Istituto nazionale per il Commercio Estero
INDIA
CONGIUNTURA ECONOMICA
ICE New Delhi, gennaio 2007
1
QUADRO MACROECONOMICO
PRODOTTO INTERNO LORDO
Con un PIL a prezzi correnti, di circa 797,54 miliardi di US$ (35.315 miliardi di Rupie),
nell’esercizio finanziario 2005/2006, l’India è fra le maggiori economie del mondo,
classificata al dodicesimo posto della classifica della Banca Mondiale. L’incremento netto
rispetto al PIL dell’anno precedente, a prezzi costanti, è stato di +8,4%. Dai primi dati
relativi all’esercizio 2006/2007 giungono segnali ancora migliori, con un incremento a
prezzi costanti dell’8,9%, nei primi tre mesi d’esercizio, e con una previsione di chiusura
all’8,5%.
Considerando la classifica PPP (Purchasing Power Parity – Parità del Potere d’Acquisto)
della Banca Mondiale, l’India si pone al quarto posto a livello internazionale, e al secondo
posto per il livello piu’ rapido di crescita, dopo la Cina. Ciò nonostante, persiste un forte
disequilibrio nella distribuzione della ricchezza (il 10% della popolazione beneficia del 33%
del reddito nazionale), con una percentuale di persone al di sotto della soglia di povertà
pari al 22% della popolazione totale, dato che porta il reditto pro capite nominale a circa
714 US$ l’anno (3.400 US$ considerando la parità del potere d’acquisto).
CRESCITA ECONOMICA
Le statistiche mostrano un incremento costante dell’economia negli ultimi quattro anni:
+8,5% nel 2003/2004, +7,5% nel 2004/2005, +8,4% nel 2005/2006, +8,9% nel 2006/2007
(dati riferiti al periodo aprile 2006 – giugno 2006). Un dato significativo è rappresentato dal
balzo compiuto dal +3,8% del 2002/2003 al +8,5% del 2003/2004.
TABELLA DEI PRINCIPALI INDICATORI MACROECONOMICI
PIL (valore)
Unità
2003-2004
2004-2005
2005-2006
Mld. US$
667,1
692,5
797,5
200620071
n.d.
PIL (variazione)
%
8,5
7,5
8,1
8,5
Consumo Privato (var.)
%
11,7
9,2
n.d.
n.d.
Consumo Pubblico (var.)
%
4,5
6,0
n.d.
n.d.
Investimenti Fissi lordi
% del PIL
25,3
27,2
n.d.
n.d.
Domanda interna (var.)
%
7,9
7,3
8,7
7,2
63.886
83.502
102.710
123.200
20,9
30,7
23,0
20,0
78.203
107.995
133.421
154.800
27,1
38,1
23,5
16,0
Export
Export (var.)
Import
Import (var.)
Mln. US$
%
Mln. US$
%
Saldo bilancia commerciale
Mln. US$
-14.317
-24.493
-30.711
-31.600
Saldo bilancia pagamenti
Mln. US$
14.083
-5.400
-10.612
n.d.
Indice
di
Produzione
industriale (var.)
Tasso di inflazione
%
7,0
8,4
8,2
9,7
%
5,4
6,4
4,4
≈5,0
Tasso di cambio 1 USD = INR
Rupie
45,92
44,95
44,28
n.d.
Fonti: Center for Monitoring Indian Economy, The Economist Intelligence Unit, Reserve Bank of India, Deutsche Bank.
23/01/07 - congiuntura 2007.doc
2
1
Dati di previsione
AGRICOLTURA
Il settore agricolo, fortemente legato alle condizioni climatiche e all’abbondanza o meno di
piogge nel periodo dei monsoni, negli ultimi anni ha registrato valori oscillanti per quanto
concerne la produzione: nell’anno 2002/2003 il valore è stato -16,2%, contro il +23% del
2003/2004, il -3,6% del 2004/2005 e il +7,6% del 2005/2006. Per il 2006/2007 la
previsione è di un incremento dell’1,4%
INDUSTRIA
L’Indice di Produzione Industriale ha avuto un andamento progressivamente crescente a
partire dal 2002/2003, con incrementi annui del 5,8% (2002/2003), 7,0% (2003/2004),
8,4% (2004/2005) e dell’8,2% (2005/2006). I dati riguardanti il 2006/2007 indicano, sinora,
un aumento del 9,7%.
SERVIZI
Il settore dei servizi, in particolare quello della cosiddetta Information Technology,
rappresenta sicuramente il traino del “miracolo economico indiano”, contribuendo al 54,1%
del PIL, contro il 26,2% dell’industria e il 19,7% dell’agricoltura.
INFLAZIONE
L’inflazione annuale, calcolata sulle variazioni dell’Indice dei Prezzi all’Ingrosso, è stata del
4,4% nell’ultimo anno, causata principalmente dall’incessante aumento a livello mondiale
del prezzo del greggio, che l’India deve in buona misura importare (70% del fabbisogno).
Nel periodo Aprile 2006 – Dicembre 2006 si è assistito ad un aumento dell’inflazione, che
ha viaggiato su un valore medio del 5,0%.
La stabilizzazione dei prezzi continua ad essere uno degli obiettivi primari della politica
monetaria del Governo e le manovre della Reserve Bank of India sui tassi di interesse
sono andate in questa direzione. Nel 2005/2006 il tasso di interesse massimo offerto dalle
banche sui depositi è stato del 7,0%; il “prime rate” è stato invece del 10,8%. Si conferma
il trend del sistema bancario a concedere sempre più credito al consumo, assecondando
la crescente propensione della emergente classe media indiana.
RISERVE VALUTARIE
Nel settembre 2006, le riserve in valuta estera hanno toccato quota 158,34 miliardi di US$
e sono dovute in buona parte alle rimesse dall’estero degli emigrati, che costituiscono la
“grande diaspora indiana”. A pesare negativamente sull’entità delle riserve concorrono il
saldo negativo delle partite correnti nella bilancia dei pagamenti (-10.612 milioni di US$ nel
2005/2006) ed un crescente deficit commerciale (pari a 30,71 miliardi di US$ nel
2005/2006). Ciò nonostante, tenendo in conto anche le scorte di oro, l’India si classifica al
sesto posto nella classifica mondiale per consistenza delle riserve.
