Il sistema bambino-famigliascuola: interventi con i bambini con Bisogni Educativi Speciali Ecologia dello Sviluppo 24 novembre 2014 Valentina Tobia COSA SONO I B.E.S.? 27 Dicembre 2012 – Direttiva Ministeriale “Strumenti di intervento per alunni con bisogni educativi speciali (BES) e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” Delinea e precisa la strategia inclusiva della scuola italiana al fine di realizzare appieno il diritto all’apprendimento per tutti gli alunni e gli studenti in situazione di difficoltà. COSA SONO I B.E.S.? “Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta”. COSA SONO I B.E.S.? • disabilità (legge 104/92) • disturbi evolutivi specifici Disturbi Specifici dell’Apprendimento (legge 170/2010) deficit di linguaggio deficit delle abilità non verbali deficit della coordinazione motoria ADHD Funzionamento intellettivo limite altre problematiche certificate • svantaggio sociale, culturale e linguistico COSA SONO I B.E.S.? C d (Ufficio Scolastico Regionale) B.E.S. – Intervento nella scuola SUCCESSO SCOLASTICO Strumenti per la scuola POF Piano dell’Offerta Formativa Strumenti per la scuola PAI Piano Annuale per l’Inclusività La famiglia consegna e fa protocollare alla Scuola la diagnosi effettuata dagli specialisti. Fase preliminare Osservazione - Dialogo - Confronto tra Famiglia, Docenti (e Specialisti) Verifica e monitoraggio periodici dell’efficacia delle indicazioni del PDP da parte di docenti, famiglia (e specialisti) PDP Compilazione del PDP da parte dei docenti Firma per presa visione e per accettazione del PDP da parte dei docenti e della famiglia E dallo studente quando è maggiorenne Lo studente... • ha il diritto, quando ne ha bisogno, di avere un PDP e di essere informato del contenuto del documento (con modalità adatte all’età); • ha il dovere di impegnarsi per raggiungere il proprio successo scolastico. E’importante includere lo studente all’interno dell’alleanza educativa che vede collaborare famiglie, docenti e specialisti con l’obiettivo di sostenerlo nel raggiungimento del successo scolastico. Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) Intervento multimodale COSA SONO I B.E.S.? • disabilità (legge 104/92) • disturbi evolutivi specifici Disturbi Specifici dell’Apprendimento (legge 170/2010) deficit di linguaggio deficit delle abilità non verbali deficit della coordinazione motoria ADHD Funzionamento intellettivo limite altre problematiche certificate • svantaggio sociale, culturale e linguistico D.S.A. - CRITERI DIAGNOSTICI COMUNI Criteri condivisi a livello internazionale I DSA si manifestano in ASSENZA DI: - deficit intellettivi - deficit neurologici - deficit sensoriali ed IN PRESENZA DI: - istruzione adeguata - ambiente socio-culturale favorevole Cosa NON sono i DSA? * Non sono una MALATTIA o DISABILITA’ * Non sono DEFICIT INTELLETTIVI * Non sono dovuti a modalità INSEGNAMENTO INADEGUATO di * Non sono dovuti a un PROBLEMA PSICOLOGICO Il bambino con DSA Quadro del bambino con DSA Bassa accettazione da parte dei compagni (Wong, 1996) Tendenza ad individuare cause non controllabili di attribuzione causale (Tur-Kaspa e Bryan, 1993) Concetto di sé debole per gli aspetti scolastici (Winne, Woodlands e Wong, 1982) Debole senso di autoefficacia (Tabassam e Grainger, 2002) Bassa autostima scolastica (Harter, Whitesell e Junkin, 1998) Bassa percezione del supporto emotivo (Moè, De Beni, Cornoldi, 2007) Maggiori sintomi internalizzanti (ansiosi, depressivi; Mugnaini et al., 2009) Cosa sono i DSA? Sono disturbi Cosa sono i DSA? Riconosciuto ruolo di alcuni geni nell’eziologia della Dislessia evolutiva (es. DYX1C1, DCDC2, KIAA0319) La presenza di uno o più di questi geni aumenta la probabilità di mostrare poi un disturbo Non è di per sé necessaria e sufficiente allo sviluppo di dislessia Cosa sono i DSA? Ereditarietà: per la dislessia, i rischi di ricorrenza variano