CHAD, NEL CUORE DEL SAHARA Maurizio Levi Localizzato nella parte centrale del Sahara, il Chad è il Paese più sconosciuto e isolato del grande deserto africano. Punto di incontro tra due culture: quella africana nella parte sud con i mercati vocianti e colorati, e quella sahariana con i nomadi e i loro animali che affollano i pozzi. Geologicamente interessantissimo è caratterizzato da gruppi montagnosi come l’Ennedi, con le sue bizzarre e imponenti formazioni tassiliane di arenaria color ocra che danno vita ad un dedalo di canyon, gole e cattedrali di roccia dove, nascosti in ripari naturali, si trovano siti con stupende pitture rupestri. A Nord i laghi di Ounianga che appaiono all’improvviso inaspettati tra le dune arancioni che cadono a picco nell’acqua, circondati da rigogliosi palmeti e colline rocciose. Il viaggio sorprende anche per gli attraversamenti di vaste distese di dune che sembrano non finire mai dove si ha l’impressione di essere i primi esseri umani a passare. milioni di anni fa. Si inizia il viaggio con uno bel percorso di circa 500 km verso Est che dalla capitale N’Djamena, attraversando una regione predesertica saheliana caratterizzata da isolati baobab, villaggi e mercati, porta alla cittadina di Abechè, capoluogo della regione del Ouaddai Focus di un viaggio in Chad è la regione dell’Ennedi, un altopiano di arenarie esteso per circa 60.000 kmq (quanto la Svizzera), con un’altitudine media di 1000 m, formatosi tra i 500 e i 300 K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 125 Le gole di Archei, nel massiccio dell’Ennedi, sono un importante punto d’incontro dei nomadi Tebu che portano i cammelli all’abbeverata. nei pressi del confine con il Sudan. Poi si procede verso nord, inoltrandosi nel grande Sahara. Il paesaggio diventa sempre più desertico e appaiono i primi assembramenti di uomini e animali attorno agli isolati pozzi. Dalla sabbia del grande deserto africano, tutto ad un tratto appaiono formazioni rocciose irregolari di arenaria modellate nei millenni dal vento, che ha scolpito forme di torrioni singoli e multipli simili a castelli medioevali (tipiche dei plateau tassilini), intervallate da canyons e gole. Sicuramente la più nota per la sua bellezza è la gola di Archei, dove spettacolari pareti di arenaria rossa delimitano delle “guelte”, bacini d’acqua permanenti. Qui, ogni giorno, nel silenzio assordante del deserto, carovane di cammelli si addentrano per l’abbeverata. Uno scenario “preistorico” che si ripete immutato da centinaia d’anni. Dopo altri 100 km verso nord si raggiunge Fada, una piccola oasi con 5000 abitanti. Una caratteristica oasi sahariana dove il piccolo villaggio e il povero mercato, costituiti da case d’argilla riunite attorno al vecchio forte coloniale, furono occupati per sette anni dall’esercito libico (dal 1980 al 1987) durante l’invasione del Chad settentrionale. L’intervento militare della K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 127 Francia risultò determinante e l’esercito libico, nella ritirata, abbandonò il valore di circa un miliardo di dollari in attrezzature militari, lasciando fra le dune del deserto lamiere contorte e carbonizzate di carri armati e veicoli lanciamissili, granate di artiglieria, elmetti dei soldati, tettucci di auto e camion, mentre migliaia e migliaia di bossoli di mitragliatori sbucano ancora adesso fra le sabbie. Di questa sanguinosa guerra rimasero anche 70.000 mine antiuomo (soprattutto lungo le piste che collegano Fada con le oasi di Ounianga), ora completamente bonificate, rendendo così inaccessibile per decenni agli stranieri questa remota zona del Sahara. Da Fada si inizia la traversata della Depressione del Murdi, un’area totalmente disabitata caratterizzata da grandi cordoni dunari. Il percorso in auto è impegnativo per i frequenti insabbiamenti; si segue la traccia dell’antica pista carovaniera che collegava le saline delle regioni