AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE AGRICOLTURA OGGI 39 LE INSALATE Fresche, croccanti, salutari, gustose e facili da preparare. Comprendono le lattughe, nelle diverse tipologie a cappuccio e a cespo, le cicorie o radicchi, dalle foglie verdi o colorate o imbiancate di cui si possono apprezzare anche le radici o gli steli, ed anche le indivie e le scarole. Le insalate sono ipocaloriche, ricche di vitamina C, caroteni, sali minerali, fibra e molecole bioattive che esercitano azioni benefiche e protettive per l’attività digestiva e circolatoria. Nicola Calabrese Lollo rossa nel sud barese. Insalate nel sud barese. Coltivazione di insalate in Romagna. quattro persone: una parca per il sale, una avara per l’aceto, una prodiga per l’olio e una pazza per mescolare tutto. Il consumo di lattuga era noto già presso gli antichi Egizi, (che attribuivano effetti afrodisiaci alla lattuga selvatica) e anche i Romani erano forti consumatori di insalate; ma l’uso di erbe selvatiche e verdure nell’alimentazione dell’uomo è ancora più remoto nel tempo. Gli uomini primitivi erano raccoglitori di erbe spontanee, foglie e frutti, radici e tuberi. La prima ‘tecnica di coltivazione’ appresa dall’uomo fu l’uso del fuoco; infatti partendo dall’osservazione che gli incendi spontanei provocati in natura dai fulmini, Fresche, croccanti, salutari, gustose e facili da preparare, le insalate rappresentano un mondo variegato capace di soddisfare tavole e palati diversi. Nella sua accezione più comune, l’insalata è una pietanza costituita da verdure, solitamente consumate crude, condite con aceto (o succo di limone), olio e sale. Questa definizione rimanda implicitamente al fatto che sono numerose le tipologie di erbe e ortaggi generalmente utilizzate per la preparazione delle insalate. Il termine insalata, che compare come voce della lingua italiana intorno al 1342, deriva dal latino in salare cioè ‘condire con sale’. Un detto popolare afferma che per condire l’insalata sono necessarie favoriscono la crescita di nuova, tenera, vegetazione che poteva essere facilmente raccolta, le popolazioni raccoglitrici impararono a incendiare pianure, steppe e boscaglie “per produrre” insalate per sè e foraggio per la selvaggina. Questa pratica è purtroppo attuata ancora oggi, quando si incendiano incolti e boschi per estendere i prati e i pascoli. Le prime testimonianze documentate del consumo di erbe selvatiche sembrano risalire al 3.000 a. C. nella vasta area geografica della Mesopotamia attraversata dai fiumi Tigri ed Eufrate. Oggi, dopo il lunghissimo cammino cominciato con la domesticazione delle erbe spontanee, a cui è seguita l’opera di miglioramento e di selezione dell’uomo attraverso un percorso non ancora terminato, sono presenti sulle nostre tavole a tutte le latitudini, e a disposizione di popoli di tutte le religioni, migliaia di cultivar, tra lattughe e cicorie, in un tripudio di biodiversità che si manifesta con forme, tipologie, colori, sapori, caratteristiche agronomiche, organolettiche e nutrizionali differenti. Oltre il 90% degli italiani consuma abitualmente insalate e la metà consuma lattuga o indivia almeno una volta al giorno; il 20% utilizza l’insalata come base di un piatto unico durante il pasto, in sostituzione di altre pietanze più tradizionali. Sono dati che delineano la riscoperta di abitudini alimentari più sane che, 40 41 AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE Coltivazione di insalate nel sud barese. Lattuga in fioritura a sinistra, e latice bianco, che fuoriesce dopo il taglio dello stelo di lattuga cappuccina, a destra. superati i tempi in cui veniva privilegiato il consumo di carne (vissuto soprattutto come raggiungimento di uno status economico e sociale), segna il ritorno ad una alimentazione più povera di calorie e grassi e più ricca di fibra, vitamine e sali minerali e perciò più attenta alle positive