dal 9% al 78%, a seconda delle ricerche considerate (PARCC, 2011) Fattore di rischio: avere un genitore con dislessia Cosa sono i DSA? Studi sul rischio familiare per dislessia Cut off per diagnosi o difficoltà significativa Rischio familiare e dislessia - Rischio familiare no dislessia No rischio Compiti fonologici, lettura e scrittura + Van Bergen et al., 2011 Cosa sono i DSA? Studi sul rischio familiare per dislessia In età prescolare Rischio familiare e dislessia - Rischio familiare no dislessia No rischio Riconoscimento di lettere e RAN + Van Bergen et al., 2010 Cosa sono i DSA? Studi sul rischio familiare per dislessia Bambini a rischio che non sviluppano dislessia…perché? Compensano grazie ad altre abilità Rischio genetico più basso Fattori ambientali vantaggiosi (protettivi) Cosa sono i DSA? Studi che mettono a confronto l’attivazione corticale di dislessici provenienti da diversi Paesi (Italia, Francia e Inghilterra), evidenziano: lembo del lobo temporale sinistro attivato debolmente nei dislessici (Paulesu et al., 2001) aumento della densità della materia grigia correlata a disturbo di lettura (Silani et al., 2005) Cosa sono i DSA? La loro espressione, i loro indicatori o sintomi, sono diversi a seconda dell’età dei bambini o ragazzi… …così come le strategie che bisogna utilizzare per aiutarli! Cosa sono i DSA? Possono essere individuati dei PREDITTORI del futuro sviluppo di DSA in età-prescolare, e anche prima. Alcuni studi hanno trovato un’alterazione della percezione di suoni in neonati che poi avrebbero sviluppato dislessia. Es. segnali precoci di DISLESSIA: •Disturbo/ritardo nel linguaggio Es. segnali precoci di DISCALCULIA: •Difficoltà ad identificare piccole quantità a colpo d’occhio (subitizing) Profili cognitivi dislessia N = 32 (Tobia & Marzocchi, 2014) Profili cognitivi dislessia Non vi sono differenze nelle performance di lettura tra i diversi gruppi di bambini dislessici Diagnosi di Dislessia evolutiva Deficit fonologici Deficit visuoattentivi Distribuzione dei deficit fonologici e visuo-attentivi (z < -1.5) tra i partecipanti (n = 32) con dislessia evolutiva. Ogni punto rappresenta un bambino (Tobia & Marzocchi, 2014) Studi famigliari Fattori ambientali vantaggiosi (protettivi) Confronto genitori dislessici e non dislessici: - Non c’è differenza nel tempo di lettura insieme ai bambini (shared reading) in età prescolare (Elbro et al., 1998) Confronto genitori dislessici con figli dislessici o non dislessici: - Non c’è differenza nelle competenze di letto-scrittura e nelle abitudini di letto-scrittura dei genitori , né nello status socioeconomico della famiglia (Snowling et al., 2007) Non c’è robusta evidenza che un bambino a rischio che poi sviluppa effettivamente dislessia cresca in un ambiente svantaggioso dal punto di vista della literacy. Studi famigliari Fattori ambientali vantaggiosi (protettivi) Confronto genitori dislessici e non dislessici: - I genitori di bambini con dislessia hanno un vissuto negativo (rabbia, stanchezza, stress) e peggiori relazioni con le insegnanti e la scuola (Tobia & Marzocchi, 2011) Confronto genitori dislessici con figli dislessici o non dislessici: - Le madri dei bambini che risultano poi dislessici mostrano punteggi di stress ed ansia più alti (Snowling et al., 2007) Genitori Conseguenze! Bambin i Successo scolastico Benessere scolastico Il benessere scolastico è un costrutto che coinvolge: - aspetti emotivi (es. Hembree, 1988) - motivazionali (es. Covington, 2000) - relazionali (es. Baker, 2006; Woodward & Fergusson, 2000). Benessere scolastico Maschi ≠ femmine Scuola primaria > scuola secondaria Apprendimento (es. Barbero Vignola & Duca, 2014; Tobia & Marzocchi, submitted) Benessere scolastico Questionari per la valutazione del benessere scolastico 8-13 anni (Tobia & Marzocchi, 2015) QBS-B/R: Soddisfazione e riconoscimento, Rapporto con insegnanti, Rapporto