L`INTERVENTO NEUROPSICOMOTORIO Dott.ssa Marinella Caruso

annuncio pubblicitario
Convegno –AIdel22 – Napoli 26 marzo 2011
PRINCIPI ABILITATIVI NELLA SINDROME DEL 22: L’INTERVENTO NEUROPSICOMOTORIO
Dott.ssa Marinella Caruso Logopedista e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
ANUPI Napoli
La Neuro e Psicomotricità è una pratica educativa e riabilitativa che si rivolge all’età evolutiva , in
una condizione evidentemente in continua evoluzione.
L’Associazione Unitaria Psicomotricisti e Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
Italiani (ANUPI) è rappresentativa della figura professionale a cui tale pratica è demandata.
L’approccio globale al bambino non lascia spazio al prevalere dei tecnicismi e riesce a coinvolgere
nei riguardi di ogni bambino che abbia una disabilità tutti gli operatori- medici, terapisti, psicologi,
educatori- in un approccio complessivo individualizzato, rivolto a quel bambino unico , nella sua
originalità, che ha bisogno di essere accolta e compresa per quello che è.
Ormai nelle pratiche educatico-riabilitative ben si è a conoscenza di quanto nei primi anni di vita
l’alterazione anche di una singola funzione, abbia effetti sulla maturazione di altre competenze,
collegate per via neurologica o funzionale. In età evolutiva assistiamo come una singola
competenza, nel suo maturare, può percorrere traiettorie evolutive diverse , trovando ogni volta
una sorta di riequilibrazione con le competenze correlate. Se questo è vero nel bambino tipico, lo
è ancor più nei bambini che presentano disturbi dello sviluppo.
Un terapista della neuro psicomotricità si propone come un mediatore tra la costruzione del sé e
l’altro da sé, come un facilitatore della comprensione dei significati del mondo esterno, a partire
dal gioco nel setting e le regole del gioco, ponendosi come partner ludico-comunicativo in un
contesto che, attraverso l’uso di materiali strutturati e non, libera l’espressività del bambino, la
sua originalità, la sua aggressività intesa nel significato di andare verso, gli fa esprimere o gli
consente di tacere le sue angosce. Il terapista cerca un contenimento a queste angosce,
permettendo al bambino un recupero in termini non di guarigione da un trauma, ma di
cicatrizzazione delle ferite, perché il rimarginarsi possa significare procedere ancora e rinascere da
quel vissuto. Questo avviene in una cornice precisa: In un tempo che è il tempo del bambino, in
uno spazio che è quello interno al setting ed è ancora, lo spazio interno di ognuno dei partners di
gioco.
La corporeità è investita perché attraverso tale dimensione possano integrarsi le parti che di
frequente si esprimono frammentate nel bambino con un disturbo dello sviluppo. Ed è proprio qui
la specificità dell’approccio neuropsicomotorio: si vuole sostenere la modalità adattiva che il
bambino sviluppa quando adeguatamente aiutato, attraverso un tendere ad una crescita quanto
più armonica possibile, che solo l’integrazione delle parti di un corpo(psiche-soma), seppure
sofferto, può restituire.
www.aidel22.it – [email protected]
1
Convegno –AIdel22 – Napoli 26 marzo 2011
E quando tutto questo non bastasse, quando i comportamenti del bambino fossero compromessi
al punto da” fonderlo- con” oggetti o attività tanto da continuare ad escluderlo dal mondo, il
neuro psicomotricista coglie da metodologie diversificate quanto, in termini di strategie
riabilitative, possa risultare efficace, per quel bambino in quel momento, cercando di integrare
con il background di riferimento che fa capo alla psicomotricità Relazionale secondo Bernard
Aucouturier
Chi opera nel mondo della riabilitazione , con e per l’Infanzia, ben conosce i concetti di “periodo
critico” e di “finestre di opportunità”: tali concetti significano l’importanza dei tempi
dell’intervento e risaltano la tempestività e la precocità del processo riabilitativo.
La necessità di un inquadramento diagnostico nosografico per la conseguente definizione del
trattamento, talvolta accentua il limite giudicante che la diagnosi per definizione implica piuttosto
che fornire uno sguardo che legga la diagnosi “in avanti”. In Pratica Neuropsicomotoria, così come
dovrebbe avvenire in ciascuno dei contesti che si occupano di Infanzia, si accoglie il bambino a
partire da ciò che egli ha, per quel poco talvolta che ci sia, perché si possa partire da quel poco,
appoggiare il piede e fare forza. Bisogna convenire che al contempo, la diagnosi, una volta
accertata, porta dei seri vantaggi per il bambino, consente infatti di prevenire eventuali
complicanze, fornisce la possibilità di programmare interventi educativi-riabilitativi, evita tests
diagnostici inutili, garantendo inoltre alla famiglia una definizione della prognosi, con un
affidamento ai servizi medici e sociali adeguati, ed una possibilità di contatto con gruppi e
associazioni di supporto.
Tuttavia, sentire “E’ down”di un bambino, è una sorta di pre-giudizio che nulla aggiunge ad
informazioni interessanti circa il suo modo di esplorare l’ambiente, di guardare gli altri, di
comunicare, di muoversi, di usare le mani, di esprimere la sua sofferenza, di dire i desideri, di
avere degli interessi. Sergio Neri dice: una diagnosi certa è un destino. Ma per iniziare a costruire
in positivo c’è bisogno di diagnosi mobili, non certe. In Educazione, ancor di più in riabilitazione,
dove talvolta la diagnosi di sindromi genetiche appare come una sentenza devastante, hai bisogno
dei “può darsi” ……anche se tutti tendono a vedere, soprattutto nella disabilità, uno scritto una
volta, per sempre, chiuso.
