La Prima congettura e il Quadro d`insieme - Padis

La Prima congettura e il Quadro d’insieme
Estratto n. 1 del luglio 2012
da Dinamiche dominanti dell’agire e dell’agire sociale
Per una Teoria dei valori
Tesi dottorale in Teoria e ricerca sociale
depositata presso il PADIS Pubblicazioni Aperte Digitali della «Sapienza»
il 6 novembre 2011
http://padis.uniroma1.it/
Per una Teoria dei Valori.
La Prima congettura ovvero la Dinamica dominante dell’agire sociale
1. Premessa.
Questo saggio è uno dei prodotti della ricerca sulle dinamiche dominanti dell’agire e dell’agire sociale1 per l’elaborazione di quella che ho chiamato la «Teoria dei Valori».2
In questo contesto vale il concetto di azione-agire, rispettivamente intesi come progetto dell’azione
ed esecuzione del progetto.3
Per quanto non sia possibile ridurre in pochi tratti il lavoro lì svolto, si può senz’altro iniziare a costruirne un quadro sinottico. Anzi, proprio dal più che ampio contenuto della CCRC esiste qui e adesso la possibilità di estrarre con facilità le sintesi estreme in quanto non più solo doxa, ma risultati di episteme che ritengo abbiano trovato la loro giustificazione al fondo della ricerca.
Il primo risultato che qui si presenta, cioè la Prima congettura, richiede tuttavia una premessa che
fornisca la cornice generale entro la quale è stato inquadrato il lavoro e di conseguenza sono stati
ottenuti i risultati stessi.
Come detto la ricerca è stata orientata verso l’obiettivo primo4 della dinamica dominante (di seguito
anche
) dell’agire e dell’agire sociale che per ora è sufficiente proporre nel come gli uomini agiscono piuttosto che nel perché essi lo fanno, essendo immaginato il come quale processo, quale
contenitore generale, quale dinamica appunto, mentre il perché quale contenuto particolare, quale
insieme di variabili n-esime.5
1
Non assumo distinzione tra agire e comportamento essendo per me fattualmente indistinguibile nel senso che non esistono confini nel complesso dei diversi elementi che (tutti assieme) chiamiamo AGIRE. Per alcuni autori la distinzione
è necessaria e anzi la sua mancata applicazione genera confusione (Donati), per altri non esiste affatto (Coleman). Per
quanto anche solo per scopo analitico, ritengo non sia utile la distinzione che, p.es., ne fa Fabio Folgheraiter nel trattare
il continuum che vedrebbe: 1) comportamenti, 2) comportamenti-azioni, 3) azioni strutturate, 4) azioni libere (cfr. La
logica sociale dell’aiuto, Erikson, Trento, 2007, pp. 173-180); come se l’agire dell’uomo nel suo farsi fosse veramente
divisibile in queste parti e non si tratti, invece, di un complesso che deve essere trattato nell’insieme. Se un comportamento fosse veramente involontario, inintenzionale e non progettato, quale funzione avrebbe nell’analisi e nella previsione dell’agire di un individuo o di un gruppo? Si ricordino inoltre quei “confini fluidi” che Weber sottolinea testualmente nella sua nota quadripartizione (cfr. Weber, Economia e Società). Pertanto, a motivo del senso che qui sarà dato
al concetto di razionalità, nessuna distinzione tra comportamento e agire interessa la TdV, salvo il limite nuovo di quella
che ho definito razionalità conscia e inconscia (cfr. CCRC, voll. 1 e 2 sul concetto di razionalità).
2
S. Delli Poggi, Dinamiche dominanti dell’agire e dell’agire sociale. Per una Teoria dei valori, vol. di Tesi, sintesi e
risultati e vol. di Studio, Ricerca e Analisi, nonché il Poscritto del 16 marzo 2012, il tutto come tesi dottorale in Teoria e Ricerca Sociale, XXIV Ciclo, Dipartimento di Scienze sociali, «Sapienza», Roma. Edizione digitale depositata
presso PADIS «Pubblicazioni Aperte Digitali Sapienza» il 6 dicembre 2011, al sito http://padis.uniroma1.it/. Per una
migliore e definitiva specificazione, inoltre, è stata redatta una seconda edizione Copia Cartacea Riveduta e Corretta
che è stata depositata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e presso la Biblioteca «A. Baldini» di Roma.
Questa edizione, che d’ora in avanti sarà identificata anche solo come CCRC, supera l’originale (voll. 1 e 2), rappresenta l’ultimo e definitivo aggiornamento del lavoro dottorale e a questa si farà sempre riferimento. Tutti i file sono disponibili on-line su richiesta a [email protected].
3
Quello “che è progettato quindi è l’azione, non l’agire.” (A. Schütz, 1932, La fenomenologia del mondo sociale, 1932,
1960, 1974, p. 82). Inoltre, AZIONE SOCIALE come una “sequenza intenzionale di atti forniti di senso che un soggetto
individuale o collettivo compie scegliendo tra varie alternative possibili, sulla base di un progetto concepito in precedenza ma che può evolversi nel corso dell’Azione stessa al fine di conseguire uno scopo.” Nel lemma, gli altri termini
cardine di questo concetto e che saranno sempre considerati sono: senso dell’agire, scelta, scopo, ego e alter, azione e
reazione (retroazione), norme, valori, mezzi. (cfr. L. Gallino, Dizionario di sociologia, Utet-Tea, Torino, 1993).
4
Il muoversi verso un obiettivo non ha impedito di sperimentare la serendipity di Merton, che vale per tutte le scienze,
come pure la ricerca in itinere di Ferrarotti, che vale forse di più per la ricerca di approccio qualitativo, e quindi affiancare a questo obiettivo altri che ho chiamato obiettivi secondi.
5
In questo sembrerebbe più avvicinarsi alle suggestioni dell’economia della quale però non riprendo le soluzioni ai temi
mentre, invece, raccolgo le istanze di alcuni dei suoi autori (classici, neo e post-classici, e della modernità).
1
In generale il lavoro è stato improntato su quattro punti che regolano l’insieme interrelato cui ho
tentato di restare coerente e che sono dati dal Sintagma ricorsivo considerato nel quadro generale
del Circolo virtuoso tra Teoria e Ricerca, entro la cornice delle Teorie della complessità e del Càos
che hanno prodotto la Visione del Parallasse.
I) Complessità e Càos sono teorie che evocano molti padri. Si parla, infatti, di teorie della complessità. Per i loro sostenitori è un insieme pluridisciplinare estremamente ampio e ricco di significati.
Per i critici, invece, è un rifugio comodo dato proprio dalla sua indeterminatezza. Per chi, come me,
lo sperimenta, devo dire che a certe condizioni sono valide entrambe le affermazioni. Il lato oscuro,
infatti, è proprio nell’imprevedibilità del comportamento dei sistemi aperti – e l’uomo è considerato
un sistema aperto – tale per cui si rischia di far cadere proprio una funzione importante anche se non
unica della scienza, vale a dire la prevedibilità. La fisica dell’universo di Newton sarebbe cosa morta se, ceteris paribus, un grave fosse attratto a volte verso terra e altre volte verso il cielo.
Una definizione fondamentale: “Un sistema complesso ha un comportamento caotico quando con
leggi non lineari giunge a comportamenti del tutto imprevedibili e irregolari, benché deterministici,
mancando qualsiasi forma di correlazione tra stati successivi”.6
Il Càos immaginato come universi privi di forma, non regolari e non prevedibili. “To some physicists chaos is a science of process rather than state, of becoming rather being. (…) Chaos as become
not just theory but also method, not just a canon of beliefs but also a way of doing science.”7
Altresì un SISTEMA – concetto-termine che entra nella definizione data sopra8 – è l’insieme di elementi, relazioni, nodi e flussi di relazioni che evolvono come un tutto, ed è APERTO quando riceve
input dall’esterno (ambiente), quando cioè ha collegamenti con l’esterno a sé. Un sistema è complesso se ha molte parti interrelate che influiscono l’una sull’altra (A↔B). Questo, tra l’altro, non
dovrebbe apparire una novità estrema se già nel 1890 Friedrich Engels parlava di “azione e reazione
fra tutti” i fattori componenti un sistema sociale (Lettera del 21 settembre 1890 a Joseph Bloch).
Per complessità si intende perciò l’insieme di tutte le VARIABILI che attraverso le RELAZIONI tra gli
ELEMENTI si combinano tra loro (NODI di relazione) e influenzano gli elementi stessi che, elaborandoli, producono tutti insieme il movimento in un senso o in un altro dell’intero sistema (DINAMICA).
Il ricercatore li osserva nella loro unità perché, trattandosi di sistemi aperti, una piccola variazione
input può comportare una grande variazione output.
Sono sistemi complessi anche tutti gli esseri viventi organizzati in sistemi di sistemi (cellule e tessuti), cioè ogni organismo vivente composito fino ad arrivare all’apparato o sistema cerebrale che, per
quanto riguarda l’uomo, poiché lo si considera un sistema aperto, è la sommità del sistema stesso.
Se è vero, come è vero, che ogni e qualsiasi fenomeno sociale è il frutto dell’agire e dell’agire sociale, allora la ricerca della dinamica dominante dell’agire risponderebbe alle domande sui fenomeni usualmente studiati nelle scienze sociali. In questo contesto l’agire è la manifestazione di un
6
Vocabolario dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana «G. Treccani». Per determinismo intendiamo che i fenomeni sono
necessariamente determinati secondo principî variamente formulati. Relativamente alla concezione quantistica si sono
sviluppate forme di determinismo (determinismo statistico o probabilistico) che però escludono una prevedibilità assoluta degli eventi. Infatti questo tipo di determinismo pone in discussione il principio classico di causalità inteso come
rapporto che lega la causa con l’effetto: nulla accade nel mondo senza che vi sia una causa determinata (conseguentemente dovrebbe essere possibile prevedere il ripetersi di un evento quando si conoscano le cause che lo hanno già prodotto una volta). La Teoria del càos vuole invece che tutto influenza o può influenzare il risultato e nulla si ripete esattamente e sempre come prima pur dipendendo dalle stesse cause. Non esclude la ripetibilità degli eventi-fenomeni, ma
esclude che per tutti i fenomeni, alla causa corrisponda sempre e comunque l’effetto . L’agire dell’uomo, evidentemente, rientra tra i fenomeni deterministici che non possono rispondere al principio di causalità assoluta, ma non possono sfuggire al fatto che l’effetto B sia determinato da una qualsiasi, essendo anche un insieme di determinanti. Nella TdV ciò che in ultima istanza appare determinante è il valore y dell’ente .
7
J. Gleick, Chaos: Making a New Science, 1987 – Per alcuni fisici il caos è una scienza di processo piuttosto che di stato, di divenire piuttosto che di essere. (…) Caos come non solo diventare teoria ma anche come metodo, non solo un
canone di credenze, ma anche un modo di fare scienza (traduzione mia).
8
Per un interessante discorso metodologico su concetti-termini cfr. L. Cannavò, Teoria e pratica degli indicatori nella
ricerca sociale, vol. 1, Teorie e problemi della misurazione sociale, LED, Milano, 1999.
2
κόσμος determinato, quale ordinamento spontaneo, da cui si evincerà anche un τάξις quale ordinamento costruito, dall’insieme determinante del χάος.
Complessità e Càos è quindi l’insieme di approccio allo studio dei sistemi aperti e dunque, in particolare, questo lavoro fa riferimento alla Teoria del càos quale dinamica dei sistemi complessi, perciò qui si assume: 1) Moltitudine di variabili; 2) Piccole variazioni → grandi cambiamenti (p.es.
Edward Lorenz, «effetto farfalla» e «attrattori di Lorenz»); 3) Funzioni lineari e funzioni nonlineari; 4) Càos come vuoto originale, spazio di tutte le variabili prodotte (esplosione, assorbimento
e riproduzione continua di QUANTI di valore); 5) Cosmos come ordinamento spontaneo; 6) Taxis
come ordinamento costruito (in qualche modo cosciente). Ritengo che un sistema aperto con la proprietà di essere complesso deve certamente essere analizzato mediante la scissione delle sue componenti (elementi, relazioni, nodi di relazione e flussi) ma necessita altrettanto della considerazione
della loro interazione, della loro iterazione ed entro una visione d’insieme.
II) Quello che ho chiamato il Sintagma ricorsivo è il metro dell’agire umano, da cui ne discende che
è il metro del fenomeno sociale. Molto semplicemente si tratta del recupero delle note otto domande
di Tommaso d’Aquino: Cur, Quis, Quid, Quando, Ubi, Quantum, Quomodo, Quibus Auxiliis.9
È un sintagma quale insieme composto, ordinato e completo: l’azione-agire in sé risponde a tutte le
domande. È la struttura di ogni Progetto, è un Piano di Azione, è l’essenza stessa dell’Azione.
È ricorsivo, ciclico e iterativo perché:
- la posizione da a è un qualsiasi ordinamento (cosmo → taxis) non fisso ed è riordinabile,
quindi è ricorsivo perché ogni domanda segue una dopo l’altra
;
- è ciclico perché l’ultima e qualsiasi domanda riporta sempre alla prima
→ → ;
- è iterativo perché da ogni domanda si può anche tornare-ri-andare così da aprire, come in effetti si apre, un nuovo sintagma e così di seguito.
Bradford Keeney cui Pierpaolo Donati si riferisce per il concetto di spirale, considerando la ricorsività
crescente dell’esperienza,10 scrive: “Possiamo concepire la ricorsività pensando alla creatura mitica
Uroboros, il serpente che si mangia la coda. Ogni volta che esso inghiotte se stesso possiamo parlare della creazione di un ordine di ricursione diverso. Non è necessario immaginare che la bestia diventi più grossa (o più piccola) a ogni avvolgimento su di sé, ma è importante capire che possiamo
indicare una differenza ogni qual volta il cerchio gira su se stesso”.11
Il sintagma quindi può essere considerato, e così è considerato nella Teoria dei Valori,12 alla stregua
del Tipo Puro quale contenitore e schema generale in cui, evidentemente, devono essere inseriti i
contenuti particolari. A questo primo sintagma che possiamo chiamare originale-originario, si legano in uno qualsiasi degli otto punti gli ulteriori sintagmi che processano sé stessi producendone a
9
Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae 1265–1274.