ricadute della dieta giornaliera sul benessere fisico e la sulla salute. Tra le specie vegetali catalogabili come insalate, le differenti tipologie di lattuga e di cicoria costituiscono la parte più numerosa e più importante di questo prezioso alimento. (4-70 d.C.) descrive quattro tipi di lattuga: a foglie crespe e ‘frangiate’, da grumolo, a foglie con macchie rosse, a foglie allungate simile all’attuale lattuga romana. La lattuga veniva usata mitigare l’effetto di abbondanti libagioni e, a fine pasto, a volte con foglie di rucola, per favorire il sonno. Plinio (23-79) affermava che ‘la lattuga provoca sonnolenza e può raffreddare gli appetiti sessuali’. Al contrario nell’antico Egitto si attribuivano effetti afrodisiaci alla lattuga, soprattutto quella selvatica (Lactuca serriola) il cui consumo in quantità elevate favoriva il priapismo. Il genere Lactuca comprende nel mondo circa 100 specie distribuite prevalentemente in Asia e Africa. Della L. sativa si conoscono diverse varietà botaniche caratterizzate da differente morfologia della pianta, colorazione e tipologia delle foglie, modalità di utilizzazione. Questa grande variabilità tra le forme è probabilmente dovuta, a ibridazioni naturali o guidate con la L. serriola che si ritrova ancora oggi allo stato spontaneo in tutto il Bacino del Mediterraneo. In Italia si rinvengono allo stato spontaneo 15 specie e sottospecie di lattuga alcune delle quali eduli. La lattuga è una pianta erbacea annuale, con il fittone radicale che si approfondisce per 30-40 cm e con numerose radici laterali. Nelle fasi iniziali di crescita, le foglie sono disposte generalmente a rosetta e successivamente in alcune tipologie possono diventare embricate tanto da avvolgere completamente la foglia precedente e formare un grumolo con foglie serrate detto anche cappuccio, oppure con foglie LATTUGA La lattuga (Lactuca sativa L.) appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Le prime informazioni sono antecedenti il 3.000 a.C. La lattuga a foglie lunghe somigliante alla lattuga romana, è raffigurata in alcune pitture murali, in tombe e templi dell’antico Egitto assieme ad una tipologia con lo stelo pronunciato, usata per ottenere semi da cui estrarre olio commestibile. Il filosofo e botanico greco Teofrasto (371-287 a.C.), menziona diverse tipologie: la lattuga bianca, quella a foglie larghe, a foglie tonde e di Laconia. I Romani la chiamavano “lactuca” in riferimento al latice bianco che fuoriesce dopo il taglio dello stelo, particolarmente copioso prima della fioritura. Raccolto e lasciato asciugare, il succo assume colore bruno e viene chiamato ‘lattucario’ detto anche detto ‘oppio di lattuga’, un latice ricco di alcoli tritepenoidi che esercita una blanda azione sonnifera. Columella aperte ed espanso. Nelle lattughe da taglio, che non formano grumolo, la pianta rimane nello stadio di rosetta con le prime foglie, mentre quelle di più recente formazione, cambiano la loro posizione diventando sempre più erette. La nervatura centrale, è generalmente molto evidente. Il colore della foglia è variabile dal verde al viola di diversa intensità per la presenza di antociani. Il panorama varietale delle lattughe è vastissimo; nel catalogo ufficiale della Comunità Europea, sono attualmente registrate più di 1.700 cultivar; i Paesi Bassi detengono il primato con quasi il 50% delle iscrizioni seguiti da Francia, Spagna e Italia. Tra le tipologie più diffuse rientrano le lattughe a cappuccio, (che annovera i tipi ‘trocadero’, ‘canasta’, ‘brasiliana’, ‘iceberg’); le lattughe da taglio (‘bionda a foglie lisce’); le lattughe a cespo (‘lollo rossa’, ‘lollo’; ‘red salad’; ‘foglia di quercia’; ‘gentile’); la lattuga romana, con cespi grossi, ovoidali, foglie allungate di colore verde. Cespo o grumolo di iceberg (o brasiliana) in sezione. 44 AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE Principali tipologie di lattuga. 