Titolo rubrica: Parliamone… La Cina macina utili e adesso va a investire anche in Nigeria Che la Cina abbia un’economia che viaggia a vele spiegate è una realtà ormai scontata. Che Pechino continui a investire è altrettanto ovvio. Ma che ci sia di mezzo anche la Nigeria, questa è una novità. Cosa c’entra la Nigeria? C’entra, in quanto proprio lì è andato a buon fine l’ultimo investimento cinese. Non solo. Si tratta di uno dei più grandi mai realizzati fino ad ora da Pechino. Addirittura si vocifera che possa essere il più grande mai realizzato in Africa. Si parla di quattro miliardi di dollari. Un fiume di denaro destinato alla costruzione di varie infrastrutture. La contropartita non poteva che essere una: il petrolio. Nello specifico, il diritto di prelazione su quattro licenze per lo sfruttamento di altrettanti blocchi petroliferi. Questa è l’ennesima conferma di quanto il colosso asiatico, nel tentativo di soddisfare la sua fame di energia (fattore indispensabile per la crescita di un’economia) abbia identificato nell’Africa il terreno di caccia ideale per gli approvvigionamenti. Senza mezze misure, senza andare troppo per il sottile, investendo in aree a rischio o in Paesi accusati di violare i diritti umani. Nonostante gli sforzi del governo, la Nigeria, infatti, resta uno dei Paesi più corrotti al mondo. E lì il tasso di rischio è altissimo. Da metà del febbraio scorso, per dirne una, la guerriglia del Delta del Niger sta sottraendo quasi il 25% della produzione petrolifera. Per la Nigeria, comunque, la Cina è un partner ideale con il quale fare affari. Soddisfa le richieste e dispone di un invidiabile portafoglio di liquidità. L’accordo, per altro, prevede che Pechino nel futuro acquisti la quota di controllo della grande raffineria di Kaduna. La benzina resta, comunque, uno dei tasti dolenti dell’economia nigeriana, in quanto è incapace di soddisfare il fabbisogno. Così come per l’elettricità. Non per niente, Pechino si è impegnata anche a costruire una centrale elettrica e una ferrovia. E nel mirino cinese c’è anche l’opportunità di creare un mercato di sbocco per le sue merci. Salgono così a 6,7 i miliardi che la Cina sborserà nei prossimi mesi. E il Vecchio Continente è sempre più preoccupato… Maurizio Scuccato