DEBITO PUBBLICO
Il debito è la vera nota dolente della finanza pubblica; secondo stime di Standard & Poor’s,
il debito pubblico totale equivale a circa l’84% del PIL (inclusa la porzione imputabile agli
Stati, responsabili in gran parte di questa situazione). Il debito estero ammontava nel
2005/2006 a circa il 15.8% del PIL, contro il 17,3% del 2004/2005. Nel complesso,
comunque, l’India fa sempre meno ricorso all’assistenza estera ed ai prestiti commerciali
ed è puntuale nel ripagare i debiti. La riduzione dei tassi di interesse ed il diminuito ricorso
ai prestiti ha abbassato il servizio del debito, portandolo da un rapporto del 35,3% nel
1990/1991 al 15,80% nel 2002-2003 ed al 6,20% nel 2004/2005.
23/01/07 - congiuntura 2007.doc
3
RISCHIO PAESE
Di seguito vengono elencati i vari rating forniti dalle agenzie più accreditate:
• Moody’s: Baa3
• Standard & Poor’s: BB+
• Fitch: BB+
Le valutazioni SACE classificano l’India nella classe A, fra i paesi assicurabili senza
particolari restrizioni. La categoria di rischio OCSE è la 3/7 (si consideri che alla 1°
categoria corrisponde il rischio minore ed alla 7° categoria il rischio maggiore) e la
categoria del Consensus è la 2°. Secondo l’analisi di rischio paese condotta nel maggio
2004 dall’ Economic Intelligence Unit (EIU) dell’Economist group, il rischio paese dell’India
rimane inferiore a quello della Cina.
IVA
L’introduzione, dal primo aprile 2005, dell’IVA ha avuto il merito di razionalizzare l’intero
sistema della fiscalità indiretta, rendendolo più simile a quello in uso nei Paesi più avanzati
e ampliando la base imponibile. La riforma non è ancora del tutto completata, dal
momento che alcuni Stati non hanno ancora introdotto il sistema, ed è contrastata dalla
categoria dei piccoli imprenditori, specie i commercianti al dettaglio. Lo sfoltimento della
pletora di imposte ed accise gravanti su ogni singola transazione commerciale è
comunque un passo significativo verso la creazione di un clima di maggiore trasparenza e
prevedibilità per gli operatori stranieri.
2. COMMERCIO INTERNAZIONALE
Il 1 gennaio del 2005 rappresenta una data importante per l’integrazione dell’India nel
sistema multilaterale degli scambi: è il giorno in cui sono venute meno le residue
limitazioni quantitative al commercio di tessili, e sono entrate in vigore anche per l’India le
norme a tutela della proprietà intellettuale contenute negli Accordi TRIPs. Dalla
liberalizzazione del mercato internazionale dei tessili l’India si aspetta di ottenere dividendi
importanti: stime ufficiose parlano di un aumento del 30% dell’export totale indiano grazie
all’entrata in vigore del nuovo, piu’ liberale regime. Le preoccupazioni dell’industria indiana
si spostano adesso sulle modalità di applicazione, da parte della Comunità europea, degli
strumenti di tutela commerciale previsti dagli Accordi OMC. Già nella fase di attuazione
progressiva degli impegni di liberalizzazione, gli Stati Uniti hanno fatto sovente ricorso
all’applicazione della clausola di salvaguardia, limitando in parte i benefici attesi dai Paesi
esportatori. Nel caso specifico dell’Unione Europea, il Governo indiano teme il proliferare
di iniziative anti-dumping e l’introduzione di nuove e piu’ stringenti norme a tutela dei
consumatori.
L’India attribuisce enorme importanza al negoziato sui servizi, soprattutto in quanto bacino
di manodopera altamente qualificata. L’andamento dei negoziati in ambito internazionale
ha messo comunque in evidenza la difficoltà di raggiungere un accordo che soddisfi sia le
esigenze indiane che quelle di molti Stati occidentali. La tendenza indiana è di limitare
l’apertura del proprio mercato dei servizi alle imprese straniere.
In ambito agricolo, i principali motivi di frizione tra India ed Unione Europea riguardano i
sussidi, da tempo principale cagione di recriminazione indiana verso il regime agricolo
europeo. La struttura del comparto agricolo indiano, fortemente frammentato e
scarsamente produttivo, impone peraltro al governo di New Delhi cautele che sono
sconosciute ad altri Paesi membri del G20.
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4
3. INTERSCAMBIO COMMERCIALE
L’India ha aumentato progressivamente il suo interscambio commerciale con il resto del
mondo, che nel giro di soli 5 anni è passato da circa 95.240 milioni di US$ (nel 2001/02) a
262.145 milioni di US$ (2005/06), con un valore, per il periodo Aprile – Novembre 2006 di
195.218 milioni di US$. Nel quinquennio in questione le importazioni indiane hanno
comunque sempre superato le esportazioni. Il deficit della bilancia commerciale indiana è
passato da -7.609 milioni di US$ nel 2001/02 a -30.711 milioni di US$ nel 2005/06. Per il
periodo Aprile – Novembre 2006 si registra un deficit di -35.410 milioni di US$, più elevato
di quello registrato nello stesso periodo dell’anno precedente del 28%.
La politica commerciale con l’estero adottata dalle Autorità ha l’ambizione di portare
l’India a possedere una quota di commercio mondiale pari all’1,5% entro il 2009. Il perno
su cui tale programma si incentra è costituito da un insieme di provvedimenti fra i quali:
esonero dei prodotti per l’esportazione dalle elevate e numerose imposte cui sono
soggetti, semplificazione delle procedure amministrative per le società esportatrici,
adeguamento delle infrastrutture (energia elettrica, strade, porti e aeroporti),
miglioramento dell’efficienza delle zone di libero scambio, ampliamento delle competenze
commerciali affidate alle Ambasciate all’estero e creazione di un marchio “served from
India” per la promozione mirata all’estero di tutti quei servizi che l’India può agevolmente
offrire usufruendo della propria elevata tecnologia informatica. Obiettivo di questo governo
è quello di aumentare esponenzialmente le esportazioni indiane entro il 2009, portandole
ad un valore totale di circa 195 milioni di dollari USA.