45 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI Lattuga tipo cappuccina o trocadero. Lollo verde e rossa. Lattuga tipo brasiliana o iceberg. Lattughino foglia di quercia rosso. 46 47 AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE che queste avevano emesso germogli di foglie bianco giallastre, che cucinò e trovò gustose. Il contadino volle ripetere la tecnica e si mise a coltivarle. Il prodotto fu notato al mercato proprio dal Bresiers, che mise a punto la tecnica di forzatura al buio delle radici per produrre i teneri grumoli di cicoria. La pianta della cicoria è formata da un fittone radicale, ricco di latice bianco, che può approfondirsi anche fino a 1 m e da numerose radici secondarie più superficiali che possono raggiungere 20-30 cm di profondità. La pianta al termine dell’accrescimento presenta solitamente da 50 a 80 foglie di dimensioni diverse. Il sapore delle foglie varia dal dolce all’amaro con gradi di intensità differente in relazione alle tipologie e all’epoca di coltivazione. Di solito le piante raccolte durante i mesi estivi presentano un sapore amaro più marcato rispetto a quelle raccolte durante l’autunno-inverno o anche dopo il processo di forzatura-imbianchimento. In alcune tipi di cicorie le foglie si avvolgono strettamente le une sulle altre a formare un grumolo chiuso e compatto. Sulla base delle caratteristiche morfologiche delle diverse tipologie di C. intybus L. è possibile distinguere quattro gruppi di cicorie: 1. a foglie verdi. Comprende sia le cultivar e le popolazioni locali di cicorie da taglio, che quelle con grumolo intero. Le radici dopo il taglio possono dare origine a ricacci che trovano analogo impiego. Tra le prime si possono citare ‘Spadona da taglio’ Biondissima di Trieste’ e ‘Da taglio bionda a foglie lunghe’, mentre tra le seconde ‘Pan di zucchero’ e ‘Ceriolo verde’. 2. a foglie colorate. Sono universalmente conosciuti LA CICORIA Il termine ‘cicoria’ o ‘cicorie’ è utilizzato indifferentemente nel linguaggio comune sia per indicare numerosi ortaggi coltivati (in pien’aria e/o in coltura protetta), che in riferimento a piante spontanee; le cicorie sono di solito consumate crude, in numerosissime preparazioni di insalate, oppure cotte. Il nome botanico delle cicorie è Cichorium intybus L., e appartengono alla famiglia delle Asteraceae. Tra le cicorie sono compresi gruppi di piante molto diverse tra loro non solo per le caratteristiche morfologiche, ma anche per le modalità di consumo e di utilizzo. Tra le più comuni, oltre alla cicoria selvatica, si segnalano la pan di zucchero, la spadona da taglio, la bionda di Trieste, la Bianca di Milano, la cicoria belga (o cicoria di Bruxelles o Witloof), la catalogna (a puntarelle o da foglie), tutte le tipologie dei radicchi, la barba di cappuccino, la cicoria da radici. Le piante delle diverse tipologie di Cichorium intybus provengono probabilmente dall’Asia Sud-Occidentale. Le cicorie sono tra le specie orticole coltivate, quelle che nel corso dei tempi hanno maggiormente beneficiato del lavoro costante di miglioramento e selezione dell’uomo. Non solo studio, applicazione e dedizione hanno portato a questi risultati, ma come a volte accade, anche il caso ha fatto la sua parte, come sembra sia successo per la nascita della cicoria belga, la cui prima citazione risale intorno alla metà del 1800 ed è attribuibile a Bresiers, direttore del giardino botanico di Bruxelles. Un agricoltore che aveva abbandonato un cumulo di radici di cicoria selvatica nella sua cantina buia, notò dopo qualche tempo Radicchio rosso. NOME COMUNE E CLASSIFICAZIONE BOTANICA DELLE DIFFERENTI TIPOLOGIE DI LATTUGHE E DI CICORIE Lattughe Lattuga a cappuccio Lactùca sativa L. subsp. capitata (L.) Alef. Lattuga da taglio o Lattughino Lactùca sativa L. subsp. crispa Schübler & Martens Lattuga romana Lactùca sativa L. subsp. longifolia Lam. Cicoria