Nella sindrome DEL 22, vediamo che diverse figure professionali sono implicate proprio per la
multi complessità sindromica : il genetista, il cardiologo, l’endocrinologo, il neurologo, il chirurgo
plastico, l’immunologo, lo psichiatra, il pediatra ...è a questo punto che la presa in carico in terapia
della neuro psicomotricità, una volta introdotta nel programma di trattamento del bambino,
necessita di accoglierlo con una impalcatura del “QUI ED ORA” in un setting che è quello della
tradizione neuro psicomotoria ma con materiali e strategie che saranno selezionati in base alle
caratteristiche “funzionali” del bambino che ci si troverà di fronte e che soprattutto rappresenta
una identità fondamentale nei termini di “persona”.
www.aidel22.it – [email protected]
2
Convegno –AIdel22 – Napoli 26 marzo 2011
E’ alla persona che si tende, nel processo riabilitativo, è accompagnarla alle scelte che ella riuscirà
ad operare, ai suoi livelli di attività e, soprattutto, ai livelli di partecipazione che riuscirà a
garantirsi, nei diversi contesti di vita.
Ecco ad esempio farsi strada, quando le parole sono difficilmente comprese, come accade in
alcuni disturbi ed in alcune sindromi, (e nella Sindrome DEL 22 sembra strumento indispensabile
quando vi sono disturbi dell’interazione), la strategia visiva, accessibile e disambiguante,
contenitiva perché stabile e non ridondante come invece frequente risulta il linguaggio verbale. I
comportamenti disadattavi allora si riducono, il bambino si rassicura, una immagine gli racconta
che cosa sta per accadere o gli risolve il richiamare alla memoria quanto ha vissuto.
L’ICF-CY nel 2007 nasce come un framework concettuale d’importanza straordinaria perché
centra l’interesse sulla persona, sui bisogni reali, coerentemente con i principi delle Convenzioni
Internazionali per la tutela dei diritti dei bambini (1989) e delle persone con disabilità (1996,
2007), permettendo, allo stesso tempo, di porre il clinico nelle condizioni di compiere una raccolta
anamnestica puntuale e di attuare una progettazione realmente personalizzata.
L’ICF CY è uno strumento che incoraggia l’attività bambino - centrica che il TNPEE svolge.
Il corpo, la persona, l’ambiente di vita sono infatti i tre presupposti attorno ai quali si centra
l’osservazione dello specialista. L’utilizzo di ICF, ancor di più nella versione CY, permette di lavorare
con e per la persona in un ottica biopsicosociale, che tenga conto della dignità stessa della
persona.
In pratica neuro e psicomotoria , va ribadito, quando il bambino si accoglie cercando di
dimensionare lo sguardo, la prossemica, le posture, il dialogo tonico-emozionale , ancora prima di
esprimersi con il linguaggio verbale, è al linguaggio del corpo che si da spazio, perché il corpo che il
bambino porta con sé ha già le tracce di quanto ha subìto, e, da solo, racconta le angosce ed i
vissuti traumatici che ogni bambino compromesso porta con sé, proprio in seguito a quella
diagnosi che sembra aver “chiuso” la sua vita.
E’ a tale figura professionale, quindi, affidato il delicatissimo compito di porsi in ascolto delle
emozioni giocate nel setting neuropsicomotorio, attraverso una riorganizzazione funzionale che
avviene, come si è anzidetto, attraverso un registro ludico-comunicativo-motorio perché vengano
a maturarsi i tempi ad un lavoro più mirato sugli specifici comportamenti funzionali compromessi.
Proprio conducendo questo approccio di tipo globale che si apre la strada del “ possibile”.
Cogliere sia l’aspetto funzionale, che quello diagnostico, senza perdere le informazioni sulla
persona che risultano essere essenziali per la progettazione, senza fermarsi alla sola diagnosi, che
spesso diventa una etichetta che non dice nulla sul reale funzionamento della persona, è l’ottica,
secondo la quale, nel processo riabilitativo, si declinano i modelli metodologici della moderna
riabilitazione.
www.aidel22.it – [email protected]
3
Convegno –AIdel22 – Napoli 26 marzo 2011
In neuro e psicomotricità, è stata l’intuizione di accogliere il bambino come persona, (seguita e
confortata da percorsi formativi lunghi ed onerosi che i primi professionisti intraprendevano) , a
rendere questa pratica una delle scienze riabilitative più diffuse nella nostra nazione.
In Italia questo comincia già prima del 1986, anno in cui nasce l’ANUPI.
Bibliografia: Andrea Canevaro “Le premesse ideologiche della Psicomotricità educativa nella
cultura pedagogica italiana” intervista a cura di Eugenio Ghillani ; Rivista Psicomotricità vol.14,
n.2(39), giugno 2010 edizioni Erickson.
Anna Fabrizi “Riflessioni sul testo Fondamenti di Riabilitazione in età evolutiva”; Rivista
Psicomotricità Vol.14,n.1, marzo 2010 Edizioni Erickson.
www.aidel22.it – [email protected]
4
Scarica