L’Unione Europea è il primo partner commerciale dell’India. Nell’esercizio finanziario
2005/06 l’aumento percentuale delle esportazioni verso l’U.E. è stato per l’India del
27,61% rispetto all’esercizio precedente, mentre l’aumento delle importazioni è stato del
34,47%. I dati di fonte indiana indicano una quota percentuale del 22,42% delle
esportazioni verso l’Unione Europea rispetto al globale delle esportazioni indiane, ed una
quota del 17,23% per le importazioni (sempre rispetto al globale 2005/2006). In termini
assoluti le esportazioni indiane verso l’U.E. sono state di 23.120,38 milioni di $ USA e le
importazioni dall’U.E. di 25.704,03 milioni di $ USA.
I dati riferiti al periodo Aprile – Settembre 2006 mostrano un trend positivo, con un
aumento delle esportazioni dall’India verso l’U.E. del 17,26% rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno, traducibile in 12,234 miliardi di dollari (19,99% delle esportazioni totali
della Nazione); stessa tendenza è riscontrabile nelle importazioni indiane dall’Unione
Europea, che registrano un +11,5%, pari a US$ 12,315 miliardi (14,11% delle importazioni
totali della Nazione).
Altri partners importanti sono: Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti, Cina, Singapore e Svizzera.
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5
IMPORTAZIONI INDIANE DALL’U.E.
Valori in milioni di dollari
Pos.
% crescita
Nazione
2004-2005
2005-2006
1.
GERMANIA
4,015.35
6,023.63
50.02
2.
BELGIO
4,588.91
4,725.14
2.97
3.
FRANCIA
1,894.10
4,113.30
117.16
4.
REGNO UNITO
3,566.20
3,930.30
10.21
5.
ITALIA
1,373.10
1,855.63
35.14
6.
SVEZIA
937.33
1,172.20
25.06
7.
OLANDA
791.46
1,049.55
32.61
8.
FINLANDIA
388.81
583.48
50.07
9.
SPAGNA
389.55
573.46
47.21
10. DANIMARCA
270.22
515.94
90.93
11. ALTRI
900.67
1161.4
12. TOTALE
19,115.68
25,704.03
34.47
ESPORTAZIONI INDIANE VERSO L’U.E.
Valori in milioni di dollari
% crescita
1.2.1 Nazione
2004-2005
2005-2006
1.
REGNO UNITO
3,681.09
5,059.28
37.44
2.
GERMANIA
2,826.25
3,586.12
26.89
3.
BELGIO
2,509.71
2,871.23
14.41
4.
ITALIA
2,285.99
2,519.04
10.19
5.
OLANDA
1,604.86
2,474.78
54.21
6.
FRANCIA
1,680.94
2,079.59
23.72
7.
SPAGNA
1,389.37
1,605.66
15.57
8.
GRECIA
306.34
564.09
84.14
9.
DANIMARCA
305.74
410.28
34.19
10. SVEZIA
241.80
326.39
34.99
11. ALTRI
1286.26
1623.91
12. 1.2.1.1 TOTALE
18,118.30
23,120.38
Pos.
23/01/07 - congiuntura 2007.doc
27.61
6
INTERSCAMBIO BILATERALE ITALIA-INDIA
Valori in milioni di dollari
S.No.
20012002
20022003
20032004
2004-2005 2005-2006
1,206.53
1,357.08
1,729.41
2,285.99
2,519.04
12.48
27.44
32.18
10.19
1.
EXPORT verso l’Italia
2.
% di crescita
3.
Esportazioni totali dell’India
43,826.73 52,719.43 63,842.97 83,535.94
103,090.54
5.
% sul totale
2.75
2.57
2.71
2.74
2.44
6.
IMPORT dall’Italia
704.78
811.99
1,071.04
1,373.10
1,855.63
7.
% di crescita
15.21
31.90
28.20
35.14
8.
Importazioni totali dell’India
51,413.29 61,412.13 78,149.61 111,517.44 149,165.73
10.
% sul totale
1.37
1.32
1.37
1.23
1.24
11.
SCAMBI TOTALI
1,911.31
2,169.06
2,800.46
3,659.09
4,374.67
12.
% di crescita
13.49
29.11
30.66
19.56
15.
% sul totale degli scambi indiani 2.01
1.90
1.97
1.88
1.73
16.
BILANCIA
ITALIA
-545.09
-658.37
-912.89
-663.41
48.3953
45.9513
44.9315
44.2735
COMMERCIALE -501.74
Tasso di cambio (1US$=INR)
47.6919
Le esportazioni italiane in India, secondo i dati Istat, nei primi cinque mesi del 2006 sono
aumentate del 20,1%, passando da 639,2 a 767,7 milioni di Euro, confermando il trend
positivo degli ultimi anni.
Sia da una analisi per capitoli doganali che per gruppi merceologici risulta confermato che
la stragrande maggioranza delle nostre esportazioni in India sono costituite da beni di
investimento e tercnologici e semilavorati per l’industria, con interessanti presenze nei
beni di consumo durevole.
Nella analisi per Capitoli doganali i primi due capitoli della classifica, 84 e 85 (macchine ed
apparecchi e congegni meccanici e Macchine ed apparecchiatire e materiale elettrico) da
sole rappresentano oltre il 50% delle esportazioni italiane in India (cfr. Tabella nr. 1).
