Tesina: Rapporto Uomo-Dio

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Tesina: Rapporto Uomo-Dio
Storia: La crisi del positivismo, Filosofia: la morte di dio in Nietzsche, Inglese:
Thomas Stearns Eliot and The Waste Land, Letteratura Italiana: Giovanni
pascoli e la Vertigine, Letteratura Latina: Lucano e l’epos di una civiltà,
Scienze: le teorie cosmologiche, Fisica: Il Bosone di Higgs
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1. Storia: La crisi del
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positivismo
1.1 Alcuni cenni storici
2. Filosofia: la morte di dio in
Nietzsche
2.1 Biografia e opere
dell’autore
2.2 Pensiero filosofico
dell’autore
2.3 La morte di Dio
2.4 Frammenti di Antologia
dell’autore
2.4.1Dio? E’ Morto !
2.5 Nietzsche e il suo
“sospetto”
3. Inglese: Thomas Stearns
Eliot
3.1 Biography of the
author
3.2 Commemorative plaque
in memory of T. S. Eliot
3.3 Works and Features
of Eliot's poetry
3.4 The Waste Land
3.5 The burial of the dead
3.6 A game of chess
3.7 The sermon of fire
3.8 Death by water
3.9 What the thunder said
4. Letteratura Italiana:
Giovanni pascoli e la
Vertigine
4.1 Breve biografia del
poeta
4.2 Il pensiero di Pascoli
4.3 Opere più significative
4.4 La Poetica
4.5 Elementi dello stile
4.6 La vertigine
5. Letteratura Latina: Lucano e
l’epos di una civiltà
5.1 Cenni sulla vita
dell’autore
5.2 Le Opere maggiori di
Lucano
5.2.1 Il Bellum Civile
5.3 La concezione dell’epos
5.4 L’antidogmatismo di
Lucano
5.5 La concezione della
storia di Lucano
6. Scienze: le teorie
cosmologiche
6.1 Le Teorie Cosmologiche
Classiche
6.2 Scienze: Stelle, galassie
e teorie cosmologiche
6.3 Luminosità delle stelle
6.4 Evoluzione stellare
6.5 Le cosmologie degli anni
‘80
6.5.1 Il modello di
universo
6.5.2 L'universo alle sue
origini
6.5.3Le prove a
sostegno del modello del Big
Bang
6.5.4 Il modello del Big
Bang non è completo
6.5.5 La meccanica
quantistica
6.6 L' unificazione delle forze
6.7 L' universo inflazionario
6.8 L' universo compare dal
niente
6.9 Le ultime osservazioni
7. Il Fisica: il Bosone di Higgs
7.1 Breve introduzione
1. Storia: La crisi del positivismo
1.1 Alcuni cenni storici
A prendere il via dalla fine dell’800, il modello interpretativo offerto dal positivismo si mostrò sempre più
carente. Il positivismo rimase per molti un metodo di indagine e di conoscenza della realtà, ma non fu più
accolto come una concezione del mondo, connessa all’idea di un progresso necessario e incessante. Sul
piano filosofico si assistette alla venuta al mondo di nuove correnti irrazionalistiche e vitalistiche, differenti tra
loro ma tutte concordi nel relazionare i meccanismi della conoscenza e dell’attività dell' uomo a fattori come
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l’istinto, la volontà o lo “slancio vitale”, e nel pensare oggetto basilare della propria ricerca la realtà
psicologica: una realtà anch’essa oggettiva, ma provvista di sue proprie leggi e di un suo tempo (quello della
memoria, del vissuto) differente da quello fisico-quantitativo delle scienze esatte.
Primo e principale interprete della critica al
positivismo fu il pensatore e letterato tedesco
Friedrich Nietzsche. Alla concezione lineare
del tempo, Nietzsche contrappose quella
ciclica dell’eterno ritorno; all'ottimismo
progressivo delle filosofie delle classi medie,
ritenuto come il risultato ultimo e negativo
dell’intera tradizione ebraico - cristiana
arrivata ormai alla sua estrema decadenza,
contrappose l’idea dell’uomo nuovo (il
“superuomo”). Le dottrine nietzsschiane
costituirono un fenomeno relativamente
separato nella cultura tedesca di fine ‘800. In
Germania, difatti, la reazione al positivismo si
espresse invece in una ripresa della filosofia
Kantiana e idealistica, in una più sviscerata
riflessione sui problemi della conoscenza
storica, in un ritorno alla ripartizione tra
“scienze dello spirito” e “scienze della
natura”.
