Algeria.Admer Tadrart - Viaggi Avventure nel Mondo

Algeria
Admer Tadrart
Testo e foto
di Livio Liverani
Tra le magnifiche dune dell’Admer,
come in uno scenario di un film
I
l Sud dell'Algeria e' un mondo a parte, dominato dalla solitudine, dalla libetà e dalla
gioia divina, da non confondere con le rispettive piaghe della nostra società contemporanea,dove contrariamente la libertà viene pagata con la solitudine.Tra gli erg e nelle oasi l'integralismo non esiste. I Tuareg, i berberi, nomadi ormai
quasi dei tutto sedentarizzati, sono musulmani senza isterismi; questa gente, rude da secoli, è anche solidale grazie
a un carattere foggiatodall'asprezza dell'ambiente.
La discesa sull'aeroporto di Djanet, quasi due migliaia di
chilometri a sud di Algeri, in pieno Sahara, il deserto dei
deserti,sembra quasi un videogame,una realtà virtuale che
diventa concreta quando si apre il portellone dell'aereo:
rimaniamo storditi dai soffio torrido del deserto e accecati dalla luminosità gialla delle dune circostanti.
Djanet, denominata "la perla del Tassili", e' l'unica oasi della zona.Occupa il fondo dell'Oued Edjeriu,verdeggiante di
quasi ventimila palme da dattero, orti e frutteti. Il vecchio
FortChariet della Legione Straniera, un mozzicone di rudere sulla collina pietrosa,e fino a pochi anni fa sede di una
piccola guarnigione dell'esercito algerino,è attualmente un
ammasso di calcinacci e di pietraie dove la gente del luogo tenta di costruire fantomatiche abitazioni.
Può sembrare strano, ma fino a non molto tempo fa fiumi, boschi e una fauna abbondante coprivano ciò che oggi è assolutamente arido e desolato. Questo è uno dei
pochi casi in cui l'uomo non fu mai responsabile del processo; anzi, ci ha lasciato testimonianze di questo curioso passato.
Appena fuori Djanet, un magnifico bassorilievo di grandi
dimensioni su uno dei faraglioni di Tegharghart,piantati tra
le sabbie roventi dell'Erg Admer, rappresenta buoi nell'inutile ricerca dell'acqua: è la rinomata "vache qui pleure".
Secondo la leggenda, le. mucche piangono per la mancanza di acqua. E' forse il più sofisticato esempio dell'arte rupestre,diffusa in migliaia di esemplari fra il Tassili,il Tadrart
e l'Hoggar. Le rocce di arenaria del Tassili N'Ajjer e del Tadrart nascondono sotto la spettacolarità delle loro forme
capricciose uno dei più imponenti musei di arte rupestre
della Terra. Già oltre cinque millenni or sono l'uomo era
non solo cacciatore, ma addirittura pescatore.
Equipaggiati meticolosamente con trecento litri di acqua,
più di cinquecento di benzina, e viveri in abbondanza, le
nostre due Toyota Land Cruiser intraprendono la via delle sabbie dall'Oued Amais in direzione sud-est, percorrendo la regione del Tassili N'Ajjer, più o meno all'altezza
del Tropico del Cancro, nel cuore nudo e crudo dell'Africa, dove la varietà geologica e i caldi colori sahariani sono
di per se' un'opera d'arte. Inoltrarsi in queste regioni, fra
le quinte di roccia,le sabbie,i canyon,costituisce una esemplare lezione di storia della Terra.
Il Tassili è un parco nazionale di ottantamila chilometri
quadrati creato nel 1982.A fine marzo, di giorno la temperatura è di circa trenta gradi, mentre di notte scende a
dieci,secondo le zone.Sulla sabbia,che si raffredda più rapidamente, fa più fresco, mentre nei canyon fa più caldo,
in quanto le rocce trattengono maggiormente il calore. In
questo periodo è possibile dormire senza tenda guardandola costellazione di Orione, sacra alle genti Tuareg, in
Nell’altra Algeria
predominano le
dune della pace,
luoghi senza
tempo e dalla
gioia divina
quanto da sempre sicura guida per le infinite carovane.
Dopo alcune ore entriamo nell'Oued In Djeran, il letto di
un ennesimo fiume fantasma.Tutta la zona, infatti, e' orograficamente segnata da solchi tortuosi di antichi corsi d'acqua, che ricordano le ciclopiche alluvioni dell'era neozoica, e rendono difficoltoso il transito delle nostre vetture.