Interessanti dati emegono anche dall’analisi delle variazioni rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente dal che si evince che alcuni capitoli o gruppi merceologici hanno
avuto una crescita ben sueriore alla media del 20% del periodo considerato:
Nella analisi per capitoli doganali (Tabella 1) dei primi 30 capitoli si evidenziano con una
crescita superiore al 20% i seguenti:
85 - Macchine ed apparecchiatire elettriche + 46,9%
90 – Apparecchi per ottica, elettromedicali e chirurgici ecc. + 48,5%
38 – Prodotti dell’industria chimica con un + 29,9%
88 – Navigazione aerea e spaziale con + 510%
94 – Mobili, articoli illuminazione e mobili medico chirurgici + 57,3%
52 – Cotone + 72%
23/01/07 - congiuntura 2007.doc
7
68 – lavori di pietra cemento e simili +42,9%
71 – pietre preziose e semi prezioe, metelli preziosi e lavorazioni degli stessi ecc. +
102,8%
48 – Carta e cartone ecc. +75,1%
88 – Veicoli e materiali per ferrovie e strade ferrate + 124,9%
82 – Utensili ed utensileria + 28,8%
40 – Gomma e prodotti di gomma + 28%
74 – Rame e prodotti di rame + 101,3%
76 – Alluminio e prodotti di alluminio + 189,4%
78 – Zinco e prodotti di zinco + 362,8%
Mentre si evidenziano per una diminuzione di oltre il 20% i seguenti capitoli doganali:
93 – Armi e munizioni – 20,7%
51 – Lana e filati lana – 53,2%
Nella analisi per gruppi merceologici CPATECO (Tabella 2), fra i primi 30 gruppi si
staccano, con una crescita superiore al 20% i seguenti:
DK291 – Maccine ed apparecchi per produzione ed impiego energia meccanica + 57,1%
DL332 – Strumenti ed apparecchiature di misurazione e controllo + 36%
DL323 – Apparecchi riceventi per televisione e radiodiffusione, riproduzione suono ed
immagini ecc. + 596%
DL191 – Cuoio +21.5%
DJ274 – Metalli di base non ferrosi + 202,2%
DG246 – Altri prodotti chimici +24%
DL312 – Apparecchiature distribuzione elettricita’ + 67.5%
DJ287 – Altri prodotti di metallo + 29.1%
DJ271 – Prodotti della Siderurgia + 34.8%
DH252 – Articoli in materie plastiche +37.2
DM357 – Aeromobili e veicoli spaziali + 503.0%
DN381 – Mobili + 56.5%
DJ286 – Articoli di coltelleria e utensileria + 29.3%
DL331 – Apparecchi medicali,chirurgici e ortpedici + 33.0%
DE211 – Pasta da carta, carta e cartone + 118.8%
DM352 – Locomotive e materiale ferroviario + 126%
DL316 – Apparecchi elettrici nca +45.3%
DM341 – Autoveicoli + 138.6%
Mentre si evidenziano per una diminuzione di oltre il 20% i seguenti gruppi merceologici
CPATECO:
DL322 – Apparecchi trasmittenti per radiodiffusione, televisione e telefonia – 39.4%
Nella analisi per gruppi merceologici CTCI (Tabella 3), dei primi 30 gruppi si staccano, con
una crescita superiore al 20% i seguenti:
724 – Macchine ed apparecchi industria tessile, cuoio e pelli +61.3%
764 – Attrezzature per telecomunicazioni + 59.9%
747 – Articoli di rubinetteria, valvolame riduttori pressione ecc. + 80.2%
611 – 611 Cuoio e pelli preparati + 22.2%
23/01/07 - congiuntura 2007.doc
8
731 – Macchine utensili per metalli + 101.5%
699 – Manufatti in metalli comuni + 90.0%
772 – Apparecchiaturee componenti per circuiti elettrici + 67.5%
742 – Pompe per liquidi + 47.9+
598 – Prodotti chimici diversi + 32.5%
443 – pompe e compressori aria e gas, cappe aspiranti e filtranti ecc + 55.1%
874 – Apparecchi e strumenti di misura e controllo + 49.5%
723 – Apparchhi per costruziuone e loro parti + 166.8%
515 – Composti organici ed inorganici, acidi nucleici ecc + 44.6%
792 – Aeronavi a materiale connesso + 510.4%
714 – Motori e macchine motrici non elettrici + 339.1%
713 – Motori a scoppio e combustione interna e loro parti + 163%
716 – Macchine ed apparecchi elettrici rotativi e loro parto + 44.7%
744 – Attrezzature meccaniche e di manutenzione + 31.6%\
821 – Mobili e loro parti + 56.7%
652 – Tessuti di cotone + 91.9%
776 – Maccine ed apparecchi elettrici nca + 48.6%
Mentre si evidenziano per una diminuzione di oltre il 20% i seguenti gruppi merceologici
CTCI:
728 – Altre macchine ed apparecchi per industrie particolari – 34.41%
745 – Macchine, apparecchi e utensili non elettrici – 23.9%
Pur trattandosi di un dato parziale riferito ai primi 5 mesi dell’anno, per cui alcune
tendenze che si sono evidenziate dovranno essere confermate anche a consuntivo,
sicuramente pero’ i dati riportati, come si puo’ constatare, evidenziano una dinamica molto
forte per tutta una serie di beni ad alto contenuto tecnologico o destinati all’industria
manifatturiera e delle infrastrutture, che evidentemente confermano un forte trend di
investimenti nell’industria indiana che sta’ orientandosi verso la produzione di manufatti e
prodotti di migliore qualita’ e con un piu’ alto contenuto tecnologico.
Se la dinamica di crescita economica del paese sara’ confermata anche nei prossimi mesi
si apriranno possibilita’ sempre piu’ ampie per i settori tradizionalmente forti dell’export
tecnologico italiano.
Inoltre si evidenziano anche in rapida crescita alcune settori relativi ai beni di consuno
quali i mobili, cuoio e pelli e tessuti di cotone il che evidentemente conferma che la
costante crescita economica degli ultimi anni, con il conseguente ampliamento della
capacita’ di spesa di piu’ ampi strati della popolazione, sta facendo aumentare la domanda
di beni di consumo di qualita’.
