal reticolo delle acque di irrigazione e dalla vegetazione di accompagnamento; (al centro) insediamento montano del lago di Como circondato a valle dalle colture e a monte dal bosco produttivo; (in basso) alpeggio in Carnia al
centro della radura coltivata e edibita al pascolo
Fonti: Beltrame, 2000, elaborazione grafica PB (immagine in alto); foto ed elaborazione grafica PB (immagini al centro e in basso)
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I fabbricati rurali fanno parte di un sistema funzionale e formale paragonabile ad una macchina che produce materie prime e lavorate
per l’alimentazione. I disegni illustrano l’evoluzione negli ultimi secoli di un sistema campo-cascina alle soglie storiche del 1722 (Catasto Teresiano), 1865 (Catasto Lombardo-Veneto) e 2012. Il rapporto campo-cascina è descritto mettendo in relazione l’uso del suolo
agricolo con quello dei fabbricati rurali della cascina. E’ così possibile comprendere l’evoluzione del nucleo rurale, senza separare la
comprensione dei fabbricati da quello del paesaggio agrario
Fonte: ricerche ed elaborazione grafica AL
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Illustrazione dell’evoluzione di un fabbricato rurale e del suo
intorno, prima agricolo e poi urbano a diverse soglie storiche
Fonte: elaborazione grafica di Andrea Bassoli
Analisi del rapporto “campo-cascina”: relazioni visive,
spaziali e funzionali
Fonte: elaborazione grafica di Corin Bombarda e altri
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1.3. Riferimenti normativi nazionali e regionali
La legge nazionale 378 del 24 dicembre 2003 prevede lo stanziamento di fondi per «il recupero, la riqualificazione e la valorizzazione» di “architettura rurale”, individuabile in «insediamenti agricoli, edifici o fabbricati
rurali, presenti sul territorio nazionale, realizzati tra il XIII ed il XIX secolo e che costituiscono testimonianza
dell’economia rurale tradizionale» (art. 1). Oggetto di interesse sono anche le «testimonianze materiali che
concorrono alla definizione di unità storico-antropologiche riconoscibili, con particolare riferimento al legame
tra insediamento e spazio produttivo e, in tale ambito, tra immobili e terreni agrari» (art.1 del Dm. 6 ottobre
2005 che individua le tipologie di architettura rurale). Il Decreto considera come elementi distintivi e costitutivi
degli insediamenti rurali anche «le recinzioni degli spazi destinati alla residenza ed al lavoro, le pavimentazioni
degli spazi aperti residenziali o produttivi, la viabilità rurale storica, i sistemi di canalizzazione, irrigazione e
approvvigionamento idrico, i sistemi di contenimento dei terrazzamenti, i ricoveri temporanei anche in strutture
vegetali o in grotta, gli elementi e i segni della religiosità locale». La norma esprime la volontà del legislatore
di prendere in considerazione l’intero sistema rurale costituito dagli edifici e dal loro contesto agricolo.
Gli enti aventi competenze e che possono fornire indicazioni riguardo alla correttezza degli interventi sono
le strutture del Ministero dei Beni e dellle Attività Culturali, laddove i fabbricati rurali e le aree siano sottoposte
a tutela specifica (art. 10, comma 4, lett. L del Codice per i Beni Culturali e per il Paesaggio), gli uffici per il
paesaggio delle Regioni, in genere collocati all’interno delle Direzioni territorio e urbanistica e/o agricoltura,
gli eventuali uffici per il paesaggio delle Amministrazioni provinciali, gli enti dei parchi regionali e locali e le
comunità montane, ove presenti.
Indicazioni sulle modalità di operare sull’edilizia e sul territorio rurale possono essere presenti in specifici
Regolamenti emessi da Regioni o Province autonome (per esempio, Regione Val d’Aosta, Provincia di Trento),
nei Piani Paesaggistici Regionali o Provinciali (per esempio, Provincia Bologna, Regione Lombardia, Regione
Toscana, Regione Sardegna), o nei piani per il governo del territorio nelle diverse articolazioni di denominazione, finalità e caratteri che essi hanno assunto nelle Regioni.
Alcune Regioni, prima o dopo l’emanazione della legge nazionale sul recupero dei fabbricati rurali (L.
378 del 2003), hanno promulgato regolamenti o norme con duplice finalità: da un lato favorire il recupero del
patrimonio edilizio rispetto alla costruzione di nuovi volumi, dall’altro tutelare i caratteri dell’edilizia storica,
favorendo interventi di recupero corretti e rispettosi delle specificità locali.
A partire dal 2000 la Politica Agricola Comunitaria (Pac) dell’Unione Europea ha introdotto possibilità
di finanziamento del recupero di fabbricati rurali utilizzate dalle Regioni nei Piani di Sviluppo Rurale (Psr) e
declinate secondo le specificità locali. Il recupero dei fabbricati rurali si inserisce nelle azioni di salvaguardia
e di valorizzazione del patrimonio paesaggistico previste dai Psr che uniscono finalità di tutela ambientale con
obiettivi di promozione culturale e turistica. I requisiti per l’erogazione dei finanziamenti sono definiti da ogni
Regione, che può inoltre avvalersi di regolamenti specifici, indirizzi o manuali (es. Manuale della Valle d’Aosta). Alcune Regioni hanno elaborato anche Linee Guida con la finalità di sensibilizzare tecnici e operatori sul
valore del patrimonio rurale e sui problemi della sua tutela.
1.4. Indicazioni dall’estero
In vari Paesi europei è spesso presente una politica di regolamentazione delle trasformazioni dei fabbricati
rurali: essa viene svolta da Ministeri, organismi amministrativi locali o Enti diversi. In alcuni Paesi è stato
svolto un ampio lavoro di definizione e divulgazione di specifiche linee guida per la preservazione dei caratteri
dei fabbricati rurali e del loro rapporto con il paesaggio; in altri è prevalente la protezione del paesaggio, nei
suoi tratti sia naturali sia antropici, e all’interno di questa vengono fornite brevi indicazioni su come intervenire
sull’edilizia rurale. In vari Paesi sono maturate esperienze di coinvolgimento diretto delle popolazioni locali
per la definizione delle scelte di tutela e di trasformazione dei caratteri dei loro luoghi di vita.
In Francia, il Ministère de l’Agriculture è particolarmente attivo sia nella tutela del patrimonio edilizio rurale,
sia nell’indicazione delle modalità di costruzione e inserimento paesaggistico dei nuovi fabbricati agricoli, mentre
la politica per il paesaggio è compito di uno specifico ufficio interno al Ministère de l’Ecologie, de l’Environ15
nement et du Developpement Durable. In Gran Bretagna (English Heritage), come in Irlanda (Department of
the Environment, Heritage and Local Government) gli organismi per la conservazione del patrimonio storico
si occupano di redigere linee guida, rivolte a professionisti e popolazione, per favorire la comprensione dei
caratteri dei fabbricati rurali e sono affiancati da organizzazioni per la salvaguardia del paesaggio rurale (come
la Countryside Commission, ora Natural England) nella definizione di trasformazioni degli insediamenti e del
paesaggio rurale. Nei paesi nordici, dalla Germania, alla Danimarca, ai Paesi Bassi, le politiche e le azioni per
il paesaggio sono condotte dagli organismi amministrativi per la protezione della natura o da quelli di pianificazione del territorio: spesso vengono fornite ai Comuni indicazioni per il miglioramento della qualità di vita dei
piccoli insediamenti. A livello europeo, il Consiglio d’Europa, attraverso la Cemat (Conference Européenne des
Ministres Responsables de l’Amenagement du Territoire) ha prodotto specifiche linee guida relative alla tutela
del paesaggio agrario e ai problemi della conservazione dell’edilizia rurale come patrimonio storico. L’Unione
Europea, come già anticipato, ha una specifica politica per le attività agricole (Politica Agricola ComunitariaPac) e ha prodotto importanti documenti di indirizzo delle politiche di trasformazione territoriale (a partire
dallo Ssse, Schema di Sviluppo dello Spazio Europeo, Postdam 1999), in cui viene affermata l’importanza
di una “gestione prudente” e “dinamica” delle risorse, tra le quali riconosce anche il territorio rurale: non vi
sono tuttavia strumenti di riferimento che diano indicazioni di maggiore dettaglio. L’Unesco e la sua politica
di riconoscimento di elementi e siti quali “Patrimonio dell’Umanità” (in base alla Convenzione del Patrimonio
Mondiale del 1972) costituisce un riferimento parziale, legato a luoghi ed elementi eccezionali e come tali
gestiti. Per approfondire si veda la sezione «Suggerimenti dall’estero».
1.5. Le indicazioni del Dpcm. 12/12/2005
L’Allegato tecnico al Dpcm. 12/12/2005 «Relazione paesaggistica», nell’indicare nell’art. 4 la documentazione da predisporre per la domanda di Autorizzazione Paesaggistica, individua, per la prima volta, a livello
nazionale, una metodologia finalizzata alla conoscenza del complesso di elementi e relazioni che costituiscono
i paesaggi, alle diverse scale, con l’obiettivo di fornire indirizzi ed orientamenti per la progettazione e la valutazione degli interventi di trasformazione nelle aree riconosciute di interesse.
In particolare, tale Allegato dispone che i contenuti della Relazione Paesaggistica in accompagnamento agli
elaborati di progetto indichino:
– «lo stato attuale del bene paesaggistico interessato;
– gli elementi di valore paesaggistico in esso presenti, nonché le eventuali presenze di beni culturali tutelati
dalla parte II del Codice;
– gli impatti sul paesaggio delle trasforma-zioni proposte;
– gli elementi di mitigazione e compensa-zione necessari».
La Relazione Paesaggistica deve contenere in sintesi «tutti gli elementi utili all’Amministrazione competente per verificare che l’intervento sia conforme alle prescrizioni contenute nei piani paesaggistici urbanistici
e territoriali ed accertare:
– la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo;
– la congruità con i criteri di gestione dell’immobile o dell’area;
– la coerenza con gli obiettivi di qualità paesaggistica.»
Le procedure conoscitive e di valutazione indicate dall’Allegato possono essere assunte quale sistema di
indicatori che caratterizzano ogni luogo, indipendentemente dalla loro appartenenza al sistema delle aree tutelate.
Lo strumento è nato, infatti, con la finalità di favorire una modalità di progettazione delle trasformazioni che,
fin dall’inizio del percorso progettuale, prenda in esame i caratteri pae-saggistici del contesto, alle varie scale,
e definisca proposte progettuali coerenti ed ap-propriate a tali caratteri.
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Finalità e struttura delle Linee Guida
OGGETTO
Oggetto delle Linee Guida sono gli interventi di riutilizzo, recupero, ampliamento di fabbricati rurali
ewsistenti e interventi di nuova costruzione di fabbricati funzionalmente connessi all’attività agricola, in
un insediamento rurale. In particolare, le Linee Guida si occupano del rapporto dei fabbricati e degli insediamenti rurali con il contesto paesaggistico.
Per fabbricati rurali si intendono, in questa sede, i manufatti che sono stati realizzati per accogliere un’attività
correlata all’agricoltura e all’allevamento (residenza degli addetti, edifici per l’allevamento, lo stoccaggio,
la trasformazione dei prodotti agricoli): possono presentare necessità di ampliamento di volumi, di recupero
di volumi non utilizzati, di cambiamenti d’uso, di nuova costruzione. Può essere mantenuto l’uso agricolo
o zootecnico o possono esservi inserimenti di altre funzioni.
OBBIETTIVI
Le Linee Guida propongono di accompagnare il lettore verso un progetto che tenga conto degli aspetti paesaggistici, da un lato attraverso la comprensione dei caratteri dell’architettura rurale storica e del suo stretto
legame con il contesto paesaggistico; dall’altro attraverso indicazioni tali che l’intervento sia appropriato
rispetto ai caratteri dell’architettura e del paesaggio rurale locale.
Le Linee Guida intendono aiutare il lettore a osservare e comprendere la varietà delle componenti del
paesaggio, nelle sue declinazioni locali e nelle sue modificazioni temporali, e delle loro relazioni spaziali,
formali, visive, funzionali, simboliche. Non intendono fornire soluzioni privilegiate, come accade in manuali
o abachi tipologici, ma lasciano al progettista e al valutatore la responsabilità e l’impegno delle proprie
scelte, invitandoli a una riflessione attenta e ponderata sulle specificità e unicità dei luoghi e dei manufatti
e sugli aspetti paesaggistici del progetto.
La volontà è quella di stimolare una nuova cultura del progetto che non si rivolga al solo organismo edilizio
o al lotto di intervento, ma che racchiuda fin dall’inizio della sua concezione il paesaggio in cui l’insediamento si colloca, leggendo i legami spaziali, formali, economici, sociali, culturali e di significato che hanno
dato luogo nel tempo ai caratteri del paesaggio e della sua edilizia rurale.
STRUTTURA
Si compongono di:
– un testo critico nel quale vengono presentate alcune chiavi interpretative del rapporto dei fabbricati con
il contesto paesaggistico, alcuni suggerimenti per una sua lettura e alcuni principi per una progettazione
appropriata dal punto di vista paesaggistico;
– approfondimenti tecnici, tematici e critici (fonti conoscitive, strumenti cartografici e grafici, modalità di
elaborazione grafica);
– una sezione dedicata alla conservazione dei fabbricati esistenti e alla loro integrazione paesaggistica
costituita da esempi che uniscono l’attenzione per i valori storici con tecnologie e attività innovative;
– una sezione dedicata agli edifici agricoli di nuova costruzione e al loro inserimento paesaggistico, divisa per tipologie di allevamento e di agricoltura (ricoveri per bovini, ovini, caprini, suini e avicunicoli,
scuderie, silos, serre, edifici per la trasformazione , lo stoccaggio, lo smaltimento dei reflui, impianti
trasformazione energie ecc);
– una parte di sintesi con le indicazioni utili per il progettista e il valutatore (check list delle scelte, criteri
di intervento, esempio di relazione paesaggistica);
– una sezione corposa di presentazione di strumenti operativi, sia italiani (in gran parte elaborati dalla
Regioni) e stranieri: linee guida, normative, indirizzi, ecc.;
– una bibliografia ragionata nazionale e internazionale, per individuare agilmente i supporti conoscitivi per
svolgere approfondimenti (manuali sul paesaggio rurale, guide sugli insediamenti rurali, guide sugli edifici
rurali per il recupero dell’esistente o la nuova costruzione, riferimenti sulla storia dell’architettura rurale).
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DESTINATARI
Le Linee Guida si rivolgono a tecnici progettisti (architetti, ingegneri, agronomi, ecc.) e a tecnici valutatori
(membri di commissioni paesaggistiche o di commissioni edilizie di Comuni, Province, Regioni, tecnici
di Soprintendenze), ad amministratori, ma anche agli agricoltori e ai proprietari di edifici e terreni agricoli
e all’associazionismo impegnato per la salvaguardia del patrimonio rurale e per la qualità del paesaggio
(associazioni di tutela, Pro-Loco, ecc.).
LIMITI
Il testo presenta vari casi studio relativi a diverse aree geografiche italiano, ma non può essere esaustivo nè
di fronte alla vastità del tema dei fabbricati rurali, nè rispetto alle grandi diversità dei paesaggi italiani nè
alle differenti condizioni locali delle attività agricole attuali e storiche. Proponendosi, innanzi tutto, come
strumento metodologico, lascia ai tecnici l’iniziativa degli approfondimenti tematici e delle relazioni con
le specificità locali.
Indicazioni normative e linee guida predisposte da Regioni e enti locali per diverse aree italiane costituiscono un riferimento fondamentale da cui si possono trarre informazioni e indicazioni sia conoscitive sia
progettuali, sui caratteri del rapporto degli edifici rurali con i luoghi (in queste linee guida non vengono
trattati gli aspetti più strettamente ambientali ed ecologici delle problematiche paesaggistiche): esse sono
spesso dettagliate, ma non certo sistematiche rispetto all’intera estensione del territorio italiano.
I contenuti sono aggiornati al 2012 e nel testo il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
e gli altri enti sono citati con le denominazioni allora utilizzate.
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2. Lettura e valutazione del contesto
2.1. Premessa
La prima fase di ogni progetto di trasformazione (recupero, ampliamento, nuova costruzione) che tenga
conto degli aspetti paesaggistici è la conoscenza dello stato dei luoghi, sia dell’area di intervento sia del suo
contesto, a diverse scale, prima dell’elaborazione del progetto e dell’esecuzione delle opere.
In ambito rurale, ogni luogo è frutto della capacità degli uomini di adattarsi ad un territorio, di coltivare la
terra e di utilizzare le risorse naturali esistenti, di costruire abitazioni, di interagire con altri uomini, di reagire
agli eventi sociali e naturali, e, in tal modo, di modificare i luoghi e di imprimere loro specifiche caratteristiche:
le opere materiali variano in base alle condizioni dell’ambiente fisico, ma anche alle scelte del singolo o della
collettività su quel territorio, quell’insediamento, quell’edificio. In territori contigui, caratterizzate dagli stessi
vantaggi e svantaggi, possono essere state trovate soluzioni assai differenti.
Se si vuole inserire in modo appropriato l’intervento nel suo paesaggio a tutte le diverse scale (vasta, intermedia e ravvicinata), è necessario:
– osservare attentamente i caratteri architettonici dei fabbricati già realizzati, storici e recenti e i rapporti che
essi instaurano tra di loro: dalla disposizione degli edifici, all’interno di un insediamento o isolati nello spazio
rurale, ai materiali, ai dettagli e alle tecniche costruttive che li costituiscono;
– studiare il rapporto di forma, volume, colori, materiali che l’intervento instaurerà con l’intorno: dal contesto
più ampio, a quello dell’insediamento di cui è parte (al centro o ai margini), fino a quello del sito/lotto o
edificio e delle aree immediatamente adiacenti;
– individuare e comprendere i valori culturali, sedimentati e recenti, che sono oggi attribuiti ai luoghi, dai
tecnici e dalle popolazioni.
2.2. Individuazione degli ambiti di studio
Individuare l’ambito di studio significa definire e rappresentare le relazioni visive del fabbricato o del sito
oggetto di intervento con l’intorno: esaminare le aree dalle quali si percepisce il fabbricato esistente o il lotto
di intervento in relazione alla struttura morfologica dei luoghi (costiero, di pianura, collinare, montano), alla
copertura del suolo (campi, boschi,…), agli insediamenti e ai percorsi di collegamento, agli elementi costitutivi
minuti (filari, macchie arboree, ecc.). I concetti di intervisibilità (visibilità del sito dall’intorno e, viceversa,
dell’intorno dal sito) e di conca visiva (definizione dei margini delle aree di intervisibilità) sono utili per definire
operativamente come svolgere tale lettura.
Per progettare l’intervento in modo appropriato, è importante utilizzare diverse scale di studio: da quella vasta,
definita soprattutto dai caratteri morfologici, a quella intermedia dell’intero insediamento, a quella ravvicinata
dell’edificio e delle sue adiacenze. Ogni singolo caso suggerirà una eventuale maggiore o minore articolazione
delle scale di studio. In genere, la scala vasta spiega le origini dell’insediamento e i suoi caratteri generali (ad
esempio: i materiali, la localizzazione, le relazioni con le risorse presenti, ecc.). La scala intermedia esprime
i condizionamenti di scala vasta e i processi di scala inferiore ( ad esempio, le piene dei fiumi, di scala vasta,
indirizzano le localizzazioni; l’aggiunta progressiva di nuovi edifici, alla scala locale, cambia nel tempo i caratteri del luogo anche alla scala intermedia). La scala ravvicinata porta a focalizzare i dettagli degli elementi
(per esempio: la morfologia, il soleggiamento, ecc).
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2.3. Il rilievo
Definiti gli ambiti visivi di riferimento per il progetto e la sua valutazione, la descrizione dei caratteri dei
luoghi deve partire da un rilievo, alle diverse scale.
Esso costituisce l’elaborazione relativamente più impegnativa di una Relazione Paesaggistica, ma può essere
utilizzata come base per tutte le elaborazioni successive.
Si intende qui per rilievo una rappresentazione cartografica e/o fotografica che mostri, con un dettaglio
diverso, secondo le scale: i caratteri morfologici naturali (rilievi, pianure, ecc) e artificiali (terrazzamenti,
ciglionamenti, pendenze, ecc.), gli insediamenti di qualsiasi dimensione, gli usi del suolo, gli elementi lineari
infrastrutturali (strade, ferrovie, elettrodotti, ecc.), il sistema idrografico naturale e artificiale (corsi d’acqua,
canali, ecc.), le alberature, fino a scendere, nelle scale di maggiore dettaglio, agli orti e giardini, alle recinzioni,
alle divisioni dei campi (per es. muretti a secco, reti irrigue, siepi e alberi, recinti me-tallici), al singolo albero,
ai suoli vegetali (prati, sottobosco, ecc.) e minerali (in pietra, in terra battuta, in asfalto, ecc.), alle costruzioni
funzionali e agli arredi (sedute, fontane, ricoveri per attrezzi, anche temporanei, edicole religiose, ecc.), agli
elementi tecnologici (tralicci, antenne, torri piezometriche, ecc.).
Lo scopo è quello di indicare tutti i segni e gli elementi che rendono un luogo riconoscibile, nella sua specificità e unicità, senza scelte di valore o omissioni (come i disegni di un Portolano fanno riconoscere una costa
a un navigante o un identikit un volto).
Gli strumenti di base per il rilievo sono, secondo le scale di rappresentazione, sia le fotografie (aeree o ravvicinate), sia le Carte Tecniche. Possono essere utilizzati strumenti di rappresentazione diversi secondo le scale di lavoro.
Pavimentazione in ciottoli con
bande carrabili in mattoni
Fonte: foto PB
Fontana doppia addossata ad
un edificio per la raccolta
delle acque meteoriche
Fonte: foto di Michele Martinucci e Stefano Pedroli
Orti scavati e protetti da
muri di pietra in Val Sesia
Fonte: foto PB
Esempio di paracarro
Fonte: Conti e Oneto, 2003
Spazio collettivo: il castagneto
da frutto al margine dell’insediamento
Fonte: foto di Michele Martinucci e Stefano Predoli
Recinzione del campo
coltivato con lastre di pietra
in Lessinia
Fonte: foto PB
Masso forato dove viene fatta
scorrere l’acqua per la pulitura delle castagne
Fonte: foto di Michele Martinucci e Stefano Predoli
Sistema di terrazze coltivate a
prato e sostenute da muri a
secco
Fonte: foto PB
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Disegno prospettico della morfologia con indicazione dell’insediamento isolato, il limite del bosco e i terrazzamenti
Fonte: elaborazione grafica di Angela Pennati
Spaccato assonometrico per il rilievo dei caratteri del paesaggio
con individuazione di nuclei abitati, boschi e ambiti coltivati
Fonte: elaborazione grafica di Francesco Turri
Rappresentazione schematica delle funzioni degli edifici e degli
spazi aperti di una casa colonica, con cenni sul carattere degli
spazi aperti
Fonte: Provincia di Parma, 1998
Rilievo di un fabbricato rurale montano con la rappresentazione
del suo contesto: integrazione di foto aerea con disegno a mano
Fonte: elaborazione grafica di Davide Pizzini e Andrea Frison
Rilievo del manufatto e del suo contesto: sono indicati il casale,
le strade fiancheggiate da muri a secco, la vegetazione spontanea, i frutteti, le recinzioni, gli edifici rurali tradizionali e gli edifici provvisori moderni
Fonte: elaborazione grafica di Michela Abati
Rilievo delle componenti paesaggistiche di un sito (edifici, percorsi, colture, boschi) per un progetto di valorizzazione
Fonte: elaborazione grafica di Davide Pizzini e Andrea Frison
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2.4. Le permanenze storiche
Alla base dello studio paesaggistico occorre la conoscenza delle vicende della storia (naturale e antropica)
dei luoghi, con due esiti fondamentali: da un lato la consapevolezza delle principali trasformazioni fisiche che
si sono avute nel tempo, in relazione con i mutamenti politici, economici, sociali, culturali, ma anche naturali,
dall’altro il riconoscimento delle tracce del passato che ancora sono presenti nei luoghi (palinsesto); di quest’ultimo fanno parte le attribuzioni di significato che oggi contribuiscono a definire l’identità culturale dell’area di
studio (rappresentazione e percezione sociale). In altri termini è utile svolgere due modalità di lettura: diacronica,
per conoscere e per descrivere sinteticamente le principali trasformazioni subite dai luoghi, per fasi storiche
significative, e sincronica, per individuare le tracce materiali del passato, che ancora sono presenti nello stato
attuale dei luoghi (l’Allegato Tecnico del Dpcm. 12/12/2005 richiede espressamente che «la descrizione» dei
luoghi sia «corredata anche da una sintesi delle principali vicende storiche» e che vi sia una individuazione
dei «beni culturali»).
Si tratta di indagini che in genere fanno già parte del normale processo di progettazione e che utilizzano
strumenti quali i censimenti dei beni storici e dei luoghi vincolati, le ricerche di storia locale, la cartografia
storica e il suo confronto con quella recente.
Nel caso del paesaggio il riconoscimento delle permanenze storiche ha una sua peculiarità: va articolata non
solo per punti/linee/aree (chiese, ville, giardini, fortificazioni, vedute panoramiche, ecc.), come nei più diffusi
censimenti dei beni architettonici e paesaggistici (che peraltro sono il primo fondamentale approccio conoscitivo,
necessario anche in questo caso), ma anche per le relazioni che vi sono tra gli elementi costitutivi di carattere
spaziale, formale, simbolico, funzionale, storico (centuriazioni, bonifiche, mezzadria, tenute di villa, ecc.). Ciò
che interessa è capire a quali “sistemi di paesaggio”, in particolare storici, alle diverse scale, appartiene il lotto
o il manufatto oggetto di intervento: i loro caratteri e le loro specificità. Si tratta di una attività di interpretazione basata sul confronto tra i caratteri attuali dei luoghi (che il rilievo ha aiutato a interpretare) e i dati e le
conoscenze storiche. Per la sua restituzione è utile riportare le informazioni su mappa e ricorrere a fotografi e
schizzi, accompagnate da sintetiche note.
Sintetico confronto tra una rappresentazione del 1600 e una foto odierna dell’insediamento scattata dal versante opposto: sono messe
in evidenza le permanenze dei fabbricati, dei boschi e delle radure coltivate a Piuro
Fonte: elaborazione grafica di Michele Martinucci e Stefano Pedroli
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2.5. La percezione e la rappresentazione sociale, storica e recente, del paesaggio e i significati
dei luoghi
Il paesaggio non è costituito solo dai luoghi nella loro fisicità, ma anche dai significati che abitanti, visitatori,
studiosi, tecnici, hanno attribuito loro in passato e attribuiscono attualmente.
Esistono luoghi la cui immagine è celebrata e consolidata nella cultura collettiva perché oggetto di rappresentazioni iconografiche e descrizioni letterarie, poetiche, filmiche, anche molto antiche; luoghi celebrati perché
teatro di battaglie o perché associati a artisti, poeti, scrittori; luoghi epici e mitici; luoghi associati a tradizioni religiose, cerimoniali, feste, ricorrenze; elementi minuti, legati alle pratiche d’uso quotidiano del territorio (crocevia,
percorsi, slarghi, affacci,luoghi di incontro, passaggio, sosta, sottolineati spesso da arredi come sedute, fontane,
edicole religiose, ecc.).
La rappresentazione e la percezione sociale dei soggetti nei confronti dei luoghi dipende, dunque, sia da fattori
collettivi, legati a una lunga sedimentazione culturale di appartenenza ai luoghi, ma anche da immagini e informazioni trasmesse dai recenti mezzi di comunicazione (quali campagne di informazione, sensibilizzazione o commerciali),
sia infine da fattori personali legati all’esperienza di situazioni, sensazioni, siti e oggetti relativi all’appropriazione
dello spazio. Nel processo vi sono, a volte, contrasti e contraddizioni di punti di vista tra gruppi sociali e culturali
diversi e tra livelli diversi di collettività (generale, nazionale, sovralocale). Possono essere importanti sia luoghi
oggetto di riconoscimento sociale storico e consolidato, sia luoghi oggetto di recente attribuzione di significato.
L’indagine sulla rappresentazione e la percezione sociale del paesaggio è utile per comprendere quali sono i
luoghi e i manufatti a cui viene attribuito un particolare significato dalle popolazioni locali o da altre categorie
sovralocali di popolazione fino a quelle internazionali: con tali significati il progetto deve confrontarsi per evitare
inutili o dannose alterazioni o distruzioni e, semmai, per valorizzarli. Le informazioni vanno restituite localizzando
i luoghi e i manufatti su mappa (si consiglia di usare come base la mappa del rilievo).
