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Con l’invito ufficiale rivolto dal presidente cinese Hu Jintao al capo di Stato sudafricano Jacob
tratezza nelle tecnologie e nell’innovazione, collocandoli così ancora tra quelli in via di sviluppo. Nonostante
ciò, aumenta la loro sfera di influenza e in questa ottica
può essere interpretato l’invito ufficiale rivolto dal presidente cinese Hu Jintao al capo di Stato sudafricano Jacob Zuma a partecipare al terzo summit in programma
ad aprile a Pechino. Una scelta che ufficialmente ha lo
scopo di promuovere lo sviluppo e la cooperazione tra i
Zuma di partecipare al terzo summit che si svolgerà in aprile a Pechino, i Bric diventano cinque.
A FRONTE
Con il Sudafrica
i Bric diventano Brics
.
I leader dei Bric: il presidente russo Dmitri Medvedev
La scelta cinese ha ufficialmente lo scopo di promuovere lo sviluppo e la cooperazione tra i
con il suo omologo brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva,
il cinese Hu Jintao e il primo ministro indiano Manmohan Singh
Paesi emergenti, ma potrebbe nascondere il
desiderio della Cina di attuare nuove strategie
politiche per assumere un ruolo sempre più
importante nel panorama internazionale.
A discapito degli Stati Uniti, innanzitutto.
A
durante una conferenza stampa a Brasilia lo scorso aprile.
SOTTO
Myeong, l’affollato quartiere dello shopping a Seul.
Bric diventano quindi Brics, con l’inclusione del
Sudafrica, principale economia del Continente
nero e per questo capace di influenzare la crescita economica e gli investimenti in Africa. Il Paese aveva
già chiesto nel 2009 di poter essere accolto come membro del gruppo, ma la scelta di Pechino di ufficializzare
il suo ingresso ha provocato il sospetto che, oltre a considerare opportunità economiche, la Cina voglia impostare una strategia politica. Sebbene sia il Paese più sviluppato tra quelli africani, il Sudafrica non può competere con i parametri economici degli altri quattro membri. Comprende una popolazione di soli 49 milioni di
I
Getty Images / S. Mordovets
di Maria Elena Viggiano
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ll’inizio era soltanto un acronimo per esprimere
un concetto, poi è diventata una realtà che sconvolge gli equilibri economici mondiali e fa paura.
I Bric rappresentano la coalizione di Brasile, Russia, India e Cina, Paesi considerati le maggiori economie emergenti, che assumono sempre più peso nella politica internazionale, elaborano nuovi modelli di riferimento e
dominano i cambiamenti globali. Pur essendo forti e determinati sulla scena internazionale, questi Paesi hanno
diversi problemi di politica interna che includono i bassi consumi, l’enorme disparità tra ricchi e poveri, l’arre-
Paesi emergenti, ma potrebbe nascondere il desiderio
della Cina di attuare strategie politiche per assumere un
ruolo sempre più predominante nel panorama internazionale a discapito degli Stati Uniti.
Bloomberg via Getty Images / S.J. Cho
CINA . 4
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materie prime come petrolio, giacimenti minerari, legname, rame e oro, oltre al fatto che in futuro i prodotti agricoli africani potranno essere utilizzati per nutrire un miliardo e trecento milioni di cinesi. Intanto la diaspora cinese, con la costruzione di strade e ferrovie, dighe e alloggi, acquedotti e reti elettriche, ha favorito lo sviluppo
dell’Africa, supportato dagli incentivi del governo che,
rispettando il principio di non interferenza, non interviene nelle questioni di politica interna. Ottimi affari
vengono condotti anche da altri membri dei Bric: per
SOTTO
Il presidente russo Dmitri Medvedev con il suo omologo brasiliano,
Luiz Inacio Lula da Silva, il cinese Hu Jintao
e il primo ministro indiano Manmohan Singh a Brasilia
nel Palazzo di Itamaraty, sede del ministero degli Esteri.
A DESTRA
Una donna cinese posa sotto la gigantografia
dello stand sudafricano all’Expo 2010 di Shanghai.
Il presidente sudafricano Jacob Zuma e la sua controparte cinese
Hu Jintao si sono incontrati a Pechino in agosto per discutere
dei rapporti commerciali tra Pechino e quella che è
la più grande economia africana. Il commercio bilaterale
Afp / Getty Images / P. Lopez
lo scorso anno ha totalizzato 16 miliardi di dollari.