4. INVESTIMENTI ESTERI
l’India è un Paese relativamente aperto ai capitali stranieri, che possono accedere, seppur
con alcune significative limitazioni quantitative, alla maggioranza dei settori. Gli
investimenti sono ancora tutti formalmente sottoposti a procedura di approvazione
governativa, che peraltro in molti casi ha carattere automatico e non discrezionale. Le
principali eccezioni alla libertà di accesso al mercato continuano ad essere rappresentate
dalle attività riservate al settore pubblico e da quelle sottoposte a licenza non automatica,
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per il rilascio della quale le autorità conservano ampi poteri discrezionali. Pur formalmente
aperti agli investimenti diretti stranieri, circa 800 settori sono riservati alla micro-impresa,
con un limite massimo di capitale straniero del 24%.
Sul piano politico, va inoltre rilevato che l’attaule Governo intende coinvolgere il settore
privato nella grande opera di modernizzazione delle infrastrutture, secondo la formula
Private-Public Partnerships (PPP) e con operazioni BOT, concessioni in gestione ed altre
formule analoghe. Una significativa porzione di tali progetti dovrebbe essere allocata ad
imprese estere.
L’apporto di capitale straniero attraverso la formula del FDI (Foreign Direct Investment –
Investimento Straniero Diretto) ha raggiunto, per il periodo Agosto 1991 – Luglio 2006, la
cifra di circa 24 miliardi di US$, con una media annuale, tra l’Aprile del 2000 e il Marzo del
2006, di approssimativamente 4 miliardi di dollari americani, innalzata particolarmente
dall’ultimo anno, che ha fatto registrare aflussi di denaro per 7.7 miliardi di US$.
Nel solo periodo Aprile – Luglio 2006, gli investimenti FDI ammontavano a 2,9 miliardi di
dollari, un incremento del 96% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli
analisti stimano il totale dei FDI per l’anno fiscale 2006 – 2007 in 12 miliardi di dollari USA.
I trasferimenti di tecnologia, nel periodo Agosto 1991 – Luglio 2006, sono stati 7.812. Al
primo posto, come partner tecnologico, si collocano gli Stati Uniti, con 1.712 trasferimenti
(22% del totale), seguiti da Germania (1.101 – 14%) e Giappone (854 – 11%). Una
posizione importante è occupata anche dall’Italia, che con 480 collaborazioni approvate,
pari a più del 6% del totale, si colloca al quinto posto.
“TOP TEN”DEGLI STATI PER AFFLUSSO DI FDI
Agosto 1991 – Ottobre 2006)
(Valori in milioni – cifre arrotondate)
Pos. Nazione
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Mauritius
Stati Uniti
Olanda
Giappone
Regno Unito
Germania
Singapore
Francia
Corea del Sud
Svizzera
Totale
Ammontare degli
investimenti
In Rs.
In US$
671.590
15.442
227.770
5.498
102.020
2.368
91.540
2.172
88.750
2.111
68.030
1.643
67.250
1.555
35.300
834
30.850
789
28.180
678
1.892.840
44.983
% degli
investimenti
41,09
13,94
6,24
5,60
5,43
4,16
4,12
2,16
1,89
1,98
100.00
5. INVESTIMENTI DIRETTI ITALIANI IN INDIA
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Dopo un periodo di stasi, negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo risveglio
d’interesse da parte delle aziende italiane per nuovi investimenti in questo Paese.
Ultimamente, l’Italia ha acquisito il 5. posto fra i Paesi europei che investono in India, a
scapito della Svezia che lo deteneva fino a due anni fa. Se raffrontata al totale degli
investimenti stranieri, ed alla consolidata presenza di alcuni nostri partners (Paesi Bassi,
gran Bretagna, Germania e Francia), la quota italiana è comunque ancora esigua e ben al
di sotto delle potenzialità.
Quanto sopra, soprattutto se si considera che esiste una finestra di opportunità su questo
mercato che non durerà troppo a lungo e che gli spazi oggi disponibili saranno occupati
nel giro di qualche anno.
Fra le aziende italiane qui presenti da diverso termpo e che rappresentano un caso di
successo, si citano ad esempio: Perfetti, Carraro e Bonfiglioli. Tutte possono testimoniare
che, superate le difficoltà iniziali, l’India ripaga adeguatamente i capitali, l’intelligenza e
l’intraprendenza investiti nell’impresa.
Le prospettive di cooperazione bilaterale tra Italia ed India sono numerose, e quasi tutte
ancora inesplorate. Il discorso non riguarda peraltro soltanto i grandi gruppi: per la
struttura stessa del suo sistema economico, e per il tipo di vantaggio competitivo che essa
offre, l’India si candida a divenire partner preferenziale dei nostri distretti industriali. Nel
nuovo modello di “cluster” che va affermandosi sotto la spinta della globalizzazione dei
mercati, il patrimonio di risorse che l’India può vantare è a disposizione delle piccole e
medie imprese del nostro Paese.
Fra gli investimenti italiani in India piu’ rappresentativi si citano: la recente joint-venture tra
la Fiat Auto e il colosso industriale Tata, per la fabbricazione e la distribuzione dei modelli
della casa torinese in India e in buona parte dell’Estremo Oriente; la Carraro India (una
joint-venture della Carraro S.p.a. con la Escorts Ltd. costituitasi nel 1997 per la produzione
di assali e trasmissioni per trattori); la New Holland (gruppo Fiat) in collaborazione con la
Mahindra & Mahindra (società locale leader nel settore dei trattori); la Perfetti Van Melle,
costituitasi nel 2001 attraverso la fusione di Perfetti S.p.a. e Van Melle M.V.; il Gruppo
Italcementi, entrato sul mercato indiano nel 2001 attraverso una joint-venture al 50% fra la
controllata francese Ciments Francais e la società locale Zuari Industries, uno dei piu’
grandi produttori indiani di fertilizzanti; la Pirelli & C. S.p.a., attraverso la Pirelli Tyre
(Europe) SA, che produce pneumatici; la Piaggio Vehicles Private Ltd., che produce
veicoli a tre ruote nello stabilimento di Pune (Stato del Maharashtra); la Technimont ICB
Pvt. Ltd. (TICB), società di “engineering & contracting” costituita in India nel 1996 come
joint venture paritetica fra la Tecnimont S.p.a. (gruppo Edison) ed un partner privato
indiano; il Gruppo Luxottica, che ha acquisito in India la divisione Eyeware di Baush &
Lomb, costituendo in tal modo la società RayBan Sun Optics India Ltd.; la
STMicroelectronics India, che ha il merito di aver precorso i tempi intravedendo le
potenzialità a livello internazionale dell’industria informatica indiana; la Merloni
Termosanitari (India) Ltd., divenuta il maggior produttore di scaldabagni elettrici in India,
ma anche produttore di altri prodotti quali articoli sanitari (Ariston) e piccoli elettrodomestici
(Racold) esportati in varie parti del mondo; la De Longhi, che attraverso una collaborazione
per il marketing con il grande gruppo indiano Birla si sta conquistando buone quote di
mercato per i propri elettromestici; nel settore moda e abbigliamento gli insediamenti
produttivi di Benetton, Liberti, La Perla, Carrera, Monnalisa, Gruppo Coin, Zegna, Monti,
Marzotto, ecc.