“Gli epistemologi cibernetici ci ricordano che dovremmo essere molto cauti nel porre interrogativi ontologici come: Quale è la struttura del mondo reale? L’epistemologia cibernetica ci indirizza piuttosto verso interrogativi come: Quale è la struttura del mondo della nostra esperienza?” – B.P. Keeney (1983), Aesthetics of Change, The Guilford Press, New York,
1983, trad. italiana, L’estetica del cambiamento, Astrolabio Ubaldini, Roma 1985, p. 120.
11
B. P. Keeney, L’estetica del cambiamento, cit., p. 44 – Uroboros, dal greco ουρά (coda), è il simbolo della ricreazione infinita dei cicli. Il serpente che mangia la sua coda, quindi sé stesso, si allunga e cresce quando divora, ma si accorcia e decresce quando è divorato. Nella figurazione anche dei colori esso rappresenta la dualità degli opposti presente in ogni
ente che, tuttavia non sono in conflitto tra loro. Sicuramente non si tratta di opposizione dialettica di ciò che è bianco e
non è bianco, ma ritengo si tratti di falsi opposti, cioè di quel Corpo-Anima, oppure Bene-Male, o Amore-Odio che sono
enti singoli di per sé, forse in opposizione, ma senza contraddizione. Per la discussione delle istanze di Donati entro la
«Teoria dei Valori» cfr. CCRC, vol. , Donati e la Teoria relazionale dell’azione sociale, p. 400 e segg.
12
È bene a questo punto anticipare che i valori della Teoria dei valori non corrispondono ai valori come intesi nella sociologia della scienza dei manuali. Scienza dei manuali e scienza delle riviste è qui intesa nella accezione à la Fleck
(cfr. E. Campelli, Un rapporto imaginabilis? Ludwik Fleck e Thomas Kuhn, in Campelli E. (a cura di), T. S. Kuhn: come mutano le idee nelle scienze, Franco Angeli, Milano, 1999).
10
3
loro volta di ulteriori, e così via di livello in livello, da dimensione a dimensione. È chiaro che per
l’applicazione scientifica il livello n-dimensionale è fissato dal grado di approssimazione richiesto,
opportuno o deciso dal ricercatore. Il complesso sintagmatico è l’insieme di tutte le azioni agite dal
soggetto (o dai soggetti) e la sua somma, quindi, rappresenta la vita stessa dell’uomo.13
III) Riguardo al circolo virtuoso tra teoria e ricerca14 non c’è molto da aggiungere se non che il
complesso che va dal campo della teoresi a quello della teoria, passando per quelli delle ipotesi e
della ricerca propriamente detta, è stato incluso ed è stato operato nella visione d’insieme.
Oltre alla sottolineatura di un campo propriamente teoretico, infatti, la differenza sostanziale è che
anche questo percorso è soggetto alla stessa visione della Complessità e del Càos, quindi, con gli
stessi significati dati, è visto in fasi cicliche, sintagmatiche e iterative o non lineari, ovvero non necessariamente lineari di: 1. Teoresi (TS), 2. Ipotesi (HY), 3. Ricerca (RC), 4. Teoria (TR), 5. Applicabilità (AP). Questo processo produce il mutamento dell’osservatore rispetto all’osservato.15
IV) L’ultimo punto dei quattro che hanno inquadrato il lavoro è la Visione del Parallasse.16
Nella sua sintesi estrema è la visione d’insieme nel quadro della complessità che comprende anche
l’osservatore scientifico oltre che il suo punto di vista sull’osservato.
13
Non deve fare scandalo il concetto di somma in quanto si tratta di un ragionamento logico e non di una semplice
somma aritmetica. Infatti l’agito ormai è stato già determinato ed è ormai un atto storico che appartiene al passato
dell’immediato, a quello che nella fenomenologia di Husserl è «ritenzione-ora-protensione». Le “ritensioni sono «piene», le protensioni sono «vuote», e si riempiono nel corso della durata.” (Ustori, 2009). Quindi quel dato agito è ormai
fisso e inamovibile e perciò non cambia di valore; infatti, la sua (eventuale) rivalutazione avverrà nel futuro di Ego ma
lì avrà nuove e diverse variabili che non potranno mai essere ricondotte al momento storico dell’agito avvenuto. Detto
altrimenti, avrei-potuto, avrei-dovuto ecc. sono azioni impossibili da essere agite. Così, mentre l’osservatore lo considera, quell’agito non muta più. Si può dire che quel dato oggetto sia molto vicino a quelle che ho chiamato le Scienze facili, cioè come la Fisica e la Chimica, ma anche la Storia, quando non abbiano ad osservare oggetti estremamente mutevoli, vale a dire quando non operino su oggetti dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande.
14
Cfr. CCRC, vol. , Parte I, sezione unica,
, pp. 39-43, nonché per una esposizione più estesa, vol. , Parte I,
sezione unica, 1.1 Il metodo generale di questo studio, ovvero il circolo virtuoso tra Teoria e Ricerca, p. 20 e segg.
15
Il campo della teoresi (TS) è lo stesso ove trova luogo il concetto di idealtipo di Weber che “serve a orientare il giudizio di imputazione nel corso della ricerca: esso non è un’«ipotesi», ma intende indicare la direzione all’elaborazione di
un’ipotesi” (M. Weber, L’«oggettività» conoscitiva della scienza sociale e della politica sociale, in Il metodo delle
scienze storico-sociali, Einaudi, Torino, 1997, p. 108). Le ipotesi (HY) sono qui divise in I, II, III o n-esime non perché
abbiano una sequenza necessaria, ma perché sono ordinate secondo quanto (e se) si produce dal lavoro a mano a mano
che questo procede. E le ipotesi Prime non sono ipotesi guida nel senso noto del termine, ma contengono ipotesi guida e
di lavoro affinché siano verificate o falsificate. Nascono soprattutto dalla speculazione teoretica (non siamo tabula rasa). Non sono pensieri immaginifici, ma soprattutto abduzione che si fonda sull’attività teoretica, quindi logicospeculativa anche mediante l’osservazione, le congetture (in senso matematico) e le supposizioni (cioè non basate sulle
osservazioni). Guidano nella ricerca di sfondo che in questo caso è basata soprattutto sul lavoro di ricognizione, studio e
analisi. Sono, potrei dire, come pensieri puri e in quanto tali possono pensarsi, da parte del ricercatore, anche nel mentre
e nel durante di una delle altre fasi. Le ipotesi seconde nascono invece dal primo lavoro di ricerca (lato sensu). Le Ipotesi seconde rivengono dall’attività precedente e riconducono di nuovo all’interno del campo delle ipotesi rivenienti dalla ricerca di sfondo. Per seguire l’idea precedente, sono come pensieri impuri in quanto non è più solo la logica o anche
l’informazione altrui a concepirli, ma richiedono di essere mescolati con la concretezza del dato empirico. Queste ipotesi seconde conservano e producono anche nuove ipotesi guida che si sviluppano dalla raccolta di dati e/o dalle informazioni che aumentano nel movimento continuo e complesso dell’oggetto della ricerca. Queste ipotesi sono verificate e/o
falsificate mediante la ricerca principale (propriamente detta) e cadono nel campo della teoria per costruirla come nuova, per confermare e/o sviluppare la teoria precedente, ovvero per confutare e rinnovare la teoria. Le Ipotesi terze e le nesime, sono quelle che rivengono al seguito dell’attività di applicazione che si sviluppa dalla teoria codificata. È compito dell’ingegneria sociologica il ragionamento e lo studio sui principî primi della teoria e pertanto giungere a quella fase
finale e ineludibile del processo scientifico, cioè l’applicabilità. In generale queste ipotesi compiono un circolo nel circolo (il circolo delle ipotesi nel circolo della T-R) e rappresentano il plus cui il ricercatore qualitativo può-e-deve legarsi, proprio per quell’onere e onore della ricerca in itinere di cui parla Ferrarotti. Questo processo produce il mutamento
dell’osservatore rispetto all’osservato.
16
Parallasse è sostantivo di genere femminile che tuttavia qui è usato al maschile.
4
L’idea iniziale, infatti, si fonda sulla parallasse quale spostamento apparente di un oggetto rispetto
all’osservatore quando quest’ultimo si sposti (cioè muti sé stesso come se fosse la sua posizione)
guardando per un istante lo stesso identico oggetto (che si assume come immutato) mentre cambia
lo sfondo rispetto al quale è osservato. Per esempio, un osservatore che guardi un oggetto «giallo»
su sfondo «rosso» gli si mostra come se fosse «arancio»; lo stesso identico «giallo» su sfondo «azzurro» dato dallo spostamento dell’osservatore si mostrerà a questo come se fosse «verde».
La Visione del Parallasse è la condizione-azione dell’osservatore scientifico che guarda l’oggetto
(anche un sistema) nella sua complessità, che cambia (muta nel tempo sé stesso17) e vede nuove
forme di quello stesso oggetto. Non solo punti di vista, ma l’arco di mutamento dell’osservatore rispetto al medesimo oggetto osservato e rispetto allo sfondo (contesto storico) di questo, così che
soprattutto si producono (tendenti all’infinito) tanti collegamenti a diversi piani anche delle diverse
scienze. E ciò avviene anche se l’inizio e la fine del dibattito sull’oggetto (o lo studio o i suoi incisi,
o le due declinazioni ecc.) possono sembrare enormemente distanti come temi e/o argomenti.18
Egli muta a mano a mano che procede, così che il suo lavoro avanza effettivamente in itinere (giustifica anche la produzione e la riproduzione di Ipotesi prime e Ipotesi seconde). Così l’osservatore
contestualizza l’oggetto entro altri sfondi e/o discipline e/o conoscenze scientifiche diverse, purché
tutte logicamente connesse, operando inoltre (se può valere come paragone) quella non-separazione
dei fenomeni delle indagini à la Pasolini.
Altresì egli raccoglie le diverse istanze, e può cambiare anche posizioni, proposte teoriche o Scuole
di pensiero delle scienze sociali e non solo purché dia risposta a quelle diverse istanze. In questo
senso la TdV rifiuta ogni etichettamento disciplinare, epistemologico, metodologico e simili.
Si ottiene così una condizione dinamica in cui nulla può essere volontariamente escluso dalla considerazione dell’osservatore scientifico. E questo, in particolare, vale per quei modelli che nella pseudo approssimazione escludono le minime variabili ritenendole di trascurabile effetto perché misurate di basso valore. Infine, quando (almeno) due posizioni parallattiche sono state raggiunte esse diventano una e fissa, e perdono la proprietà del parallasse, in quanto la nuova conoscenza è stata
raggiunta e da questa si procede in sequenza. Così, per le sue dinamiche di SOCIUS→SOCII, la Prima
congettura che qui si propone è essa stessa frutto della Visione del Parallasse. Homo œconomicus e
homo sociologicus sono visti ormai insieme e simultaneamente da due posizioni diverse.19
Questa condizione dinamica, tuttavia, inizia dalla Posizione statica iniziale del paradigma privilegiato che prevede 1) Visione: materialismo storico,20 dialettica fondamentale e sub altri. 2) Metodo:
17
Nella TdV il tempo è il mutamento del soggetto in ogni senso fisico e psichico. Così il tempo è relativo a ogni individuo e quindi può considerarsi un tempo codificato-uniforme come tempo sociale e un tempo reale come mutamento del
soggetto chiunque esso sia. Cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione I (sintesi), 2.4 – Strumenti paradigmatici (γ): il concetto
di tempo, p. 73 e vol. , Parte III, sezione I (estesa), 1.4 – Strumenti paradigmatici (γ): il concetto di tempo, p. 655.
18
Immagino le possibili critiche di miscellanea o confusione disciplinare, eppure sembrerebbe che se un tempo le scienze si sono dovute separare una ad una dalla filosofia per andare a fondo della propria costituzione, strappandosi anche
alle ideologie religiose et similia, forse, e dico solo forse, non sarebbe male pensare che vi debba essere un qualche livello di considerazione di campi diversi. Se ha senso la multi e inter-disciplinarietà di Habermas, di Morin et alii, se
hanno senso le conoscenze à la Katona che siano ai “confini delle varie discipline tradizionali” (cfr. G. Katona, 1951,
1964, p. 37), se hanno senso la complessità e il càos, allora non è inverosimile concordare anche con la visione che qui
si propone. Insomma, come è ovvio, se per assurdo la biologia scoprisse l’inequivocabile e inconfutabile gene del fatale
comportamento o agire umano, sarebbe inutile che la psicologia e la sociologia continuassero ancora una larga parte dei
loro studi teorici e sperimentali poiché la fine della teoria sarebbe stata raggiunta.
19
A parte l’homo psichologicus che avanza qualche pretesa di sussistenza, dalla ricerca sulle riviste della sociologia italiana (2000-2009, cfr. CCRC, vol. 2, Parte II, sezione III, La Modernità) è emersa l’inveterata abitudine di far proliferare le fattispecie di infinite possibilità presentate come concetti e che invece, secondo chi scrive, altro non sono che semplici caratteristiche, proprietà e attribuzioni (in questo caso dell’Homo solo e unico). Tra questi si trovano almeno
l’homo comunitarius, il mechanicus, il complexus (Morin), il consumens (Bauman), il sacer (Bauman). Evidentemente
per molti autori sembrano proprio non valere le rasoiate di Ockham: entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem.
20
Di questo si assume il fondamento enghelo-marxiano da: L’Ideologia tedesca (capitolo I su Feuerbach): “Non è la
coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza”. Ripresa nella Vorwort: “il modo di produzione
della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli
uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. Qui deve
5
individualismo metodologico, tecniche qualitative, sub quantitative. 3) Oggetto: processo di intensione ed estensione ai valori. 4) Obiettivo: azione e agire sociale entro l’atomo sociale.21
2. Dinamiche dominanti, l’obiettivo primo.
Dato questo come schema generale, si può ora presentare il contenuto della TdV anche nella forma
di assiomi, postulati, asserti e affermazioni. Così si assume che:
- Il Càos è l’insieme delle infinite variabili, mentre un Cosmo è una sezione ordinata 22 sempre e
comunque determinata.
