Paghi l`eroina, gratis il metadone

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Paghi l’eroina, gratis il metadone
Il medico: si punta a fidelizzare il consumatore e a far passare il messaggio che l’uso
di queste sostanza è gestibile. Samaden: chi traffica droga usa strategie di marketing.
I venditori di stupefacenti fanno marketing proprio come i supermercati. L’ultima «offerta»
lanciata dal mercato della droga potrebbe essere sintetizzata da uno slogan: «Compri una dose
di eroina, ricevi gratis il metadone». Così insieme allo sballo, il pusher ti offre un servizio
completo di farmaco per ridurre la fase più difficile, quelle successiva dell’astinenza. Le nuove
strategie commerciali dello spaccio sono state oggetto di una relazione svolta nei giorni scorsi
da Raffaele Lovaste, direttore dei Sert del Trentino e membro dell’ufficio di presidenza di
Federferd (la federazione dei Sert, i servizi pubblici per la cura delle tossicodipendenze) a
Trieste in occasione della Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze. Lovaste parte da una
premessa: la rete dei servizi attualmente è centrata sulla dipendenza e sul fatto che è il
tossicodipendente che si reca al Sert, mentre invece il mercato si è centrato sul consumatore
occasionale ed è lo stesso mercato che va alla ricerca dell’acquirente, facilitando al massimo
l’incontro. «Al mercato - spiega il medico - interessa ampliare la base dei compratori e il
profitto»: in sostanza, il mercato si muove secondo le stesse logiche della grande distribuzione,
offrendo una grande varietà di prodotti, nei contesti più comodi per il consumatore. E,
sopratutto, «cerca di fidelizzare il cliente al prodotto». Nei Sert del Trentino, spiega Lovaste,
sono giunte quindi varie segnalazioni, da parte dei pazienti, del fatto che insieme all’eroina
venduta viene regalata una boccetta di metadone comprata al mercato nero, «con il messaggio
che il metadone sarebbe servito a ridurre la sofferenza che avrebbe potuto arrivare con
l’astinenza dall’eroina ». «L’obiettivo - sottolinea - è quello appunto di fidelizzare il consumatore
e far passare il messaggio che l’uso di queste sostanze è gestibile, e ciò corrisponde
all’aspettativa del consumatore ». A Trieste, alla conferenza che ogni tre anni dovrebbe fare il
punto e delineare le strategie nel contrasto alla tossicodipendenza, c’era anche Federico
Samaden, per molti anni direttore della Comunità di San Patrignano a San Vito di Pergine e
oggi consulente per le droghe del Ministero degli Affari sociali e impegnato nel progetto «2you».
«A Trieste - dice - è stato fatto il punto a 360° sul fenomeno stupefacenti. Tra gli altri è stato
trattato anche il tema delle strategie di vendita che diventano sempre più sofisticate e utilizzano
le tecniche tipiche del marketing e anche internet dove trovi informazioni che vanno dalle
modalità per farti l’ecstasy in casa, alla vendita dei semi per chi vuole una piantagione fai da te.
Ma che dietro vi sia la mano di una vasta organizzazione internazionale che promuove l’uso
degli stupefacenti lo capisci anche da come vengono vendute le pillole di ecstasy, sudiate
apposta per piacere: piccole, di colori accattivanti e con nomi capaci di colpire il consumatore.
Anche per il mercato della cocaina sono state fatte operazioni tipiche del commercio: quando ci
si è resi conto che il prodotto andava perché era quello più ricercato da una società che chiede
sempre maggiori prestazioni, allora sono stati lanciati sulla sua scia altri stupefacenti derivati,
come il crack, a costo più abbordabile e dunque capace di conquistare nuove fette di mercato».
L’accoppiata eroina più metadone nelle strategie di marketing dei pusher dovrebbe spingere
l’idea che l’uso della "roba" lo puoi gestire. Ma è proprio così? «Non c’è nulla di più falso e
illusorio - replica Samaden - questa è una trappola mentale che continua a fare vittime. Tutti
quelli che iniziano a drogarsi partono con l’idea di essere loro a gestire il gioco, ma non è così.
Quello della droga è un mondo in cui non bisogna entrare, punto. Farlo è da stupidi, perché
molto prima di arrivare alla dipendenza fisica dallo stupefacente si è preda senza neppure
accorgersi della dipendenza psicologica». Da Trieste è arrivata qualche proposta per future
strategie? «Come ha ricordato il presidente della Camera Fini nel suo messaggio conclusivo,
occorre essere consapevoli che il problema è molto serio e globale e va affrontato con mezzi
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forti e adeguati. Le divisioni nel fronte di chi gli stupefacenti li combatte non hanno senso e
indeboliscono tutti. In questo senso qualche segnale di superamento di queste vecchie
contrapposizioni un po’ ideologiche a Trieste c’è stato, ma è presto per dire se alle parole
seguiranno anche i fatti».
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