con compagni di classe, Atteggiamento emotivo a scuola, Senso di autoefficacia 27 item QBS-G/I: Vissuto personale genitore/insegnante, Valutazione apprendimento figlio/alunno, Vissuti emotivi figlio/alunno, Consapevolezza figlio/alunno, Rapporto con insegnanti/genitori 36 item 2 1,8 F>M F>M Pri > Sec Pri > Sec M>F M>F Pri > Sec Pri > Sec 1,6 1,4 1,2 1 Maschi-sc. Primaria 0,8 0,6 0,4 0,2 0 Femmine-sc. Primaria Maschi-sc. sec. I grado Femmine-sc. sec. I grado Questionario sul Benessere Scolastico (QBS) 1,4 Difficoltà lievi 1,2 Difficoltà moderate 1 Difficoltà gravi 0,8 I genitori di bambini con 0,6 difficoltà che definiscono “lievi”, riferiscono anche di avere minori sensazioni di 0,4 malessere e più senso di autoefficacia. I genitori di bambini con difficoltà 0,2 considerate moderate o gravi riferiscono, in media, 0 più sensazioni di malessere. Malessere genitori Emozioni negative figlio/a Questionario sul Benessere Scolastico (QBS) 1,4 Difficoltà lievi 1,2 Difficoltà moderate 1 Difficoltà gravi 0,8 Le emozioni negative colte nei propri figli diminuiscono significativamente con il diminuire delle difficoltà d’apprendimento che il genitore gli/le attribuisce. 0,6 0,4 0,2 0 Malessere genitori Emozioni negative figlio/a Apprendimento e benessere I bambini con disturbi dell’apprendimento, rispetto ai compagni senza difficoltà specifiche, hanno un concetto di sé negativo, si sentono meno supportati emotivamente, provano più ansia e hanno poca autostima (da Cornoldi, 2007). Malessere Difficoltà d’apprendimento - Bambini e ragazzi Disinteresse Insuccesso - Genitori e famiglia - Insegnanti e gruppo classe Demotivazione Apprendimento e benessere - BES Genitori Insegnanti Apprendimento e benessere - BES Bambini & ragazzi BES: punto di forza → relazioni con i compagni di classe * Vissuto più difficile per genitori e insegnanti nei casi di BES → interventi mirati * Percezione parzialmente diversa dei bambini e ragazzi BES da parte delle due figure adulte coinvolte Intervento multimodale nei bambini con dislessia – uno studio Intervento multimodale con i D.S.A. Pratica clinica e ricerca ↓ emerge l’importanza del ruolo delle persone coinvolte nel processo di educazione dei bambini, principalmente genitori e insegnanti → in particolare influenza di: - loro rappresentazioni delle difficoltà del bambino - loro vissuti in rapporto alla gestione delle problematiche - natura del loro coinvolgimento emotivo - loro conoscenze sui DSA sul vissuto e sulle prestazioni del bambino stesso. Obiettivi Valutazione di un intervento multimodale con bambini dislessici che prevede: trattamento neuropsicologico; lavoro di rete Bambino Genitori Insegnanti Cosa valutiamo (pre e post)? Esiti in: 1) Prestazione nella lettura (correttezza e velocità) 2) Benessere del bambino, dei genitori e degli insegnanti 3) Conoscenze e rappresentazioni insegnanti Campione Criteri di inclusione: -Inizio trattamento in range d’età 8-12 anni; -Diagnosi di -Diagnosi di Criteri diagnostici: - Livello cognitivo ≥ 80; - prestazione ≤ -2 DS nelle liste di parole o non parole (velocità o correttezza) in almeno 1 parametro su 4 (Velocità Parole, Errori Parole, Velocità Non parole, Errori Non parole); - ≤ -1,5 DS in uno degli altri 3 parametri. Gruppo di controllo Bambini con dislessia equiparati per: - età; - diagnosi (stessi criteri diagnostici). Svolgeranno un trattamento standard destinato all’esercitazione delle funzioni deficitarie (velocità e correttezza in lettura). Es. trattamento logopedico. Intervento Con il bambino → colloqui psicologici (auto-conoscenza e gestione delle emozioni), trattamento neuropsicologico (esercizi carta-matita, software abilitativi). Con i genitori → counseling (vissuti emotivi, relazioni con il/la figlio/a e con insegnanti, senso d’autoefficacia) e formazione (conoscenze sulla dislessia, gestione dei momenti critici) Con gli insegnanti → counseling (vissuti emotivi, rapporto con il/la bambino/a e la famiglia) e formazione (conoscenze sulla dislessia, strategie di gestione dei momenti critici in classe, strumenti compensativi e dispensativi, tecniche di valutazione delle conoscenze apprese). Intervento Numero incontri Soggetto/i coinvolto/i Attività 7 Bambino, genitori, insegnanti Diagnosi/restituzione 15 Bambino Esercizi carta-matita, esercizi con appositi software (affiancati a colloqui psicologici) 3 Genitori Counselling 3 Insegnanti Counselling Tot: 28 Ogni incontro ha una durata di 60 minuti. Tempo coperto dall’intervento: 4-5 mesi. Risultati attesi Cosa ci aspettiamo di trovare? Miglioramenti nella prestazione di lettura (velocità e correttezza), più evidenti di quelli previsti nell’evoluzione – senza trattamento – nelle prestazioni di lettura nei dislessici (Tressoldi, Stella, & Faggella, 2001). Miglioramenti nel benessere percepito da parte del bambino, dei genitori e degli insegnanti, maggiori se confrontati con quelli raggiunti dai partecipanti del gruppo di controllo. Aumento delle conoscenze e competenze, nonché nel senso d’autoefficacia degli insegnanti, più evidente se confrontato con quello degli insegnanti dei bambini appartenenti al gruppo di controllo. Risultati (parziali) Miglioramenti nella prestazione di lettura (velocità e correttezza), più evidenti di quelli previsti nell’evoluzione – senza trattamento – nelle prestazioni di lettura nei dislessici (Tressoldi, Stella, & Faggella, 2001). 0 N = 21 -0,5 -1 Pre Post -1,5 -2 -2,5 * * * * Risultati (parziali) Miglioramenti nel benessere percepito da parte del bambino, dei genitori e degli insegnanti, maggiori se confrontati con quelli raggiunti dai partecipanti del gruppo di controllo. Non riscontrato miglioramento pre-post Riscontrato miglioramento pre-post rispetto al Vissuto emotivo dei genitori (p<.05), alla valutazione degli apprendimenti dei figli (p<.01) e alla valutazione delle difficoltà emotive dei figli (p<.05). Importanza del punto di vista! Intervento prescolare sui bambini a rischio di difficoltà di apprendimento in matematica Stato dell’arte Bambini con difficoltà in matematica in Italia -> 20 % (Osservatorio Nazionale sull’Infanzia e sull’Adolescenza) La percentuale di bambini con discalculia varia da 1.3% e 10.3% con media tra 5–6% (Devine et al., 2013) Studi longitudinali hanno dimostrato che le competenze numeriche valutate in età prescolare, predicono: -l’abilità matematica dalla scuola primaria (Chard, et al., 2008; Jordan, Kaplan, Ramineni, & Locuniak, 2009) alla scuola secondaria di II grado (National Mathematics Advisory Panel, 2008) -l’emergere di un disturbo specifico nelle abilità di numero e di calcolo, o discalculia (Locuniak & Jordan, 2008; Mazzocco & Thompson, 2005) Stato dell’arte Prerequisiti dell’apprendimento matematico dominio-specifici (Purpura, Hume, Sims, & Lonigan, 2011) a) Numerazione -> conoscenza della sequenza numerica, dei principi del conteggio e l’abilità di indicare il numero di elementi in un insieme, riconoscendo immediatamente la quantità (subitizing), oppure contando gli elementi stessi. b) Conoscenza delle relazioni numeriche -> abilità di confrontare due o più numeri o quantità e l’associazione tra numeri e linea numerica c) Prime operazioni aritmetiche -> comprendere i cambiamenti di quantità e svolgere semplici operazioni di addizione a una cifra. Processi cognitivi dominio generali - competenze di seriazione e inserzione (Kidd et al., 2008) memoria visuo-spaziale (Krajewski & Schneider, 2009) memoria di lavoro verbale (Berg, 2008; Passolunghi, Mammarella, & Altoè, 2008) Stato dell’arte Studi intervento su prescolari Clements & Sarama (2011): curriculum prescolari “basati sulla ricerca” Kidd et al. (2008): principi di conservazione, seriazione e inserzione Passolunghi & Costa (2014): confronto intervento su early numeracy e