Seconda Università degli Studi di Napoli DiSTABiF Anno Accademico 2015-16 Corso di Laurea Magistrale in SCIENZE DEGLI ALIMENTI E DELLA NUTRIZIONE UMANA Insegnamento di BIOCHIMICA e BIOTECNOLOGIE degli ALIMENTI Prof. Augusto Parente Lezione 21 LIPASI Le LIPASI (EC 3.1.1.x) comprendono un numeroso gruppo di enzimi idrolitici che catalizzano la rottura di legami esterei di biomolecole quali: -Trigliceridi - Fosfolipidi - Esteri del colesterolo e di vitamine In base alla natura del substrato su cui agiscono possiamo quindi avere: - Triacilglicerolo lipasi (vere lipasi) - Fosfolipasi - Sterolesterasi - Retinil-palmitato lipasi Le triacilglicerolo lipasi (EC 3.1.1.3) agiscono sul legame estereo dei trigliceridi (acilgliceroli ), i lipidi alimentari più abbondanti: Estere carbossilico + H2O Alcool + un carbossilato Esistono diverse categorie di specificità delle lipasi: - Preferenza per specifici acidi grassi o classi di acidi grassi (a catena corta, media, polinsaturi, ecc.); - Regiospecifiche o stereoselettive (in genere sono specifiche per il C1 o C3, formando così 2- monoacilgliceroli, con successiva parziale migrazione (“riallocazione posizionale”) degli acidi grassi nelle posizioni 1 o 3. Le lipasi catalizzano tre tipi di reazioni di reazione: 1- IDROLISI, quando la reazione avviene in largo eccesso di H2O 2- ESTERIFICAZIONE (SINTESI) in condizioni limitanti di H2O, in solventi quasi anidri; 3- TRANSESTERIFICAZIONE, in cui la l’acido viene scambiato con un altro Sono enzimi ubiquitari, presenti in tutti gli organismi viventi. Negli eucarioti, si ritrovano nei lisosomi o nello spazio extracellulare. Esse intervengono nel metabolismo, nell’assorbimento e nel trasporto dei lipidi. Negli eucarioti inferiori e nei batteri, le lipasi possono essere intracellulari o essere secrete per degradare substrati lipidici presenti nell’ambiente. In alcuni organismi patogeni le lipasi rappresentano addirittura dei fattori di virulenza (es in Candida albicans (fungo), Helicobacter pylori (batterio gram negativo), responsabili della patogenicità. Le lipasi batteriche e fungine sono le più utilizzate a livello industriale come biocatalizzatori in quanto sono molto resistenti, facili da produrre attraverso processi di fermentazione e facili da estrarre dal brodo di coltura. Lipasi da fonte vegetale (es. papaya, ananas, Euphorbia ed in particolare quelle presenti nei semi in germinazione come ricino, olio di palma, colza) sono enzimi biotecnologicamente molto interessanti perché agiscono enzimaticamente su acidi grassi inusuali. Alcune proprietà generali delle lipasi: PM da 20 a 60 kDa Temperatura di esercizio da 30°C a 60°C (> di 70°C negli organismi estremofili) pH ottimale intorno a 9,0 (meno comuni sono le lipasi con pH ottimale acido; es. lipasi pancreatica pH optimum 5,5 a 37 °C) SUBSTRATI delle LIPASI I substrati naturali delle lipasi sono i composti lipidici insolubili, che tendono facilmente ad aggregare in soluzione acquosa. Infatti, l’attività delle lipasi aumenta notevolmente quando la concentrazione del substrato è superiore a quella limite di solubilità, con conseguente aggregazione. Questa proprietà, nota fin dal 1958 (Sarda e Desnuelle), differenza fondamentale tra le “lipasi” e le esterasi. rappresenta la Le ESTERASI idrolizzano il legame estereo di molecole solubili e seguono una classica cinetica di Michaelis-Menten. Le LIPASI catalizzano l'idrolisi dei trigliceridi all'interfaccia tra i substrati lipidici “aggregati” e la fase acquosa. PER QUESTO MOTIVO LE LIPASI SONO NOTE COME “ENZIMI INTERFACCIALI”. Questo comportamento, conosciuto come attivazione interfacciale, ha trovato una spiegazione quando, anni dopo, è stata determinata la prima struttura tridimensionale di una lipasi. In assenza dell’interfaccia lipide-fase acquosa infatti il sito attivo delle lipasi è coperto da una struttura secondaria che lo rende inaccessibile al substrato. Tale struttura “mobile” si composta come un coperchio e viene definita appunto “LID” o “FLAP”, In presenza di un’interfaccia idrofobica invece le lipasi subiscono un importante riarrangiamento conformazionale: il LID viene spostato ed il sito attivo passa ad una conformazione attiva, accessibile al substrato. Conformazione chiusa Conformazione aperta Il LID è una struttura anfipatica: 1. nella conformazione chiusa dell’enzima, la sua faccia idrofilica (in blu nella Figura) è rivolta verso il solvente, mentre quella idrofobica (in rosso) è diretta verso il core dell’enzima. 