Articoli Invernale 06 12-07-2006 18:10 Pagina 22 AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Algeria Stupefacente, Testo e foto di Franco Profeta Fine dei luoghi comuni dopo un Hoggar Tassili l deserto rappresenta nell'immaginario individuale e collettivo l'idea della fantasia,dellasfida e dell'ignoto.E' il luogo della solitudine dove, a detta di Bowles, "persino la memoriascompare e non resta altro che il proprio battito nel cuore ed ii proprio stesso respiro atenere compagnia". Un infinito in cui è facile perdersi fisicamente ma anche psicologicamente, eppure mi sonoricaricato e "rigenerato" come mi è successo in pochi altri posti della terra. Un viaggio nelSahara smentisce il luogo comune che nel deserto tutto tende a divenire incolore, il paesaggioin continuo mutamento crea una continua illusione: dalla presenza del classico miraggio delladistesa d'acqua ai colori di tutte le cose, che vengono distorti e cambiati. Eppure molti sostengono che il deserto è uno dei pochi spazi geografici ove è possibilepercepire i tre colori fondamentali in tutta la loro purezza: il blu intenso del cielo, il giallo-.oro delle dune, il rosso fuoco che le rocce assumono riflettendo i raggi del sole.Uno spazioche non è solo geografico, ma che in rapporto alla storia della presenza dell'uomo siarricchisce di implicazioni culturali, sociali, storiche straordinarie. Sahara è prima di tutto un ecosistema naturale di grande varietà ed incredibile bellezza:coesistono distese sabbiose sconfinate (erg), pianori petrosi (hammada) che si estendono aperdita d'occhio, picchi montuosi aspri, modellati dal vento e dalla sabbia nel corso dimillenni, letti di fiumi abitualmente secchi che, durante le brevi ma intense piogge,diventano impetuosi fino a travolgere qualunque cosa trovino lungo il loro corso ed infineincredibili forme di vegetazione che sfidano quotidianamente la scomparsa di un sistema idrografico di superficie. Insomma, una realtà naturalecosì sovrastante ed imponente a cui l'uomo può adattarsi ma che non può plasmare. Le dune di sabbia costituiscono il simbolo che caratterizza l'ecosistema del Sahara e spesso nesono l'identificativo, questo nonostante siano solo il 10% della superficie totale.Nell'ergpossiamo cogliere appieno il trasformismo I 22 Sahara della natura:la continua azione disgregante delvento e degli altri agenti atmosferici ha sfaldato le rocce trasformandole successivamente inpietre, poi ciottoli, poi ghiaia ed infine sabbia fine che, sempre dal, vento è accumulata in forme bizzarre, in continua evoluzione, conferendogli una bellezza plastica ed una selvaggia maestosità. Il massiccio dell'Hoggar è un po' il simbolo del Sahara algerino, sicuramente più delle dune,per il suo aspetto inconfondibile: pinnacoli fungiformi si alternano a canyon e frattureprofonde, a piatti hammada che si perdono all'orizzonte, a rocce che assumono aspetto diponti, archi, finestre e ... foreste dalle mille dita di pietra. In alcuni punti la conformazione dell'Hoggar,che pure è di origine vulcanica,presentaspiccate analogie con i rilievi alpini, tanto da apparire molto più familiare. Il Tassili stupisce per la ricchezza di siti rupestri con incisioni risalenti anche a diecimilaanni fa, per le necropoli preislamiche, per la presenza di insediamenti di* grande interesseantropologico.A ciò si unisce il fascino stupefacente delle distese di* roccia e dei picchilavorati dal vento alternantesi a dune di sabbia, il susseguirsi di vulcani spenti, l'incredibilee tenace vegetazione, alberi secolari, guelte con acqua multicolore a seconda della presenza divari microrganismi. A tratti sembra di attraversare un paesaggio lunare, magico, creato dalla penna fantasiosa diuno scrittore o dalla stramba matita di un disegnatore: monoliti in cui si possono riconoscerele più svariate forme antropomorfe o zoologiche: uomini,volti, uccelli,dinosauri,dromedarlscimmie;anche lo scultore più bizzarro perderebbe un ipotetico confronto con delleinvolontarie opere d'arte così irripetibili ed originali! Ulteriori sorprese sono l'acqua e la vegetazione La prima sembrerebbe un elementoantitetico, eppure è la fonte di molti fenomeni naturali e di qualunque forma di vita cheriesce a manifestarsi in un ambiente così ostile. Nell'immaginario di chi non è stato neldeserto è collegata solo alla presenza delle oasi,invece è stupefacente come anche in unterritorio petroso quale il Tassili riesca ad infiltrarsi tra le rocce di arenaria e resisterenelle guelte ed essere quindi la fonte ed il centro attorno a cui ruota la possibilità di vita peruomini ed animali.Parimenti è incredibile come la rara acqua piovana riesca a far"risorgere" il deserto facendo nascere con straordinaria rapidità erba e vegetazione anche tra le dune sabbiose.Ed è appunto la presenza della vegetazione l'altra sorpresa inaspettata:sicuramente la valle dei cipressi, con questi ventidue "matusalernme vegetali" di. tremilaanni, incredibilmente contorti e nodosi è il ricordo più indimenticabile, ma anche i numerosialberi lungo il corso degli wadi, le acacie, gli arbusti spinosi, le chiazze di vegetazione, ifiori dai colori brillanti, smentiscono il luogo comune della sterilità vegetativa del deserto. Ed alla fine di questa cavalcata rievocativa come non ricordare i miei straordinari compagnidi, viaggio: Fabrizia, la mascotte, acquisita "genovese" sul campo, Sara la fighetta, Antonio-rnouflon, Dina-mamma d'Italia, Cora - coniglia vegetariana, Patrizia-Rossellina 'o Hara-Amunsen,Anna la cambusiera, Liboria-piè veloce, Sino duple-face: professore ebarzellettiere, Dino-Ringo Star,Marco-prezzemolo, Gabriella e Roby alias Magda &Furio, le"operose"e silenziose Marilena,Mirella e Graziella ed infine Alberto, il più grande "patacca"carpigiano.