Area linguistica (o Sprachbund): regione geografica in cui alcuni tratti linguistici si sono propagati a seguito di una profonda contaminazione interlinguistica, cioè a seguito del contatto tra le lingue che in essa sono parlate. In altri termini, è una regione in cui le lingue hanno sviluppato tratti comuni solo per il fatto di essere fisicamente contigue Condizioni necessarie (ma non sufficienti): a) presenza di più lingue nel medesimo contesto geografico b) appartenenza di tali lingue a famiglie diverse o, al limite, a rami diversi di una stessa famiglia linguistica c) presenza di tratti linguistici da esse condivisi d) assenza di barriere naturali e) attestazioni di movimenti di popoli di vaste proporzioni e conseguente creazione di aree bilingui o plurilingui Solo la storia può in ultima analisi suffragare o smentire l’esistenza di un'area linguistica: non si può prevedere la formazione di un’area linguistica contro l’evidenza della storia. Al contrario è del tutto plausibile che l’evidenza storica non si trasformi in evidenza linguistica: un’area linguistica deve essere prima di tutto un’area culturale e storica. Ma non è detto che un’area storico-culturale si trasformi automaticamente in un’area linguistica. Propagazione del mutamento linguistico Area relitto Area di transizione Area focale Area linguistica balcanica Lingue interessate: Neogreco (famiglia indoeuropea, ramo greco) Albanese (famiglia indoeuropea, ramo albanese) Serbo-croato, Sloveno, Bulgaro, Macedone (famiglia indoeuropea, ramo slavo, sottogruppo meridionale) Rumeno (lingua indoeuropea, ramo romanzo) Turco di Turchia (famiglia altaica, ramo turco) Ungherese (famiglia ugro-finnica) Tratti condivisi (detti balcanismi): N.B. non sono i singoli tratti a caratterizzare peculiarmente le lingue dei Balcani (essi, se considerati singolarmente, hanno una diffusione interlinguistica molto più ampia), ma è la loro correlazione ad esibire un carattere tipologicamente inusuale. i. sistema vocalico neogreco, articolato su cinque fonemi vocalici (/i/, /u/, /e/, /o/, /a/), a cui buona parte dei sistemi vocalici balcanici tendono a conformarsi; ii. sincretismo tra i casi genitivo e dativo: la tendenza largamente prevalente è quella a far confluire nel genitivo le funzioni precedentemente esercitate dal dativo (ad es. neogreco to biblío tu Giáni ‘il libro di Gianni’ e to édōse tu Giáni ‘lo diede a Gianni’, in cui il genitivo tu Giáni svolge nella seconda frase la funzione di dativo); iii. formazione dei numerali da 11 a 19, che prevede una matrice ‘numero + preposizione su + dieci’: es. bulgaro edin-na-deset ‘undici’, ma lett. ‘uno-su-dieci ’, dva-na-deset ‘dodici’, ma lett. ‘due-su-dieci ’; iv. formazione di un futuro perifrastico: modello 'voglio' + INFINITO PRESENTE: es. neogreco thélō légein ‘dirò’, ma lett. ‘voglio dire’; bulgaro es. šta pisa ‘scriverò’, ma lett. ‘voglio scrivere’ e serbocroato (sutra ću pisati ‘domani scriverò’, ma lett. ‘domani voglio scrivere’). modello 'vuole' + CONGIUNZIONE + CONGIUNTIVO: es. varietà tosca dell’albanese do të punoj ‘lavorerò’, ma lett. ‘vuole affinché io lavori’. modello 'avere' + INFINITO: es. varietà ghega dell’albanese kam me shkrue ‘scriverò’, ma lett. ‘ho (da) scrivere’; v. perdita dell’infinito, sostituito da proposizioni finite di natura finale, consecutiva o dichiarativa (es. neogreco thélō na pō ‘voglio dire’, ma lett. ‘voglio affinché io dica’; albanese bëri që flë ‘finse di dormire’, ma lett. ‘finse che dormiva’; rumeno se preface că plânge ‘finse di piangere’, ma lett. ‘finse che piange’); vi. postposizione dell’articolo definito: es. bulgaro kráva ‘mucca’ > krávata ‘la mucca, albanese shok ‘compagno’ > shoku ‘il compagno’ Principio organizzativo soggiacente 1a ipotesi: i tratti indicati sopra sarebbero l’effetto dell’azione delle antiche lingue di sostrato attestate nella penisola balcanica; 2a ipotesi: i tratti indicati sopra sarebbero l’effetto essenzialmente all’azione del greco (bizantino e medievale). 