Livio Andronico - Scuola Pitagora

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LIVIO ANDRONICO
Vita
Vi sono dei limiti cronologici per quanto riguarda la vita di L, ma sappiamo che era un ex schiavo e
si ipotizza fosse originario di Taranto o comunque della Magna Grecia (Svetonio lo chiama
semigraecus), nato verso il 280 a.C. (probabile 284 a.C.) e condotto a Roma quando la sua città
venne conquistata, intorno al 275-270 a.C. Fu portato a Roma come schiavo e finì nella casa di
Marco Livio Salinatore, divenendo il precettore dei suoi figli: affrancato, assunse il nomen del
proprio ex-padrone. Trascorse la vita insegnando lettere latine e greche ai figli delle famiglie
altolocate, divenendo ben presto molto richiesto nella capitale: nel 240 a.C. gli venne richiesta
un’opera teatrale rappresentata durante i ludi scaenici che si tennero per la vittoria della prima
guerra punica; nel 207 a.C. (durante la seconda guerra punica) il Senato affidò a lui un paternio
(Iuno Regina), un carme propiziatorio in onore della dea Giunone cantato da ventisette fanciulle,
affinché la guerra potesse finire nel migliore dei modi. Morì verso la fine del III secolo.
Opere
Egli può essere quindi classificato come il patriarca della letteratura latina. Di lui possediamo 9
titoli di tragedie sul ciclo troiano: Achilles, Aiax mastigophorus (la follia e il suicidio di "Aiace
armato di frusta"), Equos troianus, Aegisthus (adulterio di Critennestra con Egisto e uccisione di
Agamennone), Hermiona (Ermione, figlia di Menelao e di Elena: Neottolemo, suo promesso sposo
e uccisore di Priamo, è ucciso da Oreste), Andromeda, Tereus, Danae e Ino. Una commedia,
Gladiolus, cioè “Sciaboletta”, che è la prima palliata (commedia di ambientazione greca) nella
storia di Roma, diventando così l’inventore del genere. Poiché ci restano solo alcuni frammenti o
addirittura soltanto i titoli, non possiamo dire con precisione se queste fossero opere create da L o se
invece fossero degli arrangiamenti o traduzioni.
Odusia
Ma l’opera principale di L fu certamente la traduzione dell’Odissea, rinominata poi Odusia o
Odyssia, anche se più che traduzione possiamo definirla adattamento artistico/letterario dell’opera
omerica. Quest’opera aveva una grande importanza sia in ambito letterario che culturale, perché
non solo permetteva di essere studiata a livello scolastico (obiettivo primario del precettore
tarantino), ma era la prima opera epica in lingua latina, anche se non era una storia romana, ma era
tanto vicina al gusto del popolo italico (essendo Ulisse più vicino all’eroe greco e patriarca romano
Enea per i suoi viaggi) e più vicina a livello cronologico rispetto all’Iliade. Naturalmente la lingua
utilizzata non era ancora raffinata e perfezionata, tanto che un autore come Cicerone, due secoli
dopo, la etichettò come linguisticamente grossolana e primitiva, anche il tentativo di trasportare un
verso celebre come l’esametro greco nel più semplice saturnio romano. Notevole il rimando alle
Camene romane, le “sostitute” delle Muse greche. Ci sono pervenuti a noi 40 frammenti circa.
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