- Un cosmo determinato non è fisso e immobile. Due cosmi ordinati che entrano in relazione producono un nuovo ordinamento, ovvero il riordino delle loro variabili. Il càos contiene tutti i cosmo differenti e combinabili nelle possibili combinazioni. Questi però non sono complementari
tra loro, né definitivamente compatibili. Un cosmo estratto dal càos è funzionale a sé stesso e le
sue variabili non possono essere espunte dallo stesso càos se non per un solo momento e per un
solo ente: detto altrimenti, se nell’insieme
sono incluse alcune variabili, nulla vieta che
nell’insieme
siano incluse alcune di quelle o anche tutte le stesse assieme ad altre. Quindi
due ordinati possono tornare disordinati quando siano posti in relazione tra loro, dando luogo a
un nuovo ordinamento
.23
- Un sistema è un insieme di elementi, di relazioni,24 di nodi di relazione e di flussi interni alle
stesse entro cui transitano (fluiscono) le variabili →
.
- Un sistema evolve come fosse un tutto. La dinamica è il suo movimento, essendo la cinetica il
movimento dei singoli elementi (dinamica essa sessa se trattasi di un sistema di sistemi).
- Un sistema aperto è un sistema che riceve ed elabora input dall’interno e dall’esterno (ambiente).
- Ogni sistema aperto è considerato un sistema complesso e caotico nel senso della connettività,
reciprocità e numerosità delle variabili, ma soprattutto per la non linearità input-output.
- L’individuo singolo è un sistema aperto. La società è un sistema aperto composta da sistemi aperti. Dunque l’individuo è un sistema ed è anche un elemento di sistema.
- Le dinamiche dominanti sono ordinamento nel càos nel senso di descrivere il movimento di un
sistema aperto. Queste descrivono come gli uomini agiscono, non perché agiscono (essendo questo secondo aspetto – nel caso in specie – insito nell’ipotesi di fondo ( agire per valore).
Se è vero dunque che l’uomo non agisce improvvisando ogni volta le decisioni sempre diverse e
non agisce neppure mantenendole immutate in perpetuo, allora si ipotizza un processo sempre uguale e immutato (dominante) per ogni umano razionale, ma potenzialmente (cioè in potenza, in contenuto e intensità) sempre mutato e mutabile per ognuno degli umani razionali. Sempre uguale, quinessere sottolineato “il loro essere sociale” e non la semplice e volgare materialità dell’uomo. Ancora da L’Ideologia tedesca: “le circostanze fanno gli uomini non meno di quanto gli uomini facciano le circostanze.” Questo è perfettamente
inseribile, cioè osservabile, entro un processo TAXIS ⟷ KOSMOS ⟷ CÀOS. “Secondo la concezione materialistica
della storia la produzione e riproduzione della vita reale è nella storia il momento in ultima istanza determinante. Di più
né io né Marx abbiamo mai affermato.” (Engels a Bloch, 21 settembre 1890).
21
Intendendo il processo dato da: valore
, orientamento da valore
, razionalità
, azione dotata di senso
,
agire
. Tale che il processo di intensione è dato da
→
e quello di estensione da
→ . L’agire sociale è posto
come punto
della sequenza di analisi e sintesi, di regressione e progressione, di decostruzione e ricostruzione
→ → . L’atomo sociale è la Società minima ed è sempre pari a 2. In formula
.
22
Come se fosse anche una “sezione finita della infinità priva di senso del mondo” (per l’immagine di Weber in riferimento alla cultura); oppure una “provincia finita di significato” (per Schütz l’insieme delle regole, delle nozioni, delle
concezioni ecc. che costituiscono il patrimonio di conoscenze). Idee di autori diversi che in definitiva guardano lo stesso
oggetto, la società, e da cui estraggono le proprie immagini.
23
Cfr. CCRC, vol. , Parte I, sezione unica,
, p. 46.
24
Cfr. anche la Teoria relazionale di Pierpaolo Donati (Donati, 1986, 1991). Scevra da polemiche, resta tuttavia sempre
in piedi la domanda: se prima di tutto c’è la relazione sociale, questa esiste prima di chi o cosa? Sono dunque gerarchizzabili i componenti non espungibili di un sistema?
6
di, è il processo e non i suoi contenuti. Tale che si rispetta l’assioma della individualità assoluta
dell’uomo (fisica-storico-culturale), cioè la sua unicità-non-identità con qualsiasi altro essere umano, mentre contemporaneamente si rispetta la similarità di questo (SOCIUS) con gli altri (SOCII).
Una dinamica dominante è quindi il processo interno al sistema che determina l’unicità della forza
di moto, che è data dalla molteplicità delle forze cinetiche degli elementi e delle relazioni del sistema stesso. Detto altrimenti, il moto fondamentale (dominante) è il risultato delle forze molteplici
(κίνησις – cinèsi) interconnesse che generano una forza unica (δυναμικός, δύναμις – forza, dinamica). È perciò l’atomo di processo, il più piccolo processo che utilizzando la molteplicità delle forze
cinetiche – ovvero anche una scala di valori – è in grado di muovere l’intero sistema determinando
la direzione o, se si vuole, il fenomeno. Affermare le dinamiche dominanti dunque non significa inserire la sociologia in schemi strutturali universali, né discettare tra olismo e solipsismo.
Tutto ciò è stato l’obiettivo primo, ma procedere verso questo25 ha prodotto obiettivi secondi poi
fissati in: 1) riunificazione dei modelli dell’homo œconomicus con l’homo sociologicus. 2) Abbandono immediato di ogni antinomìa tra azione e struttura (Bourdieu, Gurvitch, Elias et alii). 3) Tentativo di costruzione di un paradigma (teoria, metodo, tecnica, strumento) che consenta una visione
unitaria nelle scienze sociali a iniziare dalla inclusione delle istanze incontrate.26
3. L’ipotesi fondamentale e l’estrema sintesi della teoria dei Valori.
L’aspetto da considerare a questo punto è l’ipotesi fondamentale nella sua completezza.
Questa, tra le Ipotesi prime
, propone che l’agire individuale e l’agire sociale sono il risultato
di un processo di valutazione razionale economico-conveniente sempre orientato da valori.
Sostanzialmente e brevemente, nella sua ultimissima istanza, si consideri che:
- è agire in quanto dotato di senso soggettivo e primario (Weber, 1922).
- È agire sociale in quanto agire in riferimento all’atteggiamento di altri, compreso il tralasciare, il subire (Weber, 1922) e il reagire (l’agire di Ego entro il campo ristretto da Alter).
- È un processo di valutazione quale attività continua verso l’oggetto di valore, svolta microsecondo dopo microsecondo, dall’istante della considerazione di questo oggetto fino a
quello del compimento dell’azione (come fosse il momento «ora» di «ritenzione, ora, protensione» di Husserl), compresi la sospensione, la variazione e la rinuncia al progetto.
- È razionale (Ratio) in quanto è calcolabile e calcolato nel ragionato dell’individuo; è capacità di razionalizzare (≠ Esattezza, quindi include l’errore), tale che con l’agire si produce sempre un grado di razionalità (proprio poiché è dotato di senso ed è riferito all’atteggiamento degli altri). L’agire, in quanto dotato di senso, volontario e intenzionato, nella
TdV è sempre razionale per cui si parla di alta-altissima o bassa-bassissima razionalità.
o Del pari, si produce sempre uno spazio irrazionale (cioè il non calcolabile) per cui
l’esclusione involontaria è uguale alla bassa-bassissima razionalità. L’agire irrazionale
è sempre compresente nell’agire razionale e si tratta anche di quelle conseguenze inintenzionali dell’agire intenzionale (Merton 1936, Boudon 1976).
o Pure si può produrre uno spazio non-razionale; cioè il non calcolato, la pura e volontaria esclusione di variabili, la loro non considerazione nonostante la conoscenza che
25
Il piano teorico è proceduto mediante una lunga ricognizione dai classici alla modernità della sociologia e altri delle
scienze sociali così da identificare e raccogliere le diverse istanze delle diverse teorie dei diversi autori (cfr. CCRC, vol.
, Parte II, sezioni I, II, III, pp. 110-620). Sul piano empirico si è proceduto a un primo livello mediante dati di seconda
mano su sezioni particolari di altri autori (R. Cipriani, Giubilanti 2000 – Percorsi di vita, 2003, FOCUS 1: al fondo
dell’agire si trovano sempre i valori individuali insieme a quelli sociali. M. Cardano, Narrazioni del male mentale,
2007-2008, FOCUS 2: anche nel male mentale l’agire è sempre dotato di senso soggettivo. A. Dadà, Balie da latte, 2002,
FOCUS 3: il valore è un oggetto specifico: il proprio figlio-famiglia versus il denaro-lavoro. Inoltre sono stati raccolti dati di prima mano mediante la sperimentazione della metodologia (intesa come metodo, tecnica, strumento) del Continuum Colloquio-Maieutica (cfr. CCRC).
26
Risultato necessario è stato il Trattato sulla azione-agire nelle scienze sociali (nella sociologia in particolare).
7
Ego ne possiede (risponde anche alla razionalità limitata à la Simon e all’autoinganno
à la Elster pure come procedimenti tipici della economia-convenienza dell’uomo).
o Rispetta il “postulato di consequenzialità” della Rational Choice Theory (l’uomo ragiona sulle conseguenze delle sue azioni), che non esclude le decisioni condizionate da
emozioni o da informazioni carenti, errate o ragionamenti fallaci (Barone, 2005).
o Per le accezioni di Ratio ecco solo alcuni dei significati che interessano e che rompono
le catene della consuetudine: modo, ragione, norma, maniera, intenzione, sistema, ragionamento, metodo, mezzo, motivo, indirizzo, espediente, calcolo, conto, argomento.
o Dunque il riduttivo concetto di razionalità strumentale è sorpassato perché non supera
il relativismo necessario del giudizio di Alter (le azioni logiche-non-logiche à la Pareto, le buone ragioni à la Boudon, ovvero la razionalità imperfetta à la Elster).27
- È economico-conveniente proprio e in quanto è razionale, cioè calcola e tende a raggiungere un risultato che, senza pretesa di esaustività né di esattezza dell’insieme delle variabili e nel senso appena dato, consideri 1) tutti gli aspetti dell’interesse, dell’utile, di ciò
che è migliore soggettivamente inteso per l’individuo (anche Alter può rientrare nel suo
interesse!), e 2) di come e di ciò che si concorda, si conviene nell’uso, nella consuetudine, nella regola o nella norma con l’insieme degli individui (SOCII) nei raggruppamenti
sociali del contesto storico di riferimento.28
o È posizione egoica e non egoista (Ego guarda al mondo).
o Anche il comportamento semplicemente economico (che è inferiore a quello economico-conveniente) spesso “è il più trascurato, benché sia quello che usiamo ad ogni
momento della nostra vita – tranne quando scriviamo testi di sociologia.”29
- È orientato da valori in quanto tutto il complesso dell’agire, in quanto tale, si dirige verso
oggetti specifici, particolarizzati e non generalizzati, siano questi enti materiali o enti ed
essenze immateriali. In ultima istanza questi enti filosofici sono gli oggetti intenzionali
della fenomenologia.
Allora l’homo novus della Teoria dei valori ha 1) sempre un interesse (un valore) che gli ispira
l’azione e lo muove all’agire, 2) questo interesse non può che essere soggettivo, individuale e per-
27
Cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione I, 2.5.2 – La concezione dell’agire razionale (b), pp. 78-98.
Dal greco οικονομια, economia come amministrazione, reggenza della dimora, della casa e anche della famiglia, del
nucleo umano in cui oltre al luogo, l’ambiente e lo spazio sociale, il termine «dimora» è inteso anche come sé stesso.
Dal latino ŒCONOMIA, economia, ordine armonico delle parti (dell’insieme), ben disposto, ben ordinato. Lo stesso
νόμος sta anche per consuetudine, costume, legge, ma anche pascolo, regione e usanza. Un esterno-interno, ma molto
meglio si può dire che se il corpo è la dimora della mente (o se si vuole dell’anima, in senso biblico), allora corpo e
mente sono Uno, e quel Uno amministra sé stesso come gli conviene e come si conviene. Convenienza e convenire,
quindi, nel senso di ciò che è migliore, di ciò che è utile all’individuo, ma anche di come si concorda, si conviene
nell’uso, nella consuetudine, nella regola o nella norma con l’insieme degli individui (SOCII) nella (nelle) società (raggruppamenti sociali del contesto storico di riferimento). Convenire: radunarsi di più persone; confluire, riunirsi, concordare; essere conveniente, essere d’accordo. Adattare, essere opportuno, necessario. Essere utile, vantaggioso. Convenienza: ottenere (tra l’altro) l’utile maggiore, vantaggio e tornaconto. Ma anche essere conveniente, adatto nella corrispondenza di una cosa a un’altra cosa, decenza, decoro; nella retorica antica la coerenza fra la forma e il contenuto. Opportunità e norma che regola i rapporti tra persone. Leibniz (principio di convenienza o del meglio): “bisogna ricorrere
alle cause finali, e che quelle leggi non dipendono affatto dal principio di necessità (…) bensì dal principio della convenienza, cioè dalla scelta della saggezza.” Convenzione: accordo, patto tra persone a fini d’utilità; disposizione ottimale
di mezzi per ottenere un fine. Ma anche accordo tra possibilità diverse, uso accettato e seguito dalla maggioranza, nei
modi di vivere e di pensare; consuetudine come tradizione. L’economia-convenienza dunque è lo schema fondamentale
attraverso cui l’individuo considera e valuta: 1) sé stesso, universo singolare, 2) il mondo in cui è immerso, universo
ambientale, 3) questi universi contemporaneamente. Economico-conveniente è tutto ciò che tende a ottenere il massimo
risultato possibile in quanto valore dato all’oggetto intenzionato e quindi oggetto stesso dell’azione-agire, col minore
consumo di risorse in generale, ovvero al prezzo sociologico che è ritenuto valido, cioè pagabile dall’attore.
29
G. C. Homans, Le forme elementari del comportamento sociale, tit. orig. Social Behavior: Its Elementary Forms,
Harcourt, Brace & World, New York, 1961, trad. it. Michelangelo Spada, Franco Angeli, Milano, 1975, p. 29.