Per la raccolta delle informazioni, spesso i piani paesaggistici e i piani territoriali e urbanistici alle diverse scale
(comunale, provinciale, regionale, ecc.) sono stati occasione per la formazione di banche dati pubbliche specifiche
dei “luoghi della memoria”, a cui si può facilmente accedere. Sono utili anche le campagne condotte dall’ associazionismo (Fai, Italia Nostra, ecc.). Nel caso tutte queste fonti manchino, una fonte utile e veloce sono gli studi
di storia locale, ormai molto diffusi (presso le biblioteche locali o le amministrazioni comunali), i censimenti dei
beni storici, gli scritti, le cartoline, le stampe, le incisioni, le fotografie storiche, i giornali locali, i toponimi, ma
anche una attenta interpretazione dei luoghi stessi.
L’intervista ad abitanti (in particolare gli anziani) è uno strumento assai utile per l’individuazione di luoghi
carichi di significati che fanno parte delle pratiche d’uso collettive e che non sono documentati se non nella
memoria degli uomini: essa può essere di tipo diretto (a domande chiuse) o indiretto o semi diretto (a domande
aperte). Amministratori locali, in particolare i sindaci, possono costituire una veloce fonte conoscitiva, soprattutto
in luoghi non particolarmente vasti e popolosi.
Nei casi in cui si ritenga importante un rilievo articolato della percezione del paesaggio da parte di una comunità
(in particolare nel caso di interventi complessi e rilevanti o su insediamenti vasti), si possono utilizzare i risultati
di strumenti come i laboratori di progettazione partecipata, frequenti in aree urbane (contratti di quartiere e programmi Urban), ma che si stanno diffondendo anche in aree rurali, legati alla difesa della biodiversità (Agende
21) o inchieste sociologiche.
Architetture vegetali con funzione di riferimento simbolico e visivo: i cipressi a Montevecchia
Fonte: elaborazione grafica di Angela Pennati
I luoghi rurali della memoria: i mulini lungo l’Olona com’erano
e come sono
Fonte: raccolta a cura di Roberta Borsani
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Il paesaggio del riso vercellese visto attraverso l’iconografia legata al lavoro delle mondine: foto storiche del lavoro nei campi, dipinti
e alcuni fotogrammi cinematografici
Fonte: raccolta a cura di Alessandra Ravano e Valentina Lombardi
2.6. L’architettura dei luoghi
Costituisce una elaborazione del rilievo per mettere in evidenza e commentare graficamente e con brevi
testi i caratteri paesaggistici dei luoghi, alla luce delle conoscenze storiche, geografiche, naturalistiche, ecc.
che si sono raccolte.
La morfologia, l’idrografia, la vegetazione, l’uso del suolo, gli insediamenti, le permanenze storiche, determinano i caratteri attuali del sito oggetto di intervento, alle varie scale, nella sua specificità di grande “architettura” all’aperto. L’organizzazione formale degli spazi, edificati e non, è caratterizzata dai materiali (naturali e
artificiali, tradizionali e recenti, vegetali e minerali), dalle tecniche costruttive, ma anche dalle relazioni fisiche,
funzionali, simboliche, visive, ecc., storiche e recenti, che legano le costruzioni, gli spazi e gli elementi costitutivi dei luoghi alla scala vasta, come a quella dell’insediamento.
Per tale interpretazione possono essere utili gli strumenti della percezione visiva (conche visive, rapporti
figura-sfondo, emergenze, aperture visuali, punti panoramici, skyline, colori, texture, ecc.) e dei fattori percettivi connessi agli altri sensi degli uomini, come l’udito (suoni e rumori della fauna, del vento su rami e foglie,
dell’acqua, delle automobili, dei campanili, dei canili), l’olfatto (profumi e/o odori di fiori, colture, rifiuti organici), il tatto, il gusto.
24
Alla scala vasta occorre mettere in evidenza il rapporto dell’insediamento con il contesto rurale: per esempio,
sulla cresta di una collina agricola e a distanza pressoché regolare rispetto ad altri insediamenti storici; oppure
in una piana agricola con orientamento perpendicolare rispetto alle linee morfologiche fondamentali, su una
stessa curva di livello; oppure su un pendio montano, con bosco a monte e terrazzamenti coltivati a valle.
Alla scala intermedia (ossia, in genere, a quella dell’insediamento), l’interpretazione deve mettere in rilievo
l’organizzazione spaziale dell’insieme (per esempio, a corte chiusa, a L, in aree della Pianura Padana), ma anche
i rapporti dimensionali, funzionali, simbolici, visivi tra le costruzioni che lo costituiscono (per esempio, in area
toscana la casa rurale in posizione centrale e dominante rispetto agli edifici e alle aree di servizio raggruppati
intorno ad essa).
Alla scala ravvicinata i caratteri dei luoghi sono determinati dal disegno che edifici, spazi aperti, orti, siepi,
alberi e alberature, ecc. tutti insieme costituiscono nella loro specifica organizzazione.
L’Allegato Tecnico del Dpcm. 12/12/2005 Relazione Paesaggistica richiede in particolare di evidenziare:
«configurazioni e caratteri geomorfologici;appartenenza a sistemi naturalistici (biotopi, riserve, parchi naturali, boschi);sistemi insediativi storici (centri storici, edifici storici diffusi); paesaggi agrari (assetti colturali
tipici, sistemi tipologici rurali quali cascine, masserie, baite, ecc.), tessiture territoriali storiche (centuriazioni,
viabilità storica); appartenenza a sistemi tipologici di forte caratterizzazione locale e sovralocale (sistema delle
cascine a corte chiusa, sistema delle ville, uso sistematico della pietra, o del legno, o del laterizio a vista, ambiti
a cromatismo prevalente); appartenenza a percorsi panoramici o ad ambiti di percezione da punti o percorsi
panoramici;appartenenza ad ambiti a forte valenza simbolica (in rapporto visivo diretto con luoghi celebrati
dalla devozione popolare, dalle guide turistiche, dalle rappresentazioni pittoriche o letterarie)».
E’ utile che vi sia anche una indicazione, di massima e sintetica, dimostrata con immagini fotografiche, dei
caratteri qualitativi dei luoghi e degli elementi che li costituiscono.
In particolare per le permanenze storiche: evidenza più o meno marcata del loro carattere di antichità (per
esempio carattere di antichità evidente, mediamente evidente, scarsamente evidente), ossia quando è immediatamente percepibile ai più che siamo di fronte a un edificio/elemento antico. Non si tratta di un giudizio di
valore sull’importanza di documento storico dei luoghi e dei manufatti e di una sua graduazione (alto, medio,
basso, ecc.), né sul loro stato di conservazione (buono, medio, basso, rovina, ecc.), quanto di una semplice
rilevazione. Un altro esame riguarda l’individuazione degli elementi propri del contesto paesaggistico, e degli
elementi estranei (percepiti come elementi di disturbo del paesaggio): tale attribuzione di qualità è un valore
“relativo”, ossia deriva dal rapporto con il contesto che ognuno di questi elementi instaura. Elementi coerenti
con la struttura e le funzioni di base del paesaggio (per esempio, la chiesetta, il filare alberato, il corso d’acqua,
il mulino, il campo, ecc.) hanno un valore in sé, più un valore legato alle relazioni con il contesto, in quanto
costituiscono in genere elementi di diversificazione che aumentano la ricchezza qualitativa dell’ambito paesaggistico stesso; tuttavia, essi possono cambiare profondamente di significato e di qualità, fino a divenire estranei,
se il contesto cambia radicalmente, si degrada, scompare. Allo stesso modo, un nuovo capannone agricolo può
essere, in sé, di ottima qualità come oggetto, dal punto di vista funzionale, dei materiali, del design, del colore,
ecc., ma la sua collocazione può renderlo estraneo e dunque costituire una soluzione errata per lo specifico
paesaggio in cui viene collocato.
Vi sono inoltre elementi che possono essere considerati una intrusione o una caduta qualitativa (antenne,
tralicci, discariche di materiali, capanni provvisori in lamiera, ecc.), soprattutto se collocati casualmente dal
punto di vista paesaggistico. Individuati gli elementi propri di uno specifico ambito paesaggistico, è possibile
evidenziare quelli strutturanti tra i più diffusi e ricorrenti, come, ad esempio, i campi e le siepi, oppure i campi
e le macchie boscate, oppure i campi, i fossi e la cascina. Ognuno di questi abbinamenti, anche nella medesima
situazione morfologica e climatica, dà origine ad un diverso paesaggio rurale. L’eliminazione progressiva degli
elementi minori strutturanti dà origine a forme di semplificazione del paesaggio.
Queste considerazioni, possono essere utilizzate nei processi di valutazione di scala vasta, da confrontare
poi con le scale inferiori per verificare la congruenza tra le scale, per una verifica delle qualità paesaggistiche.
In questo modo sarà possibile valutare il grado di integrità dell’ambito paesaggistico, in riferimento al
grado di consistenza e di relazione degli elementi propri e estranei. Ciò permette di fornire risposte alla Nota
8 dell’Allegato tecnico al Dpcm. 12/12/2005, nonché di valutare il livello di criticità di scala vasta, rispetto a
nuove trasformazioni.
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Spazio comune da salvaguardare in un insediamento rurale
Fonte: Parc naturel régional du Luberon, 2002
Gli usi degli edifici e le “piazze rurali” (stanze all’aperto), ovvero gli spazi lasciati
dagli edifici in un insediamento rurale, usati come luogo di aggregazione e ritrovo:
esempio di piazza rurale in Carnia
Fonte: elaborazione grafica di Marta Tolli e foto di PB
Un complesso rurale prima immerso nella campagna coltivata si ritrova in mezzo ad un’area dedicata alla logistica e ai trasporti, tra
capannoni industriali e artigianali: da elemento caratterizzante è diventato estraneo a quel contesto. Cascina Cologno, Sesto Ulteriano, San Donato Milanese (MI)
Fonte: estratto da Google Earth© e foto PB
Percezione visiva dell’architettura dei luoghi: in un paesaggio agricolo chiuso dal costruito urbano sono individuate le “stanze” a
cielo aperto delimitate da “pareti” di edificato e “pareti” di vegetazione, le visuali ampie (360°) e le visuali strette
Fonte: elaborazione grafica di Roberta Borsani
26
2.7. Le informazioni e le prescrizioni degli strumenti di governo del territorio e della tutela dei
beni culturali e del paesaggio
La raccolta e la sintesi delle prescrizioni degli strumenti di governo del territorio (pianificazione paesaggistica
di livello regionale, provinciale, autonoma o integrata nella pianificazione territoriale) e dei decreti relativi ai
beni e alle aree oggetto di tutela secondo la legislazione dei beni culturali e paesaggistici (beni e siti “vincolati”
secondo il Codice dei Beni culturali e del paesaggio, D.Lgs. n.42 del 2004 e sue modificazioni) è in genere agevole, in quanto le informazioni sono facilmente accessibili attraverso le fonti amministrative locali e nazionali
(siti web, banche dati, ecc.). La restituzione dovrebbe essere una sintesi su base cartografica, con localizzazione
e notazioni, non un semplice stralcio dei documenti cartografici e delle norme reperite dalle fonti informative,
che pure sono indispensabili. Queste informazioni permettono di verificare e indicare come il progetto risponda
ai valori paesaggistici riconosciuti dal “vincolo” (in particolare quando siano espressi esplicitamente nel testo
del decreto di vincolo) e/o siano coerenti con gli obiettivi di qualità paesaggistica (quando siano stati formulati
e dettagliati dagli strumenti di governo del territorio e del paesaggio ai vari livelli amministrativi) e con i criteri
di gestione.
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Approfondimenti
Sono schede volte a fornire un contributo specifico, seppur
non esaustivo, su alcuni aspetti della lettura del paesaggio e
dei fabbricati rurali, sia per meglio comprenderne l’evoluzione storica sia per aiutare nella ricerca dei materiali, nella
rappresentazione e nella condivisione.
Nel libro:
APPROFONDIMENTI STORICI
Lettura diacronica e sincronica: approfondimento sulle modalità di lettura storica del paesaggio, sia per fasi storiche
(lettura diacronica) sia delle permanenze dei segni storici
presenti oggi (lettura sincronica).
Nel Cd rom:
Spunti per la ricerca storica sui fabbricati rurali in Italia:
sintetico excursus sui principali contributi del XX secolo allo
studio dell’architettura rurale.
Fabbricati rurali nella trattatistica storica: dimensionamento
e rapporti con il contesto: approfondimento sullo stretto
rapporto tra estensione dei campi coltivati, e numero e dimensioni dei fabbricati in alcuni manuali di costruzioni rurali
del Novecento.
Nel libro:
APPROFONDIMENTI TECNICI
Strumenti per il rilievo e la rappresentazione: selezione di
elaborazioni grafiche finalizzate alla restituzione grafica delle
informazioni raccolte durante il rilievo e alla rappresentazione
degli elementi e delle relazioni nel paesaggio.
Nel Cd rom:
Le scale di studio: contributo per individuare e interpretare
gli elementi significativi del paesaggio alle diverse scale di
lettura visiva.
Fonti per lo studio: raccolta delle principali fonti storiche,
iconografiche, tematiche, cartografiche, digitali, fotografiche
e banche dati utili per il reperimento delle informazioni sul
paesaggio.
La partecipazione della popolazione: verifica delle esigenze
e condivisione delle scelte: panoramica sulle politiche e
sugli strumenti di coinvolgimento della popolazione, attuate
in alcuni paesi europei e in Italia, per la condivisione delle
scelte in materia di paesaggio e di qualità di vita negli insediamenti rurali.
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Lettura diacronica e sincronica
Nella lettura storica diacronica è utile evidenziare nelle diverse soglie storiche le componenti fondamentali del paesaggio: coltivazioni, percorsi (fino a sentieri e carrarecce), corsi d’acqua (naturali e artificiali),
fabbricati/insediamenti, proprietà, sistemi campo-cascina, spostamenti agricoli (transumanza). Le soglie
da prendere in esame dipendono dalla documentazione esistente e reperibile nei diversi territori ma alcune
sono presenti per quasi tutti i territori: IGM per area vasta e catasti per sistemi cascine.
La lettura storica sincronica serve per evidenziare il sistema attuale delle tracce storiche materiali e immateriali (palinsesto) e per effettuare una attribuzione di valori alle componenti del paesaggio: su un’unica carta
sono indicate le permanenze odierne di elementi del passato relativi a uso del suolo agricolo, percorsi, corsi
d’acqua, fabbricati/insediamenti, distinti per colore in base alle soglie storiche (ad esempio attraverso una
gradazione di colori dal più acceso per l’appartenenza a soglie più antiche, al più tenue per soglie più recenti).
Lettura diacronica
Interpretazione schematica dell’evoluzione storica di una parte del paesaggio periurbano milanese
VI-VII secolo
– Vie d’acqua naturali
– Struttura viaria romana
– Prevalenza del fondo comune (presenze di piccole
proprietà)
– Alternanza pascolo-bosco
– Formazione piccoli borghi
– Dominazione longobarda
IX-XIV secolo
– Vie d’acqua naturali
– Struttura viaria romana con aggiunta di collegamenti
tra feudi
– Divisione fondiaria e amministrativa in Contadi (potere
laico) e Pievi (potere religioso)
– Coltivazioni di cereali e vite in coltura promiscua alternati a pascoli e boschi
– Formazione piccoli nuclei rurali
XV-XVI secolo
– Vie d’acqua naturali
– Canali artificiali per navigazione e irrigazione (naviglio
Martesana, roggia Gallerana)
– Divisione fondiaria e amministrativa in Contadi (potere
laico) e Pievi (potere religioso)
– Coltivazioni di cereali con vite maritata al gelso (introduzione bachicoltura) alternati a boschi; prati e pascoli;
coltivazione vite per uva da tavola
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XVII secolo
– Vie d’acqua naturali
– Canali artificiali per navigazione e irrigazione
– Inizio costruzione ville agricole e di villeggiatura lungo
canali di navigazione
– Costruzione oratori isolati
– Divisione fondiaria in grandi proprietà laiche e religiose
(cambiamento proprietari terrieri)
– Coltivazioni di cereali con vite maritata al gelso; boschi
da legna; prati e pascoli; coltivazione vite per uva da tavola
XVIII - inizi XIX secolo
– Vie d’acqua naturali
– Canali artificiali per navigazione e irrigazione
– Prevalenza divisione fondiaria in grandi proprietà private
– Divisione amministrativa in Province e Distretti
– Ville agricole e di villeggiatura lungo canali di navigazione
– Realizzazione giardini e orti a fianco delle ville
– Presenza oratori isolati
– Costruzioni filande
– Coltivazioni di cereali (frumento, granturco) con vite
maritata al gelso ai margini dei campi; prati adacquatori;
pochi pascoli e boschi; coltivazione vite per uva da tavola
Metà XIX secolo
– Vie d’acqua naturali
– Costruzione nuovi canali artificiali per navigazione e
irrigazione
– Costruzione prime tramvie e ferrovie
– Prevalenza divisione fondiaria in piccole proprietà private
– Ville agricole e di villeggiatura lungo canali di navigazione
– Realizzazione orti a fianco di tutte le abitazioni
– Nascita nuove industrie
– Coltivazioni di cereali (frumento, granturco) con vite
maritata al gelso ai margini dei campi; prati adacquatori;
pochi pascoli e boschi
Metà XX secolo
– Vie d’acqua naturali
– Canali artificiali per navigazione e irrigazione
– Incremento costruzione tramvie e ferrovie
– Asfaltatura strade principali
– Divisione fondiaria in piccole proprietà private
– Ville agricole e di villeggiatura lungo canali di navigazione
– Forte incremento costruzione abitazioni
– Realizzazione orti a fianco di tutte le abitazioni
– Incremento industrie e commerci (negozi)
– Coltivazioni di cereali (frumento, granturco); qualche
campo con vite maritata; prati adaquatori; incremento
coltivazione ortaggi per mercato ortofrutticolo
– Incremento allevamento bovino per produzione latte
Fonte: elaborazioni grafiche di Laura Frigerio
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1726
1856
1894
1979
La lettura e la rappresentazione dei sistemi di paesaggio storico attraverso l’analisi dei catasti storici: sono incrociati e visualizzati i dati riguardanti l’uso del suolo e la proprietà
Fonte: elaborazione grafica di Roberta Borsani
Lettura sincronica
Lettura sincronica delle permanenze dei caratteri paesaggistici al fine della conservazione. Il paesaggio del Sulcis,
Sardegna
Fonte: Mibac, 2007
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Lettura sincronica del paesaggio: il palinsesto del sistema di paesaggio, ovvero le permanenze dalle diverse epoche relativi a uso del suolo, orditura agricola,
corsi d’acqua, nuclei urbani, percorsi, manufatti rurali
(in giallo catasto Teresiano 1726, in arancione catasto
Lombardo-Veneto 1856, in rosso Cessato catasto 1894)
Fonte: elaborazione grafica di Roberta Borsani
Lettura sincronica di un insediamento montano attraverso la dotazione degli edifici: questa carta consente di
comprendere a quando risalgono i primi edifici dell’insediamento (fine 1600) e quando si è avuta la maggiore
espansione (presumibilmente dal 1800) che ne ha impresso il carattere dominante
Fonte: elaborazione grafica di Michele Martinucci e
Stefano Pedroli
Lettura sincronica del paesaggio di Cantù: palinsesto
del sistema di paesaggio. Permanenze dei tracciati storici, dei fabbricati e delle coltivazioni
Fonte: elaborazione grafica di Luca Mappelli e altri
Lettura sincronica del paesaggio agrario intraurbano
milanese: palinsesto del sistema di paesaggio. Permanenze della rete irrigua, del microparticellare, dei filari
e dei tracciati storici
Fonte: elaborazione grafica di Ilaria Gelmo e Francesco Toso
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Strumenti per il rilievo e la rappresentazione
Il rilievo diretto
Il sopralluogo in auto è utile per percepire i limiti
della conca visiva e serve per individuare le dimensioni e i caratteri del contesto vasto e intermedio; il
sopralluogo a piedi consente di rilevare il sito attraverso la lettura dell’intorno prossimo. Percorrere le
immediate vie di ingresso e di uscita di un insediamento e le strade che lo collegano a quelli adiacenti
consente di comprendere i rapporti spaziali che intercorrrono tra gli insediamenti, l’eventuale difficoltà di
raggiungimento (pendenza del terreno), la possibilità
di percezione reciproca degli insediamenti (elementi
emergenti, skyline, compattezza, disposizione sul
pendio…); aiuta dunque alla comprensione dei caratteri peculiari nel paesaggio.
La passeggiata costituisce
un ottimo momento di percezione dei luoghi e di discussione delle caratteristiche e delle problematiche
paesaggistiche presenti
Fonte: foto di PB
Anche l’escursione in barca
sul lago o sul mare è utile
per percepire la struttura
degli insediamenti lungo il
versante e lungo la costa
Fonte: foto di PB
Gli strumenti di rappresentazione
Rappresentazione su carta catastale
La carta catastale è utile per la rappresentazione delle
componenti del paesaggio a scala aziendale. La riproduzione degli elementi è molto scarna e deve essere
integrata per poter fornire una descrizione adeguata
del paesaggio che circonda l’oggetto di intervento (ad
esempio con le essenze arboree, i manufatti idrici, le
sistemazioni agrarie, i percorsi, ecc.).
Rappresentazione su carta catastale 1:2000 dell’estensione dell’azienda, con indicazione delle curve di livello
(ricavate dalla carta IGM) e delle vie d’accesso (a sinistra), delle masse boscate, della vegetazione lineare, dei
corsi d’acqua, delle zone umide (al centro), della circolazione veicolare ed animali, dell’uso degli edifici, dei
corsi d’acqua (a destra)
Fonte: CAUE Morbihan, 2002
Elaborazione grafica su foto
Si tratta di mettere in evidenza alcuni elementi del
paesaggio attraverso l’uso di segni grafici e colori a
mano libera o con l’ausilio di software di disegno e/o
di fotoritocco. È utile soprattutto per comunicare gli
effetti prodotti sul paesaggio dall’intervento previsto.
Analisi delle principali visuali da cui è percepibile il
progetto con evidenziazione delle quinte arboree
Fonte: elaborazione grafica di Manuela Bondavalli
Composizione fotografica con sovrapposizione di schermatura vegetale ad edifici produttivi
Fonte: elaborazione grafica di Manuela Bondavalli
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Raffigurazione degli inerventi di progetto (percorsi,
nuove piantagioni, nuove colture) elaborate con Photoshop® su foto aerea
Fonte: elaborazione grafica di David Pizzini e Andrea Frison
Spaccato assonometrico
È un’elaborazione interpretativa dei caratteri dei
luoghi che riesce a sintetizzare in modo efficace gli
elementi costitutivi di un paesaggio. È utilizzabile a
diverse scale e con diverso grado di dettaglio. Può
essere efficace per descrivere il rapporto di un edificio rurale con il suo intorno, per esprimere attraverso
gli strumenti architettonici le gerarchie e i rapporti
delle componenti paesaggistiche.
Lo spaccato assonometrico
di un fondovalle collinare
Fonte: MAAPAR, 2002
Assonometria e prospettiva a volo d’uccello
Consente di apprezzare la tridimensionalità del
paesaggio in una carta di descrizione territoriale bidimensionale; può essere arricchita da informazioni
derivate dal rilievo diretto dell’area e rappresentate
in modo più realistico e meno simbolico rispetto ad
una carta tecnica regionale.
Il disegno tridimensionale e la colorazione dell’area
oggetto di interesse rispetto all’intorno ne consentono una lettura più immediata ed efficace.
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Spaccato assonometrico
di una valle scomposto
nelle sue componenti materiche essenziali: pietra,
vegetazione, terra, acqua
Fonte: Ambroise, 2000
Lo spaccato assonometrico di un’azienda agricola
e degli spazi che la circondano: le componenti del
paesaggio sono già leggibili, le scritte servono per
verificare le interazioni
progettuali
Fonte: Ambroise, 2000
Assonometria a volo d’uccello di un’area agricola
inclusa nell’edificato: i caratteri evidenziati tramite la
colorazione e la resa tridimensionale del disegno degli elementi del paesaggio
Fonte: elaborazione grafica di Roberta Borsani
Assonometria a volo d’uccello per la ricostruzione
del paesaggio in epoca
romana
Fonte: Regione Puglia,
Piano Paesaggistico Regionale, 2012
Sezioni
Sono rappresentazioni schematiche di un territorio
che lo tagliano o lo raffigurano trasversalmente o
longitudinalmente (ad es. sezione trasversale di una
valle, sezione di una valle lungo un corso d’acqua,
come per sistemi di fabbricati rurali come i mulini).
Sono utili per mettere in luce la disposizione e l’organizzazione delle componenti di un paesaggio in relazione all’andamento del terreno e far comprendere i
legami attuali o storici presenti tra i diversi elementi.
Vista frontale di un insediamento appenninico: mette in
luce la disposizione longitudinale degli edifici rispetto al
versante e il loro rapporto con le aree boscate
Fonte: elaborazione grafica di Marta Tolli
Sezione longitudinale di un insediamento alpino, arricchita da un’accurata raffigurazione dei materiali degli edifici
Fonte: elaborazione grafica di Michele Martinucci e
Stefano Pedroli
Schizzi di porzioni di paesaggio
Permettono di mostrare il processo naturale e antropico che forma il paesaggio, evidenziando l’evoluzione
del territorio, le relazioni e le dinamiche.
Sequenza di schizzi che mostra l’evoluzione agricola del
paesaggio a seguito di variazioni colturali
Fonte: Ambroise, 2000
Disegno prospettico area studio a diverse soglie temporali per descrivere gli scenari di cambiamento colturale
Fonte: Prov. Bologna, 2005
Schizzi illustrativi di dettaglio
Restituiscono “l’effetto paesaggistico” (forme, colori, texture), mettono l’accento su particolari visibili e
non visibili nel paesaggio come la maglia dei campi,
la vegetazione, gli elementi architettonici, il sistema
delle acque superficiali e sotterranee, ecc.
Schizzo illustrativo esemplificativo della disposizione delle colture cerealicole, arboree e orticole in
relazione alle costruzioni
in muratura (muri a secco
e trulli) in un paesaggio
salentino
Fonte: elaborazione grafica di Michela Abati
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Schizzo esemplificativo del
sistema di canalizzazione,
raccolta e conservazione
delle acque meteoriche in
un’area salentina
Fonte: elaborazione grafica di Michela Abati
Elaborazione grafica informatizzata su foto aerea
Si tratta di un’elaborazione con programmi di fotoritocco (quali Adobe Photoshop®, Microsoft Coral
Draw®, ecc.) sulla base di una foto area, attraverso
la sovrapposizione di simboli, campiture di colore
diverso ecc. Consente di mettere in evidenza alcuni
elementi caratterizzanti del paesaggio e le relazioni
funzionali, visive, simboliche ecc. che li uniscono.
Elaborazione grafica su foto aerea: sono messi in evidenza i rapporti visivi, simbolici e storici di una villa con
il suo parco e con il contesto agricolo
Fonte: elaborazione grafica di Marta Tolli
Elaborazione grafica su foto aerea utilizzata per rappresentare percorsi e luoghi di interesse paesaggistico (culturale, storico, architettonico, naturalistico, ecc.)
Fonte: elaborazione grafica di Marta Tolli
Modellazione tridimensionale del terreno
Si tratta di una rappresentazione della Terra attraverso un modello matematico tridimensionale. Benché
la sua elaborazione sia complessa, consente una
percezione più semplice ed immediata dell’ambito
orografico in cui si inserisce l’intervento, specialmente nel caso di paesaggi collinari e/o montani, per
la visualizzazione delle pendenze e dell’orientamento
dei versanti.
Modellazione tridimensionale di un paesaggio agrario
di pianura
Fonte: elaborazione grafica di Paolo Spadaro e Claudio
Brambilla
Rendering architettonico
Si tratta della visualizzazione grafica tridimensionale
di un progetto attraverso il supporto di appositi software. È particolarmente utile per rappresentare lo
stato finale dei luoghi oggetto d’intervento. Per un
impiego efficace è importante che la riproduzione
dell’edificio (o gli edifici) oggetto dell’intervento
sia corredata dalla raffigurazione dettagliata di tutte
le componenti del paesaggio presenti nell’intorno.
