LA DISLESSIA Come riconoscerla e cosa fare in classe.

LA DISLESSIA
Come riconoscerla e cosa fare in
classe.
I DSA interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento
scolastico, in un contesto di funzionamento intellettivo adeguato
all’età anagrafica.
Sono coinvolte in tali disturbi:
- l’abilità di lettura DISLESSIA
- l’abilità di scrittura DISGRAFIA e DISORTOGRAFIA
- l’abilità di calcolo DISCLACULIA.
Secondo le ricerche attualmente più accreditate i DSA sono di
origine neurobiologica e, allo stesso tempo, hanno matrice
evolutiva, si mostrano come un’atipia dello sviluppo modificabile
attraverso interventi mirati.
LA COMORBILITA’
I DSA possono coesistere in una stessa persona.
La comorbilità può essere presente anche tra i DSA e
altri disturbi di sviluppo (disturbi di linguaggio, disturbi
di attenzione, …).
In questo caso il disturbo risultante è maggiore alla
somma delle singole difficoltà.
Le ricerche mettono in luce che, soprattutto nel primo
biennio della scuola primaria, circa il 20% degli alunni
manifestano difficoltà nelle abilità di base coinvolte dai
DSA.
Di questo 20% tuttavia, solo il 3 - 4% presenterà un
DSA.
Ciò vuol dire che una prestazione
atipica solo in alcuni casi implica
un disturbo.
GIOVANNI NON VUOLE PIU’ IMPARARE
A LEGGERE E A SCRIVERE.
Giovanni ha cominciato la scuola con gioia e aspettative positive.
Si è sempre sentito un bambino bravo, capace di fare tutto.
Gli adulti, e i suoi genitori sopra tutti, sono sempre stati contenti
e fieri di lui.
COSA STA SUCCEDENDO?
Perché lo chiamano pigro, svogliato, disattento?
Lui non si sente affatto così!
Sta facendo del suo meglio per cercare di decifrare i segni che
vede scritti. Gli costa tanta fatica farlo e impiega tanto tempo,
più degli altri compagni, ma lo fa.
Ecco, gli viene da piangere, ma caccia indietro le lacrime.
SE IMPARARE A LEGGERE E A
SCRIVERE E’ TUTTO QUESTO,
SENTE CHE NON PUO’
FARCELA!!!!!!!!!!!!
LA CAPACITA’ DI LEGGERE IN
MODO AUTOMATICO E SCIOLTO
NON RIGUARDA TUTTI I BAMBINI.
Ci sono bambini che pur non
avendo deficit intellettivi, né
psicologici, neurologici o sensoriali,
né problemi ambientali, hanno
difficoltà a leggere e a scrivere in
modo adeguato
Per riuscire a leggere e a scrivere devono impegnare
al massimo le loro capacità e le loro energie, si
stancano molto ed impegnano molto tempo.
Sono lenti, troppo lenti, commettono errori e saltano
parole e righe.
Sostituiscono in lettura e scrittura
grafemi con grafia simile:
p/q/b/d
t/f
e/a
u/n
o suoni simili:
t/d
m/n
b/d
f/v
e altre non prevedibili.
E’ difficile che riescano ad imparare:
- le tabelline
- l’ordine alfabetico
- i giorni della settimana
- i mesi dell’anno.
Spesso non riescono a ricordare la loro
data di nascita, quand’è Natale, le
stagioni.
Molti confondono la destra con la
sinistra e non hanno buon senso del
tempo.
Molti dislessici sono anche
discalculici, ovvero non
riescono a fare calcoli in
automatico, non riescono
a fare numerazioni
regressive,
ad imparare le procedure
delle operazioni aritmetiche.
Molti dislessici hanno difficoltà
nell’espressione anche verbale del pensiero;
hanno un lessico povero e non memorizzano i
termini difficili.
Hanno difficoltà a riconoscere le caratteristiche
morfologiche della lingua italiana; quasi
sempre le prestazioni grammaticali sono
inadeguate.
Tutti i dislessici hanno grosse
difficoltà ad apprendere le lingue
straniere, in particolare scritte,
e la difficoltà maggiore è
rappresentata dalla lingua inglese
a causa delle differenze molto
accentuate tra la scrittura e la
pronuncia delle lettere e tra
la pronuncia e la scrittura di una
stessa lettera in parole diverse.
MOLTI DISLESSICI HANNO
PROBLEMI NELLA CAPACITÀ DI
ATTENZIONE E DI
CONCENTRAZIONE.