28
8
sonale30 e 3) può anche tranquillissimamente essere, cioè avere come ente, l’oggetto Alter
nella
sua totalità o parzialità
tanto da essere volgarmente evocato l’altruismo.
Riguardo a quanto appena detto sulla considerazione di un oggetto o ente di valore, si potrebbe anche dare riscontro a quello che Weber chiamava il politeismo dei valori. Questo è quasi come una
dichiarazione di limite e impotenza per Weber davanti alla razionalità crescente nel (suo) mondo
moderno che si mostrerebbe come una gabbia di ferro per l’aumentare della razionalità strumentale
(quindi a favore dell’agire per scopo, per valore e anche tradizionale, comunque tutti razionali) e
che sembra ridursi a “razionalità senza spirito” (Bechtle, 2011) così da togliere linfa al tipo di agire
affettivo; proprio questo “politeismo” dunque è cosa che impedisce di ricomprendere i valori in categorie esaustive. Così tutto, qualsiasi cosa, è immanente πολύς e può diventare un ente di valore se
giunge l’informazione della sua esistenza e quindi la sua considerabilità da parte di Ego.
A questo potrebbe rispondere proprio il concetto di valore come essere un valore che ha un valore.
In questo senso tutto l’universo è compreso di enti materiali e immateriali che, essendo tutti soggetti
in potentia al processo di valorizzazione, lo manifestano come infinitamente compreso di infiniti
enti. Comparativamente, è anche importante considerare il contesto temporale e quindi storico
dell’Ego considerante, perché è evidente che anche solo l’Ego medio del tempo di Weber ha conoscenze e/o informazioni che sono abissalmente inferiori a quelle dell’Ego medio dei nostri giorni.
Queste conoscenze (in cui rientra prepotentemente il potere della comunicazione in ognuno dei suoi
aspetti) sono semplicemente informazioni che dicono si-può-fare-questo, ovvero esiste-questo. In
quanto tali, gli enti cui si riferiscono quelle conoscenze diventano considerabili da Ego e di conseguenza possono diventare e diventano enti ed essenze di valore. A quel punto l’ente esiste in quanto
è considerato, e in tanto che è considerato in quanto ha effetto (Teorema di Thomas, profezia autoavverante à la Merton, usque Oniropoiesis).
Proprio Weber fonda il suo lavoro sull’importanza della razionalità. Ma in tutto questo è proprio la
razionalità strumentale che, altresì, mostra tutta la sua debolezza nel necessario relativismo del giudizio di Alter, a meno che si giunga ad ammetterne il relativismo assoluto.31 Il concetto di razionalità qui proposto, quindi, supera la debolezza della razionalità strumentale,
Alla domanda, dunque: che cos’è il Valore?
La risposta è semplice quanto immediata: il Valore È un valore che HA un valore.
Comprendendo e ammettendo così le possibilità stesse della materialità o della immaterialità
dell’ente o dell’essenza quando si tratti della sostantività,32 e della sola immaterialità quando si tratti dell’aggettività del valore. Un valore deve essere pertanto nominato, identificato (sostantivato) e
valorizzato, graduato (aggettivato). Vale a dire che un valore, per essere tale, deve essere completo
e intero tale per cui nella sostantività vi è la sua avvenuta considerazione da parte del soggetto agente e nella aggettività vi è la sua quantificazione, sia questa di tipo cardinale, oppure ordinale o di
una qualsiasi scala graduale.33
30
Il senso del processo è sempre soggettivo, non solo richiama da vicino quello inteso dell’agire di Weber (Cfr. M.
Weber, Economia e società, vol. I), ma anche e proprio quello inteso da Pareto quando, riassumendo le sue idee, afferma che “Ogni fenomeno sociale può considerarsi sotto due aspetti (…) Il primo aspetto si dirà oggettivo, il secondo
soggettivo (…) in realtà sono tutt’e due soggettivi perché ogni conoscenza umana è soggettiva” (V. Pareto, Trattato di
sociologia generale, vol. I, seconda edizione 1923, Edizioni di Comunità, Milano, 1964, pp. 80-81).
31
Cfr. vol. , Parte I, sezione unica, . È l’oggettivazione dell’assoluto (carattere di realtà) quando lo si consideri in
relazione a un universo dato e concordato.
32
È quindi sostenibile una forma di pseudo circolarità quando ci si trovi, per esempio, davanti a soggetti che siano innamorati dell’amore. Vale a dire che così un ente di valore (Amore), quale sostantivazione, può essere anche la sua
stessa dimensione di valore, ovvero una delle sue dimensioni. Si tratta in breve di quelli che ho chiamato gli ASSOLUTI.
33
È assurdo pensare a una contrapposizione ancora valida tra qualità e quantità. Ogni giorno ognuno di noi compie infatti azioni che implicano una scala di valori. Si pensi anche soltanto all’uso che nelle scienze sociali è fatto delle varie
scale Likert, Osgood, Thurstone e altre simili di valutazione ai cui risultati, volente o nolente e pur con tutte le cautele
imposte o segnalate dalla metodologia, il ricercatore che le usa si assoggetta. D’altra parte, i docenti universitari e gli
insegnanti in genere sono sottoposti quotidianamente all’azione della valutazione dei propri studenti, cioè alla valorizzazione delle loro prestazioni di qualità dell’apprendimento in termini di quantum. Il giudizio è una falsa espressione
9
Concludendo, in sostanza:
- Un valore è sostantivato e aggettivato, nel senso che ogni valore ha un nome (qualità) e un
numero (quantità), che così prende senso compiuto, e la domanda che Ego pone ad Alter
segue la traccia tommasiana che, in questo caso, si manifesta nel Quanto di Chi-Cosa, questi ultimi entrambi con valore di complemento oggetto trattandosi proprio dell’oggetto intenzionato o ente di valore.34 La domanda in questo caso potrebbe essere, per esempio:
Quanto ami tuo figlio? Il sostantivo del valore è amore, il suo aggettivo è la sua quantità;
l’azione è amare, il suo oggetto è il figlio. Quindi: quanto vale tuo figlio per te?
- Non è quindi un generico «figlio» o «famiglia» di un decontestualizzato valore sociale à la
Inglehart (nella TdV l’approccio qualitativo si rende necessario). Vale a dire
, dato B
come numero, quantità, valore aggettivato del Valore, e dato A come nome, qualità, valore
sostantivato del Valore.35 Diversi, ovvero di scarso valore, sembrano invece essere quei valori sociali (cioè sociologicamente intesi) quando assurgono a livelli universalistici (la pace
nel mondo, l’amore della e nella famiglia, la vita umana et similia), dando senso alla affermazione che la convinzione è un lusso che si può permettere chi non è coinvolto.
- È soggettivato e oggettivato. Cioè, ogni ente materiale e ogni ente ed essenza immateriale
sono valori intanto e in quanto siano considerabili e considerati, sottoponibili e sottoposti a
un processo di valorizzazione che sia sempre soggettivo, ma che si distingua in una effettiva dicotomia soggettivata e oggettivata di ogni singola variabile del processo; mai totalmente autonome (come soggettive) e mai totalmente imposte (come oggettive). Vale a dire,
rispettivamente, che questo tipo di comportamento (variabile dipendente y), è la sintesi del
valore relativamente al singolo individuo (razionalità cosciente soggettiva), e si esprime
come relazione matematica tra la ampia condivisione/valore accolto e consenso-valore sociale (valore oggettivato), cioè variabile indipendente oggettiva
e la bassa condivisione/valore individuale e marginale (valore soggettivato), cioè variabile interveniente soggettiva
. In questo senso le caratteristiche del valore di oggettivato e soggettivato rispondono all’istanza di Pareto sulle azioni logiche e non-logiche che coinvolgono la alterità del giudizio. L’insieme Alter
, già dall’atomo sociale
può stabilire se
Ego abbia compiuto un’azione logica o non-logica, “il che non vuol punto significare illogiche.” (Pareto, 1916, p. 81).
Tutto questo, ridotto a processo, si esplica nella dinamica dominante della Prima congettura data
dalla formulazione di
dove:
è la funzione soggettiva
di Ego agente, variabile interveniente del processo di
valorizzazione, il cui valore è compreso tra
.
è la funzione oggettiva
, variabile indipendente del processo di valorizzazione, il
cui valore è compreso tra
.36
è il prodotto quale processo soggettivo (cioè dalla parte di Ego soggetto valutante e agente) che, quale vettore → indica la intensità e la direzione soggettiva della scelta
dell’azione-agire.
della sola qualità poiché il senso stesso della valutazione (i suoi sostantivi) cade senza la presenza degli aggettivi (per
esempio: poco, scarso, molto, notevole, ottimo impegno).
34
Estraendoli in questo caso dagli altri temi della definizione del Tipo Puro di una azione-agire (sopra).
35
Un ente non è solo il suo nome, ma anche il contenuto, cioè l’essere e l’avere che quel nome rappresenta.
36
Da queste prime considerazioni è esclusa la logica booleana del Vero-Falso
mentre si presenta molto più idonea
la logica Fuzzy della infinità dei punti che tra
possono rappresentare un intero universo. Cfr. M. Cardano, Tecniche di ricerca qualitativa, Carocci, Roma, (2003) 2007, pp. 15-20.
10
4. La Prima congettura; ita sum per meam adque aliorum voluntatem.
Per quanto discussa lungo quasi tutto l’arco della CCRC, la Prima congettura (PCG) non trova qui
il suo sviluppo completo avendo bisogno di ulteriori elaborazioni e sperimentazioni. Questo tuttavia
non toglie che proprio la sperimentazione e l’ulteriore sviluppo siano ora possibili per il livello attuale dell’elaborazione teorica.
Vanno comunque sottolineati due punti di cui, il primo è riaffermare che individuo e società non
possono essere altro che due aspetti tra loro inseparabili. Una dinamica dominante potrebbe spiegare l’uno e l’altro insieme, proprio perché individuo e società non sono “che due differenti funzioni
degli uomini nel loro rapporto specifico”.37
Il secondo è che alla fine di questo capitolo, ciò che uscirà è un modello che per molti versi sembra
rispondere alla notissima affermazione di von Neumann (ormai diventato un aforisma per la quantità di citazioni ricevute) quando scrive che “(…) le scienze non cercano di spiegare, a malapena tentano di interpretare, ma fanno soprattutto dei modelli. Per modello s’intende [secondo la sua scienza] un costrutto matematico che, con l’aggiunta di certe interpretazioni verbali, descrive dei fenomeni osservati. La giustificazione di un siffatto costrutto matematico è soltanto e precisamente che
ci si aspetta che funzioni – cioè descriva correttamente i fenomeni in un’area ragionevolmente ampia. Inoltre esso deve soddisfare certi criteri estetici – cioè, in relazione con la quantità di descrizione che fornisce, deve essere piuttosto semplice.”38
Direi perciò che quanto segue è un passo verso la trasformazione di una Scatola nera, almeno in
una Scatola grigia. E prima d’andare oltre ne offro uno sviluppo alla definizione già data.
Il valore y della Prima congettura è visto, dunque, come un punto di incontro nell’orizzonte dove si
unificano i modelli dell’homo œconomicus e dell’homo sociologicus. Un punto che può essere considerato senza difficoltà o dubbio particolare come il risultato di una valorizzazione mediante un
personale e singolare paniere di preferenze che sono rappresentate da qualsiasi valore possibile su
enti materiali o immateriali. Un punto dello spazio totalmente egoico che comprende i limiti
dell’egoismo, se il suo oggetto di valore massimo e assoluto è Ego, e quelli dell’altruismo, se quel
suo oggetto di valore è Alter.
È perciò un homo che guarda l’ente oggetto di valore e che costruisce o compila il suo paniere di
preferenze per il proprio benessere, il proprio utile e fino a soddisfazione anche decrescente (marginalità) – quindi è un œconomicus – valorizzando in modo egoico secondo una scala prettamente
soggettiva che comprende passioni e sentimenti, che considera le pressioni esterne e coercitive dei
suoi ruoli – quindi è un sociologicus – e in cui la razionalità è sempre presente perché, in ultimissima istanza, è la capacità stessa di pensare, cioè razionalizzare il mondo attorno a sé.
Il senso del processo che è sempre soggettivo non solo richiama da vicino quello inteso dell’agire di
Weber, ma anche quello inteso da Pareto quando, riassumendo le sue idee, afferma che “Ogni fenomeno sociale può considerarsi sotto due aspetti (…) Il primo aspetto si dirà oggettivo, il secondo
soggettivo (…) in realtà sono tutt’e due soggettivi perché ogni conoscenza umana è soggettiva”.39
La soggettività infatti è indiscutibile poiché, a meno del mentecatto incosciente, anche la personalità
più conforme, appunto per potersi conformare o poter essere conformata, deve elaborare soggettivamente gli input che gli giungono dall’esterno: la società non esiste come ente materiale, ma esiste
come ente immateriale ed è l’insieme degli individui che producono quell’ente. È un ente immateriale con azione effettiva, cioè che ha effetto.40
37
N. Elias, La società degli individui, titolo originale Die Gesellschaft der Individuen (1939-1987), Frankfurt, Suhrkamp, 1987, traduzione di Giuseppina Panzieri, Il Mulino, Bologna, 1990, p. 75.
38
J. von Neumann, I fondamenti matematici della meccanica quantistica, titolo originale Grundlagen der Quantenmechanik, Berlin, 1932, edizione italiana a cura di Giovanni Boniolo, Poligrafico, Padova, 1998.
39
Cfr. V. Pareto, Trattato di sociologia generale, vol. I, cit., pp. 80-81.
40
Cfr. CCRC, Poscritto, Assioma III, pp. 2-3.
11
La società, quindi, è il prodotto immateriale di enti materiali che produce una forza esterna e coercitiva all’individuo, ma anche di orientamento, quindi di proposta e offerta, per l’individuo stesso se
questi la condivide, ovvero la considera proprio nella misura in cui gli è presentata e la valorizza.41
In quanto tale (ente immateriale) la società può dare solo una coercitività di tipo immateriale poiché
la coercizione materiale su un individuo sociale è l’evento esterno e violento (lato sensu) prodotto
da individui necessariamente materiali. Se la società agisce materialmente su un individuo ciò può
avvenire solo in maniera indiretta: 1) da società a individuo, mediante norma42 e perciò un ordine
più o meno forte che trovi obbedienza (Weber, 1922, I), e quindi 2) da individuo a individuo.