Rendering del progetto di recupero di un fabbricato rurale e del suo contesto
Fonte: elaborazione grafica di Loris Nobile
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3. Criteri di progettazione e valutazione paesaggistica
3.1. Il percorso progettuale per l’esistente e per il nuovo
La lettura del contesto alle diverse scale è il punto di partenza indispensabile di ogni percorso progettuale
che intenda tenere conto del paesaggio. Tale percorso comporta un continuo passaggio di scala e di attenzione
dal contesto vasto, a quello intermedio, a quello dell’insediamento, del manufatto e ai suoi dettagli e viceversa.
Riguarda tutte le scelte, da quelle di collocazione, a quelle di dimensione, di composizione formale, di materiali,
di tecniche costruttive, di colore, di dettaglio architettonico. Anche solo il disegno o il rinnovo di un tetto vanno
progettati in relazione: 1) alla visibilità di quel tetto dal suo contesto, vasto, intermedio, ravvicinato, consapevoli
delle condizioni di diversa visibilità se esso e’ in un ambito pianeggiante o su un versante o su una cima; 2) ai
caratteri degli altri edifici immediatamente vicini e lontani. Così è per i materiali, i colori, i dettagli costruttivi.
La percezione dei caratteri degli elementi che costituiscono i luoghi è diversa secondo la distanza. Per
esempio, in aree di pianura, con una visibilità media data dalle condizioni atmosferiche, a una distanza di circa
500 m sono leggibili le sagome e si percepisce la tonalità generale del colore (scuro, chiaro); a distanza media,
attorno ai 100 m, sono leggibili con maggiore precisione le forme e i colori degli elementi costruttivi (tetto,
facciate, ecc.), mentre i dettagli costruttivi, i materiali e le tecniche sono percepibili a distanza più ravvicinata.
La soluzione progettuale non è una semplice risposta a funzioni e prestazioni richieste e a normative, né,
d’altra parte, è un atto creativo incondizionato, ma è tanto più ricco e interessante quanto più sa porsi in un rapporto di conoscenza e di rispetto, critico e consapevole, con tutte le caratteristiche del luogo alle diverse scale.
Queste Linee Guida, che non fanno riferimento a uno specifico paesaggio, suggeriscono alcuni criteri di
carattere generale, per una progettazione di interventi di modifica di fabbricati rurali esistenti e di costruzione
di nuovi volumi, che sia appropriata dal punto di vista paesaggistico.
Il rapporto di ogni intervento con il contesto paesaggistico: insediamento e territorio aperto
Il primo, fondamentale criterio, richiede che, per intervenire anche su un singolo edificio rurale o porzioni
di esso, si conosca e si tenga conto dei caratteri del sistema di paesaggio in cui esso si inserisce: intero insediamento e spazio aperto (agricolo, boscato, ecc.). Così è anche nel caso dell’aggiunta di una nuova costruzione,
di qualsiasi dimensione e funzione essa sia.
In ambedue i casi è necessario capire e rispettare le regole di aggregazione storica dell’intero nucleo rurale,
i rapporti dimensionali, funzionali, visivi e simbolici tra i fabbricati, le modalità di relazione che l’insediamento
ha instaurato con lo spazio aperto agricolo e/o boscato, più o meno trasformato di recente.
È importante che il progetto e la realizzazione si pongano in un atteggiamento di dialogo e non di semplice
sovrapposizione ai luoghi: questi non sono un foglio bianco, privo di caratteristiche specifiche.
Un atteggiamento di rispetto per i caratteri paesaggistici dei luoghi richiede di evitare soluzioni di introduzione acritica di modelli estranei ai caratteri dei luoghi, come l’utilizzo di strutture, tecnologie e materiali
della prefabbricazione pensata per generici spazi produttivi urbani, oppure soluzioni importate da altre aree
geografiche e culturali, come l’uso di modelli architettonici montani in aree di pianura o di mare, oppure soluzioni derivate dalla ripresa di modelli figurativi astratti come il “ranch americano”, la “casa araba”, la “villa
veneta”, lo “chalet montano”, ecc.
D’altra parte, occorre evitare di proporre forme, materiali e tecniche costruttive del passato (mimetismo) o di
fare appello genericamente alla “tradizione locale”, non supportata da riferimenti concreti a soluzioni adottate nel
contesto del luogo di intervento alle varie scale (vasto, intermedio, ravvicinato), da documentare almeno con immagini fotografiche. È opportuno, invece, tener conto delle specificità delle soluzioni architettoniche, materiche e
costruttive riconoscibili come specifiche dei luoghi ossia caratterizzanti e consolidate, sia storiche sia contemporanee.
La finalità e’ quella di mantenere, o contribuire a creare, se non c’è, una coerenza paesaggistica complessiva
degli insediamenti e dei luoghi, evitando la formazione di una serie di forme, di materiali, di colori diversi,
giustapposti e privi fra loro di riferimenti, con esiti di generale disordine paesaggistico.
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Criteri di scelta
Si possono enunciare due principi base da tenere presenti prima di effettuare qualsiasi scelta di intevento
nel paesaggio:
– meglio recuperare che costruire ex-novo: è sempre preferibile il riutilizzo di volumi esistenti e il recupero
di superfici utili in strutture già esistenti, addizioni senza o con limitate aggiunte, prima di realizzare nuove
costruzioni;
– meglio soluzioni reversibili: è preferibile realizzare piccole strutture prefabbricate smontabili e spostabili
usando materiali contemporanei in linea con i caratteri compositivi del luogo, piuttosto che costruire strutture
fisse e irreversibili usando materiali della tradizione con risultati di mimetismo.
Il progetto deve comunque adottare una prospettiva di medio-lungo termine, prevedendo la possibilità di
completa rimozione degli impianti e di riqualificazione complessiva del luogo in caso di cessazione della loro
funzionalità.
3.2. Fabbricati rurali esistenti: criteri di riuso e recupero
Criteri generali
Dal punto di vista paesaggistico, il riuso e il recupero non sono solamente azioni tecniche di rimessa in
funzione o di adeguamento di un edificio a nuove funzioni o prestazioni: esse influiscono anche sui caratteri
architettonici dell’edificio, recente o storico, possono contribuire al mantenimento o allo stravolgimento dei
suoi caratteri compositivi e, dunque, avere effetti paesaggistici.
Nel caso di manufatti storici, inoltre, l’intervento influisce sulla permanenza dei caratteri storici e di antichità: il loro valore di documento sta, infatti, nel conservare in modo evidente le tracce delle motivazioni di
ordine geografico, ambientale, agronomico, sociale, culturale, simbolico, che hanno spinto i loro costruttori alla
scelta di una determinata collocazione nel territorio e nell’insediamento, alla preferenza di una specifica tecnica
costruttiva, all’assunzione di una organizzazione funzionale e formale, alla selezione dei materiali impiegati
per la loro realizzazione, ecc.
Si danno qui di seguito alcuni criteri generali per il progetto di intervento, sia che esso coinvolga un intero
edificio, sia che riguardi parti di esso (una sola ala, un piano, ecc.) o suoi elementi (infissi, coperture, ecc.), sia
che coinvolga finiture e arredi esterni (pavimentazioni, recinzioni, vegetazione, ecc.).
Le indicazioni riguardano solo gli aspetti che influiscono sui caratteri del paesaggio. Si rimanda alla vastissima
letteratura esistente per quanto riguarda criteri, metodi e esemplificazioni relativi agli interventi e alle tecniche
di conservazione e adeguamento strutturale, materico, funzionale, prestazionale, distributivo, che riguardano
fondamentalmente l’interno degli edifici.
Rispettare il rapporto esistente tra gli spazi aperti (strade, slarghi, orti, ecc.) e il costruito che caratterizza
l’insediamento nel suo insieme, il suo rapporto con il contesto, il singolo edificio.
Favorire la manutenzione e l’integrazione puntuale, piuttosto che la sostituzione completa di parti o della
totalità della costruzione.
Rispettare l’unicità di ogni costruzione, studiando e valorizzando la ricchezza delle sue specificità, acquisite
nel tempo ed evitando trasformazioni motivate da volontà di adeguamento a modelli tipologici o costruttivi
astratti (anche se dettati da studi rigorosi dei caratteri dell’area paesaggistica a cui appartengono) o da volontà
di eliminazione della stratificazione storica degli interventi nel tempo.
Rispettare i caratteri compositivi che caratterizzano l’edificio, studiando e proponendo soluzioni che mantengano una unitarietà e coerenza compositiva, anche se l’intervento riguarda solo parti o elementi (facciata,
tetto, solai, ali, ecc.).
Mantenere leggibili le funzioni per le quali il manufatto è stato costruito e trasformato storicamente, che hanno
contribuito a determinare i suoi caratteri localizzativi, architettonici, la scelta e il trattamento dei materiali, gli
elementi di dettaglio, anche in caso di cambiamenti d’uso.
Rispettare la sobrietà e l’essenzialità, caratteristiche, in genere, delle costruzioni rurali, evitando soluzioni
e aggiunte che intendono arricchire e decorare, ma che non appartengono alla storia e alla cultura dei luoghi o
dei tipi edilizi locali.
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Criteri compositivi
Alcuni criteri, condivisi da gran parte dei manuali sul riuso e il recupero degli edifici rurali, riguardano il dettaglio compositivo degli interventi sui caratteri esterni e visibili dei manufatti e hanno degli effetti paesaggistici.
Si elencano i principali, come una lista aperta:
– mantenere l’orientamento e l’esposizione dell’edificio;
– rispettare il rapporto con la strada (di continuità nel caso di cortina edilizia o di affaccio) e/o con gli spazi
aperti (aie, orti, spiazzi, ingressi, ecc.);
– mantenere il rapporto tra pieni e vuoti sulle facciate;
– evitare ampliamenti e sopraelevazioni parziali di una struttura unitaria;
– mantenere la distinzione degli accessi a più livelli, se presente;
– preferire inserimenti di scale e collegamenti all’interno della struttura;
– evitare l’inserimento di ballatoi, terrazzi, porticati, pensiline, se già non fanno parte delle tipologie storiche
del luogo;
– mantenere le stesse pendenze del tetto, anche in caso di ampliamenti;
– evitare l’aumento degli sporti di gronda;
– mantenere i dettagli costruttivi, funzionali e decorativi;
– evitare l’aggiunta di nuovi provenienti da aree culturali profondamente diverse; ecc.
Il recupero dei nuclei rurali rispetta collocazione, colori e forme
dell’edilizia tradizionale, inserendosi con armonia nel paesaggio
ragusano
Fonte: foto di PB
Intervenire negli spazi storici
Riqualificare lo spazio delle
infrastrutture
Sistemare lo spazio rurale
Fonte: Culturalp, Piemonte, 2005
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Mettere in relazione costruito
e spazio aperto
L’insieme dei fabbricati tradizionali mantiene una colorazione uniforme e un’omogeneità delle pendenze dei tetti
Fonte: foto di PB
Il tetto è stato rifatto riutilizzando le travi preesistenti, ma la copertura è stata rivestita con tegole marsigliesi, non appartenenti
ai caratteri delle cascine storiche lombarde
Fonte: foto di PB
L’apertura del portale ha alterato la scansione di facciata e ha
eliminato due antiche finestre
Fonte: foto di PB
La pendenza del completamento del tetto si uniforma a quella esistente, ma è stata utilizzata una copertura in materiale metallico
Fonte: foto di PB
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Esempi di recupero e innovazione in fabbricati agricoli esistenti
Sono presentati alcuni esempi di aziende che hanno integrato
nuove attività (quali agriturismo, vendita diretta, ecc.) e
tecnologia innovative (robot di mungitura, essiccatrici, ecc.)
in edifici esistenti, mantenendo la leggibilità del complesso
storico e della relazione del singolo fabbricati con il contesto.
Hanno saputo tradurre la conservazione del paesaggio e dei
manufatti in una risorsa economica.
Le schede descrivono sinteticamente le produzioni aziendali
e le attività in corso, l’evoluzione storica dei fabbricati; illustrano il rapporto del nucleo edificato con il paesaggio di
riferimento, a diversa scala (vasta, intermedia, ravvicinata),
attraverso numerose foto ed elaborazioni grafiche.
Nel libro:
Azienda cerealicolo–zootecnica nella pianura lombarda
Nel Cd rom:
Azienda zootecnica e maneggio sulle Alpi Altoatesine
Azienda viticola e maneggio sulle Colline del Chianti
Olivicoltura, allevamento e agriturismo sulle Colline Umbre
Azienda cerealicolo-zootecnica sulle Murge Materane
Agriturismo e azienda frutticola nella Valle dei Margi in
Sicilia
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Azienda cerealicolo-zootecnica nella pianura lombarda
Cascina Femegro, Zibido San Giacomo, MI
La cascina Femegro è una cascina a doppia corte quadrangolare il cui primo nucleo è costituito da un fortilizio medievale con quattro torri angolari inserite nel profilo murario, arricchito di elementi decorativi nel
Quattrocento: è stata ampliata nel corso del Settecento e dell’Ottocento da una seconda corte quadrangolare
produttiva adiacente alla prima e dalla corte dei salariati, esterna e staccata dalle prime due.
Campi bonificati e dissodati intorno al nucleo edificato sono attestati fin dall’Alto Medioevo, ma è a seguito della costruzione del Naviglio Grande (fine Duecento) che si verifica l’incremento della rete irrigua
e l’aumento delle colture irrigue, come le risaie stabili e a vicenda, destinate ad espandersi sempre più nel
Settecento insieme agli aratori, ai prati adacquatori e ai prati marcitori.
Oggi la cascina Femegro produce riso, mais, frumento su quegli appezzamenti suddivisi dal reticolo irriguo e stradale già tracciato nel Catasto Teresiano, ne mantiene in esercizio le rogge e i relativi manufatti
idraulici e ne rinnova periodicamente la vegetazione ripariale. Le vecchie stalle sono state dotate del robot
di mungitura, integrato nei fabbricati storici; le nuove stalle e l’essicatoio dei cereali sono stati collocati
esternamente alle corti storiche, con disposizione parallela ai fabbricati esistenti. La vendita diretta dei
prodotti aziendali ha trovato posto in un locale con soffitto a volte all’ingresso della corte, mentre l’attività
didattica nella ex stalla dei vitelli recuperata.
La cascina è inserita anche all’interno di un circuito ciclopedonale realizzato dal comune di Zibido San
Giacomo per la valorizzazione del paesaggio agrario irriguo, che tocca i nuclei storici, le cascine e le pievi,
costeggiando campi coltivati e canali (progetto «Camminando sull’acqua»).
Il paesaggio ha mantenuto l’uso agricolo, la struttura dei campi, le strade di accesso, i filari: alcune marcite sono
state trasformate in risaie, ma la permanenza della forma e della dimensione delle parcelle è ancora leggibile.
Ogni intervento di recupero e di miglioramento delle tecniche agricole è stato contraddistinto da un’attenta
lettura dell’esistente e dall’ottimizzazione delle risorse di spazi e di materiali presenti: i proprietari hanno
avuto la sensibilità di introdurre le innovazioni nella coltivazione, raccolta, essiccazione e stoccaggio dei
cereali senza modificare la struttura dei campi e salvaguardando le permanenze di manufatti minori quali le
vasche abbeveratoie, le pietre da pila; hanno saputo mantenere le tradizionali produzioni foraggere e hanno
potenziato l’allevamento introducendo negli edifici, anche storici, le tecnologie più avanzate della mungitura.
Tutti i componenti della famiglia si adoperano per il miglioramento dell’azienda agricola e per la valorizzazione della cascina, nella consapevolezza che il mantenimento non solo delle grandi strutture edilizie
e agricole, ma anche dei piccoli manufatti rurali (quali i ponticanali, le chiuse, le sponde degli incroci
idraulici, i mulini, gli abbeveratoi, fino ai singoli mattoni) sono parte di un sistema costruito nel tempo,
mantenuto fino ad oggi dai nostri predecessori, pertanto degno di grande rispetto; nella consapevolezza
che il recupero e il riutilizzo dei materiali già usati permette dapprima un risparmio economico e quindi un
utilizzo sostenibile delle risorse.
Fonti
Belotti A., 2002, Terre di Zibido San Giacomo, Grafo Edizioni, Brescia.
Branduini P., 2007, «Paesaggio e agricoltura. La manutenzione del paesaggio agrario e l’innovazione in
agricoltura», in Vallerini L. (a cura di), Piano Progetto Paesaggio, Pacini Editore, Pisa, p. 160.
Camminando sull’acqua (http://www.comune.zibidosangiacomo.mi.it/territorio/camminando_sull_acqua/
index.html).
Colloquio con il proprietario
Ricci C., 2004, Le fortificazioni del Basso milanese, Parco Agricolo Sud Milano, Milano.
Vallerini L., 2007, a cura di, Piano Progetto Paesaggio, Pacini Editore, Pisa, p. 160.
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Contesto a vasta scala: si mette in evidenza il rapporto con gli insediamenti urbani (la città di Milano e gli altri centri urbani),
con le grandi infrastrutture viarie e idriche (Naviglio Grande e Pavese, tangenziale di Milano, fiume Ticino)
Fonte: da Google Earth©
Contesto a scala intermedia: si legge il rapporto con l’insediamento urbano più vicino, Zibido San Giacomo e con gli altri centri
urbani, il rapporto della cascina con l’insediamento, la maglia dei campi, la distribuzione della vegetazione
Fonte: estratto Bing Maps©, rielaborazione di PB
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Contesto ravvicinato: si legge il rapporto dimensionale della cascina con suoi campi, le colture e la vegetazione ripariale. Si nota
come lo spazio occupato dal complesso della cascina, nonostante le espansioni recenti, resti proporzionato alle dimensioni dei
campi (è circa la metà del campo a sud)
Fonte: estratto Bing Maps©, rielaborazione di PB
Contesto ravvicinato: il sistema degli edifici. Sia le nuove costruzioni (stalla e tettoia in rosso) sia gli spazi aperti per lo stoccaggio
(silos orizzontali e balle di fieno in giallo) rispettano gli allineamenti del nucleo storico esistente (in viola): l’area del pascolo per
le bovine (in arancione) si pone su uno dei margini della porzione di territorio occupato dalla cascina, chiuso da cortine di siepi
informali miste (puntinato verde)
Fonte: estratto foto tratta da Street view©, rielaborazione di PB
L’arrivo alla cascina è segnato da un doppio filare di carpini piramidali di recente piantumazione che si raccordano con la verticalità dei silos cremaschi. Questi pur costituendo un’emergenza visiva nel complesso della cascina e una sproporzione rispetto al
profilo del nucleo quattro e settecentesco, sono ormai storicizzati e si integrano con il contesto anche perché ricoperti di vegetazione
Fonte: estratto foto tratta da Street view©
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La stalla nuova (tratteggiata) non eccede in altezza il profilo dei fabbricati esistenti e lascia emergere la struttura fortilizia a
quattro torri del nucleo storico; i vecchi silos cremaschi (freccia rossa) non superano l’altezza dei corpi a torre; la vegetazione su
questo fronte viene mantenuta bassa per non occultare la percezione del complesso fortificato
Fonte: foto di AL
L’ingresso della cascina: il primo locale
a destra del portale, ex deposito, è stato
adibito alla vendita diretta dei prodotti
dell’azienda per la facilità di accesso
Fonte: foto di PB
Le siepi che delimitano la corte dei salariati, ancora adibita a residenza seppur non
più legata all’attività agricola, sono condotte in modo formale, distinguendosi da
quelle informali che costeggiano la roggia
Fonte: foto di PB e AL
La corte del Quattrocento mantiene la leggibilità della stratificazione storica data dalle diverse forme di aperture che rimandano agli usi degli spazi interni
Fonte: foto di AL
La pietra che conteneva i pestelli nella pila da riso, non più
utilizzata perché sostituita da una pilatrice meccanica, è stata
recuperata e posta al centro dell’aia
Fonte: foto di PB
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Nel locale mungitura, indicato dalla freccia e adiacente alle stalle per i vitelli, è stato inserito il robot per la mungitura, integrato
in una porzione della stalla delle bovine
Fonte: foto di PB
Le esigenze dell’agricoltura moderna sono state integrate nei fabbricati esistenti senza realizzare nuove tettoie: a sinistra la
rimessa della trebbiatrice e il silos per il riso. L’essicatoio dei cereali, per la sua notevole altezza ha comportato il rialzo di una
porzione della copertura, ma l’inserimento è stato attuato mantenendo le pendenze dei tetti adiacenti, non superando il profilo
delle torri e recuperando travi e coppi esistenti
Fonte: foto di PB
La ex scuderia (a sinistra) ora adibita ad aula didattica e sala per eventi: nell’adeguamento alla nuova funzione si sono messi in
luce particolari architettonici di qualità (il contorno delle volte in mattoni) ma si sono persi alcuni dettagli caratteristici del locale
come le mangiatoie e le divisioni del pavimento
Fonte: foto di PB e AL
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Il mulino della cascina Femegro è stato recuperato nelle sue
componenti e nei meccanismi di funzionamento; allo stesso
modo tutte le pietre trovate nei campi vengono conservate per
essere reimpiegate in caso di riparazioni o sostituzioni di parti
danneggiate degli edifici
Fonte: foto di PB
Stalle dei maiali: gli edifici sono stati costruiti rispettando la
morfologia e le altezze dei fabbricati esistenti, anche se con
l’utilizzo di materiali contemporanei (lamiere grecate ed elementi prefabbricati in calcestruzzo) che generano contrasto
con la parte storica della cascina
Fonte: foto di AL
Marcite nei pressi della cascina Femegro: sulla sinistra il canale principlae alberato, sulla destra un canale colatore che
riceve le acque degli scoli del campo coltivato e marcita. Esse
costituiscono una permanenza secolare, attestata nel catasto
Lombardo-Veneto (1865)
Fonte: foto di PB
La vasca dei liquami, parzialmente interrata, costituisce un
buon esempio di inserimento paesaggistico di nuovo fabbricato agricolo. La vegetazione sui lati contribuisce a mascherare
la vasca. L’eventuale utilizzo di alberature o siepi di mascheratura è consigliabile lungo tutta la lunghezza del campo coltivato e non solo per la lunghezza della vasca
Fonte: foto di AL
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3.3. Criteri di inserimento di nuove costruzioni agricole
Le nuove costruzioni costituiscono una modificazione del paesaggio spesso consistente. Esse sono da progettare con la finalità di non diminuire la qualità dei luoghi, ma, per quanto possibile, migliorarla, pur senza
rinunciare alle necessarie innovazioni prestazionali, tecniche e architettoniche. Occorre, pertanto, realizzare
interventi in modo che siano appropriati ai caratteri del paesaggio in cui si collocano. Le scelte vanno studiate
e verificate alle diverse scale (vasta, intermedia, ravvicinata), tenendo conto dei caratteri specifici e consolidati
dei luoghi, storici o contemporanei. Un intervento che fin da principio ipotizzi opere di mitigazione rinuncia
programmaticamente a cercare soluzioni innovative appropriate, sia di collocazione nel paesaggio, sia di caratteri architettonici.
Peraltro, l’integrazione delle nuove costruzioni agricole non consiste nella loro occultazione o nell’imitazione di elementi tradizionali né si limita ad una corretta finitura esteriore: l’obiettivo è di ottenere un disegno
funzionale e moderno adatto alle caratteristiche dei luoghi a partire dalla conoscenza dei modelli propri dell’edificazione locale nella storia.
Coerenza con la normativa di settore agricolo
Prima della redazione di un progetto di nuovo edificio agricolo è indispensabile conoscere i quadri normativi
di riferimento comunitario, statale e regionale in materia sia agricola sia urbanistica sia igienica.
Si ricordano pertanto:
– gli strumenti di politica agricola comunitaria, regionale e provinciale a sostegno e ad indirizzo dell’agricoltura
e le indicazioni che forniscono per la concessione di contributi: Piani di Sviluppo Rurale Regionali, Piani
Locali di Sviluppo Rurale, Gruppi di Azione Locale e relativi programmi Leader, ecc;
– le normative vigenti e in corso di approvazione in materia di agricoltura e zootecnia biologica e di benessere
degli animali d’allevamento (Reg. CE 1804/99);
– le normative vigenti e in corso di approvazione a livello nazionale e regionale in materia di gestione e trattamento dei reflui;
– la normativa inerente gli adempimenti in merito alla valutazione di impatto ambientale di insediamenti
zootecnici;
– la normativa inerente la certificazione ambientale a livello comunitario e la sua attuazione a livello nazionale;
– i disciplinari delle certificazioni di qualità per le produzioni di latte e carne.
In ogni caso è opportuno che gli edifici per il ricovero degli animali oppure gli impianti per l’essicazione
dei cereali siano collocati lontani da residenze, e comunque nel rispetto della normativa in materia di salute,
benessere e sicurezza.
Il nuovo edificio agricolo: localizzazione
La localizzazione nel contesto vasto e intermedio
Il principio fondamentale per collocare una nuova costruzione agricola produttiva, ma anche residenziale, in
coerenza con i “sistemi di paesaggio” esistenti ed evitare effetti di «intrusione, suddivisione, frammentazione,
riduzione, eliminazione delle relazioni visive, storico culturali, simboliche» (Dpcm. 12/12/2005, Allegato Tecnico, Nota 8)1, significa, per esempio, che in un territorio caratterizzato da insediamenti rurali storici di matrice
mezzadrile, distribuiti regolarmente sul territorio, costruiti sulla cima di colline, è opportuno realizzare nuovi
volumi solo in aderenza agli insediamenti esistenti e non isolati: se isolati, infatti, essi andrebbero a formare un
1
È utile riportare qui le definizioni e le esemplificazioni dell’Allegato Tecnico del Dpcm., nota 8: «Intrusione (inserimento in un
sistema paesaggistico di elementi estranei ed incongrui ai sui caratteri peculiari compositivi, percettivi o simbolici, per es. capannone
industriale in un’area agricola o in un insediamento storico).
Suddivisione (per esempio, nuova viabilità che attraversa un sistema agricolo, o un insediamento urbano o sparso, separandone le parti).
Frammentazione (per esempio, progressivo inserimento di elementi estranei in un’area agricola, dividendola in parti non più comunicanti).
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nuovo insediamento che costituirebbe un’intrusione e, sommato ad altri, una frammentazione del carattere di
quel luogo, dal punto di vista paesaggistico (sistema di relazioni campo-insediamento).
I nuovi volumi dovranno avere rapporti dimensionali tali da rispettare le regole di aggregazione dei nuclei
già esistenti e le relazioni funzionali, storiche, visive, simboliche che tra di essi si sono determinate: per esempio, la centralità e la predominanza visiva e simbolica dell’edificio residenziale principale nell’insediamento
mezzadrile di gran parte delle aree del Centro Italia richiedono che i nuovi volumi non siano troppo alti o troppo
lunghi, tali da soverchiarlo visivamente e simbolicamente.
Nel caso di una nuova costruzione non in aderenza a insediamenti esistenti, è bene, comunque, che sia
collocata in modo coerente con gli orientamenti e gli allineamenti prevalenti che strutturano la morfologia del
paesaggio agrario, alle varie scale.
Schemi di inserimento corretto o scorretto di manufatti rurali nel paesaggio
Fonte: Pays MED
Riduzione (progressiva diminuzione, eliminazione, alterazione, sostituzione di parti o elementi strutturanti di un sistema, per esempio
di una rete di canalizzazioni agricole, di edifici storici in un nucleo di edilizia rurale)
Eliminazione progressiva delle relazioni visive, storico-culturali, simboliche di elementi con il contesto paesaggistico e con l’area e
altri elementi del sistema
Concentrazione (eccessiva densità di interventi a particolare incidenza paesaggistica in un ambito territoriale ristretto);
Interruzione di processi ecologici e ambientali di scala vasta o di scala locale
Destrutturazione (quando si interviene sulla struttura di un sistema paesaggistico alterandola per frammentazione, riduzione degli
elementi costitutivi, eliminazione di relazioni strutturali, percettive o simboliche)
Deconnotazione (quando si interviene su un sistema paesaggistico alterando i caratteri degli elementi costitutivi)».
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Nella scelta della collocazione di un nuovo edificio
agricolo è importante verificare che esso non sembri
“alla deriva” nel paesaggio, ma si ancori agli elementi esistenti quali, topogra-fia, insediamenti, masse vegetali, corsi d’acqua, vie di comunicazione
Fonte: Caue Loire Atlantique, 2003
La localizzazione nel contesto ravvicinato
È opportuno realizzare il nuovo edificio in coerenza con i caratteri dell’intero insediamento (impianto organizzativo, particolari costruttivi, colore, materiale, ecc.), espressi sia dalla sua tipologia, sia dalla sua specificità
e unicità. È pertanto opportuno, in genere:
– adattare la nuova costruzione all’orografia del terreno, evitando riporti di terra e sbancamenti;
– rispettare le direzioni dominanti dell’impianto morfologico dell’insediamento;
– non alterare le geometrie di copertura (pendenze dei tetti, raccordo tra i tetti di edifici adiacenti, continuità
delle coperture);
– rispettare i rapporti dimensionali tra i volumi esistenti; considerare i rapporti tra pieni e vuoti delle facciate;
– valutare il rapporto con i materiali, le tecniche edilizie e i colori dell’intero insediamento.