belga o Witloof. Cicoria Cicoria selvatica; Pan di zucchero; Belga o di Bruxelles; Spadona da taglio; Grumolo verde; Zuccherina di Trieste da taglio; da radici Cichorium intybus L. Catalogna a puntarelle Cichorium intybus L. (gruppo catalogna) Radicchio rosso (di Treviso, di Verona, di Chioggia) Cichorium intybus L. (gruppo rubifolium) Radicchio variegato di Castelfranco Veneto e di Chioggia Cichorium intybus L. (gruppo variegatum) Indivia Cichorium endivia L. (gruppo crispum) Scarola Cichorium endivia L. (gruppo latifolium) 48 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI Catalogna. Catalogna puntarelle. Scarola. come ‘radicchi’. Generalmente sono sottoposti a forzatura e danno origine a prodotti molto ricercati. Si distinguono tra gli altri il ‘Rosso di Verona’, ‘Rosso di Treviso precoce’, ‘Rosso e bianco di Chioggia’, ‘Variegato di Castelfranco’ 3. a radici grosse. Appartengono a questo gruppo le cicorie con radici ingrossate, tra cui si ricordano: la ‘Cicoria di Soncino’, conosciuta anche come “scorzomare”, che si consuma cruda in insalata o cotta; la Witloof o cicoria belga o di Bruxelles; la cicoria da radice utilizzata per preparare surrogati del caffè. Tutte le radici sono ricche di inulina. 4. da foglie e steli. Si utilizzano i grumoli o i cespi interi, le foglie e gli steli; questi ricordano i turioni di asparago da cui la denominazione di cicoria asparago. La Puglia, specialmente l’area salentina, sembra essere una delle aree di domesticazione; Queste cicorie sono conosciute con nomi diversi come ‘Catalogna puntarelle’, ‘Brindisina’, ‘di Galatina’, ‘Gaeta’, ‘Pugliese’, ‘di Chioggia’. Una tipologia particolare detta ‘Cicoria all’acqua’ o ‘Otrantina’, coltivata soprattutto durante i mesi estivi, emette numerosi ricacci dopo i ripetuti tagli a cui è sottoposta. 5. da forzare o imbiancare. Si riferisce alla coltivazione della ‘Cicoria belga’ e della ‘Barba di cappuccino’ che avviene in luoghi con temperatura e luce controllati. Indivia. INDIVIA E SCAROLA Tra le cicorie, la scarola e l’indivia rivestono notevole importanza economica nel panorama orticolo nazionale; entrambe appartengono al genere Chicorium endivia L., che comprende il gruppo latifolium (la scarola) e crispum, (indivia o endivia). La scarola e l’indivia erano conosciute e coltivate da tempi antichissimi nel Bacino del Mediterraneo, dove probabilmente avvenne la sua domesticazione. Plinio il Vecchio e il poeta Marco Valerio Marziale citano l’indivia nelle loro opere. Il cuoco Antonio Latini (1642-1696) cita la scarola e Vincenzo Corrado nel libro “Del cibo pitagorico” (1781) riporta numerose pietanze a base di indivia. La scarola e l’indivia presentano apparato radicale costituito da numerose radici che si approfondiscono fino a 30-40 cm. Il grumolo (chiamato comunemente ‘cespo’) è costituito da 40-70 foglie con lembo allungato, liscio, glabro a margine intero o dentato nella scarola, mentre è arricciato con profonde insenature e margine più o meno intensamente increspato nell’indivia. In entrambi i casi la nervatura centrale delle foglie è molto ingrossata e bianca, soprattutto nella parte medio bassa. La colorazione del lembo può variare dal verde scuro al verde chiaro, a volte giallo paglierino o perfino bianco in quelle più giovani e interne che costituiscono il cosiddetto “cuore” del grumolo. 