Questa è una condizione che si esprime in SOCIETAS = SOCIUS ↔ SOCII, considerando questi come
neologismi concettuali della sociologia, quindi concetti-termini riempiti del significato della TdV.
In particolare, avendo in questo luogo appena richiamato il Durkheim de Les règles trattato nella
Ricognizione di cui al CCRC, penso si possa affermare che la struttura appena data della società per
cui
sembra trovare risposta nella Prima congettura mediante la funzione della parte
oggettiva
rispettando così 1) di essere il prodotto delle diverse individualità che assurgono a momento unitario perché “ces consciences soient associées, combinées, et combinées d’une
certaine manière” (“En vertu de ce principe …”),43 e inoltre 2) la soggettività particolare (così è
storica e sociale) dell’Ego agente che, qualunque sia il suo livello di razionalità, può comunque processarla razionalmente nel prodotto tra e la stessa quando si riferisca all’ente di valore che, in
definitiva, determinerà il suo agire. L’istanza particolare di Durkheim riguarda l’entità conosciuta
come società e la valenza che questa deve necessariamente avere su individui e gruppi. Considerare
quindi la “conscience collective distincte des consciences individuelles” in cui, per giustificare questa distinzione “il n’est pas nécessaire d’hypostasier la première”.44
La PCG della Teoria dei valori vuole intendere proprio tutto questo, con lo scopo poi di mostrare la
dinamica dominante con la ricerca e la costruzione di quel paniere. Attività cui, tuttavia, già diverse
discipline moderne e autori contemporanei potrebbero fornire preziosi contributi trovandone proprie
strade applicative.
Inoltre, d’ora in avanti, il valore y della PCG deve intendersi essenzialmente come agire sociale
proposto dal soggetto o come azione-agire proposto al soggetto verso un agire sociale, e anche
quando in qualsiasi punto di questo stesso lavoro è trattato come agire individuale è o prelude sempre all’agire sociale.
. La definizione di congettura.
Vale la definizione della matematica che la vuole come proposizione dimostrata vera in taluni casi,
della quale non si sia riusciti a dimostrare la falsità in nessun caso e che perciò si presume vera in
ogni caso. La congettura non è vuota tautologia.
41
“Il potere coercitivo che gli attribuiamo non esaurisce l’insieme del fatto sociale. Questo può presentare anche il carattere opposto. Le istituzioni infatti si impongono a noi ma al tempo stesso noi siamo legati ad esse (…) ci obbligano e
noi le amiamo (…) ci costringono e noi troviamo il nostro tornaconto nel loro funzionamento (…). Non esiste forse pratica collettiva che non eserciti su noi questa doppia azione che peraltro solo in apparenza è contraddittoria.” É. Durkheim, Le regole del metodo sociologico, metodo sociologico, titolo originale Les Règles de la méthode sociologique,
traduzione di M. Prospero, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 139 (cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione I, par. Durkheim).
42
Vale a dire ciò che è reso normale dalla consuetudine che esprime concordanza nel raggruppamento sociale. La norma (ab origine era la squadra come strumento di lavoro di precisione) è quindi l’espressione del luogo ove si conviene,
della convenienza come qui intesa, l’uso e la regola del vivere sociale. La norma in senso generale e onnicomprensivo è
successivamente normata dando luogo alle diverse sue forme di Legge, Codice, Consuetudine, Morale, Regola ecc. e,
secondo chi scrive, anche di Mores (costumi). Ovviamente è il frutto della negoziazione (scambio, conflitto e risorse) e
della volontà comunque espressa (agita, tralasciata o subita) da parte dei SOCII.
43
É. Durkheim, Les règles de la méthode sociologique, 1894 [1895], documento elettronico “Un document produit en
version numérique par Jean-Marie Tremblay, professeur de sociologie Courriel: [email protected]. Site
web: http://pages.infinit.net/sociojmt. (...)”, Université du Québec à Chicoutimi, pp. 61-62.
44
É. Durkheim, idem, p. 62.
12
. L’universalità della congettura.
L’ipotesi fondamentale prevede una valenza a-spazio e a-tempo, quindi universale, che condurrebbe alla
dell’azione-agire. Se così fosse, una ricerca empirica su qualsiasi fenomeno sarebbe
soddisfatta da questa. In tal senso e proprio perché qualsiasi fenomeno sociale è azione-agire, deve
valere l’idea che i dati arrivano dappertutto.45 L’universalità va ben oltre l’idea regolativa di Elster
quando afferma che una “idea regolativa ammette controesempi, ed è tanto più forte quanto minori
di numero sono i controesempi.”46 Così scrive Boudon: “Il miglior modo per difendere un paradigma è di presentare numerosi esempi di applicazione sottolineando che il suo grado di generalità è
sufficiente a meritarne l’attenzione”.47 Se questo è accettabile, tra esempi e controesempi, tra fattuali e controfattuali, non è fuori luogo presentare e sostenere in questo modo la Prima congettura, come pure è stato fatto lungo tutto il lavoro svolto. Tuttavia, per come è interpretata nella TdV, una
congettura non può subire un solo controesempio se aspira a diventare una legge, salvo ed eventualmente l’essere sottoposta alla falsificabilità.
. La falsificabilità.
Questo, tuttavia, è e rimane solo un problema logico che nel caso della PCG potrebbe essere superato de facto. Se per verificare la teoria del moto inerziale bisogna annullare la condizione della forza
di gravità,48 allora per falsificare la Prima congettura si dovrà rendere l’azione-agire dell’uomo totalmente, comunque e sempre priva di senso. Annullata la razionalità del soggetto e la sua capacità
di eseguire un processo di valorizzazione, la PCG sarà anch’essa falsificabile. Se l’uomo vive, allora evidentemente pensa e ragiona, ed ha necessariamente la sua visione del mondo.
. Dall’ipotesi alla congettura.
L’ambizione forte di un’ipotesi è dunque proprio quella di trasformarsi nella formulazione di una
congettura come qui intesa. La lunga analisi teorica svolta nella Ricognizione (cfr. CCRC vol. 2), i
dati che sono stati osservati per esempio da Homans e molti altri, compresi quelli (pochi, ma utili)
de Un primo livello empirico (ibidem), sembrano proprio aver trasformato l’ipotesi fondamentale in
una congettura. Vale a dire che – almeno in questa fase e salvo gli esiti di ulteriori ricerche – la proposizione si è dimostrata vera in tutti i casi (tra quelli osservati), non si è riusciti a dimostrarne la
falsità in nessun caso (tra quelli osservati), e perciò si presume vera in ogni caso.
. L’aspirazione della congettura.
La congettura, pertanto, aspira a diventare legge come frazione della teoria. Perciò è idonea per
comprendere e spiegare ben oltre un numero amplissimo di comportamenti, talché, una volta dimostrata, perderebbe lo status di congettura e diverrebbe legge ineccepibile anche per la sociologia.
Così se qualcuno voglia far cadere questa pretesa della PCG non deve far altro che trovare un solo e
unico caso di un attore razionale che non agisca orientato da valori secondo le definizioni qui date,
in particolare pei concetti di azione, agire, razionalità e valore descritti nel complesso della CCRC.
45
Vale a dire che (in qualsiasi campo di ricerca), la congettura deve poter spiegare ogni e qualsiasi azione di ogni e
qualsiasi fenomeno sociale, ovvero agire individuale e agire sociale, e quindi nella generalità.
46
J. Elster, Ulisse e le sirene. Indagine sulla razionalità e l’irrazionalità, cit., p. 80 – qui Elster si esprime nella aspra
polemica contro la sociologia funzionalista con quel riferimento all’analogo con la biologia.
47
R. Boudon, Effetti “perversi” dell’azione sociale, Feltrinelli Editore, Milano, 1981, p. 16. Boudon si riferisce alla ripresa della “arringa lanciata da Merton nel 1936” a difesa del “paradigma degli effetti perversi”.
48
Per quanto l’universo sia un complesso gravitazionale (o di spinte?) per molti versi ignoto, nello spazio profondo la
forza di gravità è falsa proprio perché non esiste un sopra e un sotto come lo percepiamo sulla Terra, ovvero in prossimità di un corpo celeste che dia luogo proprio alla sua particolare forza di gravità.
13
. La forma sintetica, ovvero il primo livello con due scalari.
Nella forma sintetica, semplicemente descrittiva degli elementi che la compongono, nonché abbinabile anche solo al prezzo semplicemente economico,49 questa congettura è stata scritta come valore
, ovvero di identica struttura di funzioni, ma con variabili più complesse per il prezzo tipicamente sociologico,50 come valore
dell’azione-agire.
. La dinamica dominante ricercata.
La Prima congettura è la Dinamica dominante dell’azione-agire dell’uomo che vive in società.
. La relazione col Valore della Teoria dei valori.
Data sopra la definizione di valore, quindi il valore y ovvero α, la congettura esprime in formula il
processo di valorizzazione sempre soggettivo, distinto, ma mai separato, in una analitica dicotomia
soggettivata e oggettivata di ogni singola variabile del processo. Vale a dire l’espressione della relazione matematica tra la variabile indipendente oggettiva (ampia condivisione/valore accolto e
consenso sociale) e la variabile interveniente soggettiva (bassa condivisione/valore individuale e
marginale). In queste sono rappresentati tutti i valori possibili. La bassa condivisione non significa
che quell’individuo sia necessariamente contrario ai valori pubblicamente condivisi nel raggruppamento, ma che quel dato ente esiste e ha per lui un suo valore individuale, del tutto personale, che
potrebbe non esistere e non avere per il raggruppamento. Il che, qualora invece questo ente esistesse, implica il fatto che l’intensità del valore di quell’ente soggettivo a bassa condivisione potrebbe
anche superare i livelli di valore oggettivo ad alta condivisione. La bassa-alta condivisione, quindi,
rafforza rispettivamente l’appartenenza di enti di valore alla sfera individuale-soggettiva e a quella
sociale-oggettiva.
Il soggetto, Ego, si muove verso quell’oggetto di valore y il cui valore è dato dal prodotto del valore dei due altri elementi. Ma quel valore non è dato e fissato una volta per tutte. Come riguardo alla
distanza del pensiero e del pensato dall’oggetto di valore, quindi dell’azione dall’agito, e in particolare nei percorsi caotici,51 l’agire non può esprimere l’azione in maniera identicamente perfetta, tale che non si produce una linea retta (segmento azione ≡ agito), ma un fenomeno col suo andamento particolare. È quindi una funzione in cui quell’oggetto assume valore e valori diversi a seconda
del mutamento della valorizzazione di Ego che lo mira , nonché del mutamento dell’ambiente e
quindi anche dell’insieme
degli Alter
. In quel punto y è fissato l’indirizzo, il verso, la direzione e anche la possibilità dell’agire del soggetto. È quello il punto di incontro all’orizzonte dove
si unificano i modelli dell’homo œconomicus e dell’homo sociologicus.
Il valore y valorizza l’ente, non determina immediatamente l’azione; questa azione-agire è indicata
tendenzialmente nella direzione e nella lunghezza del vettore.
Per la definizione di tempo assunta, è ovvio che maggiore è il mutamento, maggiore è la possibilità
di una diversa valorizzazione di y fino anche al possibile zero. L’Ego che tra gli Alter mantiene più
o meno fisso il valore di una y è più o meno
corrispondente alla definizione di coerenza.
Il grafico dell’andamento di una funzione (almeno) tridimensionale che si offrirà nel prosieguo dovrebbe rendere l’immagine del comportamento dell’azione-agire di Ego verso .
. La descrizione di y.
La y è il valore dell’oggetto verso cui muove l’azione-agire nei termini espressi. È dunque l’oggetto
intenzionato, l’ente materiale e/o essenza immateriale. È il punto verso cui tende l’azione-agire.
49
Cfr. CCRC, vol. , lettera B – Un risultato immediato della ricerca: perché il prezzo non è una variabile esclusivamente economica, ma essenzialmente sociologica, p. 29.
50
Cfr. CCRC, vol. , lettera B, p. 29.
51
Cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione II, Considerazioni ulteriori sulla concezione dell’agire razionale e una definizione del percorso caotico (c), e vol. 2, i percorsi caotici elaborati nei paragrafi 2.3.3 – Pareto e 2.3.9 – Schütz.
14
Si tratta sempre di un valore determinato dal processo soggettivo di valorizzazione. Nessun altro se
non Ego può decidere del suo azione-agire. Anche quando egli sia costretto da preponderanti fatti
sociali, ovvero qualsiasi coercizione esterna, l’individuo che agisce con agire dotato di senso,
quindi a un qualsiasi livello di razionalità conscia, è colui che decide in ultima istanza ed è quindi
comunque responsabile. La sua giustificazione in senso volgare è un giudizio di valore.
I valori della TdV sono proprio oggetti specifici cui l’individuo dà un valore specifico: y (figlio)
Amore (sostantivo) Amore (aggettivo), quindi è il valore specifico di quell’amore specifico verso il
figlio e non il frutto di un generico e astratto amore paterno e/o materno, più o meno cumulato entro
un qualsiasi raggruppamento sociale quale valore sociale di quel raggruppamento o società. In questi, infatti, se si immaginano soltanto le sub-culture, per non parlare delle preferenze individuali o di
coppia, cioè familiari, l’amore per un figlio può significare tanto la protezione estrema fino alla ossessione, quanto il distacco per fargli affrontare le c.d. “prove della vita”. Quello che rimane, quindi, è un generalizzato amor paterno, materno o filiale che non spiega le azioni violente che si consumano proprio entro le mura domestiche,52 come non spiega neppure le discriminazioni di preferenza compiute da un genitore (madre o padre) nei confronti di figlio e figlio. Diversamente non si
spiega neppure la corsa a salvare il proprio figlio nel tumulto del rischio incombente, che proprio
non esclude l’atto di c.d. eroismo quando Ego focalizza Alter in y.