Per quanto riguarda la percezione in relazione alla morfologia del terreno: la collocazione sul crinale è quella
più esposta e più visibile, in particolare le facciate dell’edificio; la posizione a mezzacosta consente un’integrazione con i colori dello sfondo costituito dal versante e risulta meno visibile sia dall’alto sia dal basso; la
collocazione sul fondovalle è la più visibile dall’alto, in particolare la copertura. La collocazione del fabbricato
deve rispettare anche gli allineamenti dei fabbricati con le strade locali.
Non si entra qui nel merito delle indicazioni che riguardano la qualità prestazionale del nuovo edificio, né
in sé né in rapporto con gli altri edifici (collocazione e disposizione attenta all’esposizione, alla ventilazione,
alla vegetazione, all’acqua, all’organizzazione degli spazi esterni di pertinenza e di prossimità, all’accessibilità,
ecc.). Non si trattano neppure i criteri di localizzazione legati all’opportunità di evitare inutile consumo di suolo
agricolo produttivo e di terreni fertili. Si tenga comunque presente che nel caso di integrazione/completamento
di aziende esistenti, il progetto deve prendere in considerazione anche gli impianti esistenti, sviluppando una
proposta organica e unitaria che tenga conto del nuovo e dell’esistente, non tralasciando le opportunità di razionalizzazione generale delle attività per un migliore inserimento paesaggistico di quanto già è esistente. Gli
obiettivi di razionalizzazione potrebbero comportare l’eliminazione di alcuni manufatti e l’accorpamento di
quelli necessari in progetti di nuova concezione.
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Buone e cattive pratiche di intervento nella collocazione degli edifici sul versante
Fonte: Mibac, Sardegna, 2007
Indicazioni di aderenza al paesaggio, con prevalenza di corpi bassi, ad un unico piano, disposti secondo le pendenze del terreno, a
corpi sfalsati
Fonte: Mibac, Sardegna, 2007
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Indicazioni sulla collocazione dell’insediamento rurale: esempio di inserimento paesaggistico con caratteri di non invasività
Fonte: Mibac, 2007
Il nuovo edificio o insediamento è preferibile si disponga parallelamente
alle curve di livello piuttosto che perpendicolarmente
Fonte: CAUE Loire Atlantique, 2003
La collocazione di un edificio agricolo
dipende, fra gli altri fattori, anche dai
venti dominanti che consentono un’adeguata ventilazione naturale
Fonte: CAUE Loire Atlantique, 2003
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Meglio non “camuffare” l’edificio dietro la vegetazione, ma “agganciarlo” ai caratteri del paesaggio
Fonte: Ministère de la Région Wallonne, 2001
Adattarsi alle curve di livello esistenti consente di minimizzare
scavi e riporti di terreno
Fonte: CAUE du Cantal
Esempio di criteri di scelta della collocazione di un nuovo edificio in un sito non costruito: stato attuale e progetto. I punti forti della
scelta sono la collocazione dell’edificio secondo le curve di livello e in aderenza con strada e masse vegetali esistenti, la colorazione
dell’edificio in relazione al fondale vegetale, la costruzione di nuove quinte vegetali
Fonte: CAUE Morbihan, 2002
Nuova costruzione in continuità con gli edifici esistenti
Fonte: CAUE du Cantal
Nuove costruzioni che si aggiungono secondo le regole dell’impianto organizzativo esistente
Fonte: CAUE Loire Atlantique, 2003
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Esempio di scelta della collocazione e dell’orientamento di un edificio in un insediamento esistente: stato attuale e progetto. I punti forti
della scelta sono il mantenimento della direzione dei colmi dei tetti, l’orientamento degli edifici e la struttura quadrata del lotto, sottolineata da filari a margine dei campi. L’edificio è stato addossato ad una massa lineare boscata esistente anche per essere protetto dal vento
Fonte: Caue Morbihan, 2002
La collocazione della stalla su crinale o
controcrinale è da evitare perché risulta
molto visibile e solitamente non rispecchia le giaciture tradizionali lungo le
curve di livello
Fonte: foto di PB
Il nuovo edificio agricolo: caratteri compositivi
Volumi
Nella concezione di un nuovo edificio la semplice risposta funzionale alle esigenze agricole genera spesso la
giustapposizione di nuovi volumi a quelli esistenti, senza un disegno architettonico complessivo dell’insediamento
e male inseriti nel paesaggio: le dimensioni del nuovo edificio, come i suoi materiali o le sue aperture, sono da
mettere in relazione sia con il resto dell’insediamento, sia con gli elementi agricoli e vegetali che ne costituiscono il contesto intermedio, sia con gli altri insediamenti e il paesaggio, che ne costituiscono il contesto vasto.
Le dimensioni principali (altezza, lunghezza, larghezza, pendenza del tetto) hanno una consistente incidenza
sulla percezione dell’edificio e del suo rapporto con gli altri edifici.
Le soluzioni semplici, con edifici non troppo larghi e alti e con altezze variate in corrispondenza di funzioni
diverse, permettono di comprendere la loro funzione agricola e si inseriscono in genere in modo appropriato
nell’insediamento e nel contesto intermedio e vasto. Viceversa, edifici molto lunghi o larghi, oltre ad essere
spesso difficili da ventilare e non facilmente riutilizzabili nel tempo, richiamano spesso modelli propri dei capannoni industriali o commerciali. Gli impianti aperti sui lati hanno un impatto visivo minore.
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I principali fattori morfologici che contribuiscono all’integrazione nel paesaggio dei progetti di edifici
agricoli sono:
– la composizione d’insieme: il rapporto con gli altri edifici;
– la volumetria dell’edificio: essa è determinata dalla distanza della visione , dalla scala del paesaggio;
– la pendenza del tetto: dipende dalle caratteristiche climatiche regionali, determinate da esigenze interne di
ventilazione ed esterne di discesa della pioggia o della neve. In generale, pendenze basse delle falde favoriscono il senso di connessione al suolo e di contestualizzazione , mentre pendenze accentuate favoriscono
la sensazione di emergenza dell’edificio e di distacco dell’edificio dal contesto;
– il sistema costruttivo dell’edificio: determinato dai materiali e dalle modalità di costruzione e assemblaggio;
– il trattamento cromatico: determinato dal colore dei materiali, delle strutture e dalla loro finitura.
L’inclinazione del tetto accentua il carattere “dinamico” dell’edificio o lo schiaccia a terra; la copertura è meno visibile
da un luogo pianeggiante, mentre è sempre percepibile da luoghi sopraelevati
Una massa vegetale consente di addossarvi un edificio: il tetto ad una falda unica è
adatto ad edifici di modeste dimensioni;
un porticato o una tettoia può controbilanciare il volume dell’edificio; la linea
di colmo lungo l’asse maggiore equilibra
il volume complessivo; su un terreno in
pendenza il prolungamento di un versante
favorisce l’attacco al suolo di un edificio
ampio e limita l’altezza del muro di facciata percepibile da valle
L’effetto di massa compatta generato da
un volume poco equilibrato può essere
interrotto dalla scansione ritmica delle
partizioni verticali oppure dal cambio di
materiale (opaco/trasparente) o da un albero ad alto fusto
La divisione orizzontale della facciata in
due parti più o meno uguali, l’abbassamento e il cambio di rivestimento alterano
l’armonia dell’edificio
La simmetria delle aperture favorisce l’equilibrio della facciata; la ripetizione di
aperture identiche consente di ritmare la
facciata; le aperture orizzontali sono invece difficili da comporre su edifici di ampie dimensioni
La copertura è visibile generalmente da
lon-tano, accentuata dai riflessi delle parti metal-liche dei lucernari. Limitarne il
numero e studiare le loro ripartizione
permette di ridurre l’eccesso di caldo,
di migliorare il comfort interno e evitare
l’effetto “gruviera”
Fonte: Caue Loire Atlantique, 2003
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La collocazione dell’edificio è perpendicolare all’insediamento, la linea di colmo
del tetto non supera quella degli edifici
vicini, ma la lunghezza è eccessiva
Fonte: foto di PB
Il tetto del nuovo edificio non ha né la
stessa altezza né la stessa pendenza di
quello esistente
Fonte: foto di PB
Il sistema costruttivo partecipa alla scrittura dell’edificio poiché le funzioni determinano le altezze. Inoltre edifici di altezze
diverse, corrispondenti a diversi tipi di
occupazione e di funzione riducono il volume complessivo
Fonte: CAUE Morbihan, 2002
L’ampliamento di un fabbricato con capriata reticolare metallica che rispetta pendenze
e materiali della copertura esistente; la leggera diversità consente una distinzione dalla
parte originaria e una leggibilità del nuovo intervento; la struttura in ferro, attraverso
il nuovo materiale, denota la costruzione nuova e il rivestimento in mattoni integra la
nuova appendice con l’esistente
Fonte: foto di PB
Materiali, colori e dettagli costruttivi
Giustapposizione di volumi che impedisce
la percezione del vecchio edificio storico
e altera la percezione del profilo esterno
dell’insediamento
Fonte: foto di PB
La scelta dei materiali per i nuovi edifici produttivi avviene soprattutto in base a criteri tecnici (sostegno,
leggerezza, resistenza al fuoco, al gelo, fragilità, isolamento acustico, isolamento termico, facilità di realizzazione, ecc.), di durata (manutenzione, invecchiamento) ed economici (costi di realizzazione e di manutenzione),
che possono variare da luogo a luogo. Materiali, colori e dettagli costruttivi vanno scelti anche in relazione ai
materiali e ai colori utilizzati negli insediamenti dei contesti paesaggistici ravvicinato, intermedio e vasto. La
qualità della progettazione e della realizzazione di un nuovo edificio si legge anche nella cura del dettaglio e
nella qualità della messa in opera.
I colori e la loro combinazione contribuiscono a definire la percezione dell’edificio nel paesaggio, permettono di trasformarne o di ridurne l’impatto visivo, tanto da integrarlo in esso o da farlo dominare su di esso.
Molti fattori influiscono sul colore che un edificio di nuova costruzione può assumere, nella contemporaneità
e nel tempo: i materiali costruttivi e il loro trattamento superficiale, la qualità della superficie e la sua capacità
di riflettere la luce, la tonalità di colore delle superfici, la sua stabilità o la sua propensione ad acquisire una
patina di invecchiamento, ecc.
Il colore può essere usato per gerarchizzare gli elementi compositivi di un edificio, per esempio rendendone
evidente l’ingresso o attenuando la differenza tra le aperture con effetti di integrazione nell’insieme. Le tinte
uniche rendono omogeneo l’edificio, mentre la distinzione tra tetto e pareti accentua il volume; un tetto scuro
su pareti chiare ha come effetto visivo quello di rendere più bassa la costruzione. Una superficie rugosa assorbe
maggiormente la luce di una liscia e sembra più scura; mentre una superficie liscia o brillante è molto evidente,
sia da vicino sia da lontano.
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Il tetto è la parte che, in genere, è più visibile da lontano; un tetto scuro e opaco attira meno lo sguardo,
rispetto a quello realizzato con materiali con effetti di lucentezza. Se si utilizzano nuovi materiali, come la
lamiera, per i quali si possono scegliere diversi colori, è meglio utilizzare colori neutri e scuri (non brillanti).
Nella tradizione delle tecniche costruttive vi è una grande varità di materiali a fronte di soluzioni architettoniche simili in diverse località italiane, esito dell’adattamento degli edifici alle specifiche disponibilità locali
di materiali, capacità tecniche, ecc.
I volumi in tinte chiare sembrano più grandi e più vicini: è più facile attenuare l’impatto
degli edifici scegliendo tinte scure o dei grigi colorati
Fonte: CAUE Loire Atlantique, 2003
Le nuances delle tinte della vegetazione non
hanno nulla in comune con la monocromia
di una tinta metallica: il verde è un colore
difficilmente integrabile nel paesaggio
Fonte: Cue Loire Atlantique, 2003
Il bianco è un colore che risalta nella
campagna, specialmente se non è proprio dell’architettura locale; l’opacità e
lo scurirsi dovuto al tempo ne mitigano
l’impatto visivo
Fonte: foto di PB
Dissonanza tra nuovo edificio residenziale ed azienda agricola per l’uso di tonalità troppo accese
Fonte: foto di PB
Il nuovo edificio è esterno alla corte tradizionale e allineato parallelamente al filo
esterno del complesso, ma il colore non ne
richiama nessuno della corte tradizionale
né di quelli presenti nei dintorni
Fonte: foto di PB
Le ombre generate sulla facciata dalle
sporgenze del tetto possono alleggerire il
volume e renderlo più leggibile. Tutta-via
esse non devono essere troppo pro-nunciate ma rispettare l’architettura tradizionale
Fonte: Caue Loire Atlantique, 2003
Le grondaie non dovrebbero essere col-locate in modo casuale, ma accompa-gnare
il ritmo della facciata
Fonte: Caue Loire Atlantique, 2003
Edifici adiacenti è necessario che mantengano la stessa pendenza dei tetti
Fonte: foto di PB
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Forme proprie dell’industria utilizzate per
fabbricati agricoli e dissonanza di colori
Fonte: foto di PB
Tamponamenti con false aperture per richiamare la stalla tradizionale costituiscono un falso architettonico
Fonte: foto di PB
Tetto a “pagoda” avulso dal contesto
tradizionale
Fonte: foto di Franco Sangiorgi
3.4. L’intorno
La vegetazione e le recinzioni
La vegetazione contribuisce a organizzare lo spazio e la composizione architettonica di un insediamento
agricolo e a definirne il ruolo nel paesaggio a tutte le scale. Dal punto di vista paesaggistico, la vegetazione ha
un ruolo altrettanto importante di quello delle costruzioni nel caratterizzare il paesaggio, a volte persino più
importante.
Ha spesso funzione di segnalazione (un albero che segna un accesso o un incrocio), di punto di riferimento, di
decoro (un doppio filare di alberi sul viale di accesso all’azienda, una corona di cipressi attorno alla casa rurale,
una rete di filari che si diparte dalla casa ed entra nei campi, ecc.) e spesso ha anche una funzione produttiva o
ambientale (il consolidamento dei versanti attraverso la radice a fittone del cipresso).
Nel caso di ampliamenti o di aggiunta di nuove costruzioni o di aree attrezzate e di servizio, il tessuto vegetale esistente è opportuno che sia sviluppato o, se necessario, ricomposto nel disegno, anche per integrare
organicamente i nuovi volumi nel contesto (un gruppo di alberi vicino a grandi edifici ne mitiga il volume in
modo più efficace rispetto a siepi basse e lunghe): la vegetazione non deve mascherare o coprire, ma far parte
integrante del progetto.
È opportuno, come ormai noto, privilegiare specie autoctone o naturalizzate o comunque consolidate nei
caratteri paesaggistici specifici del luogo, evitando di inserire elementi formali e specie botaniche proprie
delle aree urbane: per esempio, le siepi basse, tagliate in forma regolaree di specie botaniche monospecifiche,
in genere utilizzate per i giardini di piccole residenze, costituiscono dei caratteri estranei al paesaggio rurale.
Le recinzioni dovrebbero essere limitate ai recinti degli animali e a orti o frutteti; è meglio che siano di forma
discreta e realizzate con materiali semplici ed uniformi.
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Nel progetto di ampliamento di un piccolo edificio rurale isolato
sono rilevati tutti gli elementi vege-tali e minerali dell’intorno e
viene rispettato il rap-porto del nuovo fabbricato con essi
Fonte: Parc naturel régional du Luberon, 2002
Le regole insediative della collina marchigiana prevedono che la
casa colonica sia al centro del suo podere, misto di campi di seminativi, di colture arboree, a prato e a bosco: l’edificio o il gruppo
di edifici sono accompagnati da vegetazione arborea in una sorta di protezione e riparo. Anche le nuove costruzioni agricole (in
primo piano sulla destra) rispettano questa modalità insediativa
Fonte: foto di PB
Il rilievo e la lettura della vegetazione esistente è importante: un’opportuna disposizione consente di “attaccare” visivamente l’edificio
al terreno, di attenuare l’impatto dei volumi e di proteggersi dal vento (primi due disegni a sinistra); le masse boscate permettono di
spezzare l’impatto visivo di edifici troppo lunghi (secondi due disegni a destra)
Fonte: CAUE Loire Atlantique, 2003
Valorizzare l’ingresso dell’azienda con una siepe ben potata
Fonte: foto di PB
Rendere percorribili i sentieri
che conducono ai campi coltivati e i manufatti che li accompagnano: esempio di terrazzamenti
sostenuti da muri a secco e percorsi inerbiti
Fonte: foto di PB
Segnare l’ingresso da un doppio filare di alberi quando questa
sia parte delle tradizioni locali
Fonte: foto di PB
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Gli spazi di circolazione e di stoccaggio
È importante che anche gli spazi interni ed esterni all’azienda siano oggetto di attenzione, in particolare gli
spazi per la circolazione, lo stoccaggio e la sosta, da definire, delimitare, organizzare, arredare e, nel tempo,
mantenere in ordine.
È in genere preferibile accompagnare con la vegetazione o collocare in posizioni non dominanti le strutture
di stoccaggio. I silos isolati o a gruppi hanno spesso un’altezza emergente rispetto al profilo dell’insediamento
agricolo: una colorazione neutra, scura e opaca consente loro di non emergere visivamente in modo predominante rispetto al resto delle costruzioni.
È bene evitare se possibile l’uso di teloni in materiale sintetico, di costruzioni con coperture a cupola e in
colori molto difformi da quelli delle terre e della vegetazione (come il bianco).
Gli attrezzi agricoli inutilizzati, i depositi dei rifiuti o i silos orizzontali per lo stoccaggio dei reflui possono
essere collocati in posizioni riparate alla vista, in avvallamenti del terreno o fosse, eventualmente nascosti da
una cortina arborea compatta, in modo tale che non interferiscano con le viste principali dell’azienda o che non
prevalgano sul resto.
Gli spazi di circolazione e di collegamento tra gli edifici devono privilegiare pavimentazioni permeabili
(terra battuta, ghiaia, ecc.) limitando le superfici impermeabili (cemento, asfalto, ecc.) ai percorsi strettamente
necessari alla circolazione dei mezzi agricoli.
Le aree di stoccaggio, quali silos a trincea, e di smaltimento dei
reflui vanno collocate in zone del complesso rurale poco percepibili dall’esterno o mitigate da barriere vegetali (siepi, filari,
masse boscate, ecc)
Fonte: foto di PB
Gli utensili per l’azienda e la manutenzione della corte sono nascosti da una siepe informale
Fonte: foto di PB
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Esempi di strutture di nuova costruzione per
l’allevamento e l’agricoltura
Sono qui presentati esempi di inserimento paesaggistico di
nuovi fabbricati che ospitano sia diverse tipologie di allevamento sia diverse funzioni dell’agricoltura.
Le schede, dopo una breve parte introduttiva sugli aspetti
peculiari dell’allevamento e/o della attività agricola, inidcano gli elementi di attenzione da tenere presenti nella progettazione della nuova struttura e gli spazi intorno ad essa.
Nel libro:
Ricoveri per bovini
Serre
Nel CD rom:
Ricoveri per ovicaprini
Ricoveri per suini
Ricoveri per allevamenti avi-cunicoli
Maneggi e scuderie
Edifici per lo smaltimento dei reflui
Edifici per lo stoccaggio
Edifici per la trasformazione
Trasformazione e produzione di energie
Approfondimento tecnico – Il benessere animale
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Ricoveri per bovini
Sistema di allevamento: bovini da latte e da carne
Per gli allevamenti intensivi (ad alta concentrazione di capi per unità di superficie a capo) il sistema attualmente più utilizzato è quello a stabulazione libera: le bovine sono tenute in aree recintate, con zona di
riposo coperta su paglia o in cuccette individuali dove potersi riposare. La stabulazione libera è adatta a
ogni categoria di bovini. La tipologia dei fabbricati dipende dalle condizioni climatiche e dalla piovosità
che gioca un ruolo determinante sia sulla qualità della paglia consumata sia sullo spandimento del liquame.
La stalla può essere a corpi separati, in cui le superfici coperte sono tra loro separate dalla zona di esercizio,
o a corpo unico, in cui le superfici coperte sono contigue e possono quindi essere coperte sotto un’unica
struttura. L’insieme delle strutture per la stabulazione libera risulta composto da zone coperte (zona di alimentazione, zona di riposo) e zone non coperte (zona di esercizio o di deambulazione); in particolare per i
bovini da latte bisogna prevedere una zona di mungitura coperta, mentre per i bovini da carne è opportuna
una zona di pascolo adiacente le strutture per il ricovero.
Per gli allevamenti estensivi (bassa concentrazione di capi per unità di superficie a capo) vi sono forme di
allevamento brado, che prevedono la permanenza del bestiame nell’area di pascolo per tutto l’anno, e semibrado, che si avvale di strutture di riparo e/o di alimentazione fisse. Nel Nord Italia generalmente il pascolo
viene effettuato per un periodo limitato dell’anno, dai 2 ai 4 mesi durante la stagione estiva, anche a quote
superiori rispetto a quelle di permanenza durante l’anno, su prati o boschi ad alto fusto, mentre nell’Italia
Centrale il pascolamento può protrarsi fino ai 6 mesi su macchia mediterranea sempreverde, boschi di latifoglie decidue o prati. Nell’allevamento semibrado il bestiame viene ricoverato la notte in edifici chiusi o
più spesso sotto tettoie e mantenuto durante il giorno entro recinti.
Rapporto con il paesaggio
Collocazione
La collocazione delle stalle a corpo unico o a corpi separati deve rispettare l’andamento orografico del
terreno, ovvero le curve di livello e l’allineamento agli edifici del complesso aziendale di cui fa parte e ai
campi coltivati.
Dimensioni, materiali
Le stalle a corpo unico per la stabulazione libera dei bovini possono essere aperte o chiuse: entrambe possono
avere struttura prefabbricata in calcestruzzo o in acciaio; quelle chiuse o semichiuse vengono solitamente
tamponate con blocchi di calcestruzzo o con pannelli coibentati (ad esempio con sequenza cls+polistirene
estruso+cls). Le strutture chiuse in cls sono visivamente più compatte e aderenti al suolo, mentre quelle in
acciaio o cls aperte hanno un aspetto più leggero e “filtrante” e consentono una maggiore versatilità nell’uso
degli spazi. Le stalle chiuse coibentate, per l’elevato grado di isolamento, si addicono in modo particolare
agli allevamenti bovini nelle aree alpine (Alto Adige, Trentino, Valle d’Aosta, Piemonte, Appennino), all’ingrasso di tori e vitelli per carni bianche e all’accrescimento. Le stalle parzialmente coibentate, utilizzate
negli allevamenti di vacche da latte sia nelle zone alpine sia in pianura, permettono uno scambio atmosferico maggiore. Le stalle senza coibentazione (prive di isolamento) sono utilizzate soprattutto nei grandi
allevamenti di pianura, dove le temperature sono più elevate, sia per le vacche da latte che per gli impianti
destinati ai vitelli. Alcune strutture sono autoportanti, ovvero non necessitano di fondazioni a terra: hanno
il vantaggio di essere reversibili (rimovibili e smontabili) e non necessitano di una impermeabilizzazione
permanente del suolo. La presenza del cupolino in copertura dipende dalla necessità di aerazione: nelle stalle
aperte solitamente non è necessario; nelle stalle chiuse può essere previsto solo un avvicinamento delle due
falde senza prevedere una copertura del cupolino. La copertura può essere “pesante” con polistirene presagomato e tegole in cemento oppure “leggera” con pannelli sandwich, oppure in legno. La colorazione delle
tegole o dei pannelli può assumere quella dei tetti della tradizione locale e/o del complesso di riferimento
in modo da inserirsi visivamente in modo armonico nel contesto (ad esempio rosso in area con prevalenza
del coppo, grigio in area con prevalenza di ardesia o tetti a piode). I blocchi di cls possono essere intonacati
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con colori in armonia con il contesto, sempre con tinte opache, non brillanti o riflettenti, oppure possono
essere scelti già colorati (il cls viene miscelato con pigmenti coloranti). Quest’ultima soluzione ha il vantaggio di essere economicamente conveniente rispetto all’intonacatura della superficie in cls e di offrire,
soprattutto nella visione a distanza, una migliore integrazione nel paesaggio. I pannelli possono essere scelti
con finiture colorate in accordo con i colori della tradizione locale. Talvolta vengono scelti rivestimenti in
legno lamellare: essi non costituiscono garanzia di integrazione dovuta all’utilizzo di un materiale naturale,
poiché in alcuni contesti la presenza del legno è scarsa o non appartiene alla tradizione costruttiva, se non
per alcune componenti strutturali. Il colore verde uniforme di finitura utilizzato su strutture piene, continue
e compatte come le stalle non costituisce integrazione con la vegetazione circostante perché il verde della
vegetazione è spesso composto da diverse tonalità e lucentezze che si mescolano nel comporre la visuale
di sfondo. Per favorire l’integrazione si può provare a stendere un gamma di sfumature verdi sovrapposte.
Vegetazione e recinti
È necessario prestare attenzione alla scelta della vegetazione che deve raccordare l’edificio al paesaggio,
sia in contesti pianeggianti sia collinari: siepi e alberature possono accompagnare l’edificio su uno o più lati
ed essere più o meno schermanti in base alle essenze scelte. Ad esempio un filare di pioppi cipressini nella
pianura lombarda genera una quinta alta, ritmica e semicoprente in estate, mentre diventa una quinta filtrante
e leggera in inverno. Nelle aree a pascolo, la vegetazione (ove presente poiché ad alte quote il pascolo è
nudo) ha la funzione di delimitare percettivamente e spesso anche fisicamente lo spazio di pascolamento:
è pertanto utile mantenere un disegno della vegetazione di contorno dell’area con essenze autoctone. Nei
pascoli ove vi siano macchie di vegetazione esse sono importanti per offrire punti d’ombra al bestiame e
vanno pertanto mantenuti o integrati.
I recinti di delimitazione dei pascoli è opportuno che siano realizzati con materiali propri della tradizione
locale, limitando la scelta di recinzioni plastiche o metalliche o fili elettrici, che dovrebbero avere solo carattere provvisorio. Anche le delimitazioni dei paddock degli allevamenti intensivi potrebbe meglio integrarsi
nel contesto paesaggistico limitando l’uso di strutture metalliche quali tubolari.