su memoria di lavoro Studi intervento su prescolari a rischio Ramani & Siegler (2008): bambini svantaggiati per SES -> uso di gioco da tavolo numerici con struttura lineare. Jordan et al. (2011): bambini svantaggiati per SES -> intervento su number sense Follow-up? Obiettivi e Ipotesi Obiettivo primario → validare un intervento strutturato per il recupero e potenziamento delle competenze prescolari che fanno da base per lo sviluppo dell’apprendimento della matematica, in bambini a rischio di sviluppare difficoltà o disturbi in quest’area. Randomized Controlled Trials (RCT) HP 1) Miglioramento tra valutazione pre e post (riduzione del rischio) 2) Migliori risultati al post test in confronto al gruppo di attesa (efficacia dell’intervento) 3) Risultati simili al gruppo di controllo alla scuola primaria (mantenimento degli effetti) FASE 1 – Screening (II anno sc. infanzia) Soggetti coinvolti -> bambini 2° anno scuola dell’infanzia (n = 400) Competenze indagate: - area logico-matematica - area mnemonica Seriazione (Kidd et al., 2008; Tobia et al., submitted) Conteggio (Praet, Titeca, Ceulemans, & Desoete, 2013) Confronto quantità (Dehaene et al., 1999) Memoria visuo-spaziale (Krajewski & Schneider, 2009) e verbale Gruppi identificati: -Bambini a rischio (GaR; media 4 compiti < 1 SD) – n = 64 -Bambini di controllo (GdC; tutti i compiti compresi tra -0.5 e +1 SD) n = 64 FASE 2 - Approfondimento delle competenze dei bambini (III anno sc. infanzia) Soggetti coinvolti -> bambini del GaR e del GdC Prove di approfondimento su: - Competenze numeriche di base (es. associazione numero/quantità, seriazione di cifre e prime operazioni aritmetiche) - Ragionamento non verbale (Matrici Colorate di Raven) - Comprensione e produzione verbale (Comprensione di istruzioni, vocabolario espressivo) - Memoria (memoria visuo-spaziale sequenziale e simultanea, memoria di lavoro verbale) + Questionario per insegnanti e genitori GaR assegnati random a 2 gruppi: -GaR 1 -> bambini che svolgeranno intervento nel I semestre -GaR attesa -> bambini che svolgeranno intervento nel II semestre FASE 3 - Intervento su GaR 1 (III anno sc. infanzia) Soggetti coinvolti -> GaR 1 INTERVENTO I semestre GaR 1 GaR attesa GdC VALUTAZIONE POST FASE 3 - Intervento su GaR 1 (III anno sc. infanzia) STRUTTURA INTERVENTO - In piccolo gruppo 4/6 bambini - Organizzati secondo timeline strutturata - 20 incontri da 45 minuti (3 a settimana) -> 15 ore di lavoro in 7 settimane - Modalità ludica e interattiva - Competenze prese in considerazione: operazioni di classificazione e seriazione con inserzione (Kidd et al., 2008), linea numerica (es., giochi da tavolo; Siegler & Booth, 2004), stima di quantità, primi calcoli (Jordan et al., 2009; Purpura et al., 2011), e associazione numero-quantità. FASE 4 - Intervento su gruppo d’attesa Soggetti coinvolti -> GaR attesa INTERVENTO II semestre GaR 1 GaR attesa GdC VALUTAZIONE POST FASE 5 – Follow-up 1° primaria Soggetti coinvolti -> GaR 1, GaR attesa, GdC Competenze indagate: - conoscenza numerica (es. transcodifica, confronto numeri arabici, seriazione numeri arabici) - prime competenze di calcolo (esatto e approssimativo) - linea numerica Follow-up 2° primaria? Ricadute teoriche e applicative Conoscenze su competenze numeriche Risultati ricerche Contenuti intervento Risultati intervento SCUOLA Contenuti intervento Riproporre intervento con stessa struttura Usare principi dell’intervento per costruire curriculum didattico Confronto bambini a rischio resistenti o meno all’intervento INTERVENTO NEI CASI DI svantaggio sociale, culturale e linguistico COSA SONO I B.E.S.? • disabilità (legge 104/92) • disturbi evolutivi specifici Disturbi Specifici dell’Apprendimento (legge 170/2010) deficit di linguaggio deficit delle abilità non verbali deficit della coordinazione motoria ADHD Funzionamento intellettivo limite altre problematiche