Un Valore definito da nome e forza su un ente specifico per un contesto specifico, quindi a condizioni specifiche. Cosa questa che esalta la relatività senza cadere nel relativismo ingenuo e volgare.
Il valore di Amore per, che sia un Alter Ω, ha un valore
quando Ego lo consideri per la sua
propria azione-agire. Nei casi (la maggior parte) in cui l’oggetto Ω è sconosciuto individualmente
(il chi è), questo è valutabile e valutato pressoché esclusivamente con la generalità della persona
umana (il cosa è). Nella realtà, infatti, è ben diversa la valutazione della vita di un Alter specifico
(chi è) legato a Ego, rispetto alla valutazione di un Alter generico (cosa è).
Il valore y è quindi dato da un ente proposto da Alter (I caso) o mirato direttamente da Ego (II caso).
A questo sarà assegnato l’insieme dei valori (dimensioni di valore) proposti sostantivamente e aggettivamente dal raggruppamento inteso come
. A questi Valori di Alter, Ego opporrà i propri e
includerà eventualmente altri ulteriori valori (dimensioni) con la loro relativa aggettivazione.
Perciò, in una situazione di II caso:
1. Ego mira l’azione-agire .
2.
ha un Valore, cioè è composto da n-esime dimensioni che sono un valore sostantivato
che hanno un valore aggettivato. Questo è il valore di .
3. Alter guarda all’azione-agire
di Ego. Ha mai considerato quell’ente? Se sì, quante e quali
dimensioni compongono (sono valori sostantivati di) quell’ente?
4. Qualunque queste siano, avranno per ognuna un valore aggettivato. Questo è il valore di .
Inoltre, i valori sostantivati devono corrispondere tra x e t. Cosa questa che risponde alle proposte
dell’uno verso l’altro, quindi negoziazione e conoscenza di fattori discriminanti e determinanti. In
questo caso l’assenza di valori sostantivati sarà inserita (rispettiva corrispondenza univoca) con aggettivazione a valore in entrambe le funzioni x e t. In entrambi i casi, che y sia proposto o mirato,
quindi, avviene la stessa cosa (un riempimento delle dimensioni della funzione o matrice) perché
sarà anche la società a esprimere un valore sostantivato e aggettivato di quello stesso ente
Dunque, qualunque siano le considerazioni di esistenza o di conoscenza il confronto analitico del
prodotto della Prima congettura vuole la parità assoluta tra le dimensioni di e di completando in
corrispondenza univoca gli spazi vuoti di ognuna delle due funzioni-matrici. Detto semplicemente
un valore-dimensione presente in e non in , passa in termini di sostantivazione in ove assume
aggettivazione zero e viceversa.
In tutti i casi il valore y è costruito per combinazione tra valori soggettivi e oggettivi.
52
E questo per rifermi soltanto all’Italia come uno dei paesi di c.d. Cultura occidentale.
15
Per esempio: Ego vuole passeggiare nudo nel centro della città. Che cosa vale per lui (sostantivato e
aggettivato)? Che cosa vale per il raggruppamento intorno a lui (sostantivato e aggettivato)? Il risultato è un prodotto tra e tale che la valorizzazione finale è sempre compiuta da Ego e il risultato y
è sempre la intensità-direzione della sua azione-agita. Ovvero lo stesso nella società (il raggruppamento, l’esponente politico, il professore, il datore di lavoro ecc.) o Alter, quando chiede che Ego
compia una qualsiasi azione-agita (andare alle armi, aumentare le vendite di certi prodotti, oppure
anche e perfino passeggiare nudo nella strada, non ha importanza). La Archer “riconosce che la pratica sociale è determinante nella costruzione dell’identità sociale dell’individuo, ma rivendica giustamente l’autonomia di quest’ultimo” che possiede capacità che elaborano i condizionamenti
giungendo così a costruire la sua identità personale.53
Come si può immaginare nell’esempio dato, il valore oggettivo della funzione
è stremante diverso se consideriamo quell’azione-agire agire svolta 1) da un uomo bianco acculturato che agisce nella città di Roma, per esempio a piazza S. Pietro, oppure 2) da un indigeno semi-primitivo
in un qualsiasi villaggio nascosto nel profondo della Foresta Amazzonica. A prescindere dal valore
e della funzione
che potrebbe anche essere la stessa, il risultato del loro agire dovrebbe o
sarebbe completamente diverso (il che non significa che nel secondo contesto possa essere agito e
nel primo non-agito). Pur se nell’ambito della Teoria della devianza, sembra che anche l’istanza di
Merton54 ottenga risposta nella Prima congettura. Oltre alla distinzione con l’anomia di Durkheim, a
tutti i sociologi, infatti, sono noti i cinque tipi di Merton.
Dimenticando che siano tipi qualsiasi della ridda statunitense, la tipologia è notoriamente divisa in
Conformità, Innovazione, Ritualismo, Rinuncia, Ribellione.55
Ora, se questo è vero, allora la lettura di Merton può darsi come affermazione di fatto che una norma, un mezzo, un fine, quindi un ruolo, si può accettare oppure no da parte del soggetto agente.
Quindi il nostro homo sociologicus è salvo secondo la Prima congettura perché può essere razionale, nel senso qui dato, e stabilire con quel calcolo, certamente con razionalità limitata, se e quanto,
come e quanto sia conveniente secondo le proprie preferenze orientarsi verso un oggetto, cioè un
ente di valore per una qualsiasi azione-agire.
Nello specifico è la parte delle proposte che arrivano all’individuo dall’esterno, cioè la funzione
rispetto agli scopi e alle norme, ma in cui si mostra la capacità di scelta dell’individuo stesso,
quindi la valorizzazione mediante razionalizzazione degli enti, cioè la funzione
su valori personali e sulle stesse proposte.
Insomma, leggendo Merton in questo modo, sembra che il suo concetto di struttura sociale non pesi
univocamente sull’azione, ma che invece esista una corrispondenza (proposta, accettazione, non accettazione, consenso, dissenso) il cui risultato, non un equilibrio, ma un prodotto, sia l’intensità con
cui un individuo agisce (e se agisce) una determinata azione.
E questo prodotto in senso matematico – cioè la moltiplicazione tra
– potrebbe essere anche la
risposta all’istanza di Simmel della “unità che non possiamo esprimere altrimenti che mediante la
sintesi o la contemporaneità delle due determinazioni logicamente contrapposte dell’essere membro
della società e dell’essere per sé. (…) tra individuo e società l’interno e l’esterno non costituiscono
due determinazioni sussistenti l’una accanto all’altra – benché si possono occasionalmente svilup-
53
Cfr. F. Crespi, Recensioni, in «Rassegna italiana di sociologia» anno XLIII, p. 650 e segg.
Cioè la discontinuità tra gli scopi offerti dalla cultura a cui appartiene il soggetto e i mezzi legittimi per raggiungerli,
in cui the american dream conflagra nell’impatto con la realtà fattuale.
55
Conformità. Il conformista raggiunge o tenta di raggiungere gli scopi proposti attraverso le norme proposte
.
Innovazione. L’innovatore raggiunge o tenta di raggiungere gli schemi proposti, ma rifiuta le norme proposte, ovvero,
se può le sovverte a suo vantaggio
. Ritualismo. Il ritualista non segue o tende agli scopi proposti, ma accetta le
norme proposte
. Rinuncia. Il rinunciatario rifiuta entrambi ed è come se non partecipasse
. Ribellione. Il ribelle non solo rifiuta entrambi, ma li sostituisce con altri
. Sulle modalità mertoniane cfr. anche F. Iadanza, Consumi edonistici, F. Angeli, Milano, 2008, pp. 21-23.
54
16
pare in questo modo, fino all’ostilità reciproca – ma definiscono la posizione del tutto unitaria
dell’uomo che vive in società.”56
Lo stesso concetto potrebbe rispondere all’istanza di Elias quando esorta a superare la falsa dicotomia che spesso fa apparire individuo e società “una coppia di opposti”, ma andando oltre la mera
negazione di tale opposizione “individuando un nuovo modello del modo in cui i singoli uomini,
nel bene e nel male, sono legati reciprocamente come pluralità, ossia come società.” 57 Una dinamica dominante che coniughi i due aspetti (un prodotto valoriale) potrebbe spiegare l’uno e l’altro insieme, proprio perché “L’«individualità» e il «condizionamento sociale», che tanto spesso distinguiamo concettualmente tra loro come se fossero sostanze differenti o differenti strati dell’uomo, la
sua «individualità» e la sua «determinazione sociale», in verità non sono che due differenti funzioni
degli uomini nel loro rapporto specifico, l’una delle quali non ha consistenza senza l’altra: esprimono l’attività specifica del singolo rapporto con i suoi simili ed esprimono anche come egli sia influenzabile e malleabile dall’attività altrui, come gli altri dipendano da lui e viceversa. Esprimono
insomma la sua funzione di conio e la sua funzione di moneta.”58
Si tratta di un autentico rapporto funzionale tra dimensione sociale e individuale. Un funzione – la
PCG – che nonostante abbia variabili oggettive e indipendenti provenienti dall’esterno, non sia mai
una separazione netta, ma segua proprio e sempre quella valorizzazione come processo soggettivo,
ovvero, per dirla ancora con Elias, quella individualità che vive nello stretto rapporto che esiste e
che mette in evidenza proprio la dimensione sociale e la dimensione psicologica. È quel singolo individuo che, tolta l’individualità fisica, non esiste esclusivamente “dentro di sé”, e nemmeno “per
sua natura” interna che prescinde o può prescindere dall’esterno. Che non sia quindi “un cosmo
chiuso in sé” dove si riesce ad accettare al massimo un compromesso in cui un “pezzo deriva
dall’esterno, un pezzo dall’interno”. Che sia, invece, il prodotto unico che può rivenire solo dallo
scambio sociale. E questo, tra l’altro, perché “un uomo che cresca lontano da una società umana
non consegue tale «individualità» (…).”59
L’esempio estremo e l’esempio banale sono esempi forti nel senso esplicativo. Se ne fa quindi uso
in questo paragrafo riguardo alla possibile scelta di una azione-agire qualsiasi.
Ego ha piacere ad avere i capelli rasati
per n-esime preferenze (comodità, pulizia, dermatiti,
prezzo economico dei lavaggi, dell’acconciatura ecc.), ma molti di coloro che fanno parte dei suoi
raggruppamenti sociali (gruppi di vario genere e composizione) gli dicono che secondo loro il suo
aspetto esteriore (fascino, immagine, attrattiva ecc.) è inferiore con la rasatura e molto maggiore
con un taglio di media lunghezza ovvero comunque ordinato
.
Le condizioni sarebbero, quindi:

come massimo valore di preferenza di Ego

come minimo valore di preferenza di Ego

come massimo valore di preferenza di Alter

come minimo valore di preferenza di Alter

prima implicazione (se-e-solo-se, se-allora)

seconda implicazione (se-e-solo-se, se-allora)

prima negazione

seconda negazione
56
G. Simmel, Sociologia (Indagine sulle forme di associazione), titolo originale Soziologie. Untersuchungen uber die
Formen der Vergesellschaftung, Duncker & Humblot, Leipzig, 1908, introduzione di Alessandro Cavalli, traduzione di
Giorgio Giordano, Edizioni di Comunità, Torino, 1998, p. 35.
57
Cfr. N. Elias, La società degli individui, cit., pp. 7-8.
58
Cfr. N. Elias, La società degli individui, cit, pp. 75-76 – corsivo nel testo.
59
Cfr. . N. Elias, La società degli individui, cit, capitolo primo, in particolare pp. 73-75.
17
Evidentemente non può darsi simultaneamente la piena soddisfazione di Ego con quella di
, tale
per cui Ego, data la necessaria azione-agire (i capelli crescono in modo disordinato), è costretto a
scegliere una delle due possibilità (ovvero può tralasciare o subire, ma sempre agisce).
Un risultato quindi può anche mostrarsi nel fatto che Ego nel suo processo soggettivo accetti il
maggiore valore della più alta condivisione e/o approvazione sociale (la variabile oggettiva indipendente x) propostogli da
, anche come fatto esterno e coercitivo, pur in presenza di un suo minore valore di bassa condivisione e/o dissenso sociale (la variabile soggettiva interveniente t).
Ovviamente nel mezzo tra i due possibili estremi
vi è l’intera gamma degli infiniti possibili
valori quali valori y di scelta dell’azione-agire di Ego per tutti i risultati possibili.
Ragionando su un altro esempio, secondo la tradizione indiana del sati era previsto che la moglie si
immolasse viva nella pira ove ardeva il corpo del marito defunto.60
In questo si eleva la funzione di valori oggettivi della variabile indipendente
della PCG,
in cui i valori soggettivi della variabile interveniente
appaiono essere assorbiti. In realtà
quelli soggettivi dell’individuo sono quasi congruenti a quelli proposti e/o richiesti dalla società, e
quindi egli finisce per accettarli nel ruolo e nella funzione che ne deriva. Il valore della vita è inferiore al valore della tradizione e quindi il prezzo è pagato, il che non significa punto che quel prezzo sia di poco valore o che il rito fosse compiuto da tutte le vedove. D’altra parte, “a incoraggiare le
vedove indiane a uccidersi (…) non era un ideale, ma una vera e propria norma, che prevedeva delle
vere e proprie sanzioni per chi rifiutava di seguirla.”61 Quando si debba spiegare questo agire individuale strettamente connesso al contesto sociale è difficile pensare che sia sufficiente una sanzione
del tipo se non ti uccidi ti uccideremo. Infatti, se non si tratta di pura coercizione fisica, quindi se
non si tratta di fatto di una uccisione per cui il soggetto è posto sulla pira con forza e contro la sua
volontà, allora sembra sussistere un bilancio costi-benefici per cui esistono enti di valore superiori
alla stessa propria vita. Secondo la Teoria dei valori, si tratta e sono quei soggetti (le vedove) in cui
la variabile x è sempre fortissima e la variabile t è alta. Il risultato è quello di avere una elevata intensità e quindi un’alta possibilità del verificarsi dell’azione-agire.