Schema di stalla libera a corpi separati (a sinistra) e di stalla a corpo unico (a destra) ed elementi di attenzione nell’inserimento
paesaggistico
Fonte: disegno di PB
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Nuova costruzione di una stala a corpo uncio (prima e dopo, rapporto con l’esistente e particolari costruttivi) con corretto
inserimento nel paesaggio: è stata realizzata esternamente alla corte storica, secondo l’allineamento dei campi e in appoggio
al filare arboreo-arbustivo esistente; la lungezza della stalla non supera quella di un lato della cascina e l’altezza quella degli
edifici vicini. La struttura è in metallo con pilastri rivestiti in laterizio e parziali tamponamenti in cemento rivestito di laterizio,
la copertura in tegole dello stesso colore delle coperture del nucleo esistente con inserimento di pannelli fotovoltaici: i materiali
sono contemporanei ma in accordo per colore e tessitura con il complesso rurale esistente. Cascina Gaggioli, Milano
Fonte: estratti da Bing maps e foto di PB
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Lo spazio del pascolo non è recintato ma definito da consuetudine e da eventuali fili elettrici: nonostante ciò è possibile comprendere visivamente quale sia lo spazio del pascolo legato alle stalle. Alpeggio a Vetan, Valll d’Aosta
Fonte: foto di PB
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Stalla aperta con struttura portante in acciaio e struttura di
copertura in legno. Le stalle aperte risultano visivamente più
leggere, anche se di notevoli dimensioni e consentono al paesaggio di “filtrare” attraverso l’edificio. Tuttavia per non eccedere
nelle dimensioni (altezza e lunghezza) è necessario mantenere
un corretto rapporto con gli edifici preesistenti per conservare
una giusta “scala di paesaggio”
Fonte: foto di Wolf
Ampliamento azienda di bovini da carne secondo la modalità
“vacca-vitello”: sono previsti ricoveri per gli animali e recinti di pascolamento (in rosso); l’ampliamento pur rispettando le
principali linee strutturanti il paesaggio (corso d’acqua, vegetazione ripariale, forma dei campi) è di notevoli dimensioni e
costituisce un significativo impatto sul paesaggio
Fonte: Maccastorna, Google Earth©
Stalle di montagna: l’integrazione avviene con l’uso del legno
nelle chiusure laterali (e talvolta nei pannelli di rivestimento
laterali) e con i pannelli prefabbricati di colore scuro per la
copertura. Val Racines
Fonte: foto di PB
Alpeggio: l’ampliamento della stalla tradizionale è realizzato
con materiali (struttura in calcestruzzo e copertura in lamiera)
che si accordano bene con il paesaggio, in particolare con i colori della roccia. Nel momento del disgelo il colore della terra,
della roccia e delle stalle si confondono. Valle d’Aosta
Fonte: foto di PB
L’ampliamento della stalla per bovine da latte è stato eseguito a valle del fabbricato esistente, sostenuto da un muro di cemento rivestito in pietra che ha dimensioni eccessive; l’edificio ha struttura il calcestruzzo e copertura e rivestimento in legno e ospita al suo
interno tutti i locali necessari alla mungitura e conservazione del latte; l’interno risulta molto luminoso e ben aerato. Val Varaita
Fonte: foto di PB
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La vegetazione arborea definisce con chiarezza lo spazio dedicato al pascolo. Lago di Como
Fonte: foto di PB
La nuova stalla in alpeggio eccede nell’uso del calcestruzzo,
sia nell’edificio sia nei muri di sostegno; la recinzione in legno
è adatta al pascolo ma annegata nel cemento perde la sua connotazione locale. Lago di Como
Fonte: foto di PB
Complesso azienale collocato sulla sommità di un colle; gli edifici sono disposti l’uno perpendicolarmente all’altro e sono circondati dalla vegetazione che definisce gli spazi di gestione dell’azienda; le aree di pascolo si organizzano in adiacenza ai fabbricati,
separate da masse boscate; le recinzioni sono leggere in legno e rete metallica.
Fonte: www.lecomunaglie.it
Una quinta filtrante di pioppi cipressini alla fine dell’inverno
nella Pianura Padana consente di mascherare alcuni edifici,
senza occultarli completamente alla vista
Fonte: foto di PB
Recinzione di pascolo realizzata con muri a secco così come i
sostegni dei terrazzamenti dei prati: la vegetazione si dispone
intorno ai margiini del pascolo in gruppi arboreo-arbustivi.
Monteroduni
Fonte: foto di PB
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Il ricovero delle bovine in alpeggio è nascosto dalla vegetazione arborea ad alto fusto: in questo caso si tratta di un tratto
distintivo poichè il contesto è quasi privo di vegetazione o con
cespugli bassi. Valsassina
Fonte: foto di PB
L’andamento dei colmi dei fabbricati tradizionali segue la linea di massima pendenza, mentre la nuova stalla è posizionata secondo la curva di livello: la ragione risiede nel terreno
semi-pianeggiante dove sono collocati gli edifici, che consente
anche un cambio di orientamento per un fabbricato moderno
di dimensioni ben superiori ai masi tradizionali. Val Badia
Fonte: foto di PB
Stalla aperta per bovini con struttura in acciaio: la stalla completamente aperta si dimostra più leggera e lascia “filtrare”
il paesaggio
Fonte: foto di Francesco Tangorra
Le strutture autoportanti in acciaio non necessitano di fondazioni a terra né di una impermeabilizzazione permanente del
suolo e sono reversibili (rimovibili e smontabili). La presenza
della palma è però incoerente con il contesto
Fonte: foto di Guido Rota
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Serre
La serra consente di isolare l’ambiente esterno da quello interno con possibilità di creare in quest’ultimo
determinate condizioni climatiche. La scelta della posizione, dell’orientamento e delle caratteristiche costruttive delle serre dipendono sia dalle piante che devono ospitare sia dalle condizioni climatiche del luogo
scelto per la localizzazione.
Requisiti essenziali sono la possibilità di accedere al suo interno con mezzi meccanici per facilitare le operazioni colturali e di raccolta e consentire un condizionamento non statico ma dinamico dei vari elementi
del clima, ovvero armonizzato con le esigenze delle colture in atto.
Sistemi di coltivazione e condizioni climatiche
Le serre si distinguono in base alla loro specifica destinazione in: serre industriali, di ampia superficie (da
200 a 400 mq fino a 4.000 mq e oltre), in genere in ferro e vetro dotate di attrezzature di condizionamento,
per le piante in monocoltura, anche in varia consociazione e avvicendamento; serre di allevamento nelle
quali si coltivano piante ornamentali o a fiore originarie di altri climi; serre di moltiplicazione utilizzate per
la propagazione delle piante da fiore, di piante ornamentali ed altre specie arboree da frutto, generalmente
dotate di bancali, di impianto di riscaldamento, di umidificazione oppure di nebulizzazione; serre da forzatura, di solito riscaldate, utilizzate per indurre una fioritura più precoce o extrastagionale per piante da
vaso (ad es. per il tabacco).
Possono essere isolate, accoppiate, multiple oppure addossate a ripari. Si distinguono poi in fisse o mobili,
ovvero con possibilità di essere smontate o di scorrere su ruote.
I fattori climatici che devono essere accuratamente valutati nella scelta di una serra sono: il tipo di terreno,
durata media dell’insolazione giornaliera, intensità dell’irraggiamento solare, andamento della temperatura,
ventosità, sia per l’azione termica sia meccanica.
L’orientamento influisce sia sulla resa termica del riparo sia sulle condizioni di illuminazione: per quanto
riguarda il riscaldamento (il cosiddetto “effetto serra”) le radiazioni infrarosse colpiscono la copertura in
funzione dell’orientamento e dell’angolo di incidenza del raggio; per quanto riguarda l’illuminazione,
l’orientamento E-O dell’asse maggiore della serra fornisce per il periodo autunnale-invernale (da ottobre
a marzo) un’intensità di illuminazione maggiore di quello N-S, mentre quello N-S fornisce maggiore illuminazione nel periodo primaverile-estivo.
Rapporto con il paesaggio
Collocazione
La distribuzione delle serre nei contesti di pianura deve come sempre rispettare gli allineamenti degli edifici esistenti, così come le aree a pascolo devono inserirsi all’interno della maglia dei campi, seguendone
le divisioni. Nelle aree di collina le serre devono preferibilmente porsi parallele alle curve di livello e non
secondo le linee di massima pendenza.
Dimensioni, materiali
Possono essere realizzate in legno, in metallo (acciaio o alluminio), in cemento vibrato, in materia plastica o
in muratura. Quelle in legno, tipiche di alcune aree dove la coltivazione in serra è di lunga tradizione come
la piana di Albenga o la zona di Latina, sono generalmente a struttura portante longitudinale (cioè parallela
all’asse longitudinale della serra), costituita da stilate parallele di pali di legno e collegate in sommità da due
tavole di banchina in corrispondenza del colmo e da una tavola nelle altre stilate: è di facile costruzione e
relativamente economica, può essere coperta con vetri o con fogli di Pvc o di polietilene rinnovati annualmente, ed ha una durata di 5-10 anni. Uno degli impatti nel paesaggio è l’effetto riflettente delle coperture
plastiche, che andrebbero assolutamente evitate.
Le serre in acciaio o in alluminio sono a struttura portante trasversale e possono essere a pilastri e capriate,
a portale incernierato o incastrato al piede, a due falde inclinate o a mansarda; con puntoni sostenuti da
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piedritti, usate per le serre con bancali. Consentono di avere la superficie interna completamente sgombra
da sostegni, una maggiore resistenza all’azione del vento, una maggiore libertà di scelta nelle forme, consentono un più agevole passaggio delle macchine in relazione alla disposizione delle piante; hanno una
maggiore dispersione di calore rispetto a quelle in legno ma hanno chiusure più ermetiche e consentono la
realizzazione di dispositivi di aerazione di facile manovra e automatizzabili.
I materiali di copertura contribuiscono in maniera determinate all’efficienza della serra: esplicano la protezione meccanica dalle avversità meteorologiche e determinano le modificazioni climatiche essenziali per la
coltivazione delle piante. I materiali trasparenti più idonei sono quelli che meno sensibilmente modificano
le radiazioni solari, trasmettono al massimo le radiazioni infrarosse corte e al minimo quelle intermedie,
sono foto selettive, in grado di modificare qualitativamente lo spettro delle radiazioni visibili.
Le serre in plastica sono in resina poliestere rinforzata con fibra di vetro e possono essere autoportanti, in
cui la copertura svolge contemporaneamente funzione di sostegno.
L’ampiezza della serra deve consentire un adeguato passaggio ai mezzi meccanici per la coltivazione e la
raccolta e una climatizzazione uniforme: l’altezza dipende dalle dimensioni che raggiungono le piante in
altezza, una larghezza ottimale è tra i 500 e i 1.000 mq, mentre la cubatura in serre fredde dovrà essere
maggiore che in serre calde. L’inclinazione del tetto deve essere compreso tra 20 e 30°, in relazione all’entità
delle precipitazioni. Le finestrature possono essere ubicate sia sulle falde del tetto sia sulle fiancate laterali.
È inoltre molto importante evitare di coprire ampie superfici contigue con serre o tunnel come avviene in
alcune zone dove si è specializzata la coltura da serra. Si generano infatti superfici chiare riflettenti la luce
che danneggiano fortemente la percezione del paesaggio agrario circostante.
Vegetazione
Come nel caso di ricoveri per allevamenti costituiti da numerosi edifici paralleli (allevamenti suini e avicoli)
è preferibile interrompere la continuità delle serre con vegetazione lineare arborea e/o arbustiva in modo da
introdurre colori naturali all’interno delle superfici bianche o azzurrate delle serre.
Serra tradizionale con struttra portante longitudinale (a sinistra); serra moderna con struttura portante trasversale (a destra)
Fonte: disegno di PB
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Le coperture delle serre sono riflettenti con il sole. Piana di
Albenga
Fonte: foto www.gulliver.it
Le nuove serre non rispettano l’andamento delle curve di livello. Sanremo
Fonte: foto di Google immagini
L’andamento delle serre segue la pendenza del terreno verso il
mare: tale scelta è consentita dalla lieve pendenza del terreno.
Il gruppo di serre è però eccessivamente compatto. Piana di
Albenga
Fonte: foto di Google immagini
L’estensione delle serre sul pendio è eccessiva: l’andamento
non sempre rispetta le curve di livello. Entroterra di Albenga,
Savona
Fonte: foto di Google Earth©
Le serre occupano quasi totalmente lo spazio dei campi coltivati, in alcuni punti senza soluzione di continuità: tale densità
è eccessiva. Piana di Pachino
Fonte: foto di Google Earth©
Serre tradizionali con struttura in legno e copertura in film plastico per la coltivazione dei pomodori di Pachino. I materiali
plastici vecchi e consunti, ingialliti e sporchi di terre e sabbie
sollevate dal vento assumono colorazioni spente che si armonizzano con il colore dei muri a secco e della terra
Fonte: foto di PB
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Le serre sono parte del paesaggio periurbano: si alternano
campi aperti interamente da serre e campi scoperti. Questa alternanza consente la comprensione dell’evoluzione produttiva
del territorio. Santa Maria Capua Vetere (NA)
Fonte: foto di Google Earth©
Serre tradizionali in legno ricoperte con copertura in materiale plastico per l’essicazione del tabacco a Santa Maria Capua
Vetere. La coltivazione del tabacco è parte integrante del paesaggio urbano
Fonte: foto di PB
Elementi di attenzione per l’inserimento paesaggistico delle serre a tunnel
Fonte: disegno di PB
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Tunnel multipli con struttura in acciaio e copertura in pvc per la coltivazione delle orticole a Vittoria (RG). Superfici di tunnel così
ampie e con materiali riflettenti hanno un notevole impatto sul paesaggio e andrebbero inframmezzate con vegetazione e realizzate
con materiali non riflettenti
Fonte: foto di PB e Google Earth©
Serre fotovoltaiche
Negli ultimi anni l’energia fotovoltaica sta espandendo sempre più le proprie applicazioni e le proprie forme
di utilizzo: un esempio è l’integrazione delle tecnologie fotovoltaiche con il mondo dell’agricoltura, sulla
scorta del modello olandese che vanta una lunga tradizione di coltivazione in serre fotovoltaiche.
Alcune tipologie di colture necessitano di sistemi di ombreggiatura, per cui il posizionamento di impianti
fotovoltaici risulta un ottimo investimento, funzionale e pratico. Le serre fotovoltaiche necessitano di uno
studio corretto ed equilibrato che porti a garantire un adeguato irraggiamento interno nel periodo invernale
e una sufficiente protezione dall’eccessivo irraggiamento durante il periodo estivo. Per le colture, invece,
che non necessitano di un ombreggiamento necessario, l’impianto può essere anche progettato posizionando
i moduli a scacchiera o utilizzando pannelli fotovoltaici semitrasparenti, in modo da riuscire a fornire alla
serra un irraggiamento giornaliero sufficiente.
Le serre solari differiscono dalle serre convenzionali per quattro principali motivi:
– possiedono vetri orientati a ricevere il massimo del calore solare durante l’inverno;
– utilizzano materiali per l’accumulo del calore solare;
– utilizzano materiali e metodi di installazione di vetri che riducono al minimo la perdita di calore;
– si affidano principalmente alla ventilazione naturale per il rinfrescamento estivo.
Una serra fotovoltaica è solitamente larga 9 m, caratterizzata da falda unica esposta a sud costituita da moduli fotovoltaici di copertura. Per la realizzazione di tutte le pareti (a nord, a sud e quelli laterali) è previsto
l’utilizzo di materiale trasparente che sia sufficientemente opaco ai raggi infrarossi. Possono essere inoltre
affiancate più file di serre ma rispettando una distanza minima che si aggira intorno ai 7 m.
Rapporto con il paesaggio
Si considerano valide le stesse indicazioni di inserimento paesaggistico fornite per le serre tradizionali. Si
segnala che talvolta il desiderio di incrementare il reddito con la produzione di energia e la possibilità di
immetterla nella rete comunale, induce alcuni agricoltori a realizzare serre fotovoltaiche senza produzioni
vegetali al loro interno e a sottrarre superfici agricole ad altre colture proprie dei luoghi. Questa pratica
è gravemente dannosa del paesaggio, perché le serre ne costituiscono spesso un elemento estraneo (per
i materiali semiriflettenti in cui sono realizzate) e hanno sempre un’alta percepibilità, specie nei contesti
collinari e vallivi dove la visibilità dai punti sommitali è ampia, oltre a provocare l’impermeabilizzazione
di suolo fertile.
73
Serra fotovoltaicha a terra in una valle alpina: l’impianto va evitato per l’alta visibilità dei versanti, spreco di terreno destinato
a prato stabile, superfici troppo estese. Vie è forte incongruenza dei materiali metallici e plastici con materiali locali: legno e
pietra. Val di Vizze (BZ)
Fonte: foto di PB
Serre fotovoltaiche: le necessità di irraggiamento ottimale non consentono di rispettare l’orditura
esistente dei campi. Su Scioffu, Villasor, Cagliari
Fonte: Foto da Google immagini
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Sintesi
Nel libro:
A_Schema delle fasi essenziali di studio del paesaggio
B_Per una verifica:suggerimenti per il progettista e il valutatore
C_Vademecum per il progettista e il valutatore
Nel CD rom:
D_Esempio di relazione paesaggistica
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4. Sintesi
A_ Schema delle fasi essenziali di studio del paesaggio
Cosa esaminare
Come (in sintesi)
Per capire i cambiamenti paesaggistici che l’intervento porterà:
– da dove si vede il sito/edificio oggetto di intervento,
a diverse scale?
Per capire come il progetto potrà tenere conto della
conformazione attuale del sito:
– quali sono i caratteri morfologici e gli elementi che
caratterizzano i luoghi, alle diverse scale?
Per capire quali sono le ragioni della attuale conformazione del sito e tenerne conto nella progettazione
del nuovo intervento:
– come si è formato il sito nei secoli, per opera degli
uomini e della natura?
– quali sono le tracce della sua storia nello stato
attuale?
Per capire quali sono i caratteri che fanno di un sito
un luogo specifico, riconoscibile, unico:
– facendo una forte sintesi interpretativa, quali sono
i caratteri formali che, alle varie scale, fanno del sito
una grande architettura di paesaggio, fatta di “stanze
all’aperto”? Quali i materiali, i colori, le tecniche
costruttive che le caratterizzano?
Per capire quali significati vengono attribuiti a luoghi
o a elementi particolari:
– quali sono i luoghi o gli elementi celebrati dalla
cultura collettiva sovralocale, storica e recente?
– quali sono i luoghi importanti per la cultura locale o
legati a pratiche d’uso quotidiano delle popolazioni,
storiche e/o recenti?
Per capire entro quali vincoli normativi il progetto
potrà muoversi e per verificare e dimostrare che
esso li rispetta:
– quali sono le prescrizioni normative che gravano
sull’area (“vincoli” secondo la legislazione nazionale
di tutela dei beni culturali e del paesaggio, o altre
leggi di settore, prescrizioni di piani di governo del
territorio e piani di paesaggio), alle diverse scale?
– quali sono le indicazioni di qualità paesaggistica
che vengono dai “vincoli” (motivazioni esplicite) e
dagli obiettivi di qualità paesaggistica stabiliti dai
piani (se esplicitamente formulati)?
Individuazione degli ambiti di studio a scala vasta,
intermedia, ravvicinata su base di foto aerea, satellitare, e/o carta tecnica.
Rilievo attuale dei luoghi, alle diverse scale individuate precedentemente: elaborazione cartografica
su base di foto aerea o satellitare e/o carta tecnica;
schizzi sintetici, sezioni e skylines.
Scrittura di note storiche e presentazione di documenti
storici cartografici e iconografici (allegati). Rappresentazione dei dati sulla mappa del rilievo attuale, alle
diverse scale, con: datazione puntuale degli elementi
più rilevanti (struttura morfologica dell’insediamento
e dei campi, edifici, canali, filari, ecc.) e segnalazione
dei “sistemi di paesaggio” (vedi cap. 2).
Attività interpretativa, sintetica, che produce una
rappresentazione cartografica, alle diverse scale, dei
caratteri dei luoghi, accompagnata da note, elaborazioni, fotografie, ecc. Utilizza come base cartografica
la mappa del rilievo già elaborata.
Indicazione dei luoghi, rappresentandoli su mappa
(utilizzando come base il rilievo), alle diverse scale,
con denominazione, eventuali immagini storiche
(cartoline, dipinti, ecc.) e fotografie.
Elenco e individuazione cartografica di sintesi, con
commento sintetico e allegati, dei documenti normativi (stralcio delle cartografie e dei testi).
Sintesi delle prescrizioni e degli indirizzi di compatibilità, congruità, coerenza paesaggistica.
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B_ Per una verifica: suggerimenti per il progettista e il valutatore
B1. Per la verifica di coerenza con le normative
Hai verificato la coerenza con tutti i piani, i programmi e le normative esistenti?
– le disposizioni degli strumenti di pianificazione territoriale alle diverse scale?
– le indicazioni dei piani di settore (piani di recupero, piani di intervento,ecc.)?
– le disposizioni degli strumenti di pianificazione territoriale (regionali, provinciali, comunali, intercomunali) specificamente dedicate al paesaggio?
– le disposizioni regionali in materia di compatibilità paesaggistica dei progetti di trasformazione (per
esempio, normative regionali specifiche, come il Dgr. 15 marzo 2006 n. 8/2121 della Regione Lombardia;
Linee guida, come in Regione Piemonte, ecc.) ?
– specifici “vincoli” (idrogeologico, storico-architettonico, paesaggistico, naturalistico, ecc.) e quale è, in
dettaglio, la motivazione che e’ data
– è chiaro che cosa tutelare (per esempio, una visuale, il carattere simbolico, il rapporto tra un edificio e
il suo intorno, ecc.)?
– l’intervento è appropriato ai fini della tutela dei valori riconosciuti ed è coerente con tutte le norme e/o
indicazioni degli strumenti normativi o orientativi esistenti?
B2. Per il rilievo fotografico
Hai verificato quale è la visibilità del sito oggetto di intervento?
– hai svolto un rilievo fotografico del sito, alla scala ravvicinata?
– hai identificato le aree da cui l’intervento sarebbe visibile alla scala intermedia e vasta (tenendo conto
dell’esistenza di punti panoramici, di percorsi e di aree frequentate dalla popolazione)?
– ti sei posto le domande: che cosa vedo dal sito di intervento a 360 gradi? da dove e come è visibile il
sito di intervento?
– hai documentato con chiarezza tali rapporti di intervisibilità in modo che siano comprensibili anche a
chi non conosce i luoghi?
B3. Per la descrizione e la rappresentazione del sito e del contesto e per la verifica dei mutamenti
Hai rilevato e descritto quali sono i caratteri antropici e naturali del paesaggio prima dell’intervento di
trasformazione? Quali sono i caratteri attuali dell’“architettura dei luoghi”. Hai considerato tutte le scale
(ravvicinata, intermedia, vasta)?
– Quali sono i caratteri geomorfologici?
– Quale è il sistema idrico?
– Quale è la vegetazione esistente e potenziale?
– Quali sono i caratteri morfologici (“stanze all’aperto” del paesaggio, alle varie scale, definite da cortine
vegetali, margini costruiti, grandezza e partizione dei campi, ecc.)
– Come e’ articolato il nucleo edilizio esistente (compatto, lineare, ecc.)?
– Quali sono le linee e le reti infrastrutturali (strade e percorsi, elettricità, ecc.) ?
– Quali sono gli usi attuali del suolo alle scale ravvicinata e intermedia?
– Quali sono i caratteri visivi dei luoghi? Ci sono elementi particolarmente caratterizzanti?
– Quali sono i caratteri paesaggistici olfattivi e sonori?
– Quali sono i materiali, le tecniche costruttive, i colori dominanti e/o consolidati?
– Quali sono le strutture vegetali che caratterizzano i luoghi e gli spazi aperti (filari, macchie arboree,
alberi isolati, alberi monumentali, ecc.)?
– Quali sono i luoghi e gli elementi più sensibili dal punto di vista naturale, storico e percettivo?
– Il progetto modifica la morfologia del terreno (movimenti di terra e variazioni dell’andamento del terreno)?
– Le modificazioni producono delle alterazioni (suddivisione, frammentazione, eliminazione) dei tracciati
esistenti, della struttura parcellare, dei margini costruiti, dell’edificato?
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– Il progetto modifica la compagine vegetale (prevede l’abbattimento di alberi o altre formazioni vegetali)?
– Come si modifica l’assetto ecologico e ambientale?
B.4 Per la descrizione delle trasformazioni passate e recenti e delle tracce che hanno lasciato
Quali vicende storiche hanno prodotto i luoghi in cui si inserisce il sito oggetto di intervento, alle varie
scale (ravvicinata, intermedia, vasta)?
– Quali sono state le principali trasformazioni, naturali e antropiche, che nei secoli hanno portato all’attuale
assetto (lettura diacronica)?
– Quali sono le tracce delle diverse epoche che permangono ancora oggi leggibili, datando la struttura e
la materia degli spazi aperti, dei luoghi coltivati, dei nuclei edificati e delle singole costruzioni e manufatti (lettura sincronica), alle varie scale e in dettaglio quando si tratta del contesto ravvicinato (lettura
sincronica)?
– Quali sono i sistemi paesaggistici (centuriazione, insediamenti monastici e relativo territorio agricolo,
ville e grande proprietà terriera, bonifiche, sistemi religiosi, sistemi difensivi, ecc.) che si sono formati nel
passato? sono ancora leggibili in tutto o in parte (anche per frammenti)? (vedi cap. “sistemi di paesaggio”)
– Il progetto apporta modificazioni (deconnotazione, destrutturazione) ai sistemi di paesaggio, all’assetto
insediativo-storico e/o fondiario, agricolo, colturale e boscato?
B5. Per la descrizione della percezione sociale
Quale è la rappresentazione culturale che è stata data in passato ai luoghi e quale è la percezione sociale
che le popolazioni hanno oggi del paesaggio e del sito, alle diverse scale?
– Il sito è in qualche modo legato a vicende cariche di significati (simbolici, culturali, identitari, ecc.) per
l’immaginario collettivo, storico e/o contemporaneo, locale e non locale?
– Vi sono siti, attorno a quello oggetto di intervento e alle diverse scale, ai quali le popolazioni locali
attribuiscono significati simbolici, identitari, culturali o legati a pratiche d’uso?
– Il progetto modifica, altera o è coerente con la rappresentazione culturale e la percezione sociale dei luoghi?
– Soprattutto nel caso di interventi consistenti, vi è un consenso sociale alla trasformazione?
B6. Per la valutazione del progetto
Vi sono caratteri o elementi di degrado su cui la nuova realizzazione può influire positivamente o che puo’
interpretare come potenzialità (discariche, terreni abbandonati, carenze di trame vegetali, specie botaniche
antiche e rare, ecc.)?
– In che modo il progetto modifica lo skyline naturale e antropico, l’assetto percettivo scenico o panoramico?
– La nuova realizzazione si pone in coerenza formale con il paesaggio esistente? Localizzazione, dimensioni
e forme dei nuovi manufatti sono stati studiati in rapporto con i caratteri dell’insediamento preesistente
e del contesto alle diverse scale di visibilità?
– Sono considerate le relazioni tra i diversi fabbricati di uno stesso nucleo edificato, tra i nuclei edificati,
tra gli edifici sparsi?
– I materiali e le tecniche costruttive sono pensati in rapporto con i caratteri paesaggistici del luogo, alle
diverse scale ?
– Sono progettati con accuratezza gli spazi, le sistemazioni esterne e gli arredi, in rapporto sia al contesto
ravvicinato, sia a quelli intermedio e vasto?
– La nuova realizzazione mantiene la specificità paesaggistica dei luoghi (quando già esiste) o contribuisce
a costruirla, quando è carente?
– Viceversa, la nuova realizzazione introduce una alterazione dei caratteri paesaggistici dei luoghi, con
forme di intrusione in un sistema paesaggistico riconosciuto? A tutte le scale?
– Il progetto introduce elementi di miglioramento che possono influire sulla qualità complessiva del paesaggio, contribuendo al benessere delle popolazioni nel suo significato più ampio?
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B7. Per la valutazione degli effetti dell’intervento
Il progetto ha valutato e descrive e comunica adeguatamente gli effetti paesaggistici?
– Gli strumenti di descrizione e comunicazione sono efficaci e corretti, sia nelle linee generali sia nel
dettaglio?
– Sono stati realizzati fotomontaggi che possano far comprendere gli effetti visivi del nuovo intervento sul
paesaggio? A tutte le scale e da tutte le visuali, mostrando anche quelle da cui non vi sia alcun effetto?
-– Ha preso in considerazione tutte le scale di studio necessarie sia alla progettazione dell’intervento sia
alla sua valutazione?
– Ha considerato le relazioni del nuovo intervento con le eventuali altre realizzazioni previste nella stessa
area, dal punto di vista paesaggistico?
– Nella scelta di localizzazione, dimensione, forma, colore, materiali del nuovo intervento, considera la
possibilità di adottare diversi tipi di soluzioni anche in rapporto agli effetti paesaggistici? Alle varie scale?
– Ha preso in considerazione diverse soluzioni di localizzazione dell’intervento?
– Ha preso in considerazione diverse soluzioni nell’articolazione dei volumi?
– Ha preso in considerazione, progettato e descritto tutte le strutture funzionali accessorie (strade, spazi
di servizio, reti tecnologiche, recinzioni,ecc.) necessarie alla realizzazione del fabbricato? le soluzioni
sono state studiate anche dal punto di vista paesaggistico, alle varie scale?
– Ha considerato gli effetti sonori e olfattivi sul paesaggio alle varie scale (ravvicinata, intermedia, vasta)?
– Ha considerato gli effetti del cantiere?
– Ha previsto modalità di attenzione per il paesaggio e l’ambiente come risorse non rinnovabili (reversibilità dell’intervento, consumo di suolo, utilizzo di tecniche e materiali costruttivi sostenibili, area ad
alta produttività agricola o con caratteri naturalistici rilevanti)?
– Ha previsto misure di mitigazione degli impatti negativi inevitabili, paesaggistici e ambientali?
B8. Per la valutazione formale del documento
È stata prodotta tutta la documentazione necessaria?
– Le analisi e le valutazioni sono adeguatamente spiegate con testi e supportate con cartografia e immagini,
a tutte le scale di progetto (ravvicinata, intermedia, vasta)?
