Specie aliene e turisti . A

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Specie aliene e turisti . Allarme Galapagos
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PARADISO IN TERRA *** VIAGGIO NELLE ISOLE RESE FAMOSE DAGLI STUDI DI DARWIN
Specie aliene e turisti . Allarme Galapagos
Animali a rischio, si pensa alla clonazione
Devono la loro fama alla visita dell' illustre evoluzionista inglese Charles Darwin, di cui nel 2009 ricorrerà il bicentenario della nascita. Devono la sopravvivenza
all' isolamento geografico e alle premure di generazioni di naturalisti. Ma le relazioni ecologiche hanno risvolti imprevedibili, così oggi le isole Galápagos,
santuario della biodiversità protetto dall' Unesco, sono minacciate da nuove invasioni. Ne abbiamo parlato con il direttore della Charles Darwin Foundation, lo
zoologo inglese Graham Watkins. Finora i progetti di conservazione hanno dato buoni risultati, a cominciare dalla cattura di decine di migliaia di capre, maiali e
asini che avevano depredato l' ecosistema al punto di estinguere alcune specie di tartarughe terrestri giganti, già ridotte al lumicino dalla caccia indiscriminata
di balenieri e coloni: «La liberazione totale da queste specie invasive è prevista per il 2010». Intanto, si è concluso uno dei più spettacolari programmi di
salvataggio: nel 1963 i ricercatori avevano trovato su Española alcuni esemplari di una tartaruga gigante che si credeva estinta. Erano talmente pochi che «gli
individui sembravano incapaci di trovarsi l' un l' altro». Così «la Stazione prelevò un maschio e tre femmine dall' isola per capire se fossero in grado di
riprodursi. Ulteriori ricerche permisero di aggiungere un maschio e nove femmine ancora, mentre lo zoo di San Diego nel 1977 restituì un altro maschio,
Diego». I 15 superstiti ce l' hanno fatta: oggi «Diego è il padre del 60% dei più di 1400 individui rimpatriati. Dal 1990 queste tartarughe hanno ricominciato a
riprodursi, ristabilendo così la specie». Non è tempo però di festeggiare, poiché nei mesi scorsi i ricercatori hanno scoperto che nuove emergenze provengono da
insetti che usano il turismo e il commercio come mezzi di trasporto. Watkins non nasconde la preoccupazione: «Le specie invasive rimangono la principale
minaccia per le isole. Al momento sono a rischio, o stanno per diventarlo, il fringuello delle mangrovie, l' uccello mimo di Floreana e il pinguino delle
Galápagos». Due specie di formiche di fuoco tropicali sono approdate decenni fa, nascoste nel terriccio dei vasi, e continuano la loro opera di predazione
inarrestabile. Una mosca parassitica sta invadendo i nidi degli uccelli con le sue larve, «che si nutrono del sangue dei pulcini, infettandoli e portandoli alla morte
nel 76% dei casi». Quest' anno è arrivata purtroppo anche la mosca mediterranea della frutta: «una delle specie più distruttive del mondo, in grado di colpire
più di 400 varietà di piante». Nel frattempo, dai cargo di banane sono scese due specie, aggressivi e voraci, di vespe sociali. In alcuni casi per fermare l'
invasione occorre chiamare un predatore esterno che la bilanci. E' un metodo rischioso, per i possibili effetti a catena incontrollabili, ma a volte funziona. La
cocciniglia cotonosa solcata, un insetto di origine australiana, si nutre della linfa di più di 200 specie di piante e le infetta. E' controllata dalla coccinella rivale
Rodolia cardinalis, altra specie immigrata, in questo caso ben accolta per i suoi meriti sul campo. Gli evoluzionisti sanno che fra estinzione e conservazione vige
una triste asimmetria: basta un attimo per la prima, mentre la seconda richiede decenni di sforzi. A maggior ragione, se alle invasioni biologiche aggiungiamo
quelle «culturali». Il bisogno crescente della popolazione locale di raggiungere il benessere poco si armonizza con la conservazione, oggi però «la raccolta
eccessiva di cetrioli di mare e di aragoste ha ridotto l' interesse commerciale della pesca. Il declino economico ha così portato a una riduzione dei conflitti con i
pescatori». Si sono così spalancate le porte all' ultima generazione di invasori, in maglietta e calzoncini: «Il turismo cresce a un ritmo del 14% all' anno. Il
numero di visitatori annuali è passato da 40.000 nel 1990 a più di 145.000 nel 2006, divenendo di gran lunga il principale motore economico dell' arcipelago».
E' un' esplosione che comincia ad essere difficilmente regolabile e il cui indotto produce nuove costruzioni e strade, più imbarcazioni in mare, aumento delle
maestranze locali: «Dal 1990 a oggi la popolazione è raddoppiata, da 60mila a più di 120mila persone». La crescita incontrollata di un turismo non più elitario
genera dunque inquinamento, pressioni sugli animali e maggiori occasioni di contaminazione dall' esterno attraverso navi e aerei. La sfida, conclude Watkins,
starà tutta nelle capacità dei governi locali di guardare con lungimiranza al di là dei vantaggi di una crescita sregolata di breve periodo. Se l' habitat verrà
degradato, perderemo per sempre le specie che ci hanno insegnato a capire l' evoluzione, ma ne risentirà prima o poi il turismo stesso. Le Galápagos sono
dunque un laboratorio di sostenibilità a rischio e «un microcosmo dei cambiamenti sociali, economici ed ecologici che stanno avvenendo nel mondo intero». I
turisti si affezionano a George il Solitario, l' ultimo, ultracentenario rappresentante della discendenza delle tartarughe dell' isola Pinta. Sarà difficile ripetere il
miracolo di Española, ma George è riuscito nelle settimane scorse a fecondare una delle due femmine dell' isola di Isabela, le più simili a lui, con le quali convive
nella Darwin Research Station. Di fronte al suo recinto un pannello informa che, in caso di fallimento nella riproduzione naturale, si proverà addirittura con la
clonazione. Ma il direttore per il momento non si sbilancia: «La Fondazione non ha un programma in tal senso». Avrebbe potuto essere un bel regalo per il
duecentesimo compleanno di Charles Darwin.
Pievani Telmo
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(18 ottobre 2008) - Corriere della Sera
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