Evidentemente “non è difficile spiegare perché «solo» una parte delle vedove indiane si togliesse la
vita.”62 Quando sono i fattori della variabile interveniente a valere di più e ad essere difformi da
quella indipendente, l’azione-agire produce, o meglio determina altre determinazioni, cioè secondo
la direzione e l’intensità di quelle soggettive quando pure siano in contrasto con quelle oggettive
tale che ritorna ancora
ovvero
.
È ovvio che avviene lo stesso anche nel caso di legge formale o regolamento, ovvero anche nella
consuetudine normativa intesa ancora dal punto di vista della tradizione (dettata dal raggruppamento) quando questa sia più o meno congruente alla volontà di Ego ≡
. Infatti, senza necessariamente doversi spingere fino al sati, si immagini l’accettazione della volontà del padre
all’interno della famiglia in culture altamente tradizionaliste (elevata autorità del ruolo paterno) come, per esempio ma non solo, quelle estremo orientali.
Lì per il soggetto Ego prevale il ruolo e quindi il rispetto della volontà di Alter-padre, tale per cui si
può avere concordanza elevata quando
, ovvero concordanza ridotta quando
, oppure
discordanza quando
. Se è così, questa volontà paterna (consuetudine del raggruppamento)
può essere estesa alla semplice sua propria volontà anche di là dalle altre norme del raggruppamento stesso, in quanto ritenuta retta dalla autorità del ruolo. La parola del padre è comunque diktat. Il
comando cerca obbedienza e la trova (Macht→Herrschaft) per il solo fatto che il figlio è detto subordinato al padre (contraddizione, devianza, sottocultura). Detto altrimenti, il padre può dare un
60
Cfr. M. Barbagli, Norme, credenze significati: una risposta (agli interventi di Bonazzi, Leonini e Rositi sul suo lavoro
già prima che fosse dato alle stampe), in «Rassegna italiana di sociologia», anno L, n. 4/2009, pp. 705-711, in vol. 2,
Parte II, sezione III, La Modernità, La scienza delle riviste dell’anno 2009.
61
M. Barbagli, Norme, credenze significati: una risposta, cit., p. 707, in vol. 2, Parte II, sezione III, La Modernità, La
scienza delle riviste dell’anno 2009.
62
Idem, p. 705 e segg.
18
ordine al figlio senza che l’ordine stesso sia ispirato a norma, consuetudine o tradizione del raggruppamento. Valendo questo, la dinamica si riduce quindi di conseguenza all’ambito di un singolo
atomo sociale e, altrettanto conseguentemente, si estende a ogni gruppo e raggruppamento sociale.
Ovviamente, l’agire del padre deve poi fare i conti con la x del raggruppamento.
. Il valore di y e i suoi vettori e (ovvero x e t).
Il valore di y si divide in intensità e direzione.
Il valore propriamente detto è l’intensità, la forza, il valore appunto dell’oggetto y, dell’ente-oggetto
intenzionato. L’intensità indica la possibilità (potenza→potere) di compimento per quanto maggiore sarà quel valore quando sia azione-agire sociale; una maggiore chance anche in senso weberiano. Se vi è condivisione di un ordine ricevuto per uno scopo, nonché dei mezzi e degli strumenti,
allora aumenta la chance di obbedire a quell’ordine con l’aumento della possibilità dell’esecuzione
dell’azione-agire più conforme all’ordine stesso, nonché trasforma la potenza in potere aumentando
il potere stesso dell’elemento esterno (Alter, gruppo di Alter, raggruppamento o società). Questo,
ovviamente, non implica la riuscita dell’azione stessa, vale a dire il perfetto e pieno raggiungimento
dell’oggetto intenzionato attraverso l’agire di Ego (o di Alter). Tuttavia si presume l’esistenza di
una relazione necessaria tra il valore di y e il suo raggiungimento quando questo sia agire sociale.
Il senso fondamentale dell’intensità, quindi, è che tanto più i valori t e x tendono al valore quanto
più il valore di y tende a , e che quel particolare azione-agire sia tanto più possibile nel contesto.
Formalizzando: →
→
→ .
Il vettore di x e t indica, invece, la direzione ed è quindi il valore stesso della volontà, della motivazione dell’azione-agire rispettivamente di Alter e di Ego rispetto all’ente oggetto dell’azione-agire.
Fermo restando che è sempre Ego a processare nella sua valorizzazione anche il valore della volontà di Alter (se p.es.,
e
allora l’intensità
tale che sul piano bidimensionale
formato da x e t, il vettore
deponendo sul versante di Ego.
Infatti la soggettività dei valori oggettivi sta nel fatto che al vertice della funzione c’è sempre Ego,
ed è Ego che calcola, cioè razionalizza, quegli enti oggettivi (di Alter) nel senso che il valore di y è
l’intensità di Ego quale prodotto tra questi
e i valori soggettivi . Con qualsiasi intensità risultata, la direzione sarà sul versante di (Ego, individuo quando
), su quello di (Alter, società
quando
), ovvero nella mediana
. L’azione-agire potrà essere con
e
così
che l’intensità sarà pari a zero, pur mantenendo la direzione del vettore. In questo modo
l’individuo comunque agirà, ma a parte gli effetti immediati, la sua azione è presumibilmente destinata a fallire se è azione-agire sociale a medio-lungo termine. Altrettanto se
e
l’intensità sarà pari a zero. In questo modo il raggruppamento comunque agirà ovvero lo stesso farà Ego, ma la sua partecipazione all’azione-agire sociale e il suo contributo sarà almeno non efficiente (anche nel senso dei free rider).63 Vale a dire cioè che un individuo può far esplodere un ordigno al centro di una piazza solo perché quella è la sua volontà di singolo totalmente escluso dalla
co-azione con ogni raggruppamento, oppure farsi esplodere al centro della stessa piazza perché è la
sua volontà di singolo totalmente compreso nella co-azione del suo raggruppamento.
Questa è la dinamica del come, mentre il quanto di quali valori, cioè il perché, ce lo dirà l’analisi
qualitativa di
. Inoltre, pur essendo l’intensità un risultato dichiaratamente soggettivo, essa
rispecchia anche l’effettivo peso che x ha su quel singolo agire di Ego che come per i gruppi sceglie
quali siano le norme che intende seguire e quanto.
Detto altrimenti, Ego può avere direzione
trovandosi in un contesto in cui
, quindi con
valore
; questo semplicemente significa che in quella particolare azione-agire si avrà Ego
fortissimamente orientato verso l’ente di valore agendo la sua azione in un contesto sociale totalmente non favorevole. In questo senso si evince l’implicazione che l’agire pubblico e l’agire privato sono variabili fortemente determinanti per il progetto di azione.
63
Cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione II, 2.4.2 – Leonardo Parri, p. 357.
19
Questo, inoltre, non implica il fatto che altri singoli Ego
dell’insieme Alter – avendo le nuove
cognizioni dall’agire di
– non possano cambiare (rivalorizzare) il loro valore favorendo l’azione
dello stesso .
. Gli elementi della Prima congettura.
La e la sono gli insiemi dei vettori a N dimensioni finite di valori rispettivamente oggettivi e
soggettivi che siano sostantivati e aggettivati secondo le definizioni date.64
Nello sviluppo della PCG, di cui qui di seguito si offre una traccia possibile, varranno i vettori che:
avendo un valore compreso tra
ovvero
compreso tra
se dovesse riuscire pienamente la combinazione con lo strumento paradigmatico del modello dialettico A-non-A,65
saranno a N dimensioni finite, in cui ogni dimensione è una componente del valore principale soprastante,66 nessuno escluso,67 che darebbe la forma al secondo livello della PCG.
Cionondimeno, come per Roberto Michels e il suo più che interessante coefficiente psicologico,68
l’economia strettamente psicologica non può darsi altrove che non sia la famosa isola di Robinson
Crusoe prima dell’arrivo di Venerdì, cioè dell’Alter. Fattualmente, nella realtà, esiste solo una economia sociologica. In questo caso, dato il valore oggettivo (variabile indipendente) come funzione
di vettori, il valore soggettivo (variabile interveniente) potrebbe anche essere tentato come coefficiente scalare di vettori.
. La forma di secondo livello della congettura.
La forma più estesa della congettura della Teoria dei valori si esprime, quindi, con:
.
Questa possibile combinazione sostiene l’idea che vi sia un campo pluridimensionale in cui le variabili si muovono. Cioè l’insieme dei possibili vettori in un campo vettoriale a N dimensioni che
considero finite. In questo senso, seppur teoricamente le dimensioni potrebbero intendersi infinite,
nella prassi empirica e nella realtà si considerano finite e quindi si assume che siano finite.69
. Lo stato attuale al primo livello della congettura.
Abbandonando la forma di secondo livello ancora allo studio, allo stato attuale e semplificando con
due scalari, che al momento rappresentano tutti i futuri vettori e le funzioni possibili, si avrà:
;
, unico valore della funzione
che può assumere tutti i valori compresi tra
(ovvero compresi tra
se e quando verificata la 11.2).
64
Queste variazioni di dimensioni che conducono alla diversa valorizzazione di un dato ente si hanno, per esempio, nel
noto esperimento Coca-Pepsi-cola di Montague. Cfr. P. Read Montague et alii, Department of Neuroscience, Baylor
College of Medicine, Houston, Texas, Neural Correlates of Behavioral Preference for Culturally Familiar Drinks, in
«Neuron», Vol. 44, 379–387, October 14, 2004, Copyright 2004 by Cell Press.
65
L’opposizione con contraddizione supererebbe le difficoltà di significato e più importante ancora permetterebbe la
simultaneità dell’intero universo di tutti i valori possibili compresi quelli apparentemente in contraddizione tra loro (la
Realopposition o la Realrepugnanz kantiana – cfr. L. Colletti, Marxismo e dialettica, 1974). In questo senso, forse sono
un’intuizione del motivazionista Frederick Herzberg, ma certamente sono una sua istanza, l’idea dei “fattori di igiene”
(ambiente materiale ed esterno) e dei “fattori di motivazione” (stato interno) che corrono su percorsi di soddisfazione e
insoddisfazione che si incrociano e corrispondono solo ai loro rispettivi contrari. Cfr. Bonazzi, Storia del pensiero organizzativo, Franco Angeli, Milano, (1989), 2008.
66
Come nell’immaginario di un possibile riadattamento della logica del paradigma di Paul F. Lazarsfeld.
67
Come invece può avvenire nell’Analisi fattoriale, o nell’ACP e nell’ACM con gli auto-valori. Lungi dall’idea di contestare banalmente queste tecniche affermo anzi il contrario, e cioè la possibilità che un ottimo contributo allo sviluppo
della PCG venga proprio da suggerimenti teorici fondamentali e/o applicazioni di questo tipo di tecniche.
68
Cfr. CCRC, vol. 2, Parte II, sezione I, I Classici, Roberto Michels. Homo et homines, e per una economia psicologica
cfr. George Katona, lo psicologo e l’economista, ibidem.
69
I numeri telefonici sono in teoria infiniti, ma nella prassi sono finiti e composti da una serie finita di numeri.
20
;
, unico valore della funzione
che può assumere tutti i valori compresi tra
(ovvero compresi tra
se e quando verificata la 11.2).
; il valore di un qualsiasi valore di o di , non significa la non esistenza di o di , cioè
oppure
, ma (purché sostantivato) significa il minimo valore possibile e cioè rappresenta
la massima non condivisione di quel valore, di fatto la massima intensità contraria, quindi il suo effetto di riduzione nell’intensità e perciò l’opposizione di x o di t. Quindi quel valore esiste in sostantivo e vale . Cioè
oppure
.
Considerando sempre il raggruppamento e il livello di devianza da questo, cioè a meno di un totale
e assoluto deviante, nella vita reale sembra difficile poter immaginare e considerare un estremo universale – cioè valido per tutti gli individui – tanto potente da annullare completamente e totalmente
il valore di x o di t. Nel caso del valore oggettivo, esterno, sociale in x, questo estremo universale
appare ancor più difficile da identificare affinché sia di tale forza da annullare il valore soggettivo di
un qualsiasi ente di valore valorizzato da un qualsiasi Ego. Anche la stessa legge codificata, in qualsiasi dei suoi aspetti, non riscuote pieno e totale consenso e condivisione da tutti gli individui che
compongono il raggruppamento cui è relativa.70 Lo stesso dicasi per le norme morali o culturali
come, per esempio, le norme religiose. Eppure, se l’agire resta dotato di senso e soprattutto se non
si considerino come estremi universali, devono ammettersi i due valori estremi
e
(almeno nella possibilità e prescindendo qui da ogni ipotesi di probabilità).
; il valore che non esiste in o in (non è sostantivato), ed esiste nel suo corrispondente in o
in , vale a dire l’eventuale non considerazione (sostantivazione) di quel valore in o in , si assume come esistente (è sostantivato) e assume anch’esso valore così come descritto nel §9.
Non la realtà ma l’effetto è lo stesso della contrarietà massima perché l’azione-agire non viene sostenuta in nessun senso verso quella direzione-proposta. Quindi l’agire può essere solitario e individuale senza alcun intervento della società (nel senso della x), ovvero solitario e sociale senza alcuna
partecipazione dell’individuo (nel senso della t) anche solo in termini di efficienza. Questo non implica che il valore non considerato in prima istanza sia poi accolto da Ego o da Alter in seconda, tale
che dopo la sostantivazione questo assume aggettivazione all’ulteriore rilevazione.
; il valore che non esiste (non è sostantivato) in entrambe le valorizzazioni di e di , ovviamente è privo di considerazione e di valorizzazione (aggettivazione). Vale a dire che sono presi in
considerazione esclusivamente quei valori che siano sostantivati dall’individuo e/o dal raggruppamento cui egli appartiene. E questo vale quindi anche come monito per l’osservatore esterno come
portatore di valori.
Con tutto ciò fin qui detto, la funzione del valore y si presenta nella semplice
, sotto la
condizione che
e
, in cui x e t sono indipendenti tra loro e si coniugano nel
risultato che così è dipendente da entrambe.71
Non c’è predominanza ex ante dell’uno o dell’altro, ma esisterà solo la loro combinazione ( ), qui
restituita con il prodotto, quale manifestazione dell’influenza reciproca tra valori oggettivi e sociali
(cioè di ogni e qualsiasi raggruppamento considerato) e valori soggettivi individuali. Quindi una fusione tra l’uomo individualista, utilitarista e marginalista con l’uomo dei ruoli sociali.