Un viaggio di circa ottocento chilometri fra il Tadrart e il
Tenere' algerino,una discesa impervia dove la forza del sole rende la sopravvivenza una sfida quotidiana, richiedepreparativi adeguati e specifici, nonche' una perfetta conoscenza delle piste.Il gruppo deve essere compatto,umile e solidale.Eccetto che per bere,l'acqua deve essere usata con la massima parsimonia. In queste estensioni sahariane, l'igiene personale non e' importante quanto la, sopravvivenza.Ci vogliono almeno due fuoristrada e una guida Tuareg, perché è facile perdersi in questo labirinto di
piste.Le poche mappe esistenti non sono abbastanza precise e il dedalo dei canyon del Tadrart, di Alidemma, dei
monti Gautiers, nonche' la piatta e infinita distesa del deserto del Tenere',possono trasformarsi in una insidia mortale.Può anche succedere che nel giro di pochi minuti una
giornata limpida possa trasformarsi in una notte tormentata, cancellando qualsiasi traccia lasciata dalle vetture. E'
il noto fenomeno delle tempeste di sabbia che si formano nel sud sahariano, quando in esso penetra una massa
di aria equatoriale fredda e umida proveniente dalle zone
di bassa pressione dell'Africa Occidentale.Da anni i pochi
pozzi esistenti sono secchi.Ve n'e' uno solo:il guelta (pozzo) di Budhjene, ma con acqua piovana melmosa. E' situato in un posto irreale, un piccolissimo anfiteatro conpa-
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Algeria
reti a strapiombo.In caso di temporale,molto raro in queste zone, il circo del guelta, quasi perfettamente rotondo,
si riempie d'acqua con una piccola cascata;ma bastano due
giorni perché l'acqua sparisca e rimanga solo una pozzanghera maleodorante e calda cheserve solo a dissetare i
cammelli. In queste zone si possono inoltre notare numerosi tentatividi escavazioni, che non superano la profondità di trenta metri per mancanza di attrezzature, nell'inutile ricerca di falde acquifere.
La pista che percorriamo costeggia le falesie del Tassili,
portando a Ghat, prima oasi del Fezzan libico, perdendo
lentamente quota dai mille metri dì Djanet agli ottocento
del canyonin cui anticamente si perdevano le acque dell'oued.
Entrati nei canyon del Tadrart, puntiamo verso le lontane
e spettacolari dune a stella di Moul N'Aga (le mammelle
di cammella) e di Tin Merzouga, dove quasi sempre soffia
un vento leggero. Qui il Sahara è sorprendente: attorno, il
vuoto è completo sulle grandi dune che salgono dorate
fino al cielo, a volte mai calpestate da piede umano.Al loro interno timidi steli d'erba creano con il vento giochi di
linee sul terreno.Percorriamo quindi l'oued Tin Tehak,una
galleria d'arte nascosta fra le caverne di roccia pura. Questo tratto è ovunque contraddistinto da brevi superfici
rocciose, dove, di preferenza al riparo di piccole caverne,
graffiti e pitture ottenute con ocra gialla e rossa e caolino bianco testimoniano che un tempo qui c'erano vaste
foreste popolate da animali come leoni, giraffe, elefanti,
bovini, rinoceronti e perfino leopardi. Esiste inoltre una
straordinaria pittura raffigurante due persone
intente a remare su di una canoa del tipo indiano.L'arte neolitica sahariana, che l'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'uma-
nità, corre pero' seri rischi di non sopravvivere a lungo. I
motivi sono molteplici:vandali e cacciatori di souvenir,come si può notare dalle lattine lasciate da coloro che credono di essere turisti archeologici;migliaia di formiche volanti del deserto che nidificano al fresco delle cavità; funghi che crescono sotto le pitture, sfaldando la pietra tenera.
Pochi sono gli animali selvatici che si intravvedono. Con
un po’ di fortuna si possono incontrare piccoli gruppi di
cammelli, di proprietà dei Tuareg che ormai li hanno sostituiti con le Land Rover, o avvistare da lontano le piccole gazzelle che non bevono mai. E' davvero raccapricciante per noi, avventurieri amanti della storia e dei popoli,
notare che le grandi carovane, capaci di percorrere anche
tremila chilometri attraverso una delle lande più aridedel
mondo, una delle consuetudini più solenni e commoventi, sono sempre più rare e dopo millenni rischiano di sparire, sostituite da nuovi e più moderni ruggiti; e pensare
che addirittura lo sterco del cammello, quando è essicato,sostituisce la legna nei falo' in mezzo alle distese di sabbia... (un verso del Corano cita: "Colui (Dio) che ha creato tutte le specie animali, ha fatto per voi della nave e del
bestiame dei veicoli, affinché vi possiate sedere sopra di
essi e da lassù ricordare la bontà del vostro Signore e annunciare: sia gloria a Colui che ha sottomesso a noi tutte
queste cose divine").