certificate • svantaggio sociale, culturale e linguistico Ruolo dell’osservazione L'osservazione sistematica dei comportamenti e delle prestazioni scolastiche dello studente che fa sospettare con fondatezza il prevalere dei vissuti personali dei ragazzi o dei fattori dell'ambiente di vita quali elementi che ostacolano l’apprendimento. Capire prima di agire Osservazione sistematica Ruolo docenti Ruolo del Consiglio di Classe (Cdc) nella scuola secondaria o team docenti nella scuola primaria (dove non c’è certificazione) compito di individuare i casi riconducibili ad una definizione di BES e di adottare le conseguenti strategie didattiche (PDP) Quanto l’ambiente scolastico costituisce una barriera o facilita l’attività di apprendimento? l’attività di partecipazione sociale? Il bambino ignorato in classe Bambini ignorati Scarsa attenzione da parte dei compagni NON sono oggetto di antipatia Alti livelli d’ansia Difficoltà scolastiche Status meno stabile nel tempo Cambiare gruppo? Il bambino rifiutato in classe Bambini rifiutati Oggetto di rifiuto attivo Possono essere scelti da alcuni compagni come amici Alti livelli d’ansia Difficoltà scolastiche Particolari caratteristiche comportamentali Carenza di: Comportamenti pro-sociali Eccesso di: Comportamenti aggressivi / disturbanti Comportamenti disattenti / immaturi Comportamenti ansiosi / evitanti Il bambino rifiutato in classe Rifiuto cronico dei coetanei -> Spirale di Coie (1990) Deficit abilità sociali Scarsa opportunità di apprendere nuove abilità sociali Comportamenti aggressivi o ansiosi/riservati Negato accesso a interazioni ludiche Il bambino rifiutato in classe Caratteristiche temperamentali Ambiente di crescita Disturbi psicologici o cognitivi Deficit abilità sociali Scarsa opportunità di apprendere nuove abilità sociali Negato accesso a interazioni ludiche Comportamenti aggressivi o ansiosi/riservati Contesto scolastico Intervento – bambini rifiutati in classe Caratteristiche temperamentali Interventi scolastici per favorire lo sviluppo delle competenze sociali Ambiente di crescita Deficit abilità sociali Scarsa opportunità di apprendere nuove abilità sociali Negato accesso a interazioni ludiche Disturbi psicologici o cognitivi Comportamenti aggressivi o ansiosi/riservati Contesto scolastico Metodologie di intervento Anni 60-70 -> stampo comportamentista Rinforzi per comportamenti sociali positivi, agendo sulle conseguenze Es. Allen et al. (1964) – Scuola dell’infanzia, attenzione e lodi a bambino isolato quando interagiva con i compagni, ignorato quando giocava da solo -> interazioni sociali del bambino aumentate dal 10 al 60% Agendo sulle condizioni antecedenti: -Maggiore offerta di opportunità di gioco (Gresham, 1981) -Insegnare ai compagni a coinvolgere tutti nel gioco (Strain, 1977) -Sollecitare verbalmente e fisicamente i bambini isolati a interagire (Strain et al., 1976) -Coinvolgere tutti i bambini in giochi strutturati (giochi sociodrammatici; Strain et al., 1976) No effetti a lungo termine Metodologie di intervento Primi anni 70-> tecniche di modellamento Per insegnare ai bambini comportamenti ludici “positivi” Visione e commento di video con personaggi con caratteristiche simili ai bambini target che mostravano interazioni positive con i coetanei (O’Connor, 1972) Primi anni 70-> problem solving interpersonale Uso di istruzioni esplicite, discussioni e tecniche di role playing per migliorare la competenza sociale di tutti i bambini della classe Ci si sposta dal comportamento al pensiero che sta dietro al comportamento. Analisi e valutazione di situazioni sociali (o problemi sociali), analisi delle possibili risposte e individuazione di quella migliore per raggiungere un certo obiettivo (Spivack & Shure, 1974) No effetti a lungo termine Metodologie di intervento Da fine anni 70 -> strategie di coaching Differenze dai metodi precedenti: -Numerose modalità