CONFLITTI ANTONELLA SCALOGNINI Domande… Cosa succede quando la relazione non è armonica o appropriata? E quando c’è disaccordo sui ruoli, sullo status, sui confini professionali, sui percorsi terapeutici, sulle scelte da compiere? E quando ci sono visioni diverse della vita, della morte, della riproduzione, del concetto di salute? …… ….SI CREA UN DISEQUILIBRIO Qualsiasi conflitto genera un disequilibrio all’interno di un sistema, definibile col termine entropia (dal greco “en” -“dentro e “trope”“rivolgimento”), Dal disequilibrio si libera una energia diversa da persona a persona (identificabile con i modi di dire, di fare e di porsi, modi ai quali sono legate le emozioni) Tale energia può essere utilizzata in modo positivo o negativo dalle controparti, dando così luogo, rispettivamente, a conflitti costruttivi o distruttivi, i quali produrranno a loro volta effetti vantaggiosi o svantaggiosi. Il conflitto come “pericolo” ed “opportunità” wej pericolo ji opportunità In altre parole il conflitto è anche un'area del possibile e del “non ancora definito”. “In realtà, il conflitto interno è la fonte principale di innovazione continua e di adattamento ai cambiamenti esterni. […] L’assenza di tensioni interne genera monoliticità, ma anche autocompiacimento (se le cose vanno bene) o depressione (se vanno male). In entrambi i casi si arriva alla stagnazione e al declino”. (da COSTANTINI R., CARSO R., Negoziazione: come trasformare le tecniche negoziali in abilità istintive, FrancoAngeli, Milano, 1993) “togliete il conflitto e toglierete l’incentivo ad evolvere, a migliorare” .(da JANDT F.E., Winner contro winner, FrancoAngeli, Milano, 1990.) Il conflitto in ambito sanitario Le organizzazioni sanitarie possiedono delle caratteristiche peculiari (Shortell e Kaluzny 1988) che le rendono soggette ad ulteriori forme di conflittualità e criticità lavorative rispetto a quelle di altri tipi di aziende: - Alta prevalenza di capitale umano e fornitura di servizi alla persona: le aziende sanitarie svolgono la loro attività basandosi maggiormente, rispetto alle altre aziende, sulle persone. Infatti esse forniscono prestazioni e trattamenti altamente personalizzati non solo in relazione alla patologia, ma anche e soprattutto in relazione alla personalità ed emotività dell’utente e dell’operatore. - Subordinazione dell’obiettivo economico a quello sanitario e sociale e dunque alta valenza etica: spesso la soluzione migliore non è né la meno costosa né la meno complessa. Tale fattore mette in una condizione di frustrazione gli operatori che devono comunque tenere conto di necessari vincoli economici e di gestione delle risorse che spesso vengono fornite già in modo oculato, mettendo il professionista in condizioni di operare in situazioni di razionalizzazione che rendono necessarie scelte a volte non pienamente condivise. - Lavoro altamente variabile e complesso, spesso urgente e non dilazionabile né accumulabile, con ridotta tolleranza all’errore. Ciò crea nei lavoratori un forte senso di tensione che nel tempo può creare sovraccarichi di stress e conseguente burnout. - Interdipendenza tra varie professionalità ad alta specializzazione: le équipe multi-professionali sono composte da professionalità distinte e spesso ugualmente autorevoli, e dunque senza gerarchie definite. Si pensi inoltre al fatto che ogni singola professionalità è composta da più soggetti che si alternano attraverso la turnistica, e dunque portano avanti ciò che altri hanno iniziato e che altri finiranno. Ciò crea una forte interdipendenza tra le varie figure professionali e dunque una imprescindibile necessità di coordinamento e di collaborazione nonché di gestione di possibili dissonanze di vedute e di opinioni su diagnosi e terapie, data l’alta variabilità di approcci possibili ad una stessa patologia. - linea di comando multipla: la mancanza di unitarietà di vertici gerarchici dovuta alla compresenza di diverse professionalità e dunque di differenti gerarchie crea non pochi problemi gestionali in situazioni di