Getty Images / S. Mordovets
abitanti, concentrati nelle principali città con un gap tra
metropoli e zone rurali, oltre a uno squilibrio nella distribuzione del reddito. L’aumento del Pil è pari al 3% e
il presidente Jacob Zuma sta ancora attuando riforme utili per sostenere la crescita e gli investimenti, non solo in
settori tradizionali quali l’agricoltura e l’estrazione di
materiali preziosi, ma anche nel manifatturiero o nell’ambito dei servizi. Un Paese quindi che ha un evidente potenziale, ma è lontano dalle performance dei Bric:
per questo motivo la spiegazione più plausibile è che la
Cina voglia fare del Sudafrica, già secondo partner commerciale di Pechino dopo l’Angola, una porta di accesso
privilegiata per diffondere la propria sfera di influenza
in tutto il continente.
Non bisogna dimenticare che da anni il governo cinese si è insediato in Africa stabilendo un rapporto winwin, basato sulla reciprocità di interessi e sulla ricerca di
comuni vantaggi politici ed economici. Nel corso del
tempo la presenza della Cina sul territorio è diventata
sempre più capillare, registrando una crescita degli investimenti al punto che lo scambio commerciale tra i due
Paesi ha raggiunto un aumento del 30% all’anno, con un
interscambio nel 2010 pari a 100 miliardi di dollari. Un
rapporto destinato a cementarsi ulteriormente nei prossimi anni, considerata la necessità della Cina di avere
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scita economica e un enorme giacimento di potenziali
consumatori, vivono contraddizioni interne difficili da
dimenticare. Il boom economico non corrisponde al progresso degli indici di sviluppo umano: una disparità che
potrebbe creare tensioni sociali e compromettere la stabilità politica. In Cina nel 2015 si raggiungerà la cifra record di oltre 200 milioni di nuovi ricchi, un numero sicuramente importante per attirare gli investimenti esteri ma che allo stesso tempo allarga le distanze con i 700
milioni di cinesi che vivono ancora nelle zone rurali senza acqua potabile né reti elettriche. Lo stesso problema
si riscontra in India, dove si stima che l’80% della popolazione viva con meno di due dollari al giorno e dove si
registrano 456 milioni di individui che vivono sotto la
soglia della povertà mondiale, un numero maggiore rispetto all’Africa.
I
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SOPRA
Il presidente sudafricano Jacob Zuma,
stringe la mano al presidente cinese Hu Jintao.
A FRONTE
Una strada pedonale nella zona dello shopping a Seul.
La Banca centrale della Corea del Sud ha rialzato i tassi di interesse
per contenere l’inflazione, mentre il governo ha annunciato
nuove disposizioni per controllare l’aumento dei prezzi.
patto sulle politiche fiscali e monetarie. Una previsione
che ha trovato conferma nella realtà attuale, tanto che oggi i quattro Paesi sono considerati i dominatori dell’economia mondiale e nel 2014 rappresenteranno il 61% della crescita globale. Ovviamente il fattore principale che
accomuna i Bric è la popolazione – un miliardo e trecento milioni di cinesi, un miliardo e duecento milioni di
indiani, 193 milioni di brasiliani e oltre 140 milioni di
russi – che rappresenta il bacino di possibili consumatori, fondamentali per l’incremento dell’economia. Altro
dato importante è la forte crescita del Pil nel corso degli
ultimi anni, che ha registrato un aumento del 10,5% in
Cina, del 9,7% in India, del 7,5% in Brasile e del 4% in
Russia. Infine, altre caratteristiche comuni sono un’immensa estensione territoriale ed enormi risorse naturali
e di materie prime.