50 51 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI Lattuga tipo romana. Lavaggio della scarola dopo la raccolta. Lattuga tipo batavia o gentilina, Lattughino biondo. Lattughino foglia di quercia biondo. LATTUGHE E CICORIE NEL MONDO E IN ITALIA La coltivazione, e il consumo, di questi ortaggi è diffuso in tutto il mondo, anche se con differenze notevoli tra i continenti. Nel 2010, la superficie e la produzione mondiale hanno raggiunto rispettivamente 1.111.432 ha e 24.240.000 t, a seguito di un continuo e progressivo aumento registrato negli ultimi anni in alcuni Paesi, soprattutto in Cina. In Asia è concentrato il 72 e il 65% rispettivamente della superficie e della produzione totale. Segue a notevole distanza l’Europa, che si pone in seconda posizione per la superficie (12%) e al terzo per la produzione (13%); al contrario il Nord America occupa il terzo posto per la superficie (11%) e il secondo per la produzione (18%). Sud America, Africa e Oceania contribuiscono ciascuna per circa 1% della produzione mondiale. Saldamente al primo posto tra i Paesi produttori è la Cina, dove si concentra il 51% della superficie mondiale e il 54% della produzione totale di lattughe e cicorie. Gli Stati Uniti con il 17% della produzione mondiale, si collocano al secondo posto seguiti da India, Italia e Spagna. Tra i Paesi in forte ascesa si segnala la Turchia, dove la produzione è raddoppiata negli ultimi vent’anni. La supremazia della Cina risale al 1994, quando superò 52 53 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI Radicchio di Chioggia. Superficie totale coltivata a lattuga e cicoria nei principali Paesi del mondo nel 2010 (Fonte FAOSTAT) (*) Stato Superficie tot. (ha x 1.000) Cina 563 India 159 USA 106 Italia 43 Spagna 27 Giappone20 Turchia 18 Messico 17 Francia 15 Germania14 MONDO 1.112 Produzione totale di lattuga e cicoria nei principali Paesi del mondo nel 2010 (Fonte FAOSTAT) (*) Stato Superficie tot. (t. x 1.000) Cina 13.005 USA 4.106 India 999 Italia 843 Spagna 809 Giappone537 Francia 398 Turchia 358 Messico 341 Germania308 MONDO 24.240 *Dati comprensivi di tutte le tipologie di lattuga e di cicoria, incluse indivia, scarola, radicchio e witloof. 54 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI valore della produzione, superando il pomodoro da consumo fresco. La tipologia iceberg è la più diffusa e rappresenta da sola poco più del il 50% del valore totale, mentre la quota restante viene suddivisa tra la lattuga romana e quelle da taglio. L’Italia detiene il primato europeo della produzione di lattughe e cicorie, seguita da Spagna e Francia; questi tre Paesi assieme producono il 70% circa della produzione totale comunitaria. Nel 2010 l’Italia ha superato la Spagna (rispettivamente 843.340 e 809.200 tonnellate) seguita da Francia (398.200 t), Germania (308.300 t) e Regno Unito (133.900 t). In dettaglio, la coltivazione in pien’aria della lattuga in Italia ha interessato nel 2012 poco meno di 17.000 ha con una produzione totale di 364.00 t (fonte ISTAT); questi dati confermano la tendenza riscontrata negli ultimi dieci anni a una progressiva lieve contrazione delle superfici investite, mentre la produzione rimane sostanzialmente stabile pur registrando qualche variazione annuale dovuta alle condizioni climatiche. La Puglia, con le province di Bari e Foggia, è di gran lunga la regione maggiormente interessata alla gli Stati Uniti che fino ad allora avevano detenuto incontrastati il primato. Il divario tra i due maggiori Paesi produttori è progressivamente aumentato nel corso degli anni e attualmente la produzione in Cina è più del triplo di quella americana e di 11 volte superiore a quella dell’India, terzo produttore mondiale. Gli Stati Uniti rimangono al primo posto per quanto riguarda la produzione per ettaro, (39 t) seguiti da Spagna (30 t), Francia e Giappone (27 t), Cina (23 t). Negli Stati Uniti il 75 % della coltivazione della lattuga è concentrata in California (prevalentemente nella Salinas Valley e nella Imperial Valley) e in Arizona per il 20%. Le differenti condizioni climatiche delle aree di produzione e le diverse tecniche di coltivazione, in pien’aria e in coltura protetta, permettono l’approvvigionamento dei mercati durante tutto l’anno. La maggior parte della produzione del periodo aprile–ottobre proviene dalla Salinas Valley, mentre da novembre a marzo dalla Imperial Valley e dall’Arizona. Nel mercato statunitense la lattuga è al primo