– I documenti e gli elaborati prodotti rispondono almeno ai requisiti minimi previsti dal Dpcm. 12/12/2005
«Relazione paesaggistica»?
– Indipendentemente dalla documentazione minima richiesta, gli elaborati permettono al valutatore di
comprendere appieno gli effetti della trasformazione prevista sul paesaggio a tutte le scale (ravvicinata,
intermedia, vasta)? Sono necessarie integrazioni dovute alle specificità dei caratteri del luogo?
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C_ Vademecum per il progettista e il valutatore
Criteri generali per un riuso e un recupero dei fabbricati rurali appropriato al paesaggio
– Preferire sempre il recupero alla nuova costruzione: è sempre preferibile il riutilizzo di volumi esistenti
e il recupero di superfici utili in strutture già esistenti, senza – o con limitate – sopraelevazioni, prima
di realizzare nuove costruzioni.
– Rispettare il rapporto esistente tra gli spazi aperti (aie, corti, slarghi, orti, ecc.) e il costruito che caratterizza l’insediamento nel suo insieme, il suo rapporto con il contesto, il singolo edificio.
– Favorire la manutenzione e l’integrazione puntuale, piuttosto che la sostituzione completa di parti o della
totalità della costruzione.
– Rispettare l’unicità di ogni costruzione, studiando e valorizzando la ricchezza delle sue specificità materiche e formali, acquisite nel tempo ed evitando trasformazioni motivate da volontà di adeguamento
a modelli tipologici o costruttivi storici astratti (anche se dettati da studi rigorosi dei caratteri dell’area
paesaggistica a cui appartengono) o da volontà di eliminazione della stratificazione storica degli interventi
nel tempo.
– Rispettare i caratteri compositivi che caratterizzano l’edificio, studiando e proponendo soluzioni che
mantengano una unitarietà e una coerenza compositiva, anche se l’intervento riguarda solo parti o elementi (facciata, tetto, piani, ali, ecc.).
– Mantenere leggibili le funzioni per le quali il manufatto è stato costruito e trasformato storicamente,
che hanno contribuito a determinare i suoi caratteri localizzativi, architettonici e materiali, rispettando
e mantenendo anche gli elementi di dettaglio, anche in caso di cambiamenti d’uso.
– Rispettare la sobrietà e l’essenzialità, caratteristiche, in genere, delle costruzioni rurali, evitando soluzioni
e aggiunte che intendono arricchire e decorare, ma che non appartengono alla storia e alla cultura dei
luoghi o dei tipi edilizi locali.
– Evitare di aggiungere elementi o parti con caratteri compositivi riferiti a ipotetiche generiche tipologie
costruttive di aree ben più vaste o di aree geografiche e storiche estranee.
Criteri generali per l’inserimento dei nuovi fabbricati agricoli
– Migliorare per quanto possibile la qualità del sito nel suo complesso.
– Porre l’intervento in coerenza con i caratteri specifici del “sistema di paesaggio” in cui si inserisce.
– Rispettare le relazioni dimensionali con i caratteri del paesaggio nella scelta di nuovi volumi, in modo
da mantenere le regole di aggregazione e le relazioni funzionali, storiche, visive, simboliche che esistono
tra gli insediamenti e tra le costruzioni di un insediamento.
– Porre in relazione i nuovi caratteri compositivi (dimensioni, materiali e aperture) sia con l’insediamento,
sia con il contesto agricolo e con la vegetazione propri del contesto intermedio, sia con gli altri insediamenti e il paesaggio, che interessano il contesto.
– Realizzare strutture smontabili e spostabili, con materiali contemporanei, in coerenza con i caratteri
compositivi del luogo, piuttosto che strutture fisse e irreversibili realizzate con esiti di mimetismo.
– Incrementare la vegetazione in modo da integrare i nuovi volumi nel contesto, in coerenza con i caratteri
di quella esistente e storicizzata.
– Accompagnare gli edifici di stoccaggio con vegetazione e, di norma, non collocarli in posizione elevata.
– Limitare le recinzioni ai luoghi per gli animali e agli orti, secondo criteri di sobrietà e uniformità.
80
5. Suggerimenti dall’estero e dall’Italia
Si presentano qui alcuni esempi significativi di manuali e linee guida, europei ed italiani, di lettura ed interpretazione del paesaggio rurale e dei fabbricati.
Benchè redatti per contesti diversi da quelli in cui può trovarsi ad operare il lettore, gli esempi possono
essere di aiuto durante il processo di analisi del sito e di progettazione dell’intervento di recupero e/o di nuova
costruzione.
Ogni esempio viene descritto attraverso illustrazioni ed estratti testuali. E’ preceduto da una sintetica descrizione del significato del manuale nell’ambito della politica nazionale, nel caso di quelli stranieri.
Il capitolo è diviso in due sezioni: la prima è dedicata ai suggerimenti dall’estero e la seconda ai suggerimenti dall’Italia. Al termine di ciascuna sezione sono segnalate alcune tra le principali reti di collaborazione e
associazioni che si occupano della tutela del patrimonio rurale.
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Suggerimenti dall’estero
Gli esempi dall’estero di manuali o linee guida sul paesaggio rurale e sui fabbricati agricoli qui presentati sono qui
promossi prevalentemente da organismi governativi di alcuni paesi europei.
Si va da indicazioni per il riconoscimento degli elementi
che costituiscono “patrimonio rurale” (Cemat) ad indicazioni per la lettura dei caratteri dei fabbricati rurali e del
loro contesto storico (English Heritage, Svizzera, Irlanda),
ai manuali per l’inserimento dei nuovi edifici nel paesaggio
(Francia, Belgio), alle politiche per la salvaguardia di centri rurali (Germania, Danimarca).
Nel libro:
Francia. I consigli dei Conseils d’Architecture, Urbanisme
et Environment per i nuovi edifici agricoli e il Volet paysager du permis de costruire
Nel CD rom:
Consiglio d’Europa. Il patrimonio rurale, una visione europea: la guida della Cemat
Belgio. Consigli per l’integrazione paesaggistica dei fabbricati agricoli
Regno Unito. Le indicazioni per i fabbricati rurali dall’Inghilterra
Spagna. La guida per l’integrazione paesaggistica delle costruzioni agrarie della Catalunya
Svizzera. Il manuale della Val Bavona
Danimarca. Gli Atlanti per la conservazione dei fabbricati
rurali
Germania. I fabbricati rurali nei programmi di rinnovamento degli insediamenti
Irlanda. Le linee guida per la tutela del patrimonio architettonico rurale
Paesi Bassi. La politica per il recupero dei fabbricati rurali
Polonia. Gli studi di Janusz Bogdanowski
Reti e associazioni internazionali
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Francia. I consigli dei Conseils d’Architecture, Urbanisme et Environment per i nuovi edifici
agricoli e il Volet paysager du permis de costruire
In Francia il Ministère de l’Agriculture ha nell’ultimo decennio intensificato la politica di conoscenza e
salvaguardia del patrimonio rurale inteso come fabbricati e paesaggio. In tal senso ha prodotto una serie di
guide come la «Guide d’observation» e la «Guide à la valorisation du patrimoine rural» per approfondire
gli strumenti di lettura e valutazione del patrimonio rurale. Si è inoltre preoccupato, insieme all’Institut
de l’Elevage, di migliorare la qualità architettonica dei fabbricati agricoli contemporanei (Maapar, 2003
e Institut de l’Elevage, 2003) e ha realizzato un sito internet per l’aggiornamento in materia http://www.
architecturesagricultures.fr/.
Le due guide per l’osservazione e per la valorizzazione del patrimonio rurale promosse dal Ministero francese dell’Agricoltura
Fonte: MAAPAR, 1999 e 2003
Un esempio di scheda per valutare il corretto inserimento dei nuovi fabbricati
rurali nel paesaggio
fonte: MAAPAR, 2003
I consigli dei Conseils d’Architecture, Urbanisme et Environment (Caue) per i nuovi edifici agricoli
In Francia le indicazioni sull’inserimento paesaggistico sia di ampliamenti delle costruzioni esistenti sia di
nuove costruzioni sono sovente fornite a livello locale dai Conseil d’Architecture, Urbanisme et Environnement (Caue), enti pubblici dipartimentali che si occupano di consigliare i proprietari e i progettisti sulle
opere da compiere, sul loro corretto inserimento a livello sia ambientale sia urbanistico sia paesaggistico.
Numerosi sono i CCaue che negli ultimi dieci anni hanno pubblicato brevi guide che sintetizzano gli
aspetti da prendere in considerazione nella lettura del paesaggio e come effettuare l’inserimento di nuove
costruzioni agricole. Alla redazione e alla divulgazione contribui-scono spesso anche le locali Chambres
de l’Agriculture e i Conseils Généraux.
Si tratta generalmente di guide sintetiche (da 2 a 50 pagine, mediamente una decina) che si rivolgono
direttamente agli agricoltori; sono corredate da schemi, disegni, elenchi che sintetizzano i principi chiave
da seguire. Contengono la procedura da compiere per ottenere il permesso di costruzione, le modalità di
redazione del Volet paysager du permis de costruire, documentazione esplicativa dei caratteri del paesaggio, che deve essere presentata a corredo della domanda del permesso di costruzione (permis de costruire),
unitamente all’elenco degli enti cui rivolgersi per consigli e per finanziamenti. Le più complete riportano
anche dei brevi repertori dell’architettura rurale locale al fine di costituire uno strumento di sensibilizzazione
del patrimonio locale.
Queste guide non sostituiscono l’attività di un architetto paesaggista nella redazione del Volet paysager, ma
consen-tono agli agricoltori di comprendere preliminarmente già da soli le potenzialità paesaggistiche del loro
sito, aiutandoli a riflettere sull’aspetto che potrà assumere il nuovo fabbricato e a vagliare diverse ipotesi di
collocazione, forma e materiali. Questa procedura, viene sottolineato spesso, consente sia di conferire all’azienda una coerenza interna, funzionale, economica ed estetica, sia di inserirla armoniosamente in un «paesaggio
considerato come bene comune e immagine stessa delle pratiche agricole» (CAUE Loire Atlantique, 2003).
83
La valutazione del paesaggio in occasione di un nuovo
edificio può essere un’opportunità per migliorare sia l’immagine sia l’efficienza dell’azienda
Fonte: CAUE Allier
Testimonianze: l’opinione degli artigiani indica la necessità di
guardare alla qualità delle tecniche e dei materiali; quella degli
agricoltori comunica la soddisfazione di chi vince un premio per il
miglio rapporto tra fattoria e paesaggio
Fonte: Chambre Agricolture Cote d’Armor
Le indicazioni ricorrenti fornite dalle guide sono precedute da un’analisi delle componenti paesaggistiche
della re-gione di cui le guide sono espressione (in alcuni casi attente all’evoluzione storica dei luoghi e alla
percezione sociale) per poi dividersi essenzialmente in tre parti:
– definizione della collocazione e orientamento dell’edificio;
– definizione dei caratteri dell’edificio: composizione, volumi, materiali, colori;
– sistemazione dell’intorno vegetale.
Analisi paesaggistica e storica
Le analisi preliminari per la conoscenza del sito che vengono suggerite riguardano la morfologia del luogo
e l’andamento del terreno previsto per la nuova costruzione, la presenza e l’andamento dei corsi d’acqua,
la viabilità e l’aggregazione del costruito. Le indagini storiche sono volte ad ottenere un rapido quadro
di sintesi a diverse scale (da quella comunale a quella aziendale), ad una o più soglie storiche precedenti
rispetto ai più recenti cambiamenti degli insediamenti e delle strade. Alcune indagini comprendono anche
l’individuazione dei luoghi della memoria legati alle attività agricole o alla socialità rurale.
Analisi storica del territorio di uno dei comuni: sono prese in considerazione la Carta IGN (Institut Géographique National), la
Carta Cassini, alcune foto storiche dei luoghi della memoria (tra cui sono menzionate anche le fattorie) e relativa carta d’insieme
Fonte: Progetto di “Charte Qualité Village”, CAUE Seine et Marne, Charte Qualité Village
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Sequenza di analisi paesaggistica di un comune: il rilievo, l’idrografia, la rete viaria, il costruito, la vegetazione
Fonte: Progetto di “Charte Qualité Village”, Caue Seine et Marne, Charte Qualité Village
La descrizione della storia di un comune e delle trasformazioni avvenute negli edifici e negli spazi comuni attraverso foto storiche
Progetto di “Charte Qualité Village”, documento condiviso da 13 comuni nel dipartimento di Seine et Marne per mantenere la
qualità architettonica nei propri villaggi.
Fonte: Caue Seine et Marne, Charte Qualité Village
Scomposizione delle componenti del paesaggio in rilievo, vegetazione e particelle catastali e loro ricomposizione in un’unica
rappresentazione
Fonte: Caue Loire Atlantique, 2003
Collocazione e orientamento dell’edificio
Tutte le guide danno estrema importanza alla scelta del sito per la nuova costruzione e allo studio del rapporto con gli altri edifici e con il terreno.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri edifici, l’operazione preliminare che si consiglia è valutare la
possibilità di riconversione dell’esistente; in caso di impossibilità si suggerisce la nuova edificazione all’interno o in prossimità di un insediamento (minimo impatto paesaggistico), vicino ad altri edifici, al fine di
evitare la dispersione dei fabbricati nel paesaggio. In caso di costruzione di un edificio isolato, l’impatto
paesaggistico sarà maggiore e dunque l’analisi paesaggistica dovrà essere particolarmente approfondita.
Per quanto riguarda il rapporto con il terreno, si consiglia di evitare che l’eventuale nuova costruzione si
collochi lungo le linee di crinale o nei fondovalle per l’eccessiva esposizione visiva oltre che alle intemperie. Dal punto di vista prestazionale sono preferibili le collocazioni al riparo dai venti dominanti. E’ altresì
consigliabile posizionarsi nei pressi di masse di vegetazione cui appoggiare visivamente la costruzione,
piuttosto che in territori aperti.
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Analisi dell’impatto visivo del nuovo fabbricato a grande e breve
distanza: percezione del versante opposto e dettaglio delle modalità di adattamento dell’edificio al pendio e alla strada
Fonte: Caue Cantal
Esempi di inserimenti positivi e negativi dell’edificio nel
paesaggio
Fonte: Caue Morbihan
Caratteri dell’edificio: composizione, volumi, materiali, colori
Gli aspetti compositivi dell’edificio sono ritenuti altrettanto importanti di quelli della localizzazione, ai fini di una
corretta integrazione dell’edificio nel paesaggio. Essi ne influenzano la percezione sia in lontananza sia da vicino.
Per la posizione si consiglia generalmente di collocarlo parallelamente o perpendicolarmente agli edifici
esistenti, o comunque secondo le curve di livello, mantenendo l’andamento dell’edificato esistente. Le proporzioni volumetriche influiscono sull’“armonia” dell’insieme; la pendenza del tetto conferisce maggiore
o minore aderenza al suolo, la suddivisione dell’edificio in più volumi semplici può favorire l’inserimento
paesaggistico; la scansione ritmica delle aperture in facciata ne diminuisce la monotonia e la compattezza.
I materiali, nell’offrire resistenza, durabilità, benessere climatico, isolamento acustico, devono integrarsi nel
paesaggio con la loro texture e il loro colore: si suggeriscono tinte neutre, tendenzialmente scure piuttosto
che chiare e opache, mai brillanti
Consigli su volumi, materiali e colori dei nuovi edifici sul paesaggio
Fonte: Caue Morbihan
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Esempi di strutture metalliche per hangar
Fonte: Caue du Loire Atlantique, 2003
Esempi di scelta della collocazione del nuovo
edificio rispetto a quelli esistenti e dell’aggregazione di nuovi volumi ad edifici esistenti Fonte:
Caue Loire Atlantique, 2003
Intorno vegetale
La vegetazione contribuisce a legare in modo armonico un nuovo edificio al suo immediato contesto: pertanto
tutte le guide sottolineano l’importanza di prendere in esame e di valutare alberi, arbusti e macchie boscate
presenti nell’intorno, la loro specie botanica, la loro disposizione e composizione formale per mantenere
ed eventualmente incrementare la loro presenza rispetto agli edifici e al terreno.
Consigli per l’integrazione della vegetaione
nel progetto: viene presentata come opportunità e non difficoltà d’integrazione nel paesaggio
Fonte: Caue Allier
Indicazioni sulle modalità di messa a dimora di una siepe
Fonte: Caue Morbihan
Il Volet paysager du permis de costruire
La Francia ha introdotto nel 1994, in attuazione della sua legge per il paesaggio (Loi paysage, 1993) il Volet
paysager du Permis de Construire, uno strumento di valutazione e autorizzazione della qualità paesaggistica
di nuove costruzioni, che integra la normale procedura di autorizzazione delle opere edilizie. Esso è simile
all’italiana «Relazione paesaggistica».
Dopo dieci anni di funzionamento, il Ministère de l’Ecologie et du Developpement durable ha promosso
una ricerca per valutare le modalità di applicazione dello strumento, in particolare l’efficacia della documentazione fornita dai progettisti per la valutazione. Tecnici paesaggisti sono stati incaricati di esaminare
numerose domande, con il compito di confrontare, dopo un sopralluogo, la documentazione presentata con
87
quella che essi si sarebbero aspettati di trovare. Si sintetizzano qui le principali valutazioni sulle carenze
che la documentazione per il Volet Paysager in genere presenta e si riportano alcune schede, riferite in
particolare a casi di costruzioni rurali.
Le schede presentano: nella parte sinistra, una descrizione delle caratteristiche paesaggistiche del sito (morfologia,
accessi, insediamenti, vegetazione, descrizione sintetica) svolta da paesaggisti, con una nota che elenca quale
tipo di documentazione essi si sarebbero aspettati a corredo della domanda di autorizzazione paesaggistica; nella
parte destra è riportata la documentazione grafica presentata dal richiedente e un giudizio sulla qualità di tale
documentazione dal punto di vista della chiarezza e completezza della descrizione del contesto paesaggistico
nel quale si inserisce la nuova costruzione, nonché sulle soluzioni di inserimento paesaggistico progettate.
Le carenze nella documentazione sono espressione di alcune ricorrenti difficoltà sia nell’esaminare il contesto
paesaggistico, sia nell’esplicitare e giustificare il rapporto tra le scelte progettuali e i caratteri del paesaggio:
si tratta di difficoltà che sono presenti anche in Italia, come è evidente anche da una conoscenza sommaria
degli esiti delle prime fasi di applicazione della «Relazione paesaggistica». In particolare:
– le fotografie tendono a presentare la vista ravvicinata dei siti oggetto di intervento, senza includere
l’intorno o mostrandone solo una parte: c’è dunque una carenza di rappresentazione (il paesaggio non
è mostrato da da tutti i punti da cui la nuova costruzione sarà visibile). A tal fine il rapporto di ricerca
francese suggerisce di aumentare il numero di fotografie del contesto intermedio e lontano e da l’indicazione pratica di collocarsi al centro della parcella e di fotografare verso i quattro punti cardinali per
documentare l’intorno in modo sistematico;
– la normativa chiede di garantire un livello minimo di documentazione per poter presentare il progetto:
tuttavia ogni caso risulta a sé stante e può richiedere integrazioni per mostrare l’effettiva percezione
della nuova costruzione nel paesaggio, che e’ lo scopo sostanziale (non formale) della documentazione:
ciò può dipendere dalla particolare morfologia del sito, dalla disposizione e quantità della vegetazione,
dalle difficoltà e possibilità di accesso, ecc.
– i disegni di progetto e i rendering informatizzati sono spesso una rappresentazione molto astratta e
concentrata sul nuovo edificio e non sul suo contesto alle diverse scale: ciò impedisce una effettiva
valutazione dell’inserimento paesaggistico. Il montaggio fotografico è in genere assai più efficace;
– mancano molto spesso nel rilievo del sito e nei disegni e rendering che mostrano l’inserimento paesaggistico del progetto, la vegetazione (alberi singoli, masse boscate) e gli elementi di dettaglio (recinzioni,
tipo di suolo – pavimentato, erboso, ecc. – costruzioni di servizio, corsi d’acqua e canali, ecc.).
(Cfr. Ministre de l’Ecologie et du Developpement durable, Volet Paysager du permis de construire. Première
appréciation du dispositif, Paris, Décembre 2003).
88
89
Suggerimenti dall’Italia
La scelta dei manuali e delle linee guida qui presentati deriva dall’esame delle politiche italiane di livello nazionale e
locale riguardanti il paesaggio rurale e i fabbricati agricoli.
Dopo i riferimenti all’attività del MiPAAF per il paesaggio
agrario, vi è una rassegna generale degli indirizzi che le
Regioni e le Province Autonome forniscono all’interno dei
Piani Paesaggistici Regionali.
Si presentano, con schede di dettaglio, alcune linee guida
regionali sui fabbricati rurali.
Nel libro:
I fabbricati rurali nei Piani Paesaggistici Regionali e delle
Province Autonome
Sardegna. Linee guida per il progetto sostenibile del paesaggio rurale tradizionale
Puglia. Le linee guida per i manufatti in pietra a secco e
l’edilizia rurale
Nel CD rom:
Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali:
il Piano Strategico Nazionale e l’Osservatorio nazionale
del paesaggio rurale
Lombardia. Gli elementi costitutivi del paesaggio e la valutazione di impatto paesistico
Piemonte. Le categorie di intervento
Provincia Autonoma di Trento. Il regolamento sul patrimonio edilizio montano
Reti e associazioni italiane
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I fabbricati rurali nei Piani Paesaggistici Regionali e delle Province Autonome
Le Regioni italiane e le Province Autonome di Trento e Bolzano mostrano, nei piani paesaggistici, sensibilità
diverse riguardo al tema della tutela e della valorizzazione del paesaggio rurale: alcune si limitano ad indicare
tra gli obiettivi di piano una generica “valorizzazione del paesaggio agrario”, altre entrano nello specifico e
propongono norme di intervento sul recupero dei fabbricati rurali storici e sulle trasformazioni degli stessi.
I fabbricati rurali storici assumono un forte rilievo in alcuni piani più recenti e vengono considerati, insieme
al loro paesaggio, come elementi fondamentali della cultura e dell’identità per le popolazioni locali. I loro
caratteri vengono individuati al fine di determinare norme che evitino trasformazioni irreversibili anche per
eventuali ampliamenti, per l’inserimento di nuovi fabbricati o nuove funzioni. Molti piani paesaggistici difatti
già contengono norme, più o meno specifiche, per un corretto recupero degli edifici o degli insediamenti
rurali storici o per l’inserimento di nuove costruzioni all’interno del paesaggio.
Queste differenze variano molto anche a seconda di quando è stato redatto il piano paesaggistico e se questo
ha recepito la Legge 378/2003 Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale che ha la
finalità di «salvaguardare e valorizzare le tipologie di architettura rurale, quali insediamenti agricoli, edifici
o fabbricati rurali, presenti sul territorio nazionale, realizzati tra il XIII ed il XIX secolo e che costituiscono
testimonianza dell’economia rurale tradizionale»1 .
I piani paesaggistici di recente redazione recepiscono inoltre le indicazioni contenute nella Convenzione
Europea del Paesaggio, del 2000, o nel Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2004).
I paesaggi rurali non sono più visti,in molti piani, come dei territori legati solo alla produzione agricola, ma
come luoghi produttori di altre qualità. Alcuni piani paesaggistici mostrano per esempio, in questa logica,
la volontà di favorire una valorizzazione dei paesaggi rurali anche in chiave turistica. «Lo sviluppo delle
attività agricole e di quelle ad esse connesse deve attivare processi di valorizzazione e tutela dell’identità
paesaggistica del territorio e della cultura materiale che ne ha permesso nei secoli la sedimentazione dei
caratteri»2.
Si vuole qui proporre una breve descrizione delle caratteristiche dei Piani Paesaggistici Regionali e delle
Province Autonome facendo emergere i caratteri dei fabbricati rurali e individuando i casi nei quali sono
presenti norme specifiche sui fabbricati rurali in modo tale da avere un quadro aggiornato della situazione
della pianificazione paesaggistica in Italia3.
Caratteri e specificità dei fabbricati rurali nei Piani Paesaggistici
I fabbricati rurali, nelle analisi contenute prevalentemente nelle Relazioni dei Piani Paesaggistici, assumono
un ruolo diverso a seconda dell’importanza attribuitagli dalle politiche regionali e provinciali e dal rilievo
che assumono all’interno del paesaggio in cui si collocano o nella storia locale. Questo è evidente durante
la lettura delle descrizioni che le Relazioni di Piano fanno dei paesaggi rurali, in particolare quando queste
fanno espressamente riferimento agli edifici rurali per i quali si pongono, in alcuni casi, obiettivi di qualità paesaggistica. Nei Piani Paesaggistici, generalmente, il territorio regionale o provinciale è suddiviso
in ambiti paesaggistici con caratteri omogenei e alcuni Piani descrivono nel dettaglio la morfologia degli
insediamenti rurali storici che caratterizzano questi ambiti.
Ne è un esempio il Piemonte che nella “Relazione di Piano” afferma che «dall’inquadramento strutturale
emergono brani territoriali che […] sono strutturati unitariamente, in dipendenza da una forte matrice
geomorfologica, come accade in montagna, o da una dominante strutturazione storica dell’insediamento
Art. 1, comma 1, L. 378/2003, Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell’architettura rurale, Finalità.
Relazione generale Pptr Regione Puglia, p. 70.
3
La presente ricerca è avvenuta attraverso il download dei Piani Paesaggistici dai siti internet regionali o provinciali. È da
notare l’assenza di riferimenti ai Piani Paesaggistici di Campania (non redatto), Basilicata (in fase di redazione) e Molise (i Piani
Territoriali Paesistico-Ambientali molisani sono consultabili sul sito internet regionale attraverso i servizi cartografici. Non sono
stati trovati documenti scritti).
1
2
91
rurale (come si registra in collina e in parte della pianura)». Per ogni ambito di paesaggio sono descritte
le morfologie degli insediamenti ruralicome luoghi produttori di altre qualità. Alcuni piani paesaggistici
mostrano per esempio, in questa logica, la volontà di favorire una valorizzazione dei paesaggi rurali4:
– aree rurali di pianura o collina con edificato diffuso, caratterizzate da sistemi di cascine isolate o in
piccole aggregazioni, immersi nelle proprie pertinenze coltivate secondo strutturazioni infrastrutturali
storiche. La tipologia di cascina si ripete: facciate principali a sud, in pianura con grandi corti, in collina
e bassa montagna con tipi edilizi più modesti con localizzazione condizionata dalla morfologia del suolo;
– sistemi di nuclei rurali di pianura, collina e bassa montagna: aggregati rurali caratterizzati da borghi
con una tipologia edilizia rurale prevalente con peculiarità diverse a seconda della localizzazione. Negli
ambiti pedemontani e collinari sono situati prevalentemente sui versanti, sui crinali e lungo i terrazzamenti;
– villaggi di montagna: reti di aggregati storici compatti caratterizzati da una morfologia dovuta a fattori
dovuti alla morfologia del suolo e all’orientamento dei versanti. Gli insediamenti integrano parti residenziali e rustici;
– aree rurali di montagna o alta collina con edificazione rada e dispersa, caratterizzate da piccoli aggregati
o cascine isolate (non visibili reciprocamente) la cui localizzazione dipende dalla morfologia del terreno,
con integrate tra loro parti residenziali e rustici;
– aree rurali di pianura con edificato rado caratterizzate da una rete di grandi cascine immerse nel proprio
latifondo con tipologia edilizia a grandi corti adatte ad ospitare gruppi numerosi e un gran numero di
animali d’allevamento;
– alpeggi e insediamenti rurali di alta quota caratterizzati da piccoli aggregati connessi ai pascoli con
tipologie edilizie semplici e di dimensione modesta.
Questo tipo di descrizione si trova anche in Liguria, nella “Relazione del Piano Territoriale di Coordinamento Paesistico”. Qui non si trova, come nel caso del Piemonte, una suddivisione del territorio regionale
in ambiti paesaggistici, ma nella Relazione c’è un’analisi per categorie dell’assetto insediativo regionale.
L’architettura rurale storica afferisce a due tipologie:
– nuclei isolati, in ambiente rurale o costiero caratterizzati dalla modesta estensione sia dalla chiara identificabilità nel contesto;
– insediamenti sparsi, definiti come quelli che presentano livelli di bassa densità territoriale con tipologie
prevalentemente mono o bifamiliari o rurali. La configurazione di tali insediamenti è determinata dalla
relazione del singolo edificio con la geomorfologia dei luoghi. Tale categoria ricorre tipicamente nelle
aree di agricoltura tradizionale come quella legata ai terrazzamenti.