2. Quando l’enzima passa alla conformazione aperta, il LID si sposta e prende contatto con una parte idrofilica dell’enzima, mentre la parte idrofobica del LID viene esposta e lega il substrato. Amminoacido catalitico A livello tridimensionale, le lipasi mostrano una struttura canonica comune nota come ripiegamento a/b delle idrolasi 8 foglietti b centrali, tutti paralleli tranne il b2 che è antiparallelo; i foglietti dal b3 al b8 sono collegati a 6 a-eliche. Differenze da questo schema riguardano il numero di foglietti b, la presenza di inserzioni e l’architettura dei subdomi di binding del substrato. Conformazione chiusa Conformazione aperta Il database SCOP (http://scop.mrc-lmb.cam.ac.uk/scop) classifica le lipasi in 7 famiglie, sulla base della struttura 3D: 1. Acetilcolinesterasi-simili 2. Lipasi gastriche 3. Lipasi 4. Lipasi fungine 5. Lipasi batteriche 6. Dominio N-terminale delle lipasi pancreatiche 7. Cutinasi-simili Acetilcolinesterasi Lipasi gastrica umana Lipasi pancreatica equina legata alla colipasi Lipasi da Bacillus subtilis Cutinasi Il sito attivo è formato da una triade catalitica che comprende un nucleofilo (Ser), un residuo acido (Asp/Glu) ed un’istidina (come nelle serin-proteasi, ma con un diverso ordine dei residui nella struttura primaria): Ser – His- Asp/Glu Lipasi Serin-proteasi Ser - His – Asp S209 H449 E341 S192 D102 H57 Altamente conservata è la presenza di un “gomito”, costituito da un ripiegamento g (definito da un legame idrogeno tra il gruppo carbonilico di un amminoacido e il gruppo ammidico dell‘amminoacido due residui più avanti nella sequenza), che contiene il residuo di serina posizionato tra un foglietto b e un’a-elica. Come già detto, gli enzimi lipolitici esplicano la loro azione catalitica all’interfaccia tra la fase acquosa, in cui l’enzima è solubile, e la fase lipidica del substrato. Questo tipo di catalisi è un esempio di catalisi eterogenea. Verger e Rietsh (1973 e 1977) hanno proposto un meccanismo catalitico per questi enzimi formato da tre stadi. Nel primo si ha l’adsorbimento dell’enzima, solubile in acqua, all’interfaccia. E→Ea(dsorbito) Il secondo è lo stadio catalitico vero e proprio, con formazione del complesso di Michaelis-Menten. Ea+S→EaS (complesso) Infine, nel terzo stadio si forma il prodotto e si ha la rigenerazione dell’enzima adsorbito. EaS→Ea+P IL MECCANISMO DI IDROLISI 1. Le caratteristiche nucleofile del residuo di Ser sono rafforzate dal trasferimento di un protone all’His del sito catalitico, con la formazione di un ossianione che attacca il gruppo carbonilico del legame estereo da idrolizzare. Si forma un intermedio tetraedrico con una carica negativa sull’atomo di ossigeno carbonilico del legame estereo, che è stabilizzata attraverso legami idrogeno con i gruppi NH (di Gly 124 e Ala210 della catena principale dell’enzima. Il protone dell’His viene poi trasferito all’ossigeno del legame estereo che viene tagliato e si forma un acil-enzima intermedio (residuo di Ser dell’enzima esterificato con l’acido grasso del substrato). 2. La deacilazione dell’enzima avviene ad opera di una molecola d’acqua che idrolizza l’intermedio covalente. Alcune lipasi eucariotiche sono caratterizzate da caratteristiche addizionali, dovute alla necessità di svolgere attività quali: 1. interazione con lipidi in condizioni sfavorevoli 2. interazione con le membrane 3. interazione con altre molecole 4. più raramente, regolazione La lipasi pancreatica è uno di questi esempi meglio caratterizzato. Essa è costituita da due domini collegati da una cerniera flessibile, un largo dominio catalitico N-terminale e un dominio C-terminale b-sandwich, collegato al caratteristico ambiente fisiologico in cui è attivo l’enzima. L’azione della lipasi pancreatica è mediata dal legame con una proteina – la colipasi – secreta dal pancreas. Lipasi pancreatica equina legata alla colipasi La colipasi, con PM 10.000, che può essere considerato un cofattore, è una proteina anfipatica capace di collegare la lipasi all’interfaccia lipidica e stabilizzarla nella conformazione aperta attiva il cofattore (colipasi) prende contatto con la forma lid aperta (attiva) dell’enzima e con