di Ounianga e Teguedei ai villaggi ciadiani del Sud. Qui, in una delle regioni più isolate del Sahara, nell’enorme vastità dello spazio e nel silenzio più assoluto, è facile incontrare giacimenti neolitici e paleolitici con resti di vasellame di ceramica e altri manufatti preistorici. K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 129 130 | K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 I laghi Ounianga sono una vera “curiosità geologica” in pieno Sahara, circondati da dune e falesie rocciose si trovano una quindicina di bacini d’acqua dei quali alcuni veramente estesi. Questi luoghi così inospitali furono abitati dall’uomo preistorico, come testimoniano i numerosi ripari incisi con pitture rupestri di raffinata qualità risalenti ad oltre 5000 anni fa e raffiguranti animali e scene di vita perdute. Nella parte sahariana del Chad oggi vivono diverse etnie (tebou, in lingua kanouri “gli uomini che vivono sulla montagna”, a nord; kanembou, daza, kanouri, kereda, boulala, fulbe, hausa, hadjerai, kotoko, baguirmi e arabi al centro; moundang, moussei a sud) che parlano diverse lingue e professano tre confessioni principali, sullo sfondo di una storia, ricca e complessa, che affonda le radici nell’antichità. Bisogna essere esperti come gli autisti tebou per guidare nel deserto del Chad. Non ci si orienta con la cartina, ma con l’istinto e l’esperienza, “leggendo la sabbia” per individuare i passaggi migliori, fra dune, rocce, sassi e imprevisti. Bisogna riconoscere i colori e le ondulazioni della sabbia per scegliere, di volta in volta, i passaggi più sicuri ed evitare faticosi insabbiamenti o pendenze laterali improvvise; se necessario anche con una ricognizione a piedi. Naturalmente le vetture, Toyota Land Cruiser, le migliori auto 4x4 per queste spedizioni sahariane, devono essere perfettamente equipaggiate con piastre da sabbia, cavi di traino, taniche per carburante extra, compressore per pneumatici, almeno 2 pneumatici di scorta, casse in alluminio per immagazzinare cibo e attrezzatu- re, un GPS, un telefono satellitare tipo Thuraya per emergenza. Quasi tutto il percorso si svolge su piste per la maggior parte sabbiose, ma anche K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 133 Il pozzo di Toukou, tra le montagne dell’Ennedi, è frequentato tutto i giorni da migliaia di animali che i nomadi portano all’abbeverata. Tutta l’acqua è estratta a mano dal pozzo profondo oltre 10 metri. lunghi tratti fuoripista attraversando un deserto di dune e pianure di sabbia; è quindi necessario ridurre la pressione delle gomme per “galleggiare” sulla sabbia e procedere più speditamente. Un viaggio nel nord del Chad è una vera e propria spedizione sahariana dove bisogna prevedere tutto il possibile con anticipo, ma non si devono mai escludere gli imprevisti: non esistono, ad esempio, stazioni di servizio, ma in alcune oasi i commercianti locali possiedono un piccolo magazzino di barili di carburante. Ovviamente non si può mai sapere se sono forniti o no e quindi può capitare che non ci sia disponibilità. In caso di difficoltà di approvvigionamento si può contrattare con i camionisti locali che accettano di vendere qualche decina di litri succhiandolo dai loro enormi serbatoi, ad un prezzo decisamente più alto, ma arrotondano così il loro stipendio. Si dorme in tende ad igloo, augurandosi che non ci sia troppo vento, situazione alquanto frequente nella tarda primavera e in estate quando è sconsigliabile il viaggio per le altissime temperature che possono superare i 50°C. Ogni notte in un luogo diverso, ma sempre sotto un soffitto di stelle, fari nitidi nel cielo, mai inquinato. Ma il vero viaggio è l’attraversamento, solitario e intrepido, del grande deserto africano, una sconfinata distesa di sabbia che ricopre il mare perduto. Ogni oasi è una scoperta, Kalait, Fada, Ounianga Kebir e Faya sono le più significative. Circa 600 km separano