Anche il Piano Paesaggistico del Friuli-Venezia Giulia descrive le tipologie di insediamenti rurali storici
suddivisi a se-conda della fascia paesaggistica in cui si trovano, i quali sono così individuati: insediamenti
montani, insediamenti pe-demontani, insediamenti di collina e di pianura. A differenza degli altri piani paesaggistici regionali che descrivono i fabbricati rurali nelle Relazioni, nel Piano Paesaggistico friulano le
suddette descrizioni si trovano nella Carta dei Valori: si ritiene che i nuclei rurali storici costituiscano parte
integrante dell’identità culturale delle comunità locali. Si sot-tolinea infatti che «gli insediamenti rurali,
per essere classificati come tali, devono manifestare ancora le relazioni tra insediamento e aree agricole,
lasciando percepire i caratteri insediativi e architettonici tipici della civiltà contadina». Così sono descritti,
ad esempio, gli insediamenti montani: «Gli insediamenti montani, sorti in condizioni climatiche particolari
e per diverse vicende storico-culturali, hanno determinato una colonizzazione agricolo forestale basata su
modelli insediativi autonomi sviluppati nel rispetto delle conformazioni morfologiche dei luoghi. […] Si
distinguono: insediamenti di tipo lineare posti prevalentemente lungo i bacini vallivi […]; insediamenti
addensati su terrazzo, a mezza costa o lungo i crinali singoli di massima insolazione […]; insediamenti
circolari compatti, posti a raggiera in valli terminali ove l’asse stradale principale si trasforma in carrarecce
e piste forestali».
4
Par. 2.3 Relazione di Piano, Aspetti urbanistici e insediativi, pp. 37-41, Piano Paesaggistico, Regione Piemonte.
92
La Carta 8A, che rappresenta gli ambiti di diffusione delle tipologie rurali più ricorrenti, descritte all’interno della Carta dei
Valori
Fonte: Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, 2012; schematizzazione di AL
Queste descrizioni ci sono anche per gli insediamenti delle altre fasce geografiche regionali. Non sono specifiche per i nuclei rurali ma sono valevoli anche per quest’ultimi. Gli insediamenti storici sono trattati in
una specifica carta allegata alla Carta dei Valori (carta 8A), dedicata alla memoria collettiva delle comunità.
La descrizione dei fabbricati rurali che fa la Puglia nel Piano Paesaggistico Territoriale evidenzia, all’interno
dell’Atlante del patrimonio ambientale, territoriale e paesaggistico, il legame tra tipologie insediative rurali, trama agraria e infra-strutturale storica, geomorfologia del territorio e caratteri antropici. Questa lettura
complessa del paesaggio rurale, unica nel panorama della pianificazione paesaggistica italiana, è finalizzata
ad una corretta determinazione di modalità di conservazione, riqualificazione e trasformazione dei fabbricati
rurali coerenti con le diverse situazioni locali. «Quando la tipologia rurale si trova in più contesti con una
certa ricorsività, si può identificare un morfotipo. Il morfotipo raggruppa tipologie colturali accomunabili
per: tipo o tipi di colture; tipo e dimensione di partizione e trama agraria; caratteri orografici e idro-geomorfologici; caratteri antropici e sistema insediativo». Le aree agricole in Puglia e i fabbricati rurali storici
assumono importanza sia in ambito agricolo-produttivo che storico-culturale e questa caratteristica è ben
evidente nel Piano Paesaggistico.
I Piani Paesaggistici sopra citati sono quelli che sviluppano più in dettaglio il tema dei fabbricati rurali
nella componente analitica del piano ma, nell’analisi del panorama nazionale, è utile citare anche altri Piani
Paesaggistici che trattano, anche se in maniera più generica, il tema degli edifici agricoli.
La Provincia Autonoma di Bolzano, sottolinea che «i terreni agricoli con i masi caratteristici, edificati secondo
le tecni-che di costruzioni locali, sono una componente importante della tipologia paesaggistica esistente.
93
Parte di una delle schede dell’Osservatorio dei Paesaggi Lombardi, dedicata al Paesaggio alpino di versante retico della Valtellina: gli insediamenti rurali
storici sono descritti insieme ai paesaggi dove sono
stati costruiti
Fonte: Regione Lombardia, 2010
Rappresentano un paesaggio modificato per mano dell’uomo nel corso del tempo e sono espressione della
tradizione storico-culturale della zona»5.
La Lombardia all’interno delle schede dell’Osservatorio dei paesaggi lombardi (parte del piano Paesaggistico), presenta una sommaria descrizione di alcune tipologie ricorrenti di fabbricati rurali e i paesaggi che
questi ge-stiscono, mentre fornisce un’esposizione più dettagliata nelle descrizioni delle unità di paesaggio
nella (sezione del Piano dedicata ai Paesaggi di Lombardia) dove si dan-no indicazioni sui possibili interventi per prevenire i de-gradi e la perdita dei valori di alcune tipologie di insedia-menti rurali che hanno
penalizzato il paesaggio agrario tradizionale.
In Umbria il Piano Paesaggistico assume il compito, nel volume «Per una maggiore consapevolezza del
valore delpaesaggio. Conoscenze e convergenze cognitive», di valutare la rilevanza delle trasformazioni
di natura edili-zia dell’uso agricolo-forestale in relazione ai caratteri identitari del paesaggio e indica le
attenzioni che dovrà avere chi interviene6.
Il Piano di Indirizzo Territoriale della Toscana, contiene schede descrittive degli ambiti di paesaggio in cui
è diviso il territorio regionale, nelle quali si trovano brevi e generiche descrizioni del sistema insediativo
con individuazione della morfologia degli insediamenti storici.
La Relazione Generale del Piano Paesaggistico della Sardegna individua, per quanto riguarda i fabbricati
rurali, le aree caratterizzate da insediamenti storici tra le quali i centri rurali e i villaggi delle bonifiche e
delle riforme agrarie dell’800 e del ‘900, senza fornire dettagliate descrizioni. Gli insediamenti rurali individuati dal piano sono divisi in «entità nu-cleiformi (a-edificato annucleato), e forme di diffusione edilizia
(b-edificato sparso)».
Infine la Sicilia, nel Piano Territoriale Paesistico Regionale, tratta in maniera molto ridotta il tema dei fabbricati rurali: le tipologie di nuclei rurali sono elencate nel paragrafo della Relazione dedicata al sistema
insediativo. Si parla qui di beni isolati: «complessi, edifici e manufatti storici legati alle attività produttive
agricole e zootecniche (bagli, masserie, casali, fattorie, case rurali e case coloniche, trappeti, palmenti, mulini). Il Piano ricorda inoltre che, nel paesaggio delle colture in serra, impianti di serre molto fitti ed estesi
producono un impatto visivo non trascurabile, soprattutto se collocati in contesti tutelati.
5
6
Testo tratto dalla Relazione illustrativa di Piano paesaggistico del Comune di Aldino.
Par. 2.5 Relazione illustrativa vol. 1 Ppr, Definizione di misure per il corretto inserimento.
94
Obiettivi di qualità paesaggistica riguardanti i fabbricati rurali
I Piani Paesaggistici forniscono, in sede di analisi, obiettivi di tutela e valorizzazione dei paesaggi rurali e
in alcuni si incontrano obiettivi specifici per i fabbricati agricoli. Questi variano a seconda delle politiche
regionali in materia di tutela del paesaggio rurale e possono essere suddivisi in tre macrocategorie.
Obiettivi riguardanti esclusivamente i fabbricati rurali storici
Piemonte: tra gli obiettivi generali vi è la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico e delle aree agricole di particolare pregio paesaggistico col fine di rafforzare le identità locali. Per
ogni ambito di paesaggio vengono definiti gli obiettivi di qualità paesaggistica tra i quali quello riguardante
l’edilizia rurale (obiettivo 1.3.3) con indicazione delle linee di azione da seguire che prescrivono l’uso delle
tecniche costruttive storiche e dei materiali nel caso di recuperi di fabbricati7. Si riportano alcuni esempi
ritenuti interessanti:
Val Vigezzo: «Salvaguardia e recupero del patrimonio storico esistente, anche in relazione alla valorizzazione turistica dei luoghi […]»;
Colline di Curino e Coste della Sesia: «Tutela del patrimonio culturale diffuso, con particolare attenzione
al corretto inserimento di nuovi insediamenti [anche rurali - NdC] nel contesto culturale e paesistico»;
Prealpi biellesi e alta Valle Sessera: «Tutela e recupero dei valori ambientali dei centri rurali, preservando
i valori architettonici ed il rapporto con il paesaggio rurale e naturale.»;
Basse Langhe: «[…] Promozione di buone pratiche per il recupero, il completamento funzionale, il riuso a
fini turistico-ricettivi, e la localizzazione degli insediamenti produttivi e delle relative infrastrutturazioni».
Lombardia: promuove la valorizzazione del paesaggio agrario inteso come sistema composto da diversi
elementi connessi tra loro, tra i quali i nuclei e gli insediamenti rurali storici per il quale incentiva recupero
e riuso dei fabbricati nel rispetto delle tradizioni costruttive locali, anche in una logica di controllo del consumo di suolo, nel Documento di Piano del Ptr, sezione del Ptr esterna al Piano Paesaggistico.
Puglia: tra gli obiettivi generali di Piano due sono dedicati, anche se parzialmente, al paesaggio rurale e ai
fabbricati rurali. Questi pongono come obiettivi specifici sui fabbricati rurali la valorizzazione «dell’edilizia
e dei manufatti rurali tradizionali anche in chiave di ospitalità agrituristica» e la promozione del «recupero
delle masserie, dell’edilizia rurale e dei manufatti in pietra a secco».
Obiettivi riguardanti sia i fabbricati rurali storici che quelli di nuova costruzione
Veneto: individua tra le finalità di pianificazione territoriale e comunale all’interno del sistema del territorio
rurale il restauro e la riqualificazione edilizia e funzionale degli edifici esistenti e delle loro pertinenze e
l’inserimento dei nuovi fabbricati in armonia col paesaggio in cui si inseriscono8.
Obiettivi riguardanti esclusivamente i nuovi fabbricati agricoli
Provincia Autonoma di Bolzano: «L’individuazione come zona agricola di interesse paesaggistico persegue l’obiettivo di garantire – senza limitare l’attività agricola – un inserimento armonico delle costruzioni
ammesse ed un loro adattamento alla struttura paesaggistica ed insediativa esistente»9.
È d’uopo sottolineare come molti Piani Paesaggistici Regionali indichino esplicitamente obiettivi di tutela
e valorizzazione anche per le altre componenti dei paesaggi rurali (ad esempio siepi, filari, rete irrigua,
muretti a secco, pascoli, terrazzamenti, ecc.), che vengono considerati alla stregua dei fabbricati agricoli.
Dall’analisi qui effettuata si nota che solo alcune Regioni settentrionali,ed altre meridionali (Puglia, Sicilia
e Sardegna), analizzano nei Piani Paesaggistici i fabbricati rurali (storici o di nuova costruzione) e si pongono obiettivi specifici di tutela. Questa tendenza, almeno per quanto riguarda gli edifici rurali storici, è in
linea col fatto che, «come evidenziano i risultati del progetto di ricerca per la costituzione del «Catalogo
Nazionale dei Paesaggi Rurali di Interesse Storico» promosso dal MiPaaf, le regioni meridionali e le isole
Allegato B Norme di attuazione, Obiettivi specifici di qualità paesaggistica per ambiti di paesaggio
Relazione di Piano, Piano Territoriale Regionale del Veneto, pp. 184-185.
9
Testo tratto dalla Relazione illustrativa di Piano paesaggistico del Comune di Aldino.
7
8
95
appaiono dotate di un patrimonio più ricco di paesaggi storici di grande valore, mentre le regioni del nord
hanno ormai perduto gran parte di tale patrimonio»10. La perdita, infatti, del patrimonio paesaggistico del
passato ha spinto le regioni settentrionali a dotarsi di regole più restrittive in modo tale da limitare in futuro
ulteriori trasformazioni irreversibili.
Norme sui fabbricati rurali nei Piani Paesaggistici
Tra i Piani Paesaggistici che definiscono norme in materia di fabbricati rurali alcuni mettono in relazione
gli edifici rurali con il paesaggio, mentre altri forniscono indicazioni o prescrizioni più generiche.
La maggior parte i queste norme, tuttavia, riguardano solo i fabbricati rurali storici e non quelli di nuova
costruzione: oggetto delle norme sono le modalità di recupero e riuso degli edifici, che devono essere
correttamente individuate e fanno riferimento a tecniche costruttive storiche e ai materiali da impiegare. A
queste si aggiungono norme sugli ampliamenti degli edifici rurali storici. Pochi sono i Piani Paesaggistici
che definiscono norme riguardanti esclusivamente i fabbricati rurali di nuova costruzione.
La descrizione delle norme sui fabbricati agricoli dei Piani Paesaggistici Regionali è stata costruita classificando le norme stesse a seconda che queste costituiscano norme separate o siano contenute all’interno di
norme sui paesaggi rurali o a seconda che trattino principalmente di fabbricati storici o di nuova costruzione.
Ciò per evidenziarne le peculiarità per facilitare un confronto. Le norme sono state divise in:
– Disposizioni sui fabbricati agricoli all’interno di norme sui paesaggi rurali;
– Norme specifiche sui fabbricati rurali;
– Linee guida sui fabbricati rurali.
Disposizioni sui fabbricati agricoli all’interno di norme sui paesaggi rurali
I piani, che dapprima definiscono gli ambiti di paesaggio, forniscono indicazioni o prescrizioni si trovano
all’interno di norme di più ampio respiro che non contemplano esclusivamente gli edifici agricoli.
Il Piano Paesaggistico della Valle d’Aosta, ad esempio, nelle Norme di Attuazione contiene prescrizioni per
il sistema dei pascoli, per il sistema insediativo tradizionale e per le aree e gli insediamenti agricoli. Il Piano
promuove la conservazione dei nuclei insediativi storici e dei beni isolati, in particolare di quelli relativi al
paesaggio agrario di rilevante interesse storico-culturale. Nei pascoli le norme permettono l’ampliamento
dei fabbricati rurali solo in caso di necessità per le attività di conduzione degli alpeggi. Per quanto riguarda
i fabbricati di nuova costruzione le norme indicano che la nuova edificazione deve rispettare indirizzi, che
devono essere specificati nei piani urbanistici comunali,peruna loro integrazione nel paesaggio. È vietata,
invece, la nuova edificazione in aree boscate.
Il Piano Paesaggistico della Lombardia nella sezione Indirizzi pone le seguenti indicazioni sui fabbricati
rurali, suddivisi a seconda degli ambiti di paesaggio in cui si collocano:
– paesaggi delle valli e dei versanti: vanno sottoposti a tutela la struttura caratteristica dei centri abitati e
la rete dei sentieri e delle mulattiere. Occorre rispettare la collocazione storica degli insediamenti. Gli
interventi sui fabbricati dovranno mantenere le caratteristiche morfologiche del patrimonio esistente
anche per gli ampliamenti ammessi dai piani urbanistici comunali;
– paesaggi delle valli prealpine: indirizzi di tutela vanno esercitati sui singoli elementi (insediamento
permanente di fondovalle, alpeggi);
– paesaggi delle colline e degli anfiteatri morenici: sulle balze e sui pendii è da consentire solo l’ampliamento degli insediamenti esistenti;
– centri e nuclei storici: la tutela dei nuclei storici deve essere finalizzata alla conservazione e alla trasmissione degli organismi architettonici nel loro complesso.
10
MiPaaf, Paesaggio e sviluppo rurale. Il ruolo del paesaggio all’interno dei Programmi di Sviluppo Rurale 2007-2013,
Novembre 2009, p. 36.
96
Le Norme del Ptpr del Lazio sui fabbricati rurali, a differenza di quelle sopracitate, sono molto dettagliate:
per ogni sistema di paesaggio descritto nella Relazione sono definite prescrizioni per il recupero e la tutela
dei fabbricati rurali storici, le possibili trasformazioni ammesse per uso agricolo e silvo-pastorale (specifiche per ogni funzione connessa all’attività agricola) e vengono disciplinate le caratteristiche dei nuovi
fabbricati e dei nuovi centri rurali.
Negli stessi articoli sono anche presenti prescrizioni sulle tecniche costruttive e materiali specifici per le
componenti di un edificio. Il Ptpr definisce specifiche norme riguardo alcune trasformazioni ammesse in
particolari ambiti rurali quali:
– borghi dell’architettura rurale e beni singoli dell’architettura rurale e relativa fascia di territorio contermine: sono consentiti interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, consolidamento, restauro e
risanamento conservativo e, limitatamente alle trasformazioni all’interno dei fabbricati, di ristrutturazione
edilizia;
– aziende agricole in aree vincolate: «è consentita la realizzazione di manufatti, strettamente funzionali e
dimensionati all’attività agricola e/o alla trasformazione dei prodotti provenienti dalle aziende agricole
stesse […] anche mediante ampliamenti dei fabbricati esistenti. Gli interventi in aree vincolate sono
subordinati ad autorizzazione da parte dei Consigli Comunali».
È interessante segnalare, inoltre, una norma che estende l’oggetto di tutela, già imposto dalla L. 378/200311:
«[…] La Regione salvaguarda e valorizza gli insediamenti agricoli, gli edifici, i fabbricati ed i complessi
architettonici rurali presenti sul proprio territorio, che presentino interesse estetico tradizionale e siano
testimonianza dell’economia rurale tradizionale, anche in funzione del rapporto che continuano ad avere
con la realtà produttiva agricola e con i paesaggi agrari di cui costituiscono connotato essenziale […] e
incentiva la conservazione dell’originaria destinazione d’uso [dei fabbricati rurali] […]. Rientrano tra
le architetture rurali, oltre a quelle realizzate tra il XIII e il XIX secolo […] anche i manufatti legati alla
conduzione agricola, alle relative attività produttive e di servizio del territorio, espressione del paesaggio
agrario postunitario caratterizzato dall’azione di colonizzazione del territorio mediante appoderamenti,
bonifiche e frazionamenti fondiari».
Si ritiene d’uopo citare anche il Piano Paesaggistico della Toscana che definisce indicazioni o prescrizioni sui
fabbricati agricoli all’interno di norme sui paesaggi rurali, seppur meno specifiche rispetto ai Piani sopracitati.
Le norme sul paesaggio rurale contenute nella Disciplina Generale di Piano del Piano Paesaggistico della Toscana indicano che tutti gli strumenti della pianificazione territoriale devono individuare il proprio
territorio agricolo, inclusi i nuclei rurali che devono essere tutelati e recuperati in quanto componenti del
paesaggio rurale al quale sono inscindibilmente legati. Le norme contengono anche prescrizioni che tutelano
le caratteristiche degli edifici storici, non specifiche per i fabbricati rurali storici, riguardanti l’installazione
di impianti per la produzione di energia rinnovabile prescrivendonel’integrazione, in modo tale da armonizzare l’impatto visivo degli impianti unitamente al conseguimento della maggiore efficienza energetica.
Il Ppr delle Marche, nelle Norme Tecniche di Attuazione, individua alcuni ambiti di paesaggio rurale come
paesaggio agrario di interesse storico ambientale e su questi definisce prescrizioni e divieti, anche specifici
sui fabbricati rurali. In particolare per gli edifici agricoli le norme prevedono due livelli di tutela in rapporto
al tipo e ai caratteri del paesaggio:
– tutela orientata: si permettono alcune trasformazioni con modalità di intervento compatibili con gli elementi paesaggistici e ambientali del contesto in cui avvengono. Negli ambiti rurali provvisori di tutela
orientata sono vietate le nuove edificazioni compresi gli interventi di nuova costruzione di fabbricati
finalizzati alla lavorazione, alla conservazione, alla trasformazione e alla commercializzazione di prodotti
agricoli, all’allevamento. Sono qui consentite opere minori e complementari relative agli edifici esistenti
per l’esercizio dell’attività agricola, comprese nuove abitazioni a servizio delle aziende agricole.
11
Art. 57, Norme, Programmi di intervento per la tutela e la valorizzazione delle architetture rurali.
97
– Tutela integrale: si consentono solo interventi di conservazione e consolidamento. Negli ambiti provvisori di tutela integrale sono vietate sia le nuove edificazioni che l’ampliamento degli edifici esistenti, la
realizzazione di depositi e di stoccaggi di materiali non agricoli12. È vietata la realizzazione di recinzioni
se non con siepi e materiali e colori tradizionali.
Infine le Norme di Attuazione del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale dell’Emilia-Romagna, di
contro, non contengono prescrizioni specifiche per l’edilizia rurale. Nonostante questa carenza le norme,
per il sistema paesaggistico dei crinali e per il sistema collinare, prescrivono la definizione di limitazione
d’altezza e di sagoma per i manufatti edilizi col fine di assicurare la tutela degli scenari d’insieme e delle
particolarità geomorfologiche delle unità di paesaggio.
Norme specifiche sui fabbricati rurali
Pochi sono i Piani Paesaggistici che definiscono norme specifiche sui fabbricati rurali ma alcune di queste,
per le loro specificità risultano decisamente peculiari.
Il Ptcp della Liguria contiene alcune tra le norme più interessanti in tema di fabbricati rurali all’interno del
panorama della pianificazione paesaggistica regionale. Nel Ptcp vi sono norme sugli insediamenti storici non
specifiche per i fabbricati agricoli ma, considerando la natura rurale dell’entroterra ligure, valevoli anche per
gli edifici rurali. «Il Piano, pur non disciplinando le modalità di esercizio delle attività agricole, interferisce
con le stesse nei casi in cui comportino la realizzazione di edifici, impianti e infrastrutture». Per ogni tipo di
insediamento storico descritto nella Relazione, le Norme di Attuazione dettano prescrizioni per interventi di
conservazione, mantenimento, consolidamento e modificabilità. Le norme contengono prescrizioni e divieti
riguardo l’inserimento dei nuovi fabbricati rurali e per il recupero di quelli storici. Le norme obbligano a
non alterare i caratteri formali dei paesaggi e dei tessuti edilizi esistenti. Peculiarità del Ptcp ligure è quella
di contenere norme specifiche per gli impianti in serra, molto diffusi in questa regione. Questa tipologia di
edifici può risultare, per le sue caratteristiche architettoniche e per i materiali utilizzati nell’edificazione,
impattante sul paesaggio e quindi si è ritenuto necessario dotare la Regione di norme specifiche. Oltre a
vietare l’edificazione di nuove serre in aree vincolate il Ptcp ligure pone due norme specifiche sulle serre:
«Art. 59, Impianti diffusi di Serre – IDS
1. Gli impianti diffusi di serre sono assoggettati al regime normativo del consolidamento interessando le parti
del territorio […] nelle quali l’attuale diffusione degli impianti di serre caratterizza il paesaggio agrario in
forme tali che lo stesso non risulta passibile di significative alterazioni per effetto di un ulteriore sviluppo.
2. L’obiettivo della disciplina è, da un lato, quello di indirizzare l’eventuale espansione di tali impianti verso
le parti dei territorio che storicamente ne hanno registrato il maggiore sviluppo, e dall’altro lato, quello di
conseguire, attraverso i nuovi interventi, più elevati livelli di infrastrutturazione del territorio e quindi di
presidio dell’ambiente.
3. Sono pertanto consentiti quegli interventi di nuova costruzione nonché di ristrutturazione degli impianti
esistenti che, adeguandosi sostanzialmente alle linee morfologiche dei territorio e rispettando le eventuali
emergenze puntuali di carattere storico-architettonico e vegetazionale, assicurano adeguate sistemazioni
idrogeologiche ed infrastrutturali dell’area di pertinenza.
Art. 60, Impianti sparsi in serre - ISS
1. Tale regime si applica nelle parti del territorio […] non ricadenti tra quelle disciplinate dall’art. 59. […]
3. Le zone di cui al primo comma, per quanto riguarda la costruzione di nuove serre e la modificazione di
quelle esistenti, sono pertanto assoggettate ad un regime normativo del mantenimento che consente la realizzazione di impianti opportunamente ubicati e dimensionati in funzione delle caratteristiche morfologiche
e vegetazionali dei suoli, ferma restando l’esigenza di non dare luogo a rilevanti concentrazioni.»
Gli altri Piani Paesaggistici che dettano norme sui fabbricati rurali sono quelli di Friuli-Venezia Giulia,
Calabria, Sicilia e Sardegna ma queste risultano più generiche rispetto alle altre sopra descritte.
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Art. 27 Norme, Prescrizioni generali per gli ambiti di tutela provvisori.
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Il Piano Paesaggistico della Calabria, fornisce Disposizioni normative per i fabbricati rurali storici: sono
ammessi interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria, di recupero e restauro conservativo. Il cambio
di destinazione è ammesso purché sia coerente con gli obiettivi di qualità paesaggistica contenuti nel Piano.
Le norme calabresi evidenziano il legame che i fabbricati rurali hanno con il loro intorno, che assume un
valore pari a quello degli edifici: per le pertinenze dei beni rurali sono ammessi interventi di sostituzione e
ristrutturazione degli elementi di arredo e di accesso ai manufatti. Le norme prescrivono che la costruzione
di nuovi edifici agricoli è ammessa solo se l’edificazione all’interno delle aree agricole contribuisce al raggiungimento della cosiddetta Unità Aziendale Minima13. Questi non devono superare i due piani fuori terra
se non per comprovate esigenze produttive. Le Norme contengono anche direttive per i Comuni riguardanti
l’edilizia nei centri storici, si riferiscono anche agli edifici rurali storici, e hanno l’obiettivo di conservare
l’identità e i caratteri degli edifici.
Negli Indirizzi normativi del Piano Paesaggistico della Sicilia vi è una norma relativa ai “beni isolati”
secondo la quale, verificato il grado di vulnerabilità per ogni edificio storico, devono essere definiti gli interventi consentiti sui manufatti, prevedendo conservazione e restauro degli elementi di maggiore rilevanza
e salvaguardia degli elementi di minore rilievo. Tra i beni isolati sono inclusi gli edifici produttivi divisi in
più categorie15.
Le Norme di piano del Piano Paesaggistico della Sardegna riguardanti l’edificato in zona agricola, suddividono i nuclei rurali tra insediamenti rurali storici, nuclei e case sparse in agro e insediamenti specializzati.
Per ognuna di queste categorie le Norme definiscono indirizzi e prescrizioni per limitare il consumo di
suolo, per massimizzare il recupero degli edifici rurali abbandonati e per incentivare l’utilizzo di materiali
locali sia per gli edifici storici che quelli di nuova costruzione. «Gli interventi di riqualificazione e recupero
[…] devono riguardare non solo i corpi di fabbrica storico-tradizionali, ma anche le recinzioni e le relazioni
originarie con gli spazi vuoti di pertinenza degli organismi edilizi, da considerare e salvaguardare nella loro
integrità, nonché il contesto degli spazi collettivi»15. Si impone l’utilizzo di materiali locali.
Nel Piano Paesaggistico del Friuli-Venezia Giulia, l’unica prescrizione presente, nella sezione Norme Tecniche di Attuazione, sottolinea che nei suoli non urbanizzati, ovvero al di fuori dei nuclei urbani, è promosso
il riuso del patrimonio rurale esistente.
Linee guida sui fabbricati rurali
Alcune Regioni italiane e la Provincia Autonoma di Trento hanno prodotto linee guida sui fabbricati rurali:
– Provincia Autonoma di Trento: ha redatto linee guida contenenti indirizzi e criteri generali per la disciplina degli interventi di recupero del patrimonio montano (vedi scheda Trentino);
– Abruzzo: il Piano Paesaggistico segnala il Manuale per il recupero de Centri Storici, redatto in collaborazione con la Facoltà di Architettura di Pescara, Università degli Studi di Chieti, che descrive le tecniche
di analisi, la diagnosi del degrado e i caratteri degli edifici storici abruzzesi, indicando le modalità per
intervenire per eliminare le cause di degrado. Il manuale non entra nello specifico dei fabbricati rurali
storici ma può essere comunque un valido strumento per migliorare le condizioni di degrado;
– Puglia:vi sono due Linee guida regionali, interne al piano, dedicate al recupero dei manufatti in pietra a
secco e al recupero al riuso dei fabbricati rurali (vedi scheda Puglia).
13
L’Unità Aziendale Minima corrisponde ad una dimensione di 10.000mq; art. 11, comma 5, Disposizioni normative, La montagna, ruralità e aree naturali, Intesa città-campagna.