In questa parte del Sahara i giorni e le notti sono di durata uguali. Le ore migliori della giornata sono al calar del
sole, intorno alle sei della sera, quando solitamente ci accampiamo fra le dune giallo ocra. Il tramonto ha una dolcezza infinita: intontiti dalla calura del giorno, è un piacere godere il sole quando,nel giro di un quarto d'ora,scende al di la' delle dune, lasciando in cielo un crepuscolo di
colori tenui, mentre l'aria rinfresca. In questo mondo il silenzio è sovrano; ogni fruscìo è percettibile, ogni suono
viene ingigantito, e la sabbia scricchiola sotto i nostri passi.In questo scenario idilliaco viene preparata la cucina dacampo, con la partecipazione del laborioso e affiatato
gruppo: chi fa bollire l'acqua per la pasta, chi prepara ottimi sughi, chi controlla le patate fatte arrostire sotto la cenere, chi invece prepara meticolosamente sedie e tavolo
con pietre perfettamente allineate (fin troppo lusso per
noi avventurieri!). La serata viene sempre trascorsa con i
nostri amici Tuareg, che vivono un'esistenza di semplicità
elementare. Sdraiati sulla sabbia, non mancano mai di offrire il te',che,fra gesti simili a cerimonie sacre,viene dapprima degustato e approvato prima di essere servito, con
un rituale millenario: il primo bicchierino deve essere rigorosamente aspro e amaro come la morte, il secondo
dolce come la vita, il terzo e ultimo zuccherato
come l'amore.
Il celebre bassorilievo “la vache qui pleure”
Graffiti del Tadrart
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Pitture rupestri
Algeria
Ci vuole circa un'ora per bere i tre te', accuratamente distinti, mentre il tempo passa con lentezza fra chiacchiere
interminabili, tutti riuniti in cerchio attorno al fuoco sotto un cielo sempre magnificamente stellato.
Usciti dal Tadrart, il nostro viaggio continua a ritroso verso ovest,dove raggiungiamo Alidemma,un altro incredibile labirinto di valli sabbiose color ocra circondate da picchi, torri e archi di granito basaltico, fra blocchi squadrati
di rocce in disordine, forme straordinariamente bizzarre,
che sembrano talvolta campanili, talvolta falli, talvolta animali,talvolta formazioni a canne d'organo,non di rado personaggi teatrali. Sono le testimonianze di glaciazioni vecchie di decine di milioni di anni, insieme al fenomico eolico sahariano. Infatti il vento continua ancora oggi implacabile la sua azione di cesello,sgretolando le rocce in sabbia e servendosi degli stessi granelli di quarzo sottratti alle dune per smerigliare o scolpire ogni rilievo del deserto in forme fantastiche.
Proseguendo verso i monti Gautiers,
isole emergenti in un mare
di miraggi, incrociamo la principale
pista transahariana nota come "Piste Mission Berliet", che
da Djanet porta ad Agadez.Attraversiamo il piattissimo e
infinito deserto del Tenere' Nord, uno sconfinato mare di
sabbia lucida ai confini del Niger, che ci ricorda che l'Algeria è sicuramente il Paese più sahariano. Infatti l'ottantacinque per cento del suo territorio è coperto dalle aride distese del deserto. Su questo terreno, come uno scenario da film, ci spostiamo rapidissimi a bordo delleToyota, divertendoci a sorpassarcì a vicenda, mentre i nostri
fuoristrada creano un fantastico turbinìo di sabbia polverosa, con effetti da raid estremo, nei quali, come in un miraggio, talvolta una vettura scompare fra le nubi di polvere mentre l'altra, simile a una sagoma disegnata dai forti
raggi del sole, spunta all'improvviso come emergendo da
un lago fantasma all'orizzonte.
Magnifico esemplare di cammella bianca
Il gruppo Liverani si dirige verso Tadrart
E' stato un viaggio fin troppo breve per un gruppo così'
affiatato, che iniziava a divertirsi: Paola e Giovanni, ottimi
cuochi con i loro sughi eccezionali a base di bresaola e
spek tagliati a dadini insieme alle cipolle; Andrea e Gabriele, architetti d'ambiente per l'ottima predisposizione
di tavolo e sedie...in pietra e sabbia;Guido,il tuttofare,tra
mangiate di carote e formaggini (ma sempre con il pentolino personale da te'); Fabiano, che con la sua pipa ispirava sempre serenità e gaiezza;Rosario (la nostra luce,per
via delle sue lanterne...paraboliche),grande esempio di ingegneristica per l'invenzione dl un tipo di lavaggio stoviglie atto al massimo risparmio di acqua, nonché improvvisato safarista raid (ma la prossima volta,quando devi uscire dalle sabbie, ricordati di inserire l' “L2”).
Alla prossima, In-Shallah!
Le stupende dune a stella
di Tin Merzouga
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