l’una dall’altra come isole in un mare di sabbia. Faya, una delle oasi più grandi del mondo, è la capitale amministrativa del nord, localizzata a circa 1000 km a nord di N’Djamena, K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 135 con un’economia sorprendentemente basata, nel cuore del Sahara, sull’agricoltura con le coltivazioni di grano, datteri e fichi grazie a un enorme bacino di acqua sotterranea. Il Lago Chad, situato tra Ciad e Camerun, è una fonte d’acqua dolce perenne, anche se durante i più gravi periodi di siccità (come quello del 1984) era attraversabile a piedi. L’attuale superficie è ora il 10% di quanto fosse in tempi antichi, oscilla fra 10.000, 17.000 km² con massima profondità di 7 m. Ma le sensazioni e i luoghi visitati ripagano di qualche esigua scomodità. L’Ennedi, la regione più interessante, è abitata da nomadi. Nella sabbia si seguono numerosissime impronte che provengono da tutte le direzioni per dirigersi verso i pozzi, punti di incontro dei gruppi nomadi che portano gli animali tutti i giorni all’abbeverata. I nomadi Tebu o Toubou, gli uomini (Bou) che vivono sulle montagne (Tou), parlano solo dialetti locali e sono sempre un po’ sospettosi nei confronti degli stranieri. Uomini magri dalle membra lunghe e sottili, dai capelli neri ma non crespi. Il naso è fine, dritto e aquilino, gli occhi vivi e sempre penetranti, in continuo movimento. Hanno un fisico molto adattato all’ambiente sahariano e una resistenza alla fame, alla sete e alla fatica fuori del comune. Solo uno di loro è in grado di rintracciare, arrampicandosi tra le rocce, le grotte naturali dove si trovano splendide pitture rupestri preistoriche non segnate su alcuna cartina. Un’arte rupestre sviluppatasi tra le antiche popolazioni del Sahara, con stili K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 137 unici e sorprendentemente raffinati che abbiamo la fortuna di poter ammirare, grazie al perfetto stato di conservazione dovuto al clima secco e all’assenza di piogge. Si riprende il viaggio fra le dune solitarie, nessun rumore, ciascuno rimane solo con la parte più intima di se stesso. Il silenzio delle dune nasconde storie di uomini, mai tornati, alla ricerca di un passaggio o di un’oasi. Il viaggio prosegue verso nord. Inaspettati, tra le dune arancioni, appaiono improvvisi i Laghi Ounianga, avvolti da rigogliosi palmeti e colline rocciose, che si sviluppano a sud di una falesia di roccia calcarea, dai colori che vanno dal bianco al rosa al viola in contrasto con la sabbia gialla, le palme e il blu dell’acqua. Un luogo unico, e tra i più belli del Sahara, entrato nel 2012 a far parte del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Da questa zona, non lontana dal confine con la Libia, sono necessari 3-4 giorni per ritornare nella capitale. Si attraversano le dolci dune ondulate dell’Erg Djourab, dove sono stati trovati i resti di un ominide vecchio di 6-7 milioni di anni, il primo rinvenuto in Africa centrale. È una zona quasi priva di insediamenti se non le K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 | 139 140 | K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6 Tra le popolazioni dell’Africa del Nord i Tebu sono famosi per la loro resistenza fisica alle privazioni. Vivere in un ambiente così ostile come è il deserto del Sahara porta ad un adattamento fisico e mentale e ad uno stile di vita essenziale. Si dice che un Tebu può viaggiare per tre giorni con un solo dattero: il primo giorno mangia la buccia, il secondo la polpa e il terzo giorno succhia il nocciolo. poche tende dei nomadi arabi che vivono di pastorizia. Ogni clan, microcosmo apparentemente autosufficiente, ha l’accesso a pozzi e pascoli ben definiti. Si segue l’antico letto del fiume Bahr El Ghazal, in tempi preistorici un affluente del lago Chad e si ritorna nella Capitale. Maurizio Levi www.viaggilevi.com 142 | K A R P Ò S T R A V E L 1 - 2 0 1 6