Pure in Italia, a prendere il via dall’avvio del ‘900, vi fu una ripresa idealistica, che ebbe per personaggi
principali Benedetto Croce e Giovanni Gentile. Croce partì da una critica al materialismo marxista e giunse a
formulare un articolato sistema filosofico che tendeva a chiarire tutta la realtà nella storia. In Francia la
reazione al positivismo scorse la sua espressione più organica nella filosofia di Henri Bergson, che
concepiva la realtà come creazione continua, mossa da uno “slancio vitale” e conoscibile nella sua pienezza
soltanto per mezzo dell’intuizione, e opponeva alla concezione del tempo “spazializzato”(quello dell’orologio
o della clessidra) l’idea di un tempo “vissuto” internamente nella coscienza.
Nei paesi anglosassoni, e principalmente negli Stati Uniti, la corrente di pensiero predominante fu quello
conosciuta col nome di pragmatismo (Dewey).
Il pragmatismo pensava determinante il rapporto di vicendevole verifica tra teoria e pratica e tra uomo e
natura, e rivalutava in questo modo, immettendole nel campo filosofico, scienze “pratiche” come la
psicologia e la pedagogia. L’elemento comune alle fondamentali correnti filosofiche che si attestarono tra
l‘800 e il‘900 era pertanto costituito da un approccio più ampio nei confronti delle “scienze esatte”, non più
oggetto di quella fiducia senza limiti che aveva riprodotto il tratto essenziale della cultura positivistica. I
medesimi progressi del pensiero scientifico concorrevano, del resto, a mettere in crisi il quadro di verità su
cui quella cultura si era fondata.
Si pensi alla venuta al mondo della fisica atomica, alla enunciazione, nel 1900, della teoria quantistica; alla
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formulazione, nel 1905, della “teoria della relatività”: teoria che non solo metteva in discussione i principi
della fisica classica, ma metteva a soqquadro alcuni pilastri della scienza tradizionale, come la
differenziazione tra materia ed energia e il carattere “assoluto” dei concetti di spazio e di tempo.
L’idea di un tempo “relativo” raffigurò una
specie di filo comune, mediante il quale la
fisica einsteiniana si collegò ad altre
fondamentali esperienze intellettuali del
momento, negli ambiti del pensiero filosofico,
della psicologia, delle lettere e delle arti.
Un altro principio comune alle principali
correnti del pensiero occidentale tra l'800 e il
'900 fu di sicuro l'attenzione alle
giustificazioni non razionali della condotta
dell' uomo.
Siffatte questioni trovarono riscontro di
eccezionale rilevanza nell’opera del medico
viennese Sigmund Freud, fondatore della
dottrina «psicanalitica». Nei suoi lavori (in
particolare interpretazione dei sogni del 1900
e nei Tre saggi sulla teoria della sessualità
del 1905), Freud poneva alla base dei
processi psichici il concetto di una vita
«inconscia» (Es), governata da leggi differenti
da quelle della vita cosciente (Io). L'esigenza
di «rimuovere» (ovvero di frenare, di
allontanare dalla coscienza) gli istinti primari
dell'inconscio è, per Freud, essenziale per lo
sviluppo normale dell'uomo e della stessa
civiltà; ma può produrre — se gli istinti non
vengono «sublimati» nelle rappresentazioni
sociali (ossia nella sfera del Super-io) — delle
turbe psichiche (nevrosi).
Di qui il bisogno di una tecnica terapeutica (analisi) che riconduca alla luce i processi inconsci mediante il
tramite principale dell'attività onirica. Accolte all'inizio con diffidenza, le dottrine freudiane avrebbero non solo
sconvolto 1a terapia delle malattie mentali, ma pure condizionato profondamente, particolarmente nella
seconda metà del '900, la cultura e la mentalità delle società occidentali. Un ulteriore tratto caratteristico
della cultura europea negli anni a cavallo tra i due secoli fu la riflessione sulla relatività e sulla soggettività
della conoscenza: più rigorosamente, il problema dell'influenza delle inclinazioni personali, dei «valori»
dell'osservatore sul modo di studiare e di riprodurre il fenomeno studiato. Un problema che interessò i
pensatori, ma altresì i cultori delle così chiamate «scienze umane» (sociologia, psicologia, scienza politica,
antropologia, ecc.) e che trovò le sue enunciazioni più brillanti nell'opera del tedesco Max Weber.