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Sono inoltre operanti in India, soprattutto a Bombay (Mumbai) uffici di rappresentanza di
diverse banche italiane. Fra queste si annoverano: Banca Nazionale del Lavoro, Banco
Popolare di Verona e Novara, Unicredito Italiano, Intesa San Paolo, Monte Paschi di
Siena, Banca Popolare di Vicenza, Banche Popolari Unite. Il gruppo Generali ha
recentemente fatto il suo ingresso nel settore delle assicurazioni.
6. SETTORI DI SVILUPPO
Un’economia dinamica come quella indiana offre un’amplissima gamma di opportunita’ per
gli operatori italiani. I settori su cui ci si sofferma in seguito sono elencati a puro scopo
esemplificativo e non esauriscono certo il panorama delle possibilita’:
Il settore agro-alimentare
In India circa il 70% della popolazione rurale e l’8% di quella urbana e’ impiegata nel
settore agricolo, che contribuisce per il 25% al PIL del paese. Grazie alla diversita’ dei
climi presenti nel territorio, l’India produce un’ampia varieta’ di prodotti, tipica delle regioni
tropicali, temperate e secche. Attualmente e’ il secondo produttore di frutta e verdura del
mondo (partecipa per il 13,7% circa alla produzione mondiale di ortaggi e per il 10% a
quella di frutta). Grandi potenzialita’ future si ravvisano nel settore agro-alimentare,
soprattutto in termini di trasferimento di know-how, vendita di apparecchiature
specializzate e trasformazione dei prodotti.
Modernizzazione del settore agricolo
L’agricoltura indiana sta faticosamente adottando metodi di produzione piu’ moderni, che
le consentano di tenere il passo con la migliore concorrenza internazionale. Benche’ le
capacita’ di investimento dei singoli produttori siano generalmente limitate (la scala media
delle aziende agricole e’ ancora insufficiente), non mancano interessanti opportunita’ di
cooperazione con consorzi di produttori ed enti locali. A parte il settore delle macchine
agricole, in cui le vendite di trattori si sono rivelate inferiori alle attese, restano interessanti
quello delle apparecchiature specializzate, delle tecnologie per l’agricoltura biologica e dei
sistemi di irrigazione. Alcuni gruppi industriali indiani stanno analizzando possibili soluzioni
per incrementare la produttivita’ del settore ed eliminare le diseconomie di scala
attualmente esistenti. Sono allo studio progetti di sviluppo finalizzati alla costituzione di
centri commerciali in grado di offrire una gamma differenziata di servizi: servizi bancari,
vendita di sementi, vendita di macchinari, corsi di formazione.
Il nuovo governo ha annunciato la volonta’ di investire ingenti risorse nella
modernizzazione del settore agro-alimentare, e punta a migliorare la produttività del
settore agricolo attraverso la promozione di riforme istituzionali, l’introduzione di tecnologie
avanzate, l’applicazione di una nuova politica dei prezzi, basata su regole di mercato e
non più sui sussidi, ed incoraggiando la partecipazione industriale e la formazione di
capitale. La costituzione di “Parchi agro-tecnologici”, sottoposti a regimi fiscali
particolarmente vantaggiosi, rientra nell’azione di governo diretta ad attrarre capitali
stranieri. Nell’attesa che le politiche governative facciano effetto, il settore continua a far
notizia per le potenzialita’ inespresse, ma anche per le indubbie opportunita’ che
racchiude.
Food processing
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L’India, dopo aver raggiunto l’autosufficienza alimentare nel 1980 grazie alla cosiddetta
“rivoluzione verde” degli anni ’70, seguita negli anni ‘80 dalla “rivoluzione bianca” nel
settore lattiero che l’ha portata ad occupare il primo posto al mondo per produzione di
latte, si accinge ora a dare forte impulso al settore del “Food Processing”. Quest’ultimo ha
iniziato una crescita stabile (intorno al 3% annuo) nel 1991, anno che ha segnato l’inizio
della liberalizzazione economica in questo Paese. La politica nazionale del settore
prevede di innalzare il livello degli alimenti processati dal 2 al 10% entro il 2010 e al 25%
entro il 2025.
Oggi, nonostante solo il 2 % dell’ortofrutta e il 15% dell’enorme produzione di latte
vengano trasformati, il settore del “Food processing” rappresenta il 6,3 % del PIL, il 13 %
delle esportazioni e il 6 % degli investimenti industriali.
Il mercato indiano offre pertanto buone possibilita’ ancora inesplorate. Gran parte della
produzione agricola in India deperisce prima di giungere al consumatore finale, per la
mancanza di sistemi di trasformazione e conservazione adeguati. La c.d. “catena del
freddo” e’ ancora l’eccezione; l’inaffidabilita’ dei sistemi di trasporto e di distribuzione
contribuisce all’inefficienza generale del sistema.
Vi sono, dunque, ampi spazi ed ampie opportunita’ per gli investimenti stranieri che
dovrebbero crescere notevolmente via via che le politiche governative si mettono al passo
con le riforme gia’ avanzate in altri settori.