posto tra gli ortaggi in termini di Superficie e produzione di lattuga in Italia e nelle principali Regioni nel 2012 (Fonte: ISTAT) Questo ortaggio è coltivato in Italia su 9.654 ha con una produzione totale di poco superiore a 225.000 t, concentrata in gran parte nelle regioni centro meridionali. La Puglia concorre con quasi il 30% del totale, (come per la lattuga sono Bari e Foggia le province maggiormente interessate alla coltivazione) e assieme a Campania, Abruzzo e Marche raggiunge il 70% della produzione nazionale. Modesta, rispetto alla lattuga, è la coltivazione in serra dell’indivia con 227 ettari in totale, concentrati soprattutto nella province di Latina, Padova, Venezia e Forlì-Cesena. Per quanto riguarda gli scambi delle insalate con i mercati esteri, l’Italia è tradizionalmente un Paese esportatore netto; questa posizione si è andata riducendo negli ultimi anni a causa del calo delle esportazioni e del contemporaneo incremento delle importazioni derivanti dalla necessità di soddisfare l’aumento dei consumi interni. L’export italiano è indirizzato soprattutto verso i Paesi comunitari, principalmente la Germania (circa il 30% del totale), seguita da Austria, Gran Bretagna, Svizzera e Francia; coltivazione della lattuga e assieme a Sicilia (Siracusa) e Campania (Salerno), rappresenta il 50% della superficie e della produzione nazionale. Nel comparto orticolo, notevole interesse economico riveste anche la coltivazione in serra della lattuga che nel 2012 in Italia ha riguardato complessivamente 4.066 ha, a fronte di una produzione complessiva pari a 139.039 t, destinata prevalentemente alla preparazione di ‘insalate di IV gamma’. Questa tipologia di prodotto (verdure fresche, tagliate, lavate, confezionate in buste o vassoi e pronte all’uso), che conta ormai decine di referenze differenti, ha conosciuto negli ultimi anni un notevole successo presso i consumatori italiani. Di pari passo dal 2000 ad oggi sono aumentati sia la superficie coltivata a lattuga in serra (+ 40%) che la produzione totale (+ 50 %). Seconda solo alla lattuga come componente principale nella preparazione delle insalate è l’indivia, nelle due tipologie riccia e scarola, spesso considerate erroneamente due specie distinte, ma entrambe appartenenti alla specie Cichorium endivia. Superficie e produzione di lattuga in Italia e nelle principali Regioni nel 2012 (Fonte: ISTAT) LATTUGA INDIVIA (RICCIA E SCAROLA) Superficie (ha) Superficie (ha) Puglia 4.470 Puglia 3.085 Sicilia 2.115 Abruzzo 1.565 Campania1.554 Campania1.159 Emilia Romagna 1.396 Marche 702 Lazio 1.279 Sicilia 591 ITALIA 16.192 ITALIA 9.654 Puglia Produzione (t) 84.640 Puglia Produzione (t) 61.165 Campania49.760 Campania41.800 Sicilia Abruzzo 40.100 Emila Romagna 46.149 Marche 20.007 Lazio 30.561 Sicilia 13.876 ITALIA 364.071 ITALIA 225.190 47.697 56 57 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI Coltivazione di lattuga in serra, nella Piana del Sele (SA). Vivaio per la produzione di piantine di insalata. Indivia nelle Marche. Coltivazione in serra per la produzione di insalatine in busta (IV gamma). 58 59 AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI AGRICOLTURA OGGI NAZZARENO ACCIARRI organismo (digestiva, circolatoria, ecc). La lattuga è un’ottima fonte di molecole antiossidanti, quali i carotenoidi e i fenoli. Studi effettuati su modello animale hanno evidenziato che l’assunzione di lattuga in quantità adeguate e nel tempo, può ridurre il rischio di malattie cardiocircolatorie, grazie alla prolungata presenza di queste molecole antiossidanti che operano una prevenzione della perossidazione lipidica, potenziando il sistema antiossidante dell’organismo. La lattuga è ricca di beta-criptoxantina, la più importante xantofilla ad attività provitaminica facente parte del gruppo dei carotenoidi, assieme ai caroteni. Studi in vitro hanno dimostrato che questa molecola presenta