essa forma un larga superficie idrofobica capace di interagire fortemente con l’interfaccia acqua/lipide. La colipasi inoltre impedisce ai sali biliari di legare l’enzima con effetto inibitorio. Flap Flap APPLICAZIONI 1- ESTERIFICAZIONE Le lipasi vengono utilizzate per la PRODUZIONE di un gran numero di esteri importanti dal punto di vista commerciale, utilizzando la loro attività ESTERASICA. Si riportano di seguito alcuni esempi. Nome del composto Uso Lipasi Acetato di isoamile Aroma di banana Candida antartica Lipolase 100T Butirrato di isoamile Aroma di banana A-Esteri aromatici Isovalerato di isoamile (3-metil butirrato) Sapori di mela Isobutil isobutirrato Sapore di ananas Metil benzoato Sapore di frutti esotici e di bacche B- Fragranze a-terpenil acetato Flagranza di lavanda Thizomucor miehei e bergamotto Le lipasi sono inoltre utilizzate nell’industria lattiero-casearia per idrolizzare i lipidi del latte, per: - Favorire la formazione degli aromi nei formaggi - Accelerare i processi di maturazione del formaggio - La produzione di prodotti a base di formaggio - Idrolizzare i grassi del burro e delle creme. Gli acidi grassi prodotti dall’azione delle lipasi sui grassi del latte conferisce ai formaggi, in particolar modo a quelli molli, il caratteristico aroma. Lipasi che idrolizzano catene corte (C4, C6) : sapore tagliente, piccante Lipasi che idrolizzano catene medie (C12, C14) : sapore saponoso, untuoso Inoltre, gli acidi grassi rappresentano un substrato per la popolazione microbica presente nel formaggio (si formano acetoacetati, b-chetoacidi, metilchetoni (es. Penicillum glaucum, responsabile del sapore piccante dei formaggi erborinati) , esteri e lattoni). 2- INTERESTERIFICAZIONE “Interesterificazione” è la tecnica utilizzata nell’industria per ridistribuire gli acidi grassi nelle molecole dei trigliceridi. In questo termine sono compresi: 1. Acidolisi reazione tra un acido grasso e un gliceride, che introduce l’acido nella molecola del gliceride al posto di quelli già presenti; 2. Alcolisi reazione tra un alcool e un trigliceride che produce esteri diversi dai gliceridi di partenza; 3. Transesterificazione trasposizione degli acidi grassi o all’interno dei singoli gliceridi di una sostanza grassa (intraesterificazione) o tra tutti i gliceridi presenti in una miscela (interesterificazione). Questo caso interessa l’industria degli oli e dei grassi, dal momento che le trasposizioni possono determinare modificazioni che migliorano le caratteristiche di un olio o di una miscela di oli e grassi. La reazione di interesterificazione può essere effettuata utilizzando le lipasi, che possono agire in maniera: 1. Aspecifica 2. Specifica per le posizioni 1 e 3 del trigliceride 3. Specifica per gli acidi grassi. L’interesterificazione ha due settori di impiego: 1. Cambiamento o stabilizzazione della struttura cristallina dei grassi i grassi alimentari sono caratterizzati da diverse forme cristalline. Quelle più importanti nella produzione dei grassi idrogenati, ad es. delle margarine, sono le a, b’ e b (riportate in ordine crescente di stabilità) e delle quali la b’ è quella che conferisce le caratteristiche più desiderate. I cristalli b’ sono piccoli e riescono ad incorporare anche la parte che rimane liquida dell’olio dando alla margarina un'apparenza lucida ed una consistenza vellutata. ES. - Lo strutto cristallizza nella forma b a causa dell’elevato tenore di acido palmitico nella posizione 2 dei trigliceridi insaturi, ma nella “randomizzazione” questa proporzione di acido palmitico si riduce dal 64 al 24% e, di conseguenza, il prodotto interesterificato cristallizza nella forma b’, con miglioramento delle sue caratteristiche; - Le strutture cristalline delle margarine preparate con olio di girasole vengono stabilizzate nella forma b’ per effetto dell’interesterificazione. 2. Cambiamento delle caratteristiche di fusione e di cristallizzazione di singoli oli o miscele di oli il fatto che l’interesterificazione modifichi il punto di fusione dei grassi è stato sfruttato per produrre margarine dietetiche: - con elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi prive o con un contenuto trascurabile di isomeri trans, oppure per produrre grassi per pasticceria con caratteristiche di fusione idonee al consumo degli alimenti ai quali sono destinati.