Il settore delle Macchine Utensili
E’ un settore tradizionalmente di punta dell’export italiano verso l’India. Nei campi della
lavorazione del legno, dei marmi, e delle materie plastiche, la forte crescita della capacita’
produttiva installata offre opportunita’ significative agli operatori italiani. Quando le misure
annunciate dal Ministro delle Finanze Singh nel descrivere i contenuti del “Budget 2004”
entreranno a regime, la prevista riduzione (del 5%) dei dazi sulle macchine utensili
rendera’ i prodotti italiani piu’ competitivi rispetto a quelli locali.
Il comparto delle macchine utensili si avvale di circa 450 aziende con 150 unita’ produttive.
Circa il 70% della produzione e’ tuttavia detenuta da una decina di aziende. I tre quarti
della produzione proviene da aziende con certificazione ISO. L’industria ha una capacita’
istallata di circa 222 milioni US$ ed impiega 65mila lavoratori, tra specializzati e non.
L’India importa circa il 50% del consumo totale di macchine utensili. Nel 2001-02 le
esportazioni italiane erano cresciute del 38% rispetto all’anno precedente, salendo al terzo
posto, dopo Germania e Giappone. Le imprese italiane potrebbero avere dunque buone
opportunita’ se non fosse che scontano, soprattutto in un periodo di forte apprezzamento
dell’Euro sul Dollaro, svantaggi competitivi in termini di prezzo rispetto alla concorrenza
“low-end” dei Paesi emergenti.
Infrastrutture
L’India sta compiendo un imponente sforzo di adeguamento infrastrutturale. Lo stato delle
infrastrutture indiane resta ancora oggi ben al di sotto di quello internazionale, inferiore
persino a quello di Paesi in via di sviluppo meno avanzati dell’India. La realizzazione delle
grandi opere (quadrilatero autostradale, assi viari Nord-Sud ed Est-Ovest, strutture
portuali) procede tuttavia piu’ velocemente del previsto.
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Fra le priorità del governo guidato da Manmohan Singh c’è al primo posto lo sviluppo del
sistema infrastrutturale. In questo ambito, gli incontri istituzionali ed imprenditoriali a
margine della visita del Capo dello Stato (Ministro delle Finanze, Ministro dell’Industria,
Vice Presidente della Commissione del Piano), hanno confermato l’esistenza di amplissimi
margini per lo sviluppo della cooperazione bilaterale. Le aree piu’ interessanti sembrano
essere l’ingegnerizzazione delle opere infrastrutturali (ferrovie e strade) e l’esecuzione di
opere per le quali sia richiesto un apporto significativo di tecnologia avanzata. Discorso a
parte merita la cooperazione nel settore portuale, per il quale si sono avuti negli ultimi anni
diversi contatti, che non hanno finora prodotto concreti risultati, tranne forse un seguito
positivo derivato dalla visita in India nel giugno 2006 di una delegazione dell’Autorità
Portuale di Venezia.
Confindustria e CII hanno concluso in occasione della visita Presidenziale, un accordo di
cooperazione in questo settore. Nell’aprile 2005 una delegazione mista Ministero delle
Infrastrutture/Confindustria ha compiuto una prima missione tecnica a New Delhi e
Mumbai. La Missione è stata seguita in ottobre 2005 dall visita dell’allora Ministro per le
Infrastrutture Lunardi. In tale occasione sono stati siglati MOU da ANAS e FS con le
rispettive controparti indiane. Sono poi seguite visite in Italia di responsabili indiani dei
settori ferrovie, strade e porti. Occorre valorizzare il patrimonio di conoscenze e contatti
accumulato in questo settore con iniziative mirate su singoli progetti.
Tra le opportunità piu’ significative va segnalato anche il settore aeroportuale, dove il
Governo indiano stima che per il solo ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali
siano necessari 9 miliardi di US$ entro il 2010. A tal fine L’India ha predisposto una
pianificazione pluriennale che include l’espansione e il riammodernamento dei grandi
aeroporti internazionali ma anche – ciò che piu’ può interessare le aziende italiane – la
creazione di “hub regionali” che servano come basi operative per il traffico di aerei minori
tra i centri locali. Si consideri che date le dimensioni dell’India, una “hub regionale”
coprirebbe una popolazione di varie centinaia di milioni. Gli investimenti esteri nel settore
aeroportuale sono consentiti al 100% sia per aeroporti di nuova creazione che per progetti
riguardanti aeroporti già esistenti. Per questi ultimi, l’approvazione governativa è richiesta
per investimenti oltre il 74%.
Spesso, inoltre, allo sviluppo o alla creazione di un aeroporto si accompagnano progetti
per la realizzazione di una rete viaria, di insediamenti urbani e/o industriali. Ciò sta
avvenendo, ad esempio, per l’aeroporto di Nagpur (nel Maharashtra) per il quale è uscito
un bando di gara alla fine del 2004, ed avverrà presto nello Stato del Madhya Pradeh, che
sta lanciando un ambizioso programma infrastrutturale in previsione della creazione di un
nuovo distretto industriale. Un altro ambizioso programma infrastrutturale che non si può
fare a meno di citare è quello denominato “Bharat Nirman”, per l’adeguamento delle
infrastrutture rurali del Paese, che prevede un investimento di oltre 30 miliardi di Euro da
qui fino al 2009 in sei settori prioritari: irrigazione, energia, strade, edilizia civile,
comunicazioni e distribuzione di acqua potabile.
SETTORE COMPONENTISTICA AUTO
Il settore della componentistica auto, è caratterizzato da una vivace competizione tra
aziende sempre piu’ conscie dell’importanza dell’aspetto “qualità”. Una vasta base
produttiva a basso costo ed alta specializzazione ha attirato numerosi partner stranieri in
questo settore, ma anche il settore nazionale è ben sviluppato, con numerose aziende in
grado di fornire prodotti di standard e qualità certificati. Negli ultimi anni è cresciuta l’enfasi
sullo sviluppo dell’export da parte dei produttori di marchi originali con base in India, molti
dei quali conducono da qui una aggressiva politica di esportazione, inclusi investimenti nel
mercato cinese.