una significativa attività di stimolo sugli osteoblasti e di inibizione sugli osteoclasti dell’osso. Pertanto l’assunzione di alimenti ricchi di criptoxantina, come la lattuga, può avere un ruolo di rilievo nella prevenzione dell’osteoporosi. Le virtù terapeutiche della cicoria erano conosciute fin dall’antichità. I Greci la chiamavano kìchora e la consideravano il miglior depuratore del sangue; Galeno la definiva ‘amica del fegato’. Le cicorie contengono grandi quantità di sali minerali, come il potassio (nell’indivia raggiunge i 380 mg per 100g le importazioni provengono da Spagna, Paesi Bassi e Francia. ASPETTI NUTRIZIONALI Per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali, le insalate sono ricche di acqua (fino al 95%), povere di grassi e zuccheri, e quindi apportano poche calorie. Molto interessante è il contenuto in micronutrienti tra i quali spiccano vitamina C e caroteni (precursori della vitamina A), sali minerali (calcio, fosforo, potassio, ferro e magnesio), fibra, (in prevalenza insolubile, che facilita la digestione e aiuta a prevenire la stipsi) e molecole bioattive (clorofilla, polifenoli, fitosteroli ecc). tabella 2. Il valore nutritivo delle insalate si mantiene dopo la raccolta finchè permangono turgidità e croccantezza, caratteristiche del prodotto fresco, che vengono preservate mediante la refrigerazione in condizioni di elevata umidità. Le insalate sono, quindi, alimenti che fanno bene sia al mantenimento della forma fisica (poche calorie e molti micronutrienti) che alla salute, grazie al contenuto in fibra e molecole bioattive che esercitano azioni benefiche e/o protettive su diverse funzioni del nostro 61 AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE COMPOSIZIONE CHIMICA E VALORE ENERGETICO PER 100 G DI PARTE EDULE Lattuga Indivia Cicoria witloof (Cicoria belga) Cicoria da taglio, coltivata Parte edibile (%) 80 69 100 89 Acqua (g) 94,3 93 94,3 95 Proteine (g) 1,8 0,9 0,7 1,2 Lipidi (g) 0,4 0,3 0,3 0,1 Carboidrati disponibili (g) 2,2 2,7 3,2 1,7 Zuccheri solubili (g) 2,2 2,7 3,2 1,7 Fibra totale (g) 1,5 1,6 1,1 nd Fibra insolubile (g) 1,3 1,4 0,9 nd Energia (kcal) 19 16 18 12 Sodio (mg) 9 10 nd 7 Potassio (mg) 240 380 nd 180 Ferro (mg) 0,8 1,7 0,3 1,5 Calcio (mg) 45 93 18 150 Fosforo (mg) 31 31 26 26 Niacina (mg) 0,7 0,5 0,3 0,3 Riboflavina (mg) 0,2 0,3 0,03 0,08 Vitamina A retinolo eq. (μg) 229 213 10 267 Vitamina C (mg) 6 35 3 8 Fonte INRAN (2000) - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione di parte edule), il calcio (150 mg), ferro e fosforo. Le vitamine maggiormente rappresentate nelle cicorie sono quelle del gruppo B, la vitamina A e la vitamina C. Una molecola presente in gran quantità nelle cicorie, sia nelle foglie che nella radice, pur se in misura diversa a seconda delle differenti tipologie di questo ortaggio, è l’acido cicorico (o di-caffeil-tartarico). Questa sostanza, che deriva dall’acido caffeico, ha una elevata capacità antiossidante, superiore anche a quella della vitamina E. Le radici della cicoria sono utilizzate, dopo essiccazione, tostatura e macinazione per preparare una bevanda simile al caffè. Dalla radice si estrae inoltre l’inulina, che trova applicazioni in dietetica come fibra solubile, sia per la sua azione ipoglicemizzante, (che rallenta l’assorbimento del glucosio) sia come substrato ‘prebiotico’ utile ai batteri presenti nell’intestino umano. Numerosi studi di laboratorio hanno infatti evidenziato che l’inulina aumenta il numero dei bifidobatteri e dei lattobacilli presenti nel colon; questi batteri sono molto utili per l’uomo perchè favoriscono l’assorbimento delle sostanze nutritive presenti negli alimenti, promuovono il funzionamento regolare dell’intestino e concorrono alla prevenzione dello sviluppo di tumori intestinali. Nicola Calabrese CNR - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Bari 62 AGRICOLTURA OGGI NICOLA CALABRESE