14
Le linee guida del Piano Paesaggistico della Sicilia dividono i fabbricati rurali nelle seguenti categorie: D1 Aziende, bagli,
casali, case, cortili, fattorie, fondi, gasene, masserie; D2 Case coloniche, dammusi, depositi, frumentari, magazzini, stalle; D3
Cantine, oleifici, palmenti, stabilimenti enologici, trappeti; D4 Mulini (Sottosistema insediativo, §9.7 Beni isolati).
15
Art. 52, comma 4, Norme di piano, Aree caratterizzate da insediamenti storici. Prescrizioni.
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Sardegna. Linee guida per il progetto sostenibile del paesaggio rurale tradizionale
Si tratta di indicazioni, redatte nel 2007, per la progettazione sostenibile del paesaggio messe a punto da
diversi gruppi di ricerca dell’Università di Cagliari (architettura, ricerche economiche e sociali, scienze della
terra) per la Direzione Regionale sarda dei Beni Culturali e Paesaggistici. Il lavoro si articola in:
– un’analisi dei caratteri architettonici dei paesaggi agrari regionali con una proposta di schedatura per
una manualistica del recupero;
– uno studio sul paesaggio partecipato e le componenti socio-culturali dei paesaggi agropastorali tradizionali;
– una proposta di metodologie per la progettazione sostenibile del paesaggio, con una schedatura per unità
di paesaggi e indicazioni per la progettazione sostenibile del paesaggio.
La prima operazione svolta è la messa in relazione della complessa geo-pedologia della regione, con le
forme del paesaggio coltivato (campi aperti, campi chiusi, ecc.), con i tipi insediativi ed edilizi (casa a corte,
casa alta, ecc.), con i materiali e le tecniche costruttive locali (terra e pietra, murature lapidee e in mattoni
di terra cruda). Ne risultano diverse tavole di atlante.
Tavole dei tipi edilizi e caratteri costruttivi: repertorio regionale suddiviso per aree geografiche e materiali. Si nota in questa
elaborazione del rapporto tra edifici e immediato intorno
Fonte: Regione Sardegna, 2007
100
Si passa poi alla definizione dei paesaggi rurali locali attraverso l’esemplificazione di due casi studio e alla
schedatura di:
– “caratteri identificativi” del paesaggio rurale attraverso foto panoramiche e d’insieme;
– struttura e funzionamento del contesto a scala vasta (1:50.000);
– “paesaggi locali individuali”, ovvero “ambiti circoscritti in cui riconoscere sistemi paesaggistici unici e
specifici”;
– “aspetti emergenti storici (di permanenza) ed evolutivi (di trasformazione) o di rischio preliminari alla
fase progettuale e di definizione delle regole”.
Scheda esemplificativa del paesaggio del Sulcis: la struttura, i segni e la qualità del paesaggio rurale, i caratteri identificativi del
paesaggio rurale
Fonte: Regione Sardegna, 2007
Il modello suggerito per la progettazione sostenibile del paesaggio rurale prevede un sistema di approcci
e procedure integrati per l’individuazione delle unità di paesaggio, delle strutture insediative dello spazio
rurale (manuali e regole per il recupero) e degli elementi strutturanti il paesaggio locale.
Relativamente ai manuali e alle regole per il recupero si danno indicazioni per il recupero, la modificazione
e la qualità dei nuovi interventi, nel rispetto dei caratteri e delle “invarianti” dell’architettura regionale, tra
cui si segnalano il carattere archetipico dei corpi di fabbrica, la costruzione per cellule edilizie chiuse ed
elementari, la giustapposizione dei corpi di fabbrica per successivi raddoppi in sequenza lineare, la capacità
di utilizzare cellule edilizie ed edifici accessori per costituire aggregazioni più ampie delle corti, l’aderenza
al paesaggio con corpi bassi e ad un unico piano, la continuità dei volumi con i recinti, l’utilizzo prevalente
o esclusivo di materiali locali.
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Murature in terra cruda e in pietra: repertorio di alcune foto fra le soluzioni
più diffuse con differenti lavorazioni e
modalità di messa in opera
Fonte: Regione Sardegna, 2007
La lettura delle modalità aggregative dei
fabbricati rurali
Fonte: Regione Sardegna, 2007
Scheda per l’identificazione e il recupero dei dettagli costruttivi dell’edilizia tradizionale: gli aggetti dei canali
di gronda
Fonte: Regione Sardegna, 2007
Relativamente agli ampliamenti e alle nuove costruzioni, vengono forniti alcuni indirizzi utili ed essenziali
“per la modificazione edilizia dei paesaggi rurali”, quali:
– «minimizzare l’alterazione dell’andamento naturale del suolo, adattandosi alla morfologia e contenendo
al livello minimo scavi e rilevati»;
– «si dovranno privilegiare le disposizioni degli edifici a mezza costa o su terrazzi in prossimità del fondovalle, evitando crinali e le linee di cresta che implicano un eccesso di esposizione agli agenti atmosferici
ed una percezione a distanza che contrasta con la “silenziosità” dei paesaggi regionali»;
– «saranno da evitarsi le disposizioni sui pendii di eccessiva acclività, che tra l’altro comporterebbero forti
alterazioni del suolo e consistenti opere di sostegno, incongrue nel paesaggio regionale»;
– «ampliamenti e nuove costruzioni potranno essere confrontate con abachi delle tipologie edilizie […]
che […] definiranno le regole base della tipologia e delle modalità aggregative degli organismi edilizi»;
– «in coerenza con il principio del “basso profilo” dei fabbricati rurali, sarà accordata preferenza a corpi di
fabbrica prevalentemente a piano terra o con (parziale) raddoppio su di un primo piano […] così come
coperture in sintonia con tale contesto, quindi a (doppia) falda inclinata, con pendenza “moderata” in
aderenza culturale alle condizioni locali (intorno al 20%), evitando lo sfalsamento delle falde»;
– «potranno essere ammesse coperture piane sino ad un massimo del …% della superficie coperta, e per
esse potrà essere prescritto un rivestimento pavimentato non riflettente»;
– «sarà privilegiato un andamento planimetrico dei nuovi corpi di fabbrica […], evitando sporgenze e
rientranze non necessarie»;
– «dovrà essere curato il fattore dell’orientamento dei fabbricati»;
– «le bucature dovranno avere prevalente sviluppo verticale, e comunque risultare coerenti con le esigenze
del risparmio energetico e del corretto rapporto con la luce mediterranea»;
– «la finitura dei corpi di fabbrica potrà essere realizzata in materiale a vista oppure con rivestimento ad
intonaco tinteggiato»;
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– «le coloriture potranno riferirsi ad appositi “piani del colore in ambito paesaggistico rurale”, non essendo
a priori possibile esprimere preferenze tra i colori delle terre locali o le frequenti tinteggiature a calce e
simili»;
– «la stessa attenzione progettuale e le stesse cautele riservate ai corpi di fabbrica principali dovranno
valere anche per tutti i fabbricati accessori, le recinzioni e le superfici scoperte delle aree di pertinenza;
per queste ultime varrà in generale un principio di minima impermeabilizzazione del suolo e di pavimentazioni massimamente permeabili e drenanti, mentre le recinzioni per essere in sintonia con il paesaggio
ne dovranno utilizzare le componenti, e quindi in prevalenza pietra locale e vegetazione autoctona».
Per la lettura dei paesaggi sono specificate le indicazioni per il riconoscimento delle “matrici costitutive
degli elementi strutturanti il paesaggio rurale” per le quali sono ritenuti prioritari, in accordo con alcune
misure già presenti nel Piano Paesistico:
– la “definizione delle priorità delle trame storiche e insediative” attraverso le “permanenze delle tracce
degli insediamenti tradizionali”;
– la definizione delle “condizioni strutturali per questa permanenza”;
– “l’attivazione di pratiche di tutela e di gestione”, attraverso “metodologie di recupero e progettazione
sostenibile delle trame del paesaggio rurale”.
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Esempio di tavole per l’individuazione della struttura storica e insediativa e la definizione di iniziative per la tutela e la gestione
delle trame del paesaggio rurale
Fonte: Regione Sardegna, 2007
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Puglia. Le linee guida per i manufatti in pietra a secco e l’edilizia rurale
Le linee guida fanno parte del Piano Paesaggistico della Regione Puglia, approvato nel 2012. I due volumi
costituiscono parte della sezione dedicata allo “Scenario stategico” che definisce gli obiettivi generali del
Piano Paesaggistico Territoriale Regionale.
Le linee guida sui manufatti in pietra a secco e sull’edilizia rurale, in particolare, rispondono ai seguenti
obiettivi dello Scenario strategico del Pptr della Regione Puglia:
– riqualificare e valorizzare i paesaggi rurali storici col fine di«evidenziare e valorizzare i caratteri dei
paesaggi rurali storici; reinterpretare la complessità e la molteplicità dei paesaggi rurali di grande valore
storico e identitario e ridefinirne le potenzialità» e «valorizzare l’edilizia e manufatti rurali tradizionali
anche in chiave di ospitalità agrituristica»;
– valorizzare il patrimonio identitario culturale-insediativo per «promuovere il recupero delle masserie,
dell’edilizia rurale e dei manufatti in pietra a secco»;
– definire standard di qualità edilizia, urbana e territoriale per gli insediamenti residenziali urbani e rurali.
Linee guida per il restauro e il riuso dei manufatti in pietra a secco
Le linee guida per la tutela, il restauro e gli interventi sulle strutture in pietra a secco della Puglia sono
state redatte con la consapevolezza del grande valore culturale di queste costruzioni nella memoria delle
comunità locali. La guida può essere suddivisa in due sezioni, una che descrive le caratteristiche principali
dei manufatti in pietra a secco e fornisce delle linee guida per la loro tutela, e una che propone una rassegna
di esempi di architetture in pietra a secco.
Linee guida
Le linee guida definiscono una costruzione in pietra a secco come «una tecnologia fortemente integrata con
l’ambiente e con la tradizione contadina, identificabile sulla base dei seguenti requisiti, […]:
a) l’impiego di materiali lapidei di non grandi dimensioni e l’estrazione dei materiali dal luogo stesso della
costruzione e il loro uso in forma di recupero;
b) la lavorazione minima dei materiali e la loro posa in opera senza leganti e connessioni;
c) le forme di “autocostruzione”;
d) l’integrazione con le opere agrarie e di sistemazione del territorio;
e) la necessità di continue manutenzioni e l’accettazione a priori del carattere precario della “casa in pietra
a secco”, storicamente e culturalmente accertata e verificabile nelle scelte insediative e abitative».
I manufatti in pietra a secco vengono suddivisi in tre categorie:
– le specchie: «segni puntiformi sul territorio, costituiti da ingenti quantità di pietrame informe risultanti
dalle operazioni agrarie di dissodamento e rimozione dei materiali lapidei»;
– i muretti a secco e i parietoni: «segni a sviluppo lineare sul territorio corrispondenti a murature realizzate
con conci lapidei generalmente irregolari giustapposti senza malta»;
– i trulli, le caselle, i pagliari: «sono segni puntiformi, costruiti in forma di edicole, isolate o aggregate,
con carattere cellulare e, eventualmente con valenza abitativa».
Le linee guida sono divise in:
1. Linee guida sulla conoscenza e la valorizzazione:
«La Regione Puglia provvede ad istituire quattro Centri di Studi regionali sulla pietra a secco. Tali centri
avranno il compito di coordinare le politiche e le operazioni di conoscenza, di valorizzazione e di conservazione». Si precisa, inoltre, che i Comuni hanno il compito di compilare elenchi di siti di particolare interesse
per la presenza di manufatti di elevata qualità storica, architettonica e ambientale (specchie, parietoni) e
«complessi di terrazzamenti, trulli, pagliari, caselle».
2. Linee guida sul restauro e la conservazione che forniscono:
– principi generali per il restauro dei manufatti in pietra a secco come il principio di considerare ogni
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intervento di manutenzione o restauro di un manufatto in pietra a secco come parte di una azione che
tende alla conservazione del paesaggio;
– gli obiettivi delle fasi preliminari dell’intervento di restauro che spingono a «prendere coscienza dello
stato originale del manufatto e delle sue trasformazioni» e ad «allestire una documentazione grafica e
fotografica dell’oggetto dell’intervento»;
– requisiti tecnici che devono essere rispettati negli interventi di restauro conservativo quali l’impiego
esclusivo di tecniche costruttive e materiali locali (tenendo conto delle varianti locali), la riproposizione
della cultura materiale della pietra a secco intesa come conservazione dei caratteri tipologici e architettonici dei manufatti.
3. Linee guida sull’intervento di recupero:
Si propongono l’obiettivo di «recuperare la “costruzione in pietra a secco nella sua totalità” per restituire a
nuova vita i suoi manufatti e per conservarne i caratteri essenziali ed autentici». Gli edifici in pietra a secco
sono soggetti ad abbandono a causa della loro inadeguatezza ai moderni standard abitativi, ma costituiscono
un’importante risorsa per la loro qualità architettonica e il loro valore simbolico.«Il progetto di recupero
deve sviluppare le sue scelte sulle seguenti problematiche:
– l’individuazione di una “unità di recupero, che nella sua forma essenziale è composta da uno o più
manufatti in pietra a secco, tra i quali deve essere presente almeno un manufatto di tipo 0.1.2.3 (trulli,
caselle, pagliare, ecc.) e da un lotto di pertinenza;
– il restauro conservativo obbligatorio di tutte le costruzioni in pietra a secco esistenti;
– l’inserimento eventuale di servizi igienici e sanitari all’interno delle strutture esistenti, dopo averne
verificata la compatibilità con le dimensioni dell’edificio […];
– l’eventuale aggiunta, in alternativa, di volumi tecnici integrativi […].
Sono definite le caratteristiche che deve avere il manufatto per quanto riguarda agibilità, cubature e requisiti
igienici (aerazione, impianti tecnologici). Vengono definite prescrizioni sugli eventuali corpi aggiunti. «Le
scelte progettuali […] devono tener conto della misura dei corpi aggiunti, della moderazione dell’impatto
visivo dei corpi aggiunti sui volumi esistenti, dell’integrazione e del raccordo tra le parti aggiunte e quelle
esistenti».
Rassegna di architetture in pietra a secco
Il fascicolo propone un’ampia rassegna di esempi di architetture in pietra a secco pugliesi suddivise per aree
geografiche (Comprensorio 1 – provincia di Foggia; Comprensorio 2 – province di Barletta-Andria-Trani,
Bari, Taranto, Brindisi; Comprensorio 3 – provincia di Lecce). Ogni scheda descrive un fabbricato specifico
indicandone la localizzazione (comune e coordinate geografiche), il toponimo, dati tipologici (pianta, strutture, destinazione d’uso attuale) e stato di conservazione. Vengono anche fornite osservazioni sulle peculiarità
dei singoli manufatti. Ogni scheda è corredata da fotografie, che descrivono il manufatto da vicino e nel
suo contesto, e disegni tecnici che rappresentano piante, sezioni o assonometrie del fabbricato in oggetto.
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Localizzazione,
toponimo, caratteri
del sito
Localizzazione
(coordinate)
Dati tipologici,
stato di conservazione, osservazioni
Fotografie e
disegni tecnici
Esempio di scheda per la rassegna di esempi di architetture in pietra a secco pugliesi
Fonte: Regione Puglia, 2012; schematizzazione di AL
Linee guida per il recupero, la manutenzione e il riuso dell’edilizia e dei beni rurali
Queste linee guida hanno l’obiettivo di procedere alla redazione di un abaco di criteri e soluzioni progettuali – che aiutino progettisti, enti pubblici, imprese – fornendo un metodo per la conoscenza dei fabbricati
rurali e per la redazione del progetto di recupero dei fabbricati rurali storici col fine di incentivare scelte
urbanistiche finalizzate alla loro valorizzazione. Il testo mostra forte attenzione per la tematica dei problemi
legati al riuso dei fabbricati rurali storici pugliesi e alla scelta di «destinazioni compatibili con le caratteristiche architettoniche, costruttive, bioclimatiche dei manufatti e del loro intorno paesaggistico». Si propone
«un approccio che tende a stimolare la conoscenza approfondita dei caratteri identitari di tale patrimonio,
al fine di tutelare e valorizzare il contesto ambientale […]. Le trasformazioni edilizie del patrimonio rurale
regionale pur non dovendo riproporre modelli legati al passato, sicuramente devono riferirsi a quest’ultimo
come punto di partenza, per costruire un nuovo rapporto tra territorio e comunità sociale locale». Devono
far riferimento alle linee guida «tutti i manufatti rurali, aventi qualunque destinazione, edificati prima della
Riforma Agraria e Fondiaria in Puglia, ossia tutti i realizzati sino al 1950».
Ambiti di paesaggio e morfotipi16 edilizi rurali
La prima parte del fascicolo è dedicata alla classificazione dei fabbricati rurali in base alla loro conformazione e all’ambito di paesaggio in cui ricadono, così come definiti nel Ppr.
Viene proposta la seguente classificazione dei morfotipi edilizi rurali in base alla loro conformazione:
– sistemi elementari: organismi edilizi monocellulari, organismi edilizi bicellulari, organismi edilizi pluricellulari (accorpamenti lineari, “a grappolo”, a corte, verticali) – ad esempio trulli, casedde, pagliare,
torri, ecc.;
– sistemi complessi: edifici isolati complessi (tipo a corte o a recinto, lineare, compatto) – ad esempio
masserie – elementi accessori ricorrenti – colombaie, stalle, pozzi e cisterne, neviere, frantoi, muri a
secco, ecc.;
– sistemi in rete: edifici isolati “in rete”, borghi e villaggi.
16
Il termine “morfotipi” indica le tipologie di fabbricati rurali in base alla loro conformazione e all’area geografica dove
ricadono.
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Questa prima classificazione è ampliata nell’abaco dei morfotipi insediativi edilizi rurali quando la morfologia dei fabbricati viene idealmente “sovrapposta” agli ambiti di paesaggio in quanto le caratteristiche
costruttive degli edifici «connotano la diretta e reciproca relazione tra edificio e ambiente, in un rapporto
bioclimatico» e sono definite da clima, latitudine, materiali da costruzione, morfologia del territorio.
All’interno della prima sezione si trovano anche informazioni e dati tecnici sui principali materiali da costruzione (in particolare lapidei, quali i tufi) classificati in riferimento agli ambiti di paesaggio. Per ognuno di
questi vengono indicati i degradi più comuni a cui possono essere soggetti e possibili interventi per limitarli.
Esempio di scheda dell’abaco dei morfotipi edilizi rurali. L’edilizia rurale pugliese è stata classificata in base alla morfologia
dell’impianto rurale e all’ambito geografico nel quale ricade
Fonte: Regione Puglia, 2012; schematizzazione di AL
Linee guida
La seconda parte del fascicolo contiene le linee guida per il recupero dei fabbricati rurali storici. Queste «si
fondano essenzialmente su indirizzi che accompagnano il processo di trasformazione degli immobili rurali
regionali, e […] si articolano in “tre passaggi chiave” per la corretta progettazione […] di tali trasformazioni:
1. conoscenza del patrimonio rurale regionale, dei singoli manufatti e del morfotipo rurale di appartenenza;
2. predisposizione di un adeguato progetto di restauro e recupero del manufatto e dell’unità morfotipologica
rurale;
3. adozione di criteri generali di riuso, rifunzionalizzazione e gestione del manufatto e dell’unità morfotipologica rurale».
Per la fase di conoscenza del manufatto e del contesto, le linee guida propongono un metodo costituito da
schede conoscitive che «rappresenta la struttura dei dati conoscitivi minimi per la definizione del modello
interpretativo dello stato di conservazione […], nonché della conoscenza dei sistemi costruttivi tradizionali […]. Viene definita la struttura logica del percorso conoscitivo e la qualità dei dati». Le schede sono
suddivise in due macrocategorie:
– scheda conoscitiva del fabbricato, che deve contenere informazioni quali:
a. dati cartografici e catastali, destinazione d’uso attuale e informazioni sullo stato di fatto (interventi
edilizi recenti, notizie storiche);
b. caratteri tipologici, costruttivi e architettonici (individuazione del morfotipo, peculiarità tipologiche
del fabbricato, elementi accessori, fotografie);
c. individuazione puntuale dei degradi, attraverso rilievi principalmente non invasivi, delle unità tecnologiche che compongono il fabbricato, condizioni igienico-sanitarie, dotazione di servizi primari
(elettricità, rete fognaria, acqua, ecc.), restituzione grafica dei degradi;
108
– scheda conoscitiva della vegetazione, che deve contenere informazioni quali:
a. dati cartografici e catastali, stralcio del Piano d’Assetto Idrogeologico, stato di fatto della vegetazione
e delle colture, modalità di coltivazione (intensiva o estensiva), rappresentazioni grafiche del rapporto
tra edifici e vegetazione;
b. caratteristiche della vegetazione, localizzazione (in piano, in pendio, isolata, diffusa, ecc.), presenza
di opere antropiche per la difesa del suolo (terrazzi, muri a secco, canali, ecc.).
La conoscenza del manufatto, per le linee guida, deve essere quindi accompagnata da un rilievo completo
della vegetazione intorno ai fabbricati per comprenderne il rapporto stretto, al fine di mantenere o modificare
razionalmente le caratteristiche dei luoghi in cui insistono gli edifici rurali storici oggetto degli interventi
di recupero.
Le linee guida propongono un «protocollo di progetto per gli interventi sui manufatti edilizi e sul loro
contesto rurale, a partire dalle risultanze delle indagini conoscitive». In particolare il capitolo delle linee
guida riguardante il recupero dei manufatti e del contesto prescrive requisiti obbligatori per gli interventi:
– «mantenimento in uso di elementi costruttivi originari a cui sia restituita la capacità prestazionale;
– valorizzazione della qualità architettonica preesistente, anche quando brani architettonici siano difficili
da recuperare per le condizioni di degrado delle strutture e dei paramenti;
– incentivazione del recupero nel rispetto delle risorse ambientali disponibili;
– il recupero dell’immobile può avvenire solo se si recupera il suo contesto ambientale rurale e paesaggistico
al fine di ottenere un livello di qualità elevato nella progettazione del recupero del costruito esistente;
– adozione di strategie di intervento che prevedano la totale reversibilità della trasformazione […];
– per gli interventi di restauro, recupero, manutenzione ordinaria e straordinaria e per quelli che prevedano
eventuali ampliamenti, saranno impiegate esclusivamente tecniche costruttive e materiali già utilizzati
per la costruzione del manufatto rurale;
– il progetto dovrà prevedere la ri-proposizione dei caratteri tipologici e architettonici del manufatto,
intervenendo, dove necessario, all’eliminazione di parti del fabbricato che ne hanno, nel tempo alterato
tali caratteri e ricostruendo le stesse secondo i presenti requisiti tecnici generali;
– è esclusa categoricamente la sostituzione di sistemi voltati con sistemi di copertura diversi […];
– è escluso lo svuotamento, anche parziale, dei sistemi murari dell’involucro di tutte le parti dell’edificio,
e tutti gli interventi che ne riducano lo spessore o che ne modifichino la composizione (ad esempio muri
a concrezione, muri doppi con intercapedine, ecc.);
– è in generale esclusa ogni modifica ai prospetti esistenti; ogni richiesta di intervento di modifica deve
sempre essere chiaramente e fortemente motivata; va dimostrata l’impossibilità di predisporre soluzioni
progettuali alternative;
– è esclusa la sostanziale modifica delle partizioni interne che alteri in tutto o in parte, la statica originaria
dell’edificio e ne comprometta la lettura originaria;
– andranno preservati tutti gli elementi architettonici originali, per i quali, se possibile, vanno effettuati
interventi di restauro, escludendone la sostituzione (cornici, lesene, soglie, davanzali, fregi, ornamenti,
decori, ecc.);
– mantenere il più possibile inalterate le finiture superficiali di volte e murature (pitturazioni, intonaci,
scialbature), utilizzando esclusivamente intonaci a calce per gli ambienti interni e per tutte le parti originariamente provviste di intonaco;
– riferirsi al rilievo conoscitivo ed al critico riscontro di soluzioni tradizionali presenti nel contesto locale,
per desumere scelte operative sui trattamenti superficiali degli involucri esterni delle singole parti del
manufatto (pietra o tufo faccia vista, scialbature, intonaci, ecc.);
– non è consentito, in nessun caso, l’utilizzo di intonaci cementizi;
– mantenere inalterata la visuale paesaggistica del fabbricato nel contesto rurale;
– interventi di restauro, recupero, manutenzione ordinaria e straordinaria dovranno ispirarsi sempre alla
conservazione dei sistemi costruttivi pre-esistenti rilevati attraverso il Protocollo di Rilievo Conoscitivo
[…]».
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Sono ammessi ampliamenti solo nel caso questi siano effettivamente necessari per «dotare l’edificio rurale residenziale di servizi igienico sanitari e vano tecnico con la sola funzione di alloggiare gli impianti
tecnologici», per «aumentare la superficie utile per la nuova funzionalità [residenziale e non] dell’edificio
rurale». L’ampliamento, comunque, «non deve modificare il morfotipo edilizio» o deve essere accostato al
manufatto rispettando lo «schema aggregativo del morfotipo originario» e assicurando «la continuità delle
fronti edilizie». Come per la fase conoscitiva, anche per il progetto, le linee guida propongono delle schede
per guidare nelle scelte progettuali.
Alcune delle otto schede conoscitive, ritenute più significative per i loro contenuti: a sinistra la scheda per il riconoscimento del
morfotipo edilizio, al centro la scheda per il riconoscimento e la descrizione dei degradi dei fabbricati divisi per unità tecnologica
e a destra quella per il riconoscimento delle caratteristiche della vegetazione. Si nota come la scheda conoscitiva per il rilievo
della vegetazione dimostri la forte attenzione del PPTR per il rapporto tra fabbricati rurali e vegetazione annessa
Fonte: Regione Puglia, 2012
L’ultima parte delle linee guida è dedicata alla definizione di criteri per la scelta di un riuso compatibile per
i fabbricati rurali storici. Le destinazioni d’uso previste dovranno rispettare i seguenti requisiti:
– «compatibilità della destinazione d’uso con l’identità morfotipologica del manufatto;
– compatibilità della destinazione d’uso con i caratteri costruttivi dell’edificio;
– compatibilità della destinazione d’uso con il morfotipo rurale;
– compatibilità della destinazione d’uso con i criteri di sostenibilità ambientale;
– conservazione, tutela e valorizzazione del morfotipo rurale».
I Comuni e le Province, secondo le linee guida, devono predisporre «specifici regolamenti e/o procedimenti
finalizza-ti al controllo del processo di trasformazione d’uso dei manufatti rurali». Gli usi compatibili, in
base ai principi del PPTR, dovranno comunque essere prevalentemente agricoli.
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Bibliografia ragionata
Questa bibliografia ragionata, nazionale e internazionale, ha il compito di supportare il professionista
nell’approfondimento dei supporti conoscitivi e consentire al lettore un utile strumento di ricerca all’interno
della produzione dedicata ai fabbricati rurali.
Una prima sezione riguarda la manualistica recente suddivisa secondo le finalità (manuali o linee guida),
l’oggetto di interesse (paesaggio rurale, edifici rurali o insediamenti) e l’istituzione che l’ha promossa (ente
amministrativo territoriale o istituto di ricerca). In particolare:
- manuali contemporanei sul paesaggio rurale,
- guide sugli insediamenti rurali (italiane ed estere),
- guide sugli edifici rurali per il recupero dell’esistente (italiane ed estere),
- guide sugli edifici rurali per la nuova costruzione (italiane ed estere).
Una seconda sezione riporta in ordine cronologico i principali riferimenti relativi alla sto-ria dell’architettura
rurale. Benchè l’interesse per i fabbricati sia testimoniato all’interno di vari trattati sull’architettura a partire da
Plinio il Vecchio, passando per Vitruvio, Leon Battista Alberti, Palladio (per non citare che i grandi riferimenti
della storia della manualistica di architettura), l’elenco di testi che si riporta vuole offrire in modo sintetico,
certamente senza pretesa di esaustività, alcuni riferimenti moderni (dalla metà XIX secolo) degli studi sui
fabbricati rurali, ovvero da quando si può riconoscere un preciso interesse verso questa parte dell’architettura
con studi specificamente dedicati.
Non vi è una rassegna di siti internet sui temi del paesaggio rurale e sui fabbricati poiché il web rappresenta
un mondo in continua evoluzione e un elenco di siti, seppur ragionato, sarebbe diventato obsoleto già pochi
mesi dopo la pubblicazione di questo testo.
In coda al capitolo vi sono i riferimenti alle fonti delle immagini utilizzate nel volume.
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