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La componentistica è cosi’ segmentata: 23% motori, 16% trasmissioni, 11% sospensioni e
freni, 9% parti elettriche. I prodotti indiani vengono usati come componenti originali da
aziende quali, tra le altre, General Motors, Mercedes e Iveco. Molte tuttavia sono ancora le
aziende interessate all’ammodernamento dei processi e delle tecnologie. Considerato che
la maggioranza delle aziende appartengono al settore della piccola e media industria con
fatturati al di sotto dei 10 milioni di $, vi sono ottime possibilità di cooperazione con le PMI
italiane.
L’industria è in rapida crescita: nel 2005-06 la produzione ha raggiunto 10 miliardi USD le
esportazioni 1.8 miliardi USD e gli investimenti i 4.4 miliardi UDS. Il settore deve la sua
crescita all’integrazione verticale della filiera automobilistica che oggi include tra i
produttori d’auto - oltre alle aziende locali quali Maruti Udyog, Tata, Mahindra e Hindustan
Motors – le grandi case estere: Volvo, Daimler Chrysler, Toyota, Ford, General Motors,
Hyundai, Honda, Skoda.. La Fiat, che è presente in India dagli anni ’50 e che oggi produce
qui la Palio, intende riconquistare un posto di preminenza su questo mercato anche grazie
al recente accordo con Tata.
I principali paesi destinatari delle espostazioni indiane sono Stati Uniti ed UE (28%
ciascuno), Asia (27%) e Africa (11%). L’India ambisce a diventare uno dei maggiori
esportatori mondiali con un volume di affari stimato in oltre 20 miliardi UDS entro il 2015.
Esiste anche un largo segmento di accessori per auto: 400 aziende nel settore
organizzato e 5000 in quello non organizzato.
Il settore dell’industria cinematografica
L’India vanta la piu’ grande industria cinematografica del mondo. Nel 2002 sono stati
prodotti 1200 films, con una crescita di quasi il 20% rispetto all’anno precedente. Esistono
nel paese 25 studi cinematografici e 3 citta’ del cinema. Nonostante il rilevante dato
numerico, si tratta di una produzione essenzialmente “autoreferenziale”, diretta
prevalentemente al mercato interno e dominata da films in “hindi” e in altre lingue locali,
con trame narrative spesso ripetitive e poco sofisticate (c.d. Bollywood). Sono ancora
poche le produzioni destinate al mercato estero, ma il successo di films come “Monsoon
Wedding”, “Bend it like Beckham”, “East is East”, “The Guru”, ha messo in evidenza l’alto
potenziale commerciale di films diretti anche a un pubblico non indiano.
Secondo i dati forniti dall’ultimo rapporto redatto dalla Federation of Indian Chambers of
Commerce and Industry, nel 2002 l’industria cinematografica indiana ha registrato un giro
d’affari di circa 833,33 milioni di dollari. Le aspettative di sviluppo del settore sono
positive, con una crescita annuale del 19% e una previsione di fatturato di 1,93 miliardi di
dollari per il 2007. Il cinema contribuisce per il 24% all’industria dello spettacolo, creando
un indotto anche in altri segmenti, come quelli dell’industria televisiva, radiofonica e
musicale.
Le previsioni positive di crescita sono principalmente dovute all’avvio di un processo di
razionalizzazione dell’industria cinematografica, fino ad oggi caratterizzata dalla presenza
di imprese a gestione familiare e poco integrata nei diversi componenti della produzione e
della distribuzione. Dal 2000/01 il Governo ha inaugurato una nuova politica fiscale per il
cinema, conferendo alla produzione cinematografica
lo “status” di industria e
consentendole cosi’ di accedere agli incentivi e ai finanziamenti istituzionali. E’ stato
abolito il tetto agli investimenti stranieri ed e’ stato ridotto il carico fiscale (per un periodo di
5 anni) per le aziende impegnate in attivita’ di costruzione e gestione delle sale multiplex.
L’”Industrial Development Bank of India” ha stanziato circa 20,83 milioni di dollari per
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l’industria cinematografica negli anni 2001/02 e approvato il finanziamento di 7 progetti per
circa 13,22 milioni di dollari nel 2001.
L’Italia ha negoziato un accordo con l’India per la regolamentazione di coproduzioni tra i
due Paesi nel settore audiovisivo. Una volta finalizzato, l’accordo consentira’ alle
coproduzioni italo-indiane di usufruire delle agevolazioni riconosciute dalle rispettive
legislazioni nazionali.
La Svizzera e’ rinomata per aver aperto le porte, sin dagli anni 60, alla cinematografia
indiana, offrendo lo scenario alpino come alternativa alle montagne del Kashmir. In
Svizzera alcuni operatori turistici si occupano quasi esclusivamente di seguire le
produzioni cinematografiche indiane. L’Italia, con il patrimonio artistico e naturale di cui
dispone, puo’ rappresentare un’ interessante destinazione per le produzioni
cinematografiche indiane.
Tecnologie dell’Informazione
Il settore dell’Information Technology, negli ultimi 5 anni ha registrato una crescita media
nelle vendite (software e hardware) del 50% all’anno, fatturando nel 2003 circa 12 milardi
di US$ ed espandendo il volume delle esportazioni da 70 mln di US$ nel 1988 a 9,5 mld
di US$ nel 2003. Il governo centrale e quelli statali stanno promuovendo piani di sviluppo
dell’industria del software e dei servizi correlati (tra cui la realizzazione di nuovi parchi
tecnologici), e le statistiche indicano che tale settore garantisce attualmente il 21.3% delle
esportazioni totali, impiega 5 milioni di addetti, riceve annualmente circa 1,6 mln di US$ di
nuovi investimenti.
Il comparto IT ospita in India aziende leaders quali IBM, Intel, Microsoft, Oracle, Cisco,
Sun, HP, Alcatel e numerose aziende attive nei settori piu’ avanzati dell’innovazione
informatica, quali Juniper, Dell, Compaq, Cerent Tellabs. Accanto ad esse spiccano, tra le
oltre 5000 compagnie indiane, Infosys, Wipro, Satyam, CTS e Pentafour.
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