I PCT: Pronti Contro Termine

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I PCT: Pronti Contro Termine
I PCT sono degli investimenti tra il cliente e la sua banca. Le banche utilizzano questo sistema per autofinanziarsi
in momenti in cui necessitano di liquidità.
PCT è l’acronimo di Pronti Contro Termine. Si tratta di contratti stipulati con una banca venditrice che cede ad
un acquirente dei titoli, impegnandosi, nello stesso momento della sottoscrizione del contratto di vendita, a
riacquistare tali titoli successivamente. Il prezzo e il termine entro il quale questi titoli verranno riacquistati sono
prestabiliti.
Vista la temporaneità di tale operazione, in definitiva essa può essere riassunta come un prestito di titoli da
parte del venditore e un prestito di denaro da parte dell’acquirente. Questo tipo di contratto di investimento
esiste nel nostro paese dalla fine degli anni ‘70 e sin da allora si è configurato come un contratto a breve termine
la cui durata oscilla tra uno e tre mesi e non permette l’estinzione anticipata.
I titoli scambiati sono di solito titoli di Stato o Monetari. Il prezzo al quale tali titoli vengono venduti viene
stabilito in base al valore del titolo sottostante ad essi al quale viene aggiunto il rateo degli interessi maturati
dal sottostante stesso fino a quel momento. Il prezzo al quale la banca riacquista il titolo dall’investitore è pari
al valore di vendita del titolo stesso maggiorato degli interessi maturati nell’arco di tempo in cui l’acquirente
ha posseduto il titolo stesso. Tale percentuale di interessi viene stabilita a priori.
In termini più semplici l’investitore da questa operazione avrà un introito pari alla differenza tra il prezzo dietro il
quale ha acquistato i titoli e il prezzo dietro al quale li ha rivenduti. Il rendimento così ottenuto però subisce una
tassazione alla fonte nella misura del 12,5% che, dal gennaio del 2012 sarà invece pari al 20%. Il motivo per il
quale le banche concedono i Pronti Contro Termine agli investitori è legato alle loro esigenze di liquidità
temporanee. Il denaro così ottenuto viene riutilizzato e fatto lucrare dalla banca venditrice fino al momento in cui
non deve riacquistare i titoli dal compratore.
Sebbene la banca si impegni in ogni caso a restituire al compratore il capitale investito maggiorato degli interessi
pattuiti, i PCT non sempre sono investimenti completamente privi di rischio. Se per esempio i titoli scambiati
sono delle azioni, il cui prezzo notoriamente non è fisso sul mercato, la banca può correre il rischio di restituire al
compratore una cifra più alta di quella effettivamente rappresentata da tali azioni al momento del rimborso. In ogni
caso è vero anche il contrario; cioè se le azioni da ricomprare valgono di più sul mercato rispetto al prezzo da
restituire all’investitore, la banca ottiene un buon margine di profitto. Inoltre per l’investitore è utile sapere che la
banca non sempre è tenuta a ricomprare i titoli. È il caso, ad esempio, in cui avvenga il fallimento della
società che ha emesso tali titoli. In questo caso l’investitore potrebbe anche correre il rischio di perdere il
denaro investito. I principali soggetti che possono sottoscrivere i Pronti Contro Termine sono:
Banca d’Italia, che può essere sia venditrice che acquirente;
Intermediari finanziari che usano questo tipo di strumento per tenere sotto controllo le proprie liquidità;
Imprese che usano questo strumento per smobilizzare temporaneamente il portafoglio dei titoli e ottenere
liquidità;
Risparmiatori che usano questo strumento per investire il proprio capitale a breve termine con dei tassi
sempre molto vicini a quelli di mercato.
Prima di effettuare un investimento di questo genere comunque bisogna sempre tener conto del fatto che molte
banche chiedono all’investitore di pagare delle commissioni per il deposito dei titoli: è questa richiesta spesso
ad erodere quasi completamente le cifre ottenute come interesse sull’operazione, soprattutto se
l’investimento non consiste in cifre molto elevate.
Questo è un motivo per il quale un attento investitore deve riuscire a valutare bene prima di mettere il proprio
denaro in un’operazione che a prima vista può sembrare semplice e priva di rischi. Facciamo un esempio per
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capire bene quanto appena detto. Su un investimento in PCT di 20.000 euro la banca venditrice può garantire un
interesse dell’1,20%. Al momento del rimborso però l’investitore può vedersi corrispondere un interesse non
superiore allo 0,98% proprio perché il resto è stato trattenuto dalla banca sotto la voce di “spese di
commissione”.
Quindi i nemici degli investimenti di questo tipo sono proprio i costi fissi che la banca addebita all’investitore sotto
forma di recupero spese. Quindi un consiglio è quello di chiedere alla propria banca quali sono i costi fissi che
intende addebitarci prima di decidere se sottoscrivere o no un investimento di questo tipo.
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