Molti dislessici hanno problemi psicologici, ma questa è
una conseguenza e non una causa.
Sperimentano per anni, sin dal loro ingresso nella
scuola, tutti i giorni e per molte ore al giorno, a scuola
ed anche a casa, la frustrazione di non riuscire,
l’angoscia e l’impotenza di non farcela, la rabbia di non
essere capiti.
Alla fine la reazione può essere di depressione e
chiusura, di somatizzazione a vario livello o di reattività
di disturbo o di aggressività.
L’INSEGNANTE E’ NELLA POSIZIONE
PIU’ ADATTA PER ACCORGERSI DI
AVERE DI FRONTE UN POSSIBILE
BAMBINO DISLESSICO.
Già dalla scuola dell’infanzia, ci sono dati predittivi che
evidenziano bambini con difficoltà fonologiche,
problemi di linguaggio e altri aspetti significativi che
possono far fare ipotesi di evoluzione in dislessia.
All’ingresso alla scuola primaria, poi, il bambino ha già
un suo patrimonio linguistico e fonologico e l’incontro
con la scrittura evidenzia fin quasi da subito eventuali
problemi.
Bisogna imparare ad osservare ad ascoltare.
PERIODO
DELLA
SCUOLA
DELL’INFANZIA
DIFFICOLTA’ DI LINGUAGGIO (intorno ai 4 anni):
-confusione di suoni
-frasi incomplete
-sintassi inadeguata
DIFFICOLTA’ A COMPIERE GIOCHI-ESERCIZI
METAFONOLOGICI
INADEGUATA PADRONANZA FONOLOGICA:
-sostituzione di lettere s/z, r/l, p/b
-omissione di lettere e parti di parola
-parole usate in modo inadeguato al contesto
-scarsa abilità nell’utilizzo delle parole
-mancata memorizzazione in varie situazioni di nomi
di oggetti conosciuti e sempre usati
-inadeguatezza nei giochi linguistici, nelle storielle
inventate, nei giochi di parole, nel riconoscimento e
nella costruzione di rime, nell’isolare il primo suono
delle parole o l’ultimo.
Goffaggine accentuata nel vestirsi,
allacciarsi le scarpe, riordinare.
PERIODO DELLA SCUOLA
ELEMENTARE E SECONDARIA DI
PRIMO GRADO
Difficoltà evidente di copia alla lavagna.
Distanza dal testo e postura particolare per leggere.
Perdita della riga e salto della parola in lettura.
Difficoltà ad utilizzare armoniosamente lo spazio del
foglio.
Disgrafia: macroscrittura e/o microscrittura.
- Difficoltà a riconoscere i diversi caratteri tipografici.
-Confusione e sostituzione di lettere in particolare con
l’uso dello stampato minuscolo.
-Omissione di lettere.
-Doppie.
-Punteggiatura ignorata o inadeguata.
Inadeguata padronanza fonologica generale:
sostituzione di suoni simili p/b – d/t – m/n – r/l –
s/z
difficoltà nei suoni difficili da pronunciare chi/che –
ghi/ghe – gn/gl
lettere e numeri scambiati p/q – sc/cs – a/e – u/n –
t/f – 31/13
Difficoltà ad imparare l’ordine alfabetico e ad
usare il vocabolario.
Difficoltà ad imparare le tabelline.
Difficoltà a memorizzare le procedure delle
operazioni aritmetiche.
Difficoltà di attenzione.
-Difficoltà ad imparare i termini specifici delle
discipline.
-Difficoltà a ricordare gli elementi geografici, le epoche
storiche, le date degli eventi.
-Difficoltà a memorizzare lo spazio geografico ed i nomi
nelle carte.
IL TEMPO
Difficoltà ad organizzare il tempo in anticipo.
Difficoltà a sapere che ore sono all’interno della
giornata.
Difficoltà a memorizzare i giorni della settimana,
i mesi, le stagioni…
Difficoltà a sapere quand’è Natale, a ricordare il
giorno della propria nascita, i compleanni…
Un ragazzino che presenta molti
di questi sintomi potrebbe essere
DISLESSICO.
COSA PUOI FARE TU IN CLASSE
Non pensare di dover faticosamente utilizzare due
didattiche separate: una per la classe e una per i
dislessici.
Cambia didattica per tutta la classe.