contrasto. Difficoltà a individuare le parti in causa (es: il sistema sanitario che non è una persona!!) - Asimmetria informativa: come già accennato, il rapporto tra il personale sanitario è gli utenti è caratterizzato da una superiorità di conoscenze dei professionisti rispetto ai pazienti, che genera una forte dipendenza di questi ultimi dalle scelte diagnostiche e terapeutiche dei primi, ma… l’utente ha in gioco la propria salute!!! E ci vuole fiducia per affidarsi. A volte internet non aiuta!!! Altro aspetto che acuisce la conflittualità in ambito sanitario è l’aumento delle contestazioni e delle denunce da parte di pazienti e loro familiari nei confronti del personale sanitario, che di conseguenza tende sempre più alla medicina difensiva accumulando stress e senso di frustrazione per questo nuovo scenario. A un livello più generale vi incide: • l'aziendalizzazione degli ospedali; • il passaggio da paziente, come portatore di bisogni, a cliente, cioè (consumatore) colui che sceglie dove soddisfare le sue richieste. I conflitti rappresentano dei costi per le aziende: più sono estesi e maggior tempo occorrerà per la loro risoluzione. LA CONFLITTUALITÀ IN SITUAZIONI DI EMERGENZA Proprio in tali situazioni tendono ad emergere contrapposizioni e contrasti dovuti: alla necessità di coordinamento tra diverse professionalità che spesso risulta difficoltoso, alle reazioni individuali allo stress lavorativo che, inevitabilmente, è maggiore in tali contesti, alla comunicazione con il paziente ed i suoi familiari in una condizione psicologica di stress. al lavorare in situazioni che sono solo parzialmente controllabili e prevedibili.. CONTRIBUTI SCIENTIFICI DI AGGIORNAMENTO • “Mediazione dei conflitti in ambito sanitario” Responsabile Ufficio Relazioni con il pubblico Istituto ortopedico Rizzoli Responsabile Ufficio Relazioni con il pubblico AUSL Imola RIFLESSIONI SULLA NECESSITA’ DI ACQUISIRE COMPETENZE IN AMBITO DI MEDIAZIONE E GESTIONE DEI CONFLITTI Il cittadino è diventato un “cittadino consapevole”, vuole essere adeguatamente informato e coinvolto nei suoi percorsi di cura, chiede alle strutture erogatrici delle prestazioni un ambiente idoneo ai suoi bisogni ed ai professionisti una maggiore informazione e relazione. Ci si trova di fronte a richieste di risarcimento che, in molti casi, evidenziano una non adeguata comunicazione fra il paziente e/o i suoi famigliari ed il personale sanitario sulle aspettative rispetto ai risultati della medicina, sull’evolversi della malattia o sulla comparsa di complicanze che vengono, in situazione conflittuale, classificate come “errori” Ricomporre la relazione In questa ottica sono stati attivati i Progetti di Gestione del Rischio (Risk Management) per la costruzione di percorsi e di azioni rivolte alla gestione efficace degli eventi negativi ed avversi a ristabilire il dialogo tra le parti per poter raggiungere un obiettivo concreto: la realizzazione di un progetto di riorganizzazione delle relazioni che risulti il più possibile soddisfacente per tutti L’Agenzia Sanitaria Regionale nell’ambito del Progetto Gestione del Rischio ha identificato un Sottoprogetto con il titolo “Gestione extragiudiziale del contenzioso nelle strutture sanitarie” all’interno del quale ha ricondotto “La Mediazione dei conflitti per la prevenzione/riduzione del contenzioso nelle Organizzazioni sanitarie ( ad es. della Regione Emilia-Romagna e delle Marche)”. Il conflitto: qualche definizione • dallo Zingarelli: contrapposizione manifesta o latente di impulsi, desideri o tendenze opposte che si escludono a vicenda “Il conflitto è quella particolare condizione psicologica che si vive tutte le volte in cui si cerca di raggiungere un obiettivo e si entra in opposizione con persone il cui consenso è indispensabile o prezioso per centrare quell’obiettivo.” • Il conflitto necessita di una “banale precondizione”per manifestarsi: la percezione di un proprio bisogno e l’individuazione di una risorsa percepita come scarsa e necessaria per la sua soddisfazione