Namibia - Il Sole e la Duna
di Luigi Bignami - da Meridiani 2008
Modellate dal vento, le dune del Namib,
considerato il deserto più antico della terra,
prendono forme diverse: longitudinali,
trasversali, a parabola, a stella. La sabbia
racconta di un mondo in continuo movimento
che, in alcuni casi, fa sentire perfino la sua
“voce”.
Non ci si rende conto di essere in una delle
regioni più aruide ed estreme della Terra.
La lunga striscia d'asfalto che si contende lo
spazio con la sabbia porta a Sossusvlei,
un'oasi nel cuore del deserto del Namib.
La strada percorre la valle in cui il torrente
Tsauchab nasce e scompare tra l'argilla
bianca durante brevi periodi dell'anno.
La capitale, Windhoek, dista trecento
chilometri, l'Oceano Atlantico sessantacinque.
È qui che si ergono le dune più elevate del
mondo, che arrivano a oltre 300 metri.
Ma l'altezza non è le vera, o meglio non è
l'unica attrazione: ci sono anche le forme i
colori che mutano nell'arco di un giorno - dal
rosso dell'alba e del tramonto, passando per
le diverse sfumature dell’arancio e del
marrone e durante le stagioni.
Lungo la costa sud di calvi Bay dominano
quelle trasversali, disposte
perpendicolarmente al vento. Nella zona di
Homeb, nel Namib Desert Park, si stendono i
cordoni di lunghe dune longitudinali (o seif=
parallele alla direzione del vento.
Esistono anche dune a stella, chiamate così
perché hanno crinali multipli e si formano là
dove i venti soffiano da tutte le direzioni.
Le bellissime e piccole barcane, che hanno
forma di una mezzaluna con il lato concavo
sottovento (idue bracci sono allungati nel
verso della corrente), si trovano per lo più
nell’area meridionale di Luderitz (stanno
sommergendo la città fantasma di
Kolmanskop) e lungo la Skeleton Coast, dove
sono state soprannominate “dune ruggenti” a
causa del suono provocato dall’aria espulsa
dagli interstizi presenti nei granelli di sabbia.
Sossusvlei, da cui siamo partiti, è solo un
punto nell’immenso Namib, che in lingua
nama significa “vasto spazio aperto”.
Un mondo silenzioso, desolato, che esiste
almeno da 55 milioni di anni ed è considerato
il più antico deserto del pianeta.
Qua e la le cicatrici di laghi effimeri segnano
il territorio. Secchi per la maggior parte
dell’anno, tornano a vivere in quei pochi
giorni in cui i corsi d’acqua inondano la
distesa di sabbia e di argilla.
Ma il sole scalda anche d’inverno, l’acqua
evapora in fretta e il fango si secca e si
spacca. E’ così che si formano i magnifici
“mosaici” che coprono ampie distese.
L’eco regione, che comprende la fascia
costiera, larga dagli 80 ai 200 Km, che va dal
fiume Uniab fino alla città di Luderita, è divisa
in due aree dal corso del Kuiseb: il Namib
Centrale, che a nord si fonde con l’ecoregione
del deserto di Kaokoved (o Namib
Settentrionale), e il Namib Meridionale, che
“prosegue” nel Succukent Karoo fino in
Sudafrica.
C’è vita nelle dune: Ma ben più sorprendente
è la vita delle dune. Che si spostano e si
modificano con il vento. Caratteristica del
versante orientale dell’erg, Sossusvlei
compresa, sono le paraboliche, lunette con il
lato concavo sopravento.
E’ nel settore meridionale che si sviluppano
per centinaia di chilometri le maestose dune
che fanno da barriera all’oceano. Una distesa
solcata da fiumi in secca e interrotta da
qualche arrotondato massiccio montuoso,
resti di fenimeni geologici remoti.
Qui, dove il “nulla” sembra impenetrabile, si è
insinuata la vita, piccole creature che si sono
adattate a un ambiente infernale. Come
miraggi, grandi animali compaiono
improvvisamente dopo le rare piogge,
quando i semi germogliano in tempi
brevissimi e la gioia in prossimità dei corsi
d’acqua si trasforma in prato.