Sociologo, pensatore e storico, Weber indagò principalmente sui problemi relativi al metodo delle scienze
sociali: scienze che muovono certamente da un punto di partenza soggettivo (quello composto dagli interessi
personali e dalla situazione culturale dello studioso), ma possono allo stesso modo dare risultati
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scientificamente validi, a patto che adottino procedure logiche e criteri esplicativi corretti. I nuovi orientamenti
della filosofia e delle scienze umane condizionarono fortemente, sia pur in maniera tutt'altro che univoca,
pure il pensiero politico.
I «massimi sistemi» ereditati dalla cultura sette - ottocentesca (il liberalismo, la democrazia, lo stesso
socialismo) furono visti spesso con diffidenza o sottoposti a revisione critica.
Si spiega in questo modo la ragguardevole
fortuna incontrata dalla teoria della classe
politica, enunciata per la prima volta alla fine
del secolo scorso dall'italiano Gaetano
Mosca. In netto conflitto con la dottrina
democratica della sovranità popolare, Mosca
pensava che, in qualunque ordinamento, il
potere effettivo è destinato a rimanere in ogni
modo nelle mani di una ristretta minoranza di
politici di professione (la «classe politica»,
appunto, o «classe dirigente»).
Tale dottrina fu ripresa, all'inizio del '900, da
Pareto, che vedeva nella politica
principalmente uno scontro d’élites (ossia
minoranze qualificate, oligarchie); e
prevedeva il veloce declino della classe
media liberale, rimpiazzata da nuove élites
più giovani e più battagliere.
A tale filone di pensiero si legava il sociologo
tedesco Robert Michels che, nella sua opera
più famosa (la Sociologia del partito politico
del 1910), stabiliva un legame indissolubile
fra la tendenza all'organizzazione, propria dei
grandi partiti di massa, e la realizzazione di
oligarchie burocratiche in effetti inamovibili.
Su un piano più generale, i fenomeni della
liberalizzazione furono studiati, negli anni
attorno alla prima guerra mondiale, da Max
Weber.
Per Weber, la tendenza alla crescita degli apparati burocratici era incontenibile, in quanto espressione della
fase più sviluppata dello sviluppo della comunità (quella basta sul potere “razionale”); ma conteneva in se
gravi pericoli per il destino delle libertà individuali.
È facile osservare come tali osservazione, sviluppate in contesti politici differenti, avessero in comune un
accentuato pessimismo sul destino degli ordinamenti democratici.
Certo è che, liberamente dalle personali persuasioni dei loro scrittori, esse concorsero a determinare quel
clima di diffidenza e di indifferenza nei confronti della democrazia e le sue istituzioni che si sparse nei
contesti intellettuali europei proprio nel momento in cui la partecipazione alla vita politica si estendeva
continuamente e si compivano i primi passi verso la società di massa.
2. Filosofia: la morte di dio in Nietzsche
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2.1 Biografia e opere dell’autore
Friedrich Wilhelm Nietzsche è stato fra i maggiori filosofi occidentali di ogni tempo, Nietzsche ha
avuto un'influenza articolata e discussa sul pensiero filosofico e politico del Novecento. La sua filosofia è
ritenuta da alcuni uno spartiacque della filosofia odierna verso un nuovo tipo di pensiero, ed è comunque
oggetto di controverse interpretazioni. In ogni caso si tratta di un filosofo unico nel suo genere, sì da spiegare
l'enorme autorevolezza da lui esercitata sul pensiero posteriore.
Coerentemente alle sue tesi, ha dato grande rilievo al mito, alla poesia e alla musica, cimentandosi da
giovane anche come poeta e compositore, attività in cui, tuttavia, a parere della critica, non attinse risultati
comparabili agli esiti della sua riflessione filosofica. Friedrich Wilhelm Nietzsche è nato a Röcken, villaggio
della Prussia del sud nei pressi di Lipsia, il 15 ottobre 1844.