Differenza tra conflitto e controversia Controversia (o contrasto o divergenza): una divergenza di opinioni, di punti di vista, teorie diverse centrata sui CONTENUTI Conflitto: una CRISI DELLA RELAZIONE tra le parti, in cui sono presenti a) una contraddizione di scopi b) disagio e sofferenza SPESSO I CONFLITTI NASCONO PROPRIO PERCHE’ SI E’ VOLUTO EVITARE LA DIVERGENZA TIPI DI CONFLITTO INTRAPSICHICO: motivazionale, ruolo etc INTERPERSONALE ISTITUZIONALIZZATO (con regole: incontro di box) NON ISTITUZIONALIZZATO (senza regole: scazzottata in strada) REALE (es: lotta sui valori o rivendicazioni di diritti) PRETESTO (l’oggetto del conflitto è pretesto per affermare potere) Qualità dei conflitti Avvicinamento-avvicinamento: essere spinti verso due traguardi ugualmente desiderabili ma reciprocamente incompatibili Avvicinamento-evitamento: essere sia attirati che respinti dallo stesso traguardo Duplice avvicinamento-allontanamento: due traguardi hanno aspetti sia positivi che negativi Evitamento-evitamento: essere riluttante verso due traguardi ugualmente indesiderabili, in presenza di forti pressioni a scegliere l’uno o l’altro Qualità dei conflitti I conflitti possono anche essere classificati secondo altre categorizzazioni: sui fatti : i fatti possono essere percepiti in maniera differente e dare origine a diverse interpretazioni e convinzioni, anche in base ai dati posseduti sulle cause : si è d’accordo sul fenomeno, ma ciascuno ne dà spiegazioni diverse sugli obiettivi : il conflitto riguarda l’incompatibilità di due o più obiettivi da raggiungere sui valori : il conflitto nasce da differenti criteri di valutazione morale, pratica, politica ecc… sui ruoli : le aspettative nei confronti di ogni membro appartenente all’organizzazione possono essere diverse Cause dei conflitti nei gruppi Intrapersonale : incompatibilità persona/compito; incompatibilità bisogni persona/obiettivi organizzativi; richieste eccessive da parte dell’organizzazione rispetto alle reali capacità della persona Intragruppo : stile di leadership autoritario; struttura del compito complessa; grandi dimensioni del gruppo di lavoro; composizione eterogenea del gruppo; risultati negativi n ambienti ad alta competitività interna Intergruppi : forte differenziazione tra sottosistemi di un’organizzazione; elevata interdipendenza tra reparti/funzioni; risorse limitate CAUSE DEL CONFLITTO le motivazioni alla base del comportamento dei singoli soggetti, che possono essere di tipo: - Opportunista, nel senso che gli individui sono orientati all’esclusiva ricerca del proprio interesse personale, molto spesso a spese degli altri, usufruendo di mezzi sleali come l'inganno, l'astuzia o la mancata rivelazione delle informazioni, - “Eccesso”, cioè derivante dall’eccessiva volontà di conoscere e/o non conoscere, di fare e/o non fare, non riuscendo però ad eliminare gli eccessi, ma dando luogo ad una condotta opposta all’inclinazione comune. Esempi sono la pigrizia, la superficialità, la superbia, l’invidia, l’eccessiva curiosità e zelo, l’indifferenza, la non curanza nel relazionarsi con le altre persone e l’incapacità di mettersi in discussione. • - Soggetti “litigiosi”: spesso leggono gli atteggiamenti altrui come aggessivi e …profezia si autoavvera!! • Ipersensibilità alle critiche (autostima) CAUSE DEL CONFLITTO • Scarsità di risorse (percezione oggettiva e soggettiva) • Lotte di potere: relazioni simmetriche e complementari • Invasioni: “uovo prossemico”- le invasioni possono essere • • anche verbali Disconferme Distorsioni nella comunicazione (eccesso di impliciti comunicativi, problemi di mala informazione e/o rottura delle regole di comunicazione, equivoci ed errori di interpretazione, critiche pubbliche.) Differenze di bilancio (noi facciamo..gli altri no!) scarsità di risorse • La scarsità prima di essere un dato oggettivo, è spesso frutto di una percezione e rappresentazione soggettiva propria delle parti in gioco. • Ovviamente, a parità di condizioni oggettive, vi sono individui con una maggiore propensione a percepire la scarsità o l’abbondanza. conflitto Un altro aspetto che causa conflitto è la divergenza di interessi che ha come dimensione temporale di riferimento il futuro. Infatti vi è disaccordo su come le risorse dovranno venire distribuite tra le parti. • I conflitti nati dalla divergenza di interessi sono più facili da gestire rispetto ad un’altra tipologia di conflitto la cui fonte è il rancore che ha come dimensione di riferimento il passato soprattutto la storia passata delle relazioni tra le parti in conflitto. Rancore Il rancore si origina comunemente dalla deprivazione relativa ossia dalla percezione che ciò che si è ottenuto in un dato dominio valutato come importante è inferiore rispetto ad uno standard ragionevole. Vi è una percezione di iniquità tra quanto si è dato e quanto si è ricevuto nel corso della relazione passata. Divergenza di interessi solo apparentemente risolti ma che in realtà ha lasciato una sensazione di iniquità che nel tempo ha sedimentato fino ad esplodere nel rancore aperto e quindi nel conflitto DISTRUTTIVO. E allora? L'aspetto centrale, data la ineludibilità del conflitto, non è quello di decidere se stimolare o evitare il conflitto, bensì come gestirlo al fine di renderlo efficacemente produttivo per le relazioni e per il lavoro di gruppo. A seconda di come è gestito il conflitto può divenire costruttivo o distruttivo. CONFLITTO DISTRUTTIVO Nel caso di un conflitto sopito nel tempo, ossia di un disaccordo maturato per cause rimaste nascoste e latenti, le quali divengono visibili nel momento in cui le parti prendono una posizione. Si parla allora di conflitto distruttivo, proprio per evidenziare gli svantaggiosi effetti generati. Non di rado capita che a far scoppiare la tensione sia una banalità, ossia un fatto (o un atteggiamento) di scarsa rilevanza rispetto al vero oggetto del disaccordo (“la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso”) Durante un conflitto distruttivo i contendenti non parlano esclusivamente dell’argomento oggetto dell’ostilità, ma mossi da animosità ricordano fatti o eventi, molte volte personali e caratteriali, che mettono in secondo piano il reale motivo su cui dover dibattere: gli scopi iniziali sono sostituiti da nuovi fini, e più si prosegue più l’oggetto della discussione e gli obiettivi che prevalgono in partenza vengono accantonati. Il conflitto distruttivo è presente quando interferisce con l'efficacia del lavoro svolto e con un clima di lavoro salutare. Tipicamente, questo tipo di conflitto si contraddistingue da un modo di comunicare competitivo in cui ciascun membro del gruppo cerca di influenzare gli altri semplicemente allo scopo di avere ragione riguardo alle proprie idee, le proprie soluzioni e punti di vista. Si crea dunque un tipo di rapporto "win-lose" in cui c'è chi perde e c'è chi vince. I singoli membri del gruppo ritengono che soltanto uno di loro (o una parte di loro) possono "vincere" e affermarsi sugli altri portandoli ad accettare i loro punti di vista. CONFLITTO DISTRUTTIVO Un risultato evidente di queste dinamiche è il rapido deteriorarsi del clima e delle relazioni interpersonali. Si viene a creare un contesto in cui la maggior parte dei membri del gruppo stanno sulla difensiva limitando l'espressione delle loro idee per non rischiare che siano valutate aggressivamente (o giudicate con sarcasmo) dagli altri. All'interno di queste situazioni sono frequenti gli attacchi personali che vanno ben oltre il contenuto del tema in causa. Questo contesto emerge da un tipo di comunicazione che mette le persone sulla difensiva e le distrae dagli obiettivi comuni. E' una comunicazione caratterizzata da: il valutare; il giudicare; la superiorità dell'uno nei confronti dell'altro; un modo di pensare e di vedere le cose solo da una prospettiva con un atteggiamento di certezza e rigidità. Così come questo modo di comunicare mina alla base le relazioni interpersonali, interferisce anche nella produttività, nell'efficacia e nell'efficienza del lavoro di gruppo. Riassumendo: Il conflitto distruttivo può essere riconosciuto dalla presenza dei seguenti sintomi: Competizione -- competizione fra i membri del gruppo. Attenzione ai benefici del singolo -- i membri del gruppo sono più interessati ai loro benefici individuali rispetto a quelli del gruppo o dell'azienda. Approccio "win-lose" -- le decisioni e le soluzioni formulate sono a beneficio solo di uno o pochi membri del gruppo. Clima chiuso -- il gruppo non accetta commenti o spunti da persone che non fanno parte del gruppo stesso. Comunicazione sulla difensiva -- permolosità; resistenza al cambiamento (i membri del gruppo vedono ogni nuova idea o suggerimento come una minaccia al modo corrente di fare le cose). Attacchi personali -- i singoli sono resi ridicoli (o oggetto di sarcasmo) per esprimere le loro opinioni o suggerimenti. CONFLITTO COSTRUTTIVO Il conflitto costruttivo è presente quando i membri di un gruppo di lavoro sono consapevoli del fatto che il disaccordo è un aspetto naturale all'interno delle dinamiche di gruppo, anzi può essere un fattore chiave al raggiungimento dei loro obiettivi comuni. Questo tipo di atteggiamento si riflette in un modo di comunicare caratterizzato dalla cooperazione: si ascoltano le idee e le opinioni degli altri con attenzione, interesse e positività. conflitto costruttivo, così definito proprio per gli effetti di natura positiva che emergono a seguito dell’avvenuta comprensione da parte dei contendenti di dover affrontare insieme le incomprensioni, cercando di soddisfare i bisogni e le esigenze individuali di entrambi, senza inveire ed aggredire (anche se solo verbalmente) l’altra persona per quello che dice e/o per come lo dice. CONFLITTO COSTRUTTIVO La comunicazione viene utilizzata per mettere in evidenza gli obiettivi comuni ai membri del gruppo ed i fattori che li accomunano. E' un tipo di comunicazione che incoraggia un'orientamento "win-win" in cui tutti possono affermare di essere vincitori e questo porta le persone ad esprimere e motivare liberamente i propri punti di vista concentrandosi sul contenuto dei temi piuttosto che su aspetti caratteriali o personali. CONFLITTO COSTRUTTIVO Allo scopo di incoraggiare il conflitto costruttivo, la comunicazione dovrebbe chiaramente mettere in evidenza: l'interesse dei membri del gruppo nell'ascoltare le reciproche idee e punti di vista, la disponibilità a cambiare la propria prospettiva su un tema, il rispetto per l'integrità degli altri membri del gruppo e le opinioni che rappresentano. E' in questo contesto che le persone si sentono a loro agio nell'esprimere il proprio pensiero e partecipano attivamente e costruttivamente alle attività di gruppo. Riassumendo: Il conflitto costruttivo può essere riconosciuto dalla presenza dei seguenti sintomi: Cooperazione -- i membri del gruppo lavorano volentieri assieme; partecipano attivamente; è presente dialogo e rispetto reciproco; si respira un'aria di positività e costruttività. Attenzione ai benefici del gruppo -- i membri del gruppo concentrano la propria attenzione sugli obiettivi del gruppo e non semplicemente a quelli del singolo. Approccio "win-win" -- le decisioni prese e le soluzioni identificate sono a beneficio di tutti i membri del gruppo non solo del singolo o dei pochi. Clima aperto -- i membri del gruppo accolgono suggerimenti e spunti che provvengono da persone esterne al gruppo stesso. Comunicazione di supporto -- le persone sono sinceramente interessate alle idee ed opinioni degli altri membri del gruppo e per questo si adoperano attivamente per ascoltare con empatia e fornire feedback costruttivo. Attenzione ai contenuti -- tutte le opinioni e suggerimenti sono valutate facendo riferimento alla loro efficacia nell'aiutare il gruppo a raggiungere i propri obiettivi. TESTI su conflitti in sanità Andrea Valdambrini, La gestione dei conflitti in ambito sanitario Il Pensiero Scientifico.Collana: Spazi , 2008 Franco Ginanni e Andrea Vettori, La gestione dei conflitti e del negoziato in sanità, Edizione Mediserve editoria & formazione, 2009