Era inevitabile che l’unione di queste potenze portasse al suggerimento di riforme e di nuovi modelli econo-
on è da sottovalutare il bisogno di materie prime,
agricole e industriali per cui, per esempio, la Cina, che non riesce più a coprire i fabbisogni della popolazione, è costretta ad esportare cibo e materiali
quali cemento, metalli e legno – necessari per la costruzione di infrastrutture – diventando così anche il principale interlocutore di riferimento per i partner commerciali. I problemi non mancano poi in settori chiave per
lo sviluppo di Brasile, Russia, India e Cina: il basso livello di alfabetizzazione, le problematiche ambientali, l’approvazione di sistemi sanitari adeguati, la tutela dei diritti dei lavoratori, l’insufficiente conoscenza e applicazione di eccellenze tecnologiche e idee innovative. E anche se i governi di questi Paesi stanno cercando di attuare riforme e di aumentare gli investimenti, di costruire
parchi scientifici e trasferire le conoscenze, bisogna considerare che in questi settori i cambiamenti possono avvenire solo in modo graduale e quindi in netto contrasto
con la velocità imposta dalle trasformazioni in atto. Di
qui la necessità di ricostituire un ordine globale, magari
allungando l’elenco dei Paesi che possono entrare a far
parte dei Bric o attraverso l’ideazione di nuovi acronimi.
Così, sempre Jim O’Neil ha creato il termine Mikt (Messico, Indonesia, Corea del Sud e Turchia), per indicare
gli Stati da tenere d’occhio per gli ottimi risultati raggiunti. Poi, però, dove lasciare il Vietnam o la Malesia?
La verità è che il mondo sta cambiando troppo velocemente e nuovi assetti geopolitici si impongono all’attenzione globale.
N
a Pechino per stipulare accordi commerciali tra i due Paesi,
Afp / Getty Images / P. Ji-Hwan
l Sudafrica, dunque, è una fonte inesauribile di
risorse, caratteristica che gli offre l’opportunità
di sedersi intorno al tavolo delle discussioni con
i Bric, a discapito di altre economie emergenti. Il posto
poteva essere riservato alla Corea del Sud che, nell’era
della globalizzazione, ha raggiunto invidiabili traguardi
economici. Negli ultimi cinquant’anni il Paese è passato da una situazione di povertà e arretratezza a una rapida crescita dovuta a politiche di liberalizzazione degli
scambi, di attrazione degli investimenti e di acquisizione di nuove tecnologie, diventando così una delle principali Tigri asiatiche (che includono Singapore, Taiwan
e Hong Kong). Negli ultimi anni il Pil della Corea del Sud
è cresciuto con una media annuale vicina al 5%, un dato
che secondo il Fondo monetario internazionale le fa guadagnare la dodicesima posizione al mondo. Notevole è
anche l’aumento della popolazione, che ha raggiunto i
50 milioni di abitanti e, soprattutto, la costituzione di
una classe media pronta a incentivare i consumi interni.
Non da ultimo, c’è da considerare che la Corea del Sud è
uno dei Paesi più evoluti per la diffusione delle tecnologie dell’Ict: infatti l’82% di coreani utilizza i cellulari,
l’80% delle famiglie ha una connessione a internet e il sistema di trasferimento elettronico per i pagamenti è considerato tra i migliori al mondo.
Sono tutti parametri necessari per trovare punti di
unione con gli altri quattro Paesi, diventati ormai l’esempio del profondo cambiamento nella crescita globale e il
modello con cui bisognerà confrontarsi. Il termine Bric
è apparso per la prima volta nel 2001 nel rapporto Building Better Global Economic Brics della banca di investimento Goldman Sachs – a cura di Jim O’Neill – e identificava appunto Brasile, Russia, India e Cina. Nella relazione, che analizzava lo stato dell’economia mondiale,
si stabiliva che nei successivi 10 anni il peso dei Bric e,
in particolar modo della Cina, avrebbe determinato una
crescita del Pil mondiale con la conseguenza di un im-
Getty Images / A. Bradshaw-Pool
esempio, il colosso minerario brasiliano Vale ha deciso
di avviare nei prossimi cinque anni un progetto di espansione nel Continente nero. Con un investimento tra i 15
e i 20 miliardi il gruppo, che è il maggior produttore ed
esportatore al mondo di minerale di ferro, avvierà progetti per l’estrazione di materiali ferrosi e di rame in Angola, Tanzania e Liberia, oltre che in Mozambico, Guinea
e Zambia, dove è già presente.
mici. Un primo tentativo è stata la proposta di un sistema monetario internazionale diversificato, con la creazione di una nuova valuta di riserva, in modo da superare la supremazia del dollaro.
Energia, infrastrutture e tecnologie sono altri settori in
cui i Bric hanno deciso di intervenire per l’approvazione di nuovi standard a livello mondiale, ma in realtà questi Paesi, pur avendo dalla loro parte una formidabile cre-
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