3a ipotesi (la più plausibile): è necessario abbandonare l’idea di poter dare una spiegazione univoca e unitaria dell’intero complesso dei balcanismi; essi cioè non sarebbero da intendersi come prodotto di un unico centro di irradiazione ma, piuttosto, come il risultato dell’azione simultanea di più spinte propulsive. Ad esempio, l'affermazione del futuro perifrastico e la perdita dell'infinito sarebbero da attribuire alla forza di attrazione del greco (soprattutto bizantino e medievale), mentre la formazione dei numerali locativali pare un fenomeno originariamente slavo. Area linguistica di Carlo Magno Lingue interessate (seppur a livelli diversi): Famiglia indoeuropea Lingue germaniche (soprattutto tedesco, nederlandese e inglese) Lingue romanze (soprattutto francese e la varietà settentrionale dell'italiano) Lingue slave Greco e Albanese Lingue celtiche Lingue baltiche Famiglia afroasiatica Maltese Famiglia ugro-finnica Ungherese, Finnico Famiglia altaica Turco di Turchia Calmucco Basco Tratti condivisi (Standard Average European): N.B. non sono i singoli tratti a caratterizzare peculiarmente le lingue d’Europa (essi, se considerati singolarmente, hanno una diffusione interlinguistica molto più ampia), ma è la loro correlazione ad esibire un carattere tipologicamente inusuale. i. Somiglianze lessicali cfr. Leopardi, Zibaldone, 1821: “da qualche tempo tutte le lingue colte d’Europa hanno un buon numero di voci comuni [...] le stesse in tute le lingue colte, eccetto piccole modificazioni particolari, per lo più nella desinenza” ii. Ordine dei costituenti maggiori della frase indipendente assertiva relativamente rigido e di tipo SVO. iii. Presenza di preposizioni e di genitivi postnominali. iv. Uso di “avere” ed “essere” come ausiliari nella formazione di alcuni tempi verbali complessi es. italiano: passato prossimo ieri ho camminato per tre ore, futuro anteriore ormai Luca sarà già arrivato; francese: passé composé ils sont partis ‘essi sono partiti’, plus-que-parfait ils avaient pris leur décision ‘essi avevano preso la loro decisione’. v. Presenza simultanea di articoli definiti e indefiniti francese le héros ‘l’eroe’, l’université ‘l’università’, les arbres ‘gli alberi’; un garçon ‘un ragazzo’, une fille ‘una ragazza’, des journaux ‘dei giornali’; inglese the dog ‘il cane’, a cat ‘un gatto’. vi. Carattere non-prodrop (dall’inglese pronoun ‘pronome’ e to drop ‘lasciar cadere’) PS (lingua prodrop si può tradurre in italiano come ‘lingua a soggetto nullo’ ) Le lingue prodrop sono lingue che tollerano l’omissione del pronome personale in posizione di soggetto nella frase dichiarativa: it. Essi mangiano una mela Mangiano una mela vs. ing. fr. They eat an apple *Eat an apple Ils mangent une pomme *Mangent une pomme 1a sing. 2a sing. 3a sing. 1a pl. 2a pl. 3a pl. italiano (io) mangio (tu) mangi (egli) mangia (noi) mangiamo (voi) mangiate (essi) mangiano (je) mange (tu) manges (il) mange (nous) mangeons (vous) mangez (ils) mangent ['mÔZ] ['mÔZ] ['mÔZ] [mÔ'ZØ] [mÔ'Ze] ['mÔZ] inglese I eat you eat he/she/it eats we eat you eat they eat francese je mange tu manges il mange nous mangeons vous mangez ils mangent vii. Accordo delle forme finite del verbo con il soggetto: nella maggior parte delle lingue europee, il verbo, nelle sue forme finite, concorda solo con il soggetto. Frasi italiane come io leggo un libro, io leggo venti libri rivelano che eventuali variazioni nell’oggetto non determinano alcun cambiamento nel verbo. viii. Paradigmi di caso fortemente semplificati e di tipo nominativo-accusativo: la tendenza, piuttosto marcata, che emerge da una disamina della morfologia flessiva nominale delle lingue europee è quella che porta ad una progressiva, talvolta drastica, riduzione delle terminazioni di caso. Di norma, nelle lingue che mantengono una declinazione si stabilizza un sistema tendenzialmente bicasuale: in una forma convergono gli antichi casi nominativo e accusativo; nell’altra si fondono genitivo e dativo. Sistemi di caso alternativi a quello nominativoaccusativo sono rarissimi in ambito europeo: solo il basco adotta il sistema cosiddetto “ergativo-assolutivo”.