Faceva parte di una stirpe di pastori
protestanti, è figlio maggiore di Karl Ludwig,
conservatore monarchico, già insegnante alla
corte di Altenburg, e di Franziska Oehler,
figlia anche lei di un pastore. Nel 1846 e nel
1848 sono nati altri due figli, Elisabeth e
Joseph (quest'ultimo morto nel 1850, di
un'inaspettata febbre non meglio indicata, il
futuro filosofo parlerà d'un sogno fatto allora
in cui il padre appena morto veniva a
prendersi il figlioletto andando fuori dal
cimitero dietro la chiesa). Il 30 luglio 1849
cessa di vivere il padre, dopo un anno di
"apatia cerebrale" (quasi certamente un
tumore). In seguito a tali sventure la famiglia
si sposta nella vicina Naumburg, dove
Friedrich comincia gli studi di lettere
classiche e religione. In famiglia impara la
musica e il canto, scrive poesie, legge
Goethe, Hölderlin e Byron.
Già contrassegnatosi per le sue non comuni capacità intellettuali nel 1858 comincia a frequentare il liceo
classico di Pforta e due anni dopo, con gli amici Gustav Krug e Wilhelm Pinder crea l'associazione
Germania, con cui si propone di sviluppare i suoi interessi letterari e musicali; per l'associazione stende
alcuni saggi, come Fato e volontà e Libertà della volontà e fato, visibilmente influenzati dalla lettura di "Fato"
e altri saggi di Emerson, specie quelli inseriti in Condotta di vita (1860), uno scritto che è stata ultimamente
ritenuta sostanziale nella nascita del pensiero di Nietzsche.Terminati gli studi secondari nel 1864, accede
nell'Università di Bonn come studente di teologia (per voler materno, ma sosterrà appena per una sessione),
si 'registra nella corporazione studentesca Franconia. Nel 1865 si inserisce all'Università di Lipsia, per
continuare a frequentare le lezioni di filologia classica di Friedrich Ritschl, già suo precettore a Bonn. Cerca
di conoscere Teognide e Suida, ma resta più affascinato da Platone e principalmente da Emerson e
Schopenhauer, che influiranno su tutta la sua produzione.
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Ha conosciuto nel 1867 Erwin Rohde, futuro artefice di "Psiche" ed analizza lo studio dello scritto di Diogene
Laerzio, di Omero, Democrito e Kant, mentre un saggio su Teognide mostra nella rivista Rheinisches
Museum avviata da Ritschl. Il 9 ottobre dà inizio al servizio militare nel reggimento di artiglieria a cavallo di
stanza a Naumburg: nel marzo dell'anno seguente si infortuna saggiamente allo sterno cascando da cavallo
e ad ottobre prende congedo anticipato. Ricomparso a Lipsia, l'Università lo ricompensa per il suo saggio
sulle fonti di Diogene Laerzio e lo incarica come precettore privato. L'8 novembre incrocia Richard Wagner
nell’abitazione dell'orientalista Hermann Brockhaus. Grazie al sostegno di Ritschl, il 13 febbraio 1869 ha
ottenuto la cattedra di lingua e letteratura greca dell'Università di Basilea prendendovi, (più giovane e
splendente docente della scuola) il 28 maggio, la lezione inaugurale sul tema Omero e la filologia classica
fintanto che l'Università di Lipsia gli conferisce la laurea per le sue opere nel Rheinisches Museum; nella
stessa Basilea incrocia Jacob Burckhardt. In Basilea, all'età di 25 anni, Nietzsche domanda l'annullamento
della sua antecedente cittadinanza prussiana.
Consegue la risposta ufficiale in un
documento datato 17 aprile 1869, interpretato
da Curt Paul Janz (Friedrich Nietzsche:
Biographie, volume 1. Munich: Carl Hanser,
1978): Von diesem Tage an war Nietzsche
also staatsrechtlich kein Preusse und kein
Deutscher mehr, sondern ... staatenlos, oder,
wie der Terminus damals in der Schweiz
lautete, heimatlos, was auf Nietzsche
besonders zutrifft, und er blieb es... Er wurde
und blieb Europäer. [Traduzione: "D'ora in poi
Nietzsche, in conformità alla legge dello
Stato, non è più prussiano e nemmeno
tedesco, ma ... apolide, o secondo la
terminologia usata in Svizzera a quel tempo,
"senza-patria", particolarmente appropriata
per Nietzsche; e così rimane... diventa e
rimane un Europeo."] Dal 17 maggio aveva
iniziato a visitare spesso, la villa di Tribschen,
sul lago dei 4 Cantoni, Richard e Cosima
Wagner, standone fortemente ammaliato:
"Ciò che imparo laggiù, che vedo e ascolto e
intendo, è indescrivibile.