Il valore
diviene quindi possibile solo nel massimo della valorizzazione in cui la società, ovvero il raggruppamento, e l’individuo abbiamo per entrambi
. Detto altrimenti, se tutti in
70
Si riesce più facilmente a immaginare un massimo disvalore che tuttavia non implica per tutti i soggetti la possibilità
di azione che contravvenga alla legge (a qualsiasi livello gerarchico della legge stessa) per poi subire una sanzione non
certa. Evidentemente qui si intendono non condivisi nella fattualità gli stessi principi ispiratori della legge, tale per cui,
p. es., non è assolutamente vero che tutti gli individui trovano giusto pagare le imposte, come pure non è assolutamente
vero che tutti gli individui rispettino la diversità, come neppure è vero che tutti rispettino la vita umana. Il benessere,
l’incolumità e la salvaguardia di un qualsiasi concorrente, competitore, avversario o nemico non rientrano nel concetto
di conflitto, almeno fino alla sconfitta del concorrente e solo in alcuni casi fino al totale e completo annichilimento di
questi (rivalutazione). Nella distanza tra Atti e Fatti la realtà fattuale mostra una grande diversità tra dichiarato e agito.
71
La prima idea è in S. Delli Poggi, Marx dentro Marx, Kappa, Roma, 2007, p. 231.
21
un gruppo considerano un ente di valore massimo
, allora anche il gruppo retroagirà su ognuno
con valore massimo
e l’agire verso quell’ente sarà massimo per ogni individuo e per il gruppo.
Specificazioni sul livello attuale dello stato di sviluppo della congettura.
; la funzione ha un massimo
e un minimo
. Entro questi punti ci sono i punti in cui la
tendenza a compiere l’azione sarà massima e i punti in cui la tendenza a compiere l’azione sarà minima. Tanto più l’intensità di y è alta (tende a ), quanto più l’ente-oggetto assume valore per il
soggetto. Tanto più il valore dell’ente-oggetto è alto quanto più il soggetto tende a compiere
l’azione-agire e viceversa. Il processo, quindi, ha un duplice passaggio, nel senso che la dinamica
dominante della Prima congettura spiega in prima istanza il valore di un ente, e solo in seconda la
possibilità dell’effettuazione dell’agire, quindi l’intensità e la direzione dell’esecuzione.
La razionalizzazione del comportamento economico-conveniente non vuol dire che se il valore oggettivo (x) è forte in senso di riduzione (tendente allo zero) l’azione-agire non si compirà mai, ma
solo che quella azione-agire produrrà o potrà produrre un maggiore prezzo tipicamente sociologico
che l’individuo dovrà considerare e pagare nel suo bilancio, cioè nel suo processo di valorizzazione
del valore y. Detto altrimenti: 1) l’azione deviante è pagata ad alto prezzo sociologico e 2) anche se
questo fosse deprezzato da Ego ciò non significa che sia ugualmente alto nella comunità di Alter.72
Prescindendo da quale sia il raggruppamento di riferimento, l’azione deviante dovrebbe restituire
sempre
(cosa che evidentemente non avviene nella realtà).
Altresì per quel prezzo Ego deve attingere a maggiori risorse per il compimento e la riuscita di una
qualsiasi azione-gire. In questo senso il valore x di Alter è RISORSE esso stesso.73
(per la
); il valore totalmente assente (non esistenza) in un qualsiasi tipo di schema, individuale o sociale (t o x), ovvero quello neo sostantivato e quindi assunto con valore zero, dà minore
intensità (nel senso dato al
) ma non cambia valore al valore dello schema opposto (x o t), ciò a
dire che lascia la direzione. Ovviamente la tendenza si capovolge (aumento di consenso) nel caso
della riconsiderazione con alto valore aggettivato. Vale a dire che quando si tratti di agire sociale
proposto su enti-valori assenti (p.es. non considerati in ), quanto è più alto il consenso oggettivo
e assente il corrispondente soggettivo tanto più il valore (alla nuova valorizzazione) potrebbe
essere efficace. Così un Ego che non abbia un valore sostantivamente corrispondente al valore
potrebbe tendere anche a conformarsi a quel valore assumendolo come e in condizione di azioneagire sociale si suppone che agirà verso e per . La conformità non è il caso dell’esempio dato prima dell’individuo che faccia esplodere un ordigno al centro di una piazza avendo un altissimo valore di
ed essendo escluso dalla co-azione con raggruppamenti significativi. D’altra parte, restando ancora negli esempi della violenza individuale, non occorre una ricerca speciale per dimostrare come, di là da mistificazioni o ideologie sociologicamente intese, anche solo le nostre società
più moderne, mediante molti dei modelli che propone, siano tutt’altro che promotrici di non violenza o pacifismo. La stessa competizione (economica, commerciale, salariale, politica come anche
quella sportiva, pubblicitaria ecc.) in cui sono immerse le società civilizzate e del benessere è ben
lontana dal valorizzare effettivamente ed efficacemente quei valori etici. Detto altrimenti, i valori di
tale tipo hanno scarso valore, cioè hanno intensità e direzione bassissimi che ne spiegano il fallimento come azione-agire sociale. Lo stesso, quindi, se si considera viceversa
, tale per cui si
72
Ego può dare valore zero alla pena capitale e quindi agire criminalmente senza che tale pena funga da deterrente, ma
questo non significa che sia lo stesso per la comunità che lo ha condannato e che quindi si ritenga soddisfatta dal prezzo
tipicamente sociologico fatto pagare a Ego e quindi estratto per sé dall’esecuzione.
73
Per risorse si intendono ogni e qualsiasi ente materiale e immateriale che sia in grado (in potentia) di produrre
l’energia per dare luogo a qualsiasi evento o fenomeno, compreso l’agire. Si tratta, quindi, di capacità latente o inespressa quando le risorse restino tali e non siano poste in attività (vicino alla potenza à la Weber, 1922, vol. I). Si tratta,
viceversa, di capacità manifesta o espressa quando siano poste in attività con la produzione di energia, quindi il potere,
a iniziare dal potere di pensare e potere di fare, quindi il potere di azione quando siano rivolte al progetto e il potere di
agire quando questo progetto sia implementato (cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezione IV, p. 174).
22
suppone che agirà liberamente secondo . E qui vorrei sottolineare che 1) essendo il valore x il valore oggettivo e ad alta condivisione restituito dall’insieme Alter, 2) essendo l’insieme Alter composto da ogni singolo Ego, 3) essendo quindi il valore x il frutto effettivo dei valori di ogni Ego, 4) così che il valore sociale della comunità soffre della reale e concreta, individuale e personale valorizzazione di ogni ente da parte di ogni Ego, allora 5) si spiega l’enorme distanza tra i valori sociali dichiarati e il comportamento agito. Detto altrimenti, i valori dell’agire sono individuali, personali,
specifici, particolari e interessati. Senza un interesse qualsiasi, fosse anche l’interesse personale per
l’altro, non si produce volontà agita. L’ente di valore deve essere dentro lo spazio di
.
Il valore, l’intensità e la direzione di questa volontà sono poi cose di cui si può discutere.
In questo senso si può considerare il risultato di un agire come conforme o non conforme al valore
in (conformismo e anticonformismo).
Come detto, questa specificazione sul valore totalmente assente – a eccezione della sottolineatura in
5 punti di cui appena sopra – vale esclusivamente in totale assenza (non esistenza) di valore in o
in e non esclude, anzi considera la costituzione (sostantivazione e aggettivazione) di quel valore
prima mancante e ora non più, e quindi ormai conosciuto, considerato e quindi effettivo (che ha effetto) per le successive valorizzazioni di y che potranno considerare anche il nuovo o .74
; Se ammettessimo
, cioè la non esistenza dell’intera funzione oggettiva, rimarrebbe solo
, quale unico valore dato dal processo di valorizzazione che il singolo individuo formulerebbe sulla base di ciò che sono i suoi specifici valori soggettivi su qualsiasi oggetto
intenzionato, ente o essenza materiale e immateriale. È l’individuo che non considera mai e in assoluto l’espressione del contesto sociale. In questo senso si avrebbe l’uomo completamente libero dalla influenza della società.75 I fatti sociali à la Durkheim sarebbero del tutto elisi e la società non avrebbe nessun effetto sulle scelte della persona. Nella realtà questo assoluto isolamento non sembra
possibile salvo affermare quelle che Marx chiamava le autentiche robinsonaden quando si estrae
l’uomo dal suo contesto storico, sociale e politico. Per concludere dunque l’idea di fusione tra gli
homines e l’abbandono definitivo dell’antinomìa tra azione e struttura si può ricorrere (per alcuni,
strano ma vero) all’affermazione dello stesso Durkheim quando dice che “Il potere coercitivo che
gli attribuiamo non esaurisce l’insieme del fatto sociale. Questo può presentare anche il carattere
opposto. Le istituzioni infatti si impongono a noi ma al tempo stesso noi siamo legati ad esse (…) ci
obbligano e noi le amiamo (…) ci costringono e noi troviamo il nostro tornaconto nel loro funzionamento (…). Non esiste forse pratica collettiva che non eserciti su noi questa doppia azione che
peraltro solo in apparenza è contraddittoria.”76
Formalizzando questi concetti avremmo →
, in cui ε è l’ente di valore, l’oggetto verso
cui muove l’azione-agire del soggetto (SOCIUS) che vive in società con altri (SOCII).77
I valori
si rilevano tramite la metodologia del Continuum Colloquio-Maieutica.78
74
In breve sono anche quei processi che possono ricondursi all’esperienza e in generale alla conoscenza, nel senso più
ampio e comunque acquisita. È il passaggio di un nuovo valore o fattore di valore dal raggruppamento all’individuo,
ovvero dall’individuo che presenta la novità al raggruppamento che può accettarla o rifiutarla, ma comunque la dovrà
considerare da lì in avanti, e quindi, magari, valutandola con zero reale.
75
Vedi anche Della libertà. La legge della libertà impossibile (CCRC, vol. , sezione V, pp. 175-193)
76
É. Durkheim (1895), Le regole del metodo sociologico, titolo originale Les Règles de la méthode sociologique, traduzione di Michele Prospero, Editori Riuniti, Roma, 1996, p. 139.
77
Per un ulteriore discussione e sviluppo sui campi n-dimensionali del valore, sulla PCG e sulla azione-agire perfetta
e/o azione-agire imperfetta, cfr. CCRC, Poscritto del 2012, p. 33 e segg.
78
In generale è una rilevazione qualitativa
→ →
con doppio incontro e sequenza di tutti i tipi di intervista (focalizzata, direttiva, semistrutturata) entro i limiti del continuum → . Le analisi sono 1) verticale con temporizzazione
delle frequenze dei concetti sensibili e 2) longitudinale-temporale del mutamento con ridefinizione semantica e valorizzazione mediante scala tipo Osgood – cfr. CCRC, vol. , Parte II, sezioni VI e VII, e vol. , Parte III, sezione II.
23
Fig. α – La forma grafica della Prima congettura semplificata con dimensioni
dal versante x di Alter.79
vista
y max
t max
0
x max
Fig. β – La forma grafica della Prima congettura semplificata (idem) vista dall’origine.
y max
Linea mediana t = x
t max
x max
Versante t di Ego
0
Versante x di Alter
Si diano, per esempio, tre possibili casi con valori di x e di t come segue:
con
e
con
e
con
e
79
La funzione della PCG semplificata a due scalari con dimensioni
massimi opposti e simmetrici (cfr. CCRC, vol. , p. 165).
assume la forma grafica tipo «sella» con
24
In questi casi la predominanza è sul versante x di Alter, cioè della società.
Fig. γ – L’esempio
nel grafico bidimensionale
.
t
Proiezione 2-d della linea mediana
di dosso della funzione tale che
in cui
Proiezione 2-d della linea (3) di
del vettore di
sul versante (campo) di x
DIREZIONE
x
y
Pure se qui è data nella versione definitiva, ma semplificata con due scalari (al primo livello n-1 di
), lo sviluppo immediato della Prima congettura80 ipotizza spazi n-dimensionali in cui ogni valore
sia considerato nel modello dialettico (opposizione con contraddizione) A-non-A così da ammettere
la simultaneità di fattori pseudo oppositivi; vale a dire, per esempio, la dimensione Amore-nonAmore, Odio-non-Odio che ammette la compresenza simultanea di Amore e Odio, e non la dimensione fattoriale Amore-Odio o altre simili date comunemente come opposte.
Così, in questo senso, l’agire (individuale, sociale, collettivo) è il risultato di una funzione di funzioni tra variabili in un campo dialettico n-dimensionale.81
Il campo n-dimensionale è poi inserito in uno schema a più livelli di dimensioni di .
Valore
ℇ
Schema della (
)
n1
...
81
...
ni
nn
80
...
...
n2
ni
n1
nn
Cfr. sopra
.
Cfr. CCRC, Poscritto, pp. 24-32.
25
Fino a qui la proposta della Prima congettura allo stato attuale di studio e sviluppo dell’algoritmo
inteso come processo e non come numero, che tuttavia non esclude un avanzamento su terreni più
complessi per la costruzione di un modello quantitativo avanzato.
Per i possibili sviluppi applicativi si può dare l’esempio seguente.
In una organizzazione pubblica o privata che voglia progettare una qualsiasi politica (azione-agire).
- Dato un gruppo di lavoro con un obiettivo fornito (proposta di azione-agire) dalla dirigenza del gruppo stesso.
- Dato il pieno obiettivo
.
- Dato il valore sociale proposto da
.
- Verificato il reale ed effettivo valore sociale proposto da
.
- Calcolato il valore di per Ego (valore di ).
- Calcolata la posizione bidimensionale della direzione
.
- Calcolata l’intensità
.
-
Si potrebbero produrre:
1) previsione di efficacia-efficienza dell’azione-agire proposto.
2) Previsione di un’altra azione-agire in fieri in .
3) Valutazione del processo verso l’obiettivo.
Estratto da:
Dinamiche dominanti dell’agire e dell’agire sociale. Per una teoria dei valori.
del 6 novembre 2011
26