Il vantaggio sarà di tutti i tuoi alunni:dei dislessici e
anche degli alunni che hanno altri tipi di difficoltà
Cerca di organizzare lo spazio in modo accogliente e
intenzionale, con punti di riferimento precisi, avendo chiaro che
anche lo spazio insegna e stimola l’apprendimento.
Lo spazio dovrebbe garantire sia l’attività individuale che
l’attività di reciproco aiuto. La forte caratterizzazione degli spazi
favorisce attività di rappresentazione e di simbolizzazione.
Ricorda che le pareti non sono neutre, ma possono parlare,
insegnare, rinforzare, suggerire.
Ricorda che lo spazio ben strutturato aiuta i tuoi alunni ad
orientarsi meglio nelle attività.
Pareti parlanti con scritte chiare in stampato maiuscolo
per l’appello, i nomi dei bimbi, il menù, il calendario, gli
incarichi, i numeri, lo spazio della biblioteca, gli angoli,
compreso quello del mercatino per giocare e leggere, le
scatole dei prodotti da vendere e comprare.
Simboli chiari e scritte sui contenitori, negli
attaccapanni, sugli armadi, sulle finestre.
SE PENSI CHE UN TUO
ALUNNO SIA DISLESSICO
Se i disturbi del linguaggio sono significativi, non aspettare.
Qualsiasi sia l’età del bambino, dai 4 anni in poi, consiglia
alla famiglia di rivolgersi al Servizio di Neuropsichiatria o
presso una logopedista per una valutazione della funzione
linguistica.
Se un tuo alunno è lento e scorretto nei vari
apprendimenti, confrontati con i tuoi colleghi e ricerca una
consulenza presso lo psicopedagogista della scuola
portando i materiali che ritieni più significativi.
In seguito, se i tuoi dubbi saranno confermati, parla con la
famiglia del bambino e invitala a richiedere un
appuntamento al Servizio di Neuropsichiatria per una
diagnosi vera a propria.
Sostieni la famiglia in questo percorso perché deve
affrontare un problema al quale non aveva pensato e che la
trova impreparata.
Tieni conto che per un efficace intervento di persone con
competenze diverse, è necessario lavorare in sinergia.
Se un tuo alunno è in difficoltà di apprendimento è
sicuramente a disagio a causa delle proprie difficoltà,
anche se c’è differenza tra persona e persona.
Questo disagio probabilmente verrà manifestato dal
bambino in modi diverso e, a volte, difficile da capire.
Cercate di attuare dei percorsi di sostegno che aiutino
l’alunno ad accettare le proprie difficoltà e a migliorare
la propria autostima.
COME COMUNICARLO ALLA
FAMIGLIA
La comunicazione con la famiglia dei tuoi alunni è uno degli
aspetti più delicati ed importanti del tuo lavoro in generale,
perché devi creare fiducia nel tuo lavoro di insegnante ed
alleanza sul progetto educativo, ma lo è ancora di più quando si
tratta di ragazzini cha hanno problemi, grandi o piccoli che siano.
E’ facile andare d’accordo ed appianare le diversità scuolafamiglia quando i ragazzini non hanno difficoltà, sono entusiasti
e riportano giudizi positivi.
Con i ragazzini che hanno problemi di apprendimento la sfida è
molto maggiore e ti si chiede di avere grande sensibilità ed
umanità, oltre alla professionalità
Cerca di capire fino in fondo cosa possa voler dire per un
genitore l’idea che si era fatto del proprio figlio, idea fatta di
sogni, di ansie e di aspettative che precedeva l’entrata nella
scuola.
Il colloquio che tu promuoverai modificherà le aspettative,
creerà preoccupazioni ed ansie.
Dovrai spiegare che, a tuo parere, non coincidono le prestazioni
scolastiche con l’intelligenza del loro figlio e che sarebbe
opportuno chiedere il parere di un esperto per avere una
consulenza/valutazione.
Spiega con molta tranquillità il tipo di difficoltà che il bambino
incontra e proponi di chiedere aiuto per capire meglio come
impostare il lavoro senza perdere tempo.
Non stupirti se i genitori prenderanno tempo, se si offriranno di
far fare esercizio in più a casa, se diranno che non ne vedono
l’opportunità.
Dai tempo, dì loro di pensarci ed informali che hai il numero
telefonico del Servizio Infantile al quale rivolgersi e che lo
fornirai loro.
Se a distanza di un po’ di tempo, non succede nulla, riprovaci!!!