di insegnamento (es. esercizio guidato con feedback) -Valutazione pre-intervento (analisi sociometriche del gruppo) -Scelta di abilità-obiettivo in base al loro legame con l’accettazione dei pari, legame verificato empiricamente Da una metanalisi di studi sui programmi di coaching emerge che questa modalità risulta efficace con bambini ritirati/timidi, ma non con bambini rifiutati per comportamenti aggressivi e disturbanti (Byrne, 1985). Metodologie di intervento Da anni 80 -> perfezionamento strategie di coaching e combinazione con altre tecniche di intervento -Interventi per migliorare abilità sociali + interventi per migliorare abilità scolastiche (Coie & Krehbiel, 1984) -Interventi per migliorare abilità sociali + introduzione regole e costo della risposta per comportamenti aggressivi (Bierman et al., 1987) -Interventi per migliorare abilità sociali + interventi sociocognitivi di problem solving interpersonale e gestione delle emozioni negative (Lochman et al., 1993) Solo bambini target o Bambini target + gruppo classe Metodologie di intervento Anni 90 -> metaanalisi Schneider (1992) analizza 79 studi di intervento / Beellmann et al. (1994) analizzati 49 studi: -Moderata efficacia complessiva dei programma di coaching per abilità sociali -Rapido calo degli effetti nel corso del tempo (26 studi con follow-up) Problema principale -> generalizzazione! Perché? Solo su bambini Solo a livello comportamentale Metodologie di intervento Anni 90 -> inclusione di altri individui legati al sistema Training di competenza sociale + interventi focalizzati sulla scuola + intervento con i genitori. Da dove si parte? Valutazione tramite osservazione, questionari, relazioni, colloqui, etc. Assessment competenza sociale e relazione tra i pari Colloquio genitori Colloquio insegnanti Assessment relazioni tra pari Sociogramma Porre delle domande chiedendo ai bambini di rispondere indicando alcuni dei propri compagni. Es. Chi vorresti come compagno di banco? Chi non vorresti come compagno di banco? Chi vorresti invitare, tra i tuoi compagni, a fare una gita con te? Chi non inviteresti mai, tra i tuoi compagni, a fare una gita con te? Assessment relazioni tra pari Chi vorresti come compagno di banco? Assessment relazioni tra pari Chi NON vorresti come compagno di banco? Assessment relazioni tra pari Assessment relazioni tra pari Peer rating Indicare delle caratteristiche e chiedere di dare un “voto” ai compagni rispetto a quella caratteristica. Interventi integrati Collaborative Multisite Multimodal Treatment study of Children with ADHD Prevede: -Training quotidiano di abilità sociali con il bambino: coaching, role playing, feedback e rinforzo -Uso di compiti cooperativi con obiettivi sovraordinati, e coinvolgimento di compagni non problematici (summer camp) -Consulenza insegnanti e applicazione di un programma (supervisionato) di gestione comportamentale strutturata (sistema a punti, time out) -Parent training [Trattamento farmacologico] Interventi integrati Interventi “universali” di competenza sociale nella scuola Progetti di PREVENZIONE PRIMARIA che mirano a costruire aspetti della competenza sociale utili a favorire l’adattamento scolastico e prevenire i problemi di salute mentale associati al mancato adattamento. Interventi di prevenzione mirati Es. programmi finalizzati alla prevenzione del bullismo: -Monitoraggio di tutti gli ambienti scolastici (es. bagni, spazi usati nell’intervallo) -Introduzione regole esplicite contro la violenza -Autorizzazione agli insegnanti a intervenire rapidamente -Definizione di sanzioni condivise Cosa può fare uno psicologo a scuola Mediazioni famiglia-insegnanti Analisi dinamiche di classe Osservazioni in classe Attività in classe con insegnanti come osservatori Attività di screening + primo intervento Sportello per famiglie e insegnanti Incontri formativi e informativi per insegnanti e genitori