Schopenhauer, Goethe, Eschilo e Pindaro vivono ancora". Nel periodo 1869-1870 coopera, come revisore di
bozze (e più in generale come semplice segretario-factotum), alla compilazione di un'autobiografia di
Wagner, indirizzata a non vedere la luce prima del 1911, ma alla cui comprensione il filosofo riferisce
apertamente, e con ironia, in un elaborato degli anni 1880:
«Ci viene promessa un'autobiografia di Richard Wagner: chi dubita che sarà un'autobiografia avveduta?…»
Intorno al 1870, Nietzsche dà luogo a Basilea a delle conferenze ("Il dramma musicale greco", "Socrate e la
tragedia"), che danno un’anticipazione del suo primo volume, La Nascita della Tragedia (1872). A Basilea fa
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amicizia col docente di teologia Franz Camille Overbeck, che gli starà vicino fino alla morte e sarà grande
ammiratore delle sue opere, sebbene la sua posizione accademica rendesse la cosa parecchio
imbarazzante, osservate le teorie di Nietzsche in materia di religione.
Allo scoppio della guerra franco-prussiana (1870-1871) domanda di essere momentaneamente escluso
dall'insegnamento per prendere parte, come infermiere responsabile al trasporto dei feriti, alla guerra. Dopo
all’incirca una settimana al fronte contrae una malattia, la difterite, viene curato e pertanto congedato. Nel
frattempo compila La visione dionisiaca del mondo ed incomincia La tragedia e gli spiriti liberi ed un dramma
dal titolo Empedocle, nel quale sono anticipati con molta chiarezza molti dei temi che l’autore riprenderà in
seguito nelle opere del periodo della maturità. Tra il 1873 ed il 1876 redige le quattro Considerazioni
Inattuali.Per ragioni di salute, ma anche certamente per dedicarsi con assiduità continuata alla sua attività
filosofica, Nietzsche all'età di 34 anni lascia l'insegnamento. Gli viene riconosciuta una semplice pensione
che rappresenterà, da questo momento, l'unico suo introito.
Dà inizio la sua esistenza da perfetto apolide,
coi suoi viaggi da viandante senza dimora e
senza patria muovendosi da un luogo all'altro.
Passa in particolare i periodi invernali sulla
riviera ligure (Genova e Rapallo) e l'estate in
zone montane o termali (principalmente l'alta
Engadina, a Segl/Sils Maria, dove ancora oggi si
trova la sua casa, parecchio visitata); sue altre
mete assidui ed molto amate come Venezia e
Nizza. Durante un suo breve viaggio in Sicilia, e
in particolare, a Messina e Taormina, ebbe
modo di frequentare "l'Arcadia" locale e
comincia a redigere Così parlò Zarathustra. Nel
periodo di pasqua del 1882 incrocia a Roma,
grazie alla sua amica e nota scrittrice
femminista Malwida von Meysenbug, Lou Von
Salomé una studentessa russa che stava
facendo un viaggio d'istruzione percorrendo
l'Europa.
Si sono dati appuntamento a S Pietro e il filsofo tedesco la saluta con le seguenti parole: "Da quali stelle
siam caduti per incontrarci qui?". Certamente è riuscito a farsi notare, a tal punto che lei quella frase non la
scorderà mai più. A maggio nel corso di una gita sul lago d'Orta, con questa ragazza ventunenne
"intelligentissima" trascorre alcune ore di intimità. Successivamente , la Salomé non rammentò se avesse
baciato il filosofo, del quale comunque rigettò una proposta di matrimonio (come del resto quella dell'amico
di ambedue Paul Rée, che le aveva presentato Nietzsche e con il quale si era creato una specie di rapporto
triadico filosofico-sentimentale). Tale incontro, proseguito poi per via di due anni di intensi contraccambi
affettivi e culturali, è molto esclusivo, in quanto è una delle sporadiche esperienze sentimentali-affettive di
Nietzsche con una donna che conosce.
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