Negli ultimi anni il consumo di sostanze stupefacenti ha assunto

Cesaf
Centro di Alta Formazione
Progetto congiunto tra
Università di Bologna, Facoltà di Scienza dell’Educazione e Centro di Solidarietà di Modena
Manifesto
Per le strategie sociali, sanitarie ed educative in materia di uso ed abuso di sostanze stupefacenti
Negli ultimi anni il consumo di sostanze stupefacenti ha assunto, accanto alle forme più tradizionali,
nuovi profili con una crescente diffusione del fenomeno del policonsumo.
Crescono sia il consumo di sostanze psicoattive sia la diffusione di “nuovi stili di vita e di
consumo” non solo tra gli adolescenti ma anche tra i giovani adulti, non solo tra le fasce disagiate
della popolazione ma anche nella popolazione generale ed in particolare in gruppi che mostrano un
buon adattamento sociale.
Le rappresentazioni degli stili di consumo sono però spesso stereotipate e, in quanto tali, inadeguate
a descriverne la complessità e la variabilità; spesso si tratta di rappresentazioni obsolete, parziali e
fuorvianti. Un esempio per tutti è la rappresentazione del consumatore problematico come di una
persona facilmente identificabile e non integrata nella società o l’associazione consumo
problematico - devianza; questi preconcetti portano all’identificazione di un metodo di intervento
unico e indifferenziato per tutti i tipi di consumatore.
Il consumo di sostanze, ed i comportamenti a rischio ad essi frequentemente associati, presentano
aspetti disgreganti ed invalidanti per l’individuo e per la società ed hanno un profilo complesso.
Sono, infatti, molto frequenti i casi di consumo problematico di sostanze concomitante o precedente
o successivo ad altre forme di dipendenza, quali il gioco d’azzardo patologico, i disturbi del
comportamento alimentare, la dipendenza da videogiochi, lo shopping compulsivo. Secondo la
teoria dell’addiction, ciò che accomuna le varie forme di dipendenza, con o senza sostanza, è
l’incoercibilità dell’impulso a mettere in atto il comportamento, pur nella consapevolezza dei suoi
effetti dannosi, e, talvolta, nonostante tentativi reali ed attivi del soggetto di astenersi.
D’altra parte l’offerta di sostanze è molto alta e molto diffusa; si serve di tecniche di vendita
sofisticate che servono per abituare all’uso ovvero a creare una fidelizzazione del cliente. Il
mercato, per quanto criminale, è diventato un fenomeno merceologico. Si pongono così i termini di
una sfida globale al modo di essere della nostra società. Il consumo di sostanze sembrerebbe infatti
avere riflessi sulla società e sulla salute pubblica, oltre che su quella dei singoli consumatori.
Siccome il consumo è collegato al concetto di “divertimento” e promosso secondo le regole di
mercato come un brand (es. cocaina: velocità e successo), è difficilissimo impostarne il contrasto.
Ma raccogliere questa sfida significa operare affinché si aggiornino le conoscenze e i criteri di
lettura dei nuovi fenomeni e parallelamente gli assetti delle risposte. L’obiettivo è il contrasto
dell’abuso delle sostanze psicoattive legali ed illegali.
Il rinnovamento passa attraverso un processo culturale che consenta alle comunità locali di essere
protagoniste e segna la fine della delega a tecnici, “esperti” della materia: è la comunità medesima
che, attraverso un percorso di conoscenza e di analisi critica delle proprie modalità interattive, delle
proprie difficoltà e delle proprie risorse, diviene il fulcro delle politiche di contrasto.
Bisogna puntare alla creazione di comunità competenti: è un lavoro culturale ed educativo di ampio
respiro che coinvolge chi amministra, chi programma, chi insegna e chi opera nei servizi. Occorre
radicare nei territori l’impegno sinergico dei diversi attori sociali (amministrazioni, agenzie
educative, servizi sociali e sanitari del pubblico e del privato, cittadinanza); ciascuno con la propria
specificità di ruoli e compiti deve operare all’interno di una medesima rete. Il consolidamento della
comunicazione e collaborazione tra gli attori sopra citati è un obiettivo essenziale.
A tale scopo è necessario un lavoro di prossimità, inserito maggiormente nella normalità, non solo a
scuola o nei luoghi di divertimento, ma ovunque si raccolgano giovani: stazioni, fermate delle
corriere, luoghi di smistamento, bus. I servizi di prossimità, quali gli operatori di strada, non devono
quindi focalizzarsi solo sulla popolazione marginale, ma essere punto di contatto con quella più
integrata, con finalità educative e con funzione di collegamento tra i giovani ed i servizi. La
maggior parte dei giovani riferisce inoltre di una scarsa comunicazione in famiglia circa le sostanze
stupefacenti. Si deve invece parlare di droghe e di dipendenze anche in casa, affiancando il ruolo
della famiglia a quello dei servizi. In questo processo, la famiglia va aiutata, sostenendola ed
aggiornandola.
E’ inoltre necessario realizzare interventi finalizzati alla promozione dell’empowerment ed alla
costruzione di stili di coping per potenziare le capacità di rifiutare l’offerta di sostanze anche nel
gruppo dei pari. Serve una maggiore attenzione da parte della scuola che dovrebbe assumere sempre
di più un ruolo educativo. In altri termini, riteniamo abbastanza inutili, in una logica preventiva,
focalizzarsi su interventi esclusivamente informativi svolti da specialisti, mentre riteniamo
fondamentale progettare degli intervenivi di formazione volti allo sviluppo delle abilità
comunicative, della cooperazione tra pari, della condivisione delle esperienze emozionali, elementi
che possono aumentare le capacità di fronteggiamento di fronte alle difficoltà e la consapevolezza
di sé.
Si profila il momento di rinnovare le strategie sociali e sanitarie in materia di abuso e dipendenze da
sostanze stupefacenti. Come per altri paesi, questo è il momento per un approfondimento e una
revisione su quanto finora fatto. Alcuni paesi hanno già gettato le basi per questa revisione, ad
esempio la Scozia e l’Irlanda.
Innanzitutto occorrerà riuscire a predisporre una visione che integri gli aspetti sociale, sanitario ed
educativo costruendo alleanze e collaborazioni fra discipline, agenzie, professioni; secondariamente
occorrerà contemplare congiuntamente le sostanze stupefacenti lecite e quelle illecite. La
dimensione della responsabilità individuale e della responsabilità sociale sono centrali.
Conseguentemente le nuove strategie devono sottolineare, più delle precedenti degli ultimi 10-15
anni, la centralità della famiglia e della comunità locale. Non si intende dire che la pratica sociale e
sanitaria non debba essere costruita attorno alla persona, ma si osserva che a volte il consumatore è
stato l’unico centro dell’attenzione anche quando emergeva un chiaro danno fisico, emotivo o
economico della famiglia e della comunità.
Il Cesaf si impegna a sviluppare la formazione e la ricerca sui temi indicati in questo Manifesto,
auspicandi che i Governi nazionale, regionali e locali assumano questi orientamenti ed invitando i
servizi pubblici e privati ed i loro operatori, le Università, il mondo della Scuola, le Associazioni
scientifiche e professionali operanti nel settore a stringere una forte alleanza che aiuti il paese a
trovare le energie per fronteggiare il consumo di